lunedì 29 agosto 2011

Crostata di fichi e mandorle


Era filato tutto così maledettamente liscio.
Un dolce ammirato per mesi sulle pagine di un vecchissimo numero di Living che finalmente diventa di stagione pure in Arabia.
I fichi a cui faccio la corte da settimane finalmente in bella mostra di sè sul bancone del fruttivendolo, anzi proprio a fianco della cassa, quasi a volerne sottolineare l'eccezionalità.
Beh, la corte diciamo che più che ai fichi l'ho fatta per un paio di settimane proprio al fruttivendolo, che conscio e compreso nel suo ruolo non ha mancato di sciorinare tutto il repertorio del caso: prima, la mia richiesta era impossibile.
Poi, è diventata probabile.
Infine, è diventata...forse, però dovevo portarmi a casa tutta la cassetta.
Diciamo che facendo finta di non scorgere gli estremi di un ricatto non mi sono fatta poi pregare troppo, con l'unica condizione che se la cosiddetta piccola scatola avesse avuto le dimensioni di un cargo avrei avuto tutto il diritto di non solo lasciarla dov'era, ma potenzialmente anche di tirargliela appresso.
Patti chiari, amicizia lunga: una cassetta con una ventina di fichi neri diventa di mia proprietà, compresi quei due già marci che faccio finta di non vedere.
Li salvo dal cassiere che ha l'abitudine piuttosto irritante di lanciare qualunque cosa tu abbia acquistato al di là della cassa con articolati giochi di braccia, manco in un'altra vita fosse stato barista in qualche cocktail bar di Miami, ammiccando poi con lo sguardo come per dire visto che prodezza?
Immagino che le mie continue ed incessanti richieste di fare piano non facciano che accrescere il suo ego, interpretate magari come subdoli incoraggiamenti all'esatto contrario.
Li salvo da mio marito, che a leggergli in faccia l'espressione pancia mia fatti capanna ci metto un nanosecondo, stesso tempo che serve a me per assumere quella complementare che dice dovrai passare sul mio cadavere.
Non vedo l'ora di offrirlo stasera ad i miei ospiti, questo dolce delizioso.
A me in primis, che se tanto mi dà tanto e si dovesse giudicare una preparazione dal profumo, questa concorrerebbe per il podio.
Con un ripieno che era così buono crudo da aver richiesto una discreta forza di volontà della sottoscritta per non finirlo ad assaggi, ed una lotta impari col consorte che si è aggiudicato il mixer da ripulire.
E lo ammetto, mi piace tanto anche solo da guardare, così estivo e scanzonato, con quelle fette allegre ed un'aria rustica, o presunta tale, assolutamente irresistibile.
Niente poteva andare storto, no?
Lo porto in giardino, pronta a tagliarlo.
Gli lancio l'ultimo sguardo languido, prima che finisca gioiosamente in briciole nei piatti dei commensali entusiasti.
E sento la sua voce.
Ma che è? Hai fatto un dolce con le melanzane?
Dovrò tenerlo a mente, che la vanità è un peccato capitale :-)

Volendo restare nel campo, se volete un peccato di gola per il quale valga davvero la pena ce l'avete davanti.
Indescrivibile la pasta, e al di là dell'immaginabile il ripieno alla mandorla.
Tutto si fonde in perfezione, ma non barate e rispettate anche le dosi di sale nella pasta: sarete sorpresi dall'effetto finale.
La ricetta va al consueto appuntamento con il calendario di Ammodomio.




CROSTATA DI FICHI E MANDORLE 
da Living di Martha Stewart
per un dolce di circa 26 cm di diametro


per la crosta

160 g di farina
mezzo cucchiaino di sale
mezzo cucchiano di zucchero
113 g di burro freddo
da 2 a 4 cucchiai di acqua ben fredda

per il ripieno

100 g di mandorle pelate
75 g di zucchero semolato
un uovo intero
40 g di burro morbido
2 cucchiaini di farina
un pizzico di sale
dei fichi maturi, bianchi o neri
poco succo di limone

un altro uovo, solo per spennellare


Mischiare la farina con il sale e lo zucchero, dopodichè se si possiede un'impastatrice amalgamare il burro freddissimo a pezzetti al mix di farina usando la frusta a K finchè il composto si presenterà come tante grosse briciole.
Unire ora, con la frusta in funzione, un cucchiaio d'acqua ghiacciata alla volta, non superando i 4 previsti, e smettere non appena il tutto sta insieme.
Se non si possiede l'impastatrice intridere velocemente il burro nella farina con le mani, possibilmente non troppo calde, e unire l'acqua lavorando il meno possibile: non impastare! Semplicemente ammassare il composto con i palmi, tanto che rimanga insieme, non preoccuparsi se non sarà troppo omogeneo.
Avvolgere la pasta ottenuta nella pellicola e mettere in frigo per almeno 2 ore.
Intanto preparare il ripieno: nel mixer con le lame mettere le mandorle con lo zucchero e frullare finche' si ottiene una polvere fine. Ora unire, sempre nel frullatore, l'uovo, il burro, il sale e la farina. Frullare ancora fino ad avere una pasta della consistenza di una crema.
Riprendere la pasta e stenderla direttamente su carta forno aiutandosi con poca farina fino ad ottenere un cerchio di circa 28 cm di diametro.
Sarà piuttosto sottile.
Versare il ripieno sulla pasta in uno strato non spesso, lasciando circa 2 cm dal bordo liberi e sistemarvi i fichi precedentemente lavati, tagliati a fette e conditi con poco succo di limone.




Ripiegare ora i bordi sul ripieno premendo leggermente, e spennellare il bordo con poco uovo battuto.



Con delicatezza trasferire la torta con tutta la carta su una teglia abbastanza grande per contenerla, io il retro di una placca da forno.
Cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per la prima mezz'ora, quindi abbassare a 170 e prolungare la cottura di circa un quarto d'ora, controllando che la pasta si colori per bene.
Far raffreddare a temperatura ambiente prima di servire.

NOTE:

- nonostante la pasta molto sottile il dolce si taglia in fette perfette, purchè si abbia l'accortezza di farlo raffreddare.

- la pasta è friabilissima, una meraviglia. Lavorarla troppo comprometterebbe questa caratteristica.

- come tutte le crostate e' migliore il giorno stesso in cui e' preparata. Il giorno dopo è comunque buonissima, seppur leggermente più morbida.

lunedì 22 agosto 2011

Gelato al lemon curd, senza gelatiera


Che non fossi solo io, lo sapevo.
Sapevo che quello di stipare alternativamente in frigo o in freezer avanzi di ogni genere non è tara imputabile solo a me.
Che poi di questi avanzi si prolunghi solo la sofferenza e la lugubre attesa del bidone della spazzatura, è un altro conto.
Eh si, mica si può usare tutto, diciamolo chiaro, e per quanto mi sforzi di sprecare il meno possibile a volte proprio non ce la si fa.
Un avanzo di frolla minuscolo, che esce al massimo un biscotto o due, se li faccio molto piccoli?
Invece di perdere tempo ad avvolgerlo nella pellicola avrei fatto meglio a mangiarmelo così com'era, cosa che faccio ora appena lo vedo domandandomi ancora come abbia fatto a conservarlo, ma soprattutto cercando di ricordare il perchè.
Con gli avanzi di marmellate è andata meglio, in quel pomeriggio in cui sono stata presa dal sacro fuoco della pulizia viste le vacanze incombenti e con loro la smania di lasciare in casa il minimo indispensabile e soprattutto nulla che potesse diventare luogo di villeggiatura per muffe e simili : sono stati tutti mischiati fino a creare la fantasiosa confettura Tuttifrutti che sinceramente mi spiace non aver immortalato, tanto il colore era bello.
Anche il gusto non ha deluso, ma mio marito è da allora che mi chiede di che razza di frutto fosse: spero che scoprire oggi brutalmente la verità non gli istilli il dubbio che attenti alla sua vita :-)
Il brodo congelato meticolosamente nei contenitori dei cubetti di ghiaccio e' diventato corroborante minestra, a dimostrazione che anche nel deserto si può aver bisogno di un pasto caldo e confortante...
Ma c'è un limite.
L'umana decenza.
Lui, il simpatico signore che frequentiamo qualche volta e che si trova a dover partire in tutta fretta mi bussa sorridente.
Agita davanti alla mia faccia una bustina dalla forma strana, e dall'odore sospetto.
Tu saprai che farci, mi spiace buttarlo, è freschissimo.
Non so se è un complimento alle mie doti culinarie o più semplicemente la constatazione oggettiva che il mio bidone della spazzatura è più grosso del suo.
Ne ho giusto usato un pezzettino, spero non ti dia fastidio...
Cosa?
Non solo mi stai appioppando un avanzo ma è, come dire, mezzo masticato?
Orrore.
E il bello è che ancora non ho capito cosa sia.
Lui va via, io corro con la bustina in mano verso il lavandino, anche perchè si è messa pure a sgocciolare.
Mi credete, se dico che ad aprirla ho avuto paura?
Giuro: è uscita fuori una testa di pesce.
Con tanto di occhio sbarrato, tanto quanto i miei, e due centimetri di corpo attaccato, alla faccia del pezzettino usato.
Io ed il mio vasetto di lemon curd da riciclare siamo roba da dilettanti, altrochè.

Per rincuorarvi, non vedrete la testa in questione in fantasiose ricette, la spazzatura l'ha accolta a braccia aperte.
Piuttosto, se avete un vasetto di lemon curd e non sapete che farci pensate seriamente a questo gelato semplicissimo: morbido e cremoso, con un gusto di limone, si, ma diverso dal solito a cui siamo abituati.
Provatelo, e se ne diventate dipendenti non sarà colpa mia :-)





GELATO AL LEMON CURD

250 g di lemon curd ( comprato o fatto da voi )
250 ml di panna fresca liquida
100 ml di latte intero

Mescolare i tre ingredienti usando una frusta a mano, facendo attenzione a rompere tutti gli eventuali grumi di lemon curd. Dovrete ottenere un liquido dal sinistro colore giallino :-)




Versare il liquido in un contenitore in cui possa stare in uno strato abbastanza sottile ( ghiaccia prima ed e' piu' facile romperlo, dopo ) e mettere in freezer qualche ora.
Al momento di servire rompere la lastra di ghiaccio in tanti pezzi  e versarli nel frullatore.
Far girare le lame a forte velocita' finche' il gelato sara' montato e cremoso (stesso procedimento del sorbetto magico, per intenderci )
Servire subito.

NOTE:

- se dopo la frullatura lo rimettete in freezer perdera' un po' di cremosita', indurendosi. Bastera' frullarlo nuovamente per farlo tornare morbido.

martedì 16 agosto 2011

Pane carasau alla bottarga



Ne e' passato di tempo dall'ultimo post.
Ma non sono a crogiolarmi al sole arabo, godendomi i pochi giorni ancora senza scuola.
Magari: come tutte le volte, questa non fa eccezione.
Qualcosa al rientro dalle vacanze deve andare storto, e se cosi' non fosse ormai mi preoccuperei.
E preoccupata mi sono eccome, alle tre del mattino di quando siamo arrivati a mettere nuovamente piede dentro casa.
Si, perche' tutto pareva andare benone.
I bagagli arrivati senza problemi, e senza, ehm, troppe domande alla dogana.
L'autista li' ad aspettarci e non come al solito, addormentato da qualche parte nonche' irreperibile.
Il traffico inesistente nonostante il Ramadan, che fa invertire giorno e notte per un mese, che ogni sera pare Capodanno.
Aria condizionata: funziona, e dato che fuori ci sono 45 gradi tiro un sospiro di sollievo. Internet, che non resisto a provare nonostante l'ora, perfettamente attivo.
Il frigo non ha perso acqua, il ragazzo che mi fa le pulizie mi ci ha pure messo dentro due yogurt per la colazione.
Butto l'occhio al mobile, la reflex e' sempre li', pronta a riprendere la sua frenetica attivita'.
Persino il gattino che da un po' di tempo ci fa visita in giardino arriva allegro a farci le feste, per nulla provato dall'essere stato lasciato alle cure del perplesso giardiniere.
Solo la porta sul retro non si apre bene, e siamo passati dalla finestra per entrare in casa, ma che sara' mai la vita senza un po' d'avventura?
E' di nuovo quella bellissima, irreale sensazione del mondo perfetto, ma proprio perche' tale preoccupante come non mai.
Ci guardiamo con mio marito, e nessuno dei due osa dire nulla.
Troppo bello per essere vero, ed infatti non lo e'.
Il cielo solo sa la valanga che e' venuta giu' dal mattino successivo.
In ordine sparso, il collegamento ad internet e' stato ripristinato l'altro ieri dopo due settimane di black out in tutto il centro residenziale dove vivo ed un numero imprecisato di conversazioni tra il comico ed il tragico con tutti i tecnici deputati a ripristinarlo.
La porta sul retro si e' bloccata del tutto, e la parabola ha deciso di non mandare piu' segnali al decoder della tv.
I cellulari non hanno funzionato per una giornata intera, facendo pensare alla mia fervida immaginazione che forse cercavano di tagliarci le comunicazioni per meglio riuscire in un eventuale attacco terroristico...
Niente di niente.
Tutto risolto.
Piu' o meno.
L'avete capito, si, che ora ho un mondo di cose da raccontarvi? ;-)

Per la ricetta...ma quale ricetta, l'idea di oggi va ringraziata mia sorella.
Sorprendentemente buono e non banale, fara' la sua figura anche in cene piu' raffinate, per l'aperitivo prima di una cena di pesce, per un happy hour meno scontato, o anche su un buffet.
Invece per il delizioso piatto ed il bellissimo canovaccio sono io che devo ringraziare Glenda, mia...nipote??? Ma vale se zia e nipote hanno la stessa eta'???
Mi sa che nemmeno si e' resa conto  del piacere immenso che mi fanno queste cosine...:-)



PANE CARASAU ALLA BOTTARGA

pane carasau
bottarga di muggine grattugiata
ottimo olio extravergine d'oliva
poco pepe, se piace

Spezzettare il pane in pezzi piu' o meno grossi e sistemarne un primo strato nel piatto da portata. Cospargerlo con abbondante bottarga di muggine e irrorare con l'olio.
Continuare per quanti strati si desidera.

NOTE:

- il piatto e' piu' buono se preparato al massimo mezz'ora prima di essere servito, in modo che l'olio non intrida troppo il pane facendogli perdere croccantezza.

- la bottarga di muggine e' molto saporita, per cui non ho messo sale. Ma se a voi la preparazione dovesse piacere piuttosto sapida, aggiungetelo pure.
Arabafelice in cucina! © . Template by Berenica.