lunedì 28 giugno 2010

Gelatina di vino con fragoline


Il rosso è stato per tanti anni un colore che ho cordialmente detestato. Troppo acceso, troppo squillante, troppo chiassoso. Ogni volta che mi provavo un vestito rosso, per quanto bello, mi sentivo immediatamente un semaforo, e desistevo dall'acquisto. Qualunque oggetto, propostomi in questo colore, era immediatamente scartato senza appello.
Fino a quel giorno.
Giravo tra le vie del centro di Roma, alla ricerca di un portafogli che degnamente sostituisse quello che mi era stato compagno fedele per qualche anno, e che era ora di mandare in pensione. Ma soprattutto, il nuovo avrebbe avuto l'onore ed onere di contenere del denaro guadagnato finalmente da me, e si che avevo fatto anche una foto a quel primo assegno, tanto ne ero orgogliosa...
Tra una vetrina e l'altra, qualcosa mi colpì all'istante, tanto che non riuscivo a staccare gli occhi : era bellissimo, esattamente della misura che cercavo, aggraziato, elegante ma pratico e...rosso.
Rosso che più rosso non si può, sfacciato. E subito mi conquistò.
Lo comprai a tempo di record, guadagnandomi, credo, la riconoscenza eterna del commesso che avevo pazientemente aspettato mentre smontava letteralmente il negozio per due giapponesi con molto tempo da perdere, un inglese approssimativo e  gusti discutibili.
Da quel preciso istante, ho fatto pace con il rosso in tutte le sue sfumature, vesto di rosso a costo di sembrare un semaforo, ed ogni volta che guardo il mio portafogli mi viene voglia di fargli un sorriso.
Ah, correggo anche i compiti con severi tratti di penna rossa, ma quella è un'altra storia...

Con questa foto rosso cupo partecipo al giveaway di DEleciouSly, Something rEd!, mentre la ricetta va a Morena per la sua fresca raccolta di dolci senza forno.


GELATINA DI VINO CON FRAGOLINE (per 4 porzioni)

mezzo litro di ottimo vino rosso
250g di fragoline, o fragole
55 gi di zucchero semolato
10 g di gelatina in fogli
alloro
pepe in grani
un chiodo di garofano
menta, per decorare

Ammorbidire la gelatina in acqua fredda. Intanto versare il vino in un pentolino insieme allo zucchero, la foglia di alloro, il pepe ed il chiodo di garofano e mettere sul fornello.
Appena bolle spegnere il fuoco e far riposare il tutto 5 minuti.
Filtrare quindi il vino ed incorporarvi immediatamente la gelatina, girando perche' si sciolga perfettamente.
Versare in coppette individuali le fragoline intere o le fragole a pezzetti. Versarvi sopra il composto intiepidito e mettere in frigo per almeno 3 ore.
Servire ben fredde, decorate con altre fragoline, o fragole, ed una foglia di menta.

giovedì 24 giugno 2010

Gelato al basilico


Mio marito e' probabilmente l'uomo piu' paziente del mondo. E non perche' sia sposato con me, come qualcuno stara' malignamente pensando :-) ma per la sua encomiabile attitudine a non farsi mai scoraggiare dagli insuccessi.
 Dotato anche di un umorismo serafico ed un ottimismo incrollabile, cio'gli permise di scherzare con la terrorizzata sottoscritta anche la famosa mattina in cui alcuni terroristi decisero di accerchiare il centro residenziale riservato agli occidentali in cui a tutt'oggi abitiamo.
Durante l'interminabile battaglia ingaggiata con gli agenti della sicurezza, con il sottofondo delle mitragliatrici, e la sottoscritta in lacrime raggomitolata sotto una finestra, lui se ne uscì con un amore, è incredibile: ti sono impalliditi anche i piedi! che è passato agli annali dei nostri ricordi.
Poteva quindi un uomo così scoraggiarsi davanti a tutti gli infruttuosi tentativi di far crescere il basilico nel bel mezzo del deserto?
Evidentemente no, e quando recentemente ci siamo trasferiti nella casa con il giardino non gli è parso vero, dopo aver valutato esposizione solare, al vento ed alle tempeste di sabbia, di destinare a mini orto per erbe aromatiche un angolo adatto.
Come per magia, non solo il basilico è cresciuto, bellissimo e copioso, ma hanno preso anche il rosmarino e l'erba cipollina. 
Troppo bello per essere vero? 
Si, ed infatti ci si è messo prima il gatto, che ha ritenuto l'orto una lettiera molto chic e profumata, e poi gli uccelli che sono venuti a mangiarsi i semi.
Ed allora? Nulla, ve l'ho detto che nulla può fermare mio marito ed il suo spirito da toscano gentiluomo di campagna: ha creato intorno all'orto un reticolo di funi degno di Mission : Impossible, e sfido anche Tom Cruise a riuscire a violarlo...e prima che lui provi, vi assicuro che gatto ed uccelli hanno già lasciato perdere.
Ora e' alle prese con i 50 gradi del periodo, e qui la battaglia sara' piu' ardua.
Chi vincera', secondo voi?

Questo gelato nasce dall'esigenza di utilizzare una quantità esorbitante di basilico,  è davvero buono ed è stato preso da un vecchissimo numero della Cucina Italiana...rimaneggiato da me, of course.
Ha reso una normalissima caprese un piatto diverso, provate perchè ne vale davvero la pena.
E la ricetta va al mio appuntamento mensile con il calendario di Ammodomio :-)

GELATO AL BASILICO ( per 4/6 porzioni)

300 ml di latte intero
200 ml di panna fresca
45 g di pinoli
80 g di parmigiano grattugiato
8 g di sale, circa
45 g di foglie di basilico
30 g di olio d'oliva

Mettere il latte sul fuoco, e spegnere non appena raggiunge il bollore. Versarvi immediatamente il sale, il parmigiano e 15 g di basilico spezzettato grossolanamente.
Lasciar raffreddare, dopodichè filtrare il latte dalle foglie ed eliminarle. 
Unite al latte freddo i restanti 30g di basilico, la panna liquida e l'olio. Frullare il tutto con un minipimer, finchè sarà omogeneo.
Solo dopo aver frullato, unire i pinoli interi. Assaggiare di sale ed eventualmente regolarlo a proprio gusto.
Per chi ha la gelatiera: versarvi il composto, ed azionare la macchina per circa 45 minuti, o secondo le istruzioni.
Per chi non ha la gelatiera: versare il composto in una ciotola bassa e larga, e mettere in freezer. Far ghiacciare qualche ora, dopodichè spezzare il blocco ghiacciato con un coltello in tanti pezzi di dimensione media. Metterli subito nel robot con le lame, ed azionarlo alla massima potenza.
Et voilà, un gelato cremosissimo sarà subito pronto!
Servire il gelato da solo, o come accompagnamento ad una caprese.

NOTE:

- il gelato della foto è fatto senza gelatiera, assicuro che il metodo funziona!

- il sale e' molto soggettivo, qualcuno ha trovato che gia' 6 g fossero troppi! Quindi consiglio il solito, caro, vecchio metodo dell'assaggio ;-)



lunedì 21 giugno 2010

Tarte di ciliegie e mandorle


Incredibile ma vero, ho cominciato tardi ad apprezzare le ciliegie. Da piccola non mi facevano simpatia, dopo la ripugnante esperienza del vedere un verme che faceva capolino da quella che stavo per mettere in bocca.
Per fortuna, ogni lustro si cambia gusto, come dicono, ed ancora ricordo la scorpacciata vergognosa fatta un paio di anni fa ad un rientro estivo in Italia, per la quale mi sentii addirittura male.
Ma erano ciliegie favolose, provenienti dall'albero di mio cognato, e ne valse assolutamente la pena.
Il primo dolce fatto con questo frutto risale a parecchi anni, quando regalarono ad i miei genitori due cassette di ciliegie di Vignola.
Erano bellissime, ma talmente tante che non faticai molto ad ottenere il permesso per il primo sorbetto della mia vita, con la gelatiera nuova di zecca che avevamo in casa.
Venne una meraviglia, ne ricordo ancora il colore . Peccato che la nostra vicina di casa dell'epoca, capitata per caso, lo apprezzo' talmente tanto da chiederne a mamma un po' per degli ospiti che avrebbe avuto da li' a poche ore, ed il sorbetto spari' tutto...
Qui in Arabia  le ciliegie non si trovano sempre, ma giovedi' scorso il verduraio/spacciatore-di-frutta-altrimenti-introvabile, che ormai ben conosce i miei gusti, ha tirato fuori due cassettine che mi aveva messo da parte...come resistere? E come resistere al non sorridere mentre lui, nel suo arabo misto a due parole in inglese, mi apostrofa con " Thanks, Sir"....e si che scambiarmi per un uomo e' dura :-)
La ricetta di oggi e' sorprendentemente buona, nel senso al di la' delle aspettative. L'ho preparata per una cena con amici, e non c'e' stato nessuno che non abbia fatto almeno il bis.
E' ottima a temperatura ambiente ma anche fredda di frigo, vedete voi cosa vi stuzzica di piu'.

TARTE DI CILIEGIE E MANDORLE (per una teglia da 24 cm)

per la frolla alle mandorle:

4 cucchiai di mandorle grattugiate finemente
150 g di burro
50 g di zucchero semolato
la punta di un cucchiaino di sale
250 g di farina, piu' o meno

per il ripieno:

450 g di ciliegie, peso con il nocciolo
2 uova
10 cucchiai di panna liquida fresca
50 g di zucchero semolato
5 cucchiai di mandorle grattugiate finemente
un cucchiaio raso di farina

poco zucchero a velo, per servire

Preparare la frolla: fondere il burro e farlo tornare a temperatura ambiente. Unirvi quindi il sale, lo zucchero, le mandorle e girare bene. Unirvi ora a poco a poco tanta farina quanta ne servira' ad avere un composto abbastanza morbido, ma lavorabile. Dovrete quindi regolarvi in base al vostro impasto, potra' servirvi piu' o meno della dose data da me.
Appena il tutto sta insieme, pressare l'impasto sulla base e sulle pareti di uno stampo da crostata da 22/24 cm. Mettere lo stampo in frigo per mezz'ora.
Preriscaldare il forno a 175 gradi, e cuocere il guscio freddo e coperto con carta forno e fagioli secchi per 7/8 minuti.
Tirare fuori dal forno e far riposare 10 minuti, eliminare la carta ed i fagioli e versarvi le ciliegie, denocciolate, in un solo strato.
In una terrina mescolare le uova, la panna, lo zucchero, le mandorle ed il cucchiaio di farina. Versare il tutto sulle ciliegie e rimettere in forno per circa 40 minuti.
Servire a temperatura ambiente, o fredda di frigo, dopo averla spolverata con poco zucchero a velo.

NOTE:

- la frolla alle mandorle e' fragile appena tirata fuori dal forno. Per maneggiare la torta, aspettate che si sia raffreddata.


giovedì 17 giugno 2010

Fuoco alla...kofta?


Sto per darvi un ottimo consiglio: mai e poi mai accettare un invito per un barbecue a casa di persone con cui non siate nella massima confidenza.
Eh si, perche' potreste ritrovarvi in una inusualmente fredda sera nel bel mezzo del deserto libico, proprio nel momento in cui i vostri vicini locali decidono che e' ora di ammazzare la capra che da giorni viene pasciuta a piu' non posso, come si conviene dato che deve poi sfamare una miriade di persone, invitandovi al grande evento.
A questo punto forse qualcuno sta pensando alla bella occasione che mio marito ed io abbiamo avuto quella famosa volta. Verissimo, in un certo senso.
D'altronde, come ho spiegato in precedenza, eravamo l'attrazione turistica del minuscolo villaggio, nonche' gli ospiti d'onore alla suddetta serata. 
Beh, forse e' meglio dire che mio marito era l'ospite d'onore, ed io solo contorno. Per carita', sempre d'onore, ma diciamo che in certi Paesi essere donna ti fa classificare automaticamente come di serie B...
Ci troviamo quindi tutti seduti in terra sui tappeti, mio marito ed io, la colorita e numerosissima famiglia dei vicini libici e la povera capra, mezza gia' arrostita su di un vassoio, mezza ancora sul barbecue.
Improvvisamente, uno strano odore. Non ci facciamo caso piu' di tanto, ma e' indubbiamente di capelli, o peli, strinati. Un attimo dopo, l'orrore: la coda del caprone, con tanto di ciuffo peloso, e' stata arrostita e viene presentata come il boccone piu' prelibato. Come tale, e' offerto a mio marito, e avreste dovuto vedere il suo sguardo orripilato, nel vero senso della parola mentre si gira verso di me e sussura credi che debba proprio mangiarla?
Per carita', immagino non fosse proprio obbligatorio, ma voi osereste mai contraddire il vostro gentilissimo vicino di casa libico,  se vivesse perennemente con un fucile a canne mozze a tracolla?
Per cui mio marito la coda pelosa l'ha assaggiata, e guadagnato molto rispetto per aver insistito, dopo il primo, minuscolo boccone, perche' tutti gli altri uomini presenti ne godessero quanto lui...
Morale della favola: essere considerati di serie B non sempre porta solo svantaggi.

Niente paura, non vi propongo code pelose al barbecue, bensì un piatto tipico della cucina araba, la kofta. Trattasi di un semplice spiedino di carne di agnello, con la particolarità di essere preparato con il macinato. E' un piatto semplice, ma molto gustoso.
Se non avete il barbecue, potete grigliarlo sulla piastra calda o cuocerlo in forno.
Con questa ricetta partecipo al contest di Al cibo commestibileFuoco alle griglie!

KOFTA (per 4 spiedini grandi)

750 g di carne di agnello macinata 
quattro cucchiai di pinoli, o pistacchi se preferite
un cucchiaino di sumak, se non lo avete omettetelo
un po' di buccia di limone grattugiata, a piacere
sale e pepe, a vostro gusto
un pizzico di peperoncino
mezzo cucchiaino di zatar, se non lo avete sostituitelo con un mix di timo e menta
olio extravergine d'oliva

per la salsa:

uno yogurt greco da 170 g
succo di mezzo limone
sale a piacere
foglioline di menta

pane arabo, per servire

Mettere la carne in una ciotola, e condirla con le spezie, il sale e pepe, i pinoli interi oppure i pistacchi tritati grossolanamente.
Appena il tutto è ben amalgamato, dividere la carne in quattro parti uguali e modellarla sugli spiedini in forma allungata, come nella foto.
Ungere leggermente da tutti i lati e grigliare fino a cottura, pochi minuti per parte.
Se usate il forno, cuocere a 200 gradi.
Intanto preparare la salsa di accompagnamento, mescolando lo yogurt con sale, succo di limone e foglie di menta tritate. Mettere in frigo.
Servire la kofta ben calda accompagnata dalla salsa alla menta, su del pane arabo se possibile, altrimenti usate una nostrana piadina.

NOTE:
- non fate come me, e ricordate di immergere per un'oretta gli spiedini di legno in acqua fredda prima dell'uso: in questo modo eviterete che brucino.







lunedì 14 giugno 2010

Il fudge della felicita'


Felicita' e' salire sullo scuolabus che mi riporta a casa alle quattro di un assolato e caldissimo pomeriggio arabo. C'e' l'aria condizionata, ma il fatto di essere stato parcheggiato al sole rende l'aria all'interno piu' che tiepida. Tutti si lamentano, tranne me.

Felicita' e' ripensare allo strenuo tentativo di far comprendere ai miei alunni l'evidenza della radice latina nella lingua inglese: almeno un paio di loro non hanno sbadigliato, ed e' gia' parecchio.

Felicita' e' pensare, per un attimo, di saltare gli 8 km di corsa previsti per il pomeriggio stesso. No vabbe', meglio non spezzare il ritmo degli allenamenti...

Felicita' e' utilizzare il tempo del tragitto sul bus a pensare che si, dopotutto, un dolcino solo per me e mio marito non inficera' linea e trigliceridi piu' di tanto.

Felcita' e' sapere che lo posso preparare in un attimo prima di andare a correre, e trovarlo pronto dopo i previsti 40 minuti. Piu' o meno.

Felicita' e' sciogliere il cioccolato, e leccare il cucchiaio con cui lo si gira.

Felicita' e' buttare tutti gli ingredienti in una ciotola, e leccare anche quella.

Felicita' e' pensare a quanto sara' contento mio marito al rientro dal lavoro, calcolando che ogni giorno torna con la stessa fame che avrebbe dopo mesi di permanenza all'Isola dei Famosi, o rinchiuso in un monastero Shaolin. Mi fara' uno di quei sorrisi solo lui fa, che partono dagli occhi...

Felicita' e' tornare dagli 8 km di corsa e tuffarsi nel freezer a prendere un fudge. E' troppo presto, ma non importa: mi piace anche mezzo sciolto.

E per essere completamente felice, dovrei anche poter non soffrire per una brutta foto dei suddetti fudges. Non mi riesce, ma pazienza.

Con questa ricetta partecipo al contest Ricette per la felicita' organizzato da Jul's Kitchen., e dato che non si usa il forno la propongo anche a Morena per la sua freschissima raccolta.

CHOCOLATE PHILADELPHIA FUDGE

200g di philadelphia
100g di zucchero a velo
150g di cioccolato fondente
80g di noci spezzettate

Sciogliere il cioccolato e lasciarlo da parte ad intiepidire.
Battere il philadelphia con le fruste elettriche, aggiungendo a poco a poco lo zucchero a velo.
Unire infine il cioccolato fuso ma freddo, girare bene, e unire le noci spezzettate in maniera grossolana..Versare il tutto in stampini (ho usato quelli dei cubetti di ghiaccio, in silicone).
Mettere in freezer per un'ora e passare poi in frigo. Servire ben freddi.





giovedì 10 giugno 2010

TOPatate ripiene al forno


Come ho detto in altri post, la mia mamma non era una grande cuoca. O meglio, lo era quando ci si metteva, cosa che succedeva raramente dato che proprio non le piaceva.

Eppure tra i ricordi piu' belli, pur se molto sbiadito, che ho di piccolissima, c'e' un pomeriggio in cui mamma decise di fare la pizza da se', e di farsi aiutare dalla sottoscritta.
Non so con certezza quanti anni avessi, ma piu' o meno quattro.
Il ricordo piu' vivo e' del momento in cui mi diede un pezzetto di impasto per giocare: non mi sembro' vero, e dissi che volevo fare una pizza per papa'.
Per cui mamma inforno' la sua teglia insieme ad un mini stampino con la mia versione, che sara' stata certamente "aiutata" da lei.
Ebbene, avevo si quattro anni ma mi resi conto subito che il mio pezzetto di pasta non aveva dato vita ad una pizzetta commestibile! Era durissimo, per essere stato in forno quanto quella grande.
Ma papa' seduto a capotavola, la addento' con gusto, davanti a me che stavo in piedi a fianco a lui, ed al bordo del tavolo a malapena arrivavo. Disse che era buonissima, e mi sentii cosi' contenta!
Ora che ci penso, non ho mai chiesto a papa' se se lo ricorda.

Mentre preparavo queste patate ripiene pensavo a quel pomeriggio,e pensavo a che gioco meraviglioso sia cucinare con la propria mamma. Io non l'ho fatto molto, ed oggi mi dispiace.
Se voi invece avete tempo, soprattutto voglia, e non avete paura degli schizzi in cucina, fatelo.
Anche perche' l'educazione sul mangiar bene comincia da piccoli!
La ricetta in questione non e' mia ma di una chef inglese molto brava di cui purtroppo non ricordo il nome e che lavora alla BBC, e va dritta al contest di Pan di panna, con cui possiamo aiutare l'associazione Cometa ASSME che studia gravi malattie metaboliche dei bambini.
Divertirsi a fin di bene non e' ancora meglio? ;-)


TOP-ATATE AL FORNO

delle patate intere
qualche cucchiaio di latte
del parmigiano grattugiato
sale
pomodorini, capperi, ravanelli ed erba cipollina per decorare


Lessare le patate con la buccia, oppure cuocerle in forno avvolte nell'alluminio.
Quando saranno pronte scolarle, o privarle della carta, e farle intipiedire. Quindi tagliare una calottina dalla parte superiore, e scavare con un cucchiaino un po' l'interno in modo da formare delle barchette.
La polpa invece va raccolta in uan terrina e condita con sale, qualche cucchiaio di latte e del formaggio grattugiato a piacere, come in una specie di pure'.
Riempire le barchette di patate con questo composto, cospargere la superficie del composto stesso con altro formaggio e passare sotto il grill per far gratinare.
Togliere dal forno, e procedere alla decorazione quando saranno tiepide: infilzare uno stecchino nel pomodorino, in modo da fare il naso, e sullo stesso appoggiare i capperi che faranno da occhi.
Le orecchie sono due fette di ravanello, che entreranno facilmente nella patata e si sosterranno senza problemi.
Dietro il pomodorino infilare dell'erba cipollina a fare i baffi, e con un filo extra fare la coda.



NOTE:

- la ricetta e' molto semplice, niente va pesato o misurato, per cui e' facilmente realizzabile anche da un bambino, purche' assistito da un adulto per la cottura e la fase del taglio.
- i topini sono piu' felici se possono riposare su un letto di insalata verde, di cui non avevo nemmeno una foglia avanzata.
-e' gluten free!

lunedì 7 giugno 2010

Super coppa allo yogurt greco, noci e latte condensato


Ho un problema: vivo in un Paese a clima desertico eppure muoio di freddo.
No, non ho problemi circolatori e nemmeno mi ha dato di volta il cervello.
E' che ultimamente, piu' i Paesi sono caldi, piu' diventa criminale l'uso dell'aria condizionata.
Ci avete fatto caso?
Che senso ha, mi dico, dover portare un maglione sul mio luogo di lavoro, manco vivessi in Canada! D'altronde, se nella vostra classe ci fossero 18 gradi e fuori 46, fareste lo stesso...
Nei miei sempre speranzosi, e sempre vani, tentativi di convincere il preside ad alzare leggermente la temperatura generale, mi sono sentita rispondere che il freddo tiene svegli i ragazzi.
Ma congela il cervello degli insegnanti! ho replicato.
Mi ha guardato bonario, e si e' fatto una risata.
Probabilmente, essendo lui patologicamente obeso, sente ben poco qualunque tipo di sollecitazione esterna...
E per quale motivo allora, devo entrare in un taxi e rischiare una paresi? L'autista potrebbe addormentarsi di colpo se chiedessi gentilmente di uscire dall'Era Glaciale?
Stesso discorso per i grandissimi, immensi centri commerciali, i ristoranti, o qualunque ufficio pubblico o casa privata. Immagino che per un popolo passato in pochissimo tempo dal cammello alla Ferrari in tema di mezzi di trasporto, sia a pari un motivo di grande orgoglio mostrare di aver potuto domare con la tecnologia, e soprattutto con  il molto denaro, il clima impietoso del luogo.
Quindi la coppa di oggi , presa al volo da una puntata iniziata de Il club delle cuoche, su Alice Tv, e' per rinfrescare voi ai primi tepori estivi italiani.
Io vado a farmi un te caldo, piuttosto.
E me lo bevo in giardino, che il caldo secco del tramonto non da' fastidio, credetemi...


SUPER COPPA ALLO YOGURT GRECO, NOCI E LATTE CONDENSATO (per 4 coppe)

2 vasetti di yogurt greco (da 170g ciascuno)
un tubetto di latte condensato da 170g
il succo di un grosso limone
la buccia grattugiata di un limone bio
4 biscotti tipo Marie o Petit Beurre o Oro Saiwa oppure un biscotto gluten free
qualche gheriglio di noce
un filo di miele, per decorare

Versare in una terrina il latte condensato, il succo di limone e la buccia di limone grattugiata.
Battere il tutto con le fruste elettriche per due minuti (ma va bene anche una frusta a mano) dopodiche' aggiungere lo yogurt greco ben freddo di frigo e mescolare con un cucchiaio. Unire da ultimo i biscotti spezzettati, ma non ridotti in polvere.
Versare la crema ottenuta in quattro coppe e decorare la superficie con qualche gheriglio di noce in pezzi grossolani.
Solo un attimo prima di servire, colare su ogni coppa un filo del miele preferito.


                                          

giovedì 3 giugno 2010

Pokora...mondiale!






Dura la vita del tifoso italiano all'estero.
Non basta essere circondati da connazionali con i quali discutere ad ogni benedetta cena sugli ultimi accadimenti calcistici, e per quanto ci riguarda e' gia' abbastanza uno strazio essere romanisti, se circondati da interisti, come capita a noi...c'e' poi da litigare con ogni straniero che si incontra!
Eppure, incredibilmente il tifo contro appunto ogni essere umano di nazionalita' diversa finisce per accomunare laziali e romanisti, interisti e milanisti e cosi' via....
Vi immaginate la mia goduria, quattro anni fa, nel guardare la finale Italia-Francia ospite in casa di un parigino? Impareggiabile la soddisfazione, che si reitera ogni volta al ricordo di quando, al momento di cominciare i rigori, lui si giro' verso noi italiani atterriti ( e mio marito gia' in ginocchio, ndr) e disse rigori? avete gia' perso...
Peccato che alla fine perse lui gran parte della sua boria, dimenticando persino di aprire la bottiglia di champagne che aveva messo in fresco.
Questa ricetta e' proprio di quelle che si mangiano comodamente davanti alla tv in occasioni simili, ed e' sempre un successo.
Mi e' stata insegnata da un'amica indiana di nome Rowena, e devo dire che oltre ad essere buonissima ha il pregio di essere gluten free, data la presenza della sola farina di ceci nella panatura.
Provatela, e per carita' , siate buoni con i vostri ospiti, anche se vi hanno appena assegnato un rigore contro: avvisate che fuori sono tiepide, e dentro laviche...

Questo piatto partecipa al concorso Il panino con la coppa, indetto da La cucina di qb.

POKORA

una tazza da te di farina di ceci
mezza tazza da te di acqua
la punta di un cucchiaino di peperoncino
una grattatina di zenzero
una grattatina di aglio
mezzo cucchiaino di sale fino
mezzo cucchiaino di lievito per torte salate
verdure assortite (zucchine crude, cavolfiore bollito, melanzane crude, carote crude...)
olio per friggere

Mescolare in una ciotola la farina di ceci, l'acqua, le spezie ed il sale. Da ultimo aggiungere il lievito, girare con un cucchiaio e far riposare il composto per dieci minuti.
Preparare le verdure che si vogliono friggere, tagliando a listarelle la melanzana, a fettine la zucchina ed in cimette il cavolfiore bollito.
Scaldare l'olio in una pentola capiente.
Preparare per prima cosa le pokora semplici, friggendo piccole cucchiaiate di impasto senza nulla. Appena tuffate in olio caldo gonfieranno e verranno a galla, farle colorire e scolare.
Passare infine alle verdure, ed usare il mix preparato come una normale pastella: intingere ogni fettina e friggere fino a doratura.
Servire il tutto con una spolverata di sale, se piace.


                                 

NOTE:

- le spezie usate possono essere diminuite od aumentate a piacere.
- fatene tante...fidatevi ;-)

Arabafelice in cucina! © . Template by Berenica.