lunedì 30 gennaio 2012

Budino di meringa

Sempre Dicembre.
Sempre le Poste.
Vada che i pacchi sono miracolosamente arrivati, e pure integri, nonostante tutte le vicissitudini.
Ma ci hanno messo dieci giorni più del previsto, e il reclamo per ritardata consegna ormai è diventato questione d'onore.
Sperando che stavolta l'impiegata si inventi qualcosa di diverso dallo sciopero sul posto di lavoro mi avvicino allo sportello.
Per lavorare, lavora.
Sbuffando mi passa il modulo da riempire, ricordandomi che ce pija solo i sordi della spedizione, lo sa?
Certo che lo so.
Ma non è per quelli che mi sobbarco questa rottura di scatole, ma per rivendicare il diritto a non soccombere sempre.
Ai disservizi, alla maleducazione.
E mentre sta per alzarsi a fare una fotocopia della mia ricevuta di spedizione, succede.
Dietro di lei passa un altro impiegato.
Ha il cappotto, saluta tutti, immagino abbia finito il suo turno.
Mi guarda distrattamente.
E si ferma.
Ciao!!!
Se c'è una cosa di cui mi vanto è la mia ottima memoria: eppure credetemi, l'impiegato che mi saluta con tanto calore giurerei di non averlo mai visto prima.
Ricambio con un sorriso.
Aspetta, dai, ti aiuto io.
Che sia il giorno in cui si sceglie l'impiegato del mese e il tizio voglia concorrere?
Alla signora che mi stava aiutando prima non pare vero di passare la rogna al volenteroso e sorridentissimo addetto che nemmeno si sfila il soprabito, tanto lo zelo.
Esemplare, giuro.
Attento e professionale mi spiega la trafila del mio reclamo, mi aiuta nel compilare il modulo, fa tutte le fotocopie del caso.
E accidenti, continuo a pensare a dove diavolo l'avrò conosciuto.
Niente.
Evidentemente perdo colpi.
Ok, firmo l'ultimo foglio e se il cielo vuole ho finito con questa tragicomica odissea.
Lui esita un attimo, mentre lo ringrazio con calore.
Tu sei...quella della televisione, vero?
Ecco svelato l'arcano di tanta gentilezza: mi ha scambiato per qualcun'altra.
Lo so, sono bastarda. Ma non mi va di vedere la mia pratica magari cestinata solo perchè non sono chi crede lui.
Non ho mentito: solo non ho negato.
Gli ho fatto un sorriso con tutti i denti possibili e l'ho lasciato nel dubbio.
Non ce l'hanno insegnato pure a scuola, che il fine giustifica i mezzi? ;-)

Rocambolesco, ma a buon fine. E questo è l'importante.
Meno rocambolesco invece questo dolce di una semplicità disarmante eppure scenografico e bellissimo allo stesso tempo: una nuvola di meringa cotta in uno stampo da budino!
Ovviamente rimane morbida, dato che in pratica  è una iles flottante, il famoso dessert francese, solo in versione un po' più grande.
Buttatevi, dato che oltre ad essere ovviamente gluten free non annovera alcun tipo di grasso tra gli ingredienti ;-)



BUDINO DI MERINGA
 da Living di Martha Stewart
(per uno stampo da budino da un litro e mezzo circa di capacità)


5 albumi
mezzo cucchiaino di cremortartaro ( se non lo avete, omettetelo)
un cucchiaio di succo di limone
135 g di zucchero semolato
la punta di un cucchiaino di sale
estratto di vaniglia, o di mandorla

per la salsa ai frutti rossi

frutti rossi a piacere, anche surgelati
succo di limone
zucchero a velo


Battere gli albumi con il cremortaro e il succo di limone finchè saranno spumosi, dopodichè con le fruste sempre in funzione aggiungere lo zucchero, un cucchiaio alla volta.
Finito di aggiungere lo zucchero unire il sale e l'estratto scelto, montando fino ad avere una meringa lucida e ben gonfia.
Versare nello stampo, meglio se antiaderente, spennellato con olio di semi, appiattendo bene con la spatola in modo da essere sicuri di riempire lo stampo in modo uniforme.
Cuocere il dolce a bagnomaria in forno ( l'acqua deve essere alta almeno due dita ) preriscaldato a 180 gradi.


Durante la cottura il dolce gonfierà fino ad uscire dallo stampo! Ma poi una volta tirato fuori si sgonfierà, è normale.


Il tempo di cottura è circa 20-25 minuti, non di meno o la meringa non cuocerà all'interno.
Tirare fuori dal forno e far raffreddare a temperatura ambiente, quindi sformare con attenzione sul piatto da portata ( può essere utile passare una lama sui bordi in modo da assicurarsi che si stacchi bene)
Mettere in frigo per minimo quattro ore.
Per la salsa, mettere in un frullatore la frutta, il succo di limone e lo zucchero a velo. Non ci sono dosi, assaggiate e regolate a vostro piacimento.
Irrorare con la salsa solo al momento di servire.

NOTE:

- se preferite, alla salsa di frutti rossi può essere sostituita questa al cioccolato, oppure del caramello morbido.

giovedì 26 gennaio 2012

Fagottini (surgelabili) di spinaci e feta al limone

Ne avrei voluta una da fuoco, e il bastone adocchiato in terrazzo non mi è sembrato facesse lo stesso effetto.
Sempre saltellando su quell'accidenti di lunghissima scalinata faccio irruzione alle Poste.
Mi sento una via di mezzo tra un Godzilla meno peloso ed un Darth Vader con i colpi di sole.
C'è un caos del quale non mi stupisco, dovuto al fatto che apparentemente non funzionano i numeri d'ordine.
Ma lo sportello dei reclami è vuoto, per un qualche miracolo, ed un'addetta è seduta lì dietro.
A limarsi le unghie, se vogliamo dirla tutta.
Buongiorno, può darmi per cortesia un modulo di reclamo per mancata consegna?
No.
Ditemi che ho sentito male.
E non ha nemmeno alzato gli occhi dalla lima.
Scusi? 
A tutti si dà una seconda chance.
Ho detto no.
E qui, abbiate pazienza, non ci ho visto più.
Le voglio saltare addosso, e di tutto quello che viene dopo non rispondo.
Tiro fuori il cellulare, mentre sbotto e intanto vuole spiegarmene il motivo, o direttamente farlo davanti ai Carabinieri?
Mi guarda con sufficienza, alzando un solo occhio dal lavoro di rifinitura che sta completando e dal quale la sto evidentemente disturbando.
Sto scioperando, non ha letto il cartello fuori?
No, non ho letto alcun cartello.
E perchè sta seduta allo sportello allora???
Perchè sciopero dove me pare.
Con la coda dell'occhio avvisto la sagoma del direttore in lontananza.
Gli arrivo da dietro con un balzo che lo fa trasalire.
Alle mie rimostranze risponde profondendosi in scuse, che ho ragione, ma contro questo improvviso sciopero dei dipendenti non può fare nulla.
Contro la maleducazione, men che meno.
Mi consiglia di tornare il giorno dopo, e sarà lui stesso ad aiutarmi con i fogli da compilare.
Non sono minimamente meno arrabbiata.
Ma poi, la svolta.
A casa, e mi fa pure male il ginocchio.
Squilla il cellulare.
Signorina, Poste Italiane.
Dev'essere uno scherzo, magari delle due destinatarie con cui ormai l'abbiamo presa a ridere, tutta questa ridicola odissea.
I suoi pacchi sono stati ritrovati, non erano sul furgone rubato, e sono in consegna proprio ora. 
Ma ovviamente può sempre presentare reclamo per ritardata consegna.
Ci puoi scommettere.
Fosse l'ultima cosa che faccio.
E se pensate che sia andato liscio, vi sbagliate ;-)


Gioia, gaudio e tripudio perchè i miracoli esistono, quindi. E per quel che mi riguarda anche poter cuocere qualcosa che ho preparato un paio di settimane in anticipo e schiaffato in freezer lo è!
Provate il ripieno con il tocco del limone: gli dà una freschezza che di solito questo genere di preparazione non ha.
Buonissimi, semplici e dai mille usi: dalla bella figura su un buffet ad una cena in famiglia ;-)



SPINACH AND FETA TURNOVERS
da Pies and Tarts di Martha Stewart
( per 4 pezzi grandi o 8 piccoli)

pasta sfoglia, o finta sfoglia
una cipollina bianca
uno spicchio d'aglio
500 g circa di spinaci
150 g circa di feta
succo di mezzo limone
sale, pepe
un cucchiaio d'olio
un tuorlo allungato con 2 cucchiai d'acqua, per chiudere e spennellare

Lessare gli spinaci o cuocerli a vapore. Scolarli e strizzarli benissimo.
In una padella riscaldare il cucchiaio d'olio con uno d'acqua e cuocervi la cipollina tritata finissima e lo spicchio d'aglio, che andrà poi eliminato quando sarà colorito.
Trasferire la cipollina cotta in una ciotola e mischiarla agli spinaci, la feta sbriciolata con le mani, il succo di limone ed il pepe a piacere. Assaggiare e salare, ricordando che la feta è comunque già piuttosto sapida.
Stendere la pasta sfoglia e ricavare un quadrato da circa 30 cm di lato.
Tagliare il quadrato in 4, in caso si vogliano realizzare dei fagottini grandi, o in 8 in caso si preferiscano più piccoli.
Farcire i riquadri con il ripieno preparato, quindi spennellare i bordi con l'uovo preparato e chiudere molto bene pressando prima con le mani e poi con una forchetta.



Spennellare la superficie dei fagottini con l'uovo battuto allungato con acqua e cuocerli in forno preriscaldato a 190 gradi per circa mezz'ora, 40 minuti o comunque finchè ben dorati e gonfi.
Servire tiepidi o a temperatura ambiente.

NOTE:

- i fagottini possono essere surgelati prima della cottura. Procedere quindi alla cottura direttamente da surgelati, allungandone leggermente i tempi.
Risulteranno esattamente come appena fatti.

- dato che sono sommersa da domande sulla questione, no, non sono a Roma ( purtroppo!) 
Il fatto raccontato risale alla mia breve visita lo scorso Dicembre.

lunedì 23 gennaio 2012

Torta morbidissima con mirtilli e lime


Avevo deciso.
Nulla poteva rovinarmi la serenità di quei pochi giorni in Italia.
Persino le piccole rogne quotidiane di ogni mia permanenza romana mi sembrano meno noiose, visto che  succedono nella città più bella del mondo.
Saltellando allegra sul ginocchio buono avevo percorso le scale dell'ufficio postale, e spedito un pensiero a due amiche virtuali.
Certo l'inizio non era stato dei migliori, ma l'ho detto che nulla poteva turbarmi?
Quindi con santa pazienza ho fatto la fila, dotata di numero d'ordine.
Con altrettanta pazienza ho fatto finta di non vedere la signora che con la scusa dell'età ha fregato il posto a tutti, e di non sentire quanto fosse sgarbata l'addetta a cui ho chiesto i moduli da compilare.
La signora dello sportello è di malumore, e discute animatamente con la collega vicina.
Con automatismo da robot prende i miei pacchi e attacca a velocità della luce moduli e francobolli.
Senza guardare, l'ho detto che è un robot.
Ma è un robot a cui hanno fatto gli occhi, e non li ha usati.
Che per carità, sono io la prima ad essere una talpa: ma per questo dotata di potentissime lenti a contatto, che mi fanno scorgere con orrore che i moduli con gli indirizzi sono stati scambiati!
Signora, mi scusi, c'è un errore.
Mi sono sbagliata, non è un robot: è una bestia rabbiosa che mi ringhia che non è possibile.
Ripeto, con tono anonimo, che i pacchi sono stati scambiati: e per tutta risposta strappa con mala grazia i moduli degli indirizzi e li riappiccica alla meno peggio.
Mi scusi ancora, siamo sicuri che non si stacchino?
Un altro ringhio, e mi viene intimato che non devo preoccuparmi di nulla.
Sarà.
Ma è con un pelo di apprensione che dal giorno dopo comincio a consultare il sito delle Poste Italiane, e il magnificato servizio di tracciabilità delle spedizioni.
I miei pacchi risultano in viaggio, e vada una certa lentezza, siamo vicini al Natale...
Eppure, un paio di giorni dopo, qualcosa non va: la stessa pagina, invece di confortarmi con magari la tanto attesa consegna, mi scrive a caratteri cubitali di contattare un numero verde.
Una voce tranquilla e serena, dall'altra parte.
Che con la stessa intonazione che avrebbe usato per dirmi che ho vinto la lotteria, mi informa che uno dei miei due pacchi, o forse entrambi chi lo sa, si trovava su un furgone delle Poste che è stato rubato.
Rimanere senza parole non è da me.
E non l'ho fatto, ma avrei voluto.
Perchè davvero ti prendono per sfinimento.
La voce dall'altra parte non perde il buonumore a nessuna delle mie domande, accuse e recriminazioni.
Vada a fa'....er reclamo, se popo vole fa' quarcosa.
Ho il sentore impercettibile che voglia in realtà mandarmi altrove.
Certo che ci vado.
Ma prima cerco un'arma.
E sento addosso un'adrenalina pari quasi a quella che mi dà un camerino clandestino ;-)
Ora siete curiosi di sapere se sono ricercata per semplice omicidio o direttamente strage?
Ve lo dico la prossima volta...


Ma voi fate pace con il mondo quando addentate una torta? Io si, e se la torta invece che buona è buonissima ancora meglio! Un sogno di morbidezza e di proporzioni perfette, agrumato come piace a me e con il tocco dei frutti rossi a rendere più interessante ogni morso, uno sciroppo goloso a complemento ed un profumo di buono che non immaginate.
Provatela, si mantiene un sacco di giorni...se la guardate e basta :-)
E se vi va, andate a dare un'occhiata ad un nuovo contest appena indetto da Francesca e Valentina: con la colazione come tema, non potrà che essere golosissimo!




LIME AND BLUEBERRY CAKE WITH LIME SYRUP
da Cakes and Bakes di Linda Collister
(per una teglia quadrata da 20-23 cm )

225 g di burro
225 g di zucchero di canna
225 g di farina
30 g di mandorle finemente macinate
200 g di mirtilli (anche surgelati)
4 uova intere
3 cucchiaini di lievito per dolci
un pizzico di sale
buccia grattugiata di due lime
qualche cucchiaino di succo di lime

per lo sciroppo

la buccia grattugiata di un lime
succo di quattro lime
125 g di zucchero semolato

Ammorbidire il burro a temperatura ambiente per una mezz'ora, quindi montarlo con le fruste elettriche insieme allo zucchero per minimo 5 minuti di orologio ( se si possiede una planetaria usare il gancio a K).
Piano piano e sempre battendo aggiungere un uovo alla volta aggiungendo anche  un cucchiaio di farina ( presa dai 225 g che servono dalla ricetta).
Intanto infarinare i mirtilli e tenerli in frigo, questa operazione dovrebbe evitare che affondino tutti alla base della torta.
Unire al composto di burro anche le mandorle, la buccia di lime e la rimanente farina con il sale e il lievito.
Lavorare poco il composto con una spatola ed aggiungere tanti cucchiaini di succo di lime quanti ne servono per ammorbidirlo un pochino ( più o meno cinque).
Con un cucchiaio unire al dolce 150 g di mirtilli e girare con delicatezza.
Versare nella teglia coperta con carta forno imburrata, livellare la superficie e versarvi sopra i mirtilli rimanenti ( affonderanno in cottura)


Cuocere in forno preriscaldato a 180 g per circa 35-40 minuti.
Mentre la torta cuoce preparare lo sciroppo: mettere in un pentolino il succo dei lime, la buccia e lo zucchero.
Scaldare su fuoco medio ma non far bollire.
Appena la torta esce dal forno bucherellarla con uno spiedino e versarvi sopra lo sciroppo caldo.
Far raffreddare la torta completamente in teglia, e sformarla solo da fredda.
Servire a quadrotti.

NOTE:

- la torta dura tranquillamente senza perdere di morbidezza anche 5 giorni, purchè conservata in una scatola e avvolta in pellicola.

- ovviamente al posto del lime si può usare il limone, ma è un peccato non provarla con l'agrume usato in originale che dona davvero un profumo intenso e particolare.



giovedì 19 gennaio 2012

Shortbread



Assodato, in Arabia c'è tutto.
Comprese le regole più bizzarre del mondo, che ti portano tuo malgrado ad essere quasi sempre in errore.
Fosse solo, come ho già raccontato, per avere gli occhi del colore sbagliato.
Mettiamo che vogliate andare a comprarvi un paio di pantaloni.
Semplicissimo, entrate nel vostro negozio preferito, li provate, e se ciò che lo specchio dice piace, comprate.
Qui no.
E' tutto un pelo più complicato.
Entrare nel negozio, posso farlo, udite udite, anche da sola.
Chiedere al commesso, rigorosamente uomo, i pantaloni della mia taglia, pure.
Provare?
Giammai.
Si ritiene poco opportuno che una donna si spogli in un luogo che non sia casa sua.
Una donna, ho detto.
Perchè invece i camerini nei negozi maschili ci sono eccome, e mi piacerebbe sapere chi ha deciso che gli uomini nudi non sono indecenti, e in base a quale complicata elucubrazione mentale.
Ma a tutto c'è soluzione, a volersi ingegnare.
Si può lasciare al negozio la cifra pari al costo del capo, portarlo a casa, e riportarlo se non va bene.
Non male come compromesso.
Peccato che io viva a circa 400 km da ogni negozio decente, e la cosa non mi venga proprio comodissima.
Seconda opzione, ci si intrufola nelle toilette dei centri commerciali dove si fa shopping, facendo a spintoni con una marea di altre donne che fanno lo stesso.
Risultato: ho girato i tacchi e ho lasciato perdere, che per arrivare all'unico specchio disponibile ci manca solo che ci sia da prendere il numero d'ordine, e sarebbe sempre meglio della signora che letteralmente a gomitate ti frega il posto in fila.
Terza, si implora, si prega, si rompono le scatole, si minaccia, si sbattono le ciglia, si fa finta di mettersi a piangere.
Riconoscete qualcuno, o meglio qualcuna, disposta a farlo? :-)
A volte funziona, ed il malcapitato commesso, sudando freddo, mi ha messo a disposizione uno stanzino usato come magazzino, con la mia amica a tenere la porta e lui a pregare che non entrasse in quel momento un funzionario della polizia religiosa per un controllo a sorpresa.
Perchè credetemi, se fosse successo ce la saremmo passati tutto parecchio male...
Peggio la volta che il solerte commesso del negozio che stavo visitando mi informò che avevano un camerino apposta per le clienti.
Incredula acchiappo quel vestito che stavo rimirando sullo scaffale.
Il camerino è fuori dal negozio, mi dice, la porta successiva.
E mi pare un po' strano.
Entro, e per poco non mi prende un colpo.
Non è un camerino di prova: è il bagno di una moschea femminile.
Certo di sacro ha poco o nulla, visto che vi si aggirano donne in mutande che provano abiti a ritmo serrato ed a pregare non ci pensa proprio nessuno.
Scappo a gambe levate, e il commesso mi guarda storto: credo forse che un qualunque poliziotto o funzionario avrebbe mai il coraggio di entrarvi?
No, è vero, ma se mi trovano dentro e scoprono che non sono musulmana la mia vita potrebbe, diciamo così, avere conseguenze poco piacevoli...
E allora?
Basta, compro quello che mi serve altrove.
Che se voglio una botta di adrenalina posso trovarne mille, di modi.
Ma il camerino clandestino, pietà, no!  ;-)


Un biscotto favoloso, anzi oso chiamarlo il biscotto per eccellenza. Orgoglio della pasticceria scozzese, semplicissimo a patto di seguire poche indicazioni, e soli quattro ingredienti.
Friabile a dismisura e burroso come solo un biscotto serio sa essere, per una colazione o una merenda con i fiocchi. E si conserva praticamente all'infinito!
Ancora una nota, gli amici di Poverimabelliebuoni cercano ricette con le acciughe, e ne servono tante per il loro progetto: vi va di dar loro una mano? ;-)






SHORTBREAD
( per un disco da 16-18 cm di diametro)
da Cookies di Martha Stewart

130 g di farina
la punta di un cucchiaino di sale
113 g di burro
45 g di zucchero a velo


Setacciare la farina e unirvi il sale.
Battere a forte velocità con le fruste elettriche ( o in planetaria con il gancio a K) il burro fatto prima ammorbidire leggermente a temperatura ambiente finchè sara' bianco e montato, non meno di cinque minuti di orologio ( non barate, il tempo serve tutto e se il burro non monta i biscotti non vengono bene)
Unire quindi lo zucchero a velo continuando a montare per ulteriori due minuti.
Ora unire la farina tutta in una volta amalgamandola delicatamente con una spatola, fermandosi appena il tutto sta insieme. Non impastare!!! ( se si possiede la planetaria unire la farina sempre con il gancio a K a bassa velocità).
L'impasto sarà morbido, è normale.
Aiutandosi con della pellicola appiattirlo nello stampo preparato, ricordando che lo spessore dovrà aggirarsi intorno ad un centimetro abbondante, non di meno.



Mettere in frigo per almeno 20 minuti, o ancora meglio in freezer .
Tirare fuori e con uno stampino circolare tagliare un cerchio dal centro ( ho usato la base di una bocchetta per decorazioni)

Togliere il cerchietto di pasta e rimettere lo stampino o la bocchetta di nuovo al centro ( va cotto con tutto lo stampino)
Incidere quindi lo shortbread in otto spicchi con un coltello, e bucherellarlo con uno spiedino di legno.

Rimettere in freezer per 10 minuti e quindi cuocerlo in forno preriscaldato a 150 gradi finchè i bordi saranno ben coloriti.
La ricetta originale dice un'ora, ma mi sembra troppo, a me era pronto in mezz'ora!
Estrarre la teglia dal forno e subito incidere nuovamente gli spicchi, e bucare nuovamente con lo spiedino nei solchi lasciati in precedenza.
Far raffreddare completamente in teglia senza toccare.

NOTE:


- lo shortbread può anche essere cotto senza stampo, per cui se non ne avete uno delle dimensioni indicate fate semplicemente un cerchio delle dimensioni indicate con la pasta ma fatelo raffreddare benissimo in freezer prima di cuocere, in modo che non perda la forma.

- i biscotti chiusi in una scatola di latta si conservano perfettamente anche due settimane senza perdere di friabilita'.

- da caldi sono delicati e possono rompersi, da freddi prendono la giusta consistenza.

- non stracuoceteli!




lunedì 16 gennaio 2012

Tagliatelle con carbonara al limone e porri

Probabilmente lo stupore non era poi così giustificato.
Me lo sarei dovuto aspettare.
Come dico ogni volta un challenge senza challenge non è tale, ed è per la profonda convinzione nella frase precedente che mi sono sobbarcata inutili ricerche di conigli in un Paese dove non si trova nemmeno a pagarlo oro ( o barili di petrolio, fate voi ), ed ho pregato che importassero verze cercando di coniare il termine in arabo dato che non l'ho trovato in nessun dizionario.
Ho servito con discreta faccia di bronzo risi e bisi con cinquanta gradi all'ombra, e portato un tocco di Svezia ed uno giapponese tra le dune.
Ma la legge di Murphy la conoscete tutti.
E non ha fatto eccezione al suo carico di verità nemmeno questa volta.
Fatemi capire: mi sono trascinata un paio d'anni fa la macchinetta Imperia per la pasta fresca in uno di quei bagagli per cui prima o poi sarò bandita dagli aerei di qualunque compagnia al mondo.
Perchè intendiamoci, che l'ambito arnese fosse così pesante me ne sono accorta solo a doverlo trasportare.
Un paio d'anni di onorata carriera, onoratissima anzi, vista la gioia con cui tagliolini, tagliatelle e ravioli sono stati accolti tra le dune.
Bene: la macchinetta non si può usare, e probabilmente non si può nemmeno guardarla.
Solo il mattarello.
La spiegazione di Ale su come fare l'avrò riletta dieci volte, e tutte e dieci ho pensato di essere un idiota.
Qualche video esplicativo su Youtube ha solo confermato la percezione di cui sopra, e fatto rassegnare al peggio.
Pazienza.
Impasto, e fin qui nessun problema.
Riposo del suddetto, prolungato all'infinito per mancanza di coraggio.
Comincio a stendere, pensavo peggio.
La pasta è docile, sarà una mia impressione o forse ho semplicemente la grazia e la forza di una pialla per levigare l'asfalto?
Sta di fatto che bene o male il panetto diventa un foglio.
Beh, forse non proprio dello spessore che avrei voluto.
Mi ci si è conficcata pure un'unghia facendoci un bel buco e già che ci siete potete divertirvi con la foto a cercare il rammendo...
La forma potrebbe lasciare leggermente a desiderare, ma ho deciso che mi do all'astrattismo.
Piego e taglio.
Più o meno ce l'ho fatta.
Ma ho imparato: la volta che per un Mt Challenge ho tutto, sarà quella in cui non serve niente.
Tranne un mucchio di olio di gomito, e possibilmente le unghie corte :-)

Immagino si sia capito che la ricetta partecipa all'MT Challenge di Gennaio, chiedendo la benevolenza e soprattutto la chiusura degli occhi dei giudici...
Il condimento invece è stato liberamente tratto da un'idea sull'ultimo numero della rivista di Martha Stewart, e credetemi se vi dico che in barba alle buone maniere è da leccarsi il piatto, oltre che i baffi.
La carbonara al limone una scoperta, ed i porri ci stanno una meraviglia.
Da rifare, rifare e rifare!




TAGLIATELLE CON CARBONARA AL LIMONE E PORRI
( per due porzioni abbondanti )

180 g di farina 0
40 g di semola rimacinata di grano duro
2 uova
un cucchiaio d'olio

per il condimento

2 uova
5 cucchiai di succo di limone
buccia grattugiata di due limoni
sale
pepe bianco
50 g circa di parmigiano grattugiato
mezzo porro
50 g di pancetta
olio extravergine

Preparare la tagliatelle impastando la farina con le uova. A me è servito unire un cucchiaio d'olio per ottenere un impasto omogeno, che va avvolto nella pellicola e fatto riposare minimo mezz'ora.


Stendere la sfoglia con la macchinetta apposita o, come in questo caso, con il mattarello raggiungendo lo spessore desiderato.


Far seccare leggermente la sfoglia e tagliare le tagliatelle che vanno lasciate asciugare.


Mettere sul fuoco l'acqua per la pasta ed intanto preparare il condimento: battere le due uova con il formaggio, la buccia grattugiata, il succo di limone, sale e pepe a piacere.
Lasciare da parte e in un padellino antiaderente senza nulla saltare i cubetti di pancetta fino a renderli croccanti.
Toglierli dal padellino e nello stesso mettere il porro affettato finemente ( se necessario aggiungere pochissimo olio, ma dovrebbe essere sufficiente il grasso rilasciato dalla pancetta) e farlo stufare finchè sarà morbido, pochi minuti.
Bollire la pasta, scolarla bene al dente ed unire un cucchiaio dell'acqua di cottura al composto di uova.
Versare la pasta nel recipiente delle uova girandola velocemente in modo che il condimento rimanga cremoso.
Unire la pancetta e girare ancora.
Impiattare cospargendo ogni porzione con un po' di porri stufati.

NOTE:

- ovviamente si possono utilizzare tagliatelle comprate pronte, o più semplicemente stese con l'Imperia :-)

giovedì 12 gennaio 2012

Torta al limone con la crosticina


Un Paese da Mille e una Notte, a guardarne l'immensa ricchezza ostentata ovunque sia possibile.
Un Paese dove qualcuno ha così tanti soldi e poco buon gusto da poter ordinare una Ferrari arancione, e spero ardentemente che quel colore atroce sia stato il più caro del listino.
Un Paese dove è in costruzione al momento la torre più alta del mondo, il cielo sa per farci cosa.
Un Paese il cui re non compare nelle liste degli uomini più ricchi della Terra solo perchè la sua fortuna non è umanamente calcolabile.
Un Paese in cui la religione islamica è praticata e professata con rigore, e le altre vietate con pene severissime.
Un Paese in cui esiste un Ministero per la Prevenzione del  Vizio e la Promozione della Virtù
E questa no, non è una battuta.
I suoi funzionari, chiamati mutawa, girano per le strade a controllare che tutti si comportino bene e non facciano nulla di sbagliato.
Che a pensarci bene sono sempre peccati femminili.
Peccati veramente gravi, eh, tipo avere gli occhi troppo chiari.
Oppure portare sulla testa qualche colpo di sole svolazzante, e vaglielo a spiegare che non sono musulmana e quindi il velo in testa non sono tenuta a portarlo, e sicuramente non me lo metto perchè loro mi hanno fatto un urlo ;-)
O magari parlare con uno sconosciuto che non è mio parente stretto: anche se devo dire che su questo punto stanno diventando più tolleranti, o semplicemente li stiamo prendendo per sfinimento...
Poi, le contraddizioni.
Tante, incomprensibili.
Ok, in teoria non posso parlare con uno sconosciuto.
Ma mettiamo che voglia andare a comprarmi della biancheria intima, e nel contempo mi serva anche un consiglio su taglia e modello che più mi si addice.
Chi trovo nel negozio? 
Solo ed immancabilmente uomini, che ogni volta che vedono una straniera si lasciano andare a comportamenti non proprio professionali...
Dimenticavo, il diritto al lavoro per le donne in Arabia non è tanto che sia stato conquistato, e con qualche restrizione: si possono ricoprire solo ruoli consoni alla natura femminile.
Su cosa voglia dire potremmo discutere a lungo: ad esempio se mi conoscessero bene potrebbero trovare consoni al mio spirito, a seconda del momento, tanto il serial killer quanto il macellaio...
Invece no, le donne possono lavorare fino ad oggi solo come medici, infermiere ed insegnanti.
Vendere le mutande alle loro simili, no.
Che poi i negozi qui li dovreste vedere, boa di struzzo e completini da ballerina del Moulin Rouge tanto per rimanere tra gli articoli più ortodossi: tanto sotto le palandrane nere che le donne devono indossare per uscire non vedrà nulla nessuno, e tra le mura di casa solo il marito sarà fortunato spettatore.
Ed improvvisamente, inaspettata, la rivoluzione.
Di qualche giorno fa l'editto reale per cui i commessi nei negozi di lingerie andranno tutti sostituiti da donne, che tenerci degli uomini non sta bene da queste parti...
Aspettate a saltare di gioia.
Lo faremo il giorno che legalizzeranno i camerini di prova.
Credete che scherzi? 
No, ma questo ve lo racconto un'altra volta ;-)


Pensate a una torta che è una coccola, morbida, soffice, e con una crosticina croccante e limonosa: eccola qui.
Come dice l'autrice, è ridicolo quanto sia semplice e quanto invece sia favolosamente buona.
Provatela, ve ne prego: pochi ingredienti che sono nel frigo di tutti, per un risultato che di sicuro non è la solita ciambella :-)





LEMON DRIZZLE CAKE
da Cakes and Bakes di Linda Collister
(per una teglia quadrata da 20 cm)

140 g di burro
140 g di zucchero semolato, meglio se tipo Zefiro
140 g di farina
2 uova grandi ( se le avete piccole aggiungete un albume)
buccia grattugiata di un limone
un pizzico di sale
2 cucchiaini di lievito per dolci

per la crosticina al limone

4 cucchiai di zucchero semolato, meglio se tipo Zefiro
succo appena spremuto di un limone



Tirare il burro fuori dal frigo un quarto d'ora prima di lavorarlo, quindi metterlo in una ciotola e batterlo con le fruste elettriche insieme al pizzico di sale e lo zucchero per non meno di cinque minuti di orologio.
Se avete la planetaria fate quest'operazione con la frusta a K.
Appena lo zucchero ed il burro diventeranno un composto bianco e spumoso aggiungere le uova (a temperatura ambiente), una alla volta, sempre battendo con le fruste e infine la buccia di limone.
Ora fermare le fruste ed aggiungere la farina setacciata con il lievito usando un mestolo, e girando delicatamente in modo che tutto sia ben amalgamato.
Versare il composto in una teglia coperta con carta forno leggermente imburrata e cuocere a 180 gradi finchè uno stecchino inserito al centro del dolce uscirà fuori asciutto.
A me c'è voluta mezz'ora, la ricetta originale indica 20 minuti, comunque non stracuocetela.
Appena la torta esce dal forno bucherellarla ovunque usando uno spiedino di legno e spolverizzarla immediatamente con un cucchiaio di zucchero semolato, preso da quelli che servono per la crosticina.
Nello stesso momento unire i 3 cucchiai di zucchero rimanenti al succo di limone, girare velocemente e versare subito sulla torta bollente usando un cucchiaio in modo da far andare lo sciroppo dappertutto.
L'autrice raccomanda di non sciogliere in anticipo lo zucchero nel limone ma di unirli velocemente quando la torta esce dal forno: solo così si otterrà la crosticina voluta.




Lasciare la torta a raffreddare completamente nella teglia.
Appena fredda la crosticina si sarà asciugata e diventerà deliziosa!
Servire a temperatura ambiente, magari tagliata a quadrotti.

NOTE:

- il dolce dura tranquillamente 3 o 4 giorni purchè avvolto nell'alluminio o in pellicola trasparente.

- la crosticina tende a perdere un po' di croccantezza il giorno dopo, ma e' ugualmente buonissima!

lunedì 9 gennaio 2012

Shorba Al-Adas (zuppa araba di lenticchie al limone)

A saperlo, che era tutta questione di lingua.
E non inglese, francese, arabo o greco, che pure in famiglia si parlicchiano tutte più o meno speditamente.
Ma di quella di cui evidentemente stento ad imparare anche le basi: il toscano.
Il consorte non ama chiamarla così, pur essendone lui il cultore.
In Toscana il dialetto è un perfetto italiano, ama dire, ma a me qualche dubbio rimane.
Almeno per l'uso che se fa in quel di Livorno.
Perchè se dugento invece di duecento fa tanto Dante in libera uscita, già la valishggggia non mi fa venire in mente alcun poeta estinto.
Però suona tanto carina :-)
Come il colorito intercalare deh! del quale ho capito subito il significato: quello che gli dai tu.
Tutta questione di intonazione, ed è un si.
Leggero cambio d'espressione, e diventa un sonoro no.
Per non parlare dei virtuosismi per farlo diventare un forse, un chissà, un certo e chi più ne ha più ne metta.
Compresi un lamento, una supplica, un'imprecazione.
Nessun limite, ma ancora ci posso arrivare anche dalla mia bassa condizione di romana de Roma.
Un paio d'anni fa, Livorno, estate, casa di mia cognata.
Torniamo dal mare, e come sempre c'è un sacco di roba da sistemare compresa la borsa frigo che ci ha allietato la mattinata.
Ce l'ho io in mano, e dato che non voglio insabbiare i corridoi di casa altrui chiedo se la posso appoggiare, che so, in terrazza.
No no, mettila lì, sotto la cannella.
Dunque, mia cognata vuole che la metta sotto la cannella?
Benissimo, mi metto alla ricerca della mensola dove presumibilmente tiene spezie e simili.
Peccato che non ci sia.
Ecco, se c'è una cosa che odio è sembrare una perfetta idiota.
Mi tocca chiedere di nuovo, mi tocca.
Beh, forse non sembrerò idiota ma solo sorda :-)
E arriva lui, il marito.
Si sta sganasciando dalle risate, e ciò non depone a mio favore.
Ma credetemi, nemmeno a suo...
La cannella! E' il rubinetto del lavandino!...sarà italiano arcaico, aggiunge con un ghigno di sufficienza.
E da quando?
Siccome non credo se non vedo, controllo pure sul vocabolario degli accademici della crusca.
Uhm, forse non hanno tutti i torti.
Ma ecco l'illuminazione: mio marito odia la cannella, intesa come spezia, vuoi vedere che è solo perchè con quel nome ci ha sempre chiamato un'altra cosa?
Quindi se qualcuno intanto mi dice cosa vuol dire "cumino" a Livorno magari riusciamo pure a farglielo assaggiare ;-)

Zuppetta leggera ma nutriente, e se la provate che non vi venga in mente di omettere il limone: non si sente troppo ma esalta il gusto delle lenticchie in modo incredibile.
Semplicissima da fare e se usate le lenticchie rosse decorticate come quelle della foto anche rapida: cuociono in un quarto d'ora!
E nel caso di improvvisi cali di zuccheri, vi ricordo un dolcino buonissimo in cui riciclare pandori e panettoni avanzati.




SHORBA AL ADAS
( per due porzioni non troppo abbondanti)

160 g di lenticchie rosse decorticate
mezza cipolla bianca
un piccolo spicchio d'aglio
2 cucchiai d'olio
una carota piccola
800 ml di acqua
succo di mezzo limone
sale
qualche pizzico di cumino in polvere


Mettere i due cucchiai d'olio in una pentola insieme a due d'acqua e versarvi la cipolla, l'aglio e  la carota tritati finissimi.
Appena rosolato versare le lenticchie, rigirarle brevemente e versare l'acqua, scaldata a parte.
Far cuocere una ventina di minuti, finchè le lenticchie saranno spappolate quasi del tutto (è la loro caratteristica) e il liquido ridotto.
Ora aggiustare di sale e unire il succo di limone ed il cumino.
A scelta si può servire così ( come la vedete in foto) o prima passare al minipimer, guarnendo ogni piatto con una fetta di limone.

NOTE:

- come molte zuppe è più buona se preparata in anticipo e fatta riposare un paio d'ore. Allungare con acqua calda nel caso il riposo l'avesse resa troppo densa.

- questa zuppa viene servita comunemente ma in particolar modo durante il periodo di Ramadan: è una delle pietanze fisse dei corroboranti pasti dopo il lungo digiuno dall'alba al tramonto.

giovedì 5 gennaio 2012

Peanut Brittle (croccante americano di arachidi)

Mettete un'estata romana, caldissima ed ormai lontana.
Mettete qualche amico che si è incontrato on line, ed a forza di disquisire su creme, foto e parole scritte in libertà ha avuto il sentore che forse oltre a quello ci fosse ben altro.
Mettete messaggi, telefonate, ed altri messaggi, che incastrare tutti in una serata dal vero sembrava impossibile.
A dir poco.
E non parlo degli impegni di ciascuno, che pure ci sono eccome.
Peggio, molto peggio.
Mettiamo che in questo gruppo ci sia qualcuno che ama dire che la sua foto compare sulle porte di parecchi ristoranti romani, accompagnata dalla scritta io non posso entrare.
Trovare un locale che lo ammetta ancora forse è possibile.
Ma praticamente una battaglia persa trovarne uno dove lui voglia ancora mettere piede!
Mettiamo che nello stesso gruppo ci sia anche qualcun altro, e che questo qualcuno faccia gli orari più allucinanti che abbia mai visto in vita mia.
Nello stessa cricca una specie, anzi sottospecie di foodblogger che vive in quel del deserto, e che piomba in Italia solo al cambio di un paio di stagioni.
Suonerebbe c'erano due romani ed un napoletano, se non sembrasse l'inizio di una barzelletta.
E soprattutto se non fosse incompleto.
Perchè la romana si è portata il suo toscanissimo marito, delle cui gesta ormai questo blog è diventato portavoce, e il napoletano quella santa romana ( ci manca che finisca con "chiesa" e mi becco pure la scomunica ) che lo accompagna in quella passeggiata dal fondo un po' sconnesso che è la vita.
Dove?
Ma nell'unico locale possibile: la pizzeria di Gabriele Bonci.
Che per informazione è una pizzeria a taglio, il che vuol dire niente sedie o tavolini.
Mio marito si preoccupa all'arrivo, pensando di sequestrare l'unica e risicatissima panca che fa bella mostra di sè sul marciapiede davanti.
Un attimo di esitazione e panca occupata da altri.
Serata in piedi, dunque.
Che detto così fa pure tanto chic.
Ma proprio in piedi!
Stoicamente, dalle 20.30 a quelle che saranno state forse le 11, equamente divise tra la pizza ed una gelateria dove, mannaggia a loro, non c'era nemmeno lo straccio di un tavolino.
Eppure non so nemmeno io come il tempo abbia fatto a passare così in fretta.
Ora, a ricordarlo, posso richiamare qualunque momento della conversazione, di quell'ansia di parole che suonavano dal vero, di tutte le risate, delle battute bonarie sulle mie ricette piene di burro, dei buoni propositi e degli spropositi, dello zio che informa il cameriere che un certo tipo di pizza l'altra volta era meglio e quello che gli risponde di dirlo a Gabriele ( Bonci, tra l'altro grande e grosso...), e del Gambetto in questione fare a gara di patacche di olio sulla camicia con mio marito.
Troppo semplice ora augurarsi che accada di nuovo.
Di nuovo, ma assolutamente da seduti.
Ed ora che ci penso, vuoi vedere che tutti i guai al mio ginocchio sono iniziati da lì e non dal centinaio scarso di  chilometri di corsa settimanale?
;-)


Ultima chiamata per la calza della Befana, e se fate questo croccante vorrete che sia Befana tutti i giorni. Una consistenza perfetta, duro abbastanza da essere preso a martellate ma magicamente scioglievole in bocca, dove il contrasto dello zucchero caramellato con il salatino delle arachidi si fonde in un sapore unico e letteralmente irresistibile.
Ci vuole pochissimo, anche a finirselo tutto.
E non scordate il carbone di zucchero!




PEANUT BRITTLE

125 ml di acqua
190 g di zucchero semolato
45 grammi di glucosio
la punta di un cucchiaino di sale
15 g di burro morbido
la punta di un cucchiaino di bicarbonato
150 g circa di arachidi salate

Mettere in un pentolino  l'acqua, il sale, lo zucchero ed il glucosio. 
Mettere su fuoco medio e sempre mescolando far sciogliere lo zucchero.
Appena sciolto smettere di mescolare e continuare a cuocere finchè il composto assumerà un colore bello dorato, insomma sarà diventato di un bel colore caramello non troppo chiaro...ed allo stesso tempo non troppo scuro, o saprà di bruciato!
Togliere immediatamente dal fuoco e versarvi dentro il burro, il bicarbonato e le noccioline intere.
Girare pochi secondi, giusto il tempo di amalgamare e trasferire subito su carta forno leggermente unta in uno strato dello spessore preferito.
Aspettare un paio d'ore che solidifichi per bene dopodichè romperlo con un martello in pezzi irregolari.



NOTE:

- il brittle si conserva a lungo in una scatola di latta. Fatene strati separati da carta forno, in modo che i pezzi non si tocchino troppo da loro.



lunedì 2 gennaio 2012

Fudge alla vaniglia

Una carriera fulminante, in meno di dieci minuti.
Rimangiandomi tutto quello che gli ho sempre detto, ed elevandolo da commis a sous chef, anzi proprio chef a velocità della luce
Perchè mio marito, l'avrete capito, in cucina ci entra eccome.
Anzi ci passa una marea di tempo.
Ma certo non mescola creme, o controlla termometri da zucchero.
Una volta, a onor del vero, ha tentato di caramellare una torta ma dati i fatti l'esperimento non è stato ripetuto.
E' stato investito della responsabilità di un'occhiata ad un pan di Spagna ma disgraziatamente la mia supplica urlata al volo non aprire il forno! è stata coperta dal rumore dello sportello che si spalancava e dopo dalla disperazione di vedere un dolce bello e gonfio diventare una poco appetibile frittatina.
Chi fa da sè fa per tre...
Ma mettiamo la notte di Capodanno, in un Paese dove Capodanno non è.
Dove tale giorno, e il successivo, sono normalmente lavorativi, dato che siamo nel 1433, nono giorno del mese di Safar.
Ma in casa arabafelice vigono altre regole, e un festeggiamento arrangiato e di sottecchi non ce lo toglierà nessuno.
E nemmeno il piacere di pasteggiare ad aragoste del Mar Rosso, vendute qui a due lire dato che per gli arabi non sono pregiate...
Indovinate, di tutto il gruppo, chi ha avuto l'onore di doverle cuocere :-)
Ora, io ne sono ghiotta, anzi ghiottissima.
Ma ho un problemino a vederle vive: mostri pronti ad attaccarmi, mi sembrano.
Che ci crediate o no, l'hanno fatto, ed una ha avuto addirittura l'ardire di inseguirmi per qualche centimetro sul pavimento della cucina, con tanto di urlo di rito.
Una perfetta idiota, lo so, ma che ci posso fare se mi fanno tanta impressione?
E qui entra in scena lui, il commis che diventa chef.
Amore mi devi assolutamente aiutare, o non mangiamo.
La prospettiva dello stomaco vuoto fa miracoli, si vede.
E mi si è scatenato il marito.
L'acqua della busta che le conteneva: in terra, ad equa distanza tra i fornelli ed il frigo.
Le aragoste cotte messe a raffreddare con la coda penzoloni fuori dal piano della cucina, così tengono meglio la forma, secondo l'ormai lanciatissimo consorte.
Che intanto io mi sia dovuta precipitare a metterci sotto un recipiente è particolare che probabilmente realizzerà solo leggendolo qui :-)
Al taglio mi mordo la lingua, specie quando vedo il coltello lanciato tipo spada da samurai e mille, piccolissimi, infinitesimali pezzetti di guscio decorare pavimento, mensole ed i miei capelli come festivi coriandoli colorati.
Non devo lamentarmi. 
Non posso.
Anche perchè con pazienza certosina ha aperto tutte le chele, e ci sarà da essergliene grati per sempre.
Il pavimento della cucina, un po' meno ;-)



La Befana incombe, e nella calza oltre al carbone dolce  o i marshmallows ci starà magnificamente il fudge alla vaniglia: il sapore di una caramella mou, ma con una consistenza totalmente diversa, indescrivibile, che si scioglie in bocca, irresistibile....se ne diventate dipendenti non ne rispondo.
Ma fateli piccoli, sono più sfiziosi dato che comunque sono piuttosto dolci.
La ricetta è facilissima a patto di possedere un termometro da pasticceria, che fa tutto il lavoro per noi ;-)



VANILLA FUDGE
( da Everyday Food di Martha Stewart )

360 ml di panna fresca liquida
570 g di zucchero semolato
86 g di glucosio
15 g di burro
mezzo cucchiaino raso di sale
estratto di vaniglia

Mettere in una pentola a fondo spesso e dai bordi abbastanza alti la panna, lo zucchero, il glucosio ed il sale.
Mescolando sempre far sciogliere lo zucchero su fuoco medio.
Appena lo zucchero è sciolto alzare leggermente il fuoco ( ma non troppo, o il composto brucia) e cuocere senza toccare e senza mescolare finchè raggiunge la temperatura di 114 gradi ( il grado in più nella foto è colpa dell'aver indugiato con la macchina fotografica, voi non superate i 114!)



Raggiunta la temperatura spegnere il fuoco e versare immediatamente il tutto in una ciotola insieme al burro e la vaniglia, senza mescolare!!!



Far riposare il composto a temperatura ambiente ( non mettetelo in frigo, mi raccomando ) finchè arriverà a 42 gradi.
A questo punto mescolare energicamente con un cucchiaio di legno, prima lentamente poi sempre più velocemente. Il composto prenderà una consistenza ed una lucentezza bellissime.
Mescolare per non meno di cinque minuti di orologio.
Versare in uno stampo foderato con carta forno di circa 20cm per 15cm, o comunque dove possa stare in uno strato di un cm e mezzo circa.


Far solidificare a temperatura ambiente per 4 o 5 ore, o meglio una notte.
Quindi tagliare con un coltello molto affilato ( pulire la lama tra un taglio e l'altro) nelle forme desiderate.
Se si sfalda leggermente no problem, è normale.


 Conservare il fudge a temperatura ambiente, meglio se in una scatola di latta.

NOTE:

- fate attenzione alla temperatura di cottura, superarla o non raggiungerla compromette la riuscita.

- si conservano anche tre settimane a temperatura ambiente nella scatola di latta, dato che temono l'umidità.

- per regalarle sono molto graziose messe nei pirottini e poi in una scatola, o in alternativa avvolte una ad una nella carta velina colorata o nella stagnola apposita per i cioccolatini.

- aggiungo una nota dopo che Sarachan mi ha detto che il suo fudge è cresciuto tantissimo nella pentola in cottura, rischiando di uscirne: usatene una con la base non troppo stretta e soprattutto con i bordi alti. Se tuttavia il composto dovesse ad un certo punto diventare molto schiumoso si può dare dei colpetti alla schiuma con un cucchiaio o un mestolo, per abbassarla. Assolutamente non mescolare MAI.

- se piace il genere allora sarà imperdibile anche il fudge al burro di noccioline.

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