lunedì 19 dicembre 2016

Alberi di Natale di riso soffiato e cioccolato bianco


Presto che è tardi, tanto per citare Bianconiglio.
Con l'acqua alla gola come poche altre volte è capitato ma non posso farvi vedere questa idea carinissima rubata al blog di una ragazza inglese che posta meravigliose ricette vegan.
E quando il vegan incontra la gola...beh, questa ricetta è veramente per tutti, dato che è anche gluten free!
Un segnaposto per la tavola di Natale, un pensierino goloso....fate voi, ma fateli perchè sono veramente divertenti.
A parte gli 800 chilometri, tra andare e tornare nel deserto che ho fatto per trovare il riso soffiato (ok, non dovevo fare solo quello ma non è un bene unire l'utile al dilettevole? :D



ALBERI DI NATALE DI RISO SOFFIATO E CIOCCOLATO BIANCO
per circa 6 alberi piccoli

200 g di cioccolato bianco
200 g di Rice Krispies o normale riso soffiato
colorante verde
zucchero a velo e codette per decorare, a piacere

Innanzitutto preparare i coni di carta forno: ritagliare dei cerchi da 20 cm di diametro e tagliarli a metà.
Piegare ogni metà in modo da ottenere un cono fissandolo con nastro adesivo.


Sciogliere il cioccolato bianco a bagnomaria in una ciotola ampia con attenzione e unire del colorante verde fino a raggiungere l'intensità desiderata. Unire il riso soffiato girando bene perchè si amalgami perfettamente e risulti coperto uniformemente.
Ora aiutandosi con un cucchiaino premere il composto ottenuto nei coni, premendo bene a compattare e facendo attenzione a raggiungere la punta. Appiattire bene la base.
Mettere ogni cono pieno e a testa in giù in un bicchiere e mettere i bicchieri in frigo per un'ora o mezz'ora in freezer.
Quando ben freddi staccare la carta forno e decorare nei modi preferiti.

NOTE

- usate cioccolato bianco di buona qualità, o che sia comunque adatto alla pasticceria. QUelli di bassa qualità non fondono bene. Usate comunque un calore moderato.

- per attaccare le decorazioni ho usato una ghiaccia fatta con zucchero a velo e pochissima acqua.

- nella ricetta originale si raccomanda di usare non usare coloranti a base acquosa perchè potrebbero far impazzire il cioccolato. Ho utilizzato quelli in polvere.

- si conservano diversi giorni ma da me è caldo e li ho tenuti in frigo.

lunedì 12 dicembre 2016

Mandorle pralinate alla cannella



Al volo come ultimamente sempre più spesso su queste pagine, ma non potevo condividere questa ricetta che per carità, non che sia una novità ma è di quelle robe da impazzire nel vano, e sottolineo vano tentativo del resistere a mangiare tutte in una volta.
Nessuna difficoltà seguendo i passaggi indicati, ma qui il segreto è solo uno: fuoco basso e soprattutto avere pazienza di non smettere di mescolare davanti al fornello.
Confezionate per benino faranno la loro figura nei cesti di Natale, con il pregio aggiuntivo di essere naturalmente vegan e gluten free.



MANDORLE PRALINATE ALLA CANNELLA

200 g di mandorle con la buccia (o altra frutta secca)
200 g di zucchero semolato
100 g di acqua
un cucchiaino di cannella (a seconda dei gusti anche di più, o se non piace può omettersi)

Mettere acqua, zucchero e cannella in una padella larga e su fuoco medio far sciogliere lo zucchero mescolando.
Appena il composto prende il bollore unire le mandorle e girare in continuazione abbassando un po' il calore.
Pian piano il liquido tenderà a diventare più sciropposo e fare delle bolle, sempre con attenzione va mescolato il tutto e soprattutto va tenuto il fuoco basso.

Infine lo zucchero tornerà ad uno strato sabbioso e qui, sempre mescolando, va aspettato che si rapprenda attorno alle mandorle che rimarranno sempre separate.




Far quindi raffreddare su un foglio di carta forno e confezionare.

NOTE

- si conservano molto, molto a lungo. Nella casa dei monaci tibetani, di persone dalla volontà ferrea,  o di chi fa fioretti molto seri :D

lunedì 5 dicembre 2016

Biscotti incredibili di mandorle e cannella (senza uova)



Non so se sia stato il tempo.
La pazienza.
La rassegnazione.
L'assuefazione.
Il fatto che ogni lustro si cambi gusto.
Ma alla fine è successo.
Dopo anni, e ripeto anni, in cui la cannella poteva essere nominata solo se si riferiva al rubinetto della cucina.
Il cui barattolo doveva essere tenuto in doppio sacchetto di plastica, perchè l'augusto consorte non ne fosse disturbato dall'aroma aprendo il mobile della cucina.
Stessi anni, in cui, strano ma vero, la suddetta spezia è stata usata, ebbene si.
Non palesata, ma buttata con moderazione qua e là.
Un pizzico dove ci andava.
E la sua presenza negata con tutte le forze, sempre.
Unica eccezione, il suo dolce preferito: il Panforte.
Ma figurati, quello è toscano, tutto è ammesso nella terra della lingua di Dante...
Che hai preparato? Il profumo si sente da fuori.
Già con lo sguardo contento, e mi tocca dargli la ferale notizia.
Niente, non ti piacciono.
Biscotti alla cannella per le mie amiche domani.
Ne vuole provare uno comunque, che il profumo è buono.
Inutile spiegargli che rimarrà deluso.
Ma soprattutto troppo veloce lui a infilarsene due in bocca, con la scusa che sono piccoli.
Sono pieni di cannella.
Ma sono buoni.
Mi tocca levarglieli da sotto il naso, per salvarne qualcuno.
La cannella non ti è mai piaciuta.
E allora ora mi piace.
Ok, si apre una nuova era in casa arabafelice.
Vediamo quanto dura ;)

Vi esorto a provare questi biscotti prima possibile, e soprattutto a regalarli in fretta. Fanno parte di quella pericolosissima sezione di dolci che invita all'assaggio e finisce con i biscotti ingurgitati perchè non ci si riesce a fermare.
Fateli piccoli perchè si gestiscono meglio, e sono anche più carini da vedere.




POLVORONES 
(Christmas Biscuits)
da Tapas Revolution di Omar Allibhoy
per 12-15 pezzi a seconda delle dimensioni

75 g di farina di mandorle
140 g di farina
90-100 g di burro morbido
50 g di zucchero a velo
un cucchiaino di cannella


Preriscaldare il forno a 170 gradi quindi mettere le due farine in una teglia e cuocerle per circa 15 minuti, in modo che diventino leggermente dorate.
Farle raffreddare quindi impastarle con il resto degli ingredienti a mano o con una impastatrice con gancio a K.
Il composto tenderà a sgretolarsi, ma non preoccupatevi, è normale che sia così, non scoraggiatevi.
Se proprio non sta insieme quando lo pressate con le mani allora unite un pochino di burro extra, ma non esagerate.
Avvolgere l'impasto nella pellicola e farlo riposare circa mezz'ora a temperatura ambiente.
Riprendere l'impasto e prenderne una parte che appiattirete con le mani su carta forno ad un'altezza di circa un centimetro e mezzo. Tagliare quindi con una formina regolare e disporre i biscotti su una teglia coperta con carta forno.
Ammassate i ritagli e tagliate i biscotti fino ad esaurimento.


Mettere la teglia con i biscotti per 5 minuti in freezer o 15 in frigo, quindi cuocete in forno a 170 gradi per circa un quarto d'ora (nel mio forno poco di più), finchè saranno dorati.
Appena tirati fuori dal forno non toccateli, sono fragili, prendono la giusta consistenza raffreddandosi.
Spolverare con poco zucchero a velo prima di servirli.

NOTE 

- come già detto l'impasto sembra ingestibile, si sgretola. E' normale che sia così, compattate con le mani quel che serve a tagliare le formine e reimpastate compattando gli scarti. Perseverate, sarete premiati :D

- i biscotti durano anche dieci giorni se conservati in una scatola di latta.

- in Spagna sono avvolti in carte colorate ed usati per i pensierini di Natale.

lunedì 28 novembre 2016

Cheesecake marmorizzato alla zucca e spezie


Al volo come ultimamente è di prassi su questo blog, ma se vi piace la zucca, il profumo che emana quando la mischiate alle spezie, se vi piacciono i cheesecake, ecco, è il dolce per voi.
Una base croccantina e deliziosa, completamente gluten free, a ricevere un ripieno morbido e cremoso.
Un figurone per una ricetta che invece è piuttosto facile.
Ed il cheesecake prende un vestito invernale ;)

PUMPKIN CHEESECAKE
per uno stampo da 23 cm di diametro
da un vecchio numero di Taste of Home

per la base
 220 g di noci pecan, tostate
2 cucchiai di brown sugar
40 g di burro

per il ripieno
680 g di formaggio tipo Philadelphia a temperatura ambiente
160 g di brown sugar
2 cucchiaini di estratto di vaniglia
170 g di panna acida
3 uova intere
225 g di polpa di zucca già cotta (se la trovate in scatola, bene, altrimenti leggete la nota)
un cucchiaino di cannella
mezzo cucchiaino di zenzero in polvere
la punta di un cucchiaino di chiodi di garofano in polvere
la punta di un cucchiaino di noce moscata


Preparare la teglia ungendola e foderandola con carta forno.
Usando dell'alluminio per alimenti possibilmente di buona qualità foderare bene la base della torta (andrà cotta a bagnomaria, se entra è finita)
Mettere le noci pecan e lo zucchero nel robot e usando la funzione ad intermittenza far andare fino a formare grosse briciole. Siate rapidi, se frullate troppo diventa crema e potete buttare tutto! Le noci non devono cominciare a rilasciare il loro olio, quindi state attenti: meglio una girata di meno che una di troppo.
Unire il burro fuso e raffreddato e girare con un cucchiaio. Premere il composto alla base della teglia preparata e cuocere in forno preriscaldato a 170 gradi per circa 15-20 minuti.
Far raffreddare ed intanto preparare il ripieno: battere Philadelphia e 100 grammi di brown sugar finchè amalgamati, quindi unire la panna acida e la vaniglia. Aggiungere quindi le uova leggermente battute a parte e mescolare solo quel che serve per amalgamare.
In una ciotola a parte mescolare la zucca, le spezie e i rimanenti 60 g di brown sugar, quindi unirvi un bicchiere e mezzo del composto bianco (si, un bicchiere da 250 ml andrà benissimo come misurino).
Ora versare i due composti alternadoli, cominciando dal bianco, continuando con un po' di quello alla zucca, quindi ancora bianco e così via fino ad esaurimento.
Inserire quindi la lama di un coltello per creare l'effetto marmorizzato, stando attenti a non tagliare la base.
Abbassare il forno a 165 quindi mettere la teglia con il cheesecake in una più grande e passare tutto in forno.
Aggiungere acqua molto calda alla teglia grande e cuocere il cheesecake a bagnomaria finchè apparirà più compatto e la superficie apparirà un po' bombata, almeno un'ora/ un'ora e un quarto.
Nel mio forno c'è voluto un po' di più.
Togliere quindi la teglia dal bagnomaria e far raffreddare a temperatura ambiente e poi in frigo una notte.

NOTE

- il dolce è più buono se lo preparate con due giorni di anticipo, come tutti i cheesecake.

- porre attenzione estrema alla preparazione della base cercando di frullare il meno possibile.

- la zucca cotta in barattolo è molto comoda, se non la reperite cuocete una zucca violina tagliata a metà ed avvolta con l'alluminio per circa 30-40 minuti in forno a 190 gradi, o finchè un coltello conficcato nella polpa entrerà con facilità. Far quindi raffreddare e ricavare la polpa con un cucchiaio.

-la cottura a temperatura non troppo elevata consente di un ottenere un cheesecake cremosissimo e senza crepe.

- se vi piace il genere trovate una sezione interamente dedicata a questo dolce :)

lunedì 21 novembre 2016

tOREOmisù!

Ok, un tiramisù.
Mezzo sorriso mentre leggo, perchè la vita nel deserto aiuta a stipare per tempo il frigo di tutto ciò che si può trovare solo in quel famoso supermarket che dista da casa mia, tra andare e tornare, ottocento chilometri.
Pieno di mozzarelle, scamorze, formaggi francesi.
Ti chiedono un riscatto per venderteli ma tant'è, vuoi mettere?
Savoiardi compresi
Mascarpone compreso.
Tronfia apro la confezione da mezzo kg che conservo gelosamente.
Me la caverò con poco, cosa credi che ci voglia per la mia idea cialtrona.
Cialtrona, aspetta, non doveva essere sexy?
Accantono per un attimo il dilemma perchè non credo ai miei occhi.
Un liquido giallino ed un odore sinistro.
Dimmi di no.
In effetti il mascarpone non è scaduto, assolutamente.
Forse solamente mi odia.
E vola nella spazzatura.
Rimettiamo tutto in dispensa, corriamo ai ripari.
Fatemi capire, mi devo fare il mascarpone in casa???
Due giorni di lavoro per buttarci dentro gli Oreo.
Eppure a me l'idea piace eccome.
La prima era stata bocciata, quando vaneggiavo di tè verde e geishe e l'augusto consorte ha detto no, il tè verde nel tiramisù no, pietà! 
Facciamolo cookies&cream allora.
Come quel gelato che adoriamo.
Con quei biscotti che non durano due giorni in casa nostra, e per questo non vengono mai acquistati.
Cioè, aspetta, fai il mascarpone in casa e poi ci metti biscottacci del super?
Assolutamente si.
Perchè nessuno ha mai insinuato che noi si abbia gusti normali.
Ci vorrebbe lo psichiatra.
No, aspetta.
Quando la follia è a certi livelli ci può solo il neurochirurgo.
Chiamate il mio preferito, però ;)


Pezzetti di biscotto al cioccolato con un non so che di salato che incontrano una meravigliosa crema al mascarpone, e qui e lì il ripieno dei biscotti a solleticare il palato. Follia pure, ma giuro che funziona :)
Con questa ricetta partecipo a MTChallenge di questo mese in cui ci divertiamo a reinterpreare la ricetta del tiramisù classico ma in chiave sexy di Susy del blog Coscina di Pollo.




OREO TIRAMISU'

per 6 coppe grandi

biscotti tipo Savoiardi
250 g di mascarpone, comprato o fatto in casa
80 g di zucchero
2 uova
12 biscotti Oreo (meglio ancora se Double Stuff)

per la bagna alla vaniglia
 100 g di zucchero
100 g di acqua
3 cucchiaini di estratto di vaniglia

per la bagna al cacao
 100 g di zucchero
100 g di acqua
un cucchiaino di cacao 

per il mascarpone fatto in casa, preso da qui 
 500 ml di panna fresca
un cucchiaio di succo di limone

 Per il mascarpone: mettere la panna fresca in un pentolino di acciaio a fondo spesso e su fuoco molto basso. La ricetta originale prevede l'uso del bagnomaria ma non ho avuto problemi settando il mio fornello (ho le piastre elettriche) su un calore moderato. Cuocere mescolando ogni tanto fino a che raggiunge la temperatura di 85 gradi, che va controllata con un termometro da pasticceria.
Aggiungere quindi il limone e continuare a cuocere mescolando tenendo sempre la temperatura ad 85 gradi per circa 5 minuti. Il composto sarà più denso.
Togliere dal fuoco, far raffreddare a temperatura ambiente e poi coprire e mettere in frigo per 12 ore.
Trasferire quindi il tutto in un colino a maglie fitte rivestito con un canovaccio pulito e posto sopra una ciotola. Chiudere il canovaccio legando i 4 lembi con un elastico e appenderlo usando un mestolo sopra una pentola alta (al link indicato vedete le foto)
Far riposare altre 24 ore in frigo e la parte solida restante sarà il mascarpone.


Per le bagne: preparare quella alla vaniglia mettendo gli ingredienti in un pentolino e facendo bollire per 4 minuti. Far raffreddare e lasciare da parte.
Il procedimento è identico per quella al cacao, facendo bene attenzione che non bruci altrimenti il cacao prende un sapore molto amaro

Preparare il dolce: cominciare separando i biscotti dal loro ripieno. Mettere il ripieno in freezer per 15 minuti, quindi spezzetttare i biscotti ma in modo grossolano, senza polverizzarli.

Montare i tuorli con lo zucchero quindi unire il mascarpone e montare ancora un po'.
Unire i biscotti sbriciolati, il ripieno dei biscotti passato in freezer e sbriciolato con le mani ed infine gli albumi montati a neve.

Bagnare i savoiardi per la base nella bagna alla vaniglia e versare sopra una parte della crema. Fare uno strato ulteriore di biscotti questa volta bagnati nella bagna al cacao e completare con il resto della crema.
Decorare con un po' di Oreo polverizzati e volendo un biscotto tagliato in due.
Far riposare almeno 6 ore prima di servire.

NOTE

- il dolce deve assolutamente riposare diverse ore, meglio una notte, in modo che i pezzetti di Oreo si ammorbiscano e si fondano con la crema.

- i pezzetti di ripieno non si scioglieranno in questo modo, e quando vi capiteranno in bocca ringrazierete :D


venerdì 18 novembre 2016

Cavolfiore arrostito con nocciole e chicchi di melagrana



Golosa di dolci sono sempre stata, e golosa dei libri che me ne propongono di nuovi da provare.
Eppure non è uno sulla pasticceria quello che utilizzo di più.
Jurusalem di Yotam Ottolenghi, scritto in collaborazione con Sami Tamimi non è un normale testo di cucina, o una mera raccolta di ricette.
E' un viaggio in terre nuove e sapori sconosciuti in cui l'autore e le sua parole ti prendono e pian piano ti convincono leggendo, facendoti capire che il piatto funzionerà ancora prima di assaggiarlo.
Sapori nuovi, si, ma non più così tanto da quando vivo in giro per il mondo.
E quindi trovo i suoi piatti un po' una via di mezzo, un ponte, tra ciò che conosco da quando sono nata e ciò che mi ritrovo ad assaggiare da quando ho lasciato l'Italia per andare a vivere in Medio Oriente.
Sarà che ovviamente mi riesce anche facile trovare le spezie e gli ingredienti che l'autore utilizza ma credetemi, ormai si reperisce quasi tutto e quasi ovunque...
Grande varietà di ingredienti, dalla carne al pesce e qualche dolce, con un posto d'onore riservato alle verdure abbinate spesso a frutta secca e spezie, come nella ricetta che vi presento oggi.
E tutto riesce, tutto si combina, tutto si abbina : Ottolenghi ha sempre ragione.
Come ragione ha avuto il mio augusto consorte il giorno che viaggiammo qualcosa come venti ore per arrivare a Londra, tra un volo cancellato, uno in ritardo ed una prenotazione che non risultava.
Quella sera ci aspettava il ristorante di Ottolenghi.
Turno delle 23, ebbene si, che anche aver prenotato con mesi di anticipo non era bastato.
Ebbene stavo per cedere, distrutta da una giornata di viaggio allucinante.
Le 23 non mi avrebbero mai trovato sveglia, visto che per raggiungere il ristorante dall'hotel dovevamo attraversare Londra.
Lui ha insistito e quasi fisicamente infilato nel giubbotto prima, e nell'ascensore, poi.
Non lo ringrazierò mai abbastanza per la cena che annovero tra le migliori cinque della mia esistenza, dove ogni piatto era una gioia solo a vederlo e persino il mio compagno, di solito restìo alle novità, non faceva che strabuzzare gli occhi e lodare ogni portata.
Non aspettatevi piatti complicati o preparazioni particolarmente elaborate.
La sua forza è la semplicità.
Colori che diventano sapori.
Non vi pentirete mai dell'aver preso un libro di Ottolenghi, che sia questo o uno degli altri.
Perchè il viaggio è nella mente.
Ma qui passa prima dalla bocca.

 Questo piatto è, come ho già ampiamente detto e mi ripeto, una gioia già solo nel prepararlo, una gioia nel guardarlo e figuratevi nell'assaggiarlo.
Di una semplicità disarmante eppure reso regale dai chicchi di melagrana e dalla frutta secca che elevano il più umile cavolfiore a tutto un altro livello.
Fatelo così com'è e non cambiate una virgola.
Che poi farebbe un figurone anche sulla tavola di Natale, a pensarci bene...



ROASTED CAULIFLOWER AND HAZELNUT SALAD
da Jerusalem di Yotam Ottolenghi
per 2-4 porzioni
un cavolfiore diviso in cimette, circa 660 g
5 cucchiai di olio d'oliva
un gambo di sedano  tagliato di sbieco in pezzi da circa mezzo cm, 70 g totali
30 g di nocciole non spellate
10 g di prezzemolo italiano, ovvero quello a foglia piatta
50 g di chicchi di melagrana
1/3 di cucchiaino di cannella
1/3 di cucchiaino di pepe di Giamaica (all spice)
un cucchiaio di aceto di sherry
un cucchiaio e mezzo di sciroppo d'acero
sale e pepe


Preriscaldare il forno a 220 gradi, 200 se ventilato.
Mescolare le cimette di cavolfiore con 3 cucchiai di olio, mezzo cucchiaino di sale e un po' di pepe.
Metterlo in una teglia da forno cuocere nel ripiano superiore per circa 25-35 minuti o comunque finchè sarà diventato croccante e leggermente brunito.
Tirar fuori dal forno e far raffreddare.
Abbassare il forno a 170 gradi, 150 se ventilato, e tostarvi le nocciole dopo averle messe su una teglia coperta con carta forno per 17 minuti.
Far freddare le nocciole qualche minuto quindi tagliarle in modo grossolano quindi unire il cavolfiore, il resto dell'olio, delle spezie e dei condimenti.
Mescolare, regolare di sale e servire a temperatura ambiente.

lunedì 14 novembre 2016

I biscotti con la meringa...dentro!


Non c'è dubbio che le meringhe in casa arabafelice piacciano e non poco.
D'altronde non un caso che il dolce più richiesto sia la Pavlova.
Insieme a quel famoso rotolo con cui ho fatto figuroni tali che se mai dovessi avere a cena, che so, il Papa o la regina d'Inghilterra non esiterei a proporglielo.
La meringa l'ho fatta diventare budino.
Ne ho fatto cupcake.
Ci ho ricoperto le torte.
E l'ho spezzettata in mille coppe diverse.
Ma certo a metterla dentro un biscotto non c'ero ancora arrivata.
Ci è voluta lei, la signora delle porche figure.
Che a sua volte li ha scovati su un blog straniero.
Non sono stati un successo, no.
Sono stati acclamati.
Chiesti.
Richiesti.
Fino alla serafica domanda del mio augusto consorte.
Come potremmo fare a farli durare di più?
Potremmo non avventarcisi sopra appena si raffreddano, ad esempio, dato che con il riposo diventano se possibile ancora più buoni.
Potrei farne di più, o più spesso, suggerisce.
Ah, è sempre lui.
L'uomo a cui non piacciono i dolci.
E sempre a dissertare se ad ogni lustro si cambi gusto ;)

Fateli. Subito.
Durano la bellezza di tre settimane, ma è leggenda metropolitana perchè qui è un problema farli arrivare al giorno successivo: cominciate a provarli per le scatole di Natale, non ve ne pentirete. Una frolla montata con una nuvola di meringa dentro.
E se potete, resistete :D





FINNISH MERINGUE COOKIES
per circa 20 pezzi

240 g di farina
200 g di  burro
2 cucchiai di zucchero (anche 4)
un cucchiaino di bicarbonato
2 tuorli
2 cucchiai di panna acida
zucchero a velo per la finitura

per il ripieno

2 albumi
150 g di zucchero



Con le fruste elettriche montare il burro a temperatura ambiente ma non sciolto con i due (ma meglio 4) cucchiai di zucchero finchè bianco e spumoso.
Setacciare la farina con il bicarbonato quindi unire le polveri al composto di burro insieme alla panna acida ed i tuorli. Girare velocemente usando il gancio a K se si usa una impastatrice altrimenti compattare velocemente il tutto impastando il meno possibile.
Avvolgere in pellicola trasparente e mettere in frigo per un 45 minuti almeno.
Intanto montare gli albumi, quando cominciano a tenere una neve ferma cominciare ad aggiungere lo zucchero sempre sbattendo. Lasciare da parte.
Ora stendere tassativamente su carta forno spolverizzata con poca farina in un rettangolo circa 20 per 30-35 cm, o comunque in un rettangolo dello spessore di circa 5 millimetri.
Spalmare la meringa lasciando un piccolo bordo libero ai lati, quindi arrotolare il lato lungo aiutandosi con la carta forno, con delicatezza.


Mettere il rotolo in frigo per 20 minuti.

Tagliare quindi delle fette da circa un cm abbondante (con il lato da cui esce un po' di meringa rivolto verso l'alto) che disporrete sulla teglia per la cottura coperta con carta forno. Lasciare un po' di spazio tra i biscotti.

Cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per 15-17 minuti, non troppo comunque.
Non toccare assolutamente perchè da caldi sono fragili e far scivolare con tutta la carta su una gratella per raffreddare.
Servire con poco zucchero a velo, che si dice sia facoltativo ma fidatevi, ci sta tutto e li rende anche più carini.
Durano anche tre settimane chiusi in una scatola di latta.


NOTE 

- durano tanto ma proteggeteli dall'umidità.

- i riposi in frigo sono essenziali dato la frolla montata è molto morbida, non saltateli.

-abbondate con la meringa, fidatevi.

- non sono difficili ma richiedono un minimo di applicazione, non fateli se siete di fretta ;)

- se non trovate la panna acida ecco il link alla ricetta per farla in casa.


lunedì 7 novembre 2016

La crostata con la frolla...matta!


Cucinare è a volte un atto di fede.
E atto di fede è stato leggere questa ricetta.
Rileggerla.
Scorrere tutti, dicasi tutti, i quasi duecento commenti che seguono.
Diciamo che era per cercare la pecca, la falla, il problema.
Nonostante David Lebovitz non sia affidabile: di più.
Ma appunto chiamatemi San Tommaso.
Se non vedo non credo.
Ho seguito tutto alla lettera eppure ero scettica all'inizio.
Scettica mentre impastavo la farina col burro fuso.
Scettica quando ho infornato le tortine senza fagioli secchi o simili.
Scettica quando mi sono seduta davanti al forno perchè il disastro volevo vederlo in diretta.
Niente di niente.
I gusci cuociono e reggono la forma alla perfezione.
Raffreddano e fuori dagli stampi sono come devono essere.
Ne mordo uno per amore della scienza.
Santo cielo.
O dovrei dire eureka?
Una pasta buonissima, adatta a dolci e salati aggiustando leggermente lo zucchero.
Donne a cui la frolla con il burro freddo non è mai venuta (eppure di solito chi prova quella delle mitiche sorelle Simili non rimane insoddisfatto), e per cui la briseè è un mistero glorioso, avete la svolta.
Questa pasta viene sempre, e viene a tutti.
A tutti i san Tommaso che mi leggono: buttatevi e fatemi sapere ;)





FROLLA MATTA
 dal blog di David Lebovitz
per una teglia da 20cm

85 g di burro
3 cucchiai di acqua
1 cucchiaio di olio
1 cucchiaio di zucchero
un pizzico di sale
160 g di farina

Preriscaldare il forno a 210 gradi.
In una ciotola concava che possa andare in forno (la mia di pyrex) mettere il burro a pezzi, l'olio, lo zucchero, l'acqua ed il sale.
Mettere la ciotola in forno per 15 minuti, finchè il burro farà le bolle e comincerà a brunire sui lati esterni.

Tirare quindi fuori dal forno ed immediatamente versare la farina, girando velocemente con un mestolo: deve formare velocemente un impasto abbastanza compatto.

Mettere l'impasto nella teglia preparata, lasciandone da parte un pezzetto della dimensione di un lampone che potrebbe servire dopo)  e usando le mani premerlo sul fondo e sui bordi.

Bucherellare il fondo con una forchetta e rimettere in forno per circa 15 minuti, finchè sarà ben colorita.
Togliere dal forno e se ci fosse qualche crepa usare l'impasto lasciato da parte per chiuderla, senza rimettere in forno.
Lasciar freddare prima di farcire (per quelle in foto è stata usata crema pasticciera e frutta fresca)



NOTE

- la ricetta viene, eccome se viene. Vanno seguiti i passaggi alla lettera ed usati ingredienti di buona qualità. Pare che con il burro americano, più ricco d'acqua, venga un guscio più fragile. Ho usato burro francese e non ho avuto alcun problema.

- non serve utilizzare pesi, fagioli o biglie di ceramica per cuocere il guscio in bianco. Regge benissimo da solo.

- il risultato è una pasta (che ovviamente non è una frolla, lo so ;) friabile, deliziosa ma allo stesso tempo resistente. Potete farcirla da cotta come preferite.


venerdì 4 novembre 2016

Vellutata al Grana e funghi



Se una foto vale più di mille parole, sappiate che questa mente.
E non rende giustizia ad uno dei piatti più buoni e scenografici usciti dalla mia cucina di recente.
Tutto merito suo, comunque.
Una vellutata deliziosa, saporita.
Da servire indifferentemente ad ospiti importanti o ad una cena in famiglia.
Ma per scoprire che è anche velocissima e facilissima dovete sbirciare dalle Amiche di Fuso :)

giovedì 3 novembre 2016

Vade DIETRO...LA LASAGNA! IL NUOVO LIBRO DELL'MT CHALLENGE!


Non c'è due senza tre, si dice, ma nemmeno quattro senza cinque :D
E salutiamo infatti il quinto "figlio" della community più bella del web: "Dietro la lasagna" ed indovinate qual è l'argomento trattato? Le lasagne, ovvero uno dei nostri piatti nazionali per antonomasia, ma accanto alle ricette della tradizione vi proporremo mille e mille varianti distribuite su 160 pagine con testi di Alessandra Gennaro e foto di Paolo Picciotto, illustrazioni e styling di Mai Esteve ed anche questa volta la casa editrice è  Gribaudo (Gruppo Feltrinelli).
 
Troverete lasagne estive, lasagne vegetariane e lasagne di coniglio, ma non vi vogliamo dire altro, se non di correre ad acquistare il libro che trovate disponibile presso tutte le Feltrinelli d'Italia ed online ed anche su Amazon al prezzo di copertina di € 14,90. Non esitate, il libro è bello e pieno di ricette sicure e il ricavato andrà in parte a sostegno della "Piazza dei Mestieri", un'associazione benefica che insegna dei mestieri ai ragazzi che vivono condizioni di "disagio" con la valorizzazione dei loro talenti anche attraverso l’introduzione all’arte, alla musica e al gusto.
Cosa aspettate? Correte a comprare il libro "Dietro la lasagna" e magari prendetene qualche copia in più, sarà sicuramente un regalo di Natale gradito.

E ovviamente  per chi fosse interessato c'è anche una mia ricetta. 
E non poteva che essere..."senza" :





lunedì 24 ottobre 2016

Tapas. Dal deserto.




Un colpo.
E' quello che mi è preso appena visto il tema della sfida di questo mese.
Pietà, Mai, non adesso.
Non adesso che non è come al solito quando dico che non ho tempo.
Ma ho finito anche il tempo di dire che non ne ho :)
Mai ce l'avrei fatta a pensare prima, e realizzare poi tre, dicasi tre ricette tutte insieme.
E trovare un filo, un tema, un che le legasse.
O meglio, la prima idea è morta lì per mancanza di materia prima.
La seconda è rimasta nei sogni per più o meno lo stesso motivo.
Ed allora ho smesso di cercare il tema.
Perchè il tema era già lì davanti a me.
Tapeamo con quello che ci dà questo deserto e smettiamo di fantasticare su quello che potrei cucinare se solo vivessi, che so, tra Roma e New York.
Quindi ecco tre piatti tipici del Medio Oriente e che potreste assaggiare facilmente se faceste un viaggio dalle mie parti.
Gli spinaci in pasta phillo probabilmente li avete visti se avete mai fatto una puntata in Grecia: ebbene, la preparazione è tipica anche dell'Egitto e della Giordania.
Idem per la muhammara che vi consiglio di provare prima di subito: nata probabilmente in Siria si è poi diffusa nei Paesi circostanti ed è assolutamente irresistibile, pensate che a casa mia piace pure a chi di solito non ama i peperoni...
I datteri, niente di più facile: esiste ogni sorta di preparazione che ne preveda l'uso, principalmente nei dolci, ma questo antipasto mi ha conquistato.
In due dei tre piatti vedrete nominato il laban, in due forme diverse dato che il nome indica due prodotti completamente differenti : quello liquido, da bere per intenderci, che è solo latte fermentato mentre quello cremoso che vedete con i datteri ed ha la consistenza di un formaggio spalmabile ne è l'evoluzione successiva.
Il pane su cui servire il montadito? Beh, non potevo non usare quello locale!

Quindi con poco tempo, foto penosa ed un certo affanno partecipo a MTChallenge di questo mese che ci vede interpretare l'idea di Mai de Il colore della curcuma.





SPINACI IN PASTA PHILLO 
per una teglia da 20 cm

250 g di spinaci lessati (peso da lessati)
3 uova intere
sale
100 g di feta sbriciolata grossolanamente
200 g di laban da bere (latte fermentato)
una manciata di pinoli
una manciata di uvetta
6 fogli di pasta phillo
olio extravergine


DATTERI LABAN E NOCI (pincho) 

datteri freschi
laban (formaggio di yogurt)
gherighi di noci


MUHAMMARA-DIP DI PEPERONI (montadito)

4 grossi peperoni rossi
un cucchiaio di melassa di melagrana
sale
succo di limone
circa 40 g di mollica di pane (non usare pangrattato comune)
uno spicchio d'aglio piccolo
poco peperoncino secco
3 cucchiai di gherigli di noci
un filo d'olio
pane arabo, per servire

Per gli spinaci in pasta phillo: strizzare molto bene gli spinaci per eliminare l'acqua della lessatura, quindi metterli in una ciotola con le uova ed il laban. Amalgamare il composto quindi unire la feta sbriciolata, i pinoli e l'uvetta. Regolare eventualmente di sale.
Foderare la teglia con un foglio di pasta phillo lasciandolo sporgere abbondantemente dai bordi e con un pennello da cucina ungerlo d'olio. Coprire con un altro foglio e continuare così fino ad utilizzare tutti e sei i fogli. Non ungere l'ultimo strato e versarvi il composto di spinaci. Richiudere i lembi di pasta a creare una sorta di coperchio molto irregolare e ungere d'olio.
Cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 50 minuti. Lasciar raffreddare prima di sformare con delicatezza.

Per i datteri laban e noci: snocciolare i datteri e farcire l'incavo con il formaggio di yogurt. Guarnire ogni dattero con un mezzo gheriglio di noce

Per il muhammara: mettere i peperoni interi in forno a 200 gradi ed arrostirli finchè saranno leggermente bruniti, almeno 30-40 minuti. Sfornarli e versarli in una ciotola che andrà coperta subito con l'alluminio e lasciar intiepidire. Appena sarà possibile maneggiarli spellare i peperoni e versarli in un frullatore con la mollica di pane, poco sale, la melassa di melagrana, l'aglio tritato, il peperoncino e poco succo di limone. Frullare a scatti, in modo che la consistenza rimanga comunque leggermente granulosa. Unire infine le noci leggermente tritate ed assaggiare. Regolare di sale e ricordare che il limone deve sentirsi per bene.
Terminare con un filo d'olio e  servire con del pane arabo.

 NOTE

- gli spinaci in pasta phillo possono essere preparati con diverse ore di anticipo ma attenzione a scolare gli spinaci veramente bene.

- il muhammara è ancora pià buono se lo preparate con uno o due giorni di anticipo, ed è naturalmente vegan.

- i datteri veri non sono quella roba rinsecchita che si vende in Italia nel periodo natalizio. Se decidete di provare la ricetta cercatene di grossi, carnosi e di buona qualità. O fateveli portare da qualcuno che vive dalle mie parti :)


giovedì 20 ottobre 2016

Shortbread al caramello salato e cioccolato


Questo me lo ricordo bene, la prima volta che l'ho assaggiato.
Uno dei primi pranzi con variopinto e variegato gruppo di signore tutte expat come me, con una decina di lingue parlate e ancora più piatti da assaggiare.
E me lo ricordo non perchè, come prevedibile, mi piacque da morire.
D'altronde potrebbe non piacermi una base friabile coperta da caramello in abbondanza e un sottile strato di cioccolato?
Ma piuttosto perchè la simpaticissima signora inglese si rifiutò di darmene la ricetta, adducendo scuse ridicole.
Ero ancora buona, ai tempi, e invece che risponderle a tono me la sono cercata su internet.
Così oggi so che anche se gli scozzesi ne rivendicano la paternità il dolce parre sia apparso per la prima volta in Australia.
La mia versione cialtrona, con il caramello fatto con l'amatissimo latte condensato, era già buonissima.
Vediamo se quella di Bernard Laurance sia meglio? ;)





INGREDIENTI
da From Baklava to Tart Tatin di Bernard Laurance
per una teglia quadrata da 21 cm
per la base
120 g di burro salato a temperatura ambiente
60 g di zucchero
180 g di farina
per la copertura al caramello
150 g di brown sugar
la punta di un cucchiaino di sale
25 g di miele
175 g di burro
una lattina di latte condensato da 397 g
200 g di cioccolato al latte, per lo strato finale

Preriscaldare il forno a 180 gradi e foderare una teglia quadrata da 21 cm di lato con carta forno.
Preparare la base: sbattere burro e zucchero finchè si otterrà un composto cremoso, usando il gancio a K nel caso si usasse l'impastatrice. Infine unire la farina con una spatola continuando a sbattere, senza lavorare troppo e fermandosi appena il tutto è amalgamato.
Versare l'impasto, che sarà morbido e cremoso, nella teglia appiattendolo con le mani ed infine livellandolo con il dorso di un cucchiaio.
Cuocere per circa 25 minuti, tempo che permetterà alla base di colorire appena. Lasciare da parte ad intiepidire.
Preparare quindi il caramello: mettere in una pentolo a fondo spesso il brown sugar, il sale, il miele ed il burro. Portare a bollore su fuoco medio girando spesso e far sobbollire per tre o quattro minuti.
Unire quindi il latte condensato e riportare a bollore senza mai smettere di mescolare.
Far sobbollire sempre mescolando per otto-dieci minuti, finchè il composto addenserà.
Versare subito sulla base e far raffreddare completamente a temperatura ambiente, quindi passare in frigo per  due ore.
Sciogliere quindi il cioccolato a bagnomaria o con brevissimi passaggi al microonde e versarlo subito sul caramello usando una spatola per livellarlo oppure roteando la teglia in modo da ottenere una superficie liscia.
Dopo circa dieci minuti, quando il cioccolato comincerà a rapprendere ma non sarà completamente solido tagliare il dolce in sedici porzioni usando un coltello affilato che verrà bagnato in acqua molto calda dopo ogni incisione.
Conservare in un contenitore ermetico.

NOTE

- il dolce non presenta alcuna difficoltà ed è riuscito perfettamente al primo tentativo. La cottura del caramello ha rispettato al secondo i tempi dati e si è rivelato assolutamente perfetto nel sapore ma soprattutto nella consistenza. Una mega caramella mou, per intenderci e perfettamente bilanciata, non stucchevole.

- l'aggiunta del sale nel caramello e nello shortbread di base è un tocco irresistibile. Spesso uso burro salato nelle frolle e devo dire che esalta il sapore dei ripieni in maniera particolare. D'altronde "caramel au beurre salé" devono essere state le prime parole francesi che ho imparato.

- il cioccolato della copertura è indicato al latte, e non ci sta male. Ma un velo di fondente, vista la profusione di zucchero dei due strati precedenti, forse sarebbe preferibile. Scioglierlo nel microonde richiede, diciamo così, una certa padronanza del mezzo per cui se non siete sicuri andate sul più sicuro bagnomaria.

- il dolce si conserva bene diversi giorni, ma anche questo è di una pericolosità sociale elevatissima, mettendo alla prova qualunque buon proposito di dieta o mangiar sano. L'autore lo definisce una combinazione diabolica, e come dargli torto?

- il brown sugar, come detto mille volte, non è lo zucchero di canna. Trovate qui una esauriente spiegazione e come farlo in casa se non doveste trovarlo al super.

- una piccola curiosità sul nome: perchè Millionaire's Shortbread? Perchè con l'aggiunta del caramello e del cioccolato diventa una versione super ricca del classico shortbread.

lunedì 17 ottobre 2016

Canestrelli alle acciughe




Tempo non ce n'è.
Voglia, a tratti.
Eppure qualcosa da mangiare in tavola va messa.
E se è uno sfizio di un buono esagerato, bene.
Se è anche semplice e veloce, ancora meglio.
Il merito della porca figura che farete servendoli va tutta ad Alessandra che credo abbia fornito materiale per ogni cena degna di essere ricordata.
E per ogni ospite che sia meritato un trattamento speciale.
Il grazie, scontato.
La riconoscenza, eterna.
Anche alla mia amica Lu, che da poco me li ha fatti tornare in mente ;)




INGREDIENTI
da An Old Fashioned Lady
per una ventina di pezzi piccoli

130 g di farina 00
100 g di burro freddo di frigo
50 g di parmigiano grattugiato
2 o 3 acciughe sotto sale, diliscate e dissalate
poco tuorlo, facoltativo, solo se serve

Intridere il burro con la farina con la punta delle dita, evitando di lavorare troppo l'impasto, unendo quindi formaggio e le acciughe precedentemente frullate e passate al setaccio per evitare che rimangano lische.
In alternativa cialtrona, mettere burro freddo a cubetti nel mixer con le lame e dare brevi frullate, unire quindi acciughe e formaggio e continuare a frullare brevemente finchè si forma un composto di briciole che va tirato fuori e compattato leggermente (non impastato) a mano.
Se proprio il tutto non dovesse stare insieme unire pochissimo tuorlo, ma a me non è mai servito.
Assaggiare e in caso regolare di sale, che non ho mai aggiunto.
Avvolgere l'impasto in pellicola e mettere in frigo, quindi stendere con il mattarello ad uno spessore di circa mezzo centimetro e tagliare con il tagliabiscotti preferito.
Adagiare su teglia coperta con carta forno e se siete pavidi, o vivete nel deserto ( entrambi le condizioni mi sono proprie) mettete 3 minuti in freezer.
Cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 10-12 minuti, devono rimanere chiare.
Non toccatele assolutamente finchè non sono fredde, perchè fragili, ma prenderanno la giusta consistenza raffreddandosi.

NOTE

- sia che li lavoriate a mano o nel mixer attenzione a non sciogliere il burro, altrimenti invece di sfizi che si sciolgono in bocca otterrette deliziosi, piccoli mattoni.

- con le acciughe abbondo, ma la prima volta andateci piano e regolatevi un po' secondo i vostri gusti.

- sono ancora meglio dopo un giorno di riposo in contenitore ermetico.

- la cottura è tutto: meglio un minuto in meno che uno di troppo.

- i canestrelli crudi e formati possono essere surgelati. Passare direttamente in forno allungando leggermente i tempi di cottura.


giovedì 13 ottobre 2016

Biscotti vegan alle mandorle, senza burro nè uova!


Avete presente quei biscotti che quasi scoppiano in bocca al primo morso?
E lasciano solo la voglia di ripetere l'esperimento per vedere se riesce di nuovo.
Dev'essere quella che cuochi sapienti e raffinati definiscono un'esplosione di sapore.
Non io, quindi...
Di dolci così ne ho mangiati parecchi durante la permanenza in Nord Africa ma mai replicati fino ad oggi. Onestamente pensavo fossero strapieni di burro fino all'inverosimile invece nemmeno un grammo, è proprio tutto olio quello che luccica :)
La ricetta che già possedevo non prevede l'uso del lievito, e mi riservo di provarla in futuro per confronto. In realtà pare che questi biscotti siano originari dell'Andalusia e da lì abbiano viaggiato fino in Algeria e poi in tutto il Nord Africa.
Bernard Laurance spiega come abbia imparato a farli proprio durante uno dei suoi tanti viaggi, e li inserisce nella interessante sezione del suo libro dedicata, appunto, al Nord Africa e Medio Oriente.






INGREDIENTI
da Baklava to Tarte Tatin di Bernard Laurance
dose per almeno una cinquantina di biscotti abbastanza piccoli
 
65 g di mandorle tritate finemente
5,5 g di lievito per dolci
160 g di zucchero a velo
500 g di farina per torte
250 ml di olio di semi dal sapore più neutro possibile
mezzo cucchiaino di estratto di vaniglia
cannella in polvere per la finitura

Preriscaldare il forno a 170 gradi.
Mescolare mandorle, lievito, farina, zucchero a velo e farina in una ciotola capiente. Cominciare a versare l'olio, poco alla volta, mescolando constantemente. A seconda della farina e della mandorle usate ne potrà servire poco più o poco meno della dose data.
In pratica si dovrà smetterne di aggiungerne appena il composto starà insieme se premuto tra le mani. Sarà poco uniforme all'inizio ma man mano che verrà aggiunto l'olio diventerà sempre più uniforme.
Quando il tutto starà insieme unire anche la vaniglia ed impastare un poco per incorporarlo.
Mettere una pallina di impasto nel palmo della mano e chiuderlo come se si fosse acchiappato un insetto (!). Tenendo la mano in questa posizione usare l'altra per roteare il pezzetto di impasto fino a dare una forma tondeggiante. Appiattire un lato ed appoggiare i biscotti sulla teglia preparata coperta con carta forno.
Spolverizzare i biscotti con poca cannella e cuocere  per circa 30 minuti, più o meno, finchè saranno leggermente coloriti e si saranno formate delle crepe.
Trasferirli con delicatezza su una griglia e far raffreddare.
Se tenuti in un contenitore ermetico si conservano anche un mese.

NOTE

- la ricetta è semplicissima e molto precisa. Ho usato tutto l'olio previsto meno appena un cucchiaio. Temevo la consistenza dell'impasto, ovvero che non stesse insieme come spesso capita con questo genere di biscotto invece è lavorabilissimo senza far impazzire.

- data la quantità l'olio deve essere necessariamente molto, molto delicato. Viene lasciata ampia scelta su quale usare ma ricordare che influenzerà di molto il risultato finale.

- la consistenza è divina. Avete presente mettersi in bocca qualcosa che esplode tutta insieme in un botto di sapore? Ecco, è quello che succede con questi biscotti. Friabilissimi, deliziosi, da non riuscire a staccarsene.

- la cottura va azzeccata a seconda del proprio forno, ed infatti i primi li ho cotti un po' troppo risultando bruciacchiati alla base. Le infornate successive sono andate meglio ma ho tenuto meno di trenta minuti,  facendo attenzione al fatto che in pratica poco dopo che appaiono le crepe sono pronti. Non toccare da caldi perchè sono fragili, come del resto raccomandato dall'autore.

- l'autore dice che la ricetta produce quindici biscotti, ma evidentemente il palmo della mia mano è più piccolo del suo e me ne sono venuti diversi di più. Nessuno se ne è lamentato, ovviamente.

- dal momento che non contengono latticini nè uova si conservano a lungo. Per verificarlo mi appello a qualche monaco tibetano dalla volontà di ferro tra i lettori, perchè qui sono arrivati al massimo al giorno dopo e solo perchè sono stati nascosti!

lunedì 3 ottobre 2016

Torta al lime e latte condensato con panna meringata




Allora, se un'immagine vale più di mille parole allora la teglia vuota sullo sfondo della fetta superstite deve dirvi parecchio.
Un dolce che ha rischiato di non essere fotografato mai, e continua a finire inesorabilmente prima di essere immortalato.
Perfetto per la stagione intermedia, visto che si fa in forno ma poi va mangiato freddo :D
Una crema vellutata che non avete idea.
La panna meringata che è la nuvola a portare definitivamente in Paradiso.
Crea dipendenza grazie, che non si dica che non vi avevo avvisato.
Anche perchè è di una facilità disarmante!



KEY LIME PIE
da Martha's American Food di Martha Stewart
per una teglia da pie da circa 22-24 cm di diametro

per la base
140 di biscotti Digestive
70 g di burro

per il ripieno
 4 tuorli e 4 albumi
un barattolo di latte condensato da 397 g
170 ml di succo di lime appena spremuto

per la copertura
 170 ml di panna fresca da montare 
130 g di zucchero semolato

Preriscaldare il forno a 190 gradi.
Frullare i biscotti in modo da polverizzarli, quindi mescolarli al burro fuso fino ad intriderli completamente. Versare il tutto nella teglia preparata schiacciando con le dita e salendo anche sui bordi quindi mettere in freezer per 10 minuti.
Cuocere quindi per 12 minuti, finchè la base sarà leggermente brunita.
Per il ripieno mischiare latte condensato, succo di lime e tuorli finchè ben amalgamati quindi versare sulla base. Rimettere in forno  e cuocere finchè la crema sarà appena rappresa, tra i 15  ed i 17 minuti.
Tirar fuori e far raffreddare.
Per la copertura: in una ciotola resistente al calore e posta sopra una pentola con acqua in ebollizione battere gli albumi con lo zucchero finchè il tutto si sarà scaldato e lo zucchero sciolto.
Togliere dal fuoco sbattendo con le fruste montare fino ad ottenere una meringa lucida, circa 5 minuti.
A parte montare la panna ed unirvi un terzo della meringa. Unire quindi il resto della meringa cercando di non smontare il tutto e versare sul dolce.
Mettere in freezer finchè la panna sarà abbastanza solida da poter essere tagliata a fette, circa 2 ore.

NOTE

- i biscotti per la base dovrebbero in realtà essere i mitici Graham Crackers, che io non trovo. Se voi si, usateli.

- i lime per questo dolce dovrebbero essere i miti Key Lime originari della Florida. Anche qui ci accontentiamo di quel che si trova :)

-il dolce si mantiene perfettamente in freezer perchè non ghiaccia completamente!!! Tiratelo fuori, lasciatelo per 5 minuti in modo che la base diventi leggermente più morbida e godete senza ritegno :D

lunedì 26 settembre 2016

Torta di mele ferrarese


Il Calendario Italiano del Cibo dedica una settimana alla torta di mele: c'è ricetta che più di questa dia l'idea di focolare domestico?
Se siete curiosi di leggerne la storia, le origini e le ricette dei contributor non perdetevi l'articolo che ho avuto l'onore di scrivere come amabasciatrice di questa giornata per il sito dell'Associazione Italiana FoodBlogger.
Senza pensare che con una mela Biancaneve si è strozzata, Guglielmo Tell quasi ammazzava il figlio,  Newton ne ha fatto questione di "gravità assoluta", Eva sputtanati e Steve Jobs rimbecilliti (cit. dell'autore comico Fitzgiulio, presente su Fb come Prugna) :)

E per onorarla, una delle ricette più basiche possibile, probabilmente una delle primissime mai nate nella concezione che abbiamo oggi di questo dolce.




TORTA DI MELE FERRARESE
da Le ricette regionali italiane di Anna Gosetti della Salda

un chilo di mele
5 cucchiaiate colme di farina
1 grossa cucchiaiata di zucchero semolato
mezza bustina di lievito per dolci
due uova 
un poco di latte
un pizzico di sale
un poco di burro per imburrare la teglia


Fare una pastella con la farina, i tuorli, il sale, lo zucchero, il lievito ed il latte necessario.
Unire le mele sbucciate e tagliate a fettine sottili.
Girare bene ed infine unire gli albumi montati a neve.
Versare in uno stampo imburrato e cuocere a 170 gradi per circa 45 minuti (di più nel mio forno)

NOTE

- la teglia usata da me è da 24 cm.

- ho dovuro prolungare la cottura di dieci minuti ulteriori.

- la pastella iniziale deve essere abbastanza fluida per poter avvolgere le mele, quindi unite prima le polveri ed infine allungate con il latte necessario ad ottenere qualcosa di un po' più denso di un impasto per crepes.

- lo zucchero è pochissimo, abbiate quindi cura di usare mele ben dolci o di aumentarlo un po' in caso contrario


lunedì 19 settembre 2016

Meringa alle noci con mele e crema pasticciera



Come ho già detto per altri libri, è mia personale debolezza esplorare subito la sezione dolci.
La golosa patentata che è in me è sempre alla ricerca di qualcosa che incuriosisca insieme a solleticare il palato.
Qui con i sapori andavo sul sicuro, ma mi interessava questa crema così poco dolce in un contesto dove di solito si trova la panna montata non dolcificata.
Sarebbe stato passabile, buono, eccezionale o niente di che?
E amor di scienza ha imposto una prova ;)

WALNUT MERINGUE WITH APPLES AND CUSTARD
per 6 persone
da The Kitchen Diaries III di Nigel Slater

per la meringa
250 g di zucchero semolato finissimo
6 albumi
un cucchiaio di amido di mais
2 cucchiaini di aceto di vino bianco
50 g di gherigli di noce
per la crema
600 ml di latte
una bacca di vaniglia
6 tuorli
50 g di zucchero semolato finissimo
2 cucchiai di amido di mais

per le mele
500g di mele dolci
50 g di burro
una manciata di mandorle a lamelle
 
 
Versare il latte in un pentolino antiaderente ed aggiungervi la bacca di vaniglia tagliata a metà ed i semini che saranno stati prelevati a parte con la punta di un coltello.
Portare quasi ad ebollizione quindi spegnere il fuoco e lasciare da parte.
Mischiare i tuorli con lo zucchero usando un cucchiaio di legno quindi unire l'amido. Versare il latte ormai tiepido sul composto di tuorli sempre mescolando, quindi rimettere il tutto su fuoco moderato e, girando sempre, aspettare che la crema ispessisca.
Versarla quindi in una ciotola ed aspettare che sia abbastanza fredda per poter andare in frigo, dove addenserà ulteriormente.

Intanto preriscaldare il forno a 200 gradi.
Versare lo zucchero per la meringa in una teglia in uno strato sottile e metterlo in forno per circa cinque minuti, per scaldarlo.
Intanto versare gli albumi in una ciotola abbastanza profonda e cominciare a montarli usando uno sbattitore elettrico o una planetaria. Quando saranno gonfi e spumosi unire lo zucchero scaldato, un cucchiaio alla volta e continuare montare con le fruste a velocità elevata.
Continuare a montare per circa cinque minuti quando tutto lo zucchero sarà stato unito, finchè la meringa sarà lucida e manterrà la forma.
Unire quindi l'aceto e l'amido.

Mentre gli albumi montano tostare le noci in un padellino finchè la pelle scurisce, quindi strofinarle con un canovaccio per eliminare parte della pelle. Rimetterle quindi nel padellino per tostarle ulteriormente, facendo attenzione a non bruciarle. Tritarle grossolanamente.
Unirle quindi alla meringa ormai pronta e versarla in una teglia rettangolare circa 32 cm per 22 cm foderata con carta forno, appiattendola in modo da ottenere un rettangolo abbastanza uniforme.
Metterla in forno ed immediatamente abbassare la temperatura a 140 gradi.
Cuocere per 45 minuti, finchè l'esterno risulterà croccante ma l'interno ancora morbido (marshmarmelloso, dice Slater, e rende l'idea). Lasciar raffreddare.

Preparare quindi le mele togliendo il torsolo ed affettandole sottilmente.
Cuocerle nel burro finchè saranno morbide ma non sfatte.
Tostare le mandorle.
Quando la meringa è fredda usando un cucchiaio formare sei piccole cavità nella meringa che andranno riempite con la crema fredda. Completare con le mele tiepide e spolverizzare con le mandorle a lamelle tostate.

NOTE

- la preparazione sembra indaginosa ma in realtà i passaggi sono tutti semplicissimi e Slater ne spiega la naturale sequenza cronologica, per cui in realtà ci vuole molto meno di quel che sembri.

- il passaggio in forno dello zucchero è spesso usato dai pasticcieri per eliminare eventuale umidità residua e favorire una meringa più stabile.

- la crema è in effetti molto poco dolce, ma proprio poco. E quindi assolutamente perfetta con la dolcezza della meringa, ma più interessante della "solita" panna montata.

- il passaggio di spellare le noci è alla fine l'unico che persino Slater definisca veramente noioso, ed aggiungo "time-consuming", ovvero fa perdere un sacco di tempo. Ma le noci ovviamente ci guadagnano in sapore.

- le mele richieste dalla ricette sono di tipo dolce.
Faccio ammenda ed ammetto di aver usato le Granny Smith ma non per pura disobbedienza, ma perchè se vivete in un paesino sperduto tra la Mecca e la Medina nei giorni della sacra festa del sacrificio, ovvero in una settimana in cui è come se fosse ogni giorno Natale per noi, è già un miracolo che si riesca a reperirne tre di numero. E non si va tanto per il sottile sulla qualità. Ed a proposito di Natale, questa ricetta è segnata al 26 di Dicembre...

- Slater raccomanda l'uso di una planetaria per montare gli albumi, in effetti il volume della meringa montata è tale che delle normali fruste elettriche farebbero fatica. Ma sicuramente funzionano lo stesso.

- in questo dolce è l'insieme che fa il miracolo. La meringa da sola è, appunto, una meringa con le noci dentro,  la crema non particolarmente dolce e le mele...solo delle mele ripassate. Mettete tutto insieme e poi ne riparliamo.
 

martedì 13 settembre 2016

Agnello con ceci e feta


Un libro di quelli grossi, con tante pagine come piacciono a me.
Che come sanno tutti coloro siano appassionati lettori, nulla c'è di più frustrante di un libro che finisca troppo in fretta.
Questo, in particolare, non è una semplice raccolta di ricette.
Nigel Slater scrive il suo diario, e scorre veloce e leggero (e divertente, ogni tanto)  come i piatti che presenta.
Questo uno dei non moltissimi che abbia anche una foto, nonostante la semplicità del piatto non la richieda, in effetti.
Le ricette con l'agnello sono sempre benvenute in casa arabafelice, data l'onnipresente presenza della suddetta carne in ogni supermercato arabo ed una certa predilezione da parte dell'augusto consorte.
Questa ha sorpreso non solo per velocità e gusto, ma soprattutto per freschezza.
E riuscire a rendere "fresca" la carne di agnello, credetemi, è opera per pochi eletti.
Nigel Slater, uno di loro ;)

LAMB, CHICKPEA AND FETA
per 2 persone
da The Kitchen Diaries III di Nigel Slater
300 g di spalla d'agnello tagliata a cubetti di massimo un centimetro
2-3 cucchiai rasi di ras el hanout
un barattolo di ceci da 400 g
poco succo di limone
foglioline di menta, una manciata
200g di feta
pepe e dell'insalata per servire
poco olio (per me extravergine d'oliva) 

Rosolare i cubetti di agnello in poco olio su fuoco vivace. Far colorire da tutti i lati quindi  unire il ras el hanout e far cuocere brevemente.
Scolare i ceci dal liquido di conservazione ed aggiungerli all'agnello. Cuocere il tutto per cinque minuti, giusto il tempo che anche i ceci siano ben caldi. Aggiungere una generosa spruzzata di succo di limone, delle foglioline di meta tagliuzzate grossolanamente e un po' di pepe.
Niente sale, dato che a questo punto va aggiunta la feta già molto sapida di suo.
 Spezzettarla grossolanamente e unire all'agnello.
Servire subito con dell'insalata verde.

NOTE

- l'autore raccomanda di tagliare l'agnello della dimensione indicata, e nel caso si acquisti della carne già tagliata meglio rifinire la dimensione perchè il piatto necessita di una cottura molto breve.

- il ras el hanout è un mix di spezie ed erbe tipico principalmente del Marocco ma usato in tutto il Nord Africa e Medio Oriente. La composizione prevede, tra le altre, cannella, cumino, noce moscata, chiodi di garofano, zenzero, lavanda...interessante sapere che fino a non molto tempo fa prevedeva anche un piccolo coleottero polverizzato, ma la vendita è stata poi proibita.

- di una velocità e semplicità disarmante, si ottiene un piatto squisito in pochissimo tempo e ancor meno sforzo. La presenza del ras el hanout (o del garam masala, con cui l'autore invita a sperimentare) fondamentale per un ottenere qualcosa di più da un semplice agnello con i ceci. Non omettetelo per nessun motivo.

- Scettica sul fatto di non aggiungere nemmeno un pizzico di sale mi sono dovuta ricredere all'assaggio visto che la presenza della feta dona tutta la sapidità necessaria e non fa rimpiangerne la mancanza.

- l'autore suggerisce che poco prima di servire il piatto possono essere unite alcune foglie di rucola. Non di spinaci, invece, che rischierebbero di rilasciare troppo liquido e rendere il piatto acquoso.

- Fresco, ecco come definirei il piatto. Incredibile per la sottoscritta visto che la carne di agnello la trovo sempre un po' pesante e prevalente sugli altri sapori. Chapeau.

lunedì 12 settembre 2016

Torta...impossibile, al cocco e limone (senza lievito)


Ci casco tutte le volte.
Mai che impari dai miei errori.
O dai loro.
Ogni volta lo stesso entusiasmo.
Che forse sarà diverso.
Forse per una volta potrò dare a dei conoscenti delle indicazioni turistiche diverse da, per dire, ricordare che la Monna Lisa non sia a Firenze o che Roma non ha un lungomare dove passeggiare la sera vista Colosseo.
E quindi di nuovo che ascolto entusiasta il programma di viaggio della mia nuova conoscente americana.
Passerà dall'Italia per poi continuare verso la Francia e l'Inghilterra.
Mi chiede più che altro dove e cosa mangiare.
Posso affermare tronfia che l'argomento mi trova piuttosto preparata.
E mentre disserto di crepes suzettes, macarons e fish & chips quasi non ci faccio caso.
Infatti deve ripetersi.
Come pago? Sempre euro no? 
No.
O meglio ok in Italia e Francia, ma in Inghilterra servono le sterline.
Really?
Si, really.
E non da poco, eh.
L'euro non l'hanno mai utilizzato.
This is not true.
Ecco, quindi risulto pure bugiarda.
Si confonde evidentemente l'uscita dall'Europa con l'abbandono della moneta.
Che pazienza.
Dice che essendoci già stata ricorda l'uso dell'euro.
Invoco tutti i santi.
E la Regina.
Che veglino sulla malcapitata.
E a me, che ne risparmino i resoconti :)

Allora, una torta può chiamarsi "impossibile"? Si, secondo Donna Hay, perchè è impossibile che non riesca e soprattutto è impossibile non rimanerne conquistati.
Una roba, ma una roba...
Correte a provarla, ve lo chiedo per favore. Mi ringrazierete!


COCONUT AND LEMON IMPOSSIBLE PIE
di Donna Hay
per una teglia da 18 cm di diametro

375ml di latte
60 g di farina di cocco
50 g di burro fuso
un cucchiaio di estratto di vaniglia
un uovo intero
50 g di farina
160 g di zucchero semolato (220 nella ricetta originale)
2 cucchiai di succo di limone
zucchero a velo, per la finitura

Mettere tutti gli ingredienti (tranne lo zucchero a velo, ovviamente) in un frullatore e girare brevemente, quindi il composto ottenuto va versato nella teglia imburrata.
Cuocere in forno preriscaldato a 160 gradi per circa 30-35 minuti (leggermente di più nel mio forno) o comunque finchè uno stecchino inserito al centro del dolce uscirà pulito.
Far raffreddare prima di servire spolverizzando con zucchero a velo.



NOTE

- la torta è divina anche fredda di frigo. Comunque meglio cuocerla in una teglia che sia possibile presentare in tavola piuttosto che passare l'incubo di doverla sformare.

- lo zucchero nella ricetta originale è molto di più, ma come osservato anche da La Blonde Femme un po' eccessivo. Fidatevi :)

- ha una consistenza divina che consente di tagliare fette perfette dopo il raffreddamento e comunque ancora, volendo, di aggredirla con un cucchiaino.

- la teglia migliore per questo dolce è quella che è chiamata pie dish, ovvero una teglia con i bordi leggermente svasati, ne esistono di molto carine perchè è adatta ad assere portata in tavola. Una di pyrex o una normalissima da torta farà comunque al caso vostro.


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