lunedì 26 febbraio 2018

Patate arrosto da sballo, con il trucco!



Succede anche nei migliori concorsi.
Alle miss più belle.
Tutto, pur di vincere.
Colpi bassi e trucchi compresi.
E cosa importa se non si tratti di signorine in costume ma di cammelli.
Avete capito benissimo.
Qui in Arabia si tiene da alcuni anni il concorso di bellezza ad essi riservato.
C'è tutta una serie di parametri, pare, per essere considerato un esemplare bellissimo.
Tra questi le labbra carnose, la posizione e la forma delle orecchie, l'intensità ed il colore del mantello.
Perchè no, sfatiamolo questo mito: i cammelli non sono solo color...cammello.
Ce ne sono, solo per fare due esempi drastici, anche bianchi o neri.
Insomma come dicevo, per la vittoria non si guarda in faccia nessuno.
O forse solo il chirurgo plastico.
Si, perchè nell'ultima edizione, ahimè, ben dodici esemplari sono stati squalificati per aver fatto ricorso, udite udite, ad iniezioni di botox per rendere le labbra più carnose e tirate.
E lo sguardo più, ehm, affascinante.
Per non parlare delle vere e proprie operazioni chirurgiche per modellare le orecchie.
O le tinte per cambiare o accentuare il colore del manto.
Addirittura, mi dicono, anche l'abile uso di extension per far risultare la coda più attraente.
E non oso pensare, ma questo è mio pensiero, agli ettolitri di profumi usati dato che al naturale il cammello, abbiate pazienza, puzza come se fosse appena uscito da una fogna.
Non c'è più religione.
D'altronde se il totale dei premi in denaro della competizione sfiora i sessanta milioni di dollari un minimo di pressione per la vittoria può risultare anche comprensibile.
A questo punto non so se sia meglio, allora, il concorso di bellezza interiore di cui parlai tempo fa.
Le miss, umane questa volta e completamente velate, dovevano dimostrare di essere esempi di virtù e moralità, oltre a conoscere gran parte del Corano a memoria.
No comment, come sempre.
Ma una via di mezzo, da queste parti, mai? ;)


Lo so che le patate arrosto le sapete fare, e magari già conoscete il trucco  (e no, non parliamo di botox pure qui!) che a me invece è stato svelato da poco e si è rivelato a dir poco un miracolo.
La procedura della preparazione e cottura è ispirata a Heston Blumenthal nel suo In Search of Perfection (ma lui usa grasso d'anatra, non olio) mentre il trucco del bicarbonato è di una signora giapponese appena conosciuta!



PATATE ARROSTO DA SBALLO, CON IL TRUCCO

un kg di patate
un cucchiaio di bicarbonato
sale
olio extravergine d'oliva
rosmarino, origano, altre erbe a piacere (facoltative)


Sbucciare le patate, tagliarle in pezzi non troppo piccoli e metterle sotto l'acqua corrente del rubinetto in una ciotola. Sciacquarle bene finchè l'acqua rimarrà limpida.
Intanto mettere una pentola con abbondante acqua sul fuoco e quando raggiunge il bollore aggiungere un cucchiaio raso di sale e uno non troppo raso di bicarbonato.
Aggiungere quindi le patate e far riprendere il bollore calcolando circa 10 minuti dalla ripresa dello stesso.
Le patate dovranno fare poca resistenza se punte con un coltello ma non sfarsi, quindi attenzione al tempo di cottura che potrebbe essere leggermente più breve o più lungo.
Scolare le patate in uno scolapasta e farle raffreddare, possibilmente in uno strato solo senza sovrapporle.
Al momento di arrostirle accendere il forno a 230 gradi.
Inserire nel forno la teglia in cui si cuoceranno le patate con circa mezzo centimetro scarso di olio a scaldare.
Quando caldo versarvi le patate (attenzione ad eventuali schizzi) girandole con un cucchiaio o un mestolo in modo che vengano ben ricoperte.
Salare e cuocere per circa 20 minuti senza muoverle, quindi girarle con delicatezza e continuare la cottura 20-30 minuti ulteriori o comunque finchè ben dorate e croccanti.
Servire subito aggiustando di sale, se dovesse servire.

NOTE

- la ricetta sembra lunga ma ci si può organizzare con la bollitura delle patate con molte ore in anticipo.

- eventuali erbe e spezie andrebbero aggiunte verso fine cottura.


lunedì 19 febbraio 2018

Coppette al latticello e fragole al miele, arancia e cardamomo




Qual è l'altro problema dopo il forno che ancora mi odia?
Semplice, trovare l'angolo adatto per le foto.
Nella vecchia casa quel piano bianco che altro non era che la lavatrice davanti ad una provvidenziale finestra ha fatto da sfondo a tutte le foto del mio blog.
Nella nuova ancora devo capire, e si che che in una casa dove metà delle pareti sono finestre a tutta altezza non avere luce adatta sembra impossibile.
Eppure ancora non ci siamo.
Certo, direte, me la vado anche a cercare: cercare di fotografare una ricetta tutta bianca, in contenitori bianchi, su sfondo bianco?
Non si fa, o almeno non lo fanno le foodblogger serie.
Siccome non sono nè l'una, nè l'altra cosa ve la propino così.
Perchè non fa niente che il libro si intitoli Salt is Essential , e salt ce n'era abbastanza nella prima ricetta che ho provato.
Salt is Essential nel senso che il sapore lo è, che tutto quello che è sciapo, bland come direbbero gli inglesi, ha abbondantemente stufato.
Qui il sapore c'è eccome: gli agrumi, mio grande amore, il latticello a dare una sferzata alla panna, le fragole con il cardamomo e il miele.
Oso dire che l'autore abbia trovato in pratica l'anello di congiunzione tra una panna cotta ed un posset.
Ed è buono come la somma di entrambi ;)




BUTTERMILK PUDDINGS WITH CARDAMOM AND HONEY STRAWBERRIES
per 4 - 6 porzioni 

400 ml di doppia panna
250 g di zucchero semolato tipo zefiro
un baccello di vaniglia aperto a metà per il lungo ed i semini versati nella panna
4 strisce di scorza d'arancia
il succo di mezzo limone
3 fogli di gelatina ammorbiditi in acqua fredda per 20 minuti
600 ml di latticello
per le fragole:
una vaschetta di fragole, private del picciolo e tagliate a metà
un cucchiaio di zucchero semolato tipo zefiro
un cucchiaino colmo di bacche di cardamomo pestate
succo di un' arancia
un cucchiaio di miele

Misurare 200 ml dai 400 che servono per la ricetta e montarla fino ad ottenere delle onde morbide (soft peak stage, in pratica) e lasciare da parte.
Versare il resto della panna in un pentolino con lo zucchero, la vaniglia e la buccia d'arancia e portare a bollore. Togliere quindi dal fuoco e versarvi il succo di limone e la gelatina.
Filtrare e versare in un contenitore pulito, quindi unire lentamente il latticello, mescolando.
Lasciar raffreddare completamente.
Una volta freddo, unire la panna montata al composto e versarlo in contenitori da creme caramel o simili, facendo riposare una notte in frigo.
Il giorno dopo versare le fragole in un contenitore, ed a parte scaldare il miele, i semi di cardamomo, il succo d'arancia ed il miele in un pentolino.
Versare il tutto sulla frutta e servirla con i dolci.

NOTE

- il dolce ha una consistenza morbida e vellutata. L'autore osserva come troppa gelatina dia come risultato una palla da tennis, e poca invece faccia correre il rischio che si spatasci nel tentativo di sformarlo. Dice infatti di servirlo negli stessi contenitori in cui viene realizzato, ed in effetti la foto del libro conferma che anche lui sia andato sul sicuro...comunque sia ricorda le parole di uno chef austriaco che diceva che comunque un piatto venga, bisogna dire che era proprio il risultato che speravamo....:D

- riguardo la gelatina, Paese che vai, tipo che trovi! In Inghilterra la marca più comune venduta nei supermercati è in fogli da circa 1.8 grammi l'uno, quindi la nostrana Paneangeli da 2 grammi a foglio andrà più che bene. Usando gelatine diverse va comunque tenuto a mente che anche a parità di peso la forza della stessa può risultare differente.

- la differenza tra soft peaks e stiff peaks nel montare la panna è abbastanza intuitiva. Nel dubbio su Google trovate facilmente le foto che indicano entrambi gli stadi.

- le fragole con l'arancia, il miele ed il cardamomo sono una scoperta! Userò sicuramente l'abbinamento anche per altri dolci che le prevedano.

- quanto alle dosi indicate, credo ci sia un errore di stampa dato che a me sono venuti il doppio di quanto indicato, a parità di stampini usati.

mercoledì 14 febbraio 2018

Biscotti salati al gorgonzola, in tre ingredienti!



Anno nuovo, casa nuova, cucina nuova.
Che vuol dire anche forno nuovo.
Dunque, ammetto che per un po' l'ho odiato: ne è uscito un pesce crudo, una pizza bruciata ed una meringa gialla proprio il giorno che volevo fare bella figura portando una delle Pavlove che di solito mi vengono bene.
Dopo aver dubitato delle mie già scarse capacità di cuoca ma confidando che non potevo aver disimparato a cucinare solo per un cambio di latitudine/longitudine,  ho ripiegato su un difetto del suddetto e relativo tecnico che è venuto a controllarlo.
Non regge la temperatura minima, gli spiego.
E allora? Apri la porta del forno così scende subito.
Inutile spiegare al tizio che non sempre si possa, e mi ha guardato come una rompiscatole di prima categoria.
Risultato: forno nuovo.
Pare, e lo dico piano, che vada meglio ma come dico sempre con i forni bisogna farci amicizia e sapere che sono lenti, a concederla...
Messo alla prova quindi con questi biscotti direi che forse comincio a piacergli.
E lui a me.
Il segreto qui è osservare pedissequamente le indicazioni sulla dimensione dei biscotti, che vanno fatti veramente piccoli, e per la cottura quelle sul colore: ben dorati.
In caso contrario vi restano mollicci dentro.
Se invece li cuocete bene avete una specie di shortbread salato, che farà si mille briciole, ma sa il Cielo se valga la pena quel passaggio di aspirapolvere dopo averli mangiati che raccomanda anche l'autore...




BLUE CHEESE AND SESAME BISCUITS
per 20 pezzi circa
da Salt is Essential di Shaun Hill

 
100 g di burro non salato a cubetti
100 g di formaggio tipo Gorgonzola, Roquefort, Stilton, sbriciolato
100 g di farina autolievitante
50 g di semi di sesamo

Nel robot da cucina mettere la farina e il burro freddo a pezzi. Far andare le lame con la funzione a scatti finchè il composto avrà l'aspetto di grosse briciole.
Unire quindi il formaggio a pezzi e far andare le lame per pochissimi secondi: quello che NON si vuole ottenere è una purea blu!
Rovesciare il composto sul piano di lavoro e lavorarlo brevemente a mano per incorporare meglio il formaggio, quindi avvolgerlo nella pellicola e metterlo in frigo mezz'ora.
Se si può, prima della cottura passarlo un attimo in freezer.
Prelevare dall'impasto dei piccoli pezzi che andranno rotolati tra i palmi a formare delle palline.
Fatele piccole, massimo due centimetri e mezzo di diametro.
Passare quindi le palline nel sesamo in modo che le ricopra completamente e cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 10 minuti, o comunque finchè ben dorate e sode.


NOTE

- la ricetta è in apparenza facilissima, visto che fa tutto il robot da cucina e gli ingredienti sono pochi. D'altro canto il rischio di bruciare il burro lavorandolo troppo è sempre in agguato con questo genere di preparazione: attenersi ai pochi secondi indicati dalla ricetta è cruciale per la buona riuscita.

- viene specificato che il formaggio debba essere abbastanza sodo, quindi tenetelo in frigo fino al momento di usarlo. Per la farina autolievitante invece ormai si trova facilmente in ogni supermercato, ma in caso non l'aveste basta mescolare 250 g di farina con 2 cucchaini di baking powder (lievito per dolci in caso di ricette dolci, lievito per torte salate nel caso contrario: il baking powder che si trova all'estero è neutro)

- grazie al Cielo viene sottolineato di congelare brevemente l'impasto prima della cottura, ma onestamente ha più senso farlo a biscotti già formati.

- guardando anche la foto del libro mi sono resa conto che debbano venire proprio ben coloriti, e temevo che prendessero un retrogusto amaro: per fortuna non è successo ed immagino sia merito della cottura tutto sommato breve.

- la cottura deve appunto essere breve, e quindi i biscotti devono essere piccoli: facendone alcuni leggermente più grandi ho verificato che o cuocevano male all'interno oppure bruciavano leggermente all'esterno.

- il sapore è marcato, visto il formaggio che viene usato, anzi viene indicato come la ricetta sia un ottimo modo per riciclarne degli avanzi.

- deliziosi per un aperitivo o uno snack, della serie uno-tira-l'altro. Friabili come uno shortbread se cotti bene.

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