mercoledì 31 ottobre 2012
Salmone glassato alla soia e arancia
Se lo scopo era farci paura, obiettivo raggiunto.
Un annuncio perentorio in sala professori.
Domani è l'ultimo giorno prima delle vacanze.
Si, grazie al cielo.
Vivere in Arabia fa approfittare anche delle feste locali, e della Eid-al-Adha in questo caso.
Dieci giorni senza vedere i colleghi incarogniti.
O meglio, li vedo lo stesso dato che abitiamo tutti nello stesso compound.
Ma almeno non ho da discuterci per l'ennesimo cambio di orario, o per l'ultimo alunno arrivato a scuola in limousine che mi ha chiesto, giuro, di temperargli la matita (la mia risposta? Indovinate :-)
Quindi il 31 non saremo a scuola.
Il nostro preside, americano dal midollo al cappello, è indubbiamente dotato di logica ferrea.
Domani allora facciamo venire gli alunni mascherati.
Già prevedo una giornata di macello, ma ci può stare.
E si invitano anche i signori insegnanti a fare lo stesso.
L'invito è un ordine, si scopre da lì a poco.
Tiritera retorica sul fatto che siamo una comunità.
Che dobbiamo mostrarci uniti.
Essere tutti sulla stessa linea.
Anche sembrare deficienti tutti insieme, mi viene da pensare.
Le colleghe musulmane, con tanto di velo in testa, mugugnano che non possono.
E' contro la loro religione mostrarsi a festeggiare qualcosa che non appartenga alla loro cultura.
Ma l'uomo col cappello non ci sente, da quest'orecchio, anche se appare un pochino imbarazzato.
Beh, industriatevi.
Questa l'illuminata risposta, con la scusa che siamo una scuola internazionale.
Occhi al cielo, pazienza che tanto Allah capisce...
Ho visto piccole, velatissime Cenerentole.
Spiderman con la tunica araba invece che la tuta attillata.
Delle graziose Minnie con le orecchie sopra il velo, evidentemente ignare che il fidanzato, Topolino, in Arabia è stato condannato a morte...
La sottoscritta ha riesumato un cappellaccio da strega dall'immenso magazzino di scuola, e che basti e avanzi, penso, mentre me lo caccio in testa di malavoglia.
Poi arriva lui.
Il nostro eroe.
Il nostro mito da qui al prossimo Halloween.
La porta della sala professori si spalanca.
Un urlo, lo scintillio di un coltello.
Il preside sbianca ed a momenti sviene.
Io pure, insieme a tutto il corpo docente.
Il collega irlandese di Matematica e Fisica si è vestito da Osama Bin Laden.
Interpretandolo alla perfezione.
Scommettiamo che è la prima e l'ultima volta di questa pagliacciata? ;-)
Questo è uno dei piatti che va per la maggiore in casa arabafelice, non solo perchè è veramente buonissimo ma anche perchè super rapido nella preparazione.
Ed in casa di chi corre inseguendo l'orologio è una manna dal cielo!
Se prima di infornarlo mettete a lessare del riso, possibilmente basmati per meglio accompagnarsi ai sapori vagamente orientali della preparazione, avrete una cena completa pronta in venti minuti, e senza troppi sbattimenti.
Da non sottovalutare nemmeno per la cena della Vigilia, dato che ha un gusto davvero particolare ed è a prova della cuoca più inesperta!
Ah, ultima nota: è nata la pagina Facebook di Arabafelice in Cucina : per qualche anticipazione e chiacchiera extra, se quelle sul blog non vi hanno stufato ;-)
Mescolare in una ciotola soya, miele, succo d'arancia e poco sale.
Usare il mix per spennellare i tranci di salmone adagiati in teglia su carta alluminio, usando un pennello da cucina (io il mio favoloso Fiskars con le setole in silicone e tanto di testina girevole!)
Cuocerli a forno preriscaldato a 200 gradi per 5 minuti, quindi tirarli fuori dal forno e spennellarli nuovamente.
Cuocere altri 5 minuti, o comunque fino al grado di cottura desiderato, finendo con una botta di grill se il salmone non appare abbastanza caramellato.
Servire subito con la rimanente glassa a parte, magari con del riso basmati semplicemente bollito.
NOTE:
- andare piano con il sale: la salsa di soya è piuttosto sapida di suo, meglio assaggiare prima di esagerare.
Un annuncio perentorio in sala professori.
Domani è l'ultimo giorno prima delle vacanze.
Si, grazie al cielo.
Vivere in Arabia fa approfittare anche delle feste locali, e della Eid-al-Adha in questo caso.
Dieci giorni senza vedere i colleghi incarogniti.
O meglio, li vedo lo stesso dato che abitiamo tutti nello stesso compound.
Ma almeno non ho da discuterci per l'ennesimo cambio di orario, o per l'ultimo alunno arrivato a scuola in limousine che mi ha chiesto, giuro, di temperargli la matita (la mia risposta? Indovinate :-)
Quindi il 31 non saremo a scuola.
Il nostro preside, americano dal midollo al cappello, è indubbiamente dotato di logica ferrea.
Domani allora facciamo venire gli alunni mascherati.
Già prevedo una giornata di macello, ma ci può stare.
E si invitano anche i signori insegnanti a fare lo stesso.
L'invito è un ordine, si scopre da lì a poco.
Tiritera retorica sul fatto che siamo una comunità.
Che dobbiamo mostrarci uniti.
Essere tutti sulla stessa linea.
Anche sembrare deficienti tutti insieme, mi viene da pensare.
Le colleghe musulmane, con tanto di velo in testa, mugugnano che non possono.
E' contro la loro religione mostrarsi a festeggiare qualcosa che non appartenga alla loro cultura.
Ma l'uomo col cappello non ci sente, da quest'orecchio, anche se appare un pochino imbarazzato.
Beh, industriatevi.
Questa l'illuminata risposta, con la scusa che siamo una scuola internazionale.
Occhi al cielo, pazienza che tanto Allah capisce...
Ho visto piccole, velatissime Cenerentole.
Spiderman con la tunica araba invece che la tuta attillata.
Delle graziose Minnie con le orecchie sopra il velo, evidentemente ignare che il fidanzato, Topolino, in Arabia è stato condannato a morte...
La sottoscritta ha riesumato un cappellaccio da strega dall'immenso magazzino di scuola, e che basti e avanzi, penso, mentre me lo caccio in testa di malavoglia.
Poi arriva lui.
Il nostro eroe.
Il nostro mito da qui al prossimo Halloween.
La porta della sala professori si spalanca.
Un urlo, lo scintillio di un coltello.
Il preside sbianca ed a momenti sviene.
Io pure, insieme a tutto il corpo docente.
Il collega irlandese di Matematica e Fisica si è vestito da Osama Bin Laden.
Interpretandolo alla perfezione.
Scommettiamo che è la prima e l'ultima volta di questa pagliacciata? ;-)
Questo è uno dei piatti che va per la maggiore in casa arabafelice, non solo perchè è veramente buonissimo ma anche perchè super rapido nella preparazione.
Ed in casa di chi corre inseguendo l'orologio è una manna dal cielo!
Se prima di infornarlo mettete a lessare del riso, possibilmente basmati per meglio accompagnarsi ai sapori vagamente orientali della preparazione, avrete una cena completa pronta in venti minuti, e senza troppi sbattimenti.
Da non sottovalutare nemmeno per la cena della Vigilia, dato che ha un gusto davvero particolare ed è a prova della cuoca più inesperta!
Ah, ultima nota: è nata la pagina Facebook di Arabafelice in Cucina : per qualche anticipazione e chiacchiera extra, se quelle sul blog non vi hanno stufato ;-)
SOY-GLAZED SALMON
da Everyday Food di Martha Stewart
per 4 persone
4 tranci di salmone senza pelle
2 cucchiai di salsa di soya
2 cucchiaini di miele
3 cucchiai di succo d'arancia
sale
Mescolare in una ciotola soya, miele, succo d'arancia e poco sale.
Usare il mix per spennellare i tranci di salmone adagiati in teglia su carta alluminio, usando un pennello da cucina (io il mio favoloso Fiskars con le setole in silicone e tanto di testina girevole!)
Cuocerli a forno preriscaldato a 200 gradi per 5 minuti, quindi tirarli fuori dal forno e spennellarli nuovamente.
Cuocere altri 5 minuti, o comunque fino al grado di cottura desiderato, finendo con una botta di grill se il salmone non appare abbastanza caramellato.
Servire subito con la rimanente glassa a parte, magari con del riso basmati semplicemente bollito.
NOTE:
- andare piano con il sale: la salsa di soya è piuttosto sapida di suo, meglio assaggiare prima di esagerare.
lunedì 29 ottobre 2012
Fantasmi...di cioccolato (con il barbatrucco!)
Libia, paesino sperduto nel nulla, qualche anno fa.
Ogni volta che il campanello della villetta dove abitavamo suonava, tremavo.
Di solito era qualcuno curioso di guardare la ragazza con la pelle chiara che raramente si era vista prima da quelle parti, ed avevo imparato a lasciar perdere.
Ma il vociare mi fa tendere l'orecchio: e riconosco al di là del cancello i miei vicini.
Qualcuno se li ricorderà, già immortalati su queste pagine.
Sospiro, ed apro: tanto lo sanno che sono dentro e non demorderanno.
Spalanco gli occhi.
Peli, tanti peli.
Occhi infuocati.
Scalcia.
Risa intorno.
Devo aver trasalito come solo io so fare, con tanto di salto acrobatico.
La bestia è enorme, ed arrabbiata.
Lo sarei anche io, se mi portassero in giro con una corda al collo e sapessi che da lì a poche ore finirò sgozzata per la celebrazione della festa religiosa musulmana dell'Eid-al-Adha.
Rientro d'istinto in giardino, ed il montone mi viene dietro.
Con tutti gli altri, si intende.
Ridono e parlano, ma non capisco un tubo.
Il dialetto libico è complicatissimo, ma cerco due parole in lingua universale per far capire che forse non è il caso.
Bimbi che corrono, la bestia si agita come un ossesso.
Voglio scappare, e mi piazzo sui gradini.
Un salto solo, e potrò sbarrare la porta.
La robusta signora che regge la corda mi si para davanti.
Faccio finta di non capire.
Ma ho capito benissimo.
Vogliono entrare in casa, e va bene.
E' che ci vogliono entrare con tutto il montone.
Ora, non vorrei pensaste male della mia ospitalità.
Non è cattiveria.
Ma questo è troppo anche per me.
Ancora con il cuore in gola per lo spavento, e mi esce un NO dalla bocca che fa paura a me per prima.
I simpatici vicini girano, come ho raccontato, sempre graziosamente accessoriati di fucile, vuoi vedere che faccio la fine del montone?
Lo guardo con pena, e quasi mi pare ricambi.
Nessuno urla più.
Mi guardano seri.
Ossignore, perchè non mi tappo mai la bocca.
Poi, all'improvviso, tutti ridono.
Rido pure io anche se non so di che.
Hai paura! Hai paura!
Capisco a stento, ma pare trovino esilaranti questi occidentali pappamolle...
Se ne vanno, miracolo.
Ma mi lasciano l'invito.
Per vedere lo sgozzamento live.
Declino, ma certo qualunque Halloween sarà nulla, in confronto a questo ;-)
Sfizio meno cruento, indubbiamente, e ben più divertente: un po' di cioccolato bianco ed il trucchetto dell'olio di semi per creare una pasta fluida da modellare con il dorso del cucchiaio.
Divertente farli anche con i bimbi, e buonissimi da mangiare.
Usateli come regalino, come decorazione per una festa a tema: avranno un successone!
WHITE CHOCOLATE GHOSTS
da The Martha Stewart Show
per circa 13 fantasmi
340g di cioccolato bianco di ottima qualità
un cucchiaio e mezzo di olio di semi
gocce o pezzetti di cioccolato, per decorare
Sciogliere il cioccolato bianco con molta attenzione, ponendolo in una ciotola che andrà sopra ad un'altra piena di acqua sul fornello. Fare attenzione che l'acqua non tocchi la base della ciotola.
Appena il cioccolato è sciolto unire l'olio e girare vigorosamente con un cucchiaio: questo è il barbatrucco che farà ottenere un avere uncomposto fluido e liscio, perfettamente lavorabile!
Versare una cucchiaiata di composto su della carta forno e con il dorso del cucchiaio modellare un fantasma: testa, braccia, e coda.
Appoggiare subito uno stecco da lecca lecca o uno spiedino di legno tagliato a misura.
Adagiare i pezzetti o le gocce di cioccolato a formare gli occhi e versare ulteriore cioccolato per coprire lo stecco. Procedere fino ad esaurimento degli ingredienti, quindi mettere i fantasmi in frigo a rassodare.
NOTE:
- il cioccolato bianco deve essere buono: quello di qualità inferiore non sempre si scioglie bene.
- i fantasmi durano tantissimo. Teneteli in frigo per sicurezza.
- è possibile realizzarli con il cioccolato fondente e usare il bianco per gli occhi...no limits per la fantasia.
- un paio di altre idee? Nella sezione Halloween :-)
mercoledì 24 ottobre 2012
Starbooks di Ottobre 2012: Pesce fritto e patatine
Brutto, è brutto.
Fotogenico, manco per niente.
Serve la birra per farlo, e ce l'abbiamo solo analcolica.
Nemmeno c'è luce per metterlo in posa, tanto è nero il cielo.
Un po' di organizzazione per prepararlo, nulla che si possa proprio improvvisare.
Non si può che friggerlo di corsa.
Friggerlo prende tempo, e la finestra aperta.
Nell'unico giorno che Storia tramandi abbia grandinato nel deserto.
Giuro.
Trenta gradi, e un rumore come se stessero tirando pietre alle finestre.
Un vento inaudito porta una nuvola di sabbia in cucina.
Sabbia contro odore di fritto?
Vince il secondo dieci a zero.
Un buco sul soffitto del piano di sopra, mi avvisa l'augusto consorte scendendo le scale col solito aplomb.
Ci ho messo sotto un secchio.
Ma non posso fermarmi ora.
Entra acqua dalla porta delle cucina.
Corri, mettiamoci un paio di stracci.
Entra anche dalla portafinestra del soggiorno, e la tenda bianca cambia colore.
Già, piove e grandina sabbia.
Rossa, scurissima.
Pazienza.
Cade un pezzo di albero in piscina.
Mica posso tuffarmi a recuperarlo.
So che il gatto è al riparo, e questo basta.
L'Apocalisse intorno, ed io friggo.
Sbrigati, mi viene ricordato con una risata.
Che da queste parti se piove è matematico che manchi la corrente.
E con le piastre elettriche sarebbe difficile continuare a cucinare.
Ce la faccio per un pelo, anzi meno.
Fotografo ancora con il fornello acceso, all'ultimo secondo del neon.
Buio.
Silenzio.
Non vedo dove metto i piedi.
Bugia, ogni tanto si: mi aiutano i lampi.
Tuoni di sottofondo, e una lampada a led tirata fuori per l'occasione.
Non eravamo a lume di candela, che in casa di non fumatori si fa fatica a ritrovare quell'unico accendino al buio.
Ma solo il cielo, pur minaccioso, sa se ce lo siamo gustato, questo piatto.
Una pastella che dovete fare per forza, perchè è perfetta.
Le patatine fritte, che alzi la mano chi non le ama alla follia.
Con le mani, appoggiati al bancone di cucina.
Giuro, una cena da re.
E il resto?
Aspetterà :-)
Ecco le altre ricette testate oggi, ultimo appuntamento con American Food che devo dire ne esce promosso a pieni voti :
Menu Turistico con Sweet Potato Pie
La Apple Pie di Mary Pie con Zesty Crab Cakes
Andante con Gusto con Maple Bundt Cake
Ale only kitchen con Buffalo Chicken Wings
Arricciaspiccia con Skillet Cornbread
La Gaia Celiaca con Caramelized onion dip, onion dip e corn muffins
Piatto tipico della parte Nord-Ovest degli USA, specie la parte sulla costa dove la pescosità del mare fa che le friggitorie che lo offrano siano più numerose dei classici fast food che vendono hamburger.
Ovvio che la preparazione sia stata importata dalla Gran Bretagna, ma poco importa: questa in particolare prende il nome dal Pike Place, il famoso mercato di Seattle.
Da gustare caldo possibilmente con le mani ed una birra ghiacciata.
Anche analcolica ;-)
( per 4 porzioni)
2 uova grandi
250 ml di birra
180 g di farina 00
1 cucchiaio scarso di sale
8 pezzi di pesce tipo merluzzo, halibut...ognuno lungo circa 10 cm e largo poco meno
olio di semi, per friggere
per le chips
3 grosse patate
abbondante olio per friggere
sale
Sbattere leggermente le uova con una forchetta, quindi aggiungere la birra. Da parte mescolare farina e sale, e quindi unire i due composti mescolando velocemente con la forchetta: non girarlo troppo, deve rimanere qualche grumo qua e là.
Far riposare almeno 20 minuti in frigo, ma meglio una notte.
Mettere abbondante olio in una pentola a bordi alti, circa 7 cm e scaldarlo finchè un termometro da cucina segna 190 gradi (comunque molto caldo)
Asciugare bene il pesce con la carta da cucina ed immergerlo nella pastella.
Scolare l'eccesso ed immergerlo nell'olio caldo. Cuocere circa 7 minuti, girando di tanto in tanto, o comunque finchè il pesce sarà dorato e croccante.
Far attenzione che l'olio non diventi troppo caldo o troppo freddo, ma rimanga sempre tra 180 e 190 gradi.
Scolare il pesce su carta da cucina e tenerlo in caldo nel forno a 100 gradi prima si servirlo.
Per le chips cominciare il giorno prima: affettarle a circa mezzo cm massimo di spessore e porre le fette in una ciotola di acqua fredda. Mettere il tutto in frigo per almeno 8 ore.
Il giorno dopo sciacquare le patate sotto l'acqua corrente ed asciugarle molto bene.
Scaldare abbondante olio in una pentola a bordi alti, finchè il termometro segna 154 gradi.
Non sarà molto caldo.
Immergervi le fette di patata e cuocerle circa 4 minuti, scolandole poi su carta da cucina.
Saranno ancora pallide! Aumentare quindi il fuoco e far raggiungere all'olio la temperatura di 180 gradi, ricuocere le fette altri 4 minuti circa finchè saranno ben dorate.
Scolare su carta da cucina pulita e salare.
Mettere nel forno a 100 gradi per tenerle in caldo, ma meglio consumarle subito!
NOTE:
- la pastella dura perfettamente in frigo anche due giorni. Mescolarla bene prima di usarla e sarà perfetta.
- essendo buonissima e croccante può andar bene per friggere anche le verdure, volendo.
- le patate preparate in questo modo sono divine: si, ci vuole un po', ma credetemi che ne vale la pena. Croccanti come non mai!
- un controllo attento della temperatura dell'olio è fondamentale per la buona riuscita del piatto.
- non dimenticare di asciugare bene il pesce prima di immergerlo nella pastella, e di rimuovere ogni pezzetto di pastella che galleggi nell'olio per evitare che bruci.
- fatene tanti...;-)
- il libro è meraviglioso: pensateci per i regali di Natale ;)
lunedì 22 ottobre 2012
Pane dolce dello Shabbat con i datteri e il tè dei Fachiri
Va bene, finora abbiamo scherzato.
Mi sono divertita a cercare ingredienti che nemmeno il Santo Graal.
Qualcuno con successo, per altri ho dovuto dichiararmi sconfitta.
Ma ogni ricetta per l'MT Challenge è stata letta, pensata, amata e creata con lo stesso amore.
E consentitemelo, lo stesso divertimento.
Poi arriva Eleonora, ed il suo bellissimo pane dolce.
Non è solo cibo.
E' l'espressione della cultura e delle tradizioni di un popolo, quello ebraico.
Basti pensare solo ai mille significati reconditi che questo intreccio magico contiene.
Tutto perfetto, se vivessimo nel mondo perfetto.
Casualià vuole che la sottoscritta viva in una Paese dove anche il solo nominare Israele sia considerato reato.
Reato grave, sia chiaro.
Non c'è sulle cartine geografiche.
Cancellato, omesso, vietato.
Ricordo ancora la sorpresa entrando la prima volta nella mia American International School.
Quella carta sul muro della mia classe ha qualcosa che non va, e aggiungo con il pennarello il nome mancante.
Apriti cielo.
Un paio di alunni mi fanno subito delle domande irritanti e strafottenti, ed io ancora più strafottente rispondo.
Non si può far finta che qualcosa non esista.
Specie se questo qualcosa è un intero popolo.
Vi risparmio l'inutile trafila seguita dopo di genitori scandalizzati,e preside terrorizzato: ma cosa vuoi aspettarti da un'insegnante con lo smalto viola ed il colpi di sole? ;-)
Miracolosamente non mi hanno licenziato.
Ma il nome non l'ho cancellato come mi era stato ordinato.
Varrà a ben poco, ma il poco non è sempre meglio di niente?
Ripensando a tutto questo ho intrecciato con cura il pane dolce, e gli ho fatto racchiudere dei mediorientalissimi datteri aromatizzati da un delizioso tè agli agrumi e cardamomo, prezioso dono della ragazza con la L, con un nome molto evocativo: tè dei Fachiri.
Tutti questi ingredienti non stanno solo bene insieme.
Regalano un gusto finale assolutamente perfetto.
A dimostrazione che pace, alla fine, è concetto ben più semplice di quel che sembri.
Può una preparazione andare oltre ogni aspettativa? Beh, questa lo fa.
Immaginate un pan brioche ma più leggero, aereo, morbido...insomma, buonissimo.
I datteri ci stanno una meraviglia, dato che il pane in sè non è eccessivamente dolce, e la punta di cardamomo, spezie e agrumi del tè che ho scelto arriva nel naso prima ancora che alla lingua.
Provatelo, se non l'avete fatto, rimarrà con voi per molti altri sabati della vostra vita :-)
Fare un tè molto forte, quindi immergervi i datteri e lasciarli un paio d'ore.
Scolarli, asciugarli e tagliarli a pezzetti.
Stendere ogni cordoncino in modo da appiattirlo, quindi farcirlo con i pezzetti di dattero.
Chiudere i cordoncini arrotolandoli su se stessi, quindi disporne tre in fila davanti a sè, ed intrecciarvi in modo alternato gli altri tre.
Far in modo che l'intreccio sia abbastanza stretto, quindi intrecciare anche i lati.
Ripiegare le trecce sui lati sotto il pane.
Mi sono divertita a cercare ingredienti che nemmeno il Santo Graal.
Qualcuno con successo, per altri ho dovuto dichiararmi sconfitta.
Ma ogni ricetta per l'MT Challenge è stata letta, pensata, amata e creata con lo stesso amore.
E consentitemelo, lo stesso divertimento.
Poi arriva Eleonora, ed il suo bellissimo pane dolce.
Non è solo cibo.
E' l'espressione della cultura e delle tradizioni di un popolo, quello ebraico.
Basti pensare solo ai mille significati reconditi che questo intreccio magico contiene.
Tutto perfetto, se vivessimo nel mondo perfetto.
Casualià vuole che la sottoscritta viva in una Paese dove anche il solo nominare Israele sia considerato reato.
Reato grave, sia chiaro.
Non c'è sulle cartine geografiche.
Cancellato, omesso, vietato.
Ricordo ancora la sorpresa entrando la prima volta nella mia American International School.
Quella carta sul muro della mia classe ha qualcosa che non va, e aggiungo con il pennarello il nome mancante.
Apriti cielo.
Un paio di alunni mi fanno subito delle domande irritanti e strafottenti, ed io ancora più strafottente rispondo.
Non si può far finta che qualcosa non esista.
Specie se questo qualcosa è un intero popolo.
Vi risparmio l'inutile trafila seguita dopo di genitori scandalizzati,e preside terrorizzato: ma cosa vuoi aspettarti da un'insegnante con lo smalto viola ed il colpi di sole? ;-)
Miracolosamente non mi hanno licenziato.
Ma il nome non l'ho cancellato come mi era stato ordinato.
Varrà a ben poco, ma il poco non è sempre meglio di niente?
Ripensando a tutto questo ho intrecciato con cura il pane dolce, e gli ho fatto racchiudere dei mediorientalissimi datteri aromatizzati da un delizioso tè agli agrumi e cardamomo, prezioso dono della ragazza con la L, con un nome molto evocativo: tè dei Fachiri.
Tutti questi ingredienti non stanno solo bene insieme.
Regalano un gusto finale assolutamente perfetto.
A dimostrazione che pace, alla fine, è concetto ben più semplice di quel che sembri.
Può una preparazione andare oltre ogni aspettativa? Beh, questa lo fa.
Immaginate un pan brioche ma più leggero, aereo, morbido...insomma, buonissimo.
I datteri ci stanno una meraviglia, dato che il pane in sè non è eccessivamente dolce, e la punta di cardamomo, spezie e agrumi del tè che ho scelto arriva nel naso prima ancora che alla lingua.
Provatelo, se non l'avete fatto, rimarrà con voi per molti altri sabati della vostra vita :-)
PANE DOLCE DEL SABATO CON DATTERI E IL TE' DEI FACHIRI
(dalla ricetta di Eleonora che ho dimezzato nelle dosi)
250g di farina
un uovo medio
50g di zucchero
10g di lievito di birra fresco, o 3,5g di quello disidratato
62,5 ml di acqua tiepida
62,5 ml di olio extravergine
5 g di sale
per il ripieno
datteri freschi, i miei qualità Sukkari
tè al cardamomo, spezie ed agrumi
un tuorlo e semi di nigella per la copertura
Fare un tè molto forte, quindi immergervi i datteri e lasciarli un paio d'ore.
Scolarli, asciugarli e tagliarli a pezzetti.
Setacciare la farina.
Sciogliere il lievito nell'acqua
tiepida insieme a un cucchiaino di zucchero e far riposare una decina di
minuti fino a far formare una schiuma.
Mischiare la farina, il sale e
lo zucchero, versarci il lievito e cominciare ad impastare, versare poi
l'olio e per ultimo l'uovo.
Lavorare possibilmente nella planetaria fino a che l'impasto si stacchi perfettamente dalla ciotola,
lasciandola pulita.
Lasciar lievitare coperto per almeno due ore, quindi sgonfiare l'impasto.
Tagliarlo in sei parti uguali che andranno lavorate in un lungo cordoncino.Stendere ogni cordoncino in modo da appiattirlo, quindi farcirlo con i pezzetti di dattero.
Chiudere i cordoncini arrotolandoli su se stessi, quindi disporne tre in fila davanti a sè, ed intrecciarvi in modo alternato gli altri tre.
Far in modo che l'intreccio sia abbastanza stretto, quindi intrecciare anche i lati.
Ripiegare le trecce sui lati sotto il pane.
Adagiare il pane in una teglia unta d'olio e lasciarlo lievitare coperto per altre due ore.
Battere il tuorlo con un cucchiaio d'acqua e usarlo per spennellare il pane, cospargerlo con la nigella e cuocerlo a forno preriscaldato a 200 gradi per circa 15-20 minuti.
Non resisterete a farlo raffreddare ;-)
Questo della foto è sparito nel giro di una merenda...
mercoledì 17 ottobre 2012
Starbook di Ottobre 2012: Torta meringata al cocco
So benissimo costa state pensando.
E non perchè abbia doti paranormali.
Un'americanata.
Il bello è che non sono qui per contraddirvi, anzi.
Questa torta è proprio quello che sembra.
Una montagna meringosa, con sotto una torta al cocco buonissima e morbida.
Si sa che sono una gran sostenitrice del colpo di fulmine.
Ha funzionato magnificamente con l'augusto consorte.
Molto bene con alcuni amici, meno con altri.
Ma è il gioco delle cose, e non si può vincere sempre.
Colpo di fulmine fu, come ho spiegato, anche con l'autrice del libro che trattiamo oggi con la banda dello Starbooks: American Food di Martha Stewart.
Lei che non mi ha mai tradito, finora.
O meglio ho pensato lo avesse fatto una volta, e poi mi accorsi di aver dimenticato un ingrediente fondamentale nella preparazione che mi sembrava non stesse insieme...
Colpo di fulmine questa torta.
Il libro è arrivato di pomeriggio mentre ero a Roma, la scorsa estate.
Ho aperto il pacco nell'ascensore, tanta la voglia.
Mille impicci per le mani, la carta, la borsa, la porta basculante che mi viene sul naso.
Ma non importa.
Si apre solo, e su quella pagina.
Coconut cake.
Wow.
E' bianca, una nuvola.
La devo fare.
Non importa che basti a sfamare un esercito: troverò l'occasione.
Beh, non che mi servisse.
E da lì a convincere l'augusto consorte che per il suo compleanno, una volta rientrati in Arabia, non ci potesse essere nulla di meglio è stato un attimo.
Amore, che torta vorresti?
Una al cioccolato.
Ma no, proviamone una al cocco, che ti piace tanto.
Rassegnato, mi guarda.
Tanto lo sa.
E il cocco gli piace sul serio.
Non ci siamo pentiti della scelta, nè di aver dovuto cercare le scaglie di cocco in almeno quattro diverse città , senza successo, e finendo per comprarle on line.
Un ciambellone umido e morbido, anzi due sovrapposti.
Meringa sopra, sotto e dentro.
Devo aggiungere altro?
Solo che non ne è avanzata una briciola ;-)
Andate a sbirciare le altre ricette testate oggi:
Menuturistico con Hamburger
La Apple Pie di Mary Pie con Tamale Pie
Le chat egoiste con Oatmeal raisin cookies
Andante con Gusto con Buttermilk fried chicken
Ale Only Kitchen con New England clam chowder e Hush Puppies
Arricciaspiccia con Indian Pudding
Vissi d'arte e di cucina con Pineapple upside-down cake
La Gaia Celiaca con Caramel corn ice cream
Secondo la super Martha nella vita basterebbe saper fare tre torte per festeggiare tutte le ricorrenze familiari: quella di carote, quella a strati con il cioccolato e quella al cocco.
Sono tutte prese dalla tradizione europea, ovvio, ma arricchite da molto più burro e da una copertura golosa.
Chi preferisce la parte cremosa, chi la torta in sè: ma con una di queste si fanno felici praticamente tutti ;-)
E auguri alla mia sorellina che oggi compie gli anni!!!!
COCONUT CAKE
per due torte da sovrapporre da 24 cm ciascuna
per un totale di 12-15 porzioni
339 g di burro
420g di farina
un cucchiaio più un cucchiaino di lievito per dolci
un cucchiaino di sale
70 g di farina di cocco
440 g zucchero
4 uova intere più 4 albumi
3 cucchiaini di estratto di vaniglia
375 ml di latte di cocco
per la farcia e copertura (seven minute frosting)
165 g di zucchero
1 cucchiaio di glucosio
31 ml di acqua
3 albumi
un cucchiaino di estratto di vaniglia
70 g di farina di cocco, o cocco in scaglie
Imburrare ed infarinare due stampi da 24 cm.
Mischiare la farina, il lievito ed il sale.
Passare la farina di cocco al mixer in modo da polverizzarla per bene quindi unirla al composto di farina.
Con le fruste o in planetaria con gancio a K battere il burro a temperatura ambiente ( assolutamente non sciolto!) con lo zucchero per circa 4 minuti.
Unirvi le uova intere, gli albumi e la vaniglia.
Aggiungere quindi il composto di farina alternando il tutto con il latte di cocco.
Dividere l'impasto equamente tra le due tortiere e cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 35-40 minuti, facendo la prova stecchino.
Lasciar raffreddare le torte nelle teglie quindi passare una lama tra i bordi e i dolci in modo che si stacchi perfettamente, quindi sformarle.
Passare al seven minute frosting: in un pentolino a fondo spesso mettere 140 g di zucchero, il glucosio e l'acqua. Su fuoco medio girare in continuazione finchè lo zucchero si scioglie.
Alzare quindi il fuoco e smettere di mescolare.
Cuocere finchè il composto raggiunge 110 gradi su un termometro da pasticceria ( civorranno circa 5 minuti)
Intanto montare gli albumi a neve per due o tre minuti, quindi aggiungere lo zucchero rimanente, la vaniglia e sbattere ancora.
Appena lo sciroppo di zucchero arriva a temperatura versarlo piano sugli albumi, continuando a montare.
Battere il composto per circa 7 minuti, e usarlo immediatamente.
Livellare le torte con un coltello, se necessario, quindi farcirle con abbondante seven minute frosting: è meringa, se non ne mettete abbastanza vi ritroverete uno strato risicato dopo ;-)
Coprire interamente con il frosting rimanente e cospargere con la farina di cocco o le scaglie.
NOTE
- la torta è buonissima anche senza copertura: dimezzando le dosi avrete un ciambellone al cocco fenomenale, ottimo per la colazione e morbido a lungo.
- la torta senza copertura può essere surgelata, avvolta nella pellicola.
- il dolce resiste benissimo diverse ore a temperatura ambiente, non metterlo in frigo perchè la copertura teme l'umidità.
- il libro indica che basta per 8-10 persone: forse dei giganti, perchè a casa mia si sono sfamati in 15...;-)
- visto che mi è stato chiesto qui e in almeno venti email, il cocco in scaglie l'ho comprato su questo sito.
lunedì 15 ottobre 2012
Zuppa di mais e peperoni
La ragazza con la L è spuntata da dietro il Colosseo.
Ce n'erano di turisti, eh. Ma l'ho saputo subito che era lei.
La ragazza con la L non è come me la sono immaginata.
Meno male :-)
La ragazza con la L ha occhi grandi, chiari e trasparenti.
Ci leggi entusiasmo, e passione.
La ragazza con la L ti guarda con quegli occhi, annuendo piano con la testa.
Come sa ascoltare bene, e si che ascoltare me può causare danni cerebrali permanenti...
La ragazza con la L parla.
Ha un sacco di pensieri, tanto grandi che mi chiedo come facciano a starle tutti in quel capo minuto.
La ragazza con la L tutte quelle cose di cui parla dovrebbe scriverle.
Perchè credetemi, leggerla è piacere pari solo ad ascoltarla.
La ragazza con la L non ama la mia Roma tanto quanto me.
Ma si è sciroppata una passeggiata tra i vicoli del rione Monti per farmi piacere.
E se non fosse stato il giorno più caldo della scorsa estate non ci saremmo divertite allo stesso modo.
La ragazza con la L cammina guardando in su, come la sottoscritta.
Per questo siamo inciampate almeno una volta a testa.
La ragazza con la L punta il sole che tramonta e mangia un dattero.
E sembra contenta sul serio.
La ragazza con la L mi ha regalato un libro che ho cercato di non finire mai, tanto era bello.
Ed un tè che profuma ormai del nostro incontro.
Ben poche persone hanno azzeccato tanto un dono a me destinato.
La ragazza con la L non cammina.
Vola.
Giuro, da quando l'ho conosciuta il concetto di ali ai piedi va assolutamente rivisto.
Fa a passo svelto lo stesso tratto che ho fatto io in metropolitana.
La cosa preoccupante è che ci ha messo lo stesso tempo!
La ragazza con la L dev'essere l'unica lettrice di questo blog a rifare le zuppe.
Insieme a mia sorella, si intende.
La ragazza con la L sarebbe bello averla per amica.
Peccato, la vita.
La ragazza con la L è uno dei grandi regali di questo blog. Si riconoscerà oggi? :-)
Se non fosse capitata sopra queste pagine per caso non credo proprio ci saremmo mai incontrate!
Se non fosse capitata sopra queste pagine per caso non credo proprio ci saremmo mai incontrate!
L'amica che non posso avere, perchè vita e migliaia di chilometri non lo rendono proprio possibile nel vero senso della parola.
Ma che gioia, ogni sua email.
A lei dedico la zuppa di oggi, sapendo che potrebbe piacerle parecchio.
Con un nome beneaugurante che spero faccia il suo lavoro ;-)
Ed è buonissima, ovvio!
SUNSHINE SOUP
da Kitchen di Nigella Lawson
per 4 porzioni abbondanti
un peperone giallo
un peperone arancione
2 cucchiaini d'olio, volendo aromatizzato all'aglio
un litro di brodo vegetale oppure di pollo
500 g di chicchi di mais surgelati
sale e pepe
Tagliare in quattro i peperoni, eliminare i semi e le membrane interne quindi tagliarli a strisce e metterle in una teglia coperta con alluminio.
Con le mani ungere i pezzi leggermente con l'olio e cuocerli in forno preriscaldato a 250 gradi per circa 25 minuti.
Intanto portare il brodo scelto a bollore e unirvi i chicchi di mais surgelati. Riportare a bollore quindi abbassare il fuoco, coprire con un coperchio e lasciar andare per 20 minuti.
Passati i 20 minuti rimuovere con un mestolo forato parte dei chicchi di mais ( diciamo che una mestolata è sufficiente ;-) e lasciarli da parte.
Unire al resto del liquido i peperoni a strisce e frullare tutto con un frullino ad immersione, aggiustando di sale.
Unire i chicchi lasciati da parte e servire.
NOTE:
- il colore dei peperoni non è poi così importante ai fini del sapore: usate quelli che avete!
- al posto del mais surgelato ho provato anche quello in scatola, senza apportare cambiamenti alla ricetta : funziona allo stesso modo.
- la zuppa dura benissimo tre giorni in frigo, tenendola coperta.
- la zuppa si può surgelare. Scongelarla in frigo e poi scaldarla sul fornello.
- fidatevi e provatela: è molto più buona di quel che sembri...
mercoledì 10 ottobre 2012
Starbooks di Ottobre 2012: Insalata di patate
Questa non poteva proprio scapparmi.
Troppa ghiotta l'occasione di condividere con la banda dello Starbooks una delle mie grandi passioni culinarie.
Lei, la mitica Martha Stewart.
Lei, che ho incontrato appena sposata facendo zapping tra i canali della tv.
Eh si, che a farlo all'estero si vedono cose che voi umani...
Folgorazione.
La signora no, non è particolarmente simpatica.
Un tantino algida.
Ma santissimo cielo che ricette propone.
Golose, stuzzicanti, da sgranare gli occhi.
E vengono tutte al primo colpo.
Da allora sono passati anni.
Una marea di libri, che possiedo per la maggior parte.
Un certo numero di riviste a cui sono abbonata.
Programmi tv, che cerco di seguire e registrare appena posso.
Mi ha salvato in cene che pensavo al di sopra delle mie possibilità.
Mi ha fatto fare dei figuroni che mai avrei sperato.
E mi ha aperto il mondo a una serie di furbate senza pari ;-)
Martha sa cucinare, sul serio.
E se ogni tanto usa una scorciatoia non se ne vergogna di certo.
Men che meno si è vergognata di essere stata in prigione per qualche mese, colpevole di insider trading (nonostante si sia sempre dichiarata innocente, ndr).
E nonostante le avessero cancellato un paio di programmi tv e rischiasse a questo punto l'oblio, si è rimboccata le maniche ed è tornata più forte di prima.
Una bella faccia tosta, anche con l'aiuto di un famoso chirurgo plastico ;-)
Insomma, avrete capito che lo Starbooks di questo mese è dedicato alla sua ultima fatica: "Martha's American Food - A celebration of our nation's most treasured dishes, from coast to coast"
Un libro da leggere come un romanzo in cui insieme alle ricette si trovano interessantissime note storiche su come tanti piatti, divisi per zone geografiche, siano diventati patrimonio di quel melting pot che sono gli USA.
E di come la cucina d'oltreoceano non si risolva sempre in fast food...
Foto splendide, edizione curatissima come sempre.
Ne sono già innamorata, e vedremo se il giudizio finale su questo lavoro rispecchierà le premesse.
Questo mese quindi aspettatevi una carrellata di ricette provate da me e le altre amiche della banda dello Starbooks, con una new entry entusiasta a cui dare il benvenuto :
Menu Turistico con Blueberry pancakes
Le chat egoiste con Mile High Apple Pie
La Gaia Celiaca con Peach and blueberry cobbler
Ale only kitchen con Hazelnut cookies
La Apple Pie di Mary Pie con Grilled chicken with spicy peach glaze
Arricciaspiccia con Fried rice with shrimps and snow peas
Andante con gusto con Meat loaf with mashed potatoes
Vissi d'arte e di cucina con Alexis's Egg salad sandwiches
La super Martha descrive questa ricetta come perfetta da portare ad un picnic (o da presentare su un buffet, aggiungo io). Si prepara in anticipo, si mantiene bene per diverso tempo fuori dal frigo, non è complicata.
Ma sarà la prima ciotola a finire, visto con i miei occhi...i sapori e le dosi molto ben bilanciati, le patate non sono annegate nella maionese come spesso purtroppo si vede in piatti del genere.
Il tocco della paprika ci sta proprio bene, non dimenticatelo.
Da considerare quando si ha da sfamare un esercito, con la sola accortezza di farne in quantità :-)
CLASSIC POTATO SALAD
( per 12-15 porzioni abbondanti)
2 chili di patate (meglio se rosse, ma usate quelle che avete)
1 cucchiaio di sale grosso
3 cucchiai di aceto di mele
3 uova grandi
230 g di maionese
mezzo cucchiaino di semi di sedano
1 cucchiaino di senape in polvere
mezzo cucchiaino di pepe
3 gambi di sedano
una cipolla non troppo grande
10 cetriolini sott'aceto
3 cipollotti
2 cucchiaiate di prezzemolo tritato
un cucchiaino di paprika dolce
sale fine
Mettere le patate in una pentola capiente e coprirle abbondantemente di acqua. Appena l'acqua arriva a bollore aggiungere un cucchiaio di sale grosso, quindi abbassare la fiamma e far cuocere finchè le patate saranno tenere provando ad infilzarle con la punta di un coltello, circa 25 minuti.
Scolarle subito ed aspettare qualche minuto, quindi pelarle finchè ancora calde aiutandosi con della carta da cucina.
Tagliare a cubetti da circa 2cm e mezzo, metterli in una ciotola e versarvi sopra l'aceto di mele.
Far raffreddare.
Mettere le uova in un pentolino con acqua fredda fino a coprirle completamente.
Portare a bollore e spegnere immediatamente il fuoco. Coprire con un coperchio e aspettare 11 minuti.
Quindi mettere le uova in una ciotola di acqua fredda e aspettare che freddino. Pelarle, quindi tagliarne due a cubetti e lasciarne uno da parte per la decorazione.
In una ciotola mescolare le uova a pezzetti, la maionese, i semi di sedano, la senape in polvere e salare a piacere.
Girare bene quindi unirvi le patate, il sedano a fettine sottili, la cipolla a pezzetti, i cipollotti a fettine sottilissime, i cetriolini affettati e il prezzemolo.
Mescolare e far riposare in frigo per minimo mezz'ora, meglio una notte.
Appena prima di servire decorare con le fettine di uova e spolverizzare con la paprika.
NOTE:
- come tutti i piatti del genere è molto più buona il giorno dopo e ancora ottima dopo due.
- volendo si può usare maionese senza uova per condirla.
lunedì 8 ottobre 2012
Quadrotti di nocciole e Nutella
Oltre.
Sempre oltre.
Perchè è vero che a questo mondo non bisogna mai pensare di essersi stupiti già per tutto.
Ed indignati.
Basta una passeggiata in uno dei tanti, immensi centri commerciali qui dalle mie parti.
Non si può non farci caso.
Foto pubblicitarie, cataloghi, cartelloni.
Solo uomini ritratti.
E se per sbaglio c'è una donna che si fa?
Le si nasconde la faccia con un tratto di pennarello nero.
A volte solo quella, a volte tutto il corpo.
E il tratto di colore sempre attento a non andar fuori dai margini, così che finisci con un fantasma nero dove prima c'era una graziosa signorina.
Sia chiaro che non parlo di seni al vento o sederi in bella mostra.
Parlo di visi sorridenti.
Che evidentemente hanno ben poco da ridere.
D'altronde siamo nel Paese dove potrebbe essere reato avere gli occhi del colore sbagliato.
Le vetrine dei negozi femminili non sono da meno.
O possibilmente ancora più inquietanti.
Manichini vestiti di tutto punto, con abiti sexy ad aderenti.
Da mostrare a...nessuno, se non al proprio marito.
E va bene.
Ma hanno tutti la testa mozzata.
Ed i seni tagliati.
Forse si farebbe prima a vestire da donna un manichino maschile.
Uhm, no, va.
Fosse preso per omosessuale, e da queste parti non è il caso di sbandierarlo: si viene puniti con la pena di morte.
Quella grandissima Ikea conl a scritta pure in arabo mi aveva fatto pensare per pochi attimi ad una oasi di semilibertà.
Certo, fino al momento di sfogliare il catalogo.
Dal quale sono state rimosse digitalmente tutte le donne presenti.
Capisco, sono sconvenienti.
Una mamma in pigiama che prepara la colazione.
Una ragazza seduta su uno sgabello.
Non esistono più.
Punto.
So che la Svezia, nazione da cui l'Ikea proviene e all'avanguardia per la parità di diritti tra sessi, ha presentato formale dissenso per l'accaduto.
Ikea stessa si è scusata per essere andata contro i propri principi.
Ma qui la notizia dell'accaduto non è nemmeno stata pubblicata, figuriamoci le proteste.
Ce n'è parecchia, di strada da fare.
E solo per tentare di essere normali.
Poche cose mi consolano e appagano come una cucchiaiata di Nutella. O una ditata, a dire il vero...
Questo dolce la contiene all'interno e sulla superficie: sia chiaro, è obbligatoria.
Quella copertura cremosa rende il dolce assolutamente irresistibile, e speciale.
Vi fidate? ;-)
NUTELLA BLONDIES
da Living di Martha Stewart
per una teglia rettangolare 20cm x 27cm
60 g di burro
200 g di farina
2 cucchiaini di lievito per dolci
mezzo cucchiaino di sale
220 g di brown sugar, o in alternativa zucchero di canna
2 uova intere
40 g di nocciole
un cucchiaino di estratto di vaniglia
un cucchiaione colmo di Nutella
altra Nutella, per la copertura
Per prima cosa tostare le nocciole in forno a 170 gradi per circa 10 minuti.
Togliere la pellicina e farle raffreddare.
A parte far sciogliere il burro e mescolarlo allo zucchero battendo bene con le fruste, aggiungere quindi le uova intere e la vaniglia.
Mescolare farina, sale e lievito, ed unire questo mix al composto di burro e uova mescolando con un cucchiaio.
Quando il composto è omogeneo (non è troppo morbido, va bene così) unire le nocciole grossolanamente tritate e la Nutella.
Girare bene.
Pressare il composto nella teglia coperta con carta forno leggermente imburrata.
Cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 20-25 minuti, o finchè uno stecchino inserito al centro esce fuori con poche briciole attaccate.
Non stracuocere il dolce è il segreto della sua bontà.
Far raffreddare nella teglia prima si sformare e servire a quadrotti, che andranno coperti con un sottile strato di Nutella extra.
NOTE:
- il dolce è forse ancora più buono il giorno dopo, ma conservarlo avvolto nella pellicola.
- farlo raffreddare completamente prima di sformarlo e assaggiarlo.
- le nocciole non vanno tritate fino a farne farina ma devono potersi sentire all'interno del dolce.
- il brown sugar è uno zucchero molto usato nei dolci americani che contribuisce ad una consistenza morbida e...caramellosa. Cercatelo, e non ve ne pentirete. In alternativa si può fare in casa mescolando 200 g di zucchero semolato con un cucchiaio e mezzo di melassa.
- ottimo per le feste dei bimbi, e comodo perchè si può cuocere il giorno prima. Tagliare i quadrotti poco prima di servire e spalmarli con la Nutella.
giovedì 4 ottobre 2012
Pizza senza...forno!
Le piastrelle della mia cucina.
Proprio loro.
Quelle che mi danno tanto cruccio quando appaiono nelle foto.
A saperlo che invece sono tanto charmant.
Tanto da meritare di apparire su una rivista, ma guarda.
Proprio loro.
Quelle che mi danno tanto cruccio quando appaiono nelle foto.
A saperlo che invece sono tanto charmant.
Tanto da meritare di apparire su una rivista, ma guarda.
A saperlo l'avrei sbandierato ai quattro venti.
Ma peccato che invece mi sia ritrovata la foto in questione pubblicata senza nemmeno poter festeggiare.
A mia insaputa, si intende.
A mia insaputa, si intende.
Ma non così com'è, sarebbe troppo bello.
La tagliano giusta giusta sopra quella specie di watermark che ci appioppo sopra, pensando che basti a scoraggiare chiunque sia troppo pigro per scattarsela da sè.
Abbinata ad una ricetta che a voler essere onesti, c'entra poco e niente.
Mi arrabbio, ma con moderazione.
Mi arrabbio, ma con moderazione.
Li contatto, e sono anche ragionevoli.
Un errore.
Ops, come si fa a prendere una cosa altrui per sbaglio?
Insomma, pagheranno la foto, pare.
E' che proprio non ne trovavano una adatta alla loro ricetta.
Immagino che cucinarsela e fotografarsela non sia passato loro per la testa, e nemmeno alla "esperta di cucina e lifestyle" che la ricetta avrebbe in teoria, creato.
Poi la pubblicano sulla loro pagina Facebook.
Wow, dovrei essere doppiamente contenta?
Di nuovo quelle piastrelle.
Di nuovo quelle piastrelle.
Chiamo il responsabile, e mi becco pure il telefono sbattuto in faccia mentre sto parlando.
Certo, sono noiosa.
Sto ricordando che esiste ed è riconosciuto il diritto d'autore.
E violarlo è reato.
Che barba che noia, che noia che barba.
Perchè qualcuno dovrebbe ricordarci quello che non si fa, ma è tanto comodo fare lo stesso?
Peccato, si perde sempre occasione di essere ragionevoli.
Ma si diventa contagiosi...
Sono calma, e ce ne vuole per farmi incavolare.
Le questioni di principio però ci riescono benissimo.
E questa lo è.
Il malcostume va dai partiti che rubano a chi ti prende una foto e se la pubblica a suo piacere, "per errore".
Pazienza?
State certi che proprio no.
Ma ne riparleremo, appena il tutto andrà a buon fine ;-)
Altra ricetta che mi ha fatto sgranare gli occhi: davvero si cuoce la pizza sulla bistecchiera??? Beh, per voi non sarà una novità ma la sottoscritta una cosa simile non l'aveva mai vista.
Buonissima e con nulla da invidiare a quella cotta con il metodo classico: da provare in quel giorno in cui avete gente a cena ed il forno rotto.
Giuro, erano tutti a bocca aperta ( e non solo perchè avevano fame ;-)
Altra ricetta che mi ha fatto sgranare gli occhi: davvero si cuoce la pizza sulla bistecchiera??? Beh, per voi non sarà una novità ma la sottoscritta una cosa simile non l'aveva mai vista.
Buonissima e con nulla da invidiare a quella cotta con il metodo classico: da provare in quel giorno in cui avete gente a cena ed il forno rotto.
Giuro, erano tutti a bocca aperta ( e non solo perchè avevano fame ;-)
GRILLED PIZZA
da Everyday Food di Martha Stewart
( per 4 pizzette )
300 g di farina, più un po' per lavorare l'impasto
un cucchiaino di zucchero
un cucchiaino di sale
2 cucchiaini di olio extravergine
mezzo cubetto di lievito di birra fresco o 4 g di quello disidratato
250 ml di acqua tiepida
Versare l'acqua tiepida in una ciotola.
Versarvi il lievito e lo zucchero e far riposare 5 minuti.
Aggiungere quindi il sale e l'olio, e cominciare ad aggiungere la farina lavorando con un cucchiaio.
L'impasto è morbidissimo, così deve essere.
Versarlo su un piano abbondantemente infarinato ed impastarlo finchè sta insieme, aiutandosi con un pochino di farina extra, ma senza fargli perdere l'estrema morbidezza che lo caratterizza.
Trasferire l'impasto in una ciotola unta ed ungere anch'esso con olio.
Coprire con pellicola e far lievitare per circa un'ora.
Dopo un'ora impastarlo nuovamente e rimetterlo a lievitare una ulteriore mezz'ora.
Versare l'impasto su una superficie abbondantemente cosparsa di farina e dividerlo in quattro pezzi.
Far riposare i pezzi 10 minuti coperti con un panno.
Ungere abbondantemente d'olio la bistecchiera e metterla a scaldare bene. Stendere con le mani una delle palline di impasto in modo che stia a misura. Ungere con olio il lato che andrà a contatto con la bistecchiera.
Subito ungere anche l'altra "faccia" con un po' d'olio, ed aspettare che la base cuocia. Si vedranno apparire le bolle!
Non ci vuole molto, questione di minuti. Con l'aiuto di una paletta quindi girare la pizza in modo che cuocia anche dall'altro lato.
Aggiungere quindi il sugo di pomodoro e la mozzarella ben asciutta. A me non è servito, ma la ricetta originale prevede di coprire con un foglio di alluminio per aiutare il formaggio a sciogliersi meglio.
Trasferire sul tagliere e servire subito.
NOTE:
- quello che mettete sopra è ovviamente a vostra scelta, ma nulla che debba cuocere perchè non avrebbe il tempo.
- l'impasto è molto morbido, ma questo fa si che la pizza cuocia bene anche sulla bistecchiera.
- ungere la bistecchiera nuovamente prima di cuocere una nuova pizza.
- la dose di lievito è ovviamente modificabile a proprio piacere, aumentando i tempi di riposo della pasta.
lunedì 1 ottobre 2012
Tortina magica al cioccolato senza uova, burro, latte nè... ciotola!
Proprio a me.
D'altronde vita, casualità e fato vogliono che la sottoscritta parli un buon inglese.
Che lo pratichi tutti i santi giorni con gli amici.
Che lo insegni tutti gli stessi santi giorni in una scuola dove è la lingua ufficiale.
Che se lo goda sulle riviste, nei libri, nei programmi tv ed i film in lingua originale, che ama più delle versioni spesso malamente doppiate.
Insomma, forse è un pochino più che buono :-)
Almeno credevo, in un attimo di immotivata superbia.
Mi aiuti con l'inglese? Sto studiando dei vocaboli.
Ci risiamo.
La cara connazionale già tanto presente su queste pagine ha deciso, per l'ennesima volta, che provare a dire due parole in nella lingua di Albione potrebbe aiutarla a fare nuove amicizie, visto che gli italiani da queste parti scarseggiano.
Finalmente delizierà altri con i suoi racconti, spero io.
Tu lo sai bene, no?
Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.
Le mie credenziali di insegnante in una American International School devono lasciarla indifferente.
Allora dico una parola e tu vedi se capisci.
Ossignore.
L'avrei impostata diversamente questa chiacchierata informale, ma pazienza.
Ed inizia una pena senza fine.
Parole storpiate sarebbe il meno.
E' che proprio diventano altro.
Un paio di risposte meccaniche, che non sortiscono alcun interesse nè effetto nella destinataria.
Si bea di ascoltarsi.
E mentre cado, ehm, un attimo nei miei pensieri ecco che mi scuote.
Come, questa non l'hai capita?
Non è che non l'abbia capita.
Ma mi rifiuto.
Non sai cos'è un canghèru (accento sulla "E")?
Andiamo bene.
La pronuncia di canguro in inglese è leggerissimamente, a voler essere gentili, diversa, ma non faccio in tempo a dire nulla.
E' quell'animale....quel quadricipite.
Quadricipite? Mi guardo la gamba per un attimo.
Immagino intenda quadrupede.
Che poi la bestia in questione sia bipede è un altro conto.
La imito e me ne salto via, va ;-)
Durante la chiacchierata surreale la signora ha ampiamente sbafato metà di questa torta con la scusa che era leggera.
Vi dico io che, incredibilmente, è anche buona :-) si fa in un secondo senza nemmeno sporcare come fa intendere il nome originale: torta al cioccolato di un giorno strapieno di impegni!
Non cuocetela troppo per non seccarla, e non privatela di un accompagnamento: crema al burro per Martha Stewart, panna montata per me. Per voi, tutto quello che volete :-)
Ah, l'augusto consorte ha goduto parecchio ad inzupparla nel cappuccino....
Semplice e senza pretese, datele una chance, quel giorno che non avrete tempo di cucinare e non avete nulla per colazione...
E' che proprio diventano altro.
Un paio di risposte meccaniche, che non sortiscono alcun interesse nè effetto nella destinataria.
Si bea di ascoltarsi.
E mentre cado, ehm, un attimo nei miei pensieri ecco che mi scuote.
Come, questa non l'hai capita?
Non è che non l'abbia capita.
Ma mi rifiuto.
Non sai cos'è un canghèru (accento sulla "E")?
Andiamo bene.
La pronuncia di canguro in inglese è leggerissimamente, a voler essere gentili, diversa, ma non faccio in tempo a dire nulla.
E' quell'animale....quel quadricipite.
Quadricipite? Mi guardo la gamba per un attimo.
Immagino intenda quadrupede.
Che poi la bestia in questione sia bipede è un altro conto.
La imito e me ne salto via, va ;-)
Durante la chiacchierata surreale la signora ha ampiamente sbafato metà di questa torta con la scusa che era leggera.
Vi dico io che, incredibilmente, è anche buona :-) si fa in un secondo senza nemmeno sporcare come fa intendere il nome originale: torta al cioccolato di un giorno strapieno di impegni!
Non cuocetela troppo per non seccarla, e non privatela di un accompagnamento: crema al burro per Martha Stewart, panna montata per me. Per voi, tutto quello che volete :-)
Ah, l'augusto consorte ha goduto parecchio ad inzupparla nel cappuccino....
Semplice e senza pretese, datele una chance, quel giorno che non avrete tempo di cucinare e non avete nulla per colazione...
BUSY-DAY CHOCOLATE CAKE
da Everyday Food di Martha Stewart
(per uno stampo quadrato da 20cm oppure uno tondo da massimo 22cm)
170 g di farina
170 g di zucchero
3 cucchiai colmi di cacao amaro
un cucchiaino di bicarbonato
mezzo cucchiaino di sale
6 cucchiai di olio di semi
un cucchiaino di estratto di vaniglia
un cucchiaio di aceto bianco (fondamentale)
250 ml di acqua
Ungere con poco olio la teglia antiaderente in cui si realizzerà il dolce.
Versarvi la farina, lo zucchero, il cacao, il sale ed il bicarbonato, mescolandoli con un cucchiaio.
Al centro versare quindi l'olio, l'aceto (reagisce con il bicarbonato favorendo la lievitazione, non omettetelo, il sapore non si sente per nulla!), la vaniglia e l'acqua.
Mescolare velocemente con una frusta a mano ( io quella Fiskars che essendo ricoperta in silicone non graffia la teglia)
Cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 35-40 minuti.
Non stracuocetela, è il segreto della sua bontà!
Servire cosparsa con zucchero a velo, e con qualcosa che l'accompagni: della panna montata magari al caramello, della crema inglese, una pallina di gelato...è una torta semplice e acquista parecchio servita in questo modo.
NOTE:
- la torta si mantiene bene per una paio di giorni purchè avvolta nella pellicola.
- non fatele mancare qualcosa per accompagnarla.
- meglio farla raffreddare nello stampo prima di sformarla.
- non usare uno stampo più grande di quello indicato pena l'ottenimento di una torta-sottiletta :-)
- secondo la sottoscritta è ancora meglio fredda di frigo.
- usate uno stampo antiaderente e unto con olio. In questo modo la torta, una volta fredda, si sformerà alla perfezione.
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