mercoledì 12 aprile 2023
Mousse al caffè con fudge al tahine
Ai tanti, imperdonabili peccati di cui ultimamente ho fatto ammenda ne va aggiunto uno.
Quello che insieme all'essere astemia suscita più stupore nei conoscenti stranieri.
Non bevo caffè.
E non per qualche dettame dietetico, o corrente di pensiero.
Semplicemente non mi piace.
Lo trovo sempre troppo amaro anche se ci aggiungo tonnellate di zucchero, ed il retrogusto che mi lascia probabilmente peggio del gusto stesso.
L'assurdo è che invece del caffè adoro il profumo, specie quello che si respira fuori da certe torrefazioni in madrepatria.
E, udite udite, ne adoro l'aroma ed il gusto nei dolci.
Non chiedete, perchè spiegazione razionale non ce n'è.
Sta di fatto che tutti i dolci che lo contengono mi piacciono quasi come quelli al limone, specie se sono gelati, semifreddi, mousse.
Li trovo adattissimi a completare pranzi e cene, ed ancora meglio se come questo non richiedono chissà che lavoro e si possono preparare in anticipo.
Ora, questa non è la solita mousse al caffè.
E' qualcosa di aereo, delicato ma saporitissimo.
Una consistenza paradisiaca.
Ma vette altissime le raggiungiamo con il fudge.
Imprescindibile per completare la ricetta, ha un gusto avvolgente, persistente, originale.
E continui a leccare il cucchiaio.
Noccioline e mandorle tostate per finire, e non hai un dolce: ma direttamente il peccato originale :)
COFFEE MOUSSE WITH TAHINI FUDGE
da OTK- Extra Good Things di Ottolenghi
per 6 porzioni
un cucchiaio e 1/2 di caffè istantaneo in polvere (non in granuli)
un cucchiaio e 1/2 di cacao in polvere
un cucchiaino di pasta di vaniglia o estratto
un cucchiaio di di sciroppo d'acero
250 ml di doppia panna da montare, fredda di frigo
2 albumi di uova grandi
70 g di zucchero semolato fine
la punta di un cucchiaino di sale
50 g di frutta secca mista, tostata e salata, grossolanamente tritata
per il fudge al tahini
75g di tahini
60 ml di sciroppo d'acero
1 cucchiaio e 1/2 di cacao in polvere
un cucchiaino di pasta di vaniglia o estratto
Preparare
la mousse: mettere il caffè, il cacao, la vaniglia, lo sciroppo d'acero
e la panna nella ciotola della planetaria e sbattere con la frusta a
velocità medio/alta per curca 2 minuti o finchè il composto sarà montato
(soft peaks, quindi non troppo). Trasferire in una ciotola.
Lavare ed asciugare la ciotola della planetaria e montarvi gli albumi per un minuto, finchè saranno schiumosi.
Con
le fruste in funzione aggiungere pian piano lo zucchero ed il sale.
Continuare a montare per 3-4 minuti, o comunque finchè il composto sarà
lucido e sodo.
Amalgamare con delicatezza questo composto a quello
preparato in precedenza quindi coprire e mettere in frigo per almeno un
paio d'ore, finchè ben freddo, o comunque fino a prima di servirlo.
Può in alternativa essere preparato il giorno prima.
Per il fudge mescolare semplicemente gli ingredienti insieme a 3 cucchiai di acqua. Amalgamare finchè ben liscio.
Dare una mescolata alla mousse per arearla quindi dividerla tra sei piccole ciotole completando con il fudge.
Spolverizzare con la frutta secca e servire.
NOTE
- il dolce è semplicissimo ma assolutamente non banale. La combinazione dei sapori, il dolce/salato, le consistenze lo rendono un capolavoro. Il caffè istantaneo deve essere in polvere o si scioglierebbe in difficoltà. L'autore dice che se si trovasse solo quello in granuli si potrebbero scaldare gli ingredienti per la mousse dolcemente per farlo sciogliere, poi far raffreddare tutto molto bene in frigo prima di montare. Il problema potrebbe essere che la panna che si trova in Italia, meno grassa della doppia panna in UK, potrebbe avere difficoltà a montare dopo questo processo (ahimè, parlo per esperienza) quindi fate lo sforzo e procurate il caffè adatto.
- la salsa tahine ormai non è pù un ingrediente misterioso. Dopo aver conquistato il mondo come fondamentale parte dell'hummus si è poi allargato ai dolci, e come ci sta non devo essere io a dirvelo. Scopritelo da voi e mi saprete dire.
- non è specificato nella ricetta ma ho usato albumi pastorizzati in brick. Basterà pesare l'equivalente di due albumi grandi, tra 38 e 40 grammi ciascuno.
- non volendo usare il caffè in caso di preparazione destinata ai bambini è possibile sostituire il caffè in polvere con la stessa quantità di cacao, ed in questo caso anche il topping può variare a piacimento.
lunedì 22 giugno 2020
Sorbetto istantaneo alla ciliegia
Tutta colpa del virus.
Altrimenti non si spiega.
Non sarà la prima volta che su queste pagine leggete di dibattiti accesi sull'italiano parlato dalla sottoscritta e quello invece di cui si fregia come illuminato portatore sano il mio augusto consorte.
In Toscana parliamo il VERO italiano è refrain che ho sentito spesso al dubbio su qualche parola usata dall'uno e non dall'altra.
Partono in genere controlli incrociati che sono finiti pure in messaggi agli esperti dell'Accademia della Crusca, per cui in genere viene fuori che poi le suddette parole esistono, anche se sembrano astruse, per dirla gentilmente, anche se nessuno le usa più da minimo il 1200.
La cannella, in particolare, ancora un trauma.
E non solo per la prima volta che ho capito che poteva anche non essere una spezia, come ho già raccontato.
E nemmeno per la seconda, quando ancora vivevamo in una casa a due piani e ho azzardato di aprirne il barattolo, pur sapendo che per il consorte il profumo è quasi come la kriptonite per Superman.
Mentre lui era al piano di sopra.
Chiuso nella doccia.
Con l'acqua aperta.
Non se ne accorgerà mai, ho pensato, se ne metto un pizzico nella torta.
Improvvisa, dalle scale, una voce un po' urtata.
Ma hai aperto la cannella???
Santo cielo, come ha fatto a sentirne il profumo da così lontano.
Ma poi subito: perchè non arriva più acqua calda in doccia!
Ecco, era quell'ALTRA cannella di cui parlava.
Sospiro di sollievo, e quella nella torta poi c'è l'ho messa eccome.
Ma la vendetta arriva sempre.
O il karma.
Piena pandemia, lockdown totale.
Mia sorella e la sua famiglia lo passano in Toscana.
Il mio nipotino treenne quindi passa molto tempo nella terra del suo papà, babbo pardon, full immersion non indifferente rispetto alla sua vita quotidiana che si svolgeva a Roma.
Succede d'improvviso.
Senza avvisaglie.
Mamma, questo è sporco, lo laviamo sotto la cannella?
Un colpo è preso a lei, mia sorella, ed a me appena me l'ha raccontato.
Speriamo che il rientro a Roma porti giudizio.
Ed un repentino cambio di lingua parlata :D
Questo sorbetto DOVETE farlo subito: cercate le ciliegie surgelate perchè sono proprio quelle che servono per la ricetta, spero più economiche di quelle fresche di cui leggo prezzi tali da poter essere battute da Sotheby's.
Unica condizione di avere un robot da cucina, poi non si cuoce niente, non si mescola, non si fatica.
E nemmeno c'è da aspettare troppo per mangiarlo ;)
Nel robot versare tutti gli ingredienti TRANNE l'albume. Frullare finchè il tutto è amalgamato ma non sciolto, raschiate in caso le pareti del frullatore se parte del composto rimane attaccato.
Appena omogeneo versare l'albume e frullare ancora ad alta velocità per qualche secondo, finchè sarà liscio e omogeneo.
Tenere in freezer per 30 minuti e servire decorato con poca scorza di limone.
NOTE
- la ricetta funziona in realtà con qualunque tipo di frutta ma NON OMETTETE L'ALBUME. Anche se l'autrice dice che è facoltativo in realtà contribuisce in modo essenziale alla divina consistenza finale.
- non indurisce troppo in freezer ed è più buono se lo servite morbido come indicato.
lunedì 16 dicembre 2019
Brunsli, i biscotti di Natale! (gluten free e senza lattosio)
Magari l'avete letto e non ci avete fatto caso.
Ma il fatto che l'Arabia Saudita abbia finalmente aperto ai visti turistici dopo essere stata pressocchè inaccessibile per moltissimo tempo è un fatto epocale.
Saranno presenti regole e restrizioni ma più blande, le donne dovranno vestire modestamente ma non saranno obbligate alla tradizionale "abaya" e coppie non sposate potranno condividere la stessa camera d'albergo!
Quelle che vi sembrano ovvietà qui sono veramente passi da gigante.
E sorprendentemente, sono arrivate loro.
Le domande.
Quei lettori sconosciuti che mi scrivono di solito per chiarimenti sulle ricette, qualche complimento gentile, ed in qualche caso qualche insulto (yes!).
Stavolta i lettori sconosciuti mi fanno finalmente domande su dove viva, e se valga la pena venirci.
Ora, tutto dipende da cosa cercate.
L'Arabia Saudita è un Paese splendido, con una natura sorprendentemente varia e siti spettacolari come quello di Mada'in Salih, patrimonio dell'Unesco.
Non è Dubai, e nemmeno gli USA.
E tanto meno un Paese del terzo mondo, anzi tutto il contrario.
Quindi, ricapitolando:
Ma la corrente c'è?
Santo cielo, si. E siccome l'elettricità si paga pochissimo è tutto illuminato a livello stadio del Maracanà per la finale del Mondiale.
Internet c'è?
Santo cielo, si. D'altronde come lo scrivo questo blog? Non ci sarà wifi libero ovunque ma vi basterà entrare in uno degli onnipresenti Starbucks.
Ma i locali e i bar?
Locali notturni e bar come in Occidente, no. Una marea di ristoranti, locali dove fumare la shisha o tirare tardi. Alcolici e carne di maiale, no. Cibo di ogni tipo, e siate coraggiosi negli assaggi. La pasta al dente e la pizza buona magari le mangiate a casa, ok?
Il mare è attrezzato?
Grazie al cielo, no. Stabilimenti orripilanti con sdraio in fila no, ma ahimè arriveranno. Godetevi il Mar Rosso con una gita in barca ed un'immersione (non è bello allo stesso modo il Golfo Persico) ricordandovi che per mettervi in bikini dovrete trovare spiagge isolate o riservate agli occidentali.
E' caro?
Dipende. Se andate a cena al Ritz Carlton o al Nobu Hotel, si. Se mangiate nei localini per la strada, no.
Ci sono malattie?
No, non è richiesta alcuna profilassi ed anzi a noi residenti sono richieste analisi e vaccinazioni prima di entrare nel Paese per mostrare che non siamo portatori di alcun contagio.
L'acqua c'è?
Santo cielo, si. L'acqua in bottiglia costa più cara delle bibite, dato che è sempre importata. Avrete acqua a volontà per in Arabia Saudita è presente il desalinizzatore più grande del mondo. Piuttosto, non sprecatela (anche se vedrete prati all'inglese innaffiati a 50 gradi per tenerli in vita contro ogni regola della natura)
Ma ne vale la pena?
Santo cielo, mi tocca dire di nuovo, ma che domanda è. Qualunque posto vale il viaggio e specie se è stato oscuro ed inaccessibile per tanto tempo. Abbiate chiaro in testa cosa cercate, ed informatevi: se avete un po' di spirito d'avventura e siete curiosi di scoprire un mondo tanto diverso da sembrare un universo parallelo, si. Se dovete tornare a casa per raccontare che gli spaghetti non li sanno cucinare, che le spezie puzzano, che le strade non sono chiare e che non potete bere alcolici (tutte sentite con le mie orecchie) state a casa che risparmiate :)
Ed in tutto questo lo confesso: sono ben contenta di essermela goduta quando potevano farlo in pochi.
Non me la rovinate, ora ;)
Natale in Arabia non si festeggia ufficialmente ma come dicevo nei post precedenti è un mese che ci si scambia regali per farsi gli auguri prima delle varie partenze.
Questi hanno riscosso lo stesso successo dei precedenti, con in più il fatto che possono essere mangiati anche dai celiaci e dagli intolleranti al lattosio.
E sono facilissimi!!!
Sempre grazie a quel genio di Yotam Ottolenghi ;)
Mescolare in una ciotola la farina di mandorle, lo zucchero semolato, lo zucchero a velo, il cacao, la buccia d'arancia, il mix 5 spezie e il sale.
Aggiungere gli albumi (non montati) girando finchè il tutto sta insieme.
Avvolgere in pellicola per alimenti e mettere in frigo per un'ora.
Stendere l'impasto tra due fogli di carta forno ad uno spessore di circa un cm e mezzo e tagliare i biscotti. Reimpastare i ritagli e continuare fino ad esaurimento.
Spolverizzare ogni biscotto con zucchero semolato e cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per 12 minuti, finchè la base sarà leggermente croccante ed il centro ancora morbido.
Far raffreddare e servire.
NOTE
- il mix di cinque spezie cinesi (five spice mix) ormai si trova abbastanza comunemente (Naturasì, supermercati forniti, online). E' una miscela di spezie macinate che racchiude cannella, chiodi di garofano, anice stellato semi di finocchio e pepe nero. Dà un gusto veramente natalizio :)
- quanti biscotti vengono dipende ovviamente dalla dimensione degli stampini, i miei erano abbastanza piccoli e ne ho ottenuti 27.
- l'impasto crudo dura qualche giorno in frigo e da cotti durano anche una settimana in una scatola ermetica.
- a me non piace molto l'abbinata cioccolato/arancia per cui ne ho lasciato metà senza scorza grattugiata.
venerdì 18 ottobre 2019
Pancakes proteici con crema al cioccolato
Avete presente quando prendete una cosa con il chiaro intento di farne uso buono, saggio e moderato?
Facendovi pure i complimenti per la scelta tanto oculata.
Eh si, perchè una crema spalmabile che vanta l'87% di zuccheri in meno rispetto alle note creme spalmabili, ed un contenuto altissimo di proteine fa gola proprio per questi motivi.
Non avevo grandi aspettative: di solito quello che è la versione sana o comunque meno peccaminosa di un cibo in commercio il risultato non quasi mai esaltante.
Meglio, mi dico, ne mangerò meno.
Poi la crema, anzi le creme arrivano.
Tre gusti per non farci mancare niente.
Apro per prima quella nocciola e cioccolato.
Il cucchiaino, timido.
Ne prendo una punta.
Santo cielo.
Non è buona: è buonissima.
Il cucchiaino non è più timido.
Arriva l'augusto consorte, curioso.
Che mangi?
Niente, dico, una cosa delle mie, mezze dietetiche, sicuro non ti piace.
Ci ho provato.
E soprattutto sperato.
Di solito è sempre piuttosto scettico davanti ai miei piatti fit, tofu strapazzato, frittate di albumi, yogurt con proteine in polvere, barrette proteiche e via dicendo.
Acchiappa il barattolo di quella bianca.
Non ti piace quella, è al cioccolato bianco.
Fammi provare.
Il delirio: ci siamo dati un contegno e una calmata solo perchè si raccomanda di non superare una certa dose giornaliera.
La ricetta di oggi nasce proprio dal volersi dare un contegno: perchè credetemi, sta benissimo da sola sopra il cucchiaino :D
In tutto questo, ma avete visto che bella la nuova faccia del sito? Tutto merito del lavoro meticoloso, accurato e soprattutto paziente di Sara Bardelli , a cui va un grazie grande come una casa :)
Mescolare la farina di avena con lo yogurt ed il lievito (aggiungere il dolcificante ora, io non lo metto).
Montare gli albumi a neve e unirli delicatamente al composto.
Scaldare una padella antiaderente e cuocere il composto a cucchiaiate su fuoco medio/basso da entrambi i lati.
Servire con la crema proteica (o con quello che volete :)
NOTE
- potete raddoppiare o triplicare la dose per avere una scorta di pancakes. Teneteli in frigo e scaldateli un attimo nel tostapane prima di servirli.
- i pancakes sono naturalmente senza glutine, ma verificate che l'avena acquistata abbia il simbolo che ne certifica il gluten-free.
mercoledì 14 novembre 2018
Bon-bon alle mandorle, cocco e cioccolato bianco (senza glutine e senza cottura)
Se ieri avete visto una preparazione sontuosa, ricca, e come dicono gli inglesi a bit time consuming.
Oggi dimenticate tutto.
Poteva l'elemento più cialtrone della banda Starbooks non essere attirata dalla ricetta ovvio, che fosse golosissima.
Ma, altrettanto ovvio, che fosse velocissima.
Che sporcasse poco.
Che si presentasse in modo adeguato a a far fare la porca figura di vanpeltiana memoria.
Ebbene, la risposta l'avete già indovinata.
Ieri siete stati in cucina una giornata, oggi vi ci tengo al massimo in due blocchi da dieci minuti.
Poco sforzo, massimo risultato: fanno un figurone nelle scatole dei pensierini natalizi, sui vassoi a complemento di un caffè.
E nessuno, dico nessuno, è riuscito a mangiarne uno solo...
Tranquilli, non vi faccio una testa così raccontandovi per filo e per segno delle origini arabe del marzapane.
Però sono gli arabi ad aver importato dolci di mandorla lavorata con sciroppo di zucchero in Sicilia, dove poi con le dovute elaborazioni sono diventati patrimonio preziosissimo della cultura gastronomica locale.
Addirittura il nome "marzapane" è diretto discendente di una parola araba che in realtà non indicava i dolci in sè ma un contenitore che li conteneva....
Insomma, pare che abbia tutte le scuse per non farmela sfuggire ;)
Dividere il marzapane in 20 pezzi, lavorare ogni pezzo ad ottenere una pallina quindi metterle tutte in frigo in modo che siano ben fredde quando verranno ricoperte con il cioccolato.
Temperare il cioccolato bianco (che può essere insidioso, ma la via più semplice è sciogliere metà del cioccolato a bagnomaria, quindi togliere dal fuoco, unire l'altra metà e mescolare in modo che il tutto si raffreddi velocemente)
Infilzare quindi una pallina di marzapane con uno stecchino ed immergerla nel cioccolato fuso in modo che sia uniformemente ricoperta. Passarla quindi nel cocco rapè e lasciar asciugare su una teglia coperta con carta forno. Procedere fino ad esaurimento delle palline.
A questo punto decorare con lo spray, se lo si desidera.
NOTE
- non sono buoni, sono divini. Il marzapane che ho usato io è il Niederegger, probabilmente uno dei migliori in circolazione, che conservavo e veneravo da alcuni mesi al pari di una reliquia.
Come accennato, usare quegli agglomerati di zucchero dei supermercati non vi farà ottenere lo stesso risultato. Se voleste farlo in casa, trovate una ricetta della stessa autrice qui .
- essenziale aromatizzare l'impasto per creare un piacevole contrasto tra il dolce dell'interno e della copertura: la buccia d'arancia ci sta magnificamente e conferisce quel profumo "natalizio" che i dolcetti altrimenti non avrebbero senza.
- il cocco è il tocco da maestro, e soprattutto aiuta a creare dei dolcetti belli da vedere.
Palle di neve, sia chiamano, per un motivo...piuttosto trovo un po' ridondante la richiesta di temperare il cioccolato bianco, notoriamente difficile da maneggiare, visto che poi tanto questo viene ricoperto dal cocco. Ma al solito, è la cialtrona che parla :) e comunque il metodo indicato nel post è il più semplice in assoluto.
Sapete già tutti che un cioccolato bianco di scarsa qualità non si scioglie bene e diventa un agglomerato di grumi inutilizzabile, quindi investite in uno degno del suo nome.
mercoledì 29 agosto 2018
Biscotti al limone e mandorle (gluten free e senza lattosio)
Chi frequenta questo blog da almeno un po' lo sa.
Limone, limone, limone.
Decisamente questa la direzione dove va, ogni volta, il gusto della sottoscritta.
Al limone il gelato, le creme, le torte.
Non c'è cioccolato che tenga.
Ecco, forse se la gioca in parità con quello bianco.
Dove affondi questa passione va ricercato...nella notte dei tempi :)
A tempi in cui una bambina molto schizzinosa guardava con sufficienza merendine e biscotti confezionati.
In realtà, guardava con sufficienza il cibo in generale: tranquilli, si è rifatta in seguito :)
I dolci fatti in casa già godevano di status privilegiato: ma mamma non ne faceva tanti.
Alla ricerca del rimedio per uno sweeth tooth sul nascere, quindi.
Alla portata di chi, all'epoca, non solo non sapeva cucinare ma non ne aveva il permesso.
Un bicchiere.
Alla base: uno strato di zucchero.
E per strato intendo almeno tre centimetri.
Un mezzo limone in mano.
Con attenzione, a centellinare gocce sullo zucchero.
Che attenzione, non doveva galleggiarci.
Ma doveva esserne impregnato il giusto.
Diventare una specie di gigantesca caramella fondente che poi ciucciavo in bocca, a pezzi.
E prima che tacciate mia madre di sconsideratezza, tutto veniva fatto quando riposava o era assente.
Ah, e siccome sono generosa ne preparavo uno anche per mia sorella, che però non gradiva quanto me.
Sul fatto che lo zucchero sia veleno oggigiorno si dibatte animosamente.
Ma assicuro che noi non siamo morte e non abbiamo riportato danni permanenti :)
Ovvio che quindi qualsiasi variante di biscotti al limone sia una delle mie grandi passioni, ora che ho età e capacità di farmi un dolce che non sia solo un bicchiere di zucchero!
Di solito in caso di voglie improvvise mi faccio questi ma qui invece mi sono piaciuti subito solo leggendo gli ingredienti: semplicissimi ed adatti anche a chi per scelta o intolleranze non possa assumere glutine o lattosio.
Se poi aggiungiamo che l'impasto è pronto con meno di dieci minuti di lavoro, che sono un ottimo riciclo per albumi avanzati e che con altri quindici scarsi sono pronti...beh, provateli!
Immaginate una crosticina croccante ed un ripieno morbido, quasi a ricordare un amaretto.
Con la differenza che qui è il limone a far da padrone!
In una ciotola mescolare farina di mandorle, zucchero, bicarbonato, buccia di limone ed il succo.
A parte montare gli albumi a neve quindi amalgamarli al composto di polveri finchè il tutto sarà ben omogeneo.
Dividere l'impasto, che sarà lavorabilissimo, in sedici pezzi che andranno rotolati tra le mani a formare delle palline. Passare ogni pallina nello zucchero a velo in modo che ne sia abbondantemente ricoperta.
Adagiare le palline ben distanziate (circa quattro centimetri l'uno dall'altro) su una teglia antiaderente o coperta con carta forno e cuocere in forno preriscaldato a 160 gradi per un tempo variabile dai 10 ai 15 minuti: i biscotti devono colorire appena, diventare croccanti fuori ma rimanere morbidi dentro.
Far raffreddare completamente su una gratella prima di servire.
NOTE
- potete usare buccia e succo di arancia, se preferite, o qualunque altro agrume vi piaccia.
- i biscotti crudi vanno distanziati in teglia perchè si allargano durante la cottura prendendo il classico aspetto "con le crepe".
-volendo, potete farli leggermente più piccoli ma in questo caso va adattato il tempo di cottura che sarà leggermente inferiore.
- non stracuoceteli! O si seccheranno. Appena sono leggermente coloriti vanno tirati fuori dal forno.
- i biscotti cotti e completamente raffreddati si conservano anche due settimane in una scatola di latta. Sono quindi perfetti anche per essere regalati.
lunedì 19 marzo 2018
Budini di meringa con caramello e mandorle tostate
Se la scelta del primo dolce provato dal libro del mese è stata dettata dai gusti del consorte (il dulce de leche non vale, era solo un complemento!) il secondo invece è assolutamente colpa, o merito, delle papille gustative della sottoscritta.
Meringhe in ogni foggia, cotte, fiammeggiate sopra le crostate, arrotolate, in monumentali Pavlove o sbriciolate sopra i gelati e nelle coppe: mi piacciono sempre, e tanto.
Il dolce in questione non mi è nuovo, anzi l'ho mangiato spesso ma nella forma più tradizionale, quella che lo vede cotto nello stampo unico: le monoporzioni non solo più aggraziate ma sicuramente meno da sensi di colpa...sempre che se ne mangi una sola.
Il buffo nome è in realtà cambiato col tempo : in origine era "Malakoff", per tributo all'omonima battaglia e relativa vittoria contro lo zar Nicola durante la guerra di Crimea.
Divenne poi "Molotov" dopo la seconda guerra mondiale, probabilmente per assonanza con quello che era all'epoca il soprannome di un politico russo.
Ma bando alle ciance, e veniamo al dolce: buono, è buono.
Deve piacere ovviamente la consistenza particolare e morbida che prende la meringa cotta in questo modo ed il suo sapore estremamente delicato.
Il novanta per cento del risultato dipende quindi da ciò che lo accompagna ;)
Usando l'olio scelto ed un pezzo di carta da cucina ungere sei stampini da circa 150 ml di capacità.
Preriscaldare il forno a 180 gradi e mettere dell'acqua a bollire.
Montare gli albumi con il sale fino allo stadio soft peaks, ovvero formeranno delle onde morbide. Unire quindi i 4 cucchiai di zucchero a poco a poco, sempre montando, ed infine la vaniglia.
Gli albumi dovranno risultare lucidi e ben montati.
Usando un cucchiaino dividere la meringa tra gli stampini preparati, usandolo per pressare il composto con delicatezza in modo che raggiunga ogni angolo.
Livellare la superficie e battere gentilmente gli stampini sul piano da cucina per eliminare eventuali bolle d'aria.
Mettere gli stampini in una teglia e versare nella teglia dell'acqua bollente in modo che raggiunga circa metà altezza degli stampini stessi.
Infornare e cuocere 12 minuti, tempo durante il quale i dolci si gonfieranno e coloriranno un poco ma si sgonfieranno appena li toglierete dal forno.
Togliere gli stampini dal bagnomaria e far raffreddare i dolci completamente prima di sformarli invertendoli sui piatti da portata.
Tostare le mandorle su fuoco basso e lasciare da parte.
Per il caramello, mettere i 100 g di zucchero in un pentolino con 100 ml di acqua e farli bollire a fuoco alto. Dopo un po' lo sciroppo comincerà a cambiare colore, e qui va guardato a vista (watch it like a hawk, come un falco!) e tolto dal fuoco quando ancora dorato e non troppo scuro, altrimenti risulterà amaro.
Dopo un paio di minuti controllare la consistenza, se sarà troppo sodo per poter essere versato sui dolci basta aggiungere dell'acqua, un cucchiaio alla volta, fino alla giusta consistenza.
Fare attenzione perchè il caramello schizzerà un poco all'aggiunta dell'acqua.
Servire quindi i dolci con il caramello e le mandorle, oppure con del dulce de leche (ne è stata data la ricetta qui ), o ancora con della crema inglese.
NOTE
- ho seguito la ricetta alla lettera e non ho avuto problemi. Rimango perplessa che ancora si unisca il sale agli albumi dato che ormai anche il mio gatto sa che si, viene favorita la trasformazione in meringa ma questa sarà poi meno stabile.
- i dolci si gonfiano tantissimo in cottura, sembrano dei soufflè! ho avuto un attimo di timore vedendo che erano almeno 2 cm e mezzo oltre lo stampo a fine cottura. Invece si sono poi abbassati rimanendo perfettamente lisci.
- come dicevo la salsa di accompagnamento è ciò che darà carattere al dolce: caramello e mandorle tostate si sono rivelati vincenti, rimango leggermente più perplessa sul dulce de leche anche qui ma ecco, si, bisogna che provi per potermi esprimere :)
- temevo, come temo sempre, che non uscissero bene dagli stampi: sbagliavo.
- quelli avanzati li ho tenuti in frigo, e per i miei gusti freddi sono ancora più buoni.
- detto questo, il consorte decreta che il concetto di monoporzione va rivisto e calibrato dato che per lui questa in foto è al massimo una cucchiaiata.
martedì 18 aprile 2017
Mini pavlove al mango e cocco
Troppe le ricette segnate da provare.
Troppi gli ingredienti che mi mancano per l'una o per l'altra.
Perchè diciamolo, la vita nel deserto può essere frustrante.
Un giorno arrivano i lamponi dal Messico, e quello dopo non si sa perchè al super manca il latte.
I finocchi costano un mutuo, ma almeno ogni tanto arrivano.
I carciofi nemmeno pregando in tutte le lingue e dicendo che sul prezzo possiamo, ehm, trattare.
Però c'è il latte condensato al cioccolato, per dire.
Le peanut butter cups della Reese's.
E anche la crema spalmabile della stessa marca al cioccolato e burro d'arachidi.
Gli Oreo di tutti i colori, compreso al tè matcha per un periodo.
Coca Cola a tutti i gusti immaginabili.
Un secchio, avete capito bene, un secchio da cinque chili della nostrana Nutella.
Che ancora non ho avuto il coraggio di comprare nonostante il lampante affarone che farei.
Il panko per la frittura, e poi non c'è un pangrattato decente che mi tocca fare da me.
I sughi per la pasta di Jamie Oliver.
Spinaci freschi che nemmeno il santo Graal, solo una poltiglia surgelata che ormai mi rifiuto di comprare perchè veramente, capisco che polverizzare sia di moda ma qui dello spinacio non c'è nemmeno lo scarto.
Al suo posto la crema di cocco.
Ed edamame come se piovesse.
I Malteser.
Ed anche di questi la crema spalmabile, ora che ci penso.
Ogni tipo possibile di burro di arachidi.
Anche i drink di Starbucks confezionati in comode cup da passeggio.
La quinoa, anche quella bicolore, in fiocchi o barrette.
E manco uno straccio di farina decente.
Del riso non parlo nemmeno.
Piuttosto la crema Lotus, ora anche in versione crunchy, e il Lotus crumble!
Un cibo per gatti ai gusti , giuro, Tuna Tuscany e Wild Salmon Primavera.
E per il salmone da consumo umano devo invocare Lari e Penati ( la Banca Centrale Europea, quando poi arriva...)
Il Philadelphia di ogni colore, sapore, confezione e consistenza.
Il Mascarpone, si, a volte c'è.
Ma ad un prezzo che nemmeno il fatto di essere al limite della disperazione giustifica, specie da quando ho imparato che si può fare in casa con grosso giovamento delle finanze familiare.
Per farla breve per le schifezze sono perfettamente equipaggiata.
Quindi be prepared ;)
Per il dolce di oggi non vi serviranno ingredienti introvabili, a meno che non viviate in un deserto simile al mio: nel qual caso armatevi di pazienza e fatevi il mascarpone perchè viene una roba che definire divina è poco.
La Pavlova è un grande amore di questo blog, e soprattutto della sua autrice...come sa bene la mia amica Lu che mi ha regalato un libro sull'argomento, quella disgraziata!!!! ;)
Provate seguendo la ricetta alla lettera: sarebbero andate bene anche per Pasqua, visto che in realtà sembrano uova al tegamino!
Sbattere gli albumi con le fruste o in planetaria aumentando gradatamente la velocità, quando cominciano a montare versare lo zucchero semolato poco alla volta (se lo unite tutto insieme si smonta tutto!) sempre montando.
Quando il tutto è bene a neve ferma unire il limone, quindi unire lo zucchero a velo in un paio di volte e sbattere ancora 5 minuti.
Versare la meringa in una tasca da pasticceria con bocchetta dentellata da 2cm e tracciare sulla teglia coperta da carta forno imburrata (o spruzzata con spray staccante per dolci) 4 cerchi da 10 cm di diametro.
Formare quindi dei nidi risalendo i lati fino a creare delle pareti di circa 6 cm (io 5) di altezza. Cuocere in forno preriscaldato a 100 gradi per un'ora e lasciar raffreddare nel forno spento per un'altra ora.
Per la crema: sbattere il mascarpone con la vaniglia, lo yogurt e la noce di cocco. Unire quindi lo zucchero e sbattere nuovamente.
Tagliare il mango in due, snocciolarlo, sbucciarlo e tagliare la polpa a pezzi. QUindi frullarla.
Rivestire il fondo e le pareti dei nidi con un po' di crema. Completare con la polpa di mango frullata e spolverizzare con noce di cocco tritata.
Servire dopo un paio d'ore di frigo.
NOTE
- la polpa di cocco fresca non si trova dalle mie parti, ho trovato della farina di cocco morbida e non secca che ho usato al suo posto, tostandola leggermente dove richiesto.
- i gusci di meringa si possono preparare anche con cinque giorni di anticipo e si conservano in un recipiente a chiusura ermetica. Ovviamente si conservano vuoti, non farciti.
- La crema può essere preparata con qualche ora di anticipo, ma meglio farcire i dolci non più di due/tre ore prima di servirli.
mercoledì 18 gennaio 2017
Macarons, caramello al burro salato e le loro declinazioni
Dell'immenso amore per questi dolcetti si è già parecchio dibattuto sulle pagine di questo blog.
Da quella prima volta sono stati rifatti decine e decine di vole.
E sono stati mangiati molte di più.
Perchè un po' li inseguo in ogni viaggio, cercando sempre quello perfetto.
Che per ora è assolutamente quello di Pierre Hèrme.
Ma li ho mangiati in tanti luoghi, e tre continenti.
A volte sono stati ottimi, altre appena accettabili, poche veramente orribili.
Assaggio ogni gusto che si presenta sul mercato, non sia mai il mio preferito diventi improvvisamente un altro.
Si, il mio preferito: quello al caramello al burro salato.
Quello che prendo sempre, almeno uno, e che mi dà in genere il metro di giudizio per il locale in cui mi trovo.
Perchè è facile farlo stucchevole, o non abbastanza salato.
Per ora quello di Hèrme non ha eguali, seguito a preve distanza da Ladurèe.
Si difende, in terza posizione, la Maison du Macaron.
A Parigi?
No, a Jeddah, Arabia Saudita.
Dove, dopo i rituali quasi 400km per arrivarci dal mio deserto, per primo mi fiondo a riverire Hèrme e rifarmi gli occhi e le papille gustative ( e dare un senso al viaggio :D
Dopo, a breve distanza, vado a....cialtronare in questo caffè delizioso, per gli standard locali, dove esistono macarons ai quali Hèrme non si piegherà mai.
Tipo gusto Oreo :)
Ma non ho cialtronato troppo a questo giro volendo declinare il mio macaron preferito in due modi differenti: e ho pure, incredibile, fatto un caramello vero senza usare latte condensato.
Solo il cielo sa quanto mi sia costato :D
Insomma, sono buonissimi e sono in pratica una summa di parecchi assaggi nel corso degli anni, ed un paio di abbinamenti messi insieme dalla sottoscritta.
Divini è dir poco, e non perchè li ho fatti io.
Piuttosto, nonostante li abbia fatti io ;)
Con questa ricetta partecipo a MTChallenge di questo mese che vede Ilaria del blog Soffici lanciare il guanto di sfida sui macarons.
mandorle pralinate realizzate con questo procedimento ma senza cannella
150 g di zucchero semolato
200 ml di panna liquida fresca da montare
2 cucchiaini di fleur de sel
90 g di burro a temperatura ambiente ma non sciolto
cioccolato Valrhona Caramelia, o altro cioccolato a scelta
Lasciate raffreddare completamente.
Versate lo zucchero semolato e l’acqua in un tegame dal fondo spesso. Inserite un termometro e cuocete a fuoco medio. Quando la temperatura arriva a 115° simultaneamente cominciate a montare i rimanenti 55g di albume ad alta velocità. Se, una volta che lo zucchero comincia a bollire, tendesse ad attaccarsi utilizzate un pennello bagnato in acqua fredda e passatelo sui lati (come per il caramello).
Incorporate inizialmente una piccola quantità di meringa alla pasta di mandorle e mescolate in modo da rendere l’impasto più fluido. Aggiungete la restante meringa usando una spatola in silicone, mescolando dal centro verso i lati esterni e raccogliendo continuamente l’impasto. Quando il composto comincia a diventare lucido fate la prova del MACARONNER, ovvero l’impasto è pronto quando sollevando la spatola ricadrà sulla ciotola formando un “nastro pesante” che ricade con una certa difficoltà.
Prendete il sac-a-poche con bocchetta liscia da 8-10mm, versate una quantità di composto riempendola fino a metà circa. Spremete bene il composto fino alla fine della tasca, questa operazione è molto importante (in generale, non solo per i macaron) perché eviterà la formazione di bolle d’aria. Chiudete con due o tre giri la tasca e fermatela con una molletta.
Fissate con un pochino di impasto i 4 lati del foglio di carta da forno alla teglia. Tenendo la tasca verticale posizionatevi a circa 2cm sopra la teglia. Iniziate a formare dei bottoncini di impasto.
Spingete la pasta torcendo ogni volta la tasca di un quarto di giro. Continuate sulle altre teglie fino all’esaurimento dell’impasto. Picchiettate delicatamente con la mano il fondo delle teglie in modo da uniformare i macaron ed eliminare eventuali bolle d’aria.
Lasciate riposare i gusci a temperatura ambiente, da almeno 30 minuti a 2-3hs. Questa operazione è molto importante in quanto serve a creare una pellicola fine, secca e resistente sui gusci, e che diventa poi croccante in fase di cottura. L’umidità solleva il guscio senza screpolarlo e alla base si forma il collarino. Poiché i tempi di croutage possono variare a seconda della temperatura esterna, per verificare che i gusci siano pronti per essere infornati, sfiorate delicatamente la superficie di un guscio; la pasta non deve incollarsi al dito.
Infornate a 180° per i primi 2-3 minuti fino a che si forma il collarino e il macaron si solleva leggermente. Dopodiché abbassate la temperatura a 140-150° e cuocete per ulteriori 10-12 minuti.
Le temperature e i tempi di cottura sono assolutamente indicativi e dipendono dal proprio forno.
Per il ripieno: preparare un caramello a secco versando lo zucchero in un pentolino a fondo spesso e mettendolo su fuoco medio/basso finchè si scioglierà e presenterà un colore appena dorato. Non mescolare mai, ma si può girare il pentolino per favorire uno scioglimento uniforme.
A parte scaldare la panna con il fleur de sel arrivando quasi a bollore (ma non far bollire).
Unire con molta attenzione la panna al caramello girando velocemente: il composto può schizzare e soprattutto gonfia inizialmente quindi abbiate cura di usare un pentolino che abbia sufficienza capienza. Far amalgamare molto bene panna e caramello fino ad ottenere un composto omogeneo che va fatto sobollire per qualche minuto.
Spegnere il fuoco ed unire il burro a pezzetti girando velocemente per far amalgamare. Versare in un barattolo e far raffreddare prima a temperatura ambiente poi in frigo.
Confezionare i macarons: farcire i macarons con il caramello salato quindi metterli in freezer in modo che compattino per bene. Tritare nel robot usando la funzione a scatti le mandorle pralinate fino ad ottenere delle piccole briciole.
Sciogliere il cioccolato a bagnomaria (o nel modo che preferite) quindi immergervi velocemente i macarons per metà. Spolverizzare subito con le mandorle tritate e mettere in frigo a rassodare.
Far riposare 24h in frigo prima di consumare.
lunedì 9 gennaio 2017
Omelette broccoli, formaggio ed albumi...non la solita
Entra trionfante.
I lavori in casa arabafelice, che sia quella romana o quella saudita, pare non finiscano mai.
Sorvolo sulla sensazione di un certo straniamento data dal ritorno nel deserto dopo le vacanze.
Ah, si, quelle vacanze in cui ho avuto la febbre a quaranta a Natale.
Le stesse vacanze in cui ha avuto la stessa febbre anche l'augusto consorte, ma si sa, l'effetto pecora morta come viene a lui, a nessuno.
Le stesse vacanze in cui il frigo che andava consegnato in casa nuova non è mai arrivato.
E non per un normale disservizio del corriere, o per l'intasamento dovuto alle Feste in corso.
No: è caduto dal camion.
Avete letto bene: mentre lo scaricavano è caduto, si è danneggiato irreparabilmente ed è tornato al mittente.
Tutto bene, comunque, non sono queste le cose gravi della vita anche se ormai mi chiedo cosa debba succedermi per potermi lamentare anche io.
Al ritorno nel deserto dalle stesse vacanze alle due del mattino troviamo lo scaldabagno in giardino, i secchi a raccogliere l'acqua e un mezzo allagamento tenuto a bada dal gatto e dal ragazzo delle pulizie.
Tutto sempre meglio.
Cominciano i lavori per riparare, e chi entra trionfante alla prima riga di questo post è l'elettricista pakistano.
Alcune delle luci sotto i pensili in cucina si sono fulminate per la perdita d'acqua dal piano di sopra ed oggi ha portato finalmente i ricambi.
Ma'm, ecco le lampade.
Just a little problem.
Sono ansiosa di conoscere questo piccolo problema.
La lampada non ha interruttore indipendente, quindi dopo che la monto o la lasci sempre accesa o sempre spenta.
Giuro, mi sono messa a ridere.
E ridendo l'ho buttato fuori, lui e la sua striscia led senza interruttore.
Dopo mezz'ora è tornato.
Ora ho una striscia led montata a fianco all'interruttore più grande che abbia mai visto.
Pazienza, purchè funzioni.
Ma ancora non so che buoni propositi voglio fare per il nuovo anno.
Risparmiare le vite umane che mi intralciano il cammino potrebbe essere, comunque, un buon inizio.
Sempre e comunque no comment :) vi mostro uno dei pasti che va di più in casa arabafelice perchè non solo è sano e leggero ma è velocissimo e soprattutto buono oltre ogni aspettativa.
Lo so che la foto non è invitante, ma provate perchè veramente non è la solita omelette di albumi sciapa ed insapore: questa ha veramente una marcia in più, ed il consorte non vuole le uova in nessun'altra maniera.
Sempre grazie alla mia amica Lu che con questo libro sapeva di azzeccare i miei gusti (che poi sono i suoi :D
Provate, perchè sono certa che avete tutto in casa!
Scaldare l'olio in una padella a fuoco medio quindi unire broccoli e cipollotto e coprire.
Far stufare per circa 4 minuti finchè saranno teneri quindi salare, pepare e trasferire in un piatto.
Spargere il formaggio in uno strato sottile in una padella antiaderente e farlo cuocere a fuoco medio finchè si scioglie dorandosi, non ci vorrà più di un minuto.
Abbassare quindi il fuoco e versarci sopra l'uovo intero cercando di non rompere il tuorlo e gli albumi.
Coprire con un coperchio e far cuocere finchè gli albumi si rapprendono e i tuorlo rimane abbastanza liquido, circa un minuto-un minuto e mezzo.
Coprire l'omelette con i broccoli e chiuderla.
Farla scivolare su un piatto, condirla con poco peperoncino e servire.
NOTE
- non usate una padella troppo grande e fuoco troppo alto.
- se preferite il tuorlo più cotto prolungate la cottura un pochino di più con il coperchio.
- per chi fosse interssato, il piatto completo cucinato come è è scritto ha meno di duecento calorie oltre ad essere gluten free.
lunedì 7 marzo 2016
Pavlova al limone e mandorle
Certo te la sei cercata.
Proprio qui.
In uno dei Paesi islamici più conservatori ed osservanti.
Che razza di idea.
Te ne vai in giro con le braccia scoperte.
La testa pure.
Che scandalo.
Hanno fatto benissimo a portarti via con la macchina della polizia religiosa.
Che qui in realtà si chiama Commissione per la Prevenzione del Vizio e la Promozione della Virtù.
Un compito elevatissimo, controllare che nessuno di noi sgarri dalla retta via.
Anche tu.
E non importa che tu sia una bambola gigante.
O meglio un povero lavorante pagato per vestire un costume da principessa dei cartoni.
Stai sulla strada per pubblicizzare un negozio di dolciumi ed attirare i bambini.
Sei ovviamente un insulto alla pubblica moralità.
Un incentivo a comportamenti scellerati.
Un esempio che potrebbe deviare le nostre menti.
Sia mai che vedendoti ci venga voglia di metterci un vestito da principessa.
Le tue foto nel cellulare della polizia fanno quasi ridere, se non fossero tragiche.
Hanno arrestato una bambola.
Ma sul serio.
Vabbè che qui i pupazzi di neve sono considerati anti-islamici.
E Topolino un agente di Satana.
Dei Puffi nemmeno parliamo, per carità.
Che poi a pensarci bene vivono tutti a torso nudo.
E con una sola donna nel villaggio.
Non commento, lo sapete.
Riporto un fatto.
Però spero che l'abbia detto, il poveretto appena si sarà tolto il costume incriminato.
Non è colpa mia.
E' che mi disegnano così :)
Riprendiamo fiato, è il caso di dirlo, con un dolce che vi OBBLIGO a provare se come me amate meringa e limone. Nigella dice che è come una specie di lemon pie al contrario ma non rende.
E' il paradiso del lemon curd che annega nella meringa, la panna e le mandorle.
Uno di quei dolci assassini che non riuscirete a smettere di mangiare.
Una roba divina.
Lo so che la foto non rende, ma immaginatemi in cucina a cercare di scattare di nascosto mentre gli ospiti sono a tavola...
Su, che di sicuro avete qualche albume da riciclare ;)
Preriscaldare il forno a 180 gradi.
Battere gli albumi finchè cominciano a montare ma ancora non sono ben sodi, aggiungere quindi sembre battendo con le fruste (o in una planetaria) un cucchiaio di zucchero alla volta.
Quando la meringa sarà ben soda e tutto lo zucchero amalgamato unire l'amido, la buccia grattugiata di un limone e 2 cucchiaini del suo succo.
Amalgamare velocemente con una spatola e non con le fruste quindi versare il composto in una teglia coperta con carta forno (imburratela, è meglio, o spruzzatela con spray staccante) ed allargarlo in un cerchio di circa 23 cm di diametro.
Infornare ed IMMEDIATAMENTE ABBASSARE IL FORNO a 150 gradi. Cuocere per un'ora quindi spegnere il forno e lasciare la meringa dentro con la porta socchiusa finchè raffredda completamente.
Intanto tostare velocemente in padella le mandorle finchè saranno colorite, ed a parte montare la panna (non troppo, deve rimanere un po' morbida) e tenerla in frigo.
Circa un'ora prima di servire spalmare delicatamente il lemon curd sul dolce, coprire il curd con la panna ed infine completare con le mandorle e la buccia grattugiata dell'altro limone.
Tenere in frigo.
Se preferite fare il lemon curd in casa Nigella dà la sua ricetta: mettere succo di limone, buccia, uova, tuorli e zucchero in un pentolino e girare velocemente con una frusta a mano, unire quindi il burro a pezzetti e mettere tutto su fuoco medio, girando sempre.
Il composto pian piano addenserà (ci vogliono pochi minuti).
Trasferirlo in una ciotola, farlo raffreddare a temperatura ambiente e poi in frigo.
NOTE
- la base di meringa può essere preparata il giorno prima, tenetela al riparo dall'umidità, meglio se in un contenitore ermetico.
- il curd può essere preparato diversi giorni prima e tenuto in frigo, idem le mandorle.
- Nigella usa un lemon curd acquistato: suggerisce, nel caso, di assaggiarlo sempre ed eventualmente aggiungere un po' di succo di limone, visto che quelli comprati sono spesso molto dolci.
- la pavlova assemblata è buona anche il giorno dopo ma avrà perso un po' di croccantezza.
- la cottura di Nigella è piuttosto veloce e la meringa colorisce un pochino. Se avete tempo, potete preriscaldare il forno a 150 gradi, infornare ed abbassare immediatamente a 100 gradi. Continuare la cottura per un paio d'ore, facendo freddare con lo stesso procedimento indicato nella ricetta.
- se preferite un lemon curd con meno burro qui la ricetta di Martha Stewart.
- pazzi per la Pavlova tanto quanto me? Allora sul blog trovate anche quella classica, quella con lo yogurt ed il marshmallow ed anche una al cappuccino! Qual è la vostra preferita? :)
lunedì 19 ottobre 2015
Pavlova al cappuccino
Nigella Lawson dice di essere fierissima di questa ricetta.
Allora, non ho tempo per perdermi in ciance.
Ma sappiate che doveva essere per otto.
Ce la siamo mangiata in quattro.
E non è finita la sera stessa perchè tutti ci siamo vergognati come cani.
Fatta per festeggiare il compleanno dell'augusto consorte, grande amante di meringhe & simili.
Praticamente, come dice l'autrice, una meringa al caffè con panna montata e cacao.
E si che sono più da dolci con la frutta.
Ma al momento sono ancora convinta che sia una delle robe più buone mai uscite dalla mia cucina.
Ed entrata nelle nostre pance.
Non fatevi ingannare dalla foto fatta in fretta e furia sul piano della cucina: è molto, molto più bella dal vivo (soprattutto se non ce ne manca già metà....:)
Preriscaldare il forno a 180 gradi e foderare una placca da forno con carta forno.
Imburrarla leggermente (consiglio mio, si stacca meglio)
Mischiare in una ciotola lo zucchero con il caffè istantaneo.
A parte cominciare a montare gli albumi con il pizzico di sale finchè non cominceranno ad essere gonfi e spumosi.
A questo punto unire a poco a poco il mix di zucchero e caffè.
Continuare a montare finchè si otterrà una meringa soda e di un bel colore écru.
Alla fine unire l'amido e l'aceto.
Versare la meringa sulla carta forno e modellarla in un cerchio da 23 cm di diametro, cercando di farla perfettamente piatta in superficie.
Infornare ed immediatamente abbassare il calore a 150 gradi.
Cuocere per un'ora, quindi spegnere il forno e lasciar raffreddare la meringa completamente all'interno.
Una colta che è perfettamente fredda rovesciarla così che la base risulti ora in alto (si può evitare...) e staccare delicatamente la carta forno.
Montare la panna e versarla sul dolce.
Cospargere con il cacao e servire.
NOTE
- la meringa può essere cotta un giorno in anticipo ma il dolce va assemblato al massimo mezz'ora prima di servirlo per evitare che la meringa si ammorbidisca troppo.
- rispetto alla ricetta originale non trovo necessario rivoltare la meringa sotto-sopra: è fragile e rischiate comunque che si rompa di più, anche se il suo aspetto pieno di crepe è parte del suo fascino.
Basterà sfilare la carta forno che avrete imburrato da sotto e far scivolare il dolce sul piatto da portata.
- fare attenzione che il caffè solubile sia effettivamente in polvere: i granuli non si scioglierebbero bene nella meringa.
giovedì 20 agosto 2015
Mousse istantanea alla vaniglia con frutti di bosco e pistacchi
Un'altra ricetta al volo.
E non è che non abbia da raccontarvi, eh.
Ma non ho il tempo di scriverlo.
Sempre la fine del mondo, sembra.
Mi consola sapere che nemmeno questa volta lo sarà.
Inshallah ;)
Sempre in tema di velocità e del non avere tempo, ecco il dolce per cui non ne serve nè per prepararlo perchè si fa in cinque minuti, nè per gustarlo dato che dopo un quarto d'ora di riposo è pronto da servire.
E in tutto questo, è divino! Nigella docet, come sempre.
lunedì 18 maggio 2015
Rotolo di meringa alla crema di mascarpone con lamponi e pistacchi
Avete presente uno di quei dolci bellissimi.
Quelli da incantarsi a guardarli che è quasi un peccato tagliare.
Quelli che fanno esclamare gli ospiti di sorpresa quando entrata in sala da pranzo con il vassoio.
Quelli che una fetta non basta, nonostante si cerchi di mostrarsi bene educati ed invece l'unico desiderio è finirselo tutto da soli.
Quelli che sono pronti in lampo, e non servono nemmeno ingredienti astrusi.
Vabbè, forse i petali, ma infatti qui non ci sono ;)
Insomma, se avete una cena importante.
Una suocera da impressionare.
Un fidanzato da far capitolare.
Il Papa in persona a cena.
Fate questo, vi scongiuro.
Capace che la ricetta poi la voglia anche il Santo Padre ;)
Di un buono esagerato, rispettate le proporzioni perchè il dolce non solo non risulta stucchevole ma è bilanciato alla perfezione. D'altronde Yotam Ottolenghi, il cui Plenty More era stato già esaminato dallo Starbooks, non sbaglia un colpo.
E con questa ricetta non lo sbagliate nemmeno voi !
NOTE
- il dolce è di una semplicità disarmante, il tempo di cottura indicato assolutamente perfetto e non si hanno problemi ad arrotolare. Ho cotto la meringa verso le 16 e farcito il dolce verso le 19, messo in frigo e mangiato alle 22: era perfetto.
- la meringa risulta croccantina fuori ma morbida dentro.
- si riesce a tagliare in fette senza rompersi, contro ogni mia aspettativa.
- l'acqua di rose potete semplicemente ometterla se non la doveste trovare o non vi piacesse. Idem per i i petali.
lunedì 20 aprile 2015
Torta al limone light e proteica (solo per fitness addicted!)
Quell'atavica difficoltà a dire di no.
Un gruppo di signore un po' in età nel compound in cui vivo, non esattamente tipe da palestra.
Vorrebbero qualche lezione di acquagym.
Le piscine le abbiamo.
L'insegnante pure, sarei io.
Non posso certo trascinarle a saltare durante le mie lezioni regolari.
Ok, chiedo solo che sappiano nuotare.
Che si portino un cappello, che qui fa già caldissimo e il sole non scherza.
Che indossino un costume adeguato per muoversi liberamente.
Facile, no?
Arrivano, dai che mi è andata bene.
Il mio karma è positivo oggi, mica accade così spesso
E mentre fiduciosa attacco la musica a palla.
Mentre fiduciosa comincio i primi saltelli di riscaldamento dal bordo mentre loro mi seguono in acqua.
Mentre blatero istruzioni in due lingue diverse.
Mentre comincio a ritenere l'esperimento riuscito e quindi ripetibile.
Arriva lei.
In ritardo, come solo le dive maleducate (perchè le regine arrivano puntuali, che si sappia).
Il cappello a tesa così larga prende lo stesso spazio di tre esseri umani, e lei così minuta.
In pigiama.
Del marito.
Giuro.
Coreana e come tale orgogliosissima della sua pelle diafana non ne lascerà scoperto un millimetro quadrato.
Peccato che le stia grande, si inzuppi e le impedisca i movimenti.
Si irrita quando gentilmente le suggerisco di optare per qualcosa di diverso, la prossima volta.
Non sono fatti miei.
Anche si, se dovesse annegare.
Non ci voglio pensare e conto i passi della coreografia a voce alta.
Tutte affannate a starmi dietro.
La diva no.
Dice che ha un segreto.
Quello di muoversi meno delle altre, penso per fortuna non a voce alta.
Toglie il cappello.
Uno sguardo di sfida mentre si indica la testa.
Ora, lo so che non ci crederete.
Ve lo giuro su ciò che ho di più caro.
Una foglia di cavolo verza le ricopre il fazzoletto con cui ha stretto i capelli.
Ipnosi, si chiama, quando non si riesce a staccare lo sguardo?
Dice che le tiene la testa fresca.
Si sente rigenerata ed il sole del nostro deserto non lo sente nemmeno.
Un antico trucco orientale, sostiene.
My head is a jungle.
La mia testa è una giungla.
Lo urla l'Ipod.
Non pensavo che qualcuno prendesse mai prendere questa canzone alla lettera :D
Allora, il dolce di oggi è per sportivi un po' fissati tipo la sottoscritta, o chi faccia comunque uso di proteine in polvere. Se non le usate no problem, ma questa torta nasce proprio per utilizzarle quindi difficilmente adattabile con altri ingredienti.
Rubata, con minimi cambiamenti, ad uno dei miei siti preferiti per alimentazione sana, LeFitChef : grazie Noemi!
Perfetta per una merendina pre-workout o snack senza troppi sensi di colpa.
Con o senza cavolo verza sulla testa :)
Mescolare in una ciotola farina di avena, proteine in polvere e bicarbonato.
Aggiungere gli albumi non montati, lo yogurt, la vaniglia, il dolcificante e l'acqua. Girare bene con una spatola, quindi unire la scorza grattugiata ed il succo dei limoni. Il tutto produrrà una certa effervescenza, tutto ok, è la reazione con il bicarbonato!
Versare nello stampo foderato con carta forno e cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 20-22 minuti.
Far raffreddare e servire, concedendosi lo strappo di una spolverata di zucchero a velo.
NOTE
- le proteine in polvere in questa ricetta non sono sostituibili, pena l'ottenimento di un qualcosa di completamente diverso. Nel caso non le usiate abitualmente vi consiglio di spulciare la sezione torte per una che non le preveda tra gli ingredienti ;)
- è molto buona e sazia parecchio. Dura tranquillamente tre o quattro giorni coperta con la pellicola.
- è importante non stracuocerla o si otterrà un dolce secco.
- se non trovate la farina di avena, polverizzate i fiocchi d'avena nel mixer.
- molto buona anche con l'aggiunta di una mela a pezzetti, delle fragole o con il succo e buccia di arancia al posto di quelli di limone.
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