giovedì 29 settembre 2011

Dolcetti al cocco, senza farina


Ormai è sicuro.
E' una candid camera e mi ci devo rassegnare.
Prima o poi mi arriverà una liberatoria da firmare e vedrò quello che sembra un incubo in un programma tv, montato con le risate finte ed i commenti di chi si prenderà gioco di me.
Altrimenti non si spiega.
Cosa? Ma l'assurda saga del collegamento internet che funziona malissimo e che cerchiamo, invano, di cambiare.
Sembrava cosa fatta, fino al momento in cui il tecnico non ha scoperto che montare il nuovo modem ad una donna sola in casa lo avrebbe spedito dritto dritto tra le fiamme dell'inferno.
Per carità, Paese che vai usanza che trovi e ce ne siamo fatti una ragione.
A fatica, sia chiaro, che in certe culture se non ci nasci è un tantino difficile calarcisi, pur con tutta la buona volontà.
E abbiamo rispettato quel tecnico così profondamente credente da considerare la mia sola presenza moralmente inaccettabile...
Ma poi, ieri, lo squillo del telefono.
Di nuovo, sono sola in casa.
Alzo la cornetta, e dopo il pronto sento solo una specie di suono non bene articolato che faccio fatica a decifrare.
Imparata la lezione da esperienze precedenti sono cauta, e non riaggancio subito.
In mezzo arabo e mezzo..boh, capisco che è il tecnico, quello che mi ha abbandonata priva di modem!
Cosa pensereste?
Vi dico cosa ho pensato io: il poverino si è messo una mano sulla coscienza ed ha deciso di farci il lavoro lo stesso, ed ora me lo vuole annunciare.
Invece dall'altra parte c'è un inquietante silenzio.
Ma si, cerca le parole, non è facile per lui esprimersi in un'altra lingua.
Novità?
Aspetta. Chiede a me se ci sono novità, quando è lui che dovrebbe portarle?
Intanto la pelle mi sta diventando verde, la canotta si comincia a stracciare sui bicipiti e sto per diventare Hulk.
Ma gli do una chance.
Scusi, novità di cosa?
Novità di internet.
A questo punto oltre all'aspetto da Hulk mi viene la voce di Hannibal the Cannibal mentre replico e non è lei che dovrebbe avere novità!
Dall'altra parte, ridolini e bisbigli.
Vabbè, ho capito.
Inutile rispondergli per le rime, non conosce abbastanza l'inglese per potermici divertire.
E nemmeno per poterlo sottilmente insultare.
Che poi, se glielo chiedete, vi dirà che è colpa mia.
Che l'altra volta non ho avuto nemmeno il buon gusto di mettermi i baffi  ;-)

Ricetta senza burro, oggi, ma non stupitevi: è molto consolatoria lo stesso.
Dolcetti sorprendenti, da fare in un attimo e con solo tre ingredienti, senza grassi, senza tuorli, senza farina, senza lievito, senza riposi...insomma, mischi e inforni, che volere di più?
Data l'estrema facilità li vedo bene anche per far cucinare i bambini, e dato l'aspetto candido e quasi...innevato, nonchè la durata sorprendente, saranno ottimi nei pacchetti regalo.
In fondo non manca molto a Natale :-)



COCONUT MACAROONS
da Cookies di Martha Stewart
( per una decina di pezzi piccoli )

75 g di farina di cocco, o cocco disidratato
un albume
80 g di zucchero semolato
un pizzico di sale


scaglie di cioccolato, facoltative
un goccio di estratto di vaniglia, facoltativo


Mettere in una ciotola la farina di cocco, l'albume, lo zucchero, il sale ed, eventualmente, le scaglie di cioccolato ( non troppe!) . Mischiare il tutto con le mani, stringendo l'impasto tra le dita.
Non sarà particolarmente compatto, ecco come deve venire:


Ora bagnarsi le mani con acqua fredda, scolarle dall'eccesso e formare delle...montagnette che andranno poggiate su una teglia coperta con carta forno.
Non stringete troppo le montagnette, devono rimanere un po' traballanti :-)


Infornarle a 160 gradi per un tempo variabile tra i 16 ed i 20 minuti, finchè la base e la punta saranno leggermente coloriti.
Tirare la teglia fuori dal forno e non toccarli assolutamente ( da caldi potrebbero rompersi )
Servire a temperatura ambiente.

NOTE:

- i dolcetti raffreddati durano tranquillamente anche sei o sette giorni, purchè chiusi in una scatola di latta.

- la dose di zucchero nella ricetta originale è quasi il doppio, quindi se volete aumentarlo fate pure.

- da caldi sono fragili, ma raffreddandosi diventano perfettamente maneggiabili e trasportabili.

- per un tocco diverso, potete anche deciderli di passarli, una volta raffreddati, nel cioccolato fuso.

lunedì 26 settembre 2011

Crostata rustica di mele con crumble alla cannella



Improvvisa, una luce in fondo al tunnel.
Una chiamata concitata in cui sento una gran confusione di voci in arabo, e distinguo solo quellla di mio marito: il tecnico viene domani per il collegamento!
Non ci credo.
Finalmente potrò gettare alle ortiche il modem del mio attuale provider, e tutti i suoi fantasiosi operatori del customer care che ormai a forza di chiamare ha smesso pure di rispondere.
Potrò scaricare tutta la musica che voglio senza temere che mi stacchino la linea perchè, giuro che mi è stato detto, serve a loro.
Dovrò star a casa dal lavoro per poterlo aspettare, ma diciamolo, ci sono situazioni sicuramente più spiacevoli di un inaspettato giorno di ferie.
Meticolosamente, mi preparo.
E non perche' debba ammaliarlo con chissà quali armi, tutto il contrario.
Nel Paese in cui le donne non parlano con gli sconosciuti perchè è reato e girano per strada coperte dall'abaya, il tipico lungo, informe abito nero mi sembra il minimo lasciare gli shorts con cui mi aggiro per casa di solito ad un'altra occasione.
I miei jeans sono sempre un pelo troppo stretti per gli standard locali, ma mi pare un buon compromesso.
La canottiera lascia il posto alla T-shirt più casta che possiedo.
Accidenti, questa è la maglietta più casta che ho???
Ne provo una di mio marito.
No, decisamente no, non ci siamo.
Va benissimo la mia, e amen.
Aspetto che si faccia l'ora.
Aspetto che passi l'ora.
Ma sono preparata: il concetto di tempo nel fascinoso Medio Oriente ha tutta una sua declinazione che sarà bene mentalmente ripassi...
Lo squillo del telefono mi fa sobbalzare, da tanto sono in ansia: la security mi avvisa che il tecnico della Saudi Telecom è arrivato.
Apro la porta con un sorrisone, non sto in me dalla gioia.
Non ha nemmeno risposto al saluto e guarda in terra, ma che importano oggi le buone maniere, basta che mi allacci questo diavolo di linea ed è fatta.
Sono a pochi minuti dal paradiso internettiano.
Peccato però, evidentemente non ne sono degna.
Gli faccio strada fino al computer ma si vede, che è a disagio.
In mezzo arabo e mezzo inglese, la domanda che non mi aspetto.
Dov'è l'uomo?
Come dov'è, è in ufficio. Ma gli spiego che può parlare con me, sono perfettamente in grado di capire tutte le sue istruzioni.
Ah no, allora non si può.
Non so se aggredirlo fisicamente o buttarmi a terra in lacrime attaccandomi ad un suo piede così che non se ne vada, ma tanto non funzionerebbe nessuna delle due soluzioni.
Però ora lo so, che oltre ai jeans ed alla maglietta casta mi devo procurare un bel paio di baffi finti, se la prossima volta mio marito sarà nuovamente occupato ;-)

L'Odissea continua, e mi consolo con la crostata più burrosa che Martha Stewart sia riuscita a concepire. Ma prima che le vostre arterie mi facciano causa, leggete bene: è una torta bella grande, basta per dieci persone...Un mix perfetto di una pasta friabile, un ripieno succoso, asprigno e irresistibile, ed un topping deliziosamente profumato. Altro che la solita torta di mele!
E incredibile ma vero, ieri il re ha concesso alle donne saudite il diritto di voto. Magari tra poco arriva anche quello di parlare con gli sconosciuti...;-)



CROSTATA DI MELE CON CRUMBLE ALLA CANNELLA
da Pies and Tarts di Martha Stewart
( per un dolce da circa 30 cm di diametro)

per la crosta

312 g di farina
80 g di zucchero
mezzo cucchiaino di sale
226 g di burro ben freddo
4 tuorli
2 o 3 cucchiai di acqua ghiacciata

per il ripieno

50 g di burro
un kg abbondante di mele Granny Smith
un cucchiaino di buccia d'arancia grattugiata
un cucchiaino e mezzo di buccia di limone
un pizzico di sale
60 g di zucchero

per il crumble

60 g di farina
20 g di zucchero di canna
20 g di zucchero semolato
mezzo cucchiaino di sale
mezzo cucchiaino di cannella
110 g di burro freddo

poco uovo battuto, per spennellare

Preparare la pasta: nell'impastatrice con il gancio a K mischiare farina, sale, zucchero e burro freddo a cubetti finchè il tutto prenderà l'aspetto di briciole grossolane. Aggiungere ora i tuorli e girare brevemente. Con la macchina in funzione aggiungere l'acqua freddissima, un cucchiaio alla volta, fermandosi non appena il tutto sta insieme. Non lavorare troppo!
A mano, stesso cosa: lavorare il burro sbriciolandolo con le dita con farina, sale e zucchero. Aggiungere i tuorli battuti a parte amalgamando grossolanamente e finire con l'acqua. Non impastare.
Avvolgere la pasta in pellicola e mettere in frigo almeno 2 ore.
Preparare il ripieno: sbucciare le mele e tagliarle a cubetti, quindi metterle in una padella antiaderente con il burro su fuoco medio, girandole sempre. Appena il burro le ricopre spargere sopra lo zucchero e le bucce grattugiate e cuocere girando sempre per circa 7-8 minuti, finchè il liquido sarà leggermente ristretto e le mele appena colorite.
Far raffreddare.
Preparare il crumble: mettere nel frullatore con le lame tutti gli ingredienti usando la funzione pulse, fermandosi non appena il tutto sembra grosse briciole. Mettere le briciole in frigo.
Assemblare il dolce: stendere su carta forno leggermente infarinata la pasta ad un diamentro di circa 33 cm, mettervi al centro il composto raffreddato di mele e le briciole di crumble. Rigirare i bordi senza preoccuparsi troppo della forma.


Trasferire il dolce con tutta la carta forno sul retro di una teglia o una placca da forno e rimetterlo in frigo una mezz'ora almeno.
Quando nuovamente ben freddo spennellare il bordo con poco uovo battuto e cuocere in forno preriscaldato a 190 gradi finchè la pasta sarà dorata e le mele morbide ma non sfatte, circa 40-50 minuti.
Far raffreddare a temperatura ambiente prima di servire, magari con una pallina di gelato alla vaniglia.

NOTE:

- pasta friabilissima ma facilmente tagliabile, purchè non calda.

- è più buona il giorno stesso, quello successivo solo leggermente più morbida.

- che ci crediate o no, le dosi di burro rispetto all'originale sono state leggermente diminuite, così come quelle dello zucchero.

- le dosi deliranti che vedete qui, tipo 312 g di farina e non uno di meno :-) e in molte altre ricette di questo blog derivano dal fatto che le ricette americane sono in cups, tablespoons e sticks...questa e' la conversione al grammo!

- la dose originaria di farina nel crumble era 40 grammi, ma secondo me ed un'amica blogger, Marika, con qualcosina in piu' viene meglio.

- e con gli albumi avanzati? Beh, se non vi vanno Pavlova, macarons, marshmallows, brazo de Mercedes o  una torta, c'è sempre l'omelette !

giovedì 22 settembre 2011

Mini pies di cavolfiore arrostito e nocciole

Ne siamo usciti vivi.
Un'altra volta.
Perchè in questa casa alle settimane senza internet si sopravvive appena, e si rischia di portarne i segni per l'eternità.
Ed al primo che obietta che sono esagerata, ecco la prova.
Se avessi avuto internet, non avrei fatto quel mare di lavatrici in un giorno solo, ma magari avrei deciso che diluirle non era poi così grave e non si sarebbe bloccata la funzione centrifuga.
Non sarebbe morta l'asciugatrice, sotto il peso di tanto lavoro.
Non avrei cucinato così tanto? Bugia, questo è rimasto uguale.
Non avrei intervallato tutte le operazioni di cui sopra con telefonate disperate al sedicente numero verde dell'assistenza per sentirmi dare le risposte più incredibili.
Scusi, siamo al terzo giorno senza ADSL, ci sono novità?
Questa la formula standard, a cui a rotazione è stato cambiato solo il numero del giorno.
Non so nulla.
Risposta più gettonata.
Non so nulla ma chiedo.
Seconda per numero di volte in cui l'ho sentita, per finire con il dispiacere del centralinista per non potermi aiutare.
Inshallah tornerà.
Posso pure sperare nel divino, ma se non riparate il server servirà a poco.
E via così, fino all'ultima.
E' per la tempesta solare.
Scusi, non ho capito, cosa intende?
Si, c'è una tempesta solare in atto che interferisce con i nostri server.
Ho ringraziato e chiuso la cornetta, che qualunque altra parola avessi aggiunto mi avrebbe procurato una querela, specie se avessi cominciato a chiedere come mai la tempesta avesse colpito solo il nostro compound tipo nuvola di fantozziana memoria e non, per dire, quelli a fianco....
Cosa fa la blogger che gira per casa in crisi d'astinenza, mentre aspetta di cambiare provider?
Si applica ad una di quelle attività che è segnale massimo della sua disperazione: stirare.
Una di quelle che verrebbero lasciate senza pietà e nemmeno tanta cura all'indispensabile ragazzo che mi aiuta con le pulizie in casa.
Ma si vede che pure il ferro sa che il mio interesse non è sincero.
Lo appoggio, con mala grazia, acchiappando la camicia che cerca di scapparmi da sotto le mani.
Non devo avere una gran fama...
L'ho sentito nel cervello, prima che nel braccio, perchè il dolore ha vie misteriose.
E guardandolo un po' lo ammetto, mi sono spaventata: possibile che un brevissimo contatto con la mia pelle avesse causato un timbro simile?
Si, è possibile: ed a circa una settimana di distanza credo proprio che avrò un bel segno da mostrare ai posteri.
Solo, siate clementi se voglio raccontare che ero in un corpo a corpo con uno scorpione gigante, ed ho avuto la meglio.
Bruciatura da blogger nervosa, suona proprio male ;-)

La ricetta va al consueto appuntamento con il calendario Ammodomio.




MINI PIES DI CAVOLFIORE ARROSTITO E NOCCIOLE
da Pies and Tarts di Martha Stewart
( per circa 7 tortine da 10 cm di diametro)

per la pasta

280 g di farina
50 g di pecorino grattugiato, oppure parmigiano
un pizzico di zucchero
un cucchiaino di sale
170 g di burro ben freddo
un tuorlo
da 60 a 120 ml di acqua ghiacciata, circa, dovrete regolarvi

per il ripieno

un cavolfiore non troppo grande
20 ml di olio extravergine d'oliva
100 g di nocciole
uno spicchio d'aglio
mezzo cucchiaino di buccia di limone grattugiata
2 cucchiaini di rosmarino tritato, possibilmente fresco
200 g circa di pecorino non troppo stagionato

un tuorlo e poca panna, per spennellare

Preparare la pasta: nell'impastatrice con frusta a K mettere la farina, il formaggio grattugiato, lo zucchero, il sale e il burro ben freddo a piccoli pezzi. Far andare finche' il tutto avra' l'aspetto di un composto di briciole, quindi aggiungere il tuorlo e i primi 60 ml di acqua ghiacciata. Lavorare finche' il composto sta insieme, valutando se necessario di aggiungere poca ulteriore acqua, un cucchiaio alla volta.
Senza impastatrice stesso procedimento, badando a intridere velocemente il burro con la farina, aggiungere tutti gli altri ingredienti nello stesso ordine e  non lavorare troppo la pasta.
Avvolgere in pellicola trasparente e mettere in frigo almeno un'ora, meglio due.
Per il ripieno: lavare il cavolfiore e tagliarlo in cimette sottili. Metterle in una teglia, ungerle con poco olio e salarle. Cuocerle in forno a 190 gradi finche' ben colorite e arrostite, circa 15 minuti ma vanno controllate, secondo Martha ci vorrebbe meno...
Tostare la nocciole in forno a 160 gradi per circa 15 minuti, rimuovere la pellicina e metterle nel mixer con lo spicchio d'aglio. Con le lame in funzione aggiungere la buccia di limone, il rosmarino, sale e pepe, e l'olio. Dovra' risultare una pasta densa, quindi versare l'olio a poco a poco ( potrebbe servirne meno ).
Confezionare le tortine: stendere una parte di impasto a circa 3 mm di spessore e tagliare dei cerchi di 10 cm di diametro. Mettere in meta' dei cerchi un po' della pasta di nocciole, un pezzetto o due di cavolfiore e una fettina di formaggio, lasciando i bordi liberi.
Ungere i bordi con il tuorlo battuto con poca panna e sovrappore un altro cerchio a chiudere, premendo i bordi prima con le dita e poi con una forchetta.
Ritagliare delle decorazioni dalla pasta avanzata e posizionarle sulle tortine dopo averle passate con uovo e panna a loro volta, e spennellare anch'esse.



Mettere le tortine crude e spennellate in frigo per mezz'ora, dopodiche' cuocerle in forno a 190 gradi finche' ben colorite, circa mezz'ora.
Servire a temperatura ambiente.

NOTE

- la pasta e' assolutamente divina, un incrocio tra frolla, brisee e sfoglia mai provato prima: se anche il ripieno non vi ispira, provate solo lei con qualunque cosa vogliate dentro e mi saprete dire.

- la pasta puo' essere preparata anche tre giorni prima e tenuta in frigo, oppure surgelata.

- le tortine cotte si mantegono benissimo fino al giorno dopo avvolte nell'alluminio e tenute a temperatura ambiente.

- il formaggio usato da Martha Stewart nella ricetta originale e' un pecorino spagnolo, il Manchego. Introvabile da me, ma egregiamente sostituito dal nostro pecorino italiano ;-)

giovedì 15 settembre 2011

Macedonia a strisce


Una prospettiva poco allettante, ma chissà, nella vita si può sempre sbagliare, ed a pensar male si fa pure peccato.
Mio marito che fino all'ultimo chiede implorante se quella frase sulla macedonia me la sono inventata, e credetemi che mi sfiora anche l'idea di dirgli di si.
No, meglio essere preparati.
La dura realtà è pur sempre meglio di una pietosa bugia, no?
Che poi, coraggio, che mai sarà.
E' pur sempre un invito, dobbiamo essere grati, la signora avrà cucinato tutto il pomeriggio per noi e gli altri invitati, che cucinare è una gran fatica, eh!
Sto finendo le argomentazioni e mio marito sembra leggemente più rincuorato.
Ma ho imparato che se una cosa nasce male, finisce peggio.
Entriamo e mente salutiamo sorridendo i padroni di casa e gli altri ospiti presenti ci viene comunicato che gusteremo un menù tutto italiano.
Gli stranieri gongolano.
Mio marito no, ma non ha sentito: sta litigandosi con il cane della padrona di casa un posto a sedere, e nonostante la situazione mi faccia molto ridere cerco di non darlo a vedere, se la dovesse prendere pure con me.
Da qui in poi, solo flash-back.
Una pasta corta servita in bianco, e intendo che non c'era un filo d'olio ma è stata allungata con l'acqua di cottura. Tutti un po' dubbiosi, ma c'era il trucco: un cubetto di Philadelphia alle erbe sopra.
Il dubbio e' rimasto, soprattutto se fosse uno scherzo. Che poi tanto italiano il Philadelphia non mi sembra, ma nessuno ha osato dire una parola.
Col secondo un sospiro di sollievo: ho fatto un'insalata di carne, leggera e fresca!
Traduzione: hai aperto delle scatolette di Simmenthal e le hai mischiate a due foglie di lattuga.
Leggero? Si.
Fresco? Si.
Portata dall'Italia? Si.
Quindi devo tapparmi la bocca ma non posso, che 'sta roba bisogna che mi ci entri, seppur a fatica.
Ma è l'arrivo del pezzo forte, che attendiamo.
E quando quella immensa ciotola, o dovrei dire bacinella è arrivata giuro che avrei voluto fotografarla: un liquido scuro, indefinito.
Pezzi di frutta a galleggiarvi, quali in migliori, quali in peggiori condizioni.
I kiwi se la passano decisamente male, poveretti, sfilacciati e sfatti.
Le mele invece non sembrano tanto andate, mentre quei pezzetti gialli non so se siano pesca o melone.
E qui confesso: ho alzato bandiera bianca.
La cortesia e le buone maniere che mi sono state insegnate non devono aver attecchito per bene, dato che ascolto con soddisfazione me stessa dire grazie, ma sono davvero piena.
Sento gli occhi di mio marito addosso, lui che questo coraggio non l'ha avuto: mi strangolerà?
No, non mi ha strangolata.
Ha detto che pur sempre frutta era, e non poteva ucciderlo.
Ma che se questo era il grazie, probabilmente il mio dolce non doveva essere tanto piaciuto :-)


Proprio questo mese l'MT Challenge doveva avere per tema la macedonia? E manco una normale, ma una specie di capolavoro inarrivabile creato da Fabiana.
Per cui giustifico la totale mancanza di manualità con l'essere ancora sotto choc dall'esperienza di cui sopra, i giudici saranno colpiti?
Rispolvero quindi un vecchio cavallo di battaglia, semplicissimo, a cui vengono aggiunte due decorazioni fatte con lo scavino e un tagliabiscotti.
Pietà :-)


MACEDONIA A STRISCE

banane
kiwi
fragole
pesche
melone
succo di limone e zucchero a velo
menta per decorare

Tagliare la frutta, potete usare quella che più vi piace, a pezzi piuttosto piccoli e condirla separatamente con succo di limone e poco zucchero a velo.
Formare gli strati di frutta nel bicchiere alternando i colori.
Servire fredda, usando piccole decorazioni create tagliando una pesca con un tagliabiscotti e un melone con lo scavino.

lunedì 12 settembre 2011

Croissants furbi, the ultimate version

Un successo strepitoso.
E da allora una condanna.
La stessa scena, immancabilmente.
Amore, che dolce vuoi per questo weekend?
E' vero, la domanda è interessata e tendenziosa.
Infatti si completa con una sfilza di scelte ad hoc, tratte dalla lista di quelli che sono io a voler preparare.
Una tart caffè e cioccolato?
Bocciata. Dice che non lo ispira, e temo non si senta bene.
Dei brownies?
Ho una ricetta strepitosa datami da una collega americana, ma mi servono complici per consumarli.
Niente.
Sia chiaro, mio marito non aspira alla santità, non è diventato seguace dei monaci Shaolin, nè ha deciso di tagliare i peccati di gola.
Vorrei un cornetto furbo.
Da quando li ho preparati la prima volta, ormai anni fa, dopo aver guardato incredula un sedicente chef americano in tv, sono diventati il tormentone di casa arabafelice.
Sfogliano? Eccome se sfogliano.
Una specie di miracolo della pasticceria, senza pieghe, senza giri, senza lievito, senza attese, da fare con pochi mezzi e nemmeno la bacchetta magica.
Buoni? Da morire, che mia sorella e mio cognato una famosa mattina ne mangiarono, e non scherzo, diciotto in due.
E il tormentone anche del noto forum di cucina dove li postai, che i miracoli vanno condivisi.
A chi si cuocevano, a chi no.
A chi sfogliavano, a chi rimanevano biscotti.
Centinaia e centinaia di mail, per consigli da chi si disperava o per confermarne l'eccezionalità.
Si vede che pure i miracoli vanno aiutati, un minimo.
E sono partiti anni di sperimentazioni, di leggeri cambi sulle proporzioni degli ingredienti, sulle tecniche di cottura.
Nella prima versione si cuocevano da surgelati, e secondo lo chef omettere il passaggio voleva dire non farli sfogliare: bugia, sfogliano benissimo purchè semplicemente freddi di frigo.
Temperatura altissima del forno? Altra panzana, e qui ci voleva Luca Montersino e le sue divagazioni sulla cottura della sfoglia classica: perchè i suoi trucchi non avrebbero dovuto funzionare anche con la sfoglia...furba?
Insomma, questo è quello che è venuto fuori da uno chef americano, un'arabafelice che guarda la tv, un marito goloso e un pasticcere italiano che dispensa saggezza e trucchi via etere.
Se fossi in voi, darei una chance alla truppa in questione ;-)

Si è capito, che questi croissants li amiamo alla follia? Tanto semplici quanto buoni, e ci raccogliamo pure le briciole...fate una prova e mi saprete dire. Pochi accorgimenti, e c'è il rischio che diventino un tormentone anche in casa vostra :-)




CROISSANTS FURBI
per una decina di pezzi piuttosto piccoli

220 g di Philadelphia
220 g di burro
260 g di farina
2 cucchiai di zucchero ( da omettere se si fanno salati )
un tuorlo e poco zucchero, per spennellare

Cominciare lavorando con le dita il burro freddo ma tagliato a pezzi minuscoli con il Philadelphia. Non dovrete avere una crema perfetta, ma solo mischiare sommariamente. I pezzetti di burro devono risultare ancora visibili e non sciolti.



Aggiungere quindi la farina tutta insieme, mescolata prima con lo zucchero.
Se si fanno salati, omettere lo zucchero ed aggiungere un cucchiaino raso di sale.
Lavorare il composto con la punta delle dita, mischiando solo finchè il tutto sta insieme. Non impastare!
Se rimangono dei pezzetti di burro qua e la', meglio ancora, sono loro che fanno sfogliare...
Ecco come si presenterà il composto:


Nei grumi ci sono pezzetti di burro intero e non sciolto, mi raccomando questo passaggio.
Compattare la pasta con le mani, farne una palla che va leggermente infarinata, avvolta nella pellicola e messa in frigo per almeno due ore, deve diventare ben duro.


Stendere quindi la pasta su una superficie  infarinata ad uno spessore di 3 mm e tagliare tanti triangoli: i miei hanno una base di circa 8 cm e sono alti circa 15 cm.


Mettere i cornettini su una teglia coperta con carta forno, spennellarli con un tuorlo d'uovo battuto con un cucchiaio d'acqua e spolverizzarli con poco zucchero semolato . Se si fanno salati spennellare con uovo ma omettere lo zucchero.
Metterli in frigo  finchè saranno ben duri oppure in freezer. Il tempo dipende dalla potenza del vostro frigo.


Cuocere in forno preriscaldato a 170 gradi, non di più, per circa 40 - 45 minuti.
Servire tiepidi o a temperatura ambiente.


NOTE

- i cornetti crudi si possono surgelare. Farli scongelare in frigo e procedere alla cottura.

- cuociono meglio senza farcitura. Consiglio quindi di farcirli, se lo si desidera, da cotti.

- non fateli troppo grandi.

- se l'impasto è troppo morbido vuol dire che non è stato abbastanza in frigo: rimettetecelo, deve essere duro come una frolla.

- non lavorate a crema burro e Philadelphia: l'impasto non viene ed i cornetti non sfogliano.

- la cottura va, come sempre, adattata ai vostri forni: potrebbe volerci qualche minuto in più o in meno, ma non cuoceteli a temperatura più elevata: sfogliano meglio così, parola di Luca Montersino  ;-)

- la lavorazione veloce è il segreto per farli sfogliare come da foto, quindi compattate tutto alla bell'e meglio e non preoccupatevi di avere una pasta troppo liscia, lo diventerà quando la stenderete.

- se non sfogliano avete bruciato il burro, un po' come avviene per la lavorazione delle frolle.

- non reimpastate eventuali ritagli, non sfoglierebbero più. Piuttosto sovrapponeteli uno sull'altro e stendeteli con il mattarello, magari dopo un ulteriore, breve passaggio in frigo.

- il tutto puo' essere fatto anche nella planetaria, con gancio a K, raccomandando sempre la velocita' di esecuzione.

- di questa sfoglia esiste una versione, diciamo così,  più raffinata, con tanto di pieghe e giri. Ma i veri cornetti furbi sono questi ;-)


giovedì 8 settembre 2011

Burgers di salmone fresco

Doveva esserci un seguito, ma certo non me lo sarei aspettato così presto.
D'altronde doveva pur restituirmi il piatto, no?
Entra con quel solito piglio ancor prima che dalla bocca riesca ad uscirmi uno striminzitissimo accomodati.
Meglio, ho risparmiato una parola delle pochissime che spero durerà la conversazione.
Con i capelli bagnati che mi sgocciolano sul pavimento, dato che del dono dell'inopportunità la gentile signora è geneticamente, e generosamente, dotata, aspetto.
E aspetto.
Diciamolo, che un grazie sentito mi sembrava ovvio.
Diciamo pure che mi aspettavo non dico un complimento, ma almeno una frase gentile: accidenti, era un dolce buonissimo!
Ma niente di niente.
Mi dice del caldo che fa. Dev'essere a tutt'oggi una sorpresa, a quel che leggo nei suoi occhi, sapere che viviamo nel deserto e questo è il clima che ci accompagna tutto l'anno.
Non ce la faccio.
E' più forte di me.
E sbaglio.
L'essere umano non è perfetto, e mai come nel mio caso tanto lontano anche dal solo anelito alla suddetta perfezione.
Cedo, e chiedo.
Beh, allora, il dolce è piaciuto?
Una faccia gongolante, quella che ho davanti.
Si si, mi hanno fatto tutti i complimenti!
Essere superiore e non chiedere mi avrebbe evitato il picco della pressione sanguigna che sento nel cervello, con tanto di sforzo sovrumano per mantenere un'espressione impassibile.
Medito se avvelenare il caffè o direttamente strangolarla, e poi voilà, la sorpresa.
Posso invitarvi domani a cena? Per ringraziarti.
La rabbia se ne va e mi sento pure in difetto.
Mi ringrazia del dolce cucinandomi una cena intera, che carina.
Illustra tutta orgogliosa un menu faraonico dall'antipasto al secondo, chiedendomi addirittura se le portate saranno di nostro gusto.
Riesce per un attimo a farmi sentire un essere spregevole.
E mentre mentalmente mi fustigo con un cilicio, il tonfo.
Per dolce faccio una bella macedonia, che ho tanta frutta da buttare.
Che la vanità sia peccato, l'ho già scritto.
Erano punizioni tanto severe, che non mi aspettavo :-)


Dunque, se sopravvivo ve lo racconto, poco ma sicuro. Mi consolo invece con l'ottima riuscita di questi burgers nati per non cucinare il salmone sempre nei soliti modi, per cambiargli faccia, diciamo così.
Saporiti e delicati allo stesso tempo hanno nella salsa un valido complemento che vi consiglio caldamente di provare.
Si possono anche surgelare crudi, per avvantaggiarsi su pranzi e cene di giorni infuocati, o in cui semplicemente non si abbia voglia di fare nulla...;-)



BURGERS DI SALMONE
( per due grossi burgers da 10 cm di diametro, alti 2 cm )

300 g di salmone fresco
un albume
un cucchiaino di senape
un grosso cucchiaio di Philadelphia, anche light
4 cucchiai circa di pangrattato
un pezzetto di cipollotto
sale
aneto o prezzemolo

per la salsa

150 g di yogurt greco
sale
mezzo cucchiaino di zucchero
due cucchiaini di aceto bianco
un cucchiaino di senape

Iniziare tagliando il salmone a cubetti piccolissimo con il coltello e molta pazienza. Non frullatelo, per carità!
Metterlo in una ciotola con il pangrattato, l'erba aromatica scelta, l'albume, il sale, il pezzo di cipollotto tritato fine, il Philadelphia e la senape.
Lavorare prima con un cucchiaio e poi con le mani, stringendo bene il composto tra le dita come si fa con le polpette. Valutare se il pangrattato è sufficiente, ed in caso aggiungerne un poco.
Il composto dovrà comunque non risultare troppo duro.



Formare quindi i burgers della forma e dimensione desiderata: qui ho usato uno stampo da 10 cm di diametro.
Ungerli con un pennello con poco olio e passarli nel pangrattato da tutti i lati.



Cuocere su una piastra antiaderente liscia ed appena unta per pochi minuti per parte, finchè ben dorati oppure in forno a 190 gradi per una decina di minuti, controllando che siano ben cotti anche all'interno.
Servire con la salsa, preparata semplicemente mescolando insieme tutti gli ingredienti e regolandola a proprio gusto con il sale.

NOTE:

- i burgers crudi possono essere surgelati. Lasciarli scongelare in frigo e procedere alla cottura.

- questi sono stati confezionati piuttosto grandi, con la stessa dose potete farne quattro di dimensioni più urbane :-)

lunedì 5 settembre 2011

Galette di susine e mandorle


Uno squillo improvviso quanto inopportuno, vista l'ora.
Una voce inconfondibile dall'altra parte, che mi fa rimpiangere di non aver dato ascolto a quel primo fortissimo impulso che mi diceva non rispondere.
Una conversazione, o meglio un monologo, di una noia mortale occupa i dieci minuti successivi.
Però sono in attesa.
Lo sento, non è finita qui.
D'altronde l'interlocutrice gode qui di una certa fama, e sapevo che non mi avrebbe deluso nemmeno stavolta.
Ho una cena, ma non mi sento bene.
Beh, questo mi dispiace.
Dovevo portare un dolce, ma non ho le forze per farlo.
Ma sei stai male, immagino, non hai nemmeno le forze per andare. O no?
Un attimo di silenzio, e poi diretta come un missile.
Me lo fai tu?
Tutto è un po' più chiaro, ora.
Mi assale una voglia immensa di dire di no nello stesso tempo in cui mi vengono in mente tutte le buone maniere con cui sono stata educata, e che mi farebbero sentire in colpa per il resto della vita.
Si, così io non perdo tempo e mi riposo.
Che gentilezza. Quindi chiedi a me un dolce così non perdi tempo, mentre evidentemente io ne ho in abbondanza.
Non piuttosto perchè ti sei strafogata tutti quelli che ti ho offerto con l'appetito di un gladiatore, no.
La mia mamma diceva sempre che bisogna essere superiori, ma credo che a lei venisse più facile.
Dal canto mio sento piuttosto l'hooligan nascosto in me suggerirmi idee malsane tipo farle una meringa con il sale al posto dello zucchero, o una crostata dove i fichi siano veramente sostituiti dalle melanzane.
Quella al cioccolato va bene?
Mannaggia a me e quando mi viene in mente di chiedere.
No, che se poi dopo prendo il bicarbonato mi viene su aria al cioccolato.
Frase testuale.
Santo cielo.
Sono diventata di sale, tutto quello che avrei voluto mettere nella meringa di cui sopra.
Ho solo uno scopo, ora: terminare questa conversazione il più in fretta possibile.
Ok, te ne faccio una alla frutta.
E spero non mi sia dato mai dato di sapere che effetto le abbiano fatto le prugne e le susine della torta :-)


Cos'è una galette? Un dolce basso senza copertura, che a differenza di una tart non abbia i bordi rifiniti, parola di Martha Stewart.
Parola mia invece che è un sogno! Il leggero acidulo della frutta, un profumo di mandorla ed una pasta...che dire, friabilissima ed irresistibile. Di una semplicità estrema ma dal risultato sorprendente.
I bordi irregolari sono parte del fascino di questo dolce rustico, e se lo dice Martha Stewart chi sono io per contraddirla? ;-)

Nota personale: la mia amica Cinzia ha aperto un sito tutto suo, pieno di ricette, curiosità, eventi, consigli utili... Andate a farci un giro, e ci troverete di tutto. Tanto piu' che lei, per alcuni di voi, e' una vecchia conoscenza ;-)



GALETTE DI SUSINE E MANDORLE
da Pies and Tarts di Martha Stewart
( per un dolce di circa 30 cm di diametro)


per la pasta brisèe

250g di farina
un cucchiaino di sale
un cucchiaino di zucchero
226g di burro molto freddo
da 60 a 110 ml di acqua ghiacciata circa, dovrete regolarvi

per il ripieno

5 o 6 susine ( o prugne) ben mature
30 g di mandorle pelate
30 g di farina
40 g di zucchero semolato
poca panna liquida, per spennellare ed un cucchiaio di zucchero per la finitura


Preparare la pasta: mescolare la farina, il sale e lo zucchero. Aggiungervi quindi il burro molto freddo a pezzetti e cominciare ad intridere con le dita il burro con la farina, velocemente, fino a che il composto risulterà come tante briciole.
Se si possiede un'impastatrice, si può fare il tutto utilizzando la frusta a K.
Ora lavorando velocemente aggiungere i primi 60 ml di acqua ghiacciata, dopodichè continuare con un cucchiaio d'acqua alla volta fino a che il composto sta insieme, senza andare oltre.
Non impastare, non deve essere totalmente omogeneo!
Avvolgere quindi in pellicola trasparente e far riposare in frigo almeno un'ora.
Per il ripieno: mettere nel mixer con le lame le mandorle, la farina e lo zucchero. Frullare fino a che il tutto sarà una polvere grossolana. Affettare le susine,dopo averle snocciolate, per il lungo, mantenendo le fette una a fianco all'altra.
Stendere la pasta su carta forno, aiutandosi con poca farina, in un cerchio irregolare di circa 35 cm.
Spolverizzarlo uniformemente con il composto di mandorle e poi trasferire, aiutandosi con la lama di un coltello o una spatola, le mezze susine affettate in modo da creare un motivo irregolare. Premere leggermente sulle fette con le dita in modo da allargarle.



Ripiegare il bordo sulla frutta e mettere il dolce in frigo 30 minuti, quindi spennellare il bordo con la panna liquida e spolverizzare le susine con un po' di zucchero semolato a piacere, circa un cucchiaio colmo.




Trasferire su una placca e cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa un'ora, 70 minuti ( nel mio forno ce ne sono voluti 65, la pasta non ' sottilissima e necessita di un po' di tempo per cuocere) finchè la frutta sarà lucida, la crosta ben colorita e lo sciroppo creatosi in cottura farà le bolle.
Far raffreddare completamente prima di servire.


NOTE:

- come tutte le crostate è più buona il giorno stesso, ma quello dopo non ci siamo lamentati...;-)

- la brisèe, come la maggior parte di questo genere di impasto, può essere preparata in anticipo e conservata un paio di giorni in frigo o addirittura surgelata.

- la pasta ha un gusto neutro, che la rende adatta anche a preparazioni salate senza cambiarla di una virgola.

sabato 3 settembre 2011

Anteprima classifica Wikio Settembre 2011, sezione Gastronomia

giovedì 1 settembre 2011

Vellutata di peperoni arrostiti e un dolce ( da qualche altra parte )


Bagagli, tutti dietro la porta pronti ad essere caricati in macchina.
Frigo, pulito e sistemato, che le operazioni di riciclo pre-vacanza sono finite da tempo.
Dispensa semivuota, come si conviene ad una casa che rimarrà vuota diverse settimane.
Lavastoviglie socchiusa, lavandino luccicante.
Passaporti e biglietti, in borsa.
Tutto pronto.
Se non fosse per il computer.
E' che qui siamo un po' fissati, e la connessione internet viene spenta praticamente solo a porta già aperta e macchina in moto, per una sorta di ansia da lontananza e di attaccamento al mondo ed alle persone che mi sembra di vedere, ogni giorno, dietro il monitor del mio Macbook.
E succede.
Una e-mail, che leggo due volte perchè probabilmente è uno scherzo, e mentre leggo guardo l'orologio pensando che no, non ce la potrò mai fare.
Una redattrice di Cosmopolitan vuole nel giro di un paio di giorni una mia ricetta arabeggiante, con tanto di foto artistica e descrizione di rito per il numero di Settembre, da me che sto partendo?
Non può essere vero. E invece lo è.
Si sommano i pensieri mentre le rispondo incautamente di si. Ci aspetta un aereo, mica un cammello che al limite potrei pure fare aspettare.
Da lì a mezz'ora, una furia.
E la furia sono io, mentre mio marito attonito guarda la mia disperazione davanti al frigo, che farina di riso ne ho pochissima e sarà bene che la ricetta mi venga subito, e bene, o non ci sarà appello.
Quella cucina sonnecchiante torna in vita, con lo zucchero che cade per terra perchè dotato di vita propria e non perchè sono sbadata, di latte ce n'è proprio per miracolo una piccola confezione a lunga conservazione, l'acqua di rose, per fortuna almeno lei,  non manca mai, la bilancia dal canto suo si sta scaricando e mi manda sinistri segnali che sembrano un elettrocardiogramma sempre più debole.
Mescola, assaggia, ma vacci piano, o non ne rimarrà per una foto...già è talmente poco.
E tira di nuovo fuori tutto l'armamentario di cavalletto e reflex, tanto si sa che quando una foto deve essere bella per forza è la volta che non lo sarà nemmeno a scattare cento volte.
Pazienza, trentacinque scatti vengono caricati nella chiavetta usb e un po' mi sento meglio, domani ormai da Roma potrò inviarli con tranquillità.
Pulisco a razzo, che Mary Poppins non avrebbe saputo fare di meglio, chiavetta usb in borsa vicino alle chiavi della valigia, e salto in macchina che mio marito praticamente è già partito, con un balzo che voleva essere tanto Wonder Woman ma forse fa più Fantozzi alla riscossa.
Siamo in ritardo mostruoso, e la colpa è di quel dolce.
Forse sarebbe più esatto dire che la colpa è mia.
Urlo. NOOOOO!
Mio marito inchioda con gli occhi sbarrati: mi sono dimenticata il beauty case in bagno: se mi conosceste, capireste che è segno grave di degenerazione cerebrale.
E mentre battendo tutti i record rientriamo a prenderlo con mio marito che ancora non si capacita e continua a chiedere se mi sento bene, a me viene improvvisamente da ridere: avere scritto per una rivista mi fa piacere.
Ma per una che in Arabia sarebbe considerata fuorilegge, ancora di più
;-)

L'avete capito, allora: se vi interessa la ricetta di questo benedetto dolce leggero, delicato, profumato, velocissimo da fare e pure gluten free  dovrete cercarla su Cosmopolitan di Settembre ( e dato che settembre è passato da un pezzo, pure qui  :-)


Mentre qui vi lascio una vellutata deliziosa, con un sapore tutto particolare dovuto ai peperoni arrostiti e da personalizzare secondo i gusti ed il momento, aggiungendo o togliendo le spezie e cambiando il formaggio. Si mangia pure fredda, che volere di più?
Ah, e non sto partendo di nuovo!!! Cio' che avete letto risale a piu' o meno un paio di mesi fa ;-)





VELLUTATA DI PEPERONI ARROSTITI
( per  4 porzioni abbondanti )

6-8 peperoni rossi belli grossi
una grossa cipolla bianca
una grossa patata
brodo vegetale, oppure acqua
olio extravergine d'oliva
paprika dolce
formaggio cremoso tipo Philadelphia
erba cipollina, per decorare

Per prima cosa arrostire i peperoni, cosa che io faccio nel forno: in una teglia coperta con alluminio o carta forno mettere i peperoni interi dopo averli lavati. Ungerli con pochissimo olio e cuocerli a 190 gradi finche' saranno scuri sui lati, girandoli di tanto in tanto. Puo' volerci una quarantina di minuti, ma dipende dalla dimensione dei peperoni.
Tirarli fuori dal forno e metterli una ciotola, coprendola con pellicola trasparente. Far riposare finche' saranno tiepidi, e quindi spellarli eliminando anche i semi.
In una pentola capiente stufare leggermente la cipolla affettata sottile con poco olio e un paio di cucchiai d'acqua. Aggiungere la patata a cubetti e cuocere mescolando qualche altro minuto.
Aggiungere quindi i peperoni spellati e il brodo o l'acqua con un po' di sale, portandolo a filo sulle verdure.
Portare a bollore e calcolare un quarto d'ora.
Far intiepidire e passare le verdure , dopo averle scolate dal liquido che va conservato,  al frullatore, aggiustando di sale e pepe e versando il liquido messo da parte fino ad ottenere la consistenza preferita, più o meno cremosa.
Servire tiepida o fredda, con una cucchiaiata di Philadelphia, un pizzico di paprika dolce ed un filo di erba cipollina per decorare.

NOTE:

- servita in bicchierini fa la sua figura tra gli antipasti e su un buffet, altrimenti diventa una buonissima vellutata estiva da servire ben fredda e con magari una bella scelta di formaggi da abbinare.
Arabafelice in cucina! © . Template by Berenica.