mercoledì 18 gennaio 2017

Macarons, caramello al burro salato e le loro declinazioni


Dell'immenso amore per questi dolcetti si è già parecchio dibattuto sulle pagine di questo blog.
Da quella prima volta sono stati rifatti decine e decine di vole.
E sono stati mangiati molte di più.
Perchè un po' li inseguo in ogni viaggio, cercando sempre quello perfetto.
Che per ora è assolutamente quello di Pierre Hèrme.
Ma li ho mangiati in tanti luoghi, e tre continenti.
A volte sono stati ottimi, altre appena accettabili, poche veramente orribili.
Assaggio ogni gusto che si presenta sul mercato, non sia mai il mio preferito diventi improvvisamente un altro.
Si, il mio preferito: quello al caramello al burro salato.
Quello che prendo sempre, almeno uno, e che mi dà in genere il metro di giudizio per il locale in cui mi trovo.
Perchè è facile farlo stucchevole, o non abbastanza salato.
Per ora quello di Hèrme non ha eguali, seguito a preve distanza da Ladurèe.
Si difende, in terza posizione, la Maison du Macaron.
A Parigi?
No, a Jeddah, Arabia Saudita.
Dove, dopo i rituali quasi 400km per arrivarci dal mio deserto, per primo mi fiondo a riverire Hèrme e rifarmi gli occhi e le papille gustative ( e dare un senso al viaggio :D
Dopo, a breve distanza, vado a....cialtronare in questo caffè delizioso, per gli standard locali, dove esistono macarons ai quali Hèrme non si piegherà mai.
Tipo gusto Oreo :)
Ma non ho cialtronato troppo a questo giro volendo declinare il mio macaron preferito in due modi differenti: e ho pure, incredibile, fatto un caramello vero senza usare latte condensato.
Solo il cielo sa quanto mi sia costato :D

Insomma, sono buonissimi e sono in pratica una summa di parecchi assaggi nel corso degli anni, ed un paio di abbinamenti messi insieme dalla sottoscritta.
Divini è dir poco, e non perchè li ho fatti io.
Piuttosto, nonostante li abbia fatti io ;)

Con questa ricetta partecipo a MTChallenge di questo mese che vede Ilaria del blog Soffici lanciare il guanto di sfida sui macarons.




MACARONS AL CARAMELLO AL BURRO SALATO, CIOCCOLATO CARAMELIA E MANDORLE PRALINATE

150g zucchero al velo
150g farina di mandorle
110g albumi vecchi (almeno 3 giorni) – divisi in due ciotole da 55g l’una
colorante marrone (per me in polvere)
Per lo sciroppo
150g zucchero semolato
50ml di acqua

mandorle pralinate realizzate con questo procedimento ma senza cannella 
150 g di zucchero semolato
200 ml di panna liquida fresca da montare
2 cucchiaini di fleur de sel
90 g di burro a temperatura ambiente ma non sciolto
cioccolato Valrhona Caramelia, o altro cioccolato a scelta
Tostate leggermente la farina di mandorle in forno a 150° per circa 10minuti.
Lasciate raffreddare completamente.
Passate al mixer la farina insieme allo zucchero al velo per ottenere  una miscela aerea e impalpabile e passatela successivamente al setaccio.  
Incorporate i primi 55g di albume crudo al mix di zucchero a velo e mandorle (TPT) servendovi di una spatola in silicone. E’ necessario amalgamare bene in modo da ottenere una pasta morbida, omogenea e densa.
Se volete aggiungere del colorante, versatelo sugli albumi e mescolate. Poi uniteli al TPT.

 Versate lo zucchero semolato e l’acqua in un tegame dal fondo spesso. Inserite un termometro e cuocete a fuoco medio.  Quando la temperatura arriva a 115° simultaneamente cominciate a montare i rimanenti 55g di albume ad alta velocità. Se, una volta che lo zucchero comincia a bollire, tendesse ad attaccarsi utilizzate un pennello bagnato in acqua fredda e passatelo sui lati (come per il caramello).
Quando il termometro raggiunge i 118° versate lo sciroppo a filo sulla meringa (non ancora completamente montata) avendo cura di farlo scivolare sul lato della ciotola. Continuate a montare per un altro minuto. Poi diminuite la velocità e montate ancora per circa 2-3 minuti o comunque fino a  quando il composto risulterà bello gonfio, lucido e bianchissimo. E la temperatura sarà scesa a 40°C. solo a questo punto la meringa potrà essere aggiunta alla pasta di mandorle.
Volendo aggiungere del colore può essere fatto in questa fase ricordandosi di usare solo coloranti idrosolubili che non smontano gli albumi.
 Incorporate inizialmente una piccola quantità di meringa alla pasta di mandorle e mescolate in modo da rendere l’impasto più fluido. Aggiungete la restante meringa usando una spatola in silicone, mescolando dal centro verso i lati esterni e raccogliendo continuamente l’impasto. Quando il composto comincia a diventare lucido fate la prova del MACARONNER, ovvero l’impasto è pronto quando sollevando la spatola ricadrà sulla ciotola formando un “nastro pesante” che ricade con una certa difficoltà.

Prendete il sac-a-poche con bocchetta liscia da 8-10mm, versate una quantità di composto riempendola fino a metà circa. Spremete bene il composto fino alla fine della tasca, questa operazione è molto importante (in generale, non solo per i macaron) perché eviterà la formazione di bolle d’aria. Chiudete con due o tre giri la tasca e fermatela con una molletta.
 Fissate con un pochino di impasto i 4 lati del foglio di carta da forno alla teglia. Tenendo la tasca verticale posizionatevi a circa 2cm sopra la teglia. Iniziate  a formare dei bottoncini di impasto.




Spingete la pasta torcendo ogni volta la tasca di un quarto di giro. Continuate sulle altre teglie fino all’esaurimento dell’impasto.  Picchiettate delicatamente con la mano il fondo delle teglie in modo da uniformare i macaron ed eliminare eventuali bolle d’aria.

 Lasciate riposare i gusci a temperatura ambiente, da almeno 30 minuti a 2-3hs. Questa operazione è molto importante in quanto serve a creare una pellicola fine, secca e resistente sui gusci, e che diventa poi croccante in fase di cottura. L’umidità solleva il guscio senza screpolarlo e alla base si forma il collarino. Poiché i tempi di croutage possono variare a seconda della temperatura esterna, per verificare che i gusci  siano pronti per essere infornati, sfiorate delicatamente la superficie di un guscio; la pasta non deve incollarsi al dito.



 Infornate a 180° per i primi 2-3 minuti fino a che si forma il collarino e il macaron si solleva leggermente. Dopodiché abbassate la temperatura a 140-150° e cuocete per ulteriori 10-12 minuti.
Le temperature e i tempi di cottura sono assolutamente indicativi e dipendono dal proprio forno.



Una volta cotti, togliete la teglia dal forno e fate scivolare il foglio dei macaron su un ripiano fino al completo raffreddamento. E’ importante NON LASCIARE il foglio sulla teglia altrimenti continuerà la cottura.
Staccate i macaron lentamente dal foglio di carta forno  e con l’indice create un piccolo avvallamento che permetterà una farcitura più abbondante. Lasciate i gusci con la parte “piatta” rivolta verso l’alto.




Per il ripieno: preparare un caramello a secco versando lo zucchero in un pentolino a fondo spesso e mettendolo su fuoco medio/basso finchè si scioglierà e presenterà un colore appena dorato. Non mescolare mai, ma si può girare il pentolino per favorire uno scioglimento uniforme.
A parte scaldare la panna con il fleur de sel arrivando quasi a bollore (ma non far bollire).
Unire con molta attenzione la panna al caramello girando velocemente: il composto può schizzare e soprattutto gonfia inizialmente quindi abbiate cura di usare un pentolino che abbia sufficienza capienza. Far amalgamare molto bene panna e caramello fino ad ottenere un composto omogeneo che va fatto sobollire per qualche minuto.
Spegnere il fuoco ed unire il burro a pezzetti girando velocemente per far amalgamare. Versare in un barattolo e far raffreddare prima a temperatura ambiente poi in frigo.

Confezionare i macarons: farcire i macarons con il caramello salato quindi metterli in freezer in modo che compattino per bene. Tritare nel robot usando la funzione a scatti le mandorle pralinate fino ad ottenere delle piccole briciole.
Sciogliere il cioccolato a bagnomaria (o nel modo che preferite) quindi immergervi velocemente i macarons per metà. Spolverizzare subito con le mandorle tritate e mettere in frigo a rassodare.
Far riposare 24h in frigo prima di consumare.



MACARONS AL CARAMELLO AL TE E BURRO SALATO ED EARL GREY

per i gusci utilizzare la ricetta postata sopra con l'aggiunta di due cucchiaini di tè Earl Grey di ottima qualità che vanno passati al mixer insieme allo zucchero a velo e la farina di mandorle.
Nessun colorante è stato utilizzato qui.

per il caramello al tè e burro salato

150 g di zucchero semolato
200 ml di panna liquida fresca
2 bustine di tè Earl Grey 
90 g di burro salato

Preparare i gusci come indicato nella ricetta precedente.
Preparare il ripieno: scaldare la panna arrivando quasi a bollore. Mettervi in infusione le bustine di tè e far riposare per 10 minuti.
Scartare le bustine ed utilizzare la panna aromatizzata per realizzare il caramello con lo stesso procedimento della ricetta precedente.
Far riposare 24h in frigo prima di consumare.

NOTE

- il caramello usato per le due ricette si differenzia per l'uso del fleur de sel nel primo e del burro salato nel secondo. Questo perchè quello col burro salato risulta leggermente più delicato e più adatto per non coprire il delicato aroma del tè.

- l'aroma del tè è delicato, percettibile ma non sovrasta. Il profumo dei gusci è inebriante ma attenzione a utilizzare del tè di ottima qualità.

- il cioccolato Caramelia è un cioccolato al latte della Valrhona che presenta delle note di caramello al burro salato, regalo criminale di un caro amico. Una roba da voler desiderare che non finisca mai, o che finisca subito :D in alternativa si può usare altro cioccolato a gusto personale.

- nella prima ricetta attenzione a non frullare troppo le mandorle pralinate o vi ritrovate con una pasta! usare assolutamente la funzione a scatti.

- la ricetta indica di cuocere in macarons a 180 gradi per i primi minuti, nel mio forno è decisamente troppo e cuocio a 160 abbassando a 150 dopo poco.

martedì 17 gennaio 2017

Coppe alle mele arrostite, yogurt e sciroppo d'acero


"Simple" si intitola il libro.
E che tutto sia "simple" la sua promessa.
Musica per le mie orecchie, mi viene da dire: come già ampiamente ribadito il concetto di massimo risultato con, possibilmente, il minimo sforzo ce l'ho stampato nel DNA.
"Simple" sicuramente la ricetta del dolce che ho scelto, di sicura riuscita e visti gli abbinamenti anche di mio gusto.
Troppo bello per essere vero?
Un po' si: tra gli ingredienti sono previste delle meringhe delle quali non viene data la ricetta presupponendo che vadano acquistate.
Uhm, ecco, nel deserto mi viene leggermente complicato: non che non ci siano pasticcerie ma vendono i dolci locali e di meringhe nemmeno l'ombra.
Poco male, me le faccio il giorno precedente quello in cui devo servire le coppe.
La colpa è del deserto e non della ricetta, ma certo così è un po' meno simple....
Voi buttatevi tranquillamente perchè in pratica si tratta solo di un lavoro di assemblaggio, ed il lavoro più noioso quello di sbucciare le mele!
Con così pochi ingredienti è fondamentale utilizzarne di veramente buoni, specialmente per quel che riguarda lo sciroppo d'acero: usatene uno "vero" e non uno dei tanti "simil-sciroppi" che si trovano in commercio, farà tutta la differenza.
Un Eton Mess rivisitato in versione invernale , in pratica, che non fa rimpiangere l'originale.


INGREDIENTI
per 6 porzioni
700 g di mele tipo Bramley sbucciate, detorsolate e tagliate a metà
35 g di soft light brown sugar
5 cucchiai di sciroppo d'acero, più altro per servire
30 g di nocciole
250 ml di panna fresca da montare
75 g di yogurt greco
120 g di  meringhe spezzettate in modo grossolano
 
 Accendere il forno a 200 gradi.
Mettere le mele in una teglia e spolverizzarle con lo zucchero. Versarvi sopra circa 50 ml di acqua e cuocere per circa 15-20 minuti o comunque finchè la frutta risulterà tenera.
Versarvi sopra 3 cucchiai di sciroppo d'acero e lasciar raffreddare.
Tostare le nocciole in una padella senza nulla su fuoco medio finchè se ne sprigionerà l'aroma.
Tritarle in modo grossolano e lasciare da parte.
Rompere un po' le mele usando una forchetta, ma senza ridurle in purea.
Montare la panna finchè abbastanza soda quindi unirvi lo yogurt e i rimanenti due cucchiai di sciroppo d'acero.
Mettere in bicchieri da servizio le mele, la crema, le nocciole e le meringhe creando degli strati che vanno arricchiti da poco sciroppo d'acero ciascuno.
 
 NOTE 

- le mele Bramley sono delle mele adatte alla cottura che si trovano in Inghilterra, un po' meno alle vostre latitudini, quindi figuratevi alle mie! Può essere sostituita con qualunque mela che appunto si presti ad essere cotta.

- il soft light brown sugar è zucchero semolato con aggiunta di melassa, ormai si trova abbastanza facilmente ovunque ma si può fare in casa come spiegato qui da Mapi.

- il dolce non presenta alcuna difficoltà ed è anche molto rapido da fare se avete tutti gli ingredienti pronti e meringhe acquistate.  Assolutamente delizioso il contrasto tra le mele cotte e la crema, e non troppo dolce, anzi: le meringhe qua e là ci stanno proprio bene!

- visto che mi è stato chiesto, la ricetta usata per le meringhe si trova qui.

-Queste dosi sarebbero per 6 porzioni, evidentemente ho usato bicchieri più grandi dell'autrice (la ricetta non presenta foto nel libro)  e me ne sono venute quattro. Oppure sono stata solo più generosa :)

venerdì 13 gennaio 2017

Mini gratin di patate

 


Il contorno più facile che ci sia.
Che si presenta pure in modo carino.
Che piace a tutti.
E che si fa con ingredienti che avete già in casa.
Gluten free, in aggiunta.
Se siete curiosi, la ricetta è qui :)

mercoledì 11 gennaio 2017

Pilaf di finocchi, gamberoni, pomodori e menta


Diana Henry è una vecchia conoscenza dello Starbooks, ed il suo libro sul pollo già passato per queste pagine rimane uno di quelli che fanno più avanti ed indietro tra la mensola e il piano di lavoro della mia cucina.
Già il suo approccio non era complicato, figuriamoci in un libro che si intitola "Simple"!
Massimi risultati e sapori con minimo sforzo, si potrebbe tradurre con un po' di libertà il sottotitolo.
Un po' di porca figura di vanpeltiana memoria, più che furbate da cialtrona tipiche di chi scrive.
Piatti semplici, ma di soddisfazione, dice.
E proviamo allora questa ricetta che mi è stato simpatica a prima vista dalla foto del libro, e alla seconda occhiata perchè le dosi sono esattamente per due.
Alla terza perchè si sporca una pentola e mezzo, oltre al tagliere, e si fa da sola in poco tempo.
Non ci sono ingredienti astrusi ma tutti ingredienti che ho già in dispensa, a parte i gamberoni.
Ma per quelli ci pensa il Mar Rosso a cui vivo a fianco...
This is everything I want from a cookbook, ha scritto Nigella Lawson a recensione del suddetto.
Ed io pure :)

INGREDIENTI
per due porzioni
110 g di riso basmati
mezzo finocchio
3 cucchiai di olio di oliva
mezza cipolla tritata
uno spicchio d'aglio tritato
un generoso pizzico di peperoncino secco
150 g di pomodori perini, tagliuzzati e privati dei semi (San Marzano per i fortunati)
100 ml di vermouth secco o vino bianco
175 ml di brodo vegetale, o di pesce o ancora di pollo
200 g di gamberoni, sgusciati e puliti dal filo intestinale
sale e pepe
2 cucchiai di prezzemolo e menta finemente tritati
50 g di feta sbriciolata
 
 Mettere il riso in un colino e sciacquarlo finchè l'acqua di risciacquo diventa limpida.
Dividere il mezzo finocchio in due, scartare le foglie più esterne e la parte centrale più dura. Tritare il resto.
Scaldare metà dell'olio in una pentola e unire finocchio e cipolla tritata cuocendo finchè saranno morbidi ma non coloriti. Aggiungere l'aglio tritato ed il peperoncino quindi cuocere un altro paio di minuti.
Aggiungere i pomodori e cuocere due ulteriori minuti.
Unire il riso e girare con delicatezza quindi versare il vermouth o il vino bianco e far bollire finchè il liquido si riduce della metà, quindi unire il brodo scelto, riportare a bollore ed abbassare il fuoco al minimo cuocendo per circa 20 minuti, dinchè il riso risulterà morbido e il liquido sarà stato assorbito.
Quando il riso è quasi a cottura scaldare l'olio rimasto in una padella e cuocere i gamberoni finchè diventano rosa, quindi condirli con sale e pepe.
Unire quindi al riso le erbe tritate ed i gamberoni sgranandolo con una forchetta .
Completare con la feta e servire subito.
 
 
 NOTE

- il piatto è semplicissimo e dettagliamente spiegato in ogni passaggio nella corretta sequenza temporale. Veramente a prova di ogni cuoca.

- i finocchi che trovo qui sono giganteschi e piuttosto coriacei, quindi scartare le foglie ed il cuore è essenziale. Con i finocchi italiani di solito non ho tanto scarto.

- la dose di liquidi mi sembrava scarsa ma mi sbagliavo. Temevo che non essendoci indicazioni di coprire la pentola del riso con un coperchio questi sarebbero evaporati molto velocemente quindi sono stata ben attenta davanti al fuoco. Mi sono dovuta ricredere, ho lasciato il calore al minimo (ho le piastre ad induzione) ed il riso ha cotto nel tempo indicato senza necessitare di altre aggiunte.

- il vermouth non ce l'ho e ho usato il vino bianco (ah, non dovrei avere nemmeno questo, già, ma voi non avete letto) che comunque è consigliato dall'autrice in sostituzione. Voi usate il vermouth però!

- non ero sicurissima del finocchio cotto insieme al riso: io l'adoro ma il mio augusto consorte lo odia! Ma essendo tritato molto fine regala un aroma particolare che si mischia con quello della cipolla e lui non ha detto nulla...

- unica perplessità il colore del riso: il mio è risultato appena rosato per la cottura insieme ai pomodori, nonostante li abbia privati di polpa e semi, quello della foto del libro è bianco candido. Magari il segreto per farlo rimanere così ci verrà spiegato un giorno...sperando che non sia che ha cotto il riso a parte per esigenze di foto ;)
- il risultato è un piatto pieno di freschezza nonostante vada servito caldo. Ma essendone avanzato un po' confermo che è buonissimo anche il giorno dopo a temperatura ambiente tipo insalata di riso (che non si offenda Diana Henry), anzi forse mi è piaciuto ancora di più. Ma può dipendere anche dal clima che qui al momento registra trenta gradi :)
 
 

lunedì 9 gennaio 2017

Omelette broccoli, formaggio ed albumi...non la solita


Entra trionfante.
I lavori in casa arabafelice, che sia quella romana o quella saudita, pare non finiscano mai.
Sorvolo sulla sensazione di un certo straniamento data dal ritorno nel deserto dopo le vacanze.
Ah, si, quelle vacanze in cui ho avuto la febbre a quaranta a Natale.
Le stesse vacanze in cui ha avuto la stessa febbre anche l'augusto consorte, ma si sa, l'effetto pecora morta come viene a lui, a nessuno.
Le stesse vacanze in cui il frigo che andava consegnato in casa nuova non è mai arrivato.
E non per un normale disservizio del corriere, o per l'intasamento dovuto alle Feste in corso.
No: è caduto dal camion.
Avete letto bene: mentre lo scaricavano è caduto, si è danneggiato irreparabilmente ed è tornato al mittente.
Tutto bene, comunque, non sono queste le cose gravi della vita anche se ormai mi chiedo cosa debba succedermi per potermi lamentare anche io.
Al ritorno nel deserto dalle stesse vacanze alle due del mattino troviamo lo scaldabagno in giardino, i secchi a raccogliere l'acqua e un mezzo allagamento tenuto a bada dal gatto e dal ragazzo delle pulizie.
Tutto sempre meglio.
Cominciano i lavori per riparare, e chi entra trionfante alla prima riga di questo post è l'elettricista pakistano.
Alcune delle luci sotto i pensili in cucina si sono fulminate per la perdita d'acqua dal piano di sopra ed oggi ha portato finalmente i ricambi.
Ma'm, ecco le lampade.
Just a little problem.
Sono ansiosa di conoscere questo piccolo problema.
La lampada non ha interruttore indipendente, quindi dopo che la monto o la lasci sempre accesa o sempre spenta.
Giuro, mi sono messa a ridere.
E ridendo l'ho buttato fuori, lui e la sua striscia led senza interruttore.
Dopo mezz'ora è tornato.
Ora ho una striscia led montata a fianco all'interruttore più grande che abbia mai visto.
Pazienza, purchè funzioni.
Ma ancora non so che buoni propositi voglio fare per il nuovo anno.
Risparmiare le vite umane che mi intralciano il cammino potrebbe essere, comunque, un buon inizio.


Sempre e comunque no comment :) vi mostro uno dei pasti che va di più in casa arabafelice perchè non solo è sano e leggero ma è velocissimo e soprattutto buono oltre ogni aspettativa.
Lo so che la foto non è invitante, ma provate perchè veramente non è la solita omelette di albumi sciapa ed insapore: questa ha veramente una marcia in più, ed il consorte non vuole le uova in nessun'altra maniera.
Sempre grazie alla mia amica Lu che con questo libro sapeva di azzeccare i miei gusti (che poi sono i suoi :D
Provate, perchè sono certa che avete tutto in casa!



INGREDIENTI
da Vegetariana di Martha Stewart
per una omelette

mezzo cucchiaino di olio extravergine d'oliva
100 g di broccoli affettati finemente
1 cipollotto spuntato ed affettato fine in diagonale
sale e pepe
un cucchiaio e un cucchiaino di parmigiano reggiato grattugiato finemente
un uovo intero grande e due albumi
un pizzico di peperoncino secco tritato


Scaldare l'olio in una padella a fuoco medio quindi unire broccoli e cipollotto e coprire.
Far stufare per circa 4 minuti finchè saranno teneri quindi salare, pepare e trasferire in un piatto.
Spargere il formaggio in uno strato sottile in una padella antiaderente e farlo cuocere a fuoco medio finchè si scioglie dorandosi, non ci vorrà più di un minuto.
Abbassare quindi il fuoco e versarci sopra l'uovo intero cercando di non rompere il tuorlo e gli albumi.
Coprire con un coperchio e far cuocere finchè gli albumi si rapprendono e i tuorlo rimane abbastanza liquido, circa un minuto-un minuto e mezzo.
Coprire l'omelette con i broccoli e chiuderla.
Farla scivolare su un piatto, condirla con poco peperoncino  e servire.

NOTE

- non usate una padella troppo grande e fuoco troppo alto.

- se preferite il tuorlo più cotto prolungate la cottura un pochino di più con il coperchio.

- per chi fosse interssato, il piatto completo cucinato come è è scritto ha meno di duecento calorie oltre ad essere gluten free.


mercoledì 4 gennaio 2017

Palline di latte (senza cottura, glutine nè uova)



Fino al sei Gennaio tutto è concesso, vero?
Anche morire per coma glicemico :)
Questi dolcetti tipici della cucina venezuelana mi sono stati regalati da una venezuelana DOC.
Assaggiarne uno.
Realizzare che sa di...Galatine.
E chiederle la ricetta è stato tutt'uno.
In Venezuela sono molto diffusi per le feste dei bambini, ma credetemi che gli adulti non rimangono indifferenti...
Provate per gli ultimi regali del periodo o magari, incartati singolarmente tipo caramelle, anche per la calza della Befana!



BOLITAS DE LECHE


 200 g di latte condensato 
70 g di latte in polvere
zucchero a velo quanto basta, un paio d'etti più o meno
chiodi di garofano per decorare


Versare il latte condensato in un ciotola ed amalgamarvi il latte in polvere. Ora unire lo zucchero a velo a poco a poco girando prima con un cucchiaio e poi a mano quando il composto prende consistenza: dovrà sembrare plastilina, non troppo molle e nemmeno troppo duro.
Formare delle palline della dimensione desiderata rotolando piccoli pezzetti di impasto tra le mani leggermente spolverate con il latte in polvere.
Inserire un chiodo di garofano e servire.

NOTE

- difficoltà: zero. Non omettete il chiodo di garofano che regala il classico aroma a questi dolcetti.

- si conservano diversi giorni in una scatola di latta o in frigo, se vivete alle mie latitudini.

- per motivi inspiegabili non risultano stucchevoli: sanno un po' delle famose caramelle chiamate Galatine :)
 
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