martedì 29 ottobre 2019
Patate al forno con barbabietola, trota affumicata e caviale di salmone
Giorni fa mi è capitato sotto gli occhi il tweet di Alessandro Pipero, la mente eclettica e geniale dietro il noto ristorante romano che porta il suo nome.
Ebbene, diceva che se dai a tot numero di persone un piatto di pollo e patate, tutte inizieranno dalle patate.
Battute becere a parte, le patate hanno un appeal che pochi altri cibi possono reclamare.
Qual è la ricetta più cliccata e visitata del mio blog personale?
Non una di quelle goduriose torte, o quei biscotti strani.
E' una teglia di patate al forno.
Per carità, cucinate secondo i dettami di Heston Blumenthal, ma sempre patate al forno sono.
E le patatine fritte, quelle che nessuno ordina al ristorante e poi ci si azzuffa per l'unica porzione del tavolo?
O ancora, perversione segreta, certe chips in busta che nemmeno compro più per non dover fare lo sforzo di resistere alla tentazione.
Questo per dire che non solo le patate mi piacciono, ma mi piacciono in tutti i modi anche semplicemente lessate.
Per cui vedere questo piatto ed amarlo subito è stato un attimo.
L'assaggio, solo la conferma che l'amore era ben riposto :D
BAKED POTATOES WITH SMOKED TROUT, DILLED BEETROOT, CREME FRAICHE AND KETA
per 2 persone
da From the Oven to the Table di Diana Henry
da From the Oven to the Table di Diana Henry
2 grosse patate
sale in fiocchi e pepe macinato al momento
60 g di barbabietola lessata (non sott'aceto)
1 cipollotto finemente tritato
mezza cucchiaiata di aneto tritato, solo le foglie
20 g di burro non salato
75 g di trota affumicata
una spruzzata di succo di limone
60 g di crème fraiche
25g di uova di salmone
radicchio rosso o di Treviso per accompagnare
Preriscaldare il forno ventilato a 190 gradi (200 se statico).
Spazzolare le patate e pungerle con i rebbi di una forchetta. Mentre sono ancora umide salarle spolverizzarle con i fiocchi di sale, questo favorirà la formazione di una buccia più croccante (cuocerle avvolte nell'alluminio la rende invece morbida)
Mettere le patate in una teglia senza che si tocchino quindi inumidire la teglia con poca acqua fatta cadere agitando le mani bagnate.
Cuocere per circa un'ora, un'ora e mezzo: il tempo dipende dalla misura delle patate e da quante se ne cuociono (più patate, più tempo).
Per controllare la cottura premerle leggermente: devono essere morbide sotto la buccia ma non sfarsi. Per sicurezza infilzare con uno spiedino che deve poter entrare facilmente fino al centro.
Mentre le patate cuociono tagliuzzare la barbabietola e condirla con sale e pepe, quindi mescolarla all'aneto ed al cipollotto.
Pronte le patate aprirle in due, condire leggermente le due metà e mettere su ciascuna un po' di burro.
Coprire quindi con il mix di barbabietola e la trota tagliata a pezzi, spruzzare con succo di limone quindi aggiungere della crème fraiche e delle uova di salmone.
Condire con una macinata di pepe e servire con il radicchio scelto.
NOTE
- L'autrice dice che per quanto possa suonare strano, questo è forse il piatto che preferisce in tutto il libro. Per capire davvero va assaggiato: questa non è una patata bollita condita, è un piatto unico magistrale. La base quasi neutra della patata incontra la sapidità della trota affumicata e del caviale di salmone. Cuscinetto tra le due parti la barbabietola esaltata dal cipollotto come non credevo e la crème fraiche. Insomma, un mosaico perfettamente azzeccato.
- piatto semplicissimo, in realtà di mero assemblaggio, ma costoso come sottolinea la stessa Diana Henry. Ma merita di essere realizzato con prodotti eccellenti, e non succedanei più economici e decisamente cattivi che si trovano facilmente in vendita. E soprattutto prendetevi la briga di cuocere le patate al forno come indicato, e non lessarle: il risultato è di un altro livello.
- tiepida, col tocco del burro che si fonde al contatto, è la morte sua. Una cena regale, per la sera che re e regina vogliono mangiare tranquillamente a casa :)
martedì 22 ottobre 2019
Roast beef con radicchio, blue cheese e noci con salsa al buttermilk
Chiedetemi di portare un primo.
Un'insalata o qualunque piatto di contorno.
Un dolce, se proprio si vuole farmi contenta.
Ma non chiedetemi di cucinare un secondo di carne.
Arrosti, stufati e compagnia bella non appaiono spesso sulla mia tavola: complice il fatto che di carne rossa ne mangiamo sempre meno, ed il clima in cui viviamo, quell'estate perenne che in caso fa optare casomai per un carpaccio, piuttosto che per un roast-beef.
Eppure mi piacciono tanto e vorrei saperli cucinare bene, non per niente mi sono dotata recentemente di termometro per la carne (per la cronaca, mai usato)
Il piatto che vedete qui mi ha ispirato subito per la semplicità e relativa velocità di preparazione che in pratica in un colpo solo mi forniva secondo e contorno per la cena di compleanno del mio augusto consorte.
Se poi aggiungiamo che va pazzo per i formaggi erborinati il gioco è fatto.
Diana Henry sottolinea come questo sia un piatto certamente costoso, visto il pezzo di carne, le insalate particolari, il formaggio ricercato e la frutta secca quindi da riservare per celebrazioni e feste comandate.
E credetemi, ad assaggiarlo vorrete festeggiare qualunque cosa, tutti i giorni :D
ROAST FILLET OF BEEF WITH CRIMSON LEAVES, BUTTERMILK, WALNUTS AND CASHEL BLUE CHEESE
per 8 persone
per il roastbeef
un filetto di manzo da circa 1,8 kg
sale in fiocchi e pepe macinato fresco
un cucchiaio di olio di semi d'arachide oppure sego
per l'insalata
250 ml di latticello
3 cucchiai di panna acida
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
2 cucchiai di aceto balsamico bianco
un cucchiaino di senape di Digione
un piccolo spicchio d'aglio tritato
400 g circa di un mix di radicchio tardivo di Treviso, radicchio e radicchio rosso
75 g di noci leggermente tostate
150 g di formaggio Cashel Blue sbriciolato
Preriscaldare il forno ventilato a 210 gradi.
Portare la carne a temperatura ambiente quindi condirla molto generosamente con sale e pepe, nel frattempo scaldare l'olio o il sego in una padella capiente.
Una volta che il grasso fuma rosolare la carne per bene da tutti i lati.
Trasferirla quindi in una teglia e cuocerla per 10 minuti, quindi ridurre la temperatura a 190 (sempre forno ventilato) e continuare la cottura per altri 20 minuti.
Sfornare e coprire subito la carne con alluminio, dei panni da cucina o magari un vecchio asciugamano in modo che sia completamente chiusa e farla riposare per 15 minuti.
Nel frattempo preparare il condimento per l'insalata: mescolare con una forchetta il latticello, la panna acida, l'olio, l'aceto balsamico bianco, la senape e del sale e pepe. Assaggiare e regolare eventualmente di sale.
Adagiare le foglie di insalata (spezzare le più grandi) in una ciotola bassa o un largo piatto da portata quindi versarvi sopra le noci e il formaggio sbriciolato.
Versare parte del condimento ma badare a non annegare le foglie nel liquido.
Affettare la carne e servirla con l'insalata ed il resto del condimento a parte.
NOTE
- con l'atavica paura di sbagliare la cottura e rovinare il bellissimo pezzo di carne che avevo per le mani mi sono attenuta al peso ed ai tempi di cottura indicati col cronometro in mano. Il risultato è stato perfetto. La carne è stata rosolata in autentico beef dripping spacciato dalla mia cara amica scozzese, se lo trovate ha una marcia in più rispetto al solo olio. Neanche a dirlo, la carne di partenza deve essere ottima.
- il dressing è buonissimo! Non solo è perfetto con le insalate scelte ma è stupendo anche con la carne. Ne viene abbastanza ed infatti è stato servito a parte, e tutti se ne sono serviti una seconda se non terza volta. Viene usato il latticello (buttermilik) che ormai si trova anche alle italiche latitudini. In alternativa esistono indicazioni on line per farne una versione casalinga assolutamente accettabile.
- il Cashel Blue Cheese usato è un erborinato irlandese, che trovo facilmente nel bellissimo supermarket dove mi servo di solito ed ha un banco dei formaggi da fare invidia. Non so quanto facilmente sia reperibile in Italia ma qualunque buon erborinato che sia abbastanza delicato andrà benissimo.
- le singole componenti di questo piatto sono tutte piuttosto semplici, la carne si cuoce da sola, il dressing va solo mescolato, il formaggio e le noci spezzettate. Il risultato finale dato dall'assemblaggio delle singole parti porta ad un piatto che invece è sorprendente, elegante, molto raffinato nei sapori e perfettamente bilanciato.
venerdì 18 ottobre 2019
Pancakes proteici con crema al cioccolato
Avete presente quando prendete una cosa con il chiaro intento di farne uso buono, saggio e moderato?
Facendovi pure i complimenti per la scelta tanto oculata.
Eh si, perchè una crema spalmabile che vanta l'87% di zuccheri in meno rispetto alle note creme spalmabili, ed un contenuto altissimo di proteine fa gola proprio per questi motivi.
Non avevo grandi aspettative: di solito quello che è la versione sana o comunque meno peccaminosa di un cibo in commercio il risultato non quasi mai esaltante.
Meglio, mi dico, ne mangerò meno.
Poi la crema, anzi le creme arrivano.
Tre gusti per non farci mancare niente.
Apro per prima quella nocciola e cioccolato.
Il cucchiaino, timido.
Ne prendo una punta.
Santo cielo.
Non è buona: è buonissima.
Il cucchiaino non è più timido.
Arriva l'augusto consorte, curioso.
Che mangi?
Niente, dico, una cosa delle mie, mezze dietetiche, sicuro non ti piace.
Ci ho provato.
E soprattutto sperato.
Di solito è sempre piuttosto scettico davanti ai miei piatti fit, tofu strapazzato, frittate di albumi, yogurt con proteine in polvere, barrette proteiche e via dicendo.
Acchiappa il barattolo di quella bianca.
Non ti piace quella, è al cioccolato bianco.
Fammi provare.
Il delirio: ci siamo dati un contegno e una calmata solo perchè si raccomanda di non superare una certa dose giornaliera.
La ricetta di oggi nasce proprio dal volersi dare un contegno: perchè credetemi, sta benissimo da sola sopra il cucchiaino :D
In tutto questo, ma avete visto che bella la nuova faccia del sito? Tutto merito del lavoro meticoloso, accurato e soprattutto paziente di Sara Bardelli , a cui va un grazie grande come una casa :)
PANCAKES PROTEICI CON CREMA AL CIOCCOLATO
per 4 piccoli pancakes come in foto
40 g di farina di avena
50 g di yogurt greco 0% di grassi
110 g di albume
la punta di un cucchiaino di lievito per dolci
dolcificante a piacere, facoltativo
crema proteica MyProtein al cioccolato e nocciola (oppure al cioccolato al latte)
Mescolare la farina di avena con lo yogurt ed il lievito (aggiungere il dolcificante ora, io non lo metto).
Montare gli albumi a neve e unirli delicatamente al composto.
Scaldare una padella antiaderente e cuocere il composto a cucchiaiate su fuoco medio/basso da entrambi i lati.
Servire con la crema proteica (o con quello che volete :)
NOTE
- potete raddoppiare o triplicare la dose per avere una scorta di pancakes. Teneteli in frigo e scaldateli un attimo nel tostapane prima di servirli.
- i pancakes sono naturalmente senza glutine, ma verificate che l'avena acquistata abbia il simbolo che ne certifica il gluten-free.
mercoledì 16 ottobre 2019
Dolce magico al lime, cocco e frutto della passione
Lo sapevo che sarebbe arrivato il momento.
Il momendo di usare quei frutti della passione che tanto amo, e che tanto raramente trovo.
Per cui quando il miracolo succede invece di mangiarmeli tutti in santa pace davanti al bancone della cucina, cosa che comunque ha il suo perchè, li svuoto e congelo la polpa.
Il momento arriva in cui sfogliando il nuovo libro di Diana Henry non vedo solo un dolce che li contiene: ma un dolce che insieme usa il mio amato lime e l'amatissimo cocco.
Se aggiungiamo che l'augusto consorte, appena uscito da un piuttosto lungo periodo-mirtillo è ora anche lui in era cocco-dipendente, il gioco è fatto.
La descrizione poi farebbe capitolare chiunque: non solo si prepara in un attimo ma viene fuori, parola dell'autrice, una specie di miracolo per cui la parte inferiore risulterà tipo un budino lontanamente simile ad un curd e la parte superiore invece uno strato di torta.
Seguo pedissequamente le istruzioni.
In un attimo il piatto di ceramica è nella teglia che lo conterrà per la cottura a bagnomaria.
Verso l'impasto, una nuvola.
Verso l'acqua.
Il disastro.
Non so quale diavolo, quale pensiero, cosa mi abbia ottenebrato per un attimo.
Sta di fatto che l'acqua del bagnomaria invece di finire nella teglia grande finisce sull'impasto.
Me ne accorgo subito, ma subito in questi casi è già tardi.
Non c'è soluzione se non buttare tutto.
E dare fondo nuovamente, ahimè, alla preziosa scorta di passion fruit ;)
BAKED LIME, PASSION FRUIT AND COCONUT PUDDING
per 4/6 persone
125 g di burro a temperatura ambiente (più dell'altro per la teglia)
200 g di zucchero semolato tipo Zefiro
4 uova grandi (tuorli ed albumi separati)
75 g di farina autolievitante
50 g di cocco rapè
400 ml di latte intero
succo e buccia finemente grattugiata di 3 lime
5 grossi frutti della passione ( o 6 piccoli)
zucchero a velo, per la finitura
panna densa, per servire
Preriscaldare il forno ventilato a 170 gradi ed imburrare una teglia da 2 litri di capacità.
Mettere burro e zucchero nel robot da cucina e montarli finchè il composto sarà chiaro e leggero. Aggiungere i tuorli ed azionare velocemente le lame per un attimo, quindi unire la farina ed il cocco, alternandoli con il latte, mescolando finchè si otterrà un composto omogeneo.
Unire da ultimi la buccia ed il succo di lime quindi versare il composto in una ciotola.
Aprire i frutti della passione a metà e versare la polpa, aiutandosi con un cucchiaino, in un colino posto sopra l'impasto. Schiacciare bene il composto (i succhi verranno rilasciati meglio) ed infine unire al composto anche due terzi dei semi (scartare i rimanenti).
Montare gli albumi a neve ferma quindi usando un cucchiaio di metallo unirne un terzo all'impasto per ammorbidirlo ed infine il resto, con movimenti dal basso verso l'alto.
Versare il tutto nella teglia preparata e posizionarla in una teglia da forno più grande in cui andrà versata acqua bollente sufficiente ad arrivare a metà della teglia con il composto.
Cuocere per 45 minuti.
Fare intiepidire il dolce quindi servirlo con zucchero a velo e la panna densa.
NOTE
- come l'autrice stessa sottolinea, è un dolce facilissimo. Il robot da cucina fa il grosso e le fruste il resto. Anche passare la polpa di passion fruit dal colino prende veramente un attimo e in un lampo il dolce è in forno (se non combinate guai come me :)
- il risultato è magico come dice Diana Henry: riprende quello che è il padre di tutte le "torte magiche" che per un po' hanno invaso la blogosfera, ovvero il tipico Lemon Pudding australiano che ha proprio la caratteristica di separarsi in cottura in due strati, uno budinoso l'altro più simile ad una classica torta.
- sul sapore, dico solo che ce ne siamo finiti metà in due subito, in piedi in cucina. Era il dolce per il nostro anniversario di matrimonio, nessuno obbligava che dovesse anche arrivare integro a tavola :) non si riesce letteralmente a smettere di prenderne un altro cucchiaio, ed uno ancora...
- buonissimo tiepido ma altrettanto buono freddo, il giorno dopo.
- la thick cream, la panna densa non zuccherata usata per accompagnarlo ci sta benissimo. Non omettetela per nessun motivo.
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