giovedì 31 maggio 2012

Mousse dei (miei) sogni al limone e meringa




Porti il tiramisù, vero?
Potendo, anche no.
Ci manca che mi chiedano di presentarmi con il mandolino ed un cappellino da gondoliere e siamo a posto.
Perchè tanto è sempre lo stesso copione.
Ora, non so per quale arcano motivo gli stranieri  riducano l'amplissima varietà dei dessert italiani a questo solo.
Decantandolo come una delle sette meraviglie del mondo, mentre mi guardano entrare nella sala giocando a fare l'equilibrista con le pirofile che lo contengono.
Enormi, che di sicuro alle signore americane se c'è una cosa che non manca è l'appetito.
Chi non lo mangia da secoli.
Chi aspetta di tornare negli USA per riassaggiarlo nel suo ristorante italiano preferito.
Chi mi chiede la ricetta in anticipo, perchè non potrà che piacermi moltissimo, fatto da te!
Sarà.
Taglio, ed impiatto.
Che profumo!
Beh, profuma di caffè, non dovrebbe essere tutta questa gran sorpresa.
Ma è freddo!
Non so voi, ma io caldo non l'ho nè mai mangiato nè mai visto: asserire che è così che dev'essere fa richiudere immediatamente quella bocca spalancata.
Bugia, non tace per me.
E' che se l'è appena riempita.
Che boccone.
Negli Stati Uniti è tutto esagerato, palati compresi.
Silenzio.
Lo so già, che non è buon segno.
This is not Tiramisù.
Non è Tiramisù, dice la proprietaria delle fauci più grandi che abbia mai visto.
Con gli occhi spalancati, pure.
Sarò gentile, dato che questa l'ho già sentita.
Forse non è il tiramisù che hai mangiato negli USA, dico io.
Perchè se c'è una lista di orrori pari a quella perpetrata ai danni della pizza, è quella riservata a questo povero dolce: mascarpone sostituito con ogni genere di impiastro bianco del creato, savoiardi con basi pronte, caffè il cielo sa con cosa.
Però è buono.
Sorrido, mentre ne prende una seconda porzione.
I think American restaurants tried to fool me!
Dice che i ristoranti americani l'hanno fregata, a riguardo.
Wow, sono parole sue.
Un altro colpo come questo e potrei accettare di mettermi a  cantare 'O Sole Mio :-)


Niente tiramisù, che nemmeno mi piace più di tanto, ma un dolce che mi ha fatto impazzire: una coppa da preparare in dieci minuti ad andar lenti, e se si ha l'accortezza di comprare le meringhe ed il curd non c'è nemmeno da accendere un fornello.
Gli ospiti si sono leccati letteralmente i bicchieri, provatelo perchè farà la sua figura anche dopo una cena impegnativa senza costarvi alcuna fatica se non quello di portarlo in tavola!




LEMON MERINGUE FOOL
da Kitchen di Nigella Lawson
per 4 piccole porzioni, o 2 grandi

150 g di lemon curd ( comprato o fatto in casa)
1 o 2 cucchiaini di limoncello, oppure succo di limone
250 ml di panna fresca liquida da montare
meringhe ( comprate o fatte in casa)
lingue di gatto o cialdine da gelato, per decorare

Versare il lemon curd in una ciotola ed unirvi il limoncello o il succo.
Montare la panna ben ferma ed unire metà del lemon curd, quindi girare con una spatola.
Unire la seconda metà e mescolare delicatamente: non si vuole amalgamare tutto ma piuttosto avere un effetto tipo "variegato".



Spezzettare la maggior parte della meringa ed unirla alla crema.
Comporre le coppe alternando crema e le meringhe sbriciolate restanti, decorando infine a piacere.
Servire ben freddo.

NOTE:

- per evitare che la meringa diventasse morbida ho preparato la crema con diverse ore di anticipo e lasciata in una ciotola (senza unire le meringhe) poi al momento di servire ho completao e composto le coppe, si tratta di questione di un momento.

- Nigella assicura che la crema, senza meringhe, possa essere surgelata ma non ho provato.

lunedì 28 maggio 2012

Torta fredda allo yogurt, con la frutta

Un giorno come un altro.
Mi accaloro raccontando di come George Washington abbia attraversato il fiume Delaware la notte di Natale del 1776.
Scendo nei dettagli, pensando a soldati senza equipaggiamento in pieno inverno e ridotti ormai allo stremo delle forze, indeboliti dalla fame ma tenuti in piedi da un ideale.
Sembra un film, dice quello studente con gli occhiali.
Meno male, penso io.
Quel cigolio della porta, e torniamo ai giorni nostri.
Sempre lui.
Sempre con la stessa faccia un po' irritante, mentre guardo l'orologio: le undici non sono propriamente l'ora di inizio delle lezioni...
Scusi, Miss, ma non è colpa mia.
E quando mai lo è stata.
Siamo appena tornati dalle vacanze.
Lunghe solo due mesi e mezzo, e non scherzo.
La torre di controllo non dava il permesso al jet di papà di atterrare!
Capisco.
Causa di forza maggiore.
Con un certo sadismo chiedo se abbia completato il lavoro assegnatogli in vista della lunga assenza.
Mi fissa come se guardasse una povera idiota.
Non ho avuto tempo, Miss.
Mi è uscita sola dalla bocca, quella frase.
Ma non era una minaccia.
Paventargli la bocciatura se nei prossimi test non lo avessi trovato al pari degli altri mi è sembrato un avvertimento più che onesto.
E' andato a sedersi irritato, ma finalmente zitto.
Immagino che debba chiedersi a cosa servano tante sciocche ed inutili nozioni, a lui destinato a guidare le floride aziende di famiglia.
Spiegarglielo, probabilmente una gran perdita di tempo.
Tre ore dopo, la vendetta.
Il padre mi vuole vedere immediatamente, ed a cospetto del preside come testimone.
Pare che le mie minacce abbiano terrorizzato un ragazzino innocente...
Meno male che carta canta.
E la mia urla.
Le prove schiaccianti del fatto che ho ragione sono in una cartella che mi porto dietro.
Un certo disprezzo, nel suo sguardo.
Pur con tutta la buona volontà deve costare un certo sforzo accettare, per certi signori rigidamente musulmani, che una ragazza con i colpi di sole e lo smalto sulle unghie dei piedi possa insegnare qualcosa di decente al proprio figlio.
Non faccio nemmeno in tempo ad aprir bocca.
Durante queste vacanze siamo stati molto occupati.
Con le nostre preghiere e riti religiosi.
Vorreste non rispettarlo???
Per carità, non ci penso nemmeno.
Il preside, men che meno.
Certo erano preghiere lunghe.
Come certi nasi :-)


Fa finalmente caldo in Italia? Qui da me ci aggiriamo già stabilmente sui 45 gradi!
Dolce freddo di frigo, quindi, goloso ma, oso dire, non troppo pesante.
Da preparare almeno un giorno prima di quando va gustato, e molto versatile se si cambia la frutta usata per decorarlo o il gusto dello yogurt.
La base alle mandorle, poi, davvero irresistibile.
E' buonissimo, e molto semplice da realizzare: perfetto per l'estate :-)




FRESH ORANGE AND YOGURT TART
da Pies and Tarts di Martha Stewart
per una teglia da 20 cm di diametro

per la base

70 g di mandorle possibilmente non spellate e non tostate
40 g di zucchero semolato
120 g di farina
80 g di burro freddo

per il ripieno allo yogurt

4 g di gelatina ( sono due fogli della Paneangeli, oppure due cucchiaini per chi la trova solo in polvere)
125 ml di panna fresca da montare
340 ml di yogurt naturale, meglio se greco (o aromatizzato come meglio vi piace)
un pizzico di sale
45 g di brown sugar (se non lo trovate usare zucchero di canna)
frutta fresca a piacere per la guarnizione


Per la base: macinare le mandorle senza pelarle insieme allo zucchero finchè il tutto sarà molto fine. Aggiungere la farina, e frullare ancora. Unire il burro freddo a pezzi e frullare per poco tempo finchè il tutto sarà un composto slegato di briciole fini.
Non aggiungete liquidi, è così che dev'essere.
Nella foto avevo già cominciato a pigiare disperatamente con le dita, ma viene fuori proprio polvere!
Con pazienza pressare la polvere sulla base e sui lati di una tortiera imburrata, meglio se con fondo amovibile.
La mia non ce l'ha ed ho messo due strisce di carta forno per facilitare la sformatura.


Mettere la base in freezer per 30 minuti.
Cuocerla quindi in forno preriscaldato a 180 gradi solo quando sarà congelata per circa mezz'ora, finchè ben dorata.
Per il ripieno: ammollare i fogli di gelatina in acqua fredda (se si usa quella in polvere versarle sopra solo 2 cucchiai di acqua e lasciarla riposare)
Scaldare la panna su fuoco basso e quando comincia a "fumare" unire la gelatina strizzata e girare molto bene, togliendola dal fuoco.
A parte mescolare yogurt, zucchero e sale. Unire il composto di yogurt a quello di panna e gelatina, a poco a poco e mescolando benissimo dopo ogni aggiunta.
Far riposare una decina di minuti a temperatura ambiente e versare nella base cotta e raffreddata.
Mettere in frigo per almeno 4 ore (ma meglio una notte).
Affettare le arance sottilmente e adagiarle sulla torta solo un attimo prima di servirla.

NOTE:

- la ricetta originale è presentata con le arance, ma ci starà benissimo qualunque tipo di frutta.

- se la frutta tende a rilasciare liquidi (come le arance) va posta sulla torta solo quando si sta per portare in tavola.

- il ripieno è gluten free. Basterà adattare la base per farne un dolce adatto anche ai celiaci.

- lo yogurt naturale può essere sostituito con uno aromatizzato, per cambiare, purchè cremoso.

- il dolce si conserva in frigo senza perdere croccantezza anche tre giorni.

- le dosi bastano esattamente per la teglia indicata, non usatene una più grande a meno di non aumentare le dosi.

domenica 27 maggio 2012

Muhallabia (dolce arabo di latte e farina di riso)



Partiamo da un principio fondamentale e innegabile: la celiachia è una malattia e l’unica cura possibile, ad oggi, è l’astensione dai cibi glutinosi! Dico ciò perché si capisca bene che chi è celiaco è COSTRETTO a mangiare senza glutine e non gli fa piacere, perché è molto dannoso per il suo organismo. Detto ciò, e assodato che non è un capriccio essere celiaci, passo alle regole fondamentali per invitare un celiaco a cena.
La cosa più semplice da fare è preparare un menù che possa andare bene per tutti, così non vi stresserete a preparare più pietanze, con risultati, il più delle volte deludenti.
Per preparare cibi che possano mangiare tutti, quindi anche i celiaci, bisogna sapere che ci sono cibi permessi e cibi vietati.
I cibi PERMESSI sono:

CEREALI:
-riso (di tutte le varietà) e tutti i suoi derivati (la sua farina, la crema, i
fiocchi)
-mais e tutti i derivati (farina, polenta)
-miglio, quinoa, grano saraceno, tapioca, sorgo, teff e tutti i loro derivati
-soia e tutti i suoi derivati (anche se è un legume)
- la fecola di patate (quindi le patate, anche se non sono un cereale e come tutti i tuberi sono consentiti)
LEGUMI:
-tutti: fagioli di tutti i colori, fave, soia di tutti i colori, lenticchie di tutti i colori, piselli, ceci in qualsiasi forma cioè anche sotto forma di farine
CARNE:
tutta
PESCI:
tutti
LATTICINI:
-latte vaccino, caprino, di soia, di riso
-burro, panna e panna acida
-latte condensato
-latte di cocco
-tofu
FRUTTA E VERDURA:
-tutta quella fresca e surgelata se non infarinata o panata
-frutta secca a guscio
BEVANDE:
-acqua (anche soda e tonica)
-Tè e caffè
-succhi di frutta
-alcolici e superalcolici puri
ALIMENTI SPALMABILI E CONDIMENTI
-Nutella
-Miele, sciroppo di acero e melassa
-burro d’arachidi
-confetture e marmellate
-aceto (anche balsamico, ma non le creme)

CIBI VIETATI:

CEREALI
:
-grano
-kamut
-avena
-orzo
-segale
-triticale
-malto di questi cereali
LEGUMI:
-anche se i legumi non contengono di per sé glutine, tuttavia se sono prodotti in stabilimenti dove sono prodotti cereali con glutine non possono essere usati per i celiaci.
-legumi in scatola, se non espressamente consentiti
LATTICINI:
-latte di malto, di avena e quelli aromatizzati
-formaggi spalmabili, se non espressamente consentiti
-crema pasticcera
-dessert a base di latte e alcuni yogurt
CONDIMENTI
-salse pronte (maionese, salsa rosa, ecc. se non espressamente consentite)
-salsa di soia (soltanto una è permessa è il Tamari e io la trovo da Naturasì)
A rischio!
Però in questo elenco sommario, mancano una serie infinita di prodotti che non posso elencare perché vanno per marca. Ad esempio il cioccolato di per sé andrebbe bene, ma alcune marche non sono consentite. Uguale cosa per alcune salse pronte, alcuni yogurt, alcuni gelati, alcune patatine, alcuni salumi, ecc. ecc., ma anche le stesse farine prive di glutine se prodotte in stabilimenti dove c’è contaminazione, diventano proibite e così via… Insomma l’elenco è infinito.
Come fare a sapere allora se un alimento è consentito?
Un modo abbastanza semplice c’è! Basta leggere attentamente le etichette! Adesso poi la normativa prevede che deve essere scritto a chiare lettere e infatti nei prodotti esteri è sempre specificato se può contenere tracce di glutine. Infine, se un prodotto porta la spiga sbarrata sulla sua confezione è certificato dall’AIC ed è garantito per i celiaci.
REGOLE PER EVITARE CONTAMINAZIONI
Per quanto mi riguarda a casa seguo una dieta rigidissima e sto attenta a tutto e a qualsiasi tipo di contaminazione, non solo perché la sola contaminazione mi fa stare male, ma anche perché bisogna essere rigidi e scrupolosi nel seguire alcune fondamentali regole (di cui vi parlerò fra breve) per evitare danni peggiori, anche se non immediati, all’organismo.
Ecco quelle basilari per evitarle:
1. Lavare mani, superfici, utensili sporchi di farina, possibilmente in lavastoviglie e accuratamente;
2. Usare la carta forno per le teglie e tutti quegli utensili (come piastre) dove hanno cotto cibi col glutine;
3. Se volete cucinare la pasta per un celiaco, l’acqua deve essere pulita, il cucchiaio con il quale mescolate la pasta senza glutine a parte, il sale nuovo o comunque non quello contaminato dal cucchiaio “sporco” di acqua della pasta col glutine;
4. Evitare di infarinare i cibi, anche quelli degli altri, così eviterete grande fonti di stress; se proprio dovete non mettete nella stessa padella o teglia le due preparazioni;
5. se usate una griglia e avete della carne impanata, grigliate prima quella del celiaco (senza panatura) e poi tutto il resto;
6. non addensare salse, ecc. con farina. Usate la fecola per tutti e sarà più semplice!
7. non appoggiate il cibo su cibi col glutine o dove sia stato cibo col glutine. Ad esempio il pane del celiaco non mettetelo insieme a quello col glutine o nello stesso contenitore anche senza che l’altro sia presente;
8. anche per l’olio di frittura valgono le stesse regole, prima friggete il cibo senza glutine e poi tutto il resto; in ogni caso non utilizzate quello già usato in precedenza contaminato!
9. Se avete dei dubbi sulla composizione dei cibi… non usateli!
Però, l’essere umano non può e non deve recludersi a casa, e soprattutto io non voglio, per cui quando vado a casa di amici o vado a mangiare fuori, metto in conto che la contaminazione possa esserci e me ne frego. Con questo non voglio dire che non ha importanza, anzi. Ma la celiachia prevede un protocollo talmente rigido e particolare che l’unico posto dove potremmo essere immuni da contaminazione potrebbe essere solo casa nostra e nemmeno. Ad esempio i miei due pargoli grandi e il dolce doppio mangiano regolarmente il pane col glutine, cercano di prestare attenzione nel mangiarlo, lo teniamo lontano dal cibo senza glutine, eppure capita che qualche mollichina, seppure invisibile, arrivi anche a noi… Che fare? Niente, non ci si può fare proprio niente. Ecco perché ogni tanto mi concedo un’uscita, un invito a cena… I miei amici ormai hanno imparato a cucinare anche per me, sanno cosa mi è permesso e cosa mi è vietato e sono sempre disponibili a preparare per tutti la stessa cosa… Ma chi mi garantisce che il sale che usano non è contaminato? Cioè dovrebbero aprire ogni volta un pacco nuovo o usare un cucchiaio solo per il sale, non usato in precedenza per mescolare la pasta… Ecco, anche questa è contaminazione… Ecco, ormai voi lo sapete e lo farete, ma sappiate che una volta ogni tanto, subire una contaminazione (ma solo la contaminazione, non altro) non è grave e io preferisco vivere… in compagnia…
Per qualsiasi informazione ulteriore non esitate a chiedere!
A presto
Stefania Oliveri


Il post di oggi non l'ho scritto io, che ho la grande fortuna di NON essere celiaca, ma la bravissima Stefania Oliveri , paladina di tutti i celiaci che con pazienza ed ironia ci insegna ogni giorno a cucinare senza glutine.
E facendoci attenzione non è poi così difficile!
Oggi è la Giornata del Celiaco: ricordiamocelo, che non è una moda, nè una dieta dimagrante come ho sentito con orrore, ma una vera e proprio malattia con cui convivere è complicato, visto il mondo...glutinosissimo da cui siamo circondati.
Dedico in questa giornata, insieme a tanti altri blogger che si sono uniti all'iniziativa, alla mia omonima e tutti i celiaci che mi leggono una ricetta tipica del Paese che mi ospita: non serve adattarla, dato che è naturalmente senza glutine, come tante che trovate nella apposita sezione!





MUHALLABIA
(dolce arabo di latte e farina di riso)
per 6 porzioni circa


750 ml di latte intero
35 g di farina di riso
75 g di zucchero semolato
un pizzico di sale
3 cucchiai di acqua di rose
mandorle o pistacchi tritati ( non salati)
uvetta


Mettere la farina di riso in un pentolino ed unirvi 5 cucchiai di latte rigorosamente freddo (presi dai 750 ml che servono per la ricetta)
Mescolare bene per sciogliere tutti i grumi.
Portare a bollore in un altro pentolino il resto del latte.
Raggiunto il bollore unirlo al composto di farina di riso insieme allo zucchero ed al sale.
Cuocere sempre mescolando su fuoco medio/basso finchè raggiunge il bollore: da questo momento calcolare circa 8 minuti di cottura, che serviranno per ottenere una crema morbida e densa.
Fare attenzione che non si attacchi al fondo, o prenderà un sapore sgradevole.
Togliere dal fuoco e aggiungere immediatamente l'acqua di rose, girando bene.
Versare in coppette individuali e far raffreddare prima a temperatura ambiente poi in frigo, dove addenserà ulteriormente.
Prima di servirlo decorare con la frutta secca e l'uvetta fatta rinvenire in acqua calda.


NOTE:

- il dolce può essere preparato anche con 3 giorni di anticipo, ma non decorarlo e tenerlo coperto con pellicola a contatto.

- se si preferisce si può preparare un dolce unico invece che le coppette, ma fare attenzione che lo spessore non superi i 4cm.

giovedì 24 maggio 2012

Buttermilk scones



Devo averlo scritto anche altrove, ma non c'è alcun pasto che possa far concorrenza alla prima colazione.
Chissà se è perchè la mattina muoio di fame, e se per qualche ragione mi è toccato saltarla il giramento di testa è stato assicurato.
Uno svenimento in un'occasione, più che benvenuto visto mi fece provvidenzialmente saltare una noiosissima riunione e il preside si affrettò ad ordinare dei donuts dalla pasticceria vicino alla scuola.
O perchè si mangiano prevalentemente dolci, e so che non vi stupirete affatto se affermo che di dolci vivrei.
Oppure perchè, dato che di dolci non vivo ma piuttosto vivo molto del mio tempo libero in palestra, so bene che quello che mangio la mattina ha un sacco di tempo per essere bruciato nel corso della giornata, che sia una lezione di step, una arrabbiatura epocale con il nuovo capo o uno spavento inenarrabile.
O perchè mi fa inevitabilmente venire in mente certi hotel e buffet a perdita d'occhio in cui indugiare senza guardare l'orologio perchè tanto il massimo impegno nelle ore successive sarà un tuffo in mare.
Da mangiare prima con gli occhi, poi col naso tanto invitanti i profumi che emanano, e l'unico problema è decidere da cosa iniziare.
Non si vive in vacanza, purtroppo.
Ma se c'è una cosa che in casa arabafelice non manca mai, è la tavola apparecchiata per colazione.
Nei fine settimana non è difficile.
Un dolce degno di questo nome ( e possibilmente di questo blog :-)
Tempo per decidere che due fette piccole di qualunque cosa fanno meno impressione di una grande.
Mangiare in camicia da notte, che lusso.
Quella radio italiana che ci piace, e la sua musica.
Il sole ospite in soggiorno.
Un occhio al termometro nel patio, tanto per vedere se riusciamo a battere i record di temperatura del periodo.
Negli altri giorni, qualcosa di inevitabilmente più rapido.
Niente di trascendentale, sia chiaro.
Due tovagliette all'americana.
Posate, tovaglioli.
La scatola dei cereali, e il barattolo della marmellata.
Tutto da farsi la sera prima, che la mattina dei giorni lavorativi per qualche strano motivo l'orologio corre più veloce.
Da completare all'ultimo con il mio immancabile tè, ed il caffè del marito.
Un piatto di frutta tagliata, una spremuta al volo.
Lo yogurt di quella marca che tanto mi piace ed arriva ogni morte di Papa.
I miei pancakes super light fatti in anticipo e scaldati al microonde.
Due chiacchiere veloci, il tg, ed un bacio sulla porta.
Non ci vuole poi tanto, a cercare di essere felici :-)


Nigella nel libro chiama questi "scones con la cellulite" perchè fanno un po' di bolle in cotture, e, sottolinea, non per ricordare cosa possa succedere a mangiarne troppi!
Sono semplici, buoni e vista l'origine nemmeno pesanti.
Piuttosto neutri come sapore si accompagneranno benissimo anche a del burro salato ed una fettina di salmone affumicato.
E dato che si possono congelare, fatene tanti e li avrete sempre pronti per la colazione speciale dei giorni normali :-)

Ma avete letto che contest originale si sono inventati lo Ziopiero e la mia bravissima omonima ?
Andate a curiosare!




BUTTERMILK SCONES
da Kitchen di Nigella Lawson
per circa 16 pezzi

500 g di farina
2 cucchiaini di bicarbonato
2 cucchiaini di cremortartaro
2 cucchiaini abbondanti di zucchero semolato
75 g di burro freddo ( nella ricetta originale 50g di burro e 25 di margarina)
300 ml di buttermilk (oppure un composto fatto con metà yogurt bianco e metà latte)
un uovo per spennellare
panna montata e marmellata, per servirli

Mischiare la farina con il bicarbonato, il cremortartaro e lo zucchero. Unire all'impasto il burro ben freddo a pezzetti e lavorare con le punte delle dita per intriderlo con la farina.
NON impastare!
Unire lentamente il buttermilk, lavorando con una spatola solo finchè il tutto sta insieme ( tutto il processo può essere fatto in planetaria con gancio a K)
Subito, con il mattarello, stendere l'impasto fino a che avrà lo spessore di circa 4 cm.
Usando uno stampino da scones o un bicchiere tagliare dei cerchi da circa 6 cm di diametro.



Adagiarli sulla teglia ricoperta con carta forno e spennellarli con l'uovo leggermente battuto.
Cuocere in forno preriscaldato a 220 gradi per circa 12 minuti.
Servire tiepidi, con panna e la marmellata preferita.

NOTE:

- sono migliori il giorno stesso in cui sono preparati, ma vecchi di un giorno e scaldati in forno basso per circa 5 minuti erano ottimi.

- il buttermilk, o latticello, comincia a trovarsi anche nei supermercati italiani. Se non lo trovate l'alternativa di yogurt misto a latte è piuttosto valida.

- gli scones non si mangiano soli ;-) vanno sempre accompagnati da qualcosa, come sapore sono molto buoni ma abbastanza neutri. La Nutella non sarà ortodossa ma scommetto che a Nigella piacerebbe...

- gli scones si possono congelare sia cotti che crudi.
Se da cotti, scongelarli a temperatura ambiente per un'oretta e scaldare. Se da crudi, cuocerli direttamente dal freezer senza farli scongelare ma la cottura dovrà essere necessariamente più lunga.

- buttermilk ormai aperto da smaltire? Questo dolce al cucchiaio sarà perfetto!


lunedì 21 maggio 2012

Lecca-lecca al parmigiano e semi di papavero

Ed io che pensavo fosse chiaro come il sole.
Lo rileggo, il nome di questo blog.
Arabafelice in cucina.
Se non fosse mio, penserei come minimo che l'autrice viva in un qualche Paese del Medio Oriente.
Le dune sullo sfondo dell'header dovrebbero costituire un indizio.
E poi magari lo sforzo di leggere due righe delle tonnellate di parole di cui il blog è oberato toglierebbe ogni dubbio.
Invece no.
Nulla è mai così semplice come sembra.
Altrimenti non mi spiego l'incalcolabile numero di messaggi di chi vuole farmi sponsorizzare qualcosa di improponibile.
E spedirmelo, anche.
Credetemi, non è snobismo.
E' che la libertà di usare, mostrare e scrivere quello che mi pare e soprattutto mi piace sul serio non ha prezzo.
Passi per le sottilette.
Magari quelle arriverebbero pure.
Peccato che siano uno dei pochi cibi che aborro: sembra solo a me che abbiano sempre un vago odore di plastica?
Passi per la fornitura di ricotta e mozzarella.
Già mi sono sentita corruttibile, a pensare ad una deliziosa bufala su cui avventarmi.
Ma spedirla nel deserto può incontrare qualche difficoltà, faccio notare declinando la proposta.
Mi si risponde con fare seccato che mica sta scritto da nessuna parte che vivo in mezzo alla sabbia.
Scommettiamo che invece si?
Passi pure per quell'uovo di cioccolato.
Di nuovo, è la temperatura che mi frega: a 50 gradi all'ombra potrebbe arrivarmi tutto ma nulla che abbia consevato l'aspetto di un uovo.
Idem per quel grazioso coniglietto di cioccolato bianco, stavolta.
Stessa marca, stessa mail.
Pure la mia di risposta, riciclata dal cestino.
Strabuzzo gli occhi alla gentile offerta di una fornitura completa di salumi.
Come sempre ringrazio, sottolineo che non sono interessata.
E poi, mia curiosità, come penserebbero di spedire in un luogo dove questi prodotti sono severamente vietati per legge?
Quel "e perchè?" che mi torna in risposta mi lascia basita più della richiesta stessa.
Fino alla più recente.
Una intera fornitura di prodotti sotto spirito, completa di liquori e cordiali.
Capisco.
Deve essere una subdola strategia per togliermi di mezzo.
Riciclo la mail spedita per i salami.
Ma insistono: sperano che possa cambiare idea.
Come sempre si vede che non sono chiara.
Passi per me, che poi sono pure astemia, ma dovrei impegnarmi parecchio per farla cambiare al sovrano di questo Paese...
Ed in cambio, nel caso ci riuscissi, liquori e cordiali scusate se non mi sembrano abbastanza.
Dovrei diventare una voce sulla Treccani, come minimo ;-)


Volete sapere quanto è passato da quando ho visto per la prima volta Lorraine Pascale in tv al momento in cui ho ordinato il suo libro? Questione di secondi.
La ex top-model rinata come chef presenta ricette deliziose, tutte facilissime come indica il titolo.
Questi mi sono piaciuti troppo, ed anche ai miei ospiti.
Bellissimi su un buffet, come segnaposto, come stuzzichino...chi più ne ha più ne metta.
Riescono sempre, garantito anche alle cuoche meno esperte che vogliano stupire i propri commensali ;-)





PARMESAN AND POPPY SEED LOLLIPOPS
da Baking Made Easy di Lorraine Pascale

80 g circa di parmigiano grattugiato
un cucchiaino di semi di papavero
un cucchiaino di semi di sesamo
poco burro, per ungere la carta forno


In una ciotola mescolare il formaggio con i semi di papavero e quelli di sesamo.
Imburrare la carta forno (non saltate questo passaggio se volete che i lollipos si stacchino bene!) ed agiarvi sopra uno stampino circolare da circa 9cm.
Se non lo avete, costruitene uno con la carta alluminio.
Spargere un po' di formaggio all'interno del cerchio, badando a non lasciare buchi. Lo strato non deve essere troppo spesso, ma nemmeno così sottile da non poter stare in piedi, dopo.
Delicatamente alzare il cerchio, e procedere a prepararne degli altri.
Appoggiare quindi uno spiedino di legno ( i miei spezzati a metà, altrimenti sarebbero stati troppo lunghi) al centro di ciascun lollipop.



Ricoprire la parte di spiedino sul lollipop con del formaggio extra, come mostrato in foto:


Cuocere in forno preriscaldato a 220 gradi per circa 5 minuti ( 4 nel mio forno) finchè il formaggio sarà dorato e farà le bolle come se...bollisse.
Tirare fuori dal forno e non toccare nulla finchè il tutto non sarà perfettamente freddo.
Solo a questo punto staccare con delicatezza i lollipops dalla carta forno e servirli.

NOTE:

- possono essere preparati con molte ore di anticipo senza perdere croccantezza.

- quelli nella foto sono tristemente infilzati in una ...patata :-) ma per un buffet potete usare come supporto un mezzo melone o semplicemente servirli in lunghi bicchieri.
L'autrice del libro usa una scatola di plastica trasparente rovesciata a cui fa dei buchi in cui infilare i lollipos.

giovedì 17 maggio 2012

Budini di spinaci con salsa allo yogurt e salatini di feta e mais








Leggo la prima riga distrattamente, e mi si ghiaccia il sangue nelle vene.
L'Arabia Saudita ha appena dichiarato guerra.
Oddio.
In un nanosecondo nella mia mente tutti gli scenari possibili.
Tutte le rotte dei missili, a seconda del nemico.
Spero di non essere, geograficamente parlando, dal lato sbagliato.
Rileggo.
Il sangue nelle vene non mi si scongela, anzi.
Se tutto nella vita è relativo fa leggerissimamente specie che qualcuno abbia  trovato questi esseri blu, minuscoli e pacifici, pericolosi ed inquietanti.
Li guardavo da piccola, in tv, con mia sorella.
Mai sono usciti dallo schermo tentando di aggredirci.
Nè mi sembra che la visione ci abbia procurato danni permanenti di alcun tipo.
Ma pare che in scuola saudita fosse in corso una recita, con i bambini travestiti da Puffi.
E tante canzoncine a tema.
Ops, peccato che qui la musica non sia proprio ben vista.
Non ufficialmente vietata, ma più subdolamente mal tollerata.
Musica e costumi blu devono essere sembrati un connubio da anticamera dell'inferno alla polizia religiosa che ha interrotto la manifestazione.
Non mi dovrei stupire più di tanto.
D'altronde vivo nel Paese che anni fa ha definito Topolino un agente di Satana.
Essendo i topi considerati animali impuri, ed essendone predicato lo sterminio è ovvio che non si potesse salvare quell'unico che oltre al resto parla ed indossa buffi guanti gialli.
E' stato messo a morte, ed io da allora mi chiedo se ci sia qualcuno che abbia pensato ad un piano per acchiapparlo.
Una trappola sul giornaletto, sperando che salti fuori?
Una davanti alla televisione sintonizzata sul Disney Channel?
Proprio non saprei.
Ma pagherei oro per poter spiegare di persona al religioso in questione che il topo che perseguita l'avrà sempre vinta lui, non importa quante condanne potrà infliggergli.
Ed i Puffi?
Ora che ci penso, vivono nei boschi.
Bene, che si avvii a cercarli.
E che non torni finchè non li trova, mi raccomando ;-)
 

Immagino si capisca che la preparazione qui sotto sia destinata all'MT Challenge di questo mese :-) 
La ricetta di Acquolina è assolutamente perfetta nelle proporzioni e mi sono ben guardata dal modificarla, se non per la verdura usata. Una salsa che sa lontanamente di tzatziki, che con gli spinaci ci sta divinamente, e un salatino rustico con la feta per creare un piatto che ricordi sapori greci in ogni suo componente.
Se servite il tutto a temperatura ambiente diventa ottimo anche per la stagione calda, fatevelo dire da una che di stagioni calde se ne intende ;-)



BUDINI DI SPINACI CON SALSA ALLO YOGURT E SALATINI DI FETA E MAIS
per 8 budini piccoli

500 g di spinaci lessati e strizzati
2 uova intere
100 ml di panna fresca
30 g di parmigiano
sale 

per i salatini

120 g  di farina
2 cucchiai di farina di mais Fioretto
30 g di burro freddo
60 g di feta sbriciolata
60-70 ml di latte freddo di frigo
sale, pepe, noce moscata

per la salsa allo yogurt

qualche cucchiaiata di yogurt greco
sale
aceto 
olio extravergine



Strizzare molto bene gli spinaci  e frullarli con il resto degli ingredienti, aggiustando di sale.
Versare il composto in stampini individuali imburrati e cuocere a bagnomaria in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 30 minuti.
Far intiepidire negli stampi e sformare.
Per i salatini: mescolare la farina, la farina di mais, pochissimo sale, il pepe e poca noce moscata grattugiata. Intridere il burro con gli ingredienti secchi usando il gancio a K della planetaria oppure le dita finchè il tutto avrà un aspetto granuloso.
Aggiungere quindi il formaggio sbriciolato e con il gancio sempre in funzione il latte freddo, fermandosi appena il tutto sta insieme: potrebbe servire più o meno latte a seconda delle farine usate.
Non impastare!
Formare velocemente un cilindro del diametro di circa 5 cm, avvolgerlo nella pellicola e lasciarlo in frigo una notte.
Riprendere quindi il rotolo, tagliarlo a fette di circa 6-7 mm e disporle su carta forno.
Cuocere i salatini in forno preriscaldato a 165 gradi per circa 25- 30 minuti.
Appena tirati fuori dal forno sono morbidi, aspettare che si freddino per maneggiarli.



 Per la salsa: mescolare gli ingredienti a proprio gusto :-) finchè la salsa sa di...tzatziki senza cetriolo.
Servire quindi i budini con la salsa ed i salatini.

NOTE:

- i budini possono essere cotti un giorno in anticipo, lasciati nel loro stampo e scaldati di nuovo a bagnomaria

- l'impasto dei salatini può essere congelato.

- i salatini cotti risultano a...pois. E' semplicemente il formaggio che scurisce in forno.

- il tag gluten free e' riferito al solo budino con la sua salsa, non ai salatini.


lunedì 14 maggio 2012

Torta di carote senza farina, senza burro e senza lievito!



Venticinquemila e rotti.
Secondo Blogger sono i commenti presenti su questo blog.
Accidenti, mi viene da dire pensando che ho risposto quasi a tutti.
Con piacere, sia chiaro.
Qualcuno meno entusiasta degli altri, ma sarebbe contro natura che quello che posto piacesse a tutti.
E soprattutto ci mancherebbe, dico io.
Un po' di sano confronto è arricchimento, spunto e scambio e con gratitudine lo accetto.
Poi c'è quello spazio che su questo blog non è apertamente visibile, ma tanto se non ancora più frequentato della finestra commenti: la casella email.
Altro che venticinquemila, da quando ho il blog, ma non è un fatto di numeri.
E' un fatto di persone.
Tante, tantissime.
Chi con una richiesta, chi con un commento su qualcosa che non deve essere per forza la torta del giorno.
Un piccolo appunto, una critica.
Una frase che ti arriva al cuore, e ti accompagna per una giornata, perchè faccio parte di quella schiera di persone che si stupisce della gentilezza degli sconosciuti, e soprattutto di quella non richiesta e che nulla vuole in cambio.
Una domanda curiosa, e chissà, anche qualche amico nuovo tra le righe.
Ma lungi da vivere nel mondo perfetto, eccola immancabile.
Lei, la mail anonima.
Ora, credetemi, a leggerle mi diverto pure.
Chi mi accusa di avvelenare il mondo intero perchè uso il bicarbonato come lievito, non ricordando forse che non serve solo per pulire le pentole.
Chi chiede sarcastico se lavoro per gli editori di Nigella Lawson e Martha Stewart, tanto le nomino, e la sola risposta può essere: magari!
Chi mi avvisa premuroso di aver già segnalato il blog al NAS perchè in qualche ricetta ci sono le uova crude.
Chi domanda scettico chi mi scriva i testi, e questa giuro non l'ho capita.
E va bene.
Poi pubblico una pizza che non è una pizza, e apriti cielo.
Inutile far notare che il titolo dica tutto da solo, a volerlo leggere.
Inutile sottolineare come il nome originale della ricetta, Crustless Pizza, voglia dire pizza senza crosta, o meglio pizza senza base, ad indicare qualcosa che della pizza ha solo il condimento.
Persino Nigella l'ha capito.
Non il lettore che mi ha augurato la morte, cosicchè potessi riunirmi ai miei cari già trapassati.
Ho letto due volte, prima di capacitarmi.
Non che mi cambi la giornata: non credo a oroscopi, macumbe, riti satanici ed affini quindi dubito che la cosa possa avere alcun potere di avvicinare il mio momento.
Poi, il lampo.
Devo ringraziarlo, piuttosto, per aver trovato il tempo di scrivermi: è diventato in men che non si dica un nuovo post.
Guadagnandoci pure cinque minuti di celebrità ;-)


Passiamo oltre :-) e cosa meglio di una fetta di torta? Questa ha una consistenza che ricorda un po' certe paste di mandorla, ma non il sapore che invece è molto più delicato. Le carote a dare colore e morbidezza, il profumo mai invadente della vaniglia e della noce moscata e l'uvetta da incontrare qua e là ad ogni morso.
E' buonissima, credetemi, adatta anche ai celiaci ed a chi non può mangiare latticini, ideale dalla colazione al dopocena.
In quest'ultimo caso non omettete la crema di accompagnamento ( che ho pure dimenticato di fotografare!) che dà veramente un tocco in più.

Comunicazione di servizio: il contest di Patrizia è stato prolungato di qualche giorno! Siete ancora in tempo per mandare le vostre ricette :-)






VENETIAN CARROT CAKE
da Kitchen di Nigella Lawson
per una teglia da 22-24 cm

3 carote medie (circa 250g da grattugiate)
75 g di uvetta
rum per ammollare l'uvetta, oppure acqua calda
150 g di zucchero semolato
125 ml di olio di semi ( d'oliva nell'originale)
3 uova intere
250 g di farina di mandorle
estratto di vaniglia
un pochino di noce moscata
succo e buccia grattugiata di mezzo limone
3 cucchiaiate di pinoli

per la crema di accompagnamento:

250 g di mascarpone
2 cucchiaini di zucchero a velo
2 cucchiai di rum

Grattugiare le carote e asciugarle per bene pressandole tra un paio di fogli di carta da cucina.



Ammollare l'uvetta nel rum bollente, o nell'acqua molto calda.
Mischiare con le fruste (o se si usa la planetaria il gancio a K) l'olio con lo zucchero semolato, unire quindi l'estratto di vaniglia e le uova intere. Quando il tutto è omogeneo aggiungere la farina di mandorle, la noce moscata, le carote, l'uvetta scolata, il succo e la buccia di limone.
Versare l'impasto nella teglia ( unta e coperta con carta forno) senza preoccuparsi se risulterà piuttosto basso.
Spargere i pinoli sulla superficie e cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 35-40 minuti.
Questo dolce deve rimanere umido all'interno, quindi se facendo la prova stecchino questo viene fuori un po' appiccicoso niente paura.
Nel mio forno comunque ci sono voluti 45 minuti.


Tirare fuori dal forno ed aspettare almeno 15 minuti per rimuoverla dalla teglia: è molto morbida da calda, e potrebbe rompersi, secondo me è meglio farla raffreddare completamente prima di muoverla.
Aspettare che si freddi completamente per servirla, con la crema fatta semplicemente mischiando gli ingredienti.

NOTE:

- la torta è buonissima appena fatta, ed ancora meglio il giorno dopo.

- asciugate bene le carote nella carta da cucina, o l'impasto risulterà molto acquoso.

- Nigella nell'originale raccomanda di tostare i pinoli prima della cottura: ma in questo modo nel mio forno a fine cottura sono risultati carbonizzati. In questa torta  fotografata quindi non sono stati tostati in precedenza.

- si può cuocere il dolce anche tre giorni prima di servirlo, ma conservarlo avvolto nella pellicola. Dura comunque alla perfezione anche cinque giorni, testato ;-)

- la torta si può congelare avvolta nella pellicola e in un foglio di alluminio. Scongelare una notte a temperatura ambiente.

- una torta di carote più' all'americana? Eccola qui.

giovedì 10 maggio 2012

La pizza...che non è una pizza!

Fatelo, un corso di cucina italiana ad un gruppo variopinto di signore di mezzo mondo.
Non importa se vengano da Singapore o dal Venezuela, la richiesta sarà sempre la stessa.
Ci insegni a fare la pizza, vero?
E come no.
Mi va di lusso: preparazione semplice, pochissimi ingredienti, tante mani da mettere ad impastare.
E tante bocche a fare domande.
Ma come, non ci metti l'uovo?
Ammetto che non devo essere riuscita ad evitarlo, di alzare entrambe le sopracciglia. Spiegare che no, se ce lo metti non è più una pizza non è complicato.
Farlo senza far vedere che mi è salita la pressione a duemila, meno.
Negli USA è più buona perchè è più alta.
Sorrido, mentre avviso che quello che stanno per vedere non è probabilmente ciò a cui sono abituati. La pizza in Italia è piuttosto diversa da quella che si trova in giro per il mondo, ma ricevo sguardi vacui in risposta.
Tutto qui???
Che imbecilli, noi italiani. Ci mettiamo solo pomodoro e mozzarella.
Vaglielo a dire che riesci a vedere il Paradiso, ad ogni morso, e non perchè stai per morire come quando ne addenti una in cui sopra ci siano tonnellate di roba indefinita, e solo il cielo sa se commestibile.
Ma a me piace con il ketchup.
Questo lo sento ogni volta, e proprio mentre avviso che sto per dare la mia complicatissima ricetta del sugo per condirla: pomodori pelati, se fatti in casa ancora meglio, frullati con sale e poco olio a crudo.
Occhi spalancati, ma forse solo perchè non ce la faccio a non aggiungere distrattamente che condirla con il ketchup dovrebbe essere considerato un crimine, e penalmente perseguibile.
Senza pomodoro? Che strano!
Già, le versioni di pizza bianca, magari con due zucchine, raccolgono lo stesso stupore che se avessi detto che per farla lievitare bisogna improvvisare una macumba attorno al tavolo.
Il brutto è che c'è sempre qualcuno che ci crederebbe.
Che poi nel tempo ho imparato anche io ad essere meno talebana.
Forse perchè ci vivo vicino, e conoscendoli non mi piacciono poi tanto...
Ognuno se la faccia come gli pare, questa benedetta pizza.
Ho portato l'ananas sciroppato.
Gentile, questa allieva inglese. Ha pensato al dessert.
Sbagliavo di grosso.
L'ananas è per fare la famosa, a quanto pare, Hawaiian Pizza.
Ne ho di strada da fare, per smettere di essere talebana ;-)

Questa non è una pizza, è chiaro, e lo dice anche Nigella. Ma ad una pizza per il sapore assomiglia, quindi le passiamo il nome...un pranzo o cena rapido per quando si e' a corto di idee, con pochissimi ingredienti e nemmeno troppo pesante.
Ovviamente come condimento potete scegliere ciò che preferite, anche se per me la classica Margherita non ha rivali.





CRUSTLESS PIZZA
da Kitchen di Nigella Lawson
( per una teglia di circa 22-24 cm di diametro)

un uovo intero
100 g di farina
250 ml di latte
50 g di formaggio grattugiato ( Cheddar o qualunque vi piaccia, purchè sia morbido)
sale
pomodoro, mozzarella ed origano per condirla (salame e Cheddar nella versione originale)
un filo d'olio extravergine

Mischiare in una ciotola l'uovo, la farina, il sale ed il latte. Il composto sarà semiliquido.
Aggiungere il formaggio scelto  e versare il tutto nella teglia unta:


Cuocere in forno preriscaldato a 200 gradi per circa 20-30 minuti, quindi tirare fuori e condire come si preferisce: io ho messo pelati frullati e conditi con sale, olio ed origano, e della mozzarella.
Finire con un filo d'olio e rimettere in forno per tre/quattro minuti, finchè il formaggio sarà ben sciolto.
Servire subito.

NOTE:

- la consistenza e' morbidina, solo lo strato esterno fa un po' di crosticina a seconda di quanto fate cuocere ( e magari ci sta bene una botta di grill )

- servirla calda o tiepida, da fredda perde un po'. In caso scaldarla leggermente al forno o nel microonde.

- non cuocere il composto in una teglia più piccola di quella indicata: è più buona se sottile.

- nella ricetta originale la dose di formaggio è 100 g, ma Nigella ne usa metà nell'impasto e metà per coprire la pizza, mentre io per la copertura ho preferito la mozzarella.

lunedì 7 maggio 2012

Panna montata al caramello

Mai fidarsi delle apparenze, per carità.
Ma certo un ospedale che dietro alla reception porti la scritta A.A. SPECILIST Hospital mi dà leggerissimamente da pensare.
Spero che i soldi risparmiati per correggere la scritta siano stati investiti in medici eccezionali, e rassicuro mio marito che già mi dice con orrore oddio hai visto? nemmeno hanno saputo scriverlo...
La parte burocratica va un po' per le lunghe.
Mi viene da svenire, tanto mi sento male,  ed adocchio una serie di panche da un lato.
Lo so che sto sbagliando, lo so.
Ma semplicemente non ho le forze per arrivare oltre.
Impavida, mi siedo.
Li sento, gli sguardi infuocati del signore accanto e mai come oggi non me ne importa assolutamente nulla.
E' che ho osato sedermi nella parte riservata agli uomini.
Peccato che quella per le donne sia lontana, e nemmeno bene indicata: si vede che dovevo drammaticamente svenire nel bel mezzo della sala?
I dottori non ci sono, è ora di preghiera.
Ma che bella notizia.
Inutile pensare a giuramenti di Ippocrate, e vaga coscienza personale.
Inutile anche lamentarsi, o arrabbiarsi.
C'è solo il medico del pronto soccorso.
Perfetto, visto come stiamo.
Un qualcosa di piccolo, bianco e completamente coperto ci fa strada: è la velatissima infermiera.
Somiglia vagamente ad un Barbapapà.
Mi sdraio su un lettino, mio marito in piedi pallido come non l'ho mai visto.
Sono completamente vestita, e addobbata con l'abaya d'ordinanza, ovvero il lungo copriabito nero che va dal collo ai piedi obbligatorio in Arabia.
Non contenta, il Barbapapà mi copre con un lenzuolo bianco.
Fa un tantino obitorio.
Arriva lui, il medico.
Nemmeno mi guarda, e comincia a chiedere in stentato inglese a mio marito delle mie condizioni.
Rispondo io con voce un po' alterata, e lì deve aver deciso che lasciarci morire era sicuramente la migliore delle ipotesi.
Mi ausculta da sopra il lenzuolo, senza mai guardarmi in faccia.
Mi misura la pressione da sopra gli abiti, dopo che ho cercato invano di scoprirmi un braccio e il Barbapapà mi ferma nemmeno voglia fare una lap dance in Pronto soccorso.
Non risponde alle domande, e qui non so se perchè capisca l'inglese a tratti o perchè più probabilmente non sappia le risposte.
Scribacchia un medicinale su un pezzo di carta, inutile cercare di farsi dire cosa sia.
Ma pensa che con questo staremo meglio?
Inshallah, la risposta.
E scusate se ci cadono le braccia.
Può darmi qualcosa per sedare leggermente la tosse, almeno la notte?
Sono quattro notti che non dormiamo.
Dormire è un dono che devi chiedere a Dio.
Come al solito abbiamo chiesto a quello sbagliato.
Ma immagino che nessuno possa definire capriccio l'aver cambiato clinica ;-)




Grazie ancora dei messaggi che continuate a mandarmi. Ormai stiamo bene, grazie non certo a questo medico ma a quello trovato in seguito...
Avete presente una nuvola? Ecco, se sapesse di caramello sarebbe questa preparazione :-) provatela per decorare una coppa di gelato, una di frutta, comporre dei bicchierini, su una torta o...sulla tazzina colma di caffè, o ancora sul cappuccino: scommettiamo che non ve ne saprete più staccare?



PANNA MONTATA AL CARAMELLO

100g di zucchero semolato
2 cucchiai di acqua
la punta di un cucchiaino di sale
500 ml di panna fresca da montare

Mettere in un pentolino capiente  (dovrà contenere anche la panna, dopo) possibilmente antiaderente e con il fondo spesso lo zucchero e l'acqua su fuoco medio/basso.
A parte mettere la panna a bollire con il sale.
Far fondere senza mai toccare ( i passaggi dello zucchero che fonde si possono vedere qui) finchè il caramello sarà chiaro e appena dorato. Attenzione a non bruciarlo o diventa amarissimo.


Appena il caramello è pronto toglierlo dal fuoco e versarvi a filo la panna bollente mescolando in continuazione.
Attenzione, il composto può schizzare e anche aumentare parecchio di volume, per questo il pentolino scelto dovrà essere capiente.


Non preoccupatevi se si formano dei grumi, rimettere il tutto su fuoco basso e mescolare con pazienza finchè i grumi per effetto del calore spariranno.


Appena il tutto sarà omogeneo togliere dal fuoco e far raffreddare prima a temperatura ambiente, poi in frigo.
Il composto per montare deve essere ben freddo, quindi almeno tre ore in frigo.
Montare quindi con le fruste elettriche finchè sarà spumoso e ben fermo.

NOTE:
- come ogni panna montata che si rispetti teme il caldo, quindi tenerla in frigo e tenere in frigo le preparazioni con essa decorate o realizzate.

- anche se regge piuttosto bene consiglio di montarla non più di due ore prima dell'utilizzo.

giovedì 3 maggio 2012

Crumble di fragole e mandorle

Di uomini e malattie ho già parlato.
Ma questa ultima è stata epocale, e improvvisamente l'uomo di casa ha avuto tutti i motivi per stramazzare gemendo sul divano.
Assolutamente basito.
Anche perchè stavolta non c'è stato nessuno a preparargli il riso in bianco, o a sussurrargli che si, sarebbe sopravvissuto.
Perchè ne avrei avuto bisogno pure io...
La gravità della situazione si è vista perchè ha smesso di lamentarsi.
Quello è stato il segno.
E dire che non era iniziata tanto male, quando girandomi nel letto a guardarlo lo vedo con una pezza bagnata in fronte.
Tutto normale, abbiamo entrambi febbre a trentanove.
Quello che mi aveva fatto ben sperare erano gli occhiali da sole messi sopra la suddetta pezza, così non mi cade. 
Se ancora ridiamo ce la possiamo fare.
Anche quella sortita fino al frigo, con gli occhioni innocenti, ad acchiappare la bottiglia di Vov che ehm, a mia insaputa staziona lì ;-) solo per occasioni eccezionali od ospiti di estremo riguardo.
Sento che mi dà energia.
Ma non era evidentemente l'antidoto giusto.
Un dottore laureato a Paperopoli, ad occhio e croce, ed antibiotici sbagliati.
Morirò giovane.
Questa la frase scuotendo la testa mentre mi guarda.
Vorrei consolarlo, e se stessi meglio prenderlo in giro.
Si è beccato un ed io ancora più giovane! di ritorno che credo non sia stato di gran supporto.
A letto tossisce come un ossesso.
Sul divano sta scomodo.
Lo sciroppo fa schifo.
Ma quando ad un colpo di tosse più forte degli altri gli si blocca pure la schiena comincio a pensare che dato il livello del medico con cui siamo capitati ( e di cui vi racconterò...) forse sarà meglio chiamare uno sciamano.
Poi abbiamo cambiato ospedale, medico, ed antibiotici.
E la ripresa è iniziata.
Ma si sa che dopo una botta simile non può che essere lenta, e le forze per i primi giorni sono state di gran lunga inferiori ai nostri soliti standard.
Qui arriva lei.
La frase che mi verrà in mente per sempre, pensando a questo sfortunato periodo.
Non sono più l'uomo ragno che ero.
Amore, scusa se prima non me ne ero accorta.
Ma se le ragnatele nel ripostiglio sono opera tua, sono felice che tu possa finalmente smetterla ;-)


Ancora infinitamente grazie per la valanga di email che ho ricevuto.
Abbiamo ricominciato a lavorare, e la sottoscritta ha pure messo un avventato piede in palestra...
Questo di oggi è un altro dolce pre-malattia, ma che domani rifaccio! Vittima di rapimento da parte di mio marito scappato in soggiorno con un cucchiaio e tutta la pirofila, merita davvero di essere provato.
Nigella dice che rende buonissime anche le fragole poco mature che si trovano spesso nei supermarkets: beh, ha perfettamente ragione.
La frutta non diventa una marmellata ma rimane morbida e magicamente succosa. Le mandorle con lo zucchero e il burro non devo certo essere io a dirvi l'effetto che fanno...me lo direte voi ;-)

Ma state cucinando per il contest di Patrizia? Su, che non manca molto alla scadenza ;-)






STRAWBERRY AND ALMOND CRUMBLE
da Kitchen di Nigella Lawson
( per una teglia di circa 22 cm di diametro)

500 g di fragole non troppo mature
50 g di zucchero semolato
25 g di mandorle macinate finemente ( o farina di mandorle)
estratto di vaniglia

per il crumble

110 g di farina
un cucchiaino di lievito per dolci
75 g di burro ben freddo
100 g di mandorle a lamelle ( o a filetti)
75 g di zucchero Demerara ( oppure normale zucchero di canna)
panna liquida fresca, per servire


Mettere la fragole lavate ed asciugate nella pirofila, in un solo strato.
Spolverizzarle con lo zucchero semolato, le mandorle macinate e la vaniglia.
Preparare il crumble mischiando farina, lievito e burro a pezzetti. Lavorare il composto sfregandolo tra le mani per ottenere delle briciole grossolane più o meno così:



Ora con una forchetta e non più con le mani unire lo zucchero Demerara e le mandorle a filetti o lamelle, ottenendo un composto slegato:


Versare immediatamente questo composto sulle fragole cercando di coprirle bene.
Cuocere in forno preriscaldato a 200 gradi per circa 30-40 minuti, finchè il crumble apparirà dorato e lo sciroppo formatosi farà le bolle qui e lì.
Farlo riposare 10 minuti fuori dal forno e servire possibilmente con panna liquida ben fredda e non montata.



NOTE:

- il dolce può essere assemblato con un giorno di anticipo e lasciato crudo nel frigo. Coprirlo con pellicola trasparente e calcolare qualche minuto di cottura in più.

- il dolce assemblato e non cotto può essere surgelato, dopo averlo coperto con la pellicola. Scongelare una notte in frigo e cuocere come da ricetta.

- il crumble ( il composto di farina e burro con zucchero e mandorle) può essere preparato in anticipo e congelato in un sacchetto per alimenti. Versarlo ancora surgelato, rompendolo con le mani in grossi pezzi, su qualunque tipo di frutta e cuocere.

- un crumble si serve nella stessa pirofila in cui si cuoce. Sceglietene quindi una che possa andare in tavola.

- altre idee con le fragole? Si possono sempre mettere dentro una tarte!

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