lunedì 27 febbraio 2012
Panini integrali all'avena...istantanei!
Gli errori si pagano.
E che invitarli fosse un errore me lo sentivo, viste certe premesse che vi risparmio.
Entrano mamma, papa', due bimbi.
Uno piccino, l'altro gia' in eta' della ragione.
Non so nemmeno come sia iniziata, giuro.
Ho solo flash in testa, ed istantanee.
I cassetti della libreria tutti aperti, con manine curiose a lanciar fuori files e documenti di mio marito.
Che poveretto, cerca di mettere fine allo scempio senza successo.
Quel grazioso biglietto di auguri incollato al frigo, dei tempi in cui eravamo fidanzati, strappato in tre da un'altra manina di passaggio.
I soprammobili per terra, e gli gnocchi sul tappeto.
Il tutto condito da urla disumane per il possesso della sedia dello studio di mio marito: ha le ruote, ed avrei dovuto immaginare...
Viene usata alternativamente come surf e skateboard.
Alta velocita', si intende.
Alta velocita', si intende.
Inorridisco al pensiero di un bimbo sfracellato sul muro, ma non succede.
Piuttosto scopro che i braccioli neri rilasciano il colore, se ce li sfreghi contro: ed un muro zebrato non era proprio nell'ultima lista di desideri.
Silenzio improvviso ma sento i passi al piano di sopra.
Non salgo le scale: volo.
Quel bagnoschiuma che tanto mi piace e' spalmato nella vasca da bagno.
Lo so che vi state domandando: ma i genitori?
La mamma ha passato meta' serata fuori in giardino, con la scusa che doveva fumare.
L'altra meta' in regale indifferenza.
Il papa' si e' guardato intorno annichilito, informandoci di quanto i bimbi li facciano tribolare.
Ma va, non me ne sono accorta.
Ora, non so quale teoria educativa seguano a casa loro.
Ma scuola di buone maniere ci manderei i genitori, prima dei figli.
Vanno via, e tiriamo un sospiro di sollievo.
E mio marito impettito con i bermuda bianchi e il pennello in mano, che il muro cosi' ridotto dice che non lo puo' vedere.
Beh, almeno e' l'imbianchino piu' chic che abbia mai visto.
Beh, almeno e' l'imbianchino piu' chic che abbia mai visto.
A me viene da ridere.
A lui un po' meno, mentre sospira ma questi, Tata Lucia proprio no? :-)
Di ben altri bambini invece voglio parlarvi ora: quelli del Gulliver, la cooperativa di Rocchetta Vara messa in ginocchio dall'alluvione in Liguria di cui Patrizia ci aveva messo a conoscenza.
Il libro con le ricette di tutti noi e' finalmente pronto ed acquistabile qui.
Un regalo da fare e da farsi, con il cuore: perche' cucinare possa diventare davvero una buona azione :-)
Il pane, specie per noi italiani, e' sacro e fatto di tempo ed attesa.
Non sempre in altrui culture e' lo stesso ;-) quello di oggi fa parte della collezione infinita dei soda breads, pani a lievitazione istantanea diffusi nel Nord Europa e negli Usa.
Buonissimi, ci credete? E...furbissimi, dato che in meno di mezz'ora da quando tirate fuori gli ingredienti avrete un pane profumato e fragrante,senza dover passare dal fornaio ;-)
IRISH OATEN BREAD ROLLS
da Kitchen di Nigella Lawson
per circa 12 pezzi
400 g di farina integrale
100 g di fiocchi d'avena
2 cucchiaini di sale
2 cucchiaini di bicarbonato
2 cucchiai di olio
2 cucchiai di miele
300 ml di birra
150 ml di buttermilk (se non lo avete usate metà yogurt bianco naturale e metà latte)
In una ciotola mescolare la farina integrale, i fiocchi d'avena, il sale ed il bicarbonato.
In un'altra mettere la birra, il buttermilk, l'olio ed il miele.
Versare il liquido nel mix di farina, tenendone da parte circa 50 ml: girare l'impasto con una forchetta velocemente, senza mescolare troppo.
Una lavorazione prolungata farebbe ottenere panini meno soffici.
Ora valutare se l'impasto e' sufficientemente morbido: deve essere piu' o meno come una torta densa, non certo come un impasto da pane classico, anzi piu' e' morbido meglio verranno i panini.
Ovviamente allo stesso tempo non deve essere liquido, per cui dovrete valutare in base alle vostre farine se aggiungere o meno i restanti 50 ml di liquido ( a me sono serviti tutti).
Con le mani bene infarinate di farina integrale formare sei mucchietti su carta forno, e spolverizzare ciascuno con un po' di fiocchi d'avena.
Cuocere subito in forno preriscaldato a 220 per circa 15 minuti.
Servire tiepidi o a temperatura ambiente.
NOTE:
- questo tipo di pane andrebbe consumato il giorno stesso in cui e' preparato, ma leggermente scaldato il giorno dopo non era affatto male.
- non congelatelo, non e' altrettanto buono dopo lo scongelamento.
- il bicarbonato a contatto con i liquidi si attiva subito, per cui la lavorazione deve essere veloce. Non preparate l'impasto in anticipo!
- meraviglioso tiepido, con un po' di burro ed una fettina di salmone affumicato.
giovedì 23 febbraio 2012
Delizie di Clarabella
Non lo vedi subito, dato che lo sguardo viene rapito immediatamente da quel volume nero, enorme e tanto chic di Pierre Herme'.
Poi guardi Giorilli, Martha Stewart, Nigella, le Sorelle Simili.
Linda Collister, Simone Rugiati, Michel Roux.
Luca Montersino dritto dritto a fianco di Heinz Beck.
Laduree', con quella deliziosa copertina verde.
E cosi' via, che la lista potrebbe non finire mai.
Fino alla valanga di giornali, di tutti i tipi e di parecchi Paesi del mondo.
Ed anche a riuscire a vederlo, non gli si darebbe molto credito.
Consunto, e con le pagine che si staccano nonostante anni di nastro adesivo.
Con qualche macchia, si.
Ed uno scarabocchio a penna fatto da mia sorella.
Un quaderno, non un libro.
Su cui una (ex, ora...) bambina amava attaccare le ricette che per un periodo della sua infanzia sono apparse su Topolino.
A sei anni evidentemente ero considerata abile all'uso delle forbici e della colla, un po' meno a quello della cucina ed infatti le volte che mi fu concesso preparare qualcosa dal famoso quaderno si contano davvero sulle dita di una mano.
Un te' freddo, una volta, ed un'altra una granita.
Di dolci con quei nomi tanto belli, tipo...la squisitosa festa di ciliegie, o la torta slurp alle pere, nisba.
Di friggere non parliamo nemmeno.
Mamma, ti prego, le facciamo?
Non andava certo pregata, la mia mamma.
Cucinare non e' che le piacesse piu' di tanto, ma le piaceva tanto farci tutti contenti.
E che ci crediate o no, mi ricordo il momento esatto in cui insieme abbiamo comprato il lievito di birra, che mi sembro' l'ingrediente di una pozione magica.
La ricotta con lo zucchero l'ho girata io, con grande orgoglio.
E sbirciavo l'impasto lievitare chiedendomi perche' ci volesse tanto.
Le ciambelle con il bicchiere e mia sorella sotto il tavolo.
Da allora non sono mai state rifatte fino ad un paio di giorni fa.
Che peccato che i bei tempi durino sempre tanto poco.
Il quadernino esiste ancora, come potete vedere, e mi ha accompagnato fedelmente nei posti piu' sperduti della Terra. Viene usato tanto quanto i libri patinati che gli fanno compagnia sullo scaffale, e trattato con lo stesso rispetto.
O forse un pochino di piu'...
Le ciambelline, che Nonna Papera in persona dice essere ricetta di Clarabella :-), sono buonissime, soffici e facili.
Noi ci abbiamo fatto merenda, come allora, ma anche riscaldate un paio per la colazione del giorno dopo : ebbene, ancora ottime!
DELIZIE DI CLARABELLA, ovvero CIAMBELLINE DI RICOTTA
300g di farina
100 g di zucchero
2 tuorli
200 g di ricotta
15 g di lievito di birra fresco ( oppure 5 di quello secco)
100 ml circa di latte
scorza di limone oppure arancio grattugiata
zucchero a velo per la finitura
Lavorare la ricotta con lo zucchero ed i tuorli. Unire via via la farina e la scorza di limone.
Stemperare il lievito nel latte tiepido ed aggiungere al composto precedente, impastando bene.
Valutare via via come si presenta l'impasto: dovra' essere morbido ma non appiccicoso, quindi valutare se il latte vada usato tutto o meno.
Mettere l'impasto in una ciotola, coprire con pellicola non a contatto e far lievitare un'oretta circa in luogo tiepido.
Prelevare quindi piccole porzioni di impasto che andranno stese a non meno di un centimetro di spessore.
Ricavare delle ciambelline con il buco: come vedete non servono stampini particolari, anche il tappo di una bottiglia di plastica fa il suo dovere alla perfezione ;-)
Far lievitare le ciambelline per 20-30 minuti in luogo tiepido, quindi friggerle in olio profondo controllando la temperatura in modo che cuociano bene anche all'interno senza bruciare fuori.
Scolatele su carta da cucina e spolverizzare con abbondante zucchero a velo.
NOTE:
- nonostante siano fritte si mantengono molto bene da un giorno all'altro: scaldatele pero' qualche secondo al microonde prima di servirle.
lunedì 20 febbraio 2012
Anguriotti
Avete mai fatto caso alle montature di occhiali. Non importa che si parli di modelli da vista o dei loro omologhi da sole, in entrambi i casi le creazioni sono una piccola ma indicativa estensione visibile della personalità di chi li indossa. Non semplice strumento di correzione di un difetto bensì occasione per ostentare (una eventuale) disponibilità economica, stile e non da meno carattere. Gli occhiali come segno distintivo di un profilo umano meno superficiale di quello che si possa pensare. Nessuna riflessione sociologica, per carità, nessuna attività di profiling, solo la constatazione fatta su grandi numeri.
Il refrain che mi viene in mente, invece, quello resta sempre lo stesso, legato a Battiato per la precisione:"...c'è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero..."
Indossare e non portare le lenti. Tradisco la mia immaturità sul campo anche per il solo uso del verbo. Gli occhiali si indossano oggi, vestono il nostro ovale compensando o sottolineando tagli di viso troppo morbidi o di contro più duri.
Nulla a che vedere con il mio primo modello 'Telefunken 28 pollici' comprato insieme ad un altro paio all'incirca 21 anni fà. I primi una versione da "combattimento", per l'università, per guardare la TV, per usare il PC o anche per andare a correre bloccati sotto un cappelino di lana stretto in testa, quelli che se entri nella doccia dimenticandoli sul naso non ti importa nulla...i secondi invece, quelli leggermente più tondeggianti ed aggraziati nelle linee, acquistati con i primi appunto ma tenuti da parte in quanto adottabili solo per l'uscita del Sabato sera o della Domenica. Il famoso 'paio buono'.
I 'Telefunken' quindi li ho sempre associati al dovere, alla settimana 'lavorativa da studente' non altro. Realmente ricordavano lo schermo gigante di una televisore a valvole e non so per quanti anni siamo andati avanti sempre con la medesima scenetta strappa-sghignazzamenti...e cioè un amico che con un telecomando provava a cambiare canale, non alla TV ma direttamente ai miei occhiali! Erano (sono perchè li ho ancora e non ditelo a chi mi è accanto please...) così grandi che non c'erano quasi angoli morti nella percezione oculare. Anche l'ottico che per prima mi invitò a provare le lentine a contatto disse che tutto sommato erano un passo che avrei fatto soprattutto per l'altro sesso (tentava in pratica di dirmi che avrei smussato una espressione da "chiulo" che tutt'ora porto in dotazione in molte, troppe circostanze...) e per l'indubbia comodità di liberarmi fisicamente degli occhiali ma non certo per incrementare l'orizzonte visivo in quanto "...tecnicamente..." riferendosi con tono scherzoso al modello che portavo "...sembra che per quanto siano grandi...tu abbia davanti agli occhi un paio di finestre!!")
Quelli da sole invece a parte qualche modello d'antan 'fregato' a mio padre per curiosità in età adolescenziale ed un paio classici, modello BluesBrother per intenderci, regalati da un compagno di classe delle scuole superiori e mai messi se non in testa per far vedere che li avevo, più che altro non so proprio cosa vogliano dire.
Due anni fa quindi essendo diventati i 'Telefunken 28 pollici' praticamente inservibili già da parecchio tempo (possono fare bella mostra di se in un negozio di antiquariato) ho dovuto acquistarne un paio nuovo che potesse farmi fare un passo avanti nell'evoluzione estetica dell'individuo ma che mi dessero anche l'opportunità di avere un pronto cambio all'occorrenza.
La scelta non è stata affatto semplice seppur io chiedessi degli occhiali minimali, senza griffe stampate e soprattutto senza geometrie invadenti.
Il commesso più di una volta nella disperata ricerca di qualcosa che potesse andarmi bene con la confidenza maturata nel corso di quel mezzo pomeriggio trascorso nel suo negozio, rivolgendosi a chi mi era, ed è, accanto, accennava:"...lei è così indietro nei gusti che probabilmente sta anticipando le nuove linee di tendenza future, sà prima o poi tutto torna in auge!...".
Un modo certamente carino per dirmi che era impossibile accontentarmi. Di contro c'è da dire che non mi aveva mostrato "un", e sottolineo "un"...paio di occhiali che non avesse almeno una iniziale gigante della marca.
Tutte montature con scritte paraboliche e luccicanti che invadevano il viso, lettere d'orate dell'alfabeto a coprire le tempie, uno sfarzo di sigle&siglette visibili ad occhio nudo nemmeno stessi provando degli occhiali con segnaletica catarifrangente incorporata per lavorare di notte sull'autostrada.
Insomma un delirio di ostentazione della griffe adottata...che corrispondeva ad un altrettanto vocina flebile mia:"...ma un modello senza queste scrittine..." mentre nella mente si alternavano una serie pressochè infinita di "...ma quale ebete di stylist può averli ideati...miii che tamarro!...un falò farei...ma andate tutti a curarvi...ma da qualcuno bravo...perchè faccio sempre queste figure?...adesso lo so...qualcuno accanto mi darà una capocciata se non mi decido!!..."
Alla fine, tre camicie sudate dopo, la quadratura del cerchio è stata pure trovata su un modello di una marca non conosciuta ma altrettanto poco influenzata dalle tendenze del momento. Certamente un fondo di magazzino invenduto visto la felicità con la quale il commesso si è profuso in un sottolineato e compiaciuto "...e pensare che certi modelli nemmeno li consideriamo più...". Per mera cronaca erano stati presi non dalla vetrina o dall'esposizione ma dal cassetto più lontano dal banco vendita-prova.
Di fatto quel modello di occhiali li ho anche comperati ma a parte un paio di volte non li ho mai usati, pardon indossati.
Un ragione vera e propria non c'è, probabilmente quelli attuali mi accompagnano da troppo, sono quasi una estensione del mio modo di essere, non un ricordo piuttosto una ruga aggiuntiva che porto volentieri perchè cambiare è segno di dinamismo intellettuale non farlo consapevolmente è un vezzo che non costa caro come altri, purchè ovviamente si sia coscienti dei propri limiti estetici e non. La scelta di non uniformarsi forse solo un alibi...ma volete mettere il prezzo di non avere simboli o lettere dorate di 6 cm sugli zigomi manco fossimo un cartellone pubblicitario vivente?! :P
Battiato torna quindi a ricordare la mia resa:"...Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare
rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare..."
Casomai la cosa vi suscitasse curiosità...per allegria potrei sempre mostrarvi in segno di resa la foto dei 'Telefunken 28 pollici!!..."....sul ponte sventola bandiera bianca...sul ponte sventola bandiera bianca!".
Chissà se ve ne siete accorti :-) ma il post di oggi non l'ho scritto io: ho solo avuto l'onore di ospitare lo scritto di uno dei miei blogger preferiti in assoluto, Gambetto nella Zuppa, che mi e ci regala uno scorcio divertentissimo e scanzonato sul mondo...a quattr'occhi :-)
Se vi va, da lui oggi ce n'è uno mio...
Quanto alla ricetta, è un vecchio cavallo di battaglia postato anni fa su un noto forum di cucina e replicato spesso in cucine e blog altrui, non sempre con i dovuti crediti...ma è una cosa che si mette in conto, postando ricette su internet...un po' come un vicino maleducato ;-)
Mi sembra molto adatta al periodo di festicciole di Carnevale, e molto divertente da realizzare.
ANGURIOTTI
dalla rivista Taste of Home
( per circa una trentina di biscotti)
120g di zucchero semolato
150g di burro
un uovo intero
280g di farina ( più un altro po')
un cucchiaino di lievito per dolci
la punta di un cucchiaino di sale
estratto di vaniglia
coloranti alimentari
semi di papavero, o pezzetti di uvetta, o di cioccolato, per fare i semini
Battere con le fruste elettriche il burro morbido con lo zucchero per 5 minuti.
Unire l'uovo intero, il sale e la vaniglia e battere ancora.
Unire quindi la farina miscelata al lievito e girare prima con un cucchiaio e poi lavorare poco con le mani: il composto è morbido.
Dividerlo in 3 parti, una piu' grande e due più piccole.
La più grande andrà colorata di rosso, la media lasciata così com'è, la piccola di verde.
Unendo i coloranti può essere necessario aggiungere un poco di farina per poter lavorare gli impasti, e ricordate di indossare guanti usa e getta per fare questa operazione.
Avvolgere ogni panetto in pellicola trasparente e mettere in frigo per un paio d'ore.
Stendere quindi rigorosamente su carta forno ( o sarà complicato avvolgere!) il panetto bianco in un rettangolo circa di 22 cm per 9 cm.
Lavorare il panetto rosso in modo da formare un cilindro lungo 9 cm circa e metterlo su un lato del rettangolo bianco.
Avvolgere quindi il bianco sul rosso ben stretto, aiutandosi con la carta forno ( qui me la sono dimenticata e credetemi è un macello perchè la pasta è molto morbida)
Stendere anche il panetto verde in un rettangolo sempre 22cm per 9 cm e avvolgere intorno al cilindro gia' formato, sempre aiutandosi con la carta forno.
Compattare il cilindro, avvolgerlo in pellicola e metterlo in frigo per minimo 6 ore, meglio una notte.
Quando perfettamente duro, tagliare le fette a non meno di mezzo cm abbondante di spessore.
Sistemare le fette su carta forno nella teglia in cui andranno cotte. Premendo con le dita ( se avete le unghie lunghe attenzione a non segnare i biscotti, come invece potete vedere nei miei...) attaccare i semini scelti, o i pezzetti di uvetta o cioccolato.
Mettere 10 minuti in freezer quindi cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 10-12 minuti.
Appena tirati fuori dal forno tagliare ogni fetta a metà.
Lasciar raffreddare i biscotti che così prenderanno la giusta consistenza.
NOTE:
- i biscotti crudi si possono surgelare.
- la pasta è morbida, per questo va lavorata solo su carta forno leggermente infarinata.
- appena usciti dal forno i biscotti sono morbidi, ma induriscono raffreddandosi.
- tagliare i biscotti appena escono dal forno, o dopo rischiate di romperli.
- non tagliare i biscotti prima di cuocerli, o non manterranno la forma.
- non tagliate le fette troppo sottili, i biscotti non verrebbero bene.
- i biscotti cotti si conservano bene anche quattro giorni, purchè chiusi in una scatola di latta.
giovedì 16 febbraio 2012
Patè di fegatini e funghi alla paprika con mele caramellate e pane di segale
Impossibile, almeno per me, cercare di immaginare o indovinare.
Possibile, invece, passare mentalmente in rassegna tutto il repertorio delle mie collaudate sostituzioni: e paziente aspetto il giorno in cui qualcuno proporrà uno stinco di maiale per chiedere se posso usarne al suo posto uno di cammello.
Ma la ricetta dell'MT Challenge di turno ormai non è più questione e affare solo mio, in casa arabafelice, per cui fin troppo facile mi è stato immaginare la gioia dell'augusto consorte nell'apprendere che finalmente avrei preparato un patè.
Come UN patè?
Gioia a metà, nel momento in cui ha capito che, a leggere bene le regole, volendo potevo pure tirarne fuori uno di scorpioni, tanto per dirne una.
Ma non fai quello di fegatini?
Sembra una domanda, ma giuro che mi è sembrata più una supplica.
Però è banale, dai.
Ma è una scusa: è che la sottoscritta non ne va matta, tutto qui.
Allora mettiamo una sfida nella sfida.
Hai voluto il patè di fegatini?
E che sia.
Ma ci infilo quello che mai e poi mai mangeresti, e ti dimostro che ti piace.
E secondo, devo trovare un modo da renderlo gradito anche al mio palato.
Mi viene in soccorso la mitica Martha Stewart e uno degli ultimi numeri della sua rivista Living: ci sono delle mele caramellate che lei abbina a dei formaggi.
Eureka.
Vedo la luce in fondo al tunnel.
Fegatini ne trovo pochi dal macellaio, che me li vende un po' dubbioso, ma è avvezzo alle mie stranezze...
Unica, leggera difficoltà nel chiederglieli: ma ho appena scoperto di avere un futuro come mimo.
E mimare un fegatino non era poi così complicato :-)
Quindi cuocio, salto, sfumo, trito, affetto e caramello.
Ci faccio pure il pane, che il pensiero del crostino con quello arabo non mi entusiasma.
Credetemi, come l'ho addentato una rivelazione.
Come ci sta quel tocco di mela un po' dolce e un po' no è delizia che va provata, perchè le papille gustative vi parleranno una lingua che non vi stancherete di sentire.
Ah, si, amore, c'era la paprika.
Quello il profumo"diverso" che hai sentito.
Ma te l'avevo detto, no, che la lista completa degli ingredienti l'avresti letta solo qui ;-)
Si è capito, vero, che la ricetta va all'MT Challenge di questo mese, per il quale Bucci ha scritto un post esplicativo talmente chiaro e ricco che andrebbe stampato e attaccato al frigo.
La mia proposta svecchia un po' un grande classico con un abbinamento che non è poi suonato tanto azzardato.
Anzi ;-)
PATE' DI FEGATINI E FUNGHI ALLA PAPRIKA
CON MELE CARAMELLATE E PANE DI SEGALE
( per 6 persone circa)
300 g di fegatini di pollo
300 g di funghi champignon
mezza cipolla bianca
uno spicchio d'aglio
un cucchiaino di paprika dolce
mezzo bicchiere di vino bianco
sale
60 g di burro
per le mele caramellate
una mela Granny Smith
burro
miele
sale
pepe bianco
pane di segale, per accompagnare
Far sciogliere su fuoco medio un pezzetto di burro, e unirvi lo spicchio d'aglio e la cipolla tritata.
Aggiungere i fegatini e farli saltare a fuoco vivo.
Unire quindi i funghi a fettine e la paprika, sfumando poi con il vino.
Abbassare il fuoco, aggiungere un cucchiaino di sale e far andare per una decina di minuti, il liquido dovrà evaporare ma non completamente.
Far raffreddare completamente, quindi versare il tutto nel robot con le lame e frullare.
Con le lame in funzione aggiungere il burro, un pezzetto alla volta in modo da ottenere un composto omogeneo.
Aggiustare eventualmente di sale e mettere in frigo per almeno quattro ore, coperto con pellicola a contatto.
Per le mele caramellate, sbucciare ed affettare la mela a spicchi non troppo sottili..
Sciogliere poco burro in un padellino, unire le fettine di mela e farle saltare qualche minuto.
Unire poco miele e cuocere finchè saranno dorate.
Salarle e peparle.
Comporre quindi il crostino abbrustolendo leggermente una fetta di pane di segale, adagiandovi sopra un paio di fette di mela e quindi una cucchiaiata di patè.
NOTE:
- il patè si conserva perfettamente in frigo, coperto con pellicola a contatto, anche tre giorni.
In alternativa può essere surgelato.
lunedì 13 febbraio 2012
Biscotti friabili di mais, con il cuore
Problemi.
Grossi problemi.
Di comunicazione.
Ebbene si, come in tante coppie.
Però aspettate: non è che non ci parliamo.
E' tutto l'opposto.
Ci parliamo troppo.
E sempre.
Non vorrei darvi l'impressione di casa arabafelice dove non si facciano altro che chiacchiere, anzi.
Si fanno, come normale e dappertutto, tante altre cose.
Però ci si parla in mezzo, sopra, durante, o dopo.
Si leggono i libri, in santa pace, e poi arriva sempre il momento in cui assolutamente uno deve riportare un brano all'altra, o viceversa, e per le più svariate ragioni.
Si fanno i cruciverba nella stessa santa pace di cui sopra, e irresistibile la tentazione di sbirciare in quello del mio augusto consorte per quella definizione che so e che a lui non è ancora venuta in mente.
Si ascolta una canzone nuova, ed inevitabile che ci si guardi al primo ritornello per il commento di turno.
Si guardano le audizioni di XFactor USA ( e mi perdonerete se lo trovo molto, ma molto più coinvolgente della scialba versione nostrana?) e si passa il tempo a disquisire sui giudici, e se sia più accattivante l'inglesissimo e caustico accento di Simon Cowell o quello dell'americanissimo e compito L.A.Reid.
Peggio va quando l'irrestibile istinto a comunicare prende che siamo ciascuno nel suo bagno: va bene che sono confinanti, ma riuscire a parlarsi da sotto le docce è tecnica che ancora dobbiamo affinare: allo stato attuale, non si sente...
I telegiornali, impossibile tenere la bocca chiusa: volete che non si commentino i fatti del giorno, le navi affondate, gli zii Michele di cui è pieno il mondo, l'eroe del momento, la neve e la calura?
Ma siamo al limite.
Al punto di non ritorno.
I film.
E' che mentre li guardiamo non riusciamo a non intervenire, non interloquire, non stizzirci o non gioire.
A voce alta, si intende.
La tragedia è che ci perdiamo metà battute del film, a forza di parlarci sopra.
E benedetto il nuovo decoder Sky che permette di registrare, o li vedremmo si, ma ne sentiremmo la metà.
Lo so, non si fa letteratura con gli amori felici.
Dicono che sono noiosi.
Ma permettete che mi auguri di continuare ad annoiarmi così tutta la vita?
Biscotti che per San Valentino faranno il loro figurone, e cuocerli nell'unico Paese al mondo dove festeggiarlo è reato mi mette un brivido che mi fa diventare questa festa quasi simpatica...
Sono di un buono, ma di un buono che mi ha stupito: friabili come biscotti al burro ma croccantini e con una punta di rustico data dalla farina di mais.
Sono semplicissimi e molto divertenti da realizzare: scommetto che i vostri bambini faranno a gara per aiutarvi ad appiattirli con il bicchiere ;-)
E per qualche altra idea romantica date un'occhiata qui.
Si guardano le audizioni di XFactor USA ( e mi perdonerete se lo trovo molto, ma molto più coinvolgente della scialba versione nostrana?) e si passa il tempo a disquisire sui giudici, e se sia più accattivante l'inglesissimo e caustico accento di Simon Cowell o quello dell'americanissimo e compito L.A.Reid.
Peggio va quando l'irrestibile istinto a comunicare prende che siamo ciascuno nel suo bagno: va bene che sono confinanti, ma riuscire a parlarsi da sotto le docce è tecnica che ancora dobbiamo affinare: allo stato attuale, non si sente...
I telegiornali, impossibile tenere la bocca chiusa: volete che non si commentino i fatti del giorno, le navi affondate, gli zii Michele di cui è pieno il mondo, l'eroe del momento, la neve e la calura?
Ma siamo al limite.
Al punto di non ritorno.
I film.
E' che mentre li guardiamo non riusciamo a non intervenire, non interloquire, non stizzirci o non gioire.
A voce alta, si intende.
La tragedia è che ci perdiamo metà battute del film, a forza di parlarci sopra.
E benedetto il nuovo decoder Sky che permette di registrare, o li vedremmo si, ma ne sentiremmo la metà.
Lo so, non si fa letteratura con gli amori felici.
Dicono che sono noiosi.
Ma permettete che mi auguri di continuare ad annoiarmi così tutta la vita?
Biscotti che per San Valentino faranno il loro figurone, e cuocerli nell'unico Paese al mondo dove festeggiarlo è reato mi mette un brivido che mi fa diventare questa festa quasi simpatica...
Sono di un buono, ma di un buono che mi ha stupito: friabili come biscotti al burro ma croccantini e con una punta di rustico data dalla farina di mais.
Sono semplicissimi e molto divertenti da realizzare: scommetto che i vostri bambini faranno a gara per aiutarvi ad appiattirli con il bicchiere ;-)
E per qualche altra idea romantica date un'occhiata qui.
BISCOTTI FRIABILI AL MAIS
( per circa 45 biscotti)
da Living di Martha Stewart
da Living di Martha Stewart
260 g di farina
85 g di farina di mais tipo fioretto
mezzo cucchiaino di sale
220 g di burro
90 g di zucchero semolato
un uovo grande
estratto di vaniglia
altro zucchero semolato, per rotolare i biscotti
altro zucchero semolato, per rotolare i biscotti
per la glassa
circa 60g di zucchero a velo
coloranti per alimenti
poca acqua
Mischiare in una ciotola la farina, la farina di mais ed il sale.
Battere con le fruste elettriche ( o se avete la planetaria con la frusta a K) il burro con lo zucchero semolato per almeno cinque minuti di orologio, finchè bianco e montato.
Aggiungere quindi l'uovo intero con le fruste a velocità media e poco estratto di vaniglia.
Unire quindi a poco a poco il composto di farina, senza impastare, ma lavorando solo il minimo indispensabile perchè il tutto stia insieme ( sempre con la frusta a K se avete la planetaria, altrimenti lavorate usando una spatola o un cucchiaio, le mani invece il meno possibile)
Il composto sarà morbido, è così che deve essere quindi non aggiungete farina.
Metterlo in frigo 10 minuti.
Trascorsi i 10 minuti prelevare piccole porzioni di impasto e lavorarle brevemente tra i palmi ad ottenere delle palline di circa 3cm scarsi di diametro.
Rotolare ogni pallina in altro zucchero semolato e metterle nella teglia in cui verranno cotte, coperta con carta forno.
Ora usando un bicchiere ed un quadratino di carta forno appiattire ogni pallina in un cerchio.
Lo spessore deve rimanere di circa mezzo cm abbondante, non meno.
Incidere quindi un cuore usando uno stampino, o in mancanza inciderlo a mano libera usando un coltellino appuntito.
Mi raccomando non arrivare fino in fondo; l'incisione è poco più che superficiale.
Mettere la teglia con i biscotti in freezer 10 minuti, quindi cuocerla in forno preriscaldato a 200 gradi per circa 10 minuti (12 nel mio forno) in pratica finchè i bordi risulteranno ben dorati.
Tirare fuori dal forno e farli raffreddare senza toccarli (da caldi sono fragili)
Preparare la glassa mischiando lo zucchero a velo con poca acqua ed il colorante scelto.
La consistenza non deve essere troppo fluida o colerà dappertutto, meglio lasciarla un po' densa.
Aggiungete non più di un cucchiaino d'acqua alla volta.
Procedere quindi a glassare i biscotti ormai freddi usando un pennellino o in mancanza un conetto di carta forno.
Oppure se avete pazienza e la glassa è abbastanza densa ci si riesce anche con uno stecchino.
Far asciugare la glassa un'oretta a temperatura ambiente.
NOTE:
- i biscotti crudi si possono surgelare. Dopo averli appiattiti e incisi metterli in piano nel freezer, e quando perfettamente duri traferirli in un sacchetto per alimenti.
Si potrà quindi tirar fuori solo quelli che servono, farli scongelare leggermente in frigo e procedere alla cottura.
- i biscotti cotti e glassati si conservano tre o quattro giorni chiusi in una scatola di latta.
- i biscotti appena usciti dal forno sono fragili, prendono la giusta consistenza da freddi.
- volendo farne solo mezza dose aprire l'uovo in una ciotolina, batterlo leggermente per amalgamare tuorlo e albume e pesarlo. Usarne quindi esattamente la metà.
giovedì 9 febbraio 2012
Pollo (che non sembra...) lesso
Guardare, e riguardare.
Tanto l'ho registrato.
In lingua originale, che della traduzione del Gambero Rosso Channel non mi fido ( e un giorno vi racconterò perchè)
Sarà che ho capito male?
O lei che è impazzita.
Lei chi?
Ma l'inglesissima Nigella Lawson, amata in casa arabafelice almeno quanto una delle sue rivali americane, Martha Stewart.
Anzi, lo confesso: Nigella a differenza della super Martha mi è pure parecchio simpatica.
Sempre sorridente, ed un po' ammiccante senza mai da sconfinare nel volgare.
Martha invece sorride pochino, e a fatica: non a caso un amico l'ha ribatezzata Sua Imbalsamatezza non a torto, anche se forse sarebbe meglio prendersela con il suo chirurgo plastico più che con lei ;-)
E poi Nigella parla un inglese che mi incanta, con un quantitativo di aggettivi, sinonimi e contrari da far impallidire un dizionario: se non fosse poco ortodosso lo consiglierei ai miei alunni come aiuto per gli spelling test, con il rischio che il mio americanissimo preside magari mi deferisca alla Corte Marziale per alto tradimento.
Nigella mangia tutto quello che prepara, e assaggia gli impasti crudi dei suoi dolci.
Con le dita, come faccio io.
Ha sempre idee nuove, e spesso un po' furbe nell'accezione del termine che tanto mi piace accostato alla cucina.
Di tanto in tanto sono rimasta perplessa davanti a certe preparazioni, quando dagli ingredienti, quando dal metodo di lavorazione e cottura: ma la curiosità di provare a vedere cosa ne esce è nel novantanove per cento dei casi troppo forte per resisterle.
Poi improvvisamente mi spiazza.
No, non è impazzita: è che pure lei è capace di cucinare un piatto leggero.
Oso dire pure sano.
Ma gustoso e bello da vedere.
Guardo la registrazione due volte, vuoi vedere che da qualche parte mette un mezzo chilo di burro e non me ne sono accorta?
Niente, solo sanissimo pollo, salutari verdure, erbe e spezie, il tutto cotto in naturalissima acqua.
Un piatto della sua infanzia, dice Nigella, di cui dobbiamo ringraziare la madre.
Ah, ecco, ora tutto si spiega: la ricetta non è sua ;-)
Non vi venga in mente un piatto da ospedale perchè siamo lontani anni luce.
Un pollo tenerissimo e succulento, il risultato finale, con un brodino saporito a condirlo insieme al riso da servire in accompagnamento.
Ma non sembra pollo lesso è l'esclamazione di mio marito all'assaggio.
Vi fidate? ;-)
"PRAISED" CHICKEN
di Nigella Lawson
un pollo intero da almeno un kg
250ml circa di vino bianco
2 carote
2 porri
una costa di sedano con tutte le foglie
gambi di prezzemolo
alloro
pepe rosa
sale
acqua
poco olio extravergine
Prendere il pollo e premerlo sul petto con le mani in modo da schiacciarlo leggermente.
In una casseruola alta e capiente scaldare poco olio e rosolare brevemente il pollo da entrambe i lati in modo da farlo colorire leggermente.
Sfumarlo con il vino e unire le carote tagliate per il lungo e poi in quarti, i porri a pezzi grossolani, il sedano a fettine con tutte le foglie e gli steli di prezzemolo.
Unire ora tanta acqua fredda quanta ne basta a coprire le verdure ma non completamente il pollo.
Unire all'acqua il sale, una foglia d'alloro e il pepe rosa.
Far raggiungere il bollore quindi abbassare il fuoco e chiudere con il coperchio.
Cuocere circa un'ora e quaranta minuti.
Quando è pronto disossare il pollo e servire la carne condita con il suo brodo ed accompagnata da riso lessato e guarnito con le verdure di cottura ed un po' di brodo anch'esso.
NOTE:
- il pollo può essere cotto in anticipo e lasciato nella pentola. Al momento di servire il tutto andrà solo scaldato.
- fare attenzione al sale nell'acqua, non mettetene troppo poco.
- Nigella usa per servirlo un po' di senape inglese.
- non proprio nelle vostre corde? C'è sempre il pollo (che sembra...) fritto ;-)
lunedì 6 febbraio 2012
PHrappe ©...ovvero frappe furbissime al Philadephia
Lo so.
Lo so che pensate.
Che sarebbe ora di cancellarmi dal blogroll.
Che già ci avevate pensato vedendo la maionese nei biscotti.
E riconsiderato scoprendo che i cornetti sfogliano pure con il Philadelphia.
Questa è certamente la volta buona.
Philadelphia nelle frappe?
Si, avete letto bene.
E niente altro, a ben guardare.
L'idea mi è venuta al'improvviso.
Un lampo.
In un corridoio di scuola.
Lo so di nuovo, che state pensando: che forse sarebbe stato meglio che avessi pensato a lavorare :-)
Torno a casa, provo, assaggio.
Ma soprattutto assaggia lui, l'augusto consorte.
Che bello, hai fatto i cenci!
Già, la solita diatriba linguistica di casa arabafelice.
Ne spazzola una teglia.
E ne vuole altri, presto.
Amore, c'è il Philadelphia dentro.
Come c'è il Philadelphia? Giura.
Giuro.
Da quel giorno, molto recente, le ho rifatte quattro, dicasi quattro, volte.
Le frappe fatte così sono di un buono esagerato, croccanti e piene di bolle.
Veloci, e fattibili più o meno ad ogni latitudine: credete pure sulla parola ad una che ha vissuto in luoghi remoti del pianeta e si è stupita nel vedere 'sto benedetto Philadelphia anche nel deserto libico.
Non ci sono le uova, così anche chi è intollerante potrà gustarle senza remore.
Non c'è lo zucchero, ma non mi lascerò prendere la mano e non metterò il tag di ricetta light, tranquilli.
Non c'è il liquore, quindi chi vive in luoghi dove non si possono (o potrebbero...) reperire va tranquillo.
Furbissime, no?
Che poi cosa sia questa cucina furba è domanda interessante a cui recentemente la mia amica Gloria ha cercato di dare una risposta con un bel post.
Lei asserisce, tra le varie osservazioni, che sia quella che ci fa guadagnare tempo.
E scusate se è poco.
Io aggiungo che provare a mettere un ingrediente impensato in una ricetta della tradizione mi diverte da matti.
I puristi stanno affilando le armi, lo sento.
Ma ci saranno peccati peggiori che giocare alle furbate in cucina, no?
Firmato dalla ex-bambina a cui non fu mai comprato il Dolce Forno Harbert.
Se siete arrivati qui sappiate che queste frappe (o cenci, chiacchiere, bugie, crostoli e così via) non sono buone: molto di più.
Croccanti, si sciolgono in bocca. Una tira l'altra, per cui fatene tante. Anzi tantissime ;-)
Vi do la proporzione per ogni 100g di Philadelphia, con cui non ne vengono molte per cui raddoppiate senza remore.
Phrappe ©
100 g di Philadephia
circa 80-85 g di farina
un pizzico di lievito per dolci
zucchero a velo, per la copertura
Mettere il Philadelphia in una ciotola, unire il pizzico di lievito ed aggiungere tanta farina quanto basta ad avere un panetto non troppo molle, ma sostenuto come una pasta fresca, per intendersi.
Per ogni 100g di Philadelphia ne serviranno circa 80 di farina, ma dovrete regolarvi mentre lavorate.
Impastarlo brevemente quindi avvolgerlo in pellicola e far riposare mezz'ora.
Se dopo il riposo il panetto è diventato più morbido rilavorarlo con poca farina.
Prelevare dei pezzetti di impasto e passarli nella macchinetta Imperia, piegando le sfoglie come si fa con la pasta fresca: quindi due volte almeno alla prima tacca, due alla terza, due alla quinta ed una alla sesta, l'ultima.
La pasta sarà sottilissima, tagliarla con una rotella nelle dimensioni e lunghezze preferite quindi praticare un taglio all'interno di ciascuna frappa.
Friggere in olio caldo (se l'olio non è ben caldo le frappe non fanno le bolle, ma se lo è troppo si bruciano, quindi regolatevi un pochino in cottura) e stendere le frappe senza sovrapporle su una teglia coperta con carta da cucina.
Quando fredde spolverizzare con zucchero a velo.
NOTE:
- l'estrema sottigliezza della pasta determina la buona riuscita delle frappe: quindi tacca numero 6 dell'Imperia.
- per chi non ha l'Imperia: ho provato a tirarle con il mattarello, se si riesce a farle veramente sottili ( pasta quasi trasparente) vengono bene ugualmente. Se rimangono troppo grosse non saranno croccanti alla fine.
- non provate nemmeno a cuocerle al forno...vengono proprio male!
- se questa versione vi sembra particolarmente...audace, ci sono sempre le frappe superclassiche o ancora quelle realizzate nientemeno che con ricetta di Ladurèe.
giovedì 2 febbraio 2012
Burgers di noci e lenticchie
Cosa consiglia lo chef stasera?
Tostare le noci a 160 gradi per circa dieci minuti. Non saltare questo passaggio, ne acquista molto il sapore finale e l'aroma dei burgers.
Farle raffreddare e metterle nel mixer con l'aglio, il pangrattato, il peperoncino, il cumino, il prezzemolo ed il sale.
Frullare e quando il tutto sarà omogeneo unire le lenticchie lessate e ben scolate, il cucchiaio d'olio, l'albume e il cipollotto.
Frullare brevemente e assaggiare il composto per verificarne la sapidità.
Se troppo molle aggiungere poco pangrattato, ma il composto deve rimanere morbido o dopo cotto risulterà duro.
Formare i burgers, passarli nel pangrattato e ungerli con pochissimo olio usando un pennello da cucina.
Immancabile la domanda di mio marito, tra il serio ed il faceto, ad ogni ritorno dal lavoro.
Entrando per comodità dalla porta sul retro che lo immette direttamente in cucina è difficile che non cominci a spiare le pentole sul fuoco, o annusare cercando di capire se qualcosa di buono è stato nascosto da qualche parte.
E non per cattiveria, sia chiaro.
Ma i suoi assaggi, se così vogliamo chiamarli, hanno decimato porzioni in più di un'occasione, per cui ogni difesa è lecita.
Eppure, temo che non sia curiosità quello che lo anima nel chiedere.
O almeno non solo.
E' che per colpa, o merito, di questo blog ha appreso che mangia anche ciò che non gli piace, opportunamente camuffato, o ciò a cui mai avrebbe dato una chance.
E che anche quei piatti innocui e leggeri delle nostre cene quotidiane contengono segreti, tipo ma nell'omelette c'erano davvero solo i bianchi?
Perchè, che ci crediate o no, qui non si avanti a soli dolci, relegati a peccato del weekend o solo da dividere con ospiti di buon appetito.
Siamo anzi piuttosto virtuosi, o forzatamente tali, visto che continuare ad entrare nella attuale taglia di jeans è priorità per entrambi...
Ma anche la virtù può essere aiutata.
E non essere banale.
Amore, ci sono burgers di noci.
Mi guarda fisso negli occhi, non dice nulla.
I suoi si spalancano, e ride.
E' uno scherzo?
No.
Ah scusa, ci sono dentro pure le lenticchie che ti piacciono tantissimo.
Taccio del cumino, non lo sentirà nemmeno.
O almeno spero.
Una botta di salute, capisci, la frutta secca fa benissimo, i legumi pure.
Continua a ridere.
Oltre che salutari devono avere effetti esilaranti.
Fidati, sono buonissimi.
Per fidarsi, si fida.
O forse è solo perchè non c'è altro, oltre all'insalata e alla frutta?
Mi vorrei mangiare un'unghia, oltre al burger, mentre lo assaggia.
Aspetta.
Lo riassaggia.
Però è buono.
Però cosa?
E' solo brutto.
Ah, ok.
E mai come questa volta sono contenta che l'apparenza inganni ;-)
Che poi a me tanto brutto non pare, ma fate voi.
E' buono sul serio, e la salsa ci sta proprio bene.
Il consorte ha preferito il ketchup, e bisogna dire che ci ha azzeccato.
Provateli, per una cena diversa dal solito, perchè giuro che sono buoni sul serio: badate però di assaggiare il composto crudo in modo da poterlo ben condire.
Mi vorrei mangiare un'unghia, oltre al burger, mentre lo assaggia.
Aspetta.
Lo riassaggia.
Però è buono.
Però cosa?
E' solo brutto.
Ah, ok.
E mai come questa volta sono contenta che l'apparenza inganni ;-)
Che poi a me tanto brutto non pare, ma fate voi.
E' buono sul serio, e la salsa ci sta proprio bene.
Il consorte ha preferito il ketchup, e bisogna dire che ci ha azzeccato.
Provateli, per una cena diversa dal solito, perchè giuro che sono buoni sul serio: badate però di assaggiare il composto crudo in modo da poterlo ben condire.
BURGERS DI NOCI E LENTICCHIE
da "The Martha Stewart Show"
( per 4 pezzi)
110 g di noci
40 g circa di pangrattato
uno spicchio d'aglio
un ciuffo di prezzemolo
un cipollotto, oppure un pezzetto di cipolla bianca
un po' di cumino
150 g di lenticchie lessate ( peso da cotte)
un albume
un cucchiaio di olio extravergine
poco peperoncino, facoltativo
poco altro olio, per la cottura
per la salsa
yogurt greco
succo di limone
poca senape
sale
Tostare le noci a 160 gradi per circa dieci minuti. Non saltare questo passaggio, ne acquista molto il sapore finale e l'aroma dei burgers.
Farle raffreddare e metterle nel mixer con l'aglio, il pangrattato, il peperoncino, il cumino, il prezzemolo ed il sale.
Frullare e quando il tutto sarà omogeneo unire le lenticchie lessate e ben scolate, il cucchiaio d'olio, l'albume e il cipollotto.
Frullare brevemente e assaggiare il composto per verificarne la sapidità.
Se troppo molle aggiungere poco pangrattato, ma il composto deve rimanere morbido o dopo cotto risulterà duro.
Formare i burgers, passarli nel pangrattato e ungerli con pochissimo olio usando un pennello da cucina.
Cuocerli in padella antiaderente con pochissimo olio qualche minuto per parte oppure in forno a 180 gradi per un quarto d'ora circa.
Per la salsa semplicemente mescolare tutti gli ingredienti, salando a piacere.
NOTE:
- i burgers crudi possono essere surgelati. Scongelare in frigo e cuocere come da ricetta.
- se non siete dei puristi, provateli con il ketchup, ci sta benissimo :-)
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