lunedì 30 maggio 2011
Crêpes ai formaggi vanigliati e frutti rossi
Che io bari, mi sa che ormai è chiaro.
E non perchè sia un genio del crimine, come qualche post precedente può aver dato adito a pensare.
Piuttosto devo adattarmi a ciò che offre il supermercato l'unico giorno della settimana in cui riesco ad andarci.
E magari solo a quello.
Si, perchè puo' sempre succedere che il filetto di vitello ordinato dalla settimana precedente non sia arrivato per colpa di una terribile tempesta di sabbia che improvvisamente fa diventare buio a mezzogiorno, e fa fermare i camion sulla strada.
Ed attendere.
Se c'è una cosa che ho imparato qui in Arabia è l'attesa, quella davanti alla quale si è impotenti perchè, abbiate pazienza, di una tempesta di sabbia si può prevedere la fine con un certo margine ma mica sempre ci si azzecca. In questo ammiro gli arabi e il loro inshallah, quel far sottostare tutto alla volontà di un Dio imprevedibile ed ogni tanto capriccioso, ma con il quale arrabbiarsi è considerata un'inutile perdita di tempo.
Ammiro anche, ma non invidio, la capacità di andare in giro senza orologio, regolando la giornata sulle cinque chiamate del muezzin per le preghiere che risuonano dai minareti delle onnipresenti moschee.
Benissimo, direte, basta imparare l'ora delle preghiere ed il più è fatto.
Magari.
Senonchè cambiano orario, spostandosi di un minuto avanti ogni giorno per un certo periodo dell'anno, e poi indietro per un altro. Per questo, se un musulmano vi dà appuntamento che so, subito dopo la preghiera serale chiamata Isha, potrebbe indifferentemente significare un lasso di tempo dalle sette alle nove di sera, per cui sarà bene informarsi in anticipo...
Ora, per le preghiere ho risolto: esiste una applicazione per Iphone anche per quelle, chiamata iPray che fa bella mostra di sè tra quella sui macarons e l'altra sulle previsioni del tempo.
Per il vitello, pure, non nel senso che ho scaricato anche quello nel telefonino ma più semplicemente che l'ho sostituito con del pollo, rivoluzionando la ricetta che avevo in mente di fare.
E mentre sto per dirigermi alla cassa con il mio pollo-che-voleva-essere-un-vitello, una visione.
Vista la natura, è più probabilmente un'allucinazione.
E peggio di san Tommaso non contenta di vedere devo pure toccare.
Stanno sistemando sugli scaffali una fila di ricottine italiane confezionate. Oddio, a Roma di quella marca non le degnerei di un solo sguardo, ma qui è tutta un'altra storia.
Mentre mi riempio il carrello, il commesso mi mostra con il dito un altro scaffale: è pieno di mascarpone della stessa marca!
Non so se il mio carrello a questo punto fa più sconcerto, ridere, o spavento.
Ma oggi l'attesa per iSandstorm mi peserà meno ;-)
Somma gioia e sommo gaudio, proprio i formaggi che mi servivano per provare questa invitantissima ricetta tratta dal libro di cui ho già tratto un buonissimo cake salato.
Fresche e delicate, le crepes si vestono dell'estate dei frutti rossi diventando un fine pasto delizioso o una merenda golosa.
E per una volta non ho nemmeno dovuto barare ;-)
CREPES AI FORMAGGI VANIGLIATI E FRUTTI ROSSI
da Storie di Brunch di Simone Rugiati
(per circa 8 crepes da 18 cm)
un uovo intero
250 ml di latte
100 g di farina
poco burro per ungere la padella
per il ripieno
100 g di Philadelphia
100 g di mascarpone
100 g di ricotta di mucca
2 o 3 cucchiai di zucchero a velo vanigliato
circa 100 g di lamponi
per accompagnare
fragole
basilico, oppure menta
zucchero semolato, oppure di canna
Per le crepes: frullare nel mixer l'uovo, il latte e la farina fino ad avere un composto liscio. Versare quindi in una ciotola, coprire con pellicola e far riposare un paio d'ore in frigo.
Intanto preparare il ripieno: mescolare tutti i formaggi insieme con lo zucchero vanigliato in modo da ottenere una crema morbida. Solo alla fine unire i lamponi lavorando con attenzione in modo da variegare la crema, senza schiacciarli troppo.
Preparare le fragole d'accompagno semplicemente tagliandole a pezzetti e mescolandole con poco zucchero e del basilico, oppure della menta, spezzettati. Lasciare riposare in frigo.
Ora riscaldare una padella antiaderente con una noce di burro, spalmandola bene usando della carta da cucina.
Versare poco composto per crepes alla volta, roteando la padella in modo da uniformare lo spessore. Cuocere a fiamma media finchè si asciuga, quindi girarla ( potete farla "saltare" con un colpetto secco di polso oppure aiutarvi con una forchetta ) e cuocere un minuto anche dall'altra parte.
Procedere allo stesso modo fino a terminare il composto, ungendo di nuovo la padella quando serve. Impilare le crepes pronte su un piatto e farle raffreddare completamente. Farcirle quindi con la crema preparata e arrotolarle ad ottenere un cannolo.
Piegare il cannolo su se stesso sul piatto, in modo da formare una ciambellina al centro della quale versare un po' delle fragole con il loro sughetto.
Decorare con una foglia di menta o di basilico.
NOTE:
- le crepes possono essere preparate anche il giorno prima, e conservate in frigo impilate una sull'altra e coperte con pellicola a contatto.
- per farle ben sottili togliere il padellino dal fuoco ogni volta che si mette l'impasto: in questo modo e' piu' semplice farlo roteare senza che rapprenza subito. Anche il fuoco non deve essere troppo alto.
- per farle ben sottili togliere il padellino dal fuoco ogni volta che si mette l'impasto: in questo modo e' piu' semplice farlo roteare senza che rapprenza subito. Anche il fuoco non deve essere troppo alto.
- possono essere farcite anche diverse ore prima di essere servite, ma preferibilmente le fragole di accompagnamento vanno messe all'ultimo, per evitare che le crepes si inzuppino troppo.
- la frutta puo' variare a seconda dei vostri gusti, quindi osate. E anche lo zucchero può essere aumentato o diminuito a piacere.
giovedì 26 maggio 2011
Cake di feta e spinaci
Lo so, lo so.
Non mi sono fatta una buona fama.
Anche se nascondere gli ingredienti ai mariti ignari non è ancora peccato capitale, vero?
E se dico di necessità, virtù oppure il fine giustifica i mezzi non cambia nulla, eh?
Starete pensando che mio marito abbia subito un qualche tipo di choc, per mostrare tanta diffidenza.
Ebbene, la rivelazione: non è stata colpa mia :-)
Bora Bora, Polinesia Francese, viaggio di nozze, una decina di anni fa.
Per niente scombussolati da un viaggio aereo interminabile, dal fuso orario all'incontrario e nemmeno dall'avventura di una tempesta scoppiata all'improvviso mentre pagaiavamo romanticamente sull'Oceano Pacifico, che molto poco pacifico ci sembrò, in quel momento.
Ve lo racconto per bene un'altra volta, ma vi dico solo che finì con il neoconsorte che si buttò eroicamente in mare per spingere la canoa con la sottoscritta bagnata, infreddolita e diciamolo, un pelino terrorizzata, fino a rientrare nella placida laguna.
E dato che allo scampato pericolo seguì una gran fame ci dirigemmo verso il bellissimo e promettente buffet dell'hotel.
Ci avviciniamo ad un vassoio con delle carni miste, e qui la sottoscritta salta per buttarsi sul pesce.
D'altronde la targhetta recita laconicamente Animaux Sauvage, animali selvaggi, e scusate se nutro dubbi sulla sua natura.
Mio marito, no.
Ostinato come pochi, interroga il cameriere in perfetto francese.
Ora, il francese che parlano in Polinesia deve essere diverso da quello che parlano a Parigi: per cui il cameriere imperterrito continuava a dire animaux sauvage, mentre il consorte era al limite dal mimare se volassero, camminassero o nuotassero, tanto per avere idea di che parte del regno animale avessero fatto parte durante la vita terrena.
Sconfitto, salta anche lui. D'altronde da queste parti non mangiare il bellissimo pesce sarebbe un delitto.
E se ne fa un bel carico, non aveva appena consumato tante energie nei suoi doveri di supereroe? ;-)
Angolo delle salse: tante, tantissime, colorate, profumatissime. Una gioia solo a guardarle.
Ne punta una verde, quasi smeraldo, incantevole.
Amore, aspetta, non metterla dappertutto prima di assaggiarla. E non si dica che già non conoscevo i miei polli...
Troppo tardi.
Non c'è scampo.
Primo morso, ok. Secondo, occhi spalancati. Terzo, appaiono sul suo viso tutti i colori di fantozziana memoria.
La salsa verde smeraldo è il più terribile wasabi che il mondo ricordi. Mio marito ne ha un chilo in bocca.
Insieme ad una lingua diventata enorme, ed agli occhi che lacrimano.
Scappiamo in camera, per fortuna ho degli antistaminici.
E' che non capisco se piange o se ride. Ride, ride.
Ed io dietro a lui.
E' stato chiaro subito, che insieme non ci saremmo mai annoiati ;-)
Il povero marito ancora sconvolto dalla scoperta di aver mangiato biscotti di maionese, salvatosi appena in tempo da un gazpacho con dentro fragole al posto di pomodori, ed ad oggi ancora incredulo perchè i ravioli con dentro il panettone gli erano piaciuti, eccome, merita una volta tanto un paio di sapori confortanti e confortevoli come quelli che stanno sempre bene insieme, come la feta con gli spinaci.
Provatelo questo cake, è morbidissimo e delizioso.
E viene da un bel libro, Storie di Brunch di Simone Rugiati regalatomi dalla bellissima Giulia in occasione del nostro incontro a Roma lo scorso inverno.Chissà se si è ripresa, da tutte le chiacchiere di cui l'ho inondata :-)
Rompere le uova in una ciotola, batterle leggermene con una frusta a mano quindi aggiungere il latte, l'olio ( che nella ricetta originale era 200ml, ho diminuito un pochino ) il sale ed il pepe. Unire quindi la farina ed il lievito.
Appena il tutto sarà omogeneo unire la feta a dadi grossolani, il groviera grattugiato, gli spinaci lavati e grossolanamente tagliuzzati ed il basilico tritato.
Non mi sono fatta una buona fama.
Anche se nascondere gli ingredienti ai mariti ignari non è ancora peccato capitale, vero?
E se dico di necessità, virtù oppure il fine giustifica i mezzi non cambia nulla, eh?
Starete pensando che mio marito abbia subito un qualche tipo di choc, per mostrare tanta diffidenza.
Ebbene, la rivelazione: non è stata colpa mia :-)
Bora Bora, Polinesia Francese, viaggio di nozze, una decina di anni fa.
Per niente scombussolati da un viaggio aereo interminabile, dal fuso orario all'incontrario e nemmeno dall'avventura di una tempesta scoppiata all'improvviso mentre pagaiavamo romanticamente sull'Oceano Pacifico, che molto poco pacifico ci sembrò, in quel momento.
Ve lo racconto per bene un'altra volta, ma vi dico solo che finì con il neoconsorte che si buttò eroicamente in mare per spingere la canoa con la sottoscritta bagnata, infreddolita e diciamolo, un pelino terrorizzata, fino a rientrare nella placida laguna.
E dato che allo scampato pericolo seguì una gran fame ci dirigemmo verso il bellissimo e promettente buffet dell'hotel.
Ci avviciniamo ad un vassoio con delle carni miste, e qui la sottoscritta salta per buttarsi sul pesce.
D'altronde la targhetta recita laconicamente Animaux Sauvage, animali selvaggi, e scusate se nutro dubbi sulla sua natura.
Mio marito, no.
Ostinato come pochi, interroga il cameriere in perfetto francese.
Ora, il francese che parlano in Polinesia deve essere diverso da quello che parlano a Parigi: per cui il cameriere imperterrito continuava a dire animaux sauvage, mentre il consorte era al limite dal mimare se volassero, camminassero o nuotassero, tanto per avere idea di che parte del regno animale avessero fatto parte durante la vita terrena.
Sconfitto, salta anche lui. D'altronde da queste parti non mangiare il bellissimo pesce sarebbe un delitto.
E se ne fa un bel carico, non aveva appena consumato tante energie nei suoi doveri di supereroe? ;-)
Angolo delle salse: tante, tantissime, colorate, profumatissime. Una gioia solo a guardarle.
Ne punta una verde, quasi smeraldo, incantevole.
Amore, aspetta, non metterla dappertutto prima di assaggiarla. E non si dica che già non conoscevo i miei polli...
Troppo tardi.
Non c'è scampo.
Primo morso, ok. Secondo, occhi spalancati. Terzo, appaiono sul suo viso tutti i colori di fantozziana memoria.
La salsa verde smeraldo è il più terribile wasabi che il mondo ricordi. Mio marito ne ha un chilo in bocca.
Insieme ad una lingua diventata enorme, ed agli occhi che lacrimano.
Scappiamo in camera, per fortuna ho degli antistaminici.
E' che non capisco se piange o se ride. Ride, ride.
Ed io dietro a lui.
E' stato chiaro subito, che insieme non ci saremmo mai annoiati ;-)
Il povero marito ancora sconvolto dalla scoperta di aver mangiato biscotti di maionese, salvatosi appena in tempo da un gazpacho con dentro fragole al posto di pomodori, ed ad oggi ancora incredulo perchè i ravioli con dentro il panettone gli erano piaciuti, eccome, merita una volta tanto un paio di sapori confortanti e confortevoli come quelli che stanno sempre bene insieme, come la feta con gli spinaci.
Provatelo questo cake, è morbidissimo e delizioso.
E viene da un bel libro, Storie di Brunch di Simone Rugiati regalatomi dalla bellissima Giulia in occasione del nostro incontro a Roma lo scorso inverno.Chissà se si è ripresa, da tutte le chiacchiere di cui l'ho inondata :-)
CAKE DI FETA E SPINACI
( per uno stampo da plumcake 24cm x 10 cm)
da Storie di Brunch di Simone Rugiati
100 ml di latte
3 uova intere
180 g di farina
una bustina di lievito per torte salate da 14 grammi
100 g di groviera grattugiato
200 g di feta
150 ml di olio di semi
un mazzetto di basilico
3 grosse manciate di spinaci crudi
sale, pepe
Rompere le uova in una ciotola, batterle leggermene con una frusta a mano quindi aggiungere il latte, l'olio ( che nella ricetta originale era 200ml, ho diminuito un pochino ) il sale ed il pepe. Unire quindi la farina ed il lievito.
Appena il tutto sarà omogeneo unire la feta a dadi grossolani, il groviera grattugiato, gli spinaci lavati e grossolanamente tagliuzzati ed il basilico tritato.
Versare in uno stampo da plumcake coperto con carta forno e fare riposare l'impasto a temperatura ambiente per una ventina di minuti (barbatrucco preso da Sarah) prima di cuocerlo in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 45-50 minuti.
Servire a temperatura ambiente.
NOTE:
- come spiega Sarah, il riposo evita che questo genere di preparazione risulti gommoso. Provare per credere ;-)
- e' buonissimo anche il giorno dopo, ed anche freddo di frigo! Conservatelo avvolto nell'alluminio.
lunedì 23 maggio 2011
Biscotti farciti al limone
Ditemelo, se si puo' avere paura di un biscotto.
Si, avete letto bene.
C'e' qualcosa di piu' inoffensivo? Di meno pericoloso? Che se serve un'arma a portata di mano sono proprio l'ultima cosa a cui pensare. Leggeri, gustosi, piccini, almeno per la maggior parte delle volte.
Inermi che piu' inermi non si puo'.
Aggraziati ed accattivanti, se pure ci si perde tempo con una formina. E persino un cammello diventa leggiadro quasi come un cigno, se ritagliato in una pasta leggera e friabile...
Infatti il problema, a pensarci bene, non e' il biscotto.
Sono io.
E tutto ha pure una precisa data d'inizio: quella in cui pubblicai i biscotti di maionese.
Biscotti di cui mio marito si era mangiato intere vagonate, tanto per rendere l'idea.
Che lo facevano impazzire, che erano i piu' buoni che avesse mai assaggiato e bla bla bla.
Fino al giorno che torna a casa mostrando una certa apprensione.Hai pubblicato dei biscotti di maionese, oggi, sul blog. Ma io ne ho mai mangiati?
Eccome.
Ma non avevi detto che c'era la maionese.
Amore, ti ho mai elencato gli ingredienti dei piatti che hai davanti???
Oddio. Chissa' che hai messo in tutti gli altri.
Che poi, pover'uomo, non ha tutti i torti, conoscendo la mia insana passione per il nascondere ingredienti impensabili dove mai se li aspetterebbe.
Sta di fatto che da allora si aspetta con orrore che so, la ricotta salata nella Pavlova, lo zucchero sugli spaghetti o il cacao come condimento per l'insalata.
Il brutto e' che scrivendole nemmeno mi sembrano cattive idee :-)
Stesso copione con questi biscottini deliziosi: l'esortazione a metterci su un po' della cremina del ripieno e' stata vista come una trappola alla Mata Hari, che ha giustificato la repentina trasformazione del consorte in un incrocio tra Maigret, il tenente Colombo ed uno 007.
E invece no: nessun segreto, stavolta.
Sanno di limone perche' c'e' davvero il limone, ed il Philadelphia nei dolci e' stato da tempo sdoganato dall'immenso amore per i cheesecakes.
Sono friabili perche' c'e' il burro, e la crosticina e' solo zucchero.
Quindi tranquillo, James Bond, stavolta vai sul sicuro.
La prossima, vedremo ;-)
Se siete amanti dei dolci limonosi, correte in cucina e preparateli: friabili e profumatissimi, attenti a non mangiarvi il ripieno a cucchiaiate ancora prima ancora che i biscotti siano pronti!
Credetemi, la cremina fredda li rende deliziosi, adattissimi anche ai primi (vostri) ed ai perenni (miei) caldi, con un che di rinfrescante davvero raro in dolcetti simili.
E comunicazione di servizio: si sono conclusi due contest in cui ero tra i giudici. Correte a festeggiare tutti i vincitori sia da Cleare che da Stefania!
BISCOTTI FARCITI AL LIMONE di Martha Stewart
( per una ventina di biscotti piuttosto piccoli)
110 g di burro freddo
62 g di zucchero a velo
la buccia grattugiata di un limone
mezzo cucchiaino di sale
125- 135 g di farina, circa
zucchero semolato, per spolverizzarli
per il ripieno
la buccia grattugiata di un limone
60 g di Philadelphia
circa 100 g di zucchero a velo, piu'o meno
Battere con una frusta al alta velocita' il burro con il sale e la buccia di limone per un minuto. Aggiungere quindi lo zucchero a velo e continuare a battere finche' il composto sara' chiaro e montato.
Ora aggiungere a poco a poco la farina usando solo il cucchiaio di legno, e lavorando il tutto solo perche' stia insieme.
Il composto dovra' comunque risultare piuttosto morbido, quindi non lavoratelo a mano ma solo con il cucchiaio. Aggiungere troppa farina comprometterebbe la friabilita' dei biscotti, regolatevi senza esagerare.
Fare una palla, avvolgerla nella pellicola e mettere in frigo per un'ora.
Stendere quindi con il mattarello aiutandosi con poca farina ad uno spessore di circa 4-5 mm, non di meno, e ritagliare i biscotti della forma preferita.
Adagiare i biscotti sulla teglia coperta con carta forno e spolverizzarli con poco zucchero semolato.
Metterli 10 minuti in frigo ( ancora meglio in freezer, se il vostro frigo non raffredda velocemente come il mio ;-)
Cuocerli in forno preriscaldato a 175 gradi per circa 15-20 minuti. I bordi dovranno risultare coloriti.
Per il ripieno: battere il Philadelphia e la buccia di limone con le fruste elettriche unendo a poco a poco lo zucchero a velo. La quantita' e' indicativa, fermatevi quando la crema avra' una consistenza media e metterla in frigo.
Far raffreddare completamente i biscotti e servirli insieme alla crema preparata ben fredda, accoppiandoli a sandwich.
NOTE:
- i biscotti non farciti si conservano diversi giorni in una scatola di latta.
- anche il ripieno dura diversi in giorni, tenuto in frigo.
- farcire i biscotti poco prima di servirli, per non farli ammorbidire, oppure portarli in tavola insieme alla crema separatamente, in modo che ciascuno se ne serva secondo i propri gusti.
giovedì 19 maggio 2011
Sorbetto magico
Si fa presto a dire magico.
No, questo sorbetto non fa dimagrire, a meno che non diventi l'unico cibo ingerito da qui all'eternità, e mi raccomando in quantità ridottissima.
Non dà i numeri del Superenalotto, e nemmeno esce dalle lampade chiedendo di esaudire i vostri desideri.
Non salva la vita, a meno che il male di cui soffriate non sia solo un banale ed improvviso calo di zuccheri.
Non aiuta con le beghe sul lavoro, è provato, la mia collega è rimasta antipatica anche dopo aver abbondamente contribuito alla sua sparizione.
Non fa diventare più intelligenti, quindi no, non somministratelo con questo fine.
Nè più belli, o affascinanti.
E allora?
Beh, si fa con un solo ingrediente, ed io altre ricette così ne conosco proprio pochine.
Non richiede particolari sforzi, mica ci sono io dentro il mixer!
Nemmeno particolari accortezze, trucchi, segreti.
Meno di cinque minuti il tempo di preparazione, e già qui lo so che cominciate a convenire che un po' di magia c'è, eccome.
Mette d'accordo tutti, celiaci, vegani, intolleranti al lattosio, allergici alle uova, amici a dieta, quelli che non mangiano il dolce ma poi si, giusto un pochino per rinfrescarmi, bambini, chi non può masticare, chi solo perchè ho mal di gola.
Riesce sempre, senza doverlo controllare in continuazione, col patema del sarà commestibile? che invece accompagna altre preparazioni. Niente ansie da prestazione, niente piano B da prevedere.
Niente gelatiera da mettere in funzione, solo un brutale passaggio per le lame del mixer.
Da brava novella San Tommaso non ho creduto, all'inizio, al mio amico Larry che tanto famoso è, tra le conoscenze in comune, proprio per questo sorbetto.
E' americano, figurati, chissà che ci avrà messo dentro.
E lui a ridere delle mie domande, ed a scuotere la testa alle mie supposizioni.
Fino al giorno in cui mi ha dato la dimostrazione pratica nella sua incasinatissima cucina, e sono corsa a casa mia come un fulmine per poterlo replicare.
Non poteva essere così semplice. E invece si.
Da allora questo sorbetto vive nel mio freezer, perchè se abbiamo una voglia improvvisa di qualcosa di dolce e fresco non devo per forza darmi troppo da fare.
E poter fare ogni tanto il minimo indispensabile con il massimo risultato non è già quasi magia? ;-)
Semplicità disarmante, e oso dire anche leggero. Cremoso al punto giusto, non si può volere nulla di più. Bugia: volevo tanto anche il cucchiaino cammellato per potermelo gustare al meglio!
Se date un'occhiata alla sezione Gelati e Semifreddi troverete altre idee sprint, ed una favolosa anche salata!
E la ricetta va al consueto appuntamento con il Calendario di Ammodomio .
SORBETTO MAGICO
- quello che avanza può essere rimesso in freezer, ma prima di essere servito va sempre frullato per una migliore consistenza.
- l'operazione di frullatura va fatta poco prima di servirlo, se lo fate in anticipo e lo rimettete in freezer avrete di nuovo...una lastra di ghiaccio.
- viene bene con qualsiasi tipo di frutta, ma non so perche' all'ananas riscuote sempre un successo esagerato.
- ovviamente con frutta sciroppata fatta in casa sarà ancora più buono.
No, questo sorbetto non fa dimagrire, a meno che non diventi l'unico cibo ingerito da qui all'eternità, e mi raccomando in quantità ridottissima.
Non dà i numeri del Superenalotto, e nemmeno esce dalle lampade chiedendo di esaudire i vostri desideri.
Non salva la vita, a meno che il male di cui soffriate non sia solo un banale ed improvviso calo di zuccheri.
Non aiuta con le beghe sul lavoro, è provato, la mia collega è rimasta antipatica anche dopo aver abbondamente contribuito alla sua sparizione.
Non fa diventare più intelligenti, quindi no, non somministratelo con questo fine.
Nè più belli, o affascinanti.
E allora?
Beh, si fa con un solo ingrediente, ed io altre ricette così ne conosco proprio pochine.
Non richiede particolari sforzi, mica ci sono io dentro il mixer!
Nemmeno particolari accortezze, trucchi, segreti.
Meno di cinque minuti il tempo di preparazione, e già qui lo so che cominciate a convenire che un po' di magia c'è, eccome.
Mette d'accordo tutti, celiaci, vegani, intolleranti al lattosio, allergici alle uova, amici a dieta, quelli che non mangiano il dolce ma poi si, giusto un pochino per rinfrescarmi, bambini, chi non può masticare, chi solo perchè ho mal di gola.
Riesce sempre, senza doverlo controllare in continuazione, col patema del sarà commestibile? che invece accompagna altre preparazioni. Niente ansie da prestazione, niente piano B da prevedere.
Niente gelatiera da mettere in funzione, solo un brutale passaggio per le lame del mixer.
Da brava novella San Tommaso non ho creduto, all'inizio, al mio amico Larry che tanto famoso è, tra le conoscenze in comune, proprio per questo sorbetto.
E' americano, figurati, chissà che ci avrà messo dentro.
E lui a ridere delle mie domande, ed a scuotere la testa alle mie supposizioni.
Fino al giorno in cui mi ha dato la dimostrazione pratica nella sua incasinatissima cucina, e sono corsa a casa mia come un fulmine per poterlo replicare.
Non poteva essere così semplice. E invece si.
Da allora questo sorbetto vive nel mio freezer, perchè se abbiamo una voglia improvvisa di qualcosa di dolce e fresco non devo per forza darmi troppo da fare.
E poter fare ogni tanto il minimo indispensabile con il massimo risultato non è già quasi magia? ;-)
Semplicità disarmante, e oso dire anche leggero. Cremoso al punto giusto, non si può volere nulla di più. Bugia: volevo tanto anche il cucchiaino cammellato per potermelo gustare al meglio!
Se date un'occhiata alla sezione Gelati e Semifreddi troverete altre idee sprint, ed una favolosa anche salata!
E la ricetta va al consueto appuntamento con il Calendario di Ammodomio .
SORBETTO MAGICO
un barattolo di frutta sciroppata a piacere, ananas se lo volete come quello in foto
Versare tutto il contenuto del barattolo (frutta e sciroppo insieme, mi raccomando) nel mixer. Frullare fino ad avere una purea che andrà versata in un contenitore dove possa stare in uno strato non troppo spesso, altrimenti dopo romperlo sarà più complicato.
Mettere in freezer per una notte.
Il giorno dopo rompere la lastra ghiacciata in tanti pezzi.
Metterli di nuovo nel mixer e far andare le lame a forte velocità finchè il sorbetto diventerà morbido e cremoso, quasi montato.
Può servire, di tanto in tanto, aprire il il coperchio del mixer e pulire le pareti dai pezzi di ghiaccio che non hanno voglia di andare a finire sotto le lame ;-)
Servire subito, decorato come preferite...o anche senza nulla!
NOTE:
- quello che avanza può essere rimesso in freezer, ma prima di essere servito va sempre frullato per una migliore consistenza.
- l'operazione di frullatura va fatta poco prima di servirlo, se lo fate in anticipo e lo rimettete in freezer avrete di nuovo...una lastra di ghiaccio.
- viene bene con qualsiasi tipo di frutta, ma non so perche' all'ananas riscuote sempre un successo esagerato.
- ovviamente con frutta sciroppata fatta in casa sarà ancora più buono.
lunedì 16 maggio 2011
Risi e bisi, in arancini
Tutte le volte la stessa storia.
Celo. Celo. Mi manca.
Con la stessa lagna cantilenante di quando da piccola giocavo con le figurine, e nell'album dei Puffi ne e' sempre mancata una, una sola. Mai trovato un doppione, una bustina fortunata, un amichetto generoso.
E allora? Niente, con un certo spirito di iniziativa avevo disegnato io il Puffo nello spazio mancante.
Non sara' stato lo stesso, ma almeno l'album in qualche modo era stato completato.
Anche con la ricetta di Annamaria, per l'MT Challenge di Maggio, il copione e' rimasto quello.
Una rapida scorsa, agli ingredienti, cosa mi manchera' stavolta per fare un decente risi e bisi?
Ad una prima occhiata non sono messa tanto male.
Certo, se prendiamo tutto con le pinze.
Il riso Vialone Nano, ok. Piu' o meno. E' uguale tenere in dispensa un Vialone...nano e ballerine?
Al burro chiarificato, un salto di gioia e una certa soddisfazione. Qui lo vendono al super accanto al burro normale, non saro' tra quelli che dovranno sostituirlo o, peggio, farlo da me che e' una discreta scocciatura.
Piuttosto, pensavate che mi sarei arenata sulla pancetta, eh?
Mai sottovalutare le mie risorse, e soprattutto quello che posso infilare in una valigia ad ogni viaggio dall'Italia in Arabia, e soprattutto stipare in freezer...
Praticamente tutto a posto. Peccato che mi manchi l'ingrediente principe: dei piselli freschi con tanto di baccello degni di questo nome.
Qui a nulla servono mercato nero, gli occhi chiari, il sorrisone al fruttivendolo e nemmeno girare con una foto del legume in questione con tale cura che pare mostri la foto di un qualche parente scomparso.
Niente. Nada de nada.
Il fruttivendolo non li ha nemmeno mai visti, e a nulla vale la solita arma che sul prezzo ci possiamo mettere d'accordo...
Reparto surgelati, ultima speranza. I piselli ci sono, arrivano freschissimi e belli mummificati niente meno che dalla Nuova Zelanda.
Che si fa? Si comprano, e di corsa.
D'altronde, mica l'ho inventato io il detto a mali estremi, estremi rimedi...
E quindi si corre a casa, e si adatta un qualcosa al brunch in giardino che avremo l'indomani.
Che a presentare risi e bisi in Arabia, con gli attuali 40 gradi, ci e' voluto un po' di coraggio, questo si.
Ma chiuso in quella crosticina deliziosa, ci credete che non ne e' avanzato nemmeno un chicco? ;-)
RISI E BISI IN ARANCINI
(dalla ricetta di Annamaria )
250 g di riso
200 g di piselli (surgelati...)
60 g di burro chiarificato
una cipolla bianca piccola
50 g di pancetta
prezzemolo
parmigiano reggiano
sale, pepe
del buon brodo vegetale
per la panatura
acqua e farina in dosi variabili
pangrattato
olio per friggere
Per il brodo vegetale, versare dell'acqua in una pentola capiente ed unire una costa di sedano, una carota, una cipolla, un ciuffo di prezzemolo ed una patata sbucciata. Appena il tutto arriva a bollore abbassare il fuoco, salare leggermente e far sobbollire almeno una mezz'ora.
Filtrarlo ed e' pronto da utilizzare.
Per il risotto, rosolare la pancetta e la cipolla con meta' del burro chiarificato. Intanto a parte scottare i piselli surgelati in acqua salata ( non li ho aggiunti subito come dice Annamaria o si sarebbero disfatti del tutto ). Aggiungere il riso, mescolare bene ed aggiungere il brodo bollente a poco a poco. A pochi minuti dalla fine della cottura aggiungere i piselli ed il prezzemolo tritato.
Togliere quindi dal fuoco, aggiungere il resto del burro, il parmigiano ed eventualmente aggiustare di sale e pepe.
Per gli arancini, aspettare che il riso intiepidisca e si compatti leggermente.
Intanto preparare in una ciotola una pastella semiliquida di acqua e farina che servira' da "colla" per il pangrattato. Modellare gli arancini con le mani, i miei sono piuttosto piccoli, e girarli aiutandosi con due cucchiai nella pastella. Impanarli quindi con il pangrattato.
Friggerli in olio profondo bene caldo, scolarli su carta assorbente e servire subito.
venerdì 13 maggio 2011
Gazpacho di fragole e pomodori all'aceto balsamico
Una imbrogliona?
Una mistificatrice?
Una imbonitrice?
Forse un po' si.
E tutto perche' nelle mie vellutate nessuno sa bene cosa ci sia dentro, cosa ci sia finito, o quale idea malsana mi sia nata dalla vista di chissa' quale ingrediente vicino ad un altro, nell'ultimo raid al supermercato.
Lo sa bene meglio di tutti mio marito, l'uomo per cui la cipolla e' una cosa che puzza e l'aglio ci sara' pure un motivo se lo usano per cacciare i vampiri.
E' quindi con un certo timore che ogni volta, davanti all'ennesima cremina colorata, chiede di cosa sia fatta.
Raro, rarissimo, che risponda diretta alla domanda.
La prendo alla larga, in genere cominciando a lodarne i principi nutritivi, il concentrato di vitamine, la spremuta di antiossidanti.
Non funziona, eh, no che non funziona.
Se parto dagli antiossidandi si mette le mani nei capelli, temendo il peggio. Lo so, con la zuppa di cipolle avevo osato troppo. Ma una povera, misera cipollina in un mare di altre verdure non puoi sentirla...
E infatti non si sente.
Tira ad indovinare, lo faccio assaggiare e via con gli ingredienti.
In genere ne becca meta', e la meta' occulta rimane tale.
Ma il timore resta, perche' sa che la fregatura, diciamolo, e' sempre dietro l'angolo.
Non se l'aspettava certo l'altra sera, quando ha visto un bel gazpacho pronto in frigo.
Probabilmente il suo intruglio preferito, nonostante tutta quella cipolla dentro...e qui evito di lanciarmi in disquisizioni sulla materia.
E ovviamente, non vogliamo dargli un'assaggiatina prima di cena, vizio che prima o poi mi fara' rimanere senza, se non tengo gli occhi bene aperti?
Ho fatto finta di non vedere.
Ho aspettato il disastro.
Ho goduto a vedere il cucchiaio entrare in bocca, vuoi vedere che succede un miracolo?
Ahhhhhhhhhhhhh!
Se non sapessi che Tarzan di solito si aggira in altri lidi, penserei che ha fatto irruzione nella mia cucina.
Non e' gazpacho!
Si che lo e' : di fragole e pomodori.
Oddio.
Ecco, c'e' un limite a tutto. Qui le fragole si sentono eccome, e sono deliziose.
Si fondono con i pomodori e l'aceto balsamico in un bilanciamento perfetto di dolce, agre e salato.
Un sogno, ma per il mio palato. A farmici pensare anche altri due sarebbero appagati, quello di mia sorella, con cui condivido un DNA di evidente lieve follia, ed una cara amica di penna, ( si può dire, anche se usiamo la tastiera?) tanto raffinata quanto coraggiosa.
Ed allora, amore, non ti saresti dovuto insospettire ad averne vista in frigo una porzione sola,? ;-)
Ditemi quindi se non sono un giudice abbastanza titolato per il nuovo contest della Banda dei Broccoli??? Andate a dare un'occhiata, ci sono dei premi cosi' carini...
E se ancora non siete stufi dei deliri qui sul blog, stasera ( giovedì 12) su Radio Radicchio potrete ascoltarne altri della sottoscritta, durante la trasmissione Parallelamente alle ore 19 :-)
Mettere nel bicchiere del frullatore le fragole lavate, i pomodori tagliati a pezzi, un cucchiaino di aceto balsamico, poco sale, la fetta di pancarre', il cipollotto, il cetriolo sbucciato, qualche foglia di basilico, l'olio e pochissima acqua. Frullare a forte velocita' finche' il tutto sara' una densa crema. Se troppo denso per i vostri gusti, aggiungere poca acqua.
Assaggiare ed aggiustare di sale, quindi mettere in frigo.
Servire ben freddo con altro aceto balsamico ed una fogliolina di basilico per decorare.
NOTE:
- il piatto l'ho mangiato per cena, ma fa una figura deliziosa anche in bicchierini, per un antipasto diverso, o da servire su un buffet.
Una mistificatrice?
Una imbonitrice?
Forse un po' si.
E tutto perche' nelle mie vellutate nessuno sa bene cosa ci sia dentro, cosa ci sia finito, o quale idea malsana mi sia nata dalla vista di chissa' quale ingrediente vicino ad un altro, nell'ultimo raid al supermercato.
Lo sa bene meglio di tutti mio marito, l'uomo per cui la cipolla e' una cosa che puzza e l'aglio ci sara' pure un motivo se lo usano per cacciare i vampiri.
E' quindi con un certo timore che ogni volta, davanti all'ennesima cremina colorata, chiede di cosa sia fatta.
Raro, rarissimo, che risponda diretta alla domanda.
La prendo alla larga, in genere cominciando a lodarne i principi nutritivi, il concentrato di vitamine, la spremuta di antiossidanti.
Non funziona, eh, no che non funziona.
Se parto dagli antiossidandi si mette le mani nei capelli, temendo il peggio. Lo so, con la zuppa di cipolle avevo osato troppo. Ma una povera, misera cipollina in un mare di altre verdure non puoi sentirla...
E infatti non si sente.
Tira ad indovinare, lo faccio assaggiare e via con gli ingredienti.
In genere ne becca meta', e la meta' occulta rimane tale.
Ma il timore resta, perche' sa che la fregatura, diciamolo, e' sempre dietro l'angolo.
Non se l'aspettava certo l'altra sera, quando ha visto un bel gazpacho pronto in frigo.
Probabilmente il suo intruglio preferito, nonostante tutta quella cipolla dentro...e qui evito di lanciarmi in disquisizioni sulla materia.
E ovviamente, non vogliamo dargli un'assaggiatina prima di cena, vizio che prima o poi mi fara' rimanere senza, se non tengo gli occhi bene aperti?
Ho fatto finta di non vedere.
Ho aspettato il disastro.
Ho goduto a vedere il cucchiaio entrare in bocca, vuoi vedere che succede un miracolo?
Ahhhhhhhhhhhhh!
Se non sapessi che Tarzan di solito si aggira in altri lidi, penserei che ha fatto irruzione nella mia cucina.
Non e' gazpacho!
Si che lo e' : di fragole e pomodori.
Oddio.
Ecco, c'e' un limite a tutto. Qui le fragole si sentono eccome, e sono deliziose.
Si fondono con i pomodori e l'aceto balsamico in un bilanciamento perfetto di dolce, agre e salato.
Un sogno, ma per il mio palato. A farmici pensare anche altri due sarebbero appagati, quello di mia sorella, con cui condivido un DNA di evidente lieve follia, ed una cara amica di penna, ( si può dire, anche se usiamo la tastiera?) tanto raffinata quanto coraggiosa.
Ed allora, amore, non ti saresti dovuto insospettire ad averne vista in frigo una porzione sola,? ;-)
Ditemi quindi se non sono un giudice abbastanza titolato per il nuovo contest della Banda dei Broccoli??? Andate a dare un'occhiata, ci sono dei premi cosi' carini...
E se ancora non siete stufi dei deliri qui sul blog, stasera ( giovedì 12) su Radio Radicchio potrete ascoltarne altri della sottoscritta, durante la trasmissione Parallelamente alle ore 19 :-)
GAZPACHO DI FRAGOLE E POMODORI ALL'ACETO BALSAMICO
(per una porzione come in foto)
200 g di fragole
200 g di pomodorini
una fetta di pancarre'
un cetriolo
due cm di cipollotto ( la parte bianca )
sale
poca acqua
un cucchiaio d'olio extravergine
aceto balsamico
foglie di basilico
Mettere nel bicchiere del frullatore le fragole lavate, i pomodori tagliati a pezzi, un cucchiaino di aceto balsamico, poco sale, la fetta di pancarre', il cipollotto, il cetriolo sbucciato, qualche foglia di basilico, l'olio e pochissima acqua. Frullare a forte velocita' finche' il tutto sara' una densa crema. Se troppo denso per i vostri gusti, aggiungere poca acqua.
Assaggiare ed aggiustare di sale, quindi mettere in frigo.
Servire ben freddo con altro aceto balsamico ed una fogliolina di basilico per decorare.
NOTE:
- il piatto l'ho mangiato per cena, ma fa una figura deliziosa anche in bicchierini, per un antipasto diverso, o da servire su un buffet.
lunedì 9 maggio 2011
Raspberry Meringue Mess
Una ricetta semplice.
Una ricetta da fare in pochi minuti, letteralmente.
Una ricetta che non puo’ non venir bene.
Una ricetta che piace a tutti, e tutti senza pudore ne chiedono il bis.
Una ricetta senza grattacapi.
Ora, le affermazioni di cui sopra si adattano tutte senza eccezioni a questi bicchierini golosi, tranne l’ultima. Quanti grattacapi vi dara’ dipende dalla latitudine in cui vi trovate.
Roma assolata e caldissima, un'estate fa.
Ok, forse il sabato d’estate non e’ il giorno piu’ indicato per cercare le meringhe nella citta’ mezza chiusa per il weekend. La mia amata pasticceria di fiducia pero’ e’ aperta, evviva! L’evviva tramortisce appena la gentile proprietaria mi avverte che tutte, dicasi tutte le meringhe sono state vendute, e non al cliente prima di me, altrimenti, potete giurarci, l’avrei rincorso e pregato, o chissa’, rapinato del prezioso bottino.
La seconda pasticceria della zona e’ chiusa, la terza non le fa proprio. Sono disperata, e pure cocciuta dato che probabilmente basterebbe cambiare dolce. Nemmeno per sogno.
Mi fiondo al supermercato, non avra’ le meringhe migliori del mondo ma a mali estremi...macche’, e il commesso mi guarda pure come se avessi chiesto, che so, dell’umeboshi.
E allora? Ma si, si accende la lampadina, c’e’ un ultimo posto dove cercarle.
Lo vedo da lontano, e’ aperto, e gia’ mi si apre il cuore. Entro e dopo una fila notevole la commessa stanca ed accaldata mi guarda truce: non e’ che ha delle meringhe?
Ho sentito bene??? Quante ne vole? Diciamo una ventina, no faccia venticinque, che gia’ penso che un paio contribuiranno a tamponare il calo di zuccheri che sto per avere.
Sparisce nel retro, mi sembra ci stia una vita.
Torna, anzi tornano: lei e un altro commesso, ed hanno 4 enormi vassoi per le mani, gia’ chiusi e incartati. Avevo chiesto delle piccole, aeree nuvolette che sarebbero state anche in una busta: che diavolo c’e’ in quattro vassoi?
Scusi, ne avevo chieste venticinque...E cc’oooo so’! Eccole! risponde sgarbata.
Chiedo che un vassoio venga aperto: un colpo. Ogni meringa ha forma ovale e occupa una superficie, giuro, superiore alla mia mano aperta. Potrei decorarci un bicchierino per Polifemo.
No, non ho insultato la commessa che voleva appiopparmi quegli obbrobbi che evidentemente non comprava nessuno. Ne ho prese tre, perche’ obbligata. Di improperi dalla commessa sgarbata, parecchi di piu’.
Arabia, pochi giorni fa:tutto piu' semplice.
Le meringhe non saprei proprio dove trovarle, e me le faccio da me, e per i lamponi e' bastato implorare il fruttivendolo di portarmene un po' Ma soprattutto giurare e spergiurare che li avrei pagati quanto voleva lui ;-)
Quindi se avete le meringhe pronte, e non dovete mettervi in ginocchio per dei lamponi, siete a cavallo. In caso contrario, sappiate che ne vale assolutamente la pena!
Per le meringhe vi do qui le dosi e il procedimento, ma il trattato piu' completo in circolazione sulla materia e' quello di Dario Bressanini.
Se non le avete, dovete per forza cominciare dalle meringhe: battere con le fruste l'albume ( che va assolutamente pesato, dato che poi ci vuole il doppio del suo peso in zucchero...) con le gocce di limone.
Appena comincia a montare unire a poco a poco i due zuccheri mescolati insieme.
Non buttateli dentro tutti in una volta, o rischiate che si smonti.
Battete finche' il composto sara' gonfio, lucido e sodo.
Procedere quindina formare le meringhe della forma e dimensione desiderata con una tasca con bocchetta rigata, oppure se ne siete sprovvisti anche con due cucchiaini, su carta forno.
La cottura e' il punto chiave: le meringhe in realta' non cuociono, ma devono solo asciugare. Quindi metto in forno preriscaldato a 90 gradi per circa 3 ore , 3 ore e mezzo.
Farle raffreddare e conservare in una scatola.
Per il dolce, niente di piu' facile: montare la panna, senza zucchero. Frullare i lamponi, tenendone qualcuno per la decorazione, con poco zucchero semolato. Unire il frullato di lamponi alla panna con delicatezza, e senza amalgamarlo troppo, per avere un effetto a strisce, diciamo.
Mettere sul fondo dei bicchieri un po' di meringa sbriciolata, poi la panna variegata al lampone, altra meringa e cosi' via, finendo con la meringa e un lampone per decorare.
Servire freddo.
NOTE:
- le meringhe possono essere fatte con anche il giorno prima, purche' conservate al riparo dell'umidita'.
- possono essere fatte anche con solo zucchero semolato, o solo a velo: l'importante e' mantenere sempre la proporzione, cioe' il doppio del peso dell'albume.
- il dolce consiglierei di assemblarlo sul momento, per non perdere la croccantezza delle meringhe. Invece dei bicchierini potete ovviamente presentarlo in una ciotola unica.
Una ricetta da fare in pochi minuti, letteralmente.
Una ricetta che non puo’ non venir bene.
Una ricetta che piace a tutti, e tutti senza pudore ne chiedono il bis.
Una ricetta senza grattacapi.
Ora, le affermazioni di cui sopra si adattano tutte senza eccezioni a questi bicchierini golosi, tranne l’ultima. Quanti grattacapi vi dara’ dipende dalla latitudine in cui vi trovate.
Roma assolata e caldissima, un'estate fa.
Ok, forse il sabato d’estate non e’ il giorno piu’ indicato per cercare le meringhe nella citta’ mezza chiusa per il weekend. La mia amata pasticceria di fiducia pero’ e’ aperta, evviva! L’evviva tramortisce appena la gentile proprietaria mi avverte che tutte, dicasi tutte le meringhe sono state vendute, e non al cliente prima di me, altrimenti, potete giurarci, l’avrei rincorso e pregato, o chissa’, rapinato del prezioso bottino.
La seconda pasticceria della zona e’ chiusa, la terza non le fa proprio. Sono disperata, e pure cocciuta dato che probabilmente basterebbe cambiare dolce. Nemmeno per sogno.
Mi fiondo al supermercato, non avra’ le meringhe migliori del mondo ma a mali estremi...macche’, e il commesso mi guarda pure come se avessi chiesto, che so, dell’umeboshi.
E allora? Ma si, si accende la lampadina, c’e’ un ultimo posto dove cercarle.
Lo vedo da lontano, e’ aperto, e gia’ mi si apre il cuore. Entro e dopo una fila notevole la commessa stanca ed accaldata mi guarda truce: non e’ che ha delle meringhe?
Ho sentito bene??? Quante ne vole? Diciamo una ventina, no faccia venticinque, che gia’ penso che un paio contribuiranno a tamponare il calo di zuccheri che sto per avere.
Sparisce nel retro, mi sembra ci stia una vita.
Torna, anzi tornano: lei e un altro commesso, ed hanno 4 enormi vassoi per le mani, gia’ chiusi e incartati. Avevo chiesto delle piccole, aeree nuvolette che sarebbero state anche in una busta: che diavolo c’e’ in quattro vassoi?
Scusi, ne avevo chieste venticinque...E cc’oooo so’! Eccole! risponde sgarbata.
Chiedo che un vassoio venga aperto: un colpo. Ogni meringa ha forma ovale e occupa una superficie, giuro, superiore alla mia mano aperta. Potrei decorarci un bicchierino per Polifemo.
No, non ho insultato la commessa che voleva appiopparmi quegli obbrobbi che evidentemente non comprava nessuno. Ne ho prese tre, perche’ obbligata. Di improperi dalla commessa sgarbata, parecchi di piu’.
Arabia, pochi giorni fa:tutto piu' semplice.
Le meringhe non saprei proprio dove trovarle, e me le faccio da me, e per i lamponi e' bastato implorare il fruttivendolo di portarmene un po' Ma soprattutto giurare e spergiurare che li avrei pagati quanto voleva lui ;-)
Quindi se avete le meringhe pronte, e non dovete mettervi in ginocchio per dei lamponi, siete a cavallo. In caso contrario, sappiate che ne vale assolutamente la pena!
Per le meringhe vi do qui le dosi e il procedimento, ma il trattato piu' completo in circolazione sulla materia e' quello di Dario Bressanini.
RASPBERRY MERINGUE MESS
da Living di Martha Stewart
per 8 bicchierini circa
mezzo litro di panna fresca da montare
una quindicina di meringhe
due vaschette di lamponi, circa 300 g
poco zucchero semolato
per le meringhe
50 g di albume
50g di zucchero semolato
50g di zucchero a velo
poche gocce di succo di limone
Se non le avete, dovete per forza cominciare dalle meringhe: battere con le fruste l'albume ( che va assolutamente pesato, dato che poi ci vuole il doppio del suo peso in zucchero...) con le gocce di limone.
Appena comincia a montare unire a poco a poco i due zuccheri mescolati insieme.
Non buttateli dentro tutti in una volta, o rischiate che si smonti.
Battete finche' il composto sara' gonfio, lucido e sodo.
Procedere quindina formare le meringhe della forma e dimensione desiderata con una tasca con bocchetta rigata, oppure se ne siete sprovvisti anche con due cucchiaini, su carta forno.
La cottura e' il punto chiave: le meringhe in realta' non cuociono, ma devono solo asciugare. Quindi metto in forno preriscaldato a 90 gradi per circa 3 ore , 3 ore e mezzo.
Per il dolce, niente di piu' facile: montare la panna, senza zucchero. Frullare i lamponi, tenendone qualcuno per la decorazione, con poco zucchero semolato. Unire il frullato di lamponi alla panna con delicatezza, e senza amalgamarlo troppo, per avere un effetto a strisce, diciamo.
Mettere sul fondo dei bicchieri un po' di meringa sbriciolata, poi la panna variegata al lampone, altra meringa e cosi' via, finendo con la meringa e un lampone per decorare.
Servire freddo.
NOTE:
- le meringhe possono essere fatte con anche il giorno prima, purche' conservate al riparo dell'umidita'.
- possono essere fatte anche con solo zucchero semolato, o solo a velo: l'importante e' mantenere sempre la proporzione, cioe' il doppio del peso dell'albume.
- il dolce consiglierei di assemblarlo sul momento, per non perdere la croccantezza delle meringhe. Invece dei bicchierini potete ovviamente presentarlo in una ciotola unica.
giovedì 5 maggio 2011
Pollo (che sembra...) fritto
Quando sono arrivata in Arabia, alcuni anni fa, Osama Bin Laden era ancora non solo vivo e vegeto ma sicuramente un discreto pensiero, per noi occidentali che avevamo appena messo piede nella sua madrepatria.
Beh, almeno lo fu per me per un periodo, dato che alcuni suoi devoti fans decisero ai tempi di attaccare il compound dove viviamo brandendo un paio di mitragliatrici e qualche bomba.
Per carita', non erano poi così ben organizzati e fecero poche vittime, e a noi in particolare ando' bene, a parte l'inenarrabile spavento. Per mesi ho guardato la tv senza audio, solo perche' avevo paura di non sentire cosa mi stava succedendo intorno. E a tutt'oggi se sento una mitragliatrice in qualche film o documentario state pur certi che cambio canale.
Pero', pero'.
L'Arabia Saudita ai tempi ritiro' il passaporto a Bin Laden, privandolo della cittadinanza, e la sua famiglia lo rinnego'. Gia', la sua famiglia.
Che possiede una delle holding piu' affermate e ricche di tutto il Paese, e probabilmente di tutto il Golfo Persico. La Bin Laden Group e' a tutt'oggi una realta' industriale immensa e produttiva, che spazia dalle banche alle imprese di costruzioni, pur non avendo nulla a che fare con il disgraziato erede ( beh no,a dire il vero lo avevano pure diseredato e oggi direi che il problema è risolto a monte...)
E cosa c'entro io? C'entro, c'entro.
C'entro per quell'accidenti di giorno che invece di attaccare il fax, che per un periodo mio marito tenne in casa invece che in ufficio, tenni attiva la normale linea telefonica.
E tenevo pure la musica a tutto volume, mentre impastavo a ritmo di Dio solo sa cosa.
Tra una dimenata ed un saltello, e magari pure un controcoro, sento miracolosamente il telefono.
Scatto felino mentre cerco di pulirmi le mani, e rispondo un po' affannata: hallo?
Un attimo di esitazione dall'altra parte, percepibilissima.
Ho capito, è l'ennesima persona che scambia questo con il numero dell'ufficio di mio marito e rimane paralizzato alla voce femminile che sente al suo posto, in un Paese dove la separazione dei sessi è strettissimamente osservata.
Hallo!
Ripeto meno gentile, dato che sono una donna credi non sappia parlare?
May I talk to mr V.?
Come prevedevo, cercano mio marito. Ma che rabbia mi fa chi non si presenta al telefono!
Who's speaking? Chi parla?
E sono pure un tantino imperiosa.
Bin Laden.
Detto con serissimo e incolore tono di voce.
Ora, a me tutto è venuto in mente, in quel nanosecondo. Tranne quella che era l'unica opzione possibile, ovvero una normalissima telefonata di lavoro da una società con un nome infelice.
No, figurati. Quando mai penso prima di parlare.
Yes, and I'm the President of the United States of America.
Non serve che vi metta la traduzione, vero? E nemmeno dell'ultima cosa che ho sentito dall'altra parte: clic :-)
Altra ricetta della serie leggera, ma con gusto. Croccante come un fritto, ma con molti meno sensi di colpa...provatela, qui è stata un successo, rendendo sempre grazie a Martha Stewart.
Non barate sui tempi di marinatura che servono a rendere il pollo veramente morbido ed evitare che diventi una stopposa suola di scarpa.
E andate a guardare da Cristina che bellissimo concorso e' appena iniziato!!!
Marinare le fettine di pollo in una ciotola con abbondante latticello ( o il mix preparato da voi), uno spicchio d'aglio intero e schiacciato, sale e pepe per minimo un'ora, meglio ancora una notte.
Passare le fette di pancarre' al mixer in modo che risultino ridotte in briciole grossolane.
Mettere le briciole in una teglia con carta forno, irrorarle con poco olio e passarle in forno preriscaldato a 190 gradi finche' saranno dorate, ma non troppo colorite.
Nel mio forno ci sono voluti proprio pochi minuti, dopodiche' tirarle fuori e farle intiepidire.
Ora prendere una fettina di pollo alla volta, salarla leggermente scolandola dall'eccesso di marinata e passarla nel mix di briciole cotte, pressando bene perche' aderiscano.
Ora il barbatrucco: metterle a cuocere direttamente sulla griglia del forno, senza teglia. Se le mettete su carta forno diventeranno mollicce, cosi' invece rimarranno croccanti.
Consiglio solo una teglia sul fondo del forno per raccogliere qualche briciola che inevitabilmente si stacchera'.
Se siete piu' fortunati e possedete una di quelle grigliette da appoggiare direttamente sulle teglie, ancora meglio ;-)
Cuocere quindi a 190 gradi per i primi 5 minuti, abbassare a 180 gradi e continuare la cottura finche' le fettine saranno pronte, ancora qualche minuto.
Servire subito ben calde, magari con un po' di limone.
NOTE:
- la marinata puo' essere arricchita da erbe o spezie a vostro piacimento, compreso magari un tocco piccantino.
- anche la panatura può essere arricchita, e dopo la tostatura potete mescolarvi erbe aromatiche o spezie.
Beh, almeno lo fu per me per un periodo, dato che alcuni suoi devoti fans decisero ai tempi di attaccare il compound dove viviamo brandendo un paio di mitragliatrici e qualche bomba.
Per carita', non erano poi così ben organizzati e fecero poche vittime, e a noi in particolare ando' bene, a parte l'inenarrabile spavento. Per mesi ho guardato la tv senza audio, solo perche' avevo paura di non sentire cosa mi stava succedendo intorno. E a tutt'oggi se sento una mitragliatrice in qualche film o documentario state pur certi che cambio canale.
Pero', pero'.
L'Arabia Saudita ai tempi ritiro' il passaporto a Bin Laden, privandolo della cittadinanza, e la sua famiglia lo rinnego'. Gia', la sua famiglia.
Che possiede una delle holding piu' affermate e ricche di tutto il Paese, e probabilmente di tutto il Golfo Persico. La Bin Laden Group e' a tutt'oggi una realta' industriale immensa e produttiva, che spazia dalle banche alle imprese di costruzioni, pur non avendo nulla a che fare con il disgraziato erede ( beh no,a dire il vero lo avevano pure diseredato e oggi direi che il problema è risolto a monte...)
E cosa c'entro io? C'entro, c'entro.
C'entro per quell'accidenti di giorno che invece di attaccare il fax, che per un periodo mio marito tenne in casa invece che in ufficio, tenni attiva la normale linea telefonica.
E tenevo pure la musica a tutto volume, mentre impastavo a ritmo di Dio solo sa cosa.
Tra una dimenata ed un saltello, e magari pure un controcoro, sento miracolosamente il telefono.
Scatto felino mentre cerco di pulirmi le mani, e rispondo un po' affannata: hallo?
Un attimo di esitazione dall'altra parte, percepibilissima.
Ho capito, è l'ennesima persona che scambia questo con il numero dell'ufficio di mio marito e rimane paralizzato alla voce femminile che sente al suo posto, in un Paese dove la separazione dei sessi è strettissimamente osservata.
Hallo!
Ripeto meno gentile, dato che sono una donna credi non sappia parlare?
May I talk to mr V.?
Come prevedevo, cercano mio marito. Ma che rabbia mi fa chi non si presenta al telefono!
Who's speaking? Chi parla?
E sono pure un tantino imperiosa.
Bin Laden.
Detto con serissimo e incolore tono di voce.
Ora, a me tutto è venuto in mente, in quel nanosecondo. Tranne quella che era l'unica opzione possibile, ovvero una normalissima telefonata di lavoro da una società con un nome infelice.
No, figurati. Quando mai penso prima di parlare.
Yes, and I'm the President of the United States of America.
Non serve che vi metta la traduzione, vero? E nemmeno dell'ultima cosa che ho sentito dall'altra parte: clic :-)
Altra ricetta della serie leggera, ma con gusto. Croccante come un fritto, ma con molti meno sensi di colpa...provatela, qui è stata un successo, rendendo sempre grazie a Martha Stewart.
Non barate sui tempi di marinatura che servono a rendere il pollo veramente morbido ed evitare che diventi una stopposa suola di scarpa.
E andate a guardare da Cristina che bellissimo concorso e' appena iniziato!!!
POLLO (CHE SEMBRA) FRITTO
da Living di Martha Stewart
fettine di petto di pollo
latticello oppure un mix fatto con yogurt bianco e latte in parti uguali
uno spicchio d'aglio
fette di pancarre', anche integrali
sale, pepe
olio extravergine d'oliva
Marinare le fettine di pollo in una ciotola con abbondante latticello ( o il mix preparato da voi), uno spicchio d'aglio intero e schiacciato, sale e pepe per minimo un'ora, meglio ancora una notte.
Passare le fette di pancarre' al mixer in modo che risultino ridotte in briciole grossolane.
Mettere le briciole in una teglia con carta forno, irrorarle con poco olio e passarle in forno preriscaldato a 190 gradi finche' saranno dorate, ma non troppo colorite.
Nel mio forno ci sono voluti proprio pochi minuti, dopodiche' tirarle fuori e farle intiepidire.
Ora prendere una fettina di pollo alla volta, salarla leggermente scolandola dall'eccesso di marinata e passarla nel mix di briciole cotte, pressando bene perche' aderiscano.
Consiglio solo una teglia sul fondo del forno per raccogliere qualche briciola che inevitabilmente si stacchera'.
Se siete piu' fortunati e possedete una di quelle grigliette da appoggiare direttamente sulle teglie, ancora meglio ;-)
Servire subito ben calde, magari con un po' di limone.
NOTE:
- la marinata puo' essere arricchita da erbe o spezie a vostro piacimento, compreso magari un tocco piccantino.
- anche la panatura può essere arricchita, e dopo la tostatura potete mescolarvi erbe aromatiche o spezie.
lunedì 2 maggio 2011
Tarte di fragole e menta
Una molestissima, rompiscatole zanzara, di quelle che vi girano intorno all'orecchio e non si riesce mai a neutralizzare: questo devo essere stata in una vita precedente.
E sono sicura che ora lo pensi anche il povero verduraio che per la sola colpa di aver esposto due cestini di fragole bellissime ad un prezzo esagerato si e' ritrovato a contrattare con la sottoscritta per una buona mezz'ora.
Va detto, a scanso di equivoci, che in qualunque altra parte del mondo mi comporto meglio, negli esercizi commerciali. Ma sono in Arabia, la patria dei leggendari mercanti, e qui ancora si usa un po' di tira e molla sui prezzi, non potevo certo deludere.
Solo che non si aspettava, probabilmente, che fossi un osso duro. Mio marito dice che ci sono le mie foto segnaletiche in ogni centro commerciale del Regno, e probabilmente ha ragione, ricordando ancora con orrore il giorno che abbiamo comprato il Kenwood e lui alla fine era accasciato su una sedia che mi pregava di farla finita, mentre il negoziante, sfinito e diciamolo con una punta di orgoglio, battuto, lo guardava scuotendo la testa sussurrandogli povero te...
Ora, io quelle fragole le volevo ad ogni costo. Si fa per dire.
Volevo tanto fare questo dolce, ma non dover lavorare gli straordinari per pagarmene una fetta...
Dunque, vediamo: sono portatrice sana di colpi di sole biondi e occhi chiari, in un Paese dove di base sono tutti un po' piu' scuri e le lenti a contatto colorate l'articolo piu' acquistato dalle ragazze locali.
Dovrebbe aiutarmi, con il commesso sorridente.
Ed infatti sembra ben disposto, ma sparo un prezzo ridicolo e il sorriso gli si gela sulle labbra.
No, e' troppo poco. Queste fragole vengono dall'America!
Appunto, hanno tanto viaggiato, non sono piu' come appena raccolte.
Questo l'alto livello della nostra conversazione.
Che va avanti piu' o meno sullo stesso tono per un po', e comincio a pensare di avere gli occhi del colore sbagliato. Io salgo, lui scende, ma non ci incontriamo in mezzo.
Vorrei solo pagarle quanto le pago di solito, alla fine, mica che me le regali.
E succede. Inaspettato, quando gia' pensavo di capitolare.
Il negoziante prende in mano la vaschetta, per dare piu' pathos alla sua interpretazione. La agita pericolosamente. Inevitabile: una marea di fragole in terra...
La zanzara che e' in me mi suggerisce l'azzardata mossa successiva: una plateale uscita dal negozio, mica le voglio piu' ammaccate.
Ma lui mi insegue, no, no, dai, che ci mettiamo d'accordo.
Allora me le vendi al solito prezzo?
Lui ride, io pure.
Attori entrambi perfettamente consapevoli di un teatrino che sapevamo gia' come sarebbe andato a finire ;-)
La tarte di oggi viene sempre da quel geniaccio di Martha Stewart. L'accorgimento di macerare le fragole in anticipo le rende saporitissime, ma il trucco del colino e la presenza dell'amido evitano in ogni modo che il guscio di pasta si inzuppi. Pasta che poi e' quella stessa favolosa, friabile e dal sapore unico usata per l'apple pie.
Fatemelo sapere, se riuscite a limitarvi ad una fetta sola ;-)
TARTE DI FRAGOLE E MENTA da Living di Martha Stewart
( per teglia da 22cm)
( per teglia da 22cm)
312 g di farina
200 g di burro
un cucchiaino di sale
un cucchiaio da minestra di zucchero semolato
qualche cucchiaio di acqua ghiacciata, dovrete regolarvi
per il ripieno
850 g di fragole poco mature
150 g di zucchero semolato
foglioline di menta fresca a volonta'
15 g di amido di mais
un albume ( oppure della panna) e poco zucchero semolato per spennellare
Preparare la pasta: tagliare il burro ben freddo a cubetti, ed unirlo subito alla farina insieme al sale e lo zucchero. Lavorare il tutto con le dita in modo da intridere il burro con la farina fino ad avere un composto granuloso. Ora aggiungere l'acqua ghiacciata un cucchiaio alla volta, fermandovi appena il composto sta insieme.Attenzione a non aggiungerne troppa, in media me ne servono 4 o5 cucchiai da tavola, ma dipende dalla farina.La pasta puo' essere preparara anche nell'impastatrice con il gancio a K. Non lavoratela troppo, e soprattutto siate veloci.Bruciare il burro ne comprometterebbe la favolosa friabilità.
Avvolgere la pasta nella plastica e mettere in frigo per almeno due ore, meglio ancora una notte.
Per il ripieno: tagliare a pezzetti le fragole, dopo averle lavate, e metterle in una ciotola con lo zucchero e la menta tagliuzzata. Farle riposare almeno un'ora, dopodiche' farle scolare dal liquido che si sara' formato mettendole in un colino. Fare questa operazione velocemente, solo per scolarne l'eccesso, ma un pochino di sughetto deve rimanere ;-)
Dividere la pasta in due, e con meta' foderare la tortiera stendendola ad uno spessore di 3 o 4 mm.
Solo a questo punto unire l'amido alle fragole scolate, e versarle nel guscio.
Coprire con un altro strato di pasta a contatto con la frutta, sigillare i bordi, praticare qualche buchino con una forchetta, spennellare con l'albume o la panna, e spolverizzare con zucchero semolato.
Cuocere in forno preriscaldato a 200 gradi per i primi 10 minuti, poi abbassare a 190 e continuare la cottura per altri 25-30 minuti.Coprire con un foglio di alluminio se tende a scurire troppo in fretta.
Far raffreddare completamente prima di sformarla con delicatezza e servire.
NOTE:
- la teglia usata qui ha il fondo amovibile, quindi il dolce e' venuto fuori con facilita'. In mancanza di una teglia del genere consiglierei di cuocere la tarte in un recipiente carino abbastanza da poter andare in tavola ;-)
- le fragole sembrano tante, ma in cottura si abbassano. Per cronica difficolta' nel reperirle ne ho usate meno della dose indicata, e me ne sono pentita.
domenica 1 maggio 2011
MT Challenge di Aprile: e il vincitore e'....
Che si fosse ormai in un incubo l'ho capito stamattina.
Quando salutando il marito per prendere la via ciascuno della sua giornata lavorativa, ho mormorato,girando languidamente il capo che nemmeno Rossella o'Hara avrebbe saputo fare di meglio, amore entro oggi devo decretare il vincitore per l'MT Challenge.
E lui serio, senza nemmeno prendermi in giro, scuote il suo, di capo, e replica: santo cielo, sembra l'attribuzione dei Nobel.
Ora, non lo so come si sentano quelli che i Nobel devono darli davvero.
Io, per conto mio, disperata.
Eh si, perche' siete stati dei disgraziati, diciamolo con tutta la benevolenza del caso.
Una sfilza di ricette incredibili, che mi hanno lasciato basita per la fantasia e la cura con cui sono state presentate. Non mi stupirei se da oggi in poi dovessi vedere gli gnocchi di semolino nei menu dei catering per matrimoni, tanta raffinatezza siete riusciti a dare ad un piatto di suo tanto povero...
Mapi ci ha messo il cioccolato bianco e il topinambur, e sono caduta in ginocchio, in estasi mistica, perche' un piatto cosi' lo pagherei oro. Aria invece mi colpisce al cuore, io ed i macarons abbiamo un amore di lunga data...e cosa va a combinare: gli gnocchi macarons!
Acquaviva, con il tocco che la contraddistingue, li infila nelle zucchine: no, ditemi, se questo non e' genio!
Ele ci ha fatto palloncini, e menzione d'onore anche ad Eres che almeno ha colto l'occasione per decidere che no, non le piacciono, ma se proprio deve mangiarli, meglio annegati nella Nutella!
Quelli di Alem da gnocchi diventano gnoccoli, con tutto cio' che consegue con un nome simile :-) e Cranberry ne fa una versione rettangolare a bordi sfrangiati che li fa sembrare graziosissimi biscotti, e con un condimento per cui mio marito il Nobel glielo darebbe sul serio.
Potrei andare avanti all'infinito, ma la chiudo con la dimostrazione che abbiamo avuto anche quelli belli dentro e persino un barbatrucco, per finire con i bicchierini in cui gli gnocchi mai e poi mai avevano pensato di finire, e men che meno infilzati in spiedini...
E nonostante avessi immaginato, io stolta :-), di non aver creato problemi a nessuno con l'ingrediente principale, ecco che spunta chi "semolino" ha dovuto imparare a dirlo in svedese, chi ha dovuto cercarlo gluten free e chi per forza di cose l'ha dovuto sostituire, ed egregiamente, per finire con chi, pur di partecipare, fa gli gnocchi nel bel mezzo di un trasloco.
Ma veniamo ai tre finalisti, i piu' disgraziati di tutti, per avermi dato tanto filo da torcere.
Gambetto, con il parfait nocciola e zabaione al passito : dal "povero" semolino ad un dolce di altissima classe, che non avrebbe sfigurato su buffet regali di recenti, recentissime nozze.
Greta, con gli gnocchi di semolino con mozzarella, pesto di pomodorini confit, panko croccante alla colatura di alici e gelo di ricotta: titolo che e' tutto un programma, e piatto che alle nozze sopracitate infiliamo di diritto nel buffet dei salati!
Infine Annamaria, con gli gnocchi al nero con bottarga e datterino confit: no, dico, ma un colpo d'occhio del genere?
Premessa: avrei dato un pari merito, credetemi. Perche' con tre piatti cosi' ci avrei fatto un pasto completo.
Ma non si puo'.
E allora, dopo tormenti inenarrabili, e aver inondato di mail le povere Ale e Dani, che sopportano tutto con regale, per restare in tema, grazia il vincitore e'....
Annamaria, con gli gnocchi al nero con bottarga e datterino confit
Si, c'e' il colpo d'occhio. Ma molto altro.
Raffinatezza e delicatezza, di quei datterini confit che immagino sciogliersi in bocca e andarsi a fondere con l'aroma intenso del nero di seppia, non prima di aver gustato quella crosticina delicata, con il sapore di mare della bottarga e il formaggio leggermente gratinato.
Gratinato? E qui Annamaria e' un genio, usa il cannello al posto del forno.
E subito, come d'incanto, mi sono vista una di quelle sere con gli amici, quelle sere stanche e allegre dopo giornate infinite di mare. Ed ho visto questi gnocchi sulla tavola, improvvisamente diventati da invernali, estivi che piu' estivi non si puo'.
Da cucinare anche senza accendere il forno, e far finta di essere in vacanza anche un qualunque lunedi' della propria vita.
Quindi brava Annamaria, e grazie per la ricetta splendida. Ti passo volentieri la scomoda posizione del giudice, no no, meglio il concorrente!
E un grazie in tutte le lingue ad Ale e Dani, senza cui tutta questa divertentissima follia non esisterebbe ;-)
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