mercoledì 26 settembre 2012

Starbooks di Settembre 2012: Creme brulèe





A tutti si dà una seconda chance.
A qualcuno anche una terza.
Tre d'altronde non è il numero perfetto?
Terza ricetta da "The Little Paris Kitchen" di Rachel Khoo per lo Starbooks di questo mese.
La prima aveva avuto bisogno di un'aggiustatina sui liquidi.
La seconda poco ci è mancato che si mettesse a chiedere le chiavi di casa.
Questa non poteva fallire.
Eppure leggo, ed il tarlo del sospetto si insinua nel mio cervello senza che possa farci nulla.
Faccio bollire latte e panna, batto le uova.
E' di una semplicità quasi irritante.
Ho pure preso gli stampini quest'estate a Roma, in un momento di evidente e manifesta preveggenza.
D'altronde è o non è uno dei miei dolci preferiti?
Tutto perfetto.
Sino alla cottura.
Minuti, massimo trenta o quaranta.
Temperatura centodieci gradi.
Sarà il mio forno, che comunque finora non ha mai fallito e cuoce a puntino dal filetto ai macarons.
Sarà l'aria di qui, che si sa che il vento tra le dune, insistente e petulante, ha il potere di irritare gli essere umani che ne sono avvolti.
Figuriamoci le creme brulèe...
Sarà la negatività che emano, scettica come sono visti i precedenti.
E' che le ricette le seguo a puntino, per vizio.
E come sono scritte, così devono venire.
Non deve servire l'interpretazione, il tocco, e volendo nemmeno la conoscenza.
Un libro di ricette è un libro di istruzioni, a farla semplice.
E se funzionano rendendo abile persino me a costruire un mobile Ikea a cinque ante dotato pure di luce interna a maggior ragione devono funzionare con un piatto.
Guardo sconsolata.
Trenta minuti di orologio, e la crema come se il forno non l'avesse mai visto.
Quaranta, ed il miracolo non succede.
La tiro fuori comunque, vuoi vedere che magari fa tutto il riposo?
A temperatura ambiente, poi in frigo.
Il giorno dopo è sempre uguale: latte alla vaniglia
Che mi guarda dal frigo e quasi implora.
Ho capito, cuocio a modo mio.
Ma il libro, da oggi, diventa un fermaporta :-)

Ecco le altre ricette provate oggi:

Menuturistico  Oeufs en meurette
Aleonlykitchen Millefeuille aux pommes
Le chat egoiste  Briochette au dulce de leche
La Gaia Celiaca  Tarte Flambè


 


Superato il problema della cottura la ricetta è effettivamente molto buona e tutto sommato semplice.
L'autrice suggerisce di unire, per cambiare, qualche frutto di bosco sul fondo dello stampino prima della cottura.



CREME BRULEE
 ( per 6 porzioni)

300 ml di panna fresca da montare
200 ml di latte
una bacca di vaniglia
6 tuorli
100g di zucchero

per la copertura

30 g di zucchero semolato e 30 di canna


Mettere latte e panna in un pentolino insieme alla bacca di vaniglia aperta in due.
Portare a bollore, togliere dal fuoco e rimuovere la bacca.
A parte mescolare i tuorli con lo zucchero, quindi versare lentamente il composto di latte e panna ancora caldo, sempre mescolando.
Cercare di non creare troppa schiuma durante questa fase.
Volendo, a questo punto il composto si può lasciare riposare una notte in frigo per assorbire meglio l'aroma della vaniglia, altrimenti procedere alla cottura.
Versare il composto in sei stampini bassi e larghi  che andranno adagiati in una teglia riempida d'acqua, in modo che siano immersi per metà.
Secondo ricetta andrebbero cotti a 110 gradi per 30, massimo 40 minuti ma a me così sono rimasti liquidi: meglio 160 per lo stesso tempo.
Far quindi raffreddare a temperatura ambiente e passare in frigo per minimo 4 ore, meglio una notte, coprendoli con pellicola trasparente (non a contatto).
Quando pronti per servire mescolare i due zuccheri e spolverizzarli sulle cocottine, facendo attenzione che non ci sia umidità residua.
Caramellare con l'apposito cannello e servire subito.


NOTE:

- la ricetta è molto buona ma la cottura indicata non funziona, nemmeno facendola riposare dopo: la crema rimane irrimediabilmente liquida.

- la creme brulèe può essere cotta quattro giorni in anticipo, ma va caramellata solo poco prima di essere servita.

- la dimensione e la forma degli stampini, bassi e larghi, è la chiave per la riuscita di una buona creme brulèe.

- invece della vaniglia, l'autrice suggerisce di aromatizzare la preparazione con buccia d'arancia o limone, cannella e zenzero, pepe nero e lamponi, oppure qualche filo di zafferano.



lunedì 24 settembre 2012

La PasqualARABA




Sembrava semplice, alla prima distratta occhiata.
Divertente, con tutte quelle sfoglie da tirare.
E le unghie da tenere a bada, possibilmente.
Poi leggo meglio.
Bietole obbligatorie per una Pasqualina come il cielo, ed i genovesi comandano?
Santo cielo, sono nuovamente fuori gioco.
Già i piselli in passato li avevo dovuti reperire surgelati.
Ma le bietole nemmeno a pagarle oro.
Alessandra invoca almeno una prova, vuoi vedere che l'imitazione della suddetta foglia porta un miracolo.
Quella del coniglio non fu poi tanto male.
Che faccio, mi cotono i capelli e li tingo di verde?
Niente, getto la spugna.
Stavolta non posso farcela.
Entro al supermercato con l'arma sotto braccio.
L'ho stampata, la foto della bietola.
Che ora provino a dire che chiedo roba di cui non si capisce un tubo.
A grandi passi verso il banco del verduraio, che non ho capito mai se mi guardi con gioia o con paura.
Non faccio in tempo a brandirla.
Una voce alta, quasi affannosa.
Il macellaio, due banchi indietro, si sbraccia.
Miss!
Mi volto a guardarmi dietro le spalle, mica chiamerà me.
Non c'è nessuno.
Comincio a temere.
Miss! Miss!
Abbandono la postazione dove già la foto stava provocando sudori freddi.
Non ce la fa quasi a parlare, il macellaio.
Concitato nel suo grembiule chiazzato di sangue.
Ma sorride, e arrossisce mentre cerca di spiegarmi.
Animal. You want!
Parla di un animale che voglio?
Vi giuro che ho avuto un lampo.
Tira fuori da sotto il bancone un fagotto.
Voglio morire.
Un coniglio.
Pulito, spellato.
Chissà quanto devo averli sgranati gli occhi.
Trionfante me lo porge.
Non so che dire, se non ringraziare con, ehm, malcelato calore.
Mi sarebbe servito circa un anno fa, ma i tempi arabi sono quelli che sono.
Ora ho un coniglio.
E non uno straccio di bieta.
Pietà :-)


Dunque, se non si fosse capito la ricetta va dritta all'MT Challenge di questo mese
La bietola è diventata spinacio, la Prescinseua è diventata labneh, il formaggio di yogurt tipico dei Paesi arabi.
Un tocco di cumino nero ( i miei amati semi di nigella, fosse solo per il nome!) a definirla, e devo dire che ci stanno un incanto.
Ah, confesso: le unghie hanno rotto la sfoglia qua e là.
Ma tanto ho rattoppato tutto.
Piaciuta tantissimo, compreso all'augusto consorte che ancora non si è ripreso dall'avermi visto gonfiare la pasta con la cannuccia e dall'aver scoperto che si chiama Pasqualina.
Ma come, sta arrivando Natale.
Glielo spiegate voi? :-)



TORTA PASQUALARABA CON LABNEH E CUMINO NERO
liberamente ispirata alla ricetta perfetta di Vitto

per la pasta

300g di farina
30 g di olio
mezzo bicchiere di vino bianco secco
mezzo bicchiere d'acqua
sale

per il ripieno

250 g di labneh
300g circa di spinaci lessati
50 g di parmigiano grattugiato
una cipolla
2 uova battute, più due intere
sale
cumino nero (nigella sativa)

Impastare la farina con i liquidi fino ad ottenere una pasta morbida.
Dividerla in cinque palline, avvolgerle in un panno e farle riposare due ore.
Intanto preparare il ripieno ripassando in padella gli spinaci ben strizzati con la cipolla tritata asciugando bene ogni residua umidità.
Far raffreddare.
Mescolare il labneh con il parmigiano, il sale. Unire gli spinaci ripassati e due uova battute.
Ora stendere una pallina in una sfoglia sottile e foderare il fondo e le pareti di una teglia tonda (diametro 22-24) unta d’olio facendola un poco debordare (ungete anche il bordo della teglia altrimenti la pasta si strapperà quando dovrete arrotolarla) 
Ungere la pasta di olio con il pennello, stendere la seconda sfoglia. Versare dentro il ripieno, fare due fossette per accogliere le uova intere e unire qualche seme di cumino nero.
 


Le altre 3 sfoglie devono essere tirate sottilissime e non devono assolutamente avere buchi, prima con il matterello e poi allargando la sfoglia con i pugni infarinati e ruotandola (non è facile farlo senza bucare la sfoglia, e lo so bene dato che ho le unghie lunghe!)
Tirare la prima delle tre sfoglie e coprire il ripieno facendo debordare la sfoglia di lato.
Ungere bene la superficie con un pennello o con le dita delicatamente.
Appoggiare la seconda sfoglia, ungere bene, appoggiare al bordo una cannuccia per soffiare aria fra uno strato e l’altro di pasta del coperchio, appoggiare l’ultima sfoglia e ungete anche questa molto bene.
A questo punto arrotolare il bordo a cordoncino (se è troppo tagliarne una parte con le forbici).


Quando è ben gonfia come un palloncino togliere rapidamente la cannuccia e sigillare l’apertura.
Infornare a 180° per 40-50 minuti o fino a doratura della pasta.
Appena tolta dal forno spennellate delicatissimamente di olio.






mercoledì 19 settembre 2012

Starbooks di Settembre 2012: Pane alle olive

Che la sottoscritta non sia una purista della cucina è cosa nota.
Non mi spaventa la maionese nei biscotti.
Figuriamoci la Coca Cola nelle torte.
Tantomeno un po' di burro nei dolci: come farebbero altrimenti a venire così buoni?
Intrugli improbabili, mix impensabili.
Tutto mi piace sperimentare, e tutto assaggio volentieri.
Eppure, qui un dubbio mi è venuto.
Leggo e rileggo la ricetta che ho scelto per l'appuntamento con lo Starbooks di questa settimana, tratta ancora da "The Little Paris Kitchen" di Rachel Khoo.
Un totale di 285 g di farina, ok.
E su questa la bellezza di 15g di lievito di birra secco, corrispondente a ben 45g di quello fresco?
Di nuovo, non è per voler per forza andare per il sottile.
Ammiro chi fa pani meravigliosi con un grammo di lievito per tonnellata di farina, è che proprio non ne ho il tempo.
E non me ne dispiace il sapore e il profumo.
Solo che questa volta sembra troppo persino a me...
Ok, ma per recensire una ricetta questa va fatta alla lettera, no?
Proviamo.
Il lievitino è pronto, e chiamarlo così mi sembra un'affettazione un po' fuori luogo.
Lo guardo dopo un'ora, non si è mosso.
E si che con quei 10 g di lievito secco non solo sarebbe dovuto raddoppiare di volume, ma mettersi a camminare e magari accompagnarmi a correre.
Niente da fare.
Temo uno sciopero improvviso.
Il pane si ribella.
Controllo meglio.
Ops, il lievito è scaduto ieri, che combinazione.
Buttiamo tutto, ricompriamo e ripartiamo.
Questa volta non cresce: esplode.
Riesce a crescere ancora durante la notte in frigo, ed ad aprire lo sportello la mattina ho quasi paura.
Mi aspetto che so, che mi chiami per nome.
Completo la preparazione.
Giurerei di averlo visto muovere sul piano di lavoro.
Nel forno ci è andato solo, in pratica.
Per carità, è buonissimo.
Ma attenzione: ancora un grammo di lievito in più , e si trasforma in Frankestein  :-)

Ecco le altre ricette testate oggi:

Menuturistico Soupe au pistou 
Aleonlykitchen Gratin de choufler avec une chapelure aux noisette 
Andante con Gusto Soufflè au fromage 
Applepie di Mary Pie Sabayon aux coquilles Saint Jacques 
Vissi di cucina Nids de tartiflette 
Le chat egoiste  Croque Madame Muffins  
La Gaia Celiaca Poulet au citron et lavande




L'autrice del libro afferma che la ricetta le è stata data da Gontran Cherrier, autore di molti libri di cucina a sua volta e proprietario di una panetteria.
Il pain briè è tipico della Normandia, molto bello da vedere e direi anche piuttosto facile.
Buono e profumato, fa la sua bella figura nel cestino del pane o anche come decorativo centrotavola.



PAIN BRIE'

per il lievitino ( o lievitONE, fate voi...)

10g di lievito di birra secco, oppure 30g di quello fresco ( ma per carità, usatene meno)
130 ml di acqua tiepida, o poco più
200g di farina
2 pizzichi abbondanti di sale

per l'impasto finale

5 g di lievito di birra secco, oppure 15 g di quello fresco
4 cucchiai di acqua tiepida, più o meno
85 g di farina
un generoso pizzico di sale ( meglio un cucchiaino)
una noce di burro morbido

per il ripieno

50g di olive verdi, tagliuzzate
50g di olive nere, tagliuzzate
20 ml di olio extravergine
un cucchiaino di rosmarino tritato (facoltativo)


La sera prima preparare il lievitino: sciogliere il lievito nell'acqua tiepida. Aggiungere la farina ed il sale, ed impastare finchè si otterrà un panetto morbido.
A me è servito un cucchiaio di acqua ulteriore.
Far lievitare in una ciotola coperta con pellicola trasparente per un'ora, quindi mettere in frigo per tutta la notte.
Il giorno dopo sciogliere i 5g di lievito dell'impasto finale nei 4 cucchiai di acqua tiepida. Mescolare farina e sale quindi aggiungervi il lievito sciolto, il lievitino a pezzi e la noce di burro.
Impastare per almeno 15 minuti ( mi è servito aggiungere un altro cucchiaio e mezzo di acqua).
Far lievitare a temperatura ambiente per 30 minuti.
Stendere quindi l'impasto in un rettangolo spesso circa un cm e delle dimensioni di un foglio A4, più o meno.
Mescolare le olive tra loro insieme all'olio ed al rosmarino, quindi stendere il tutto sul rettangolo.
Arrotolare partendo dal lato corto fino ad ottenere un salsicciotto.


Mettere il salsicciotto su carta forno con la chiusura verso il basso.
Con un coltello affilato, io con il mio fido Fiskars, praticare due tagli nel senso della lunghezza, senza arrivare a tagliare fino in fondo.


Coprire con un panno umido e far lievitare un'altra ora, o comunque fino al raddoppio.
Preriscaldare il forno a 240 gradi mettendoci dentro la teglia in cui andrà il pane, in modo che si scaldi.
Mettere sul ripiano più basso un'altra teglia.
Appena il forno arriva a temperatura tirare fuori la teglia calda e mettervi il pane con tutta la carta forno, rimettendola subito nel ripiano centrale. Versare subito anche un bicchiere d'acqua nella teglia messa alla base del forno, chiudendo subito lo sportello.
Cuocere per 5 minuti quindi abbassare la temperatura a 210 e cuocere per ancora 20-25 minuti.
Servire tiepido o a temperatura ambiente.

NOTE:

- il pane è buono ma la quantità di lievito usata è mostruosa. Sentitevi liberi di dimezzarla, come minimo...

- ho avuto bisogno di usare più liquidi di quelli indicati, ma le farine sono tutte diverse quindi non è indicativo.

- si conserva un paio di giorni chiuso in un sacchetto di carta.

- l'autrice del libro sottolinea che il forno ventilato potrebbe seccarlo: meglio cuocerlo con funzione statica.

lunedì 17 settembre 2012

Barrette furbissime di mandorle, biscotti e latte condensato


















Lo scorgo da lontano.
E mi è chiaro, improvvisamente, il futuro.
Enorme, bianco
Con una banda marrone tutta intorno.
Un cappello da cowboy in piena regola.
Non si vede cosa ci sia sotto.
Ed ho paura della sorpresa.
Un uomo.
Sorridente, ok.
Ma se la prima impressione è quella che conta allora il look non è che gli doni più di tanto.
No, non somiglia nè a John Wayne nè tantomeno al fascinosissimo Gregory Peck.
Ricorda più una maschera di Carnevale, e mi prende lo sconforto.
E' il nuovo preside: il nuovo capo.
Dalle decisioni che prenderà dipenderà il mio lavoro, la mia più o meno buona fortuna per quelle otto ore che devo passare a scuola, il mio umore durante le stesse.
Ora, non credo si sia vestito così per farci ridere.
Temo sia serissimo, piuttosto.
Intelligente non so.
Dipende.
Venire vestito come se stesse per governare le mucche forse non è una brillante idea, in un Paese islamico che si, ci tollera, ma sotto sotto mal ci sopporta.
Americani in primis, che con gli italiani almeno c'è in comune l'amore per il calcio a cui attaccarsi.
Ok, forse è solo coraggiosissimo.
E ama il rischio.
Che uomo.
Comincia a parlare.
Uhm, avrebbe bisogno di un buon doppiatore.
Ci augura un amazing year.
Un anno strepitoso.
E continua a ripeterlo in continuazione.
Anche nei giorni seguenti.
Ogni volta che ti incontra nel corridoio, e non c'è scampo.
Con un sorrisone e tutti i denti che può, e quell'intonazione cantilenante tipica del Texas.
Sembra la pubblicità di se stesso, e se mi è venuto a noia uno spot in cui figurava George Clooney figuratevi questo...
Pazienza, ci vuole pazienza.
Aspettiamo, che non sempre il buongiorno si vede dal mattino.
Specie se coprendoti la testa rischi di impedire ai raggi del sole di arrivare ad illuminare propriamente il tuo cervello ;-)


Furbata pazzesca, quando ho letto la ricetta non potevo crederci: davvero sarebbe uscita una cosa commestibile? Ebbene si, e non solo: esce una cosa buonissima!!!
Ne assaggi un pezzetto, poi un altro ed in battibaleno dalla teglia ne manca metà...
Aspettate e mangiatelo freddo, caldo perde un pochino.
E surgelate i quadrotti, così da avere la merenda sempre pronta: almeno non rischiate di finirlo tutto subito :-)



ALMOND BARS
da Everyday Food di Martha Stewart
 per una teglia quadrata da 20 cm

170 g di biscotti Digestive oppure Graham Crackers
160 g di mandorle a lamelle
una lattina di latte condensato da 397 g
mezzo cucchiaino scarso di sale

Polverizzare i Digestive e mischiarli al latte condensato ed al sale, girando bene.


Aggiungere quasi tutte le mandorle a lamelle ( lasciarne da parte alcune per la copertura) e girare molto bene con un cucchiaio.
Versare in una teglia quadrata da 20 cm di lato coperta con carta forno e pressare con delicatezza con le mani, il composto risulta piuttosto sodo.
Versare le mandorle a lamelle rimaste e premerle leggermente in modo che si attacchino.


Cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 35 minuti, più o meno, finchè uno stecchino inserito al centro esce quasi completamente pulito.
Attenzione a non seccarlo troppo.
Non toccare il dolce finchè non si raffredda completamente.
Quindi toglierlo dalla teglia e tagliarlo a quadrotti.

NOTE:

- le barrette cotte si possono surgelare. Avvolgetele nella pellicola e fatele poi scongelare in frigo.

- il dolce è buono sia a temperatura ambiente che freddo di frigo. Migliora il giorno dopo.

- se non volete surgelarlo si conserva in frigo anche una settimana. Per questo le barrette sono molto comode anche come regalino goloso ;-)

- I Graham Crackers non li ho visti spesso in Italia, ma i Digestive ormai sono ovunque: usate proprio questi e non altri biscotti. Hanno una punta di salatino che rende le barrette buonissime e non stucchevoli.

mercoledì 12 settembre 2012

Starbooks di Settembre 2012: Crema Vichyssoise fredda al cavolfiore


Cosa pensereste se riceveste una email che ha come oggetto del messaggio proposta indecente?
Beh, sono corsa subito ad aprirla, dato che conosco benissimo chi la manda.
E non sto parlando di un omaccione dai modi indelicati.
Bensì di lei, la super Ale dello straconosciuto Menù Turistico.
Mi propone di far parte della squadra dello Starbooks, ovvero una gruppo di scanzonate signore e signorine che provano ricette da noti libri per il solo piacere di farlo.
E soprattutto con il solo scopo di darne un giudizio onesto, aldilà di mode, nomi altisonanti, facce più o meno telegeniche, sorrisi più o meno ammiccanti.
Ullalà, penso.
E' un bell'impegno.
Ci vuole tempo, ed io tempo non ne ho.
O meglio ne ho sempre meno, dato che oltre al lavoro (serio) a scuola me ne sono procurata un altro (meno serio? ;-) che mi impegna in un certo numero di palestre, a far sudare un certo numero di persone...
Ops, da scuola si torna alle 4 del pomeriggio da queste parti.
E i corsi di Interval Training e CrossFit li inizio verso le 18.
Perfetto, accetto.
Come farò rimane un mistero, ed una sfida.
Ma la proposta è talmente indecente da non potersi rifiutare :-)
Quindi da oggi e per tutto il mese di Settembre troverete su questo e altri blog ricette accuratamente tratte dal libro di Rachel Khoo, The Little Paris Kitchen.
Copertina accattivamente, foto deliziose, ricette dai doppi nomi inglese/francese piuttosto invitanti.
Certo non è tutto ora quel che luccica, e qualche pecca l'abbiamo trovata...
La Crème Vichyssoise che trovate qui oggi è deliziosa, credetemi.
Da sistemare leggermente nelle dosi dei liquidi, a mio avviso: con quelle indicate difficile farla venire cremosa come da libro...
Poco male, si cucina nuovamente e si riadattano il brodo ed il latte.
Ma la signorina Khoo, non poteva pensarci lei? ;-)

Passate a dare un'occhiata alle altre preparazioni di oggi:

Menuturistico  propone tutte le salse
Aleonlykitchen  La Pissaladière
Andante con Gusto  il Creme Caramel
Applepie di Mary Pie  l'Endives au Jambon
Le chat egoiste  Moules Marinieres


Rachel Khoo, l'autrice del libro, asserisce che sia i francesi che gli americani si contendono la paternità della Vichyssoise, dato che pare sia stata creata dallo chef francese Louis Diat mentre lavorava al Ritz Carlton di New York nel 1914.
La versione originale prevede i porri al posto del cavolfiore, ma questa variante dona un gusto più delicato.
E' effettivamente molto buona, ma attenzione alle dosi dei liquidi ;-)



CREME VICHYSSOISE AU CHOU-FLEUR GLACE'

600g circa di cime di cavolfiore
240 di patate a pezzi
 una cipolla
una noce di burro
1,2 l di brodo vegetale o di pollo, bollente
600 ml di latte
100 g di panna acida, più un pochino extra per servire
sale e pepe bianco
erba cipollina per servire


Tagliare tutte le verdure a pezzi e stufarle piano nel burro per circa cinque minuti fincheè la cipolla sarà ammorbidita, ma non dorata.
Aggiungere il brodo bollente e lasciar sobbollire dolcemente per 20 minuti o finchè patate e cavolfiore saranno teneri.
Far leggermente intiepidire quindi aggiungere il latte e la panna acida.
Frullare con un minipimer ad immersione quindi aggiustare di sale e pepe.
Far raffreddare in frigo per almeno 4 ore, meglio tutta una notte.
Riassaggiare prima di servire, quindi aggiungere su ogni porzione un pochino di panna acida e dell'erba cipollina tagliuzzata.

NOTE:

- con le dosi indicate la Vichyssoise viene irrimediabilmente liquida. Per un effetto più cremoso tagliare il brodo a solo un litro, ed il latte a 500 ml.

- resiste benissimo in frigo anche un paio di giorni, mentre non si presta ad essere surgelata.



lunedì 10 settembre 2012

La torta di mele perfetta



Sitting pretty.
Ovvero essere in una botte di ferro.
Oppure stare seduti a modo.
O a modino, come direbbe la mia toscanissima metà.
L'avrò vista mille volte con mamma, questa commedia deliziosa con Mr Belvedere, perfezione fatta essere umano, come protagonista.
E quanto ci abbiamo sempre riso.
Mr Belvedere non chiede, domanda, nè sorride mai.
Eppure non è odioso come potrebbe sembrare.
Solo perfetto, e la perfezione non sempre risulta simpatica.
Quando la famiglia King decide che è tempo di assumere una babysitter e mette a riguardo un annuncio sul giornale non si aspetta certo che si presenti per il lavoro un signore distinto, piuttosto avanti con gli anni, ed elegantissimo.
Seppur riluttanti lo assumono, e non potrebbero prendere decisione migliore.
Mr Belvedere è un genio, punto e basta, come risponde lui stesso quando gli si chiede la sua professione.
Miracoloso come riesca a controllare i tre bimbi della famiglia, nonostante asserisca di detestarli, impeccabile nelle pulizie, chef straordinario.
E mille altri talenti gli competono, come quando la padrona di casa si complimenta per come sappia ballare bene e lui risponde semplicemente yes, I do...
Ma quella di  babysitter è solo una copertura: mr Belvedere in realtà sta scrivendo un libro sulle abitudini nascoste del vicinato, e da casa King gode di un punto di osservazione privilegiato, e chissà, qualcuno forse lo sta aiutando...
E mentre i coniugi King litigano perchè il capofamiglia è diventato geloso di questo essere supponente che lo guarda sempre dall'alto in basso il libro di Belvedere diventa un bestseller.
Tutto il quartiere si riconosce nelle miserie, piccole invidie e vizi nascosti che vi sono narrati ma c'è ben poco da fare, a questo punto, se non fargli causa per supposta diffamazione: ma Belvedere è, come da titolo in una botte di ferro.
Rivela che la sua fonte è un vicino di casa dei King, proprio colui che mette in giro pettegolezzi e calunnie su tutto il quartiere...
I coniugi King rappacificati, il vicinato con il colpevole da punire e Belvedere?
Ormai miliardario grazie al suo libro, decide però di non lasciare il lavoro di babysitter: ha infatti altri due libri da scrivere, lui che è stato tutto ma non fu mai nè un ozioso nè un parassita...:-)

Piccolo gioiello da riscoprire, questo film sarà pure del 1948 ma tratta di temi attualissimi: chi non ha vicini impiccioni e pettegoli?
Clifton Webb ebbe una nomination all'Oscar per il ruolo del genio, e la pellicola incassò cifre spaventose.
Cercatelo, non ve ne pentirete: in Italia arrivò con il titolo astruso di "Governante rubacuori".
A tanta perfezione abbino un dolce perfetto: la tarte fine aux pommes.
Pochi ingredienti, che la perfezione è essenzialità.
Da mangiare seduti a tavola con coltello e forchetta.
 Senza dosi fisse, perchè non può non riuscire.
Da curare in quei piccoli dettagli che fanno la differenza da un dolce sciatto.
Anche se sono certa che mr Belvedere direbbe che posso migliorare :-)
E se non si fosse capito partecipo al contest di Andante con Gusto "La commedia è servita", per la categoria Commedia Leggera.



TARTE FINE AUX POMMES
(vista fare al ristorante di Gordon Ramsay a Dubai)

pasta sfoglia, comprata, fatta in casa o furba
mele Granny Smith, o quelle che preferite
burro morbidissimo
zucchero semolato
zucchero a velo
gelato alla vaniglia, per servirla


Stendere la pasta sfoglia in modo che risulti spessa circa mezzo centimetro.
Usando un piatto della dimensione preferita ritagliare un cerchio con un coltello affilato.



Bucherellare il cerchio di pasta con i rebbi di una forchetta. Pelare la mela lasciandola intera, toglierle il torsolo ed affettarla molto sottilmente con una mandolina. Adagiare le fette sovrapponendole leggermente fino a coprire tutta la superficie.
Con un pennello ungere abbondantemente le fette di mele con burro morbido, e spolverizzare con abbondante zucchero semolato.



Cuocere in forno preriscaldato a 190 gradi per circa mezz'ora abbondante: la sfoglia deve risultare cotta e le mele dorate.
Tirare fuori dal forno, spolverizzare con abbondante zucchero a velo e caramellare la superficie con un cannello da pasticceria.
In mancanza si può mettere un attimo sotto il grill, ma fare attenzione a non bruciare tutto!
Servire con una pallina di gelato, se piace.

NOTE:

- la torta è ottima sia calda che fredda.

- si può preparare con qualche ora di anticipo, saltando il passaggio del cannello che invece è meglio fare poco prima di servire.

- il gelato non è obbligatorio, ma sapeste come ci sta bene...


giovedì 6 settembre 2012

Cous cous al limone e rucola

Non lo fate.
Non fate il mio stesso errore.
Perchè sembra una benedizione del cielo.
Ed invece vi si ritorcerà contro.
Un mostro, ecco cosa ho creato.
Con le mie stesse mani.
Un marito in giro per la cucina che chieda interessato a cosa serva questo o quell'altro attrezzo fa piacere, indubbiamente.
Sento che in realtà non vedrebbe l'ora di riciclare tutto per i suoi lavori di bricolage, come la famosa volta che la mia preziosissima pinzetta per sopracciglia venne usata per apportare una vitale modifica al fucile subacqueo e subito dopo diventò semplicemente da buttare.
Non osa più, quindi, ma spera.
Negozio di attrezzatura da cucina, lo scorso fine settimana.
Grande, fornitissimo, e con una conveniente distanza da casa mia di soli 400 km.
Beh, almeno mi salvo dalla bancarotta ;-)
Tappa obbligata, perchè vorrei tanto un certo stampo per la tarte tatin...
E vedo con i miei occhi.
Lui che si trasforma.
Tocca tutto, di tutto chiede, e tutto vorrebbe comprare.
Il bello è che la metà delle cose ce le ho già, l'altra non mi serve, o semplicemente non mi piace.
E non basta dire no.
Non si rassegna.
Il commesso si frega le mani: mio marito deve essere il suo cliente preferito da quando per farmi una sorpresa ha comprato a mia insaputa in un colpo solo una batteria intera di pentole Staub ed un set di Zwilling talmente fornito che posso usarli in un circo come lanciatrice di coltelli, altro che cucinarci.
Chi ci guarda penserà che stiamo litigando, tanta la sua insistenza con quell'alzatina bianca in mano ma troppo simile ad una che già possiedo.
Coltelli no, amore, non sappiamo più dove metterli.
Dura, durissima farlo desistere dal cucchiaio con bilancina incorporata: ma in una casa dove ce ne sono tre pesapersone e due da cucina mi sembra un tantino superfluo.
Molto ispirato anche dalla pietra ollare per la pizza, fosse solo dalla foto di una Margherita fumante sulla scatola.
"Sente" che potrebbe servirci.
E su quella potrei farci un pensierino...
Lo stampo per la tarte tatin, eccolo lì.
Ma non è della misura che volevo, troppo piccolo.
Il commesso mi guarda con odio, ne sono certa, e spera che inciampi sullo stand delle grattugie, possibilmente di faccia.
Ma dai, non è  che dobbiamo mangiare sempre torte enormi, cerca di convincermi l'augusto consorte.
Si amore, ma vorrei ne uscissero almeno quattro striminzite fette.
Ma nemmeno dobbiamo avere sempre ospiti!
Può foodblogger opporsi a tanta ferrea logica?
No.
Commesso felice, che stampi per la stessa torta me ne venderà due nel giro di poco, dato che il grande è in arrivo.
Marito felice, che non esce a mani vuote.
Che dite, bisogna che provi a vedere se funziona così anche da Cartier? ;-)


Piatto semplice semplice ma tanto gustoso: non fatevi ingannare dall'apparenza, l'abbinamento di sapori è sorprendente.
Comodo da preparare in anticipo, si conserva perfettamente anche per un paio di giorni ma la rucola è meglio aggiungerla a poche ore da quando si vuole gustarlo.
Ottimo da portare al lavoro, dato che non va nemmeno scaldato.
E leggero, che non guasta mai ;-)





ROCKET AND LEMON COUS COUS
da Kitchen di Nigella Lawson
(per circa 6 persone)

800 ml di brodo vegetale, oppure di pollo o in mancanza acqua
3 cucchiai di olio ( volendo aromatizzato all'aglio)
500 g di cous cous
4 cipollotti
100 g di rucola
succo e buccia di un limone
sale, pepe

Scaldare l'olio ( con uno spicchio d'aglio che poi va tolto in caso non si usi quello aromatizzato) in una casseruola ampia quindi aggiungervi il cous cous facendolo tostare per un paio di minuti.
Versarvi il brodo (o l'acqua) bollente e tenere su fuoco bassissimo sempre mescolando per circa 5 minuti, tempo sufficiente per farlo assorbire.
Spegnere il fuoco e coprire con il coperchio, lasciando riposare altri 10 minuti.
Sgranare il cous cous con una forchetta e versarlo in una ciotola. Unirvi buccia e succo di limone, i cipollotti crudi affettati sottilmente e altro sale a piacere.
Mischiare bene e aggiungere le foglie di rucola solo quando non sarà più bollente.

NOTE:

- il cous cous può essere preparato anche un paio di giorni in anticipo e conservato coperto con la pellicola ma le foglie di rucola vanno ovviamente aggiunte al massimo qualche ora prima di servirlo.

lunedì 3 settembre 2012

Sfogliata ai pistacchi, con la frutta che vi pare




La prima volta ho lasciato perdere.
Non che non mi abbia dato fastidio.
Ma visto il personaggio ho preferito incollarmi una specie di smorfia che voleva essere un sorriso stiracchiato mentre borbottavo la risposta.
La seconda volta, a distanza di mesi, mi ha dato da pensare.
Quanto è vero che le persone ti chiedono della tua vita tanto per riempire cinque minuti della loro.
O per sembrare simpatiche.
O compassionevoli.
O di tanto buon cuore.
Peccato che non ascoltino.
La terza volta mi sono seriamente preoccupata.
Segni di precoce demenza senile, seppur la signora che ho davanti non sia poi così avanti con gli anni.
Con occhi vacui ascolta la mia risposta, ed ha solo da dire che aveva dimenticato.
Me ne sono accorta.
Continuare ostinatamente a domandare della salute della mia mamma quando ogni singola volta ti rispondo che purtroppo non c'è più rischia seriamente di farti salire al primo posto della lista della persone che eliminerò quando mi toccherà un momento di follia.
La vedo ogni giorno, nei corridoi di scuola.
O in sala professori, dove spesso dimentica anche di salutare o semplicemente di rispondere a chi l'ha salutata per prima.
O in quelle riunioni che rende interminabili disquisendo su questioni di vita o di morte tipo se sia possibile cambiare il catering che rifornisce la mensa, e quando le si chiede se abbia un'idea pratica in merito risponde di aver visto in tv Jamie Oliver che va a cucinare nelle scuole americane e possiamo sentire se voglia venire a farlo pure nel deserto.
Magari scherzava.
Ma non ha riso nessuno.
Un corridoio, come sempre.
E lei che incrocia il mio cammino.
Questa volta me lo chiede al volo, senza neanche fermarsi ma girando la testa.
How is your mum?
Non ci credo.
E mi è uscito solo.
Senza controllo.
Still dead.
Sempre morta.
Anche io non mi sono fermata, ed ho alzato leggermente il tono della voce.
Forse un po' più che leggermente, visti gli occhi sgranati del bidello.
Lei si ferma.
Ma sono troppo lontana per sentire cosa dica.
Oggi abbiamo saputo che cambia sede.
I desideri a volte si avverano.
Che vada tranquilla.
Dove i miei pensieri la mandano da tanto tempo :-)



Prima di cominciare a pensare ad una petizione per legalizzare l'omicidio :-) mi faccio tornare il buonumore con un dolce fantastico, sempre della serie poco lavoro e massima resa per i quali ben mi conoscete, ormai...si fa in un attimo ed è molto versatile, dato che potete usare la frutta che volete.
Quello che dovrebbe essere obbligatorio è provare la crema di pistacchi del ripieno!
Non ve ne riuscirete a staccare, e non dite che non vi avevo avvisato...;-)





APRICOT AND PISTACHIO TARTE
da Pies and Tarts di Martha Stewart
per un rettangolo da 40 cm per 20 cm, circa


pasta sfoglia ( comprata, fatta in casa o furba)
200 g di pistacchi sgusciati
90 g di zucchero 
100 g di burro
un uovo intero
estratto di vaniglia
un pizzico di sale
albicocche, oppure pesche o susine
un paio di cucchiai di zucchero di canna per la copertura
marmellata per spennellare
un cucchiaio di panna + un tuorlo per spennellare 


Versare nel mixer con le lame i pistacchi sgusciati ed i 90 g di zucchero, far girare finchè il tutto è amalgamato e aggiungere il burro freddo a pezzetti.
Far girare le lame finchè si forma una pasta omogenea. Unire l'uovo intero, il sale e la vaniglia.
Amalgamare benissimo e mettere da parte.
Stendere la pasta sfoglia in un rettangolo circa di 42cm per 22cm su un tavolo infarinato: la torta si fa anche senza teglia, volendo ;-)
Versare la crema di pistacchio spalmandola in uno strato molto sottile, lasciando liberi un paio di cm su tutto il perimetro.
Affettare la frutta scelta ( qui albicocche) e sistemarle in strisce parallele, senza sovrapporle.


Piegare i bordi della pasta e mettere il tutto in freezer per circa 30 minuti.
Battere leggermente il tuorlo con la panna e usare il composto per spennellare i bordi della pasta (solo quelli, eh!)
Spargere un po' di zucchero di canna sulla frutta e qualche pistacchio lasciato da parte, quindi cuocere in forno preriscaldato a 200 gradi per circa 40 minuti.
Potrebbe volerci un po' di più nel vostro forno, meglio controllare che la pasta sia ben cotta.
Tirare fuori dal forno e lasciar raffreddare.
Intanto mettere in un pentolino la marmellata scelta ( albicocche se usate le albicocche, susine se usate le susine e così via) e farla sciogliere su fuoco basso.
Usarla per lucidare  la frutta ormai raffreddata.


NOTE:

- la torta cruda con la crema ma senza la frutta si può surgelare. Quando si vuole cuocere sistemarvi sopra la frutta ed il resto degli ingredienti e cuocere allungando leggermente i tempi nel forno.

- la torta è migliore se mangiata il giorno stesso in cui viene cotta, quello successivo la sfoglia ovviamente ammorbidisce leggermente.


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