giovedì 25 novembre 2021
Frutti di bosco con crumble di avena e pane raffermo
Quel sacchetto di frutti di bosco surgelati che langue nel freezer, o
quel pacco di fiocchi di avena in dispensa...così scrive Ottolenghi
introducendo la ricetta.
Ebbene, no.
Se c'è una cosa che mai avanza a casa arabafelice e della quale vengono acquistati almeno un paio di chili ogni settimana questa sono proprio i frutti di bosco e l'avena.
Quest'ultima per il mio amato oatmeal, i secondi per yogurt, frullati e chi più ne ha più ne metta.
Freschi
mi farebbero andare in bancarotta, surgelati un buon compromesso visto
che ne arrivano di ottima qualità, saporiti e tutti separati, non
orrende poltiglie come ahimè può capitare.
La ricetta però funziona sia che abbiate i frutti ben separati che l'orrida poltiglia: miracoli di Ottolenghi e il suo team :)
Come sia andata ve lo dico nelle note: intanto preparatevi a un profumo in casa che metterà a dura prova il vostro self control!
SKILLET BERRIES, BREAD AND BROWN BUTTER
da OTK Shelf Love di Y.Ottolenghi
per 6 porzioni
4 mele tipo Braeburn (650g) sbucciate, torsolo rimosso e tagliate ciascuna in 6 spicchi
un cucchiaino e mezzo di anice stellato in polvere (più poco altro per servire)
un cucchiaino e mezzo di pasta di vaniglia o estratto
130 g di burro
75g di zucchero semolato fine
120 g di pane tipo casereccio, leggermente raffermo e senza crosta, tagliato in cubetti da 1cm
100 g di fiocchi di avena
mezzo cucchiaino di sale
500 g di frutti di bosco misti surgelati
150ml di panna ad alto contenuto di grassi, molto fredda
Preriscaldare il forno a 180 gradi.
Mettere
le mele, mezzo cucchiaino di anice stellato, metà della vaniglia, 30g
di burro e 30 g di zucchero in una teglia da forno capiente. Cuocere in
forno per 20-25 minuti o comunque finchè le mele si saranno ammorbidite
senza però aver perso la forma.
Mentre le mele sono in forno mettere i restanti 100g di burro in una padella capiente su fuoco medio/alto.
Appena fuso continuare la cottura per circa 4 minuti, roteando spesso la padella, o comunque finchè il burro sarà scurito.
Versare il burro nocciola in un contenitore ampio resistente al calore e rimettere la padella sul fuoco.
Metterci
il pane e tostarlo per un paio di minuti mescolandolo spessissimo,
quindi metterlo nella ciotola insieme al burro nocciola.
Riportare nuovamente la padella sul fuoco e tostarvi per circa due minuti l'avena.
Unire
anch'essa al contenitore con burro e pane, quindi aggiungervi il sale,
il resto dell'anice stellato e i rimanenti 45 g di zucchero. Mescolare
bene.
Appena le mele sono pronte unirvi i frutti di bosco ancora
congelati e due cucchiai di acqua. Versare il composto di pane e avena
sulla superficie quindi abbassare il forno a 165 gradi e cuocere il
tutto per 30 minuti, o finchè il topping risulterà dorato e la frutta
sobollirà.
Far riposare fuori dal forno per 5-10 minuti quindi spolverizzare con altro anice stellato.
Unire la vaniglia rimasta alla panna ben fredda. Servire il dolce tiepido, con la panna fredda unita all'ultimo momento.
NOTE
- Sei porzioni? Allora, questa roba è talmente buona che la teglia ve la finite da soli, in piedi, piegati sul piano della cucina. Sa di pane, burro, zucchero ma senza essere banale. Sa anche un po' di Natale, visto l'anice stellato (che in video sostituisce anche con la cannella), e sa di estate visto il colore vibrante. Potete mangiarlo tiepido, come indicato, ma è buonissimo anche a temperatura ambiente.
- difficoltà non ce ne sono. L'unica potrebbe essere la realizzazione del burro nocciola ma i tempi di cottura e le indicazioni sono precise al nanosecondo per cui mi sento di affermare che sia assolutamente alla portata di tutti. Gli ingredienti sono veramente basici, tra avena e pane raffermo.
- Le mele Braeburn sono di tipo croccante e leggermente acidulo. Non trovandole da queste parti le ho sostitute con le uniche che mi piacciano: le Granny Smith.
- la panna ci sta
benissimo, ma se vivete in climi temperati anche del gelato alla
vaniglia ci sta altrettanto bene. Viene suggerito anche dello yogurt greco.
- quindi un crumble che non è proprio un crumble, con una lavorazione velocissima e che poi fa tutto da solo in forno. Il resto lo fate voi quando ne esce :D
lunedì 15 novembre 2021
(Non) insalata di patate!
Insalate di patate ne abbiamo mangiate tutti, a bizzeffe.
Spero
le vostre esperienze siano state migliori delle mie: per molti anni un
vicinato americano DOC me ne ha propinato di ogni tipo e fattezza.
Con
le patate troppo molli, o troppo dure. Annegate nella maionese, o in
condimenti alternativi spacciati per il segreto di Fatima che
irrimediabilmente trasformavano il tutto in una specie di zuppa.
Con o senza le uova, con o senza i sottaceti.
Con o senza piselli e carote.
Il piatto da saltare a piè pari appena avvistato ad ogni buffet o cena tra amici.
Così
come la nostrana insalata russa che dell'americanissima insalata di
patate è cugina di primo grado: mangiarle buone è un miraggio, e
sembrano spesso più la scusa per far finire in una ciotola quello che
altrimenti sarebbe volato nella spazzatura.
Accozzaglie di ingredienti e condimenti per arrivare, nella migliore delle ipotesi, ad un pastone senza sapore.
Poi arriva Big Y e il suo team.
Mette
subito le mani avanti e dice che questa ricetta è la versione
rimaneggiata di un grande classico un po' in disuso e sicuramente un po'
old-fashion come l'insalata Olivieh (che è come si chiamerebbe
realmente l'insalata russa).
Le patate si schiacciano, le uova si grattugiano, i sottaceto sono sopra e non dentro.
Sorpresa.
Qui veramente siamo oltre, come dice il titolo.
Non dico altro tranne che dovete, dovete provarla.
E mi sento abbastanza sicura nel dire che molti di voi, come me, la porteranno sulla tavola delle prossime feste ;)
BEYOND POTATO SALAD
da OTK Shlef Love, di Y.Ottolenghi
per 6 porzioni, servite come contorno
650 g di patate King Edward o comunque un tipo farinoso
5 uova grandi
80 g di maionese
220 g di yogurt greco
3 cucchiai e mezzo di succo di limone
105 ml di olio di oliva
30 g di cetriolini sott'aceto, affettati finemente
10 g di foglie di dragoncello spezzettate
10 g di erba cipollina tagliata a pezzi da un cm
1 cucchiaino e mezzo di semi di coriandolo leggermente pestati
3 quarti di cucchiaino di semi di nigella tostati
3 quarti di cucchiaino di semi di sesamo tostati
mezzo cucchiaino di peperoncino di Aleppo, o altro tipo
sale e pepe nero
Mettere
le patate in una pentola coprendole con acqua in modo che siano
sommerse di circa 4 cm. Aggiungere 2 cucchiaini di sale quindi portare a
bollore su fuoco medio/alto.
Abbassare la fiamma, coprire con un
coperchio e continuare a cuocere per circa 25 minuti, o comunque finchè
la patate potranno essere facilmente infilzate con una forchetta.
Scolarle e appena saranno maneggiabili sbucciarle e schiacciarle in modo grossolano in una ciotola.
Intanto cuocere le uova in acqua bollente per 8 minuti o comunque finchè sode.
Scolarle, pelarle e grattugiarle con una grattugia direttamente nella ciotola con le patate.
In una ciotola mescolare la maionese, lo yogurt, 2 cucchiai e mezzo di succo di limone, 2 cucchiai di olio, un cucchiaino di sale e una generosa macinata di pepe. Unire al composto di patate e uova e mescolare bene per amalgamare. Trasferire il tutto su un grande piatto da portata, allargandolo e creando un lieve avvallamento al centro.
Mescolare i cetriolini, le erbe, il restante succo di limone, 5 cucchiai di olio, mezzo cucchiaino di sale e una macinata di pepe. Versare a cucchiaiate sulle patate.
Mischiare i semi ed il peperoncino e spargere sulla superficie.
Servire a temperatura ambiente o freddo.
NOTE
- allora, questa ricetta non è buona. E' buonissima. Da mangiarsela a cucchiaiate tanto per provare se i condimenti sono giusti, nonostante già sappiate che lo sono. Finalmente faccio pace con insalate russe, di patate e company. Non avrò mai altra ricetta all'infuori di questa.
- le patate schiacciate e mescolate con le uova sono un connubio buonissimo che conosciamo tutti. Il condimento di maionese ma alleggerito con lo yogurt non la rende quel mattone indigeribile a cui siamo abituati. Il succo di limone in abbondanza rinfresca e sgrassa il tutto.
- erbe, spezie e sottaceti rimangono sulla superficie, evitando quindi di sparire ed essere fagocitati dal resto. Gli elementi rimangono perfettamente distinguibili, cosa che ho apprezzato moltissimo rispetto ai mix visti e rivisti che spesso fanno un effetto altalenante tra la pappa del cane e il blocco di cemento.
- si presenta benissimo, e va via in un attimo. Non ammazza il resto delle portate ma rimane un contorno con una sua propria personalità. L'augusto consorte, grande amande dell'insalata russa classica purchè sia fatta con la sola e unica ricetta tramandata da generazioni nella sua famiglia, ne ha assaggiato un cucchiaio piuttosto scettico. Dal cucchiaio a fare il bis il passo è stato molto breve.Ve lo dico in tutte le lingue: provatela quanto prima, che ha anche il pregio di essere molto semplice.
martedì 9 novembre 2021
Salmone con za'atar e salsa tahine
Quanto avete cucinato durante il lockdown imposto dalla diffusione del COVID-19 nel 2020?
Io, confesso, non tantissimo: ho si, avuto più tempo ma ho comunque lavorato da casa.
Per
non parlare dell'ansia che allora mi attanagliava non sapendo bene come
sarebbe andata, quando sarei potuta rientrare in Italia e così via.
Anche
i membri dell'Ottolenghi team, che con Big Y ha lavorato a distanza a
questo libro, si sono trovati spaesati e rinchiusi, non solo in case
diverse ma addirittura in continenti diversi: ma a differenza della
sottoscritta hanno usato il tempo extra a disposizione per spremersi le
meningi su come usare gli ingredienti che avevano in casa, o come
abbinarli in modo nuovo così da non lasciarli scadere in dispensa.
La
salsa tahini che ormai quasi tutti conoscono non solo più come
indispensabile, irrinunciabile ingrediente di un hummus che si rispetti
ma anche come aggiunta interessante e sorprendente ad una serie di dolci
( l'avete provata con il cioccolato? In caso non l'abbiate fatto,
evitate se tenete alla linea) qui viene abbinata al pesce.
Funziona?
Per
quanto fossi curiosa, e per quanto ogni ingrediente preso singolarmente
in questa ricetta mi piaccia moltissimo, non sapevo che aspettarmi.
Ebbene, ha ragione Big Y, again ;)
ZA'ATAR SALMON AND TAHINI
da OTK Shelf Kitchen di Y. Ottolenghi
per 4 porzioni
4 filetti di salmone con la pelle (circa 600g totali)
2 cucchiai di za'atar
2 cucchiaini di sumac (e mezzo cucchiaino extra per spolverizzare)
60 ml di olio di oliva
250g di spinaci baby
90g di tahini
3 spicchi di aglio, schiacciati
3 cucchiai e mezzo di succo di limone
1 cucchiaio e mezzo foglie di coriandolo grossolanamente tritate
sale e pepe nero
Preriscaldare il forno a 220 gradi.
Asciugare
il salmone con della carta da cucina e condirlo con sale e pepe. In una
ciotola mescolare za'atar e sumac e usare il composto per creare una
crosta sul salmone.
Mettere una padella che possa andare anche in
forno su fuoco medio/alto e aggiungere un cucchiaio di olio. Appena
caldo aggiungere gli spinaci, un pizzico di sale e pepe e cuocere per 2 o
3 minuti, giusto per farli appassire.
Mettere i filetti di salmone sugli spinaci e cospargerli con 2 cucchiai di olio. Infornare per 5 minuti.
Nel frattempo in una ciotolina mescolare tahini, aglio, 2 cucchiai e mezzo di succo di limone, un generoso pizzico di sale e 100 ml di acqua finchè il tutto risulterò liscio e piuttosto fluido.
Passati i 5 minuti
di cottura versare la salsa tahini preparata attorno al pesce (ma
assolutamente non sopra) e infornare nuovamente per 5 ulteriori minuti, o
comunque finchè la salsa tahini sobolle e il pesce risulterà cotto.
Completare con il succo di limone restante e l'olio quindi spolverizzare con il coriandolo e il sumac.
Servire subito.
NOTE
- ricetta
di facilità e rapidità evidenti, non presenta particolari insidie.
L'unica, ben specificata dall'autore nell'introduzione, è che la salsa
tahini debba essere di ottima qualità. Meglio controllare, quando la si
compra, che provenga da un Paese mediorientale e , aggiungo io, che il
colore non sia troppo scuro.
Ha un gusto molto particolare, ma se troppo amara potrebbe essere vecchia, non compratela se troppo vicina alla scadenza.
- la salsa tahini cotta non dura molto: buonissima appena fatta, si rapprende velocemente raffreddandosi e non è più così gradevole se riscaldata nuovamente. Il piatto va fatto e servito subito come indicato.
- cosa viene fuori? Il salmone, che con i tempi indicati risulta cotto al punto giusto (nè crudo, nè stracotto) si abbina a questa salsa che oltre che di tahini sa di limone in maniera sorprendente. Il resto delle spezie dà un tocco e retrogusto mediterraneo che non risulta invasivo. Persino quell'iper-conservatore del mio augusto consorte ha approvato e continuato a raccogliere la salsa ad ogni forchettata del pesce!Finalmente un modo nuovo di cucinare il salmone, e un sapore diverso. Semplice nell'esecuzione ma tutt'altro che banale nel risultato.
mercoledì 27 ottobre 2021
Insalata di pollo all'orientale
Da cosa nasce cosa, e da pollo avanzato nasce...insalata di pollo.
Che
poi, ma veramente il cibo avanza a casa vostra? In casi di cene
epocali, con molti invitati e troppe portate è successo anche da me (con
epica volta in cui durante una cena esagerata ho anche dimenticato
letteralmente di servire una portata!) ma nella vita quotidiana è
piuttosto raro.
Specie visto che il mio augusto consorte da sempre predica che un pollo sia in pratica secondo lui una monoporzione!!
BANG BANG CHICKEN SALAD
da Weekly Provision di Kim Duke
per due persone
un cucchiaino di olio di sesamo
un cucchiaio di burro di arachidi del tipo "crunchy"
2 cucchiaini di salsa di soia light mescolato con un cucchiaino e mezzo di zucchero semolato extrafine
un cucchiaino di miele fluido o un altro cucchiaino di zucchero
2 cucchiaini di aceto di riso (o altro aceto)
100 g di pollo avanzato o di rosticceria
2 carote pelate e tagliate a listarelle
2 cipollotti affettati
un peperone rosso affettato a listarelle
una manciata di insalata mista
per il condimento
2 cucchiaini di aceto di riso (o altro aceto)
2 cucchiaini di salsa di soia light mescolati con un cucchiaino e mezzo di zucchero semolato extrafine
1 cucchiaino di olio di sesamo
per servire (facoltativi)
del peperoncino secco
delle arachidi arrostite grossolanamente tritate
Mescolare olio di sesamo, burro di arachidi, salsa di soia e aceto di riso in modo che risultino ben amalgamati.
Mettere questa salsa in padella e cuocere mescolando di tanto in tanto per 6-8 minuti, facendo attenzione
che la salsa non bruci ma che scurisca solamente.
Intanto in una ciotola preparare il condimento semplicemente mescolando tra loro gli ingredienti.
Versare l'insalata, le carote ed il peperone nella
ciotola del condimento quindi dividere il tutto nei piatti da portata.
Completare con il pollo, la salsa calda ed il peperoncino e le arachidi, se si usano.
NOTE
-
allora, se piacciono sapori un po' fusion, e magari avete un debole per
il pollo satay, ovviamente la ricetta non può non piacere. E se non avete pollo provate anche solo il condimento per l'insalata: non lo lascerete più!
martedì 26 ottobre 2021
Pollo all'aglio e limone
martedì 14 settembre 2021
Empanadas di pollo
Mi ha fatto sorridere l'introduzione a questa ricetta.
Guisell
Harith Osorio, l'autrice arrivata negli USA dal Cile facendo mille
lavori, arrabattandosi e riuscendo a coronare il sogno di aprirvi un
ristorante, ne spiega meticolosamente i passaggi imparati dalla nonna.
E
quando volle, per la prima volta, cucinare qualcosa per i neo-suoceri
californiani rimase spiazzata perchè i loro piatti preferiti erano tutti
pronti, in barattolo o da scaldare al microonde!
Orgogliosamente
rivela che al suo ristorante questo elettrodomestico nemmeno viene
utilizzato, e che tutto ciò che voleva era far conoscere le autentiche
empanadas agli americani.
Ora, di gente che con un certo compiacimento mi ha detto "noi in casa non cuciniamo" ne ho conosciuta anche io.
Ma
per fortuna ne ho incontrata molta di più che, specie nelle comunità di
expat che si formano all'estero, non vedeva l'ora di farti conoscere la
cucina tradizionale, le sue specialità.
E non solo: non vedeva l'ora
di conoscere le nostre, con un certo sbigottimento quando ciò che
credeva tanto italiano di italiano non aveva nemmeno il nome esatto.
Empanadas
preparate da sudamericani DOC ne ho mangiate tante, e vi confermo che
non una volta la ricetta non mi è stata presentata come la più
autentica, l'unica, l'originale.
L'ultimissima versione, durante una
cena surreale che mi riservo di raccontare prima o poi non sapendo se
partire dall'assenza totale di posate in tavola o dai fazzoletti da naso
offerti come tovaglioli, ha previsto la presenza della zuccheriera in
tavola.
Pare che nella cittadina di cui la nostra ospite è originaria
le empanadas di pollo vadano aperte a metà e spolverizzate di zucchero.
Ho provato per cortesia, e che dire: passo volentieri :)
Invece
la ricetta qui sotto è tradizionale nel senso più estremo della parola,
con tanto di numero esatto di acini di uvetta da usare in ciascuna!
EMPANADAS DE POLLO
da "We Are La Cocina" AA.VV.
per 12 pezzi
per la pasta
420 g di farina comune
mezzo cucchiaino di sale
110 g di burro tagliato a pezzetti e congelato
110 g di strutto, tagliato a pezzetti e congelato
acqua fredda a seconda della necessità (tra 180 e 240ml)
per il ripieno
un pollo cotto da circa 1.6-1.8 kg (cotto in casa, lesso oppure di rosticceria)
2 cucchiai di olio di semi
70 g di cipolla tritata
60 g di peperone rosso tagliato finemente
1 peperoncino giallo peruviano a pezzetti (semi inclusi)
3 spicchi di aglio tritati
un cucchiaio di origano secco
un cucchiaio di concentrato di pomodoro
240 ml di brodo di pollo
sale
3 uova sode, tagliate in quarti
circa 70 g di uvetta
12 olive nere, denocciolate
per spennellare
un uovo intero
2 cucchiai di acqua
Preparare la pasta: mescolare la farina con il sale.
Mettere
nel robot da cucina il burro, il lardo e la farina azionando le lame a
scatti. Il composto dovrà apparire grumoso e con il grasso a pezzi ben
distribuito. Aggiungere quindi l'acqua, pochissima alla volta e con le
lame sempre azionate a scatti, finchè il tutto sta insieme.
Non dovrà risultare troppo appiccicose quindi regolarsi bene con l'acqua.
Avvolgere l'impasto in pellicola da cucina e metterlo in frigo per almeno un'ora.
Per il ripieno: separare la carne di pollo dalle ossa, quindi tagliarla finemente e lasciare da parte.
Scaldare
l'olio in una padella capiente quindi aggiungere la cipolla, i peperoni
e l'aglio facendo cuocere per qualche minuto finchè le verdure
risulteranno ammorbidite.
Aggiungere quindi l'origano ed il concentrato di pomodoro, mescolare bene ed aggiungere il pollo.
Abbassare la fiamma ed aggiungere il brodo, grattando bene con il mestolo il fondo della padella per staccare eventuali residui.
Far
cuocere, mescolando spesso, per 3 o 4 minuti o finchè il liquido sarà
evaporato quasi del tutto. Aggiungere del sale e spegnere il fuoco,
quindi assaggiare e regolare il condimento.
Far raffreddare completamente (l'operazione può essere velocizzata versando il tutto su un vassoio e mettendolo in frigo)
Confezionare le empanadas:
preriscaldare il forno a 190 gradi. Dividere l'impasto a metà e
stenderlo col mattarello su una superficie infarinata allo spessore di
circa 3mm. Tagliare con un coppapasta 6 cerchi da 15cm di diametro e
versare 2 cucchiai di ripieno su ciascuno. Completare ogni empanadas con
un quarto di uovo sodo, 4 acini di uvetta e un'oliva.
Inumidire i
bordi e piegare la pasta sul ripieno a formare una mezzaluna. Pressare
bene i bordi e completare arrotolandoli su se stessi.
Ripetere con la
seconda metà dell'impasto fino ad esaurimento degli ingredienti,
sistemare le empanadas su una teglia e spennellarle con il mix di uovo e
acqua.
Cuocere per circa 25-30 minuti o comunque finchè ben dorate.
Servire tiepide.
NOTE
- la ricetta non è particolarmente complicata, solo avendo diversi passaggi è ovviamente un po' lunga. Rido perchè l'autrice dopo averci detto che meglio cucinare tutto "from scratch" ovvero da zero offre l'opzione del pollo di rosticceria per il ripieno. L'alternativa sarebbe stata un pollo lesso usato per realizzare del brodo, di cui comunque riporta la ricetta...beh, da me ha vinto la rosticceria!
- non so se per il clima, ovvero il caldo, l'impasto è risultato piuttosto morbido anche con l'aggiunta di meno acqua di quanto indicato. Viene comunque ricordato di andarci piano e di aggiungerne poca alla volta.
- il ripieno, complice il pollo arrosto, è molto buono e saporito e sta benissimo con l'involucro che invece risulta abbastanza neutro. Anche la dimensione indicata è perfetta per una empanada che non risulti troppo grande.giovedì 26 agosto 2021
Melanzane Fumé
Altro trasloco, in casa arabafelice.
Non troppi chilometri da dove siamo stati nei tre anni precendenti.
Niente più grattacielo altissimo davanti al Golfo Persico.
Villetta a piano terra, giardino, grandi vetrate nel soggiorno.
Cosa chiedere di più?
Il primo giorno, si sono rotti i bagni.
All'unisono.
Due sciacquoni su tre hanno deciso di smettere di funzionare, e meno male c'è il bagno di servizio.
Il secondo giorno l'aria condizionata ha deciso di emettere un fischio assordante e continuo.
Mi correggo: era notte, e non giorno.
Se la spegni, muori perchè fuori ci sono cinquanta gradi.
Se la riaccendi, impazzisci.
Il terzo giorno sono venuti a riparare tutto e abbiamo ripreso fiato.
Fino al quarto giorno, in cui si è staccata la parte anteriore di un cassetto della cucina e mi è caduta su un piede.
Il quinto giorno sono arrivate, in massa, le formiche.
Il sesto ho comprato ogni tipo di insetticita ma mi hanno spiegato che eh no signora, è il bello del giardino nel deserto.
Il settimo, decidiamo di prendere fiato.
Un paio d'ore in piscina, dopo l'ammazzata del trasloco, non ce le toglie nessuno.
Vuota, tutta per noi.
Un sogno.
Dura poco, come tutti i sogni.
Appaiono mamma con bimbo, lei è gentile ed il bimbo un amore.
Ma insiste che lui provi a nuotare, e lui galleggia a mala pena.
Sempre a bocca aperta, la maggior parte del tempo sott'acqua.
E' stato un attimo e tutto è successo nello stesso momento.
Bimbo beve, e vomita in piscina.
Noi voliamo fuori.
La signora imbarazzatissima si scusa, ovviamente sono cose che possono capitare.
Ma è possibile che capitino tutte a noi? :D
Questa ricetta l'ho adocchiata su Facebook, da Giuliana , che a sua volta le aveva preparate per Keep Calm and What's for Dinner.
Lei la definisce la ricetta PERFETTA, e sottoscrivo in toto: non avete idea.
Semplicissima, la dovete provare!
MELANZANE FUMÉ
dal blog La gallina vintage
3 grosse melanzane
50 ml di aceto bianco
100 ml di olio extravergine d'oliva
20 g di zenzero tritato
3 spicchi di aglio tritati molto fini
un cucchiaino colmo di miele
un pizzico di Piment d'Espelette (o peperoncino secco)
sale
origano
Tagliare le melanzane a metà e ogni metà a spicchi, avendo cura di non farli troppo spessi.
Farle spurgare, se serve.
Intanto preparare una marinata semplicemente mescolando tutti gli ingredienti e far marinare le fette per almeno mezz'ora.
A questo punto grigliare finchè si ammorbidiscono.
Servire a temperatura ambiente, irrorate con la marinata rimasta.
NOTE
- le melanzane che trovo qui non necessitano di essere spurgate e ho saltato questo passaggio.
- per un imprevisto ho lasciato le melanzane nella marinata per un paio d'ore invece che la mezz'ora consigliata: lo farò sempre perchè si sono insaporite tantissimo!
- Giuliana consiglia di passarle brevemente in padella e poi sulla griglia/bistecchiera per essere sicuri che cuociano bene. Non ho provato perchè le ho cotte direttamente sulla bistecchiera ma mi riservo alla prossima occasione.
- si conservano qualche giorno in frigo, in teoria.Le ho irrorate con la marinata rimasta ma il giorno dopo erano sparite. Sono buonissime anche fredde,
martedì 15 giugno 2021
Dip di melanzane alla soia e miele al timo
Melanzane sono la mia nonna siciliana che ne frigge una
tonnellata, noi bambini che torniamo dal mare e le facciamo sparire
prima ancora che possano arrivare in tavola.
Il profumo arrivava al
cancello, e dal vialetto già sapevi che l'avresti trovata in piedi ai
fornelli e che ci avrebbe detto senza convinzione di stare lontani.
E
lei che i suoi polli li conosceva bene preparava il piatto "esca" da
farci sbranare e friggeva le altre mentre velocemente ci rendevamo
presentabili per andare a tavola.
Melanzane fritte, semplici o impanate.
E sto.
In altro modo non mi sono mai piaciute più di tanto, e mi perdonino gli amanti della parmigiana che mai mi ha conquistato.
Hanno
scalfito il mio credo negli anni solo il baba ganoush, la crema di
melanzane tipicamente mediorientale incontrata nella mia vita di arabafelice e la melitzanosalata, dip tipico tra gli antipasti greci.
Quindi ho scelto al volo questa ricetta che finalmente proponeva di quest'ultima una versione rinnovata.
Funziona?
Leggete e lo saprete.
Ma intanto correte a comprare il pane.
Perchè se la provate capirete perchè sia il piatto più gettonato là dove è stato creato ;)
GRILLED AUBERGINE WITH SOY AND THYME HONEY
per 8 persone
da Mazi-Moder Greek Food
9 grosse melanzane (circa 3kg)
60 ml di olio d'oliva
mezza cipolla bianca affettata
1 spicchio d'aglio tritato
5 pomodori maturi
4 cipollotti affettati in anelli sottili
un mazzetto di prezzemolo tritato
un generoso pizzico di sale
per la vinaigrette di salsa di soia e miele al timo:
100 ml di salsa di soia (tipo "dark")
100 ml di olio extravergine d'oliva
50g di miele al timo
per la vinaigrette al balsamico:
2 cucchiaini di salsa di soia
60ml di olio extravergine d'oliva
25 g di miele al timo
1 cucchiaio di aceto balsamico
Usando
delle pinze da cucina abbrustolire ogni melanzana sulla fiamma del
fornello per circa 15 minuti finchè saranno ben scurite e la polpa
risulterà morbida. In alternativa si possono cuocere su un barbecue.
Lasciarle
raffreddare quindi tagliarle nel senso della lunghezza e ricavarne la
polpa aiutandosi con un cucchiaio. Metterla in un colino e lasciarla
perdere l'acqua in eccesso per almeno mezz'ora. Affettare la polpa
grossolanamente, evitando di lasciare comunque pezzi troppo grossi.
Nel
frattempo preparare le due vinaigrette: mescolare gli ingredienti della
prima e versarli in una ciotola. Fare lo stesso con la seconda,
mescolando gli ingredienti tra loro. Tenere le due vinaigrette separate.
Scaldare
l'olio in una casseruola su fuoco alto e cuocere la cipolla per circa
un minuto girando sempre. Dovrà ammorbidirsi senza scurirsi. Aggiungere
quindi l'aglio e la polpa di melanzana e cuocere, sempre mescolando,
finchè l'eventuale liquido sarà evaporato e il composto assumerà un
colore brunito. Il tempo di cottura dipenderà da quando acquose sono le
melanzane.
Aggiungere quindi la vinaigretta di salsa di soia e miele,
cuocere altri 2 minuti quindi togliere dal fuoco e lasciare
raffreddare.
Mentre le melanzane si raffreddano tagliare i pomodori a metà ed eliminare i semi. Ridurne 4 a cubetti e affettare l'ultimo.
Una volta che le melanzane sono raffreddate aggiungere la vinaigrette di balsamico e mescolare, quindi unire i pomodori a cunetti, i cipollotti, il prezzemolo, il sale e mescolare bene.
A questo punto la preparazione può essere servita in ciotoline individuali guarnita con fette di pomodoro ed erbette.
In alternativa può essere conservata in frigo in un contenitore ermetico per 3 giorni.
NOTE
- la ricetta non è complicata ma necessita di vari passaggi. In realtà sono facilmente suddivisibili tra mattina/sera e la cottura delle melanzane può essere realizzata anche il giorno prima.
- la qualità delle melanzane è ovviamente fondamentale. Se penso a quelle, bellissime, siciliane mi vien da piangere! Quelle rinsecchite che trovo qui hanno fatto comunque una discreta figura e non essendo per nulla acquose hanno invece facilitato la realizzazione che non ha avuto bisogno di asciugare troppo sul fuoco.
- confesso che la cottura delle stesse mi è stata impossibile sulla fiamma viva perchè in casa ho le piastre elettriche. Le ho arrostite invece sotto il grill del forno, avendo cura di bruciacchiarle per bene, quindi non so dire se 15 minuti a melanzana su fiamma viva siano sufficienti per la cottura anche dell'interno. Sicuramente, viste le nove melanzane previste si finirebbe di cuocerle tutte dopo ore!
- la preparazione andrebbe servita a
temperatura ambiente ma secondo me fredda di frigo, il giorno dopo, era
ancora migliore. Ah si, l'olio è abbondante. Resistete alla tentazione
di metterne meno, serve tutto!
martedì 18 maggio 2021
Brownie al cioccolato e...l'ingrediente segreto!
Ve lo dico subito: preparatevi
Preparatevi ad impiastricciare la cucina come non mai.
Tutto viola, ovvio.
Alla barbabietola così grossa che per cuocerla ore ce ne sono volute due.
A
realizzare in corso d'opera che il robot da cucina non è abbastanza
grande per contenere il composto da frullare, ed esce dal coperchio.
A versarlo nell'altro frullatore, quello grande per davvero, che non avete tirato fuori per pura pigrizia.
Ad affettare la barbabietola per la decorazione insieme al vostro dito.
A
versarlo, ormai senza più poesia, nella teglia preparata quasi
segretamente sperando che venga male per poterlo bocciare, e vendicare
quindi il lavoro extra, la cucina disastrosa, il dito mezzo andato.
Ad assaggiarlo quindi, prevenuti.
E ricredervi.
Si,
perchè se fino all'ultimo mi sono chiesta se tutto il lavoro
giustificasse la presenza di un dolce con dentro una barbabietola nella
mia vita ebbene, la risposta è stata si.
Un brownie tra i migliori mai fatti, morbido, cremoso e che comunque si taglia in porzioni perfette.
Fate anche voi il quiz dell'assaggio.
Il mio augusto consorte ha temuto un depistaggio vedendo la barbabietola sulla superficie ed ha azzardato carote?
Ma solo perchè sapeva solo che avrebbe dovuto nominare qualcosa di strano!
Un'ultima nota e poi correte a farlo: la barbabietola non rende questo dolce più sano, meno calorico, meno ricco.
Solo
meravigliosamente morbido, e fa si che la farina senza glutine (che ho
usato per testarne la riuscita) lavori benissimo e non faccia
rimpiangere quella comune.
E' solo più buono, non più salutare ;)
BLENDER BEETROOT BROWNIE (BBB)
da In Praise of Veg di Alice Zaslavsky
un'arancia, meglio se biologica
una barbabietola più o meno della stessa dimensione dell'arancia, più un'altra piccola per la decorazione
200g di burro fuso
200g di cioccolato fondente fuso, più altri 50g per la copertura
3 uova
220g di zucchero semolato
un cucchiaino di estratto o pasta di vaniglia
200g di farina di mandorle
75g di farina senza glutine (o farina comune)
55g di cacao amaro in polvere
70g di noci
un cucchiano di lievito per dolci
la punta di un cucchiaino di sale in fiocchi
yogurt, per servire
Bollire
l'arancia intera e la barbabietola insieme, in una pentola con acqua
abbondante aggiungendone sempre quando evapora. Cuocere per circa un'ora
o comunque finchè saranno morbide ed uno spiedino le attraverserà
facilmente.
Foderare con carta forno una teglia da brownie da 30x20cm
oppure una pentola di ghisa (per quest'ultima basta foderare solo la
base).
Quando la barbabietola non è più così calda da non poter
essere maneggiata sfregarla con della carta forno o con il lato di un
cucchiaino per rimuovere la buccia.
Preriscaldare il forno a 180 gradi.
Mettere
la barbabietola tiepida, l'arancia, il burro ed i 200 g di cioccolato
fuso nel frullatore o in un robot da cucina. Frullare finchè il tutto
diventa una pasta liscia.
Aggiungere uova, zucchero e vaniglia e frullare a scatti solo per amalgamare.
In
una ciotola a parte amalgamare farina di mandorle, farina senza
glutine, le noci, il cacao ed il lievito. Versare questo mix nel
frullatore e far girare le lame solo il tempo di amalgamare.
Non frullare troppo o il risultato sarà un mattone!
Versare
il composto nella teglia preparata, cospargere con i 50g di cioccolato a
pezzetti e con delle fette sottili della barbabietola tenuta da parte.
Cospargere infine con il sale.
Cuocere per 40-45 minuti, finchè l'interno sarà ancora morbido: qui la prova stecchino non fa fede.
Servire tiepido con dello yogurt per accompagnare, oppure mettere in frigo.
Si conserva perfettamente anche una settimana.
NOTE
- se siete alla ricerca di un dolce gluten free buonissimo, non troppo complicato e che venga umido e morbidissimo lo avete trovato. Ma anche con la farina comune viene benissimo. Il colore è stupendo, una specie di burgundy veramente incantevole. E se non è il colore che deve impressionare in un dolce ma il sapore, allora si va sul sicuro. Ovviamente non riconoscerete la barbabietola ma più l'arancia con il suo contrasto con il cioccolato. Se conoscete e soprattutto vi piacciono quelle tortine confezionate che si chiamano Jaffa Cakes (non sono sicura si trovino in Italia, a dire il vero) allora è il dolce per voi: assomiglia moltissimo!
- il procedimento in sè non è complicato, solo lungo in alcuni passaggi. Mi sono amaramente pentita di aver preso una barbabietola grossa come l'arancia perchè ci ha messo una vita a cuocersi! Con due più piccole avrei fatto prima. Il composto è parecchio, e nonostante il mio robot da cucina sia grande ho dovuto virare sul Vitamix per evitare di avere composto viola da tutte le parti. Tenetelo presente.
- come detto il composto riempie una teglia piuttosto grande. Dello skillet non viene messa la dimensione ma il mio da 30cm è andato benissimo.
- il dolce è denso, umido e compatto. Un vero e proprio brownie. Attenzione a non lavorare troppo l'impasto nè a cuocerlo troppo. La prossima volta voglio cuocerlo ancora meno, per un vero e proprio effetto tipo "lava cake".
- tiepido era molto buono, ma secondo me imbattibile freddo di frigo: l'interno diventa quasi una mousse. Complice i miei attuali 45 gradi all'ombra ho preferito questa seconda versione. Addirittura il secondo giorno è forse anche più buono.
- l'unico punto su cui mi sento di dissentire è lo yogurt di accompagnamento: non so se sia per intenti salutari o salutistici ma con un dolce denso come questo ho preferito della normale panna montata per la versione fredda e una pallina di gelato per quando l'ho assaggiato tiepido.
martedì 11 maggio 2021
Peperoni ripieni...col ripieno dei samosa!
C'è piatto più estivo dei peperoni ripieni?
E, concedetemelo, più banale?
Non
fraintendetemi: ma le classiche verdure ripiene dove alla fine nemmeno
distingui cosa stai mangiando non mi hanno fatto mai particolare
simpatia.
Qui invece è stato amore a prima vista.
Andando matta
per i samosa, ovvero quei fagottini di pasta phillo tipici della cucina
indiana (e dintorni) ho colto la palla al balzo.
E poi l'uso dei miei
amatissimi papandum, o poppadum, o ancora pappam che dir si voglia:
sfoglie fritte di farina di ceci, leggere come nuvole, che volendo
possono assomigliare a delle frappe salate.
Insomma, ho capitolato.
E meno male ;)
SAMOSA-MIX STUFFED PEPPERS
per 6 porzioni
da In Praise of Veg di Alice Zaslavsky
6 peperoni, gialli o rossi o entrambi, tagliati a metà per il lungo
95g di yogurt greco
3 spicchi d'aglio tritati
un paio di papandum per servire (facoltativi, vedere la nota)
coriandolo, per servire
per il ripieno:
500 gi di patate farinose pelate e tagliate in cubetti da 2cm
60 ml di olio vegetale o di senape
2 cucchiaini di semi di senape gialla
1 cucchiaio di curcuma in polvere
1 cucchiaino di curry in polvere
1 cucchiaino di garam masala
1 cucchiaino di pepe nero macinato al momento
2 spicchi d'aglio finemente tritati
2 piccoli peperoncini verdi affettati finemente
qualche foglia fresca di curry tritata (e qualcuna per guarnire)
400 g di macinato di manzo
140g di piselli congelati, fatti scongelare
1 cucchiaio di brown sugar
1 cucchiaio di aceto bianco
Preriscaldare il forno a 200 gradi.
Cominciare dal ripieno:
mettere le patate in una pentola e coprirle con acqua fredda
abbondantemente salata. Portare a bollore su fuoco medio quindi
abbassare la fiamma e lasciar sobollire 15 minuti o comunque finchè
cotte. Scolare e lasciare da parte.
Nel frattempo scaldare l'olio
vegetale o di senape in una larga padella su fuoco medio/alto. Una volta
ben scaldato aggiungere i semi di senape che scoppietteranno
immediatamente.
Toglierne la metà dalla padella e lasciare da parte.
Aggiungere invece a quelli in padella tutte le spezie, l'aglio ed il
peperoncino ed infine le foglie di curry. Cuocere per circa un minuto
quindi aggiungere la carne. Con un mestolo o uno schiacciapatate rompere
eventuali grumi della carne e cuocerla per circa 5 minuti o finchè ben
dorata.
Aggiungere quindi le patate, i piselli, l'aceto, lo zucchero ed aggiustare anche di sale.
Togliere dal fuoco e lasciare da parte.
Mettere
i peperoni tagliati a metà su una teglia da forno, la parte tagliata
verso il basso, e arrostirli per circa 10 minuti, finchè cominceranno a
trasudare ed ammorbidirsi. Togliere quindi semi e filamenti dall'interno
e riempirli con il composto preparato.
Rimettere il tutto in forno nella parte più alta ed arrostire per 5-10 minuti, finchè il tutto sarà leggermente brunito .
Intanto mischiare lo yogurt con l'aglio ed i semi di senape lasciati da parte.
Se si usano, friggere i papandum e qualche foglia di curry.
Versare
la salsa di yogurt sui peperoni, guarnire con il coriandolo, i papandum
spezzettati e le foglie di curry e servire subito.
NOTE
- comincio dai papandum, perchè in effetti in Italia potrebbe essere più complicato reperirli. La versione a cui fa riferimento l'autrice è quella pronta, essiccata e da friggere a casa. Da me si trovano al supermercato e ne ho sempre in casa perchè sono divini a dir poco. Sono pure gluten free e vegani e rappresentano una scelta vincente per uno sfizio che non sia le solite patatine. E sono anche bellissimi una volta fritti, come potete vedere dalla foto qui sopra. Mi raccomando una cottura rapida, veramente pochi secondi, in olio profondo e caldissimo. Gonfieranno e si arricceranno quasi come delle frappe. Resistete agli assaggi :)
- la ricetta non è complicata ed in realtà quello che
potrebbe sembrare un ripieno quasi banale (carne, patate, piselli)
diventa una meraviglia con l'uso delle spezie indicate. Non ci va
leggera l'autrice ma direi che è necessario per dare una connotazione
decisa al piatto. La salsa di accompagnamento è assolutamente necessaria
per dare completezza e legare il tutto: non omettetela.
- tempi di cottura rispettati in gran parte ma i miei peperoni ci hanno messo di più ad ammorbirsi, in effetti erano piuttosto grandi. In effetti possono essere cotti con largo anticipo e non mentre si prepara il ripieno.
- il sale non è elencato tra gli ingredienti ma viene
rammentato spesso di aggiungerlo. D'altronde anche le patate vanno
lessate in acqua ben salata, sicuramente non è un ripieno sciapo! Invece
il coriandolo è stato sostituito da prezzemolo perchè credo sia una
delle pochissime cose che non mangio.
- insomma, qui sono stati un successone! Portati ad un barbecue sono stati graditissimi. Giusto il mio augusto consorte storce il naso davanti alle spezie, ma si sa...nessuno è perfetto :)
mercoledì 28 aprile 2021
Pie al cocco con panna ai lamponi
Un intero capitolo del libro è dedicato alle "custard pies" ovvero quelle pie che racchiudono un ripieno cremoso da cuocere in forno in un guscio croccante.
Mi sento vicina all'autrice quando descrive come queste pie siano probabilmente tra le più buone, quando ben fatte.
Ma
ahimè il mondo è pieno di gusci cotti male, basi mollicce, ripieni che
diventano frittate: ad una famosa cena che il mio augusto consorte dopo
anni ogni tanto ancora ricorda come probabilmente uno dei punti più
bassi delle nostre esperienze culinarie fu portata in tavola da una
tronfia padrona di casa una specie di guscio fatto con pasta sfoglia
comprata.
Ma non fu questo il problema.
All'interno, giuro, una piscina di liquido giallo dove avvistai pezzetti di kiwi e fragole.
Non mi si è tanto cotta la crema, ma è buona uguale.
Buona
educazione volle che non ne rifiutassi una fetta, meno male che al
taglio la piscina si riversò sul piatto e a me toccò un pezzo di crosta
molliccia e bagnata.
Insomma, le pie con la crema vanno sapute fare e questa versione al cocco, amatissimo in casa arabafelice, mi ha subito ispirato.
Il guscio di phyllo una vera furbata.
Ma è la panna rosa, la rivelazione ;)
COCONUT CUSTAR PIE IN PHYLLO CRUST
da The Book on Pie di Erin Jeanne McDowell
per un piatto da pie da 23 cm
113g di uova intere
43g di tuorli
99g di zucchero semolato
283g di latte intero
173g di panna ad alto contenuto di grassi
un cucchiaino e mezzo di estratto di vaniglia
un pizzico di cannella (anche di più se piace)
un pizzico di noce moscata grattugiata
un pizzico di chiodi di garofano in polvere
un quarto di cucchiaino di sale fino
113 di cocco grattugiato zuccherato
un guscio di pasta phyllo
GUSCIO DI PASTA PHYLLO
8 fogli di pasta phyllo circa 36x46 cm (scongelati se si usa quella surgelata)
3 cucchiai di zucchero (facoltativi, io li ho usati)
cannella (non l'ho messa)
circa 100 g di burro fuso
Ungere leggeremente il piatto da pie.
Posizionare
un foglio di phyllo sulla superficie di lavoro (tenere il resto coperto
con un panno umido, tende a seccare molto velocemente all'aria) e
spennellarlo col burro fuso e spargere un po' di zucchero.
Sovrapporre
ora un secondo foglio facendo in modo che risulti leggermente sfalsato
rispetto al precedente e gli angoli non combacino.
Imburrare e
zuccherare e continuare fino ad esaurimento dei fogli, posizionandoli
sempre in modo sfalsato. Alla fine si otterrà qualcosa che può ricordare
un girasole, con tutti gli angoli dei fogli di phillo che spuntano
fuori.
Ora spostare il tutto nella teglia preparata, pressando in
modo che aderisca al fondo ed i lati, e stropicciare un po' i bordi che
fuoriescono in modo da conferire un aspetto un po' arruffato.
Lasciare da parte, coperto, mentre si prepara il ripieno.
Per il ripieno:
preriscaldare il forno a 175gradi.
In
una ciotola sbattere uova, tuorli e zucchero per circa 2 minuti.
Aggiungere latte, panna, vaniglia, cannella, chiodi di garofano, sale e
mescolare molto bene per amalgamare.
A questo punto unire il cocco.
Versare
delicatamente nella base di pasta phyllo ed infornare nella parte bassa
del forno (meglio se mettendo la teglia da pie su una teglia da forno
per circa 40-45 minuti, finchè il guscio sarà ben dorato ed il ripieno
rappreso sui bordi ma ancora leggermente tremolante al centro.
Far raffreddare completamente e mettere in frigo fino al momento di servire.
PANNA MONTATA ALLA FRUTTA DISIDRATATA
294 g di panna fresca da montare
50g di zucchero
43 g di frutta disidratata (ho usato lamponi)
In un robot da cucina frullare usando la funzione a scatti zucchero e frutta disidratata. So otterrà una polvere fine.
A
parte montare la panna e man mano aggiungere lo zucchero aromatizzato.
Continuare finchè si formeranno ciuffi sodi ed utilizzare subito.
NOTE
- che il dolce sia buonissimo è dire poco. Il ripieno è delizioso, e quello che il mio augusto consorte ha chiamato "crostone periferico" rimane croccante anche il giorno dopo.
- realizzare il guscio è facilissimo e divertente. Era prevista l'aggiunta della cannella oltre allo zucchero ma ho preferito evitare di mescolare troppi aromi.
- facile e senza nessun problema durante la preparazione, anche perchè il guscio non va cotto prima, può nascondere qualche insidia giusto per verificare la cottura. Anche su questo il libro non lesina dritte e consigli.
- la panna alla frutta esiste in diverse versioni, anche realizzata con frutta fresca. Avendo trovato dei lamponi liofilizzati ho quindi preferito questa versione, veramente semplice e bellissima da vedere. In foto non rende ma il colore era bellissimo. Per renderlo più vibrante l'autrice consiglia di aggiungere, se si vuole, qualche goccia di colorante a seconda della frutta usata. Io non l'ho fatto.
- buonissima, alla portata di tutti e con la scoperta di un modo di aromatizzare la panna (che confesso, al naturale non è che mi faccia impazzire) che non abbandonerò più.
venerdì 16 aprile 2021
Pie allo zucchero caramellato con panna semimontata alla vaniglia
Una pie classica del sud degli Stati Uniti che unisce un
guscio croccante e friabile ad un ripieno, si, fatto principamente di
zucchero ma sorprendentemente non stucchevole.
Un gusto caramellato e
una consistenza interessante, cremosa ma rustica allo stesso tempo
grazie alla presenza della farina di mais nel ripieno.
Un mistero il nome: infatti il dolce non ricorda in alcun modo una scacchiera come il titolo potrebbe far pensare.
L'origine
potrebbe risiedere nel fatto che il dolce poteva essere conservato a
lungo fuori dal frigo in un "chest", ovvero un contenitore e da qui il
passaggio a "chess".
O ancora pare che qualcuno a cui ne fu chiesto
il nome rispose "it's jes' pie" ovvero it's just pie, è solo una pie,
nello slang del sud degli USA.
Comunque sia sarà pure solo una pie...ma che pie ;)
BROWN SUGAR CHESS PIE
da The Book on Pie di Erin Jeanne McDowell
per uno stampo da pie da 24cm
283 g di dark brown sugar
30 g di farina di mais finissima
113 g di uova intere (circa 2 grandi)
85 g di tuorli
230 ml di latte intero
28 g di burro fuso
un cucchiaino e mezzo di estratto di vaniglia
mezzo cucchiaino di sale
un guscio da pie da 23 cm di diametro, parzialmente cotto,spennellato con albume e completamente freddo
CARAMELIZED PIE CRUST
per l'All Buttah Pie Dough
150 g di farina
1 g di sale fino
113 g di burro freddissimo tagliato a cubetti di circa 1 cm
60 ml di acqua ghiacciata (ma può servirne meno, o di più a seconda della farina)
zucchero semolato, circa 50 g per caramellare
WHIPPING CREAM SAUCE
235 g di panna liquida da montare
50 g di zucchero semolato (facoltativo, non l'ho usato)
1 e 1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
Preparare la base:
mescolare sale e farina. Unire i cubetti di burro freddissimo
sfregandoli tra le dita in modo che si intridano per bene di farina e
finchè avranno la dimensione di mezzi gherighi di noce. Ora creare uno
spazio al centro ed unire l'acqua (attenzione che potrebbe non servire
tutta, unitene meno della metà per iniziare). Mescolare con le dita in
modo da idratare la farina ed appena l'acqua è assorbita compattare il
panetto tra le mani senza impastare.
L'impasto non dovrà essere troppo secco nè troppo morbido, quindi regolatevi con l'acqua.
Formare
un disco spesso circa un paio di cm, avvolgerlo in pellicola per
alimenti e mettere in frigo per almeno 30 minuti o fino a due giorni.
Per caramellare semplicemente spolverizzare l'impasto con lo zucchero mentre lo si stende con il mattarello.
Foderare
quindi uno stampo da pie da 24 cm di diametro stendendo la pasta a
circa mezzo cm. Bucherellare la base con i rebbi di una forchetta quindi
foderare con carta forno e riempirla di sfere in ceramica da forno
facendo attenzione a salire anche sui bordi.
Mettere in forno
preriscaldato a 205 gradi per circa 15-17 minuti, finchè i bordi saranno
coloriti, quindi togliere carta e pesi e continuare la cottura per
due-tre minuti.
Far raffreddare completamente e spennellare con un sottile strato di albume. Far asciugare completamente.
Per il ripieno:
Mescolare
zucchero e farina di mais, quindi unire uova e tuorli e sbattere per un
paio di minuti finchè il composto risulterà più chiaro.
Unire il
resto degli ingredienti amalgamando benissimo quindi versare nel guscio
di pasta parzialmente cotto e completamente freddo.
Cuocere in forno
preriscaldato a 165 gradi, posizionando la teglia nella parte bassa, per
circa 35-40 minuti o comunque finchè i bordi del ripieno risulteranno
sodi mentre al centro sarà ancora leggermente tremolante.
Far raffreddare completamente a temperatura ambiente quindi passare in frigo per almeno un'ora prima di servire.
Per la copertura:
Montare la panna con lo zucchero, se lo si usa, finchè il tutto addensa. Dovrà avere la consistenza di una salsa densa ma non montare. Unire infine la vaniglia. Conservare in frigo anche fino a 24h ma potrebbe smontarsi un po'. Nel caso, frullare nuovamente prima di servire.
NOTE
- il dolce non è complicato ma la base richiede un po' di manualità ed esperienza nel maneggiare impasti ricchi di burro che una lavorazione sbagliata può rendere duri ed indigesti invece che friabili e leggeri. Nel libro la sezione sulla lavorazione delle basi è fatta molto bene, arricchita da foto esplicative ed addirittura un elendo di errori ed eventuali soluzioni. Molto interessante anche che per ogni realizzazione sia possibile abbinare più basi (nel libro presenti anche in versioni gluten-free e vegan!), la mia scelta è andata a un super classico con solo l'aggiunta di poco zucchero sulla superficie che non tanto addolcisce, ma più che altro rende ancora più interessante ogni morso.
- dettagliatissimo anche il capitolo su quanto impasto e ripieno servano a seconda della teglia usata. Tenete presente che una teglia classica da pie da 24cm ha una capienza diversa da, per esempio, una teglia a cerniera delle stesse dimensioni che invece ne richiederà di più. Avendo usato una piatto da pie mi sono attenuta alle dosi indicate che si sono rivelate precise al grammo.
- il brown sugar, ormai lo sapete, non è zucchero di canna ma zucchero melassato, ovvero zucchero semolato addizionato di melassa. A seconda di quanta melassa è presente lo zucchero diventa light o dark brown. Qui viene usato il brown, ovvero quello a più alta concentrazione di melassa, che regala un fantastico gusto di caramello.
- nel mio forno il dolce ha dovuto cuocere qualche minuto in più del previsto perchè dopo 35 minuti il ripieno era ancora completamente liquido. Ho molto apprezzato che oltre al numero di uova/tuorli da utilizzare fosse presente anche il peso: infatti qui non trovo spesso uova grandi ed ho dovuto aggiungerne uno per raggiungere la quantità necessaria.
- la copertura è semplice panna semimontata. Non serve aggiungere zucchero, secondo me, dato che fa tutto già il ripieno. La vaniglia direi imprescindibile.
- il
profumo in cottura è da tortura dantesca, come il non poter assaggiare
il dolce finchè ben freddo di frigo. Ma vale veramente la pena: guscio
croccante e friabile, un ripieno cremosissimo.
Uno di quei dolci da
una fettina sola, per carità, che non ce la faccio per poi ritrovarsi in
cucina a...livellarne i bordi per amor di geometria mentre i ritaglia
finiscono in bocca.
Insomma, un successone!
lunedì 29 marzo 2021
Praline alle noci pecan
Due dolci sono probabilmente i più tipici, ed i più amati, dalla
comunità Creola di New Orleans e da quella Cajuns: uno lo avete già
visto ed è il Bread Pudding, l'altro le praline.
Nel
periodo della schiavitù le persone di colore erano particolarmente
apprezzate come cuochi e soprattutto pasticcieri. Alcuni riuscirono
addirittura a riscattarne e crearsi una professione di successo.
Per
tutti gli altri invece fu espressione di inventiva e utilizzo delle
proprie radici e tradizioni allo stesso tempo, seppur spesso in ambienti
ostili.
E se il Bread Pudding fu il modo in cui gli chef creoli
mostrarono come utilizzare degli avanzi per creare un dolce ricco e
straordinario, le praline lo furono in ugual modo: inizialmente
realizzate con sola melassa(sottoprodotto del processo di raffinazione
dello zucchero) che veniva fatta bollire, erano chiamate "hard times
candies" ovvero le "caramelle dei tempi di magra".
Quando lo zucchero
smise di essere un prodotto di lusso le praline lo annoverarono
finalmente tra gli ingredienti insieme a frutta secca, sesamo, a volte
cornflakes.
Erano vendute per la strada e nelle aree pubbliche dalle schiave di colore.
Di chiara ispirazione francese oggi le praline sono forse il dolce simbolo di New Orleans.
Così
amate che sono diventate oggigiorno uno dei gusti di gelato più
diffusi: il famoso "pralines&cream", ovvero gelato alla vaniglia con
noci pecan caramellate e variegatura al caramello morbido.
E credetemi, vale tutta la pena provarlo ;)
PRALINES
da Jubilee di Toni Tipton-Martin
per circa due dozzine
300 g di brown sugar
300 g di zucchero semolato
3 cucchiai di melassa (o dark corn syrup)
250 ml di panna fresca da montare o latte intero
80 g di burro
250 g di noci pecan tostate e spezzettate grossolanamente
un cucchiaino di estratto di vaniglia
un pizzico di sale
Foderare una teglia con carta forno e lasciare da parte.
In
un pentolino a fondo spesso mettere i due tipi di zucchero, la melassa e
la panna e porre su fuoco medio/alto, mescolando finchè lo zucchero si
scioglie.
Portare a bollore e far cuocere per circa 5 minuti finchè
il composto addensa un po' ed una goccia fatta cadere da un cucchiaio in
una ciotola di acqua fredda si addensa subito in una pallina morbida
(in alternativa usare un termometro da zucchero, il composto deve
arrivare a 116 gradi Celsius).
Fare molta attenzione in questa fase perchè lo zucchero a queste temperature può provocare ustioni molto serie.
Togliere da fuoco e immediatamente unire le noci pecan, il burro, il sale e la vaniglia.
Mescolare vigorosamente con un cucchiaio di legno per almeno due o tre minuti, finchè il composto prende consistenza.
Lavorando
con una certa velocità versare cucchiaiate colme di composto sulla
teglia preparata. Far riposare finchè le praline saranno completamente
fredde.
Conservare in un contenitore ermetico.
NOTE
- le praline non sono difficili ma serve un minimo di esperienza nel lavorare lo zucchero. Per quel che mi riguarda ho usato il termometro ed in effetti ci sono voluti più di cinque minuti per raggiungere la temperatura richiesta. Farlo ad occhio se non si ha pratica non è consigliato, pena ottenere un composto che non si addensa.
- sono buonissime! Si sciolgono in bocca, non risultano assolutamente troppo dure, sono una vera delizia. Sono ovviamente molto dolci, e dire che il pizzico di sale ci sta bene anche un po' più abbondante.
- il brown sugar è zucchero semolato addizionato di melassa. La definizione ulteriore di "dark" e "light" indica il quantitativo di melassa aggiunta e quindi il colore più chiaro o scuro. Nella ricetta non è specificato quale usare ed ho scelto il light dato che comunque poi c'è un'aggiunta ulteriore di melassa.
- ho usato la panna, e l'autrice avvisa che se si usa il latte intero le praline verranno più piatte.
- a me ne sono venute di più, ho superato la trentina. Ma evidentemente le ho fatte più piccole degli originali.
lunedì 22 marzo 2021
Louisiana Barbecued Shrimp
Probabilmente il piatto più famoso di New Orleans, quello che trovate in ogni singolo ristorante del posto, il più diffuso.
Con
un nome che alla fine poco ha a che fare con quello che vi trovate
davanti: di salsa barbecue nemmeno l'ombra, e nemmeno del barbecue
inteso come strumento di cottura.
Pare che semplicemente "barbecued"
fosse chiamata dagli chef creoli in Louisiana qualunque preparazione che
prevedesse gamberi cotti nel vino, nella birra o in una salsa di aglio e
burro.
Vero è che, come ogni ricetta tipica, tutti ne rivendicano paternità ed autenticità.
Ancora oggi si dibatte se vada cotta nella padella di ghisa, versione prevalente, o se la preparazione vada terminata in forno.
Le spezie usate variano, le erbe non ne parliamo.
Il risultato comune ad ogni versione? Un piatto da leccarsi i baffi, e soprattutto le dita.
Perchè
ebbene si, i gamberi dovranno essere pelati a tavola dai commensali, e
non stupirà che il piatto arrivi completato da un tovagliolo gigante se
lo ordinate al ristorante!
Scarpetta d'obbligo, ovviamente.
E
anche sull'origine in realtà di dibatte ancora: ancor prima che gli chef
creoli se ne attribuissero la paternità un ristorante a gestione
italiana a New Orleans reclama di averlo inventato...noi zitti, e
godiamoci il risultato ;)
LOUISIANA BARBECUE SHRIMP
da Jubilee di Toni Tipton-Martin
per 2-4 porzioni
1/2 cucchiaino di pepe di Cayenne
1/4 di cucchiaino di pepe nero
1/2 cucchiaino di sale
1/4 di cucchiaino di peperoncino in fiocchi
1/2 cucchiaino di timo secco
1/2 cucchiaino di origano secco
1/4 di cucchiaino di paprika
2 foglie di alloro, spezzettate
62 grammi di burro
2 spicchi di aglio tritati
62 ml di vino bianco
62 ml di brodo di pesce
2 cucchiai di succo di limone appena spremuto
2 cucchiai di salsa Worcerstershire
mezzo kg circa di gamberi, non sbucciati
2 cucchiai di prezzemolo fresco tritato
pane francese, per servire
Mescolare il pepe di Cayenne, il pepe nero, il sale, il peperoncino, il timo, l'origano, la paprika e le foglie di alloro.
In
una padella di ghisa abbastanza grande fondere il burro su fuoco
medio/alto quindi aggiungere l'aglio, il mix di spezie, il vino, il
brodo, il succo di limone e la salsa Worchestershire.
Portare a
bollore, ridurre il fuoco e far sobollire piano finchè la salsa velerà
il dorso di un cucchiaio.Ci vorranno solo pochi minuti, scuotendo la
padella di tanto in tanto.
Aggiungere quindi i gamberi, abbassare
ulteriormente il fuoco e farli cuocere girandoli una sola volta finchè
diventeranno rosa, altri 3-5 minuti circa.
Spolverizzare col prezzemolo e servire subito, con pane francese ben caldo.
BRODO DI PESCE
2.5 Kg circa di teste di pesce/lische e/o gusci di gamberi
circa 6 gambi di sedano tagliati grossolanamente, foglie incluse
2 cipolle medie sbucciate e tagliate in quattro
2 foglie di alloro
un rametto di prezzemolo
qualche grano di pepe nero
In
una pentola capiente metterecirca 4 litri di acqua, le cipolle il
sedano e le teste/lische (o gusci di gamberi). Aggiungere prezzemolo,
pepe nero e foglie di alloro quindi portare a bollore su fuoco
medio/basso (ci vuole più tempo ma il sapore finale e l'aspetto ne
guadagneranno) quindi abbassare la fiamma e cuocere piano, senza
coperchio, per 1 o 2 ore eliminando la schiuma che si formerà in
superficie.
Passare quindi il brodo da un colino per elimiare le parti solide quindi passarlo di nuovo ad un colino a maglie molto fitte.
Metterlo in frigo finchè il grasso si raccoglierà in superficie e potrà essere facilmente eliminato.
Conservare in frigo per 3 giorni oppure congelarlo.
NOTE
-
la lista ingredienti sembra lunga, in effetti lo è, ma a leggere bene
vedrete che sono tutti di uso comunque e che probabilmente avete in
dispensa. La velocità di preparazione è inversamente proporzionale al
numero di ingredienti usati, in un quarto d'ora avete il piatto pronto
in tavola.
Quattro porzioni direi di no, a meno che non lo serviate come antipasto... quindi fatene tanti.
- e che piatto! Indescrivibile il mix di sapori e la bontà della salsina che si forma. Ho preferito utilizzare il brodo di pesce indicato dalla ricetta (che ho realizzato con gusci di gamberi) ma qualunque versione usiate andrà benissimo.
- i gamberi non sono sgusciati, nella
ricetta non viene menzionato nulla ma nella foto del libro, che è poi
quella della copertina, manca loro solo le teste ( che in alcune
versioni vengono lasciate). Quindi portate anche voi a tavola il
tovagliolo gigante! Ovviamente il filo va tolto comunque.
- provateli, e capirete perchè sono diventati il piatto più famoso di New Orleans.
mercoledì 10 marzo 2021
Zuppa al burro di arachidi
C'è nulla di più tipicamente americano del burro di arachidi nell'immaginario collettivo?
Ebbene,
le popolazioni africane usavano già le arachidi molto prima di essere
ridotte in schiavitù e deportate negli Stati Uniti.
Il legume in
questione (ebbene si) sebbene endemico del Sud America fu poi esportato
dai Portoghesi e usato moltissimo in Africa, basti pensare a quante
preparazioni tipiche le prevedano tra gli ingredienti.
Con la
deportazione, gli africani ridotti in schiavitù portarono quindi con sè
il bagaglio di conoscenze e ricette che di arachidi facevano uso: zuppe,
salse, stufati e addirittura pani!
La zuppa che vedete qui è un primo piatto di lusso,ispirato a quello che l'autrice ha letto su un libro di cucina creola.
Ovviamente in origine la ricetta prevedeva che le arachidi fossero cotte, pelate e lavorate fino ad ottenere una pasta morbida.
E qui ci viene in soccorso il burro di arachidi già pronto: ovviamente naturale e senza zucchero!
Di
mio, invece di comprare quello industriale mi sono recata al bellissimo
supermarket sotto casa che te lo prepara espresso macinando le arachidi
davanti ai tuoi occhi.
PEANUT SOUP
da Jubilee di Tono Tipton-Martin
per 6-8 porzioni
57g di burro
25 g di cipolla tritata
1 cucchiaino di aglio tritato ( circa uno spicchio)
un cucchiaio di farina
240 g di burro di arachidi senza zucchero
un litro di brodo di pollo
250 ml di panna fresca
sale e pepe
salsa piccante (facoltativa)
qualche arachide tostata per la decorazione (facoltative)
In una casseruola di dimensioni medie far sciogliere il burro su fuoco
medio finchè sfrigola. Aggiungere la cipolla e l'aglio e far cuocere
finchè saranno ammorbiditi ma senza farli scurire, circa 3 minuti.
Aggiungere la farina e mescolare velocemente con una frusta per farla
amalgamare, quindi unire il burro di arachidi sempre mescolando molto
bene.
Quando il tutto sarà liscio ed omogeneo aggiungere il brodo e portare ad un leggero bollore.
Abbassare
il fuoco e far cuocere per circa 20 minuti in modo che i sapori si
fondano e la zuppa addensi un po', mescolando di tanto in tanto.
Togliere dal fuoco ed aggiungere la panna quindi aggiustare di sale e pepe, unendo anche un po' di salsa piccante se la si usa.
Servire
con delle arachidi tostate facendo attenzione a non scaldare la zuppa
su fuoco troppo alto dopo aver aggiunto la panna o potrebbe separarsi.
Aggiungo la ricetta del brodo di pollo usato per questa ricetta:
una gallina da 2/3 kg oppure 1.5 kg di ossa di pollo
una cipolla media tagliata in quattro
3 gambi di sedano
3 foglie di alloro
qualche grano di pepe nero
2 rametti di timo fesco o un quarto di cucchiaino di timo secco
3 gambi di prezzemolo
In
una pentola molto capiente mettere 5 litri di acqua e la gallina (o le
ossa) e la cipolla, i gambi di sedano tagliati a metà ed il resto degli
ingredienti.
Portare a bollore su fuoco alto quindi abbassarlo,
coprire parzialmente con un coperchio e lasciar cuocere piano per 2 o 3
ore:più lunga sarà la cottura, più intenso risulterà il brodo.
A fine cottura se si usa la gallina intera toglierla e lasciarla da parte, in modo da poter usare la carne.
Filtrare il brodo e metterlo in frigo dopo che si sarà raffreddato.
Quando sarà ben freddo il grasso salirà a galla, toglierlo con un mestolo forato.
Conservarlo ben coperto in frigo per una settimana oppure surgelarlo.
NOTE
- la zuppa è una vera sorpresa! Il sapore del burro di arachidi viene smorzato dal brodo e dalla panna, è ovviamente prevalente ma non stucchevole o pesante. L'insieme è buonissimo e risulta in una zuppa cremosa senza essere troppo densa.
- il brodo di pollo non deve essere necessariamente quello della ricetta ma per amore di autenticità del piatto ho preferito realizzarlo. Un po' diverso negli aromi usati da quello che preparo di solito ma veramente ottimo e profumato.
- il piatto è pronto praticamente in meno di mezz'ora, da quando cominciate a soffriggere cipolla ed aglio al momento di servirlo: di nuovo, un figurone senza troppi sforzi.
- essendo molto ricca non
ne serve una porzione gigantesca, quindi dalla ricetta si ottengono
tranquillamente 6 porzioni normali o 8 più piccole.
La risposta, assolutamente affermativa, è stata completata dalla lamentela che poi i piatti non li rifaccio mai, ma c'è sempre qualcosa di nuovo da provare etc
giovedì 18 febbraio 2021
Polenta al formaggio con uovo fritto e panna acida
Il piatto in questione, molto facile ed economico da preparare, rappresenta una tipica colazione romena.
Osserva l'autrice che in pratica è come avere il sole nel piatto, a prescindere dal tempo atmosferico!
Seppure in casa arabafelice
non si abbia problema alcuno a mangiare i salati a colazione questa
volta abbiamo deciso che forse, date le nostre abitudini, stava meglio
sulla tavola della cena.
E non poteva andar meglio di così: si prepara in pochissimo tempo e veramente esce fuori un piatto unico delizioso.
Serve che vi dica quanto sia buono il tuorlo che si va ad unire alla polenta?
Il
formaggio usato non è l'originale, dato che è introvabile al di fuori
del Paese natale dell'autrice del libro: le sostituzioni da lei indicate
sono quanto di più vicino per replicare il sapore originale.
MAMALIGA CU BRANZA SI SMANTANA
per 4 porzioni
da Carpathia di Irina Georgescu
300 ml di latte
150 ml di acqua
150 g di polenta
50 g di burro
175 g di formaggio tipo Gorgonzola sbriciolato o Cheddar grattugiato
4 cucchiai di panna acida
4 uova fritte
sale e pepe macinato al momento
Versare acqua e latte in un pentolino e portare a bollore a fuoco basso.
Aggiungere
quindi la polenta ed alzare la fiamma. Cuocere mescolando sempre per
circa 10 minuti, aggiungendo man mano dell'altra acqua bollente se
dovesse servire, finchè la polentà avrà la consistenza di un porridge e
cadrà lentamente dal mestolo.
Aggiungere quindi burro e formaggio mescolando bene, infine aggiustare di sale e pepe e dividere tra quattro ciotole.
Completare
ogni piatto con un cucchiaio di panna acida ed un uovo fritto.
Aggiungere dell'altro formaggio, a piacere, e servire subito.
NOTE
- come accennato il piatto è semplice e si prepara in pochissimo tempo. Ricco e saporito fa veramente da piatto unico. Le dosi indicate sono esatte al grammo per ricavare quattro porzioni non gigantesche ma d'altronde riempie parecchio sin dalle prime cucchiaiate.
venerdì 12 febbraio 2021
Pane fritto al formaggio
Dunque, il pane è buono.
Il formaggio pure.
Se li mettiamo insieme, il paradiso.
Se li mettiamo insieme in un impasto che non richiede chissà quali lavorazioni, meglio.
Ma il top assoluto lo raggiungiamo se nemmeno va accesso il forno: un pane in padella, fritto.
Insomma di fritti questo è il periodo, per la maggior parte dolci.
Buttiamoci per una volta anche su quelli salati: racconta l'autrice che questi scovergi erano lo snack preferito quando da piccola la famiglia si riuniva davanti alla televisione.
Pop corn non se ne trovavano ed invece erano gli scovergi ad essere condivisi, da qui il nome buffo di "Romanian pop corn"!
Ora
non me ne vogliano gli amanti dei pop corn tra cui si annovera anche la
sottoscritta ma qui siamo su un altro pianeta e il confronto non regge:
troppo buoni questi pani!
Al solito, rischio ustione in agguato perchè il profumo appena cotti è irresistibile: ma credetemi, ne vale tutta la pena :)
SCOVERGI
da Carpathia di Irina Georgescu
per 8 pezzi
500 g di farina
250 g di yogurt naturale
7 g di lievito di birra disidratato
1 uovo
un cucchiaino e 1/4 di sale
un cucchiaio di acqua
200 g di formaggio Cheddar, grattugiato
6-8 cucchiai di olio, per la cottura
Mischiare
in una ciotola farina, yogurt, lievito, uovo, sale e acqua. Lavorare
brevemente finchè il tutto sta insieme, coprire la ciotola e mettere in
frigo due ore.
L'impasto risulterà un po' appiccicoso ma diventerà più gestibile con il riposo.
Spolverizzare
di farina il piano di lavoro quindi riprendere l'impasto, lavorarlo
bene con le mani quindi tirarlo fino ad ottenere un cerchio spesso 2 mm.
Spolverizzarlo con farina se troppo appiccicoso quindi spargere il
formaggio grattugiato sulla superficie.
Arrotolare quindi fino ad ottenere un cilindro lungo circa 40-45 cm.
Con un coltello ricavare 8 fette tutte uguali.
Prendere
una fetta e posizionarla col lato tagliato verso l'alto (in modo che si
vedano i diversi strati di impasto e formaggio) e stenderla fino ad
ottenere un cerchio da circa 18 cm.
Scaldare un cucchiaio di olio in
una padella quindi cuocervi il cerchio per circa 3 minuti per lato o
comunque finchè ben dorato.
Continuare con le altre fette ed impilare
i flatbread pronti su un piatto coprendoli con un panno in modo che si
mantengano morbidi.
NOTE
- procedimento di una facilità disarmante, specie nella preparazione dell'impasto che non richiede alcun accorgimento o lavorazione particolare. Scordatevi giri, pieghe e quant'altro: qui si mescola tutto e si mette in frigo! Il riposo farà la magia di far stare tutto insieme.
- l'impasto è si, un po' appiccicoso, ma non l'ho trovato difficile da gestire con un poco di farina extra sul piano di lavoro come suggerito. Le fette si tagliano poi perfettamente e l'effetto anche visivo è molto gradevole.
- solito annoso problema delle quantità di lievito: ricordiamoci che questa ricette viene dalla tradizione casalinga rumena e risale a tempi in cui il riscaldamento era certamente un lusso. Comunque sia l'impasto non cresce quasi per nulla durante il riposo in frigo, ma allungate i tempi se mai ne usaste meno.
- cottura rapidissima, direi che è un fritto per cui non c'è poi molto da sacrificarsi: l'olio da usare è poco, non si schizza e non si sporca :)
- sono irresistibili. Volevo inizialmente dimezzare le dosi ma ho desistito quando ho letto della presenza di un solo uovo e non mi andava di fare alchimie per dividerlo perfettamente. Mannaggia a me, piuttosto avrei dovuto raddoppiarle tanto sono buoni!martedì 9 febbraio 2021
Palline di polenta al formaggio con pomodorini e yogurt
Dice l'autrice che la polenta non potrebbe assumere forma
di presentazione più originale, ed in effetti è vero: quasi un finger
food da mangiare con le mani.
Eppure l'origine di questo piatto non
va ricercata nei buffet di aperitivi raffinati, tutt'altro: nasce come
cibo che i pastori usavano portarsi appresso nei campi.
Le palline venivano quindi scaldate ed arrostite sulla fiamma del fuoco acceso.
Difficile ahimè replicare la fiamma viva di un falò in casa ma si ottiene un ottimo risultato anche nel forno.
Anzi,
volendo proprio avvicinarsi al risultato originale ancora meglio
sarebbe cuocerle su un barbecue avvolgendole prima in dell'alluminio da
cucina.
In attesa che i tempi siano clementi, in tutti i sensi, per eventuali prove, godiamocele così.
Piccola curiosità: il Bulz più grande del mondo appare nel Guinnes dei Primati, ed era lungo ben 50 metri!
BULZ
per 6 persone
500ml di acqua
250 g di farina di mais
25 g di burro
un cucchiaino di sale
100 g di formaggio tipo Cheddar grattugiato
250 g di yogurt bianco naturale
150 g di formaggio stagionato di pecora o di capra grattugiato
250 g di pomodorini ciliegia
olio di oliva, per la cottura dei pomodorini
100 g di altro yogurt bianco naturale per servire
Portare
l'acqua a bollore su fuoco alto quindi aggiungere la farina di mais, il
burro ed il sale girando vigorosamente in modo che non si formano
grumi.
Abbassare il fuoco fino ad una fiamma media e continuare a
cuocere, sempre mescolando, per circa 5 minuti in modo che la polenta
risulti ben soda.
Spegnere il fuoco ed aggiungere immediatamente lo
yogurt ed il Cheddar, mescolando bene, quindi versare la polenta su un
vassoio coperto con carta forno livellandola con il mestolo.
Farla raffreddare per 20 minuti.
Intanto foderare una teglia con carta forno ed accendere il forno a 200 gradi.
Con
le mani inumidite prelevare piccole porzioni di polenta da 50 g,
appiattirle tra i palmi ed aggiungere un po'di formaggio grattugiato al
centro. Arrotolare quindi il tutto in una pallina.
Continuare fino ad esaurimento degli ingredienti e posizionare tutte le palline sulla teglia preparata.
Infornare per 25-30 minuti o finchè colorite, croccanti e dorate.
Nel frattempo arrostire i pomodorini dopo averli conditi con sale e olio, usando una teglia separata, per 15-20 minuti.
Servire i bulz ben caldi, appena usciti dal forno, accompagnandoli con i pomodorini ed una cucchiaiata di yogurt.
NOTE
- la ricetta è precisa al grammo e non presenta difficoltà alcuna. Anche i tempi di cottura della polenta sono stati perfetti.
- mi chiedevo come ci sarebbe stato lo yogurt, ma ovviamente mi sbagliavo: quello nell'impasto si sente appena, e quello che accompagna sta benissimo sia con l'involucro che comunque sia è piuttosto neutro che con il ripieno.
- ho ahimè fatto un errore rendendomene conto troppo tardi: i pomodorini andavano lasciati interi prima di arrostirli, non tagliati a metà come ho fatto io quasi senza pensarci. Poco male comunque.
- ricapitolando, ricetta tutto sommato semplice, molto buona e saporita e con il grande vantaggio di poterla preparare in anticipo e cuocerla sul momento. Si fa mangiare, come ha decretato l'augusto consorte, e pure con una certa facilità. Le palline da ricetta sono abbastanza grandi, diventa un piatto unico, per renderlo un antipasto magari farle leggermente più piccole. Anche gluten free di natura, se mai dovesse servire.
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