lunedì 28 febbraio 2011

Crema (avventurosa) di pomodori e cetrioli alla panna acida, paprika e...



Nella vita ci sono tanti motivi per stare in ansia.
Può essere il lavoro, una partita di calcio, la corsa a prendere un treno, la famiglia, le condizioni economiche, una cena con ospiti importanti nella quale bisogna fare bella figura, e chi più ne ha più ne metta.
Può anche essere che si viva in un Paese del Medio Oriente ancora tranquillo, e chissà se rimarrà tale, visto i tempi che corrono.
Oppure, per non farci mancare nulla, si può sempre stare in ansia per una pentola in viaggio.
Per una pentola in viaggio???
Allora, innanzitutto non è una pentola normale, ma la favolosa nuova pentola a pressione Acticook della Lagostina.
E allora?
Allora c'è che la Lagostina mi spedisce la pentola in Arabia per farmela provare, e questo, credetemi, è già un atto di coraggio, o di fede a seconda di come la vediate, senza precedenti.
Eh si, perchè non sempre siamo stati fortunati con i pacchi recapitati qui: con la scusa che la dogana deve aprire tutto per verificare che non ci sia nulla di proibito dalla severa legge islamica, più di una volta ho trovato dolci morsicati, vassoi aperti dai quali mancava metà del contenuto, torroni sottratti.
Nervoso a parte, puo' anche farmi piacere che le nostre specialità abbiano cotanto successo tra gli stranieri: d'altronde in qualche modo devo pur consolarmi, e dare una spiegazione al fatto che invece una borsa di gran marca sia rimasta laconicamente dentro, snobbata per un Pandoro!
Secondo problema, i pacchi non arrivano mai per via diretta.
Fanno vie strane, rotte commerciali oscure alla mia logica.
Altrimenti non mi spiego perchè un pacco partito dall'Italia debba arrivare prima in Bahrein e da lì essere mandato in Arabia, macinando molti più chilometri del necessario.
E se poi in Bahrein c'è pure in atto una sollevazione popolare, come la mettiamo?
La mettiamo che almeno ci preoccupiamo , o facciamo finta, di qualcosa di più leggero, e ci facciamo dei film del tipo la pentola finirà in mano ai rivoltosi insieme a tutto l'ufficio postale? o sarà in grado di difendersi da sola? 
Compulsivi controlli sul sito del corriere invece mi tranquillizzano. Le pentola se la cava benissimo in Bahrein, e ottimamente con la dogana saudita che potrebbe prenderla per solo Allah sa cosa.
Per farla breve non solo è arrivata, ma prima di qualunque altro pacco in precedenza da queste parti.
E non solo questo me l'avrebbe fatta amare a prescindere, senonchè per la prima volta in vita mia sperimento una pentola a pressione: come accidenti ho fatto a vivere senza?
Mi sono scatenata, e mi sento come se la bambina ancora in me che molti anni fa ha desiderato invano un Dolce Forno fosse stata finalmente vendicata.
Patate cotte in sette minuti, vellutate pronte in cinque, cavolfiore a vapore ( oh yeah, c'è questa favolosa opzione) in quattro minuti e, udite udite, senza finalmente quell'odore antipatico per tutta la casa.
Avrò scoperto l'acqua calda, ma davvero ne sono entusiasta.
Facilissima da usare, non ho dovuto fare un master prima di metterla al lavoro come capita invece con altri strumenti che dovrebbero facilitarci la vita, ma rappresenta davvero un balzo in avanti nella tecnologia del settore.
Se posso fare la vellutata in cinque minuti vuol dire che posso rimanere a chiacchierare con la mia amica un po' di più invece che correre a casa a cucinare? E anche la mia bolletta ringrazia, dato che sui fornelli non solo deve starci pochissimo, ma è dotata anche di praticissimo sensore che mi avvisa quando abbassare il fuoco!
E...? Ma certo, andate a sbirciare da Genny...un contest stimolante, che mi vede tra i giudici, con una sfida tra tradizione e innovazione ed un premio incredibile: la stessa Acticook arrivata a me.
E se la pentola è così coraggiosa, potrete voi essere da meno? ;-)

Ricetta leggerissima, ma non per questo priva di gusto, anzi. La panna acida e la paprika le danno un po' di turbo, quel pizzico che nella vita non guasta mai. Provate a non omettere nessuno dei due ingredienti, e mi saprete dire...

CREMA DI POMODORI E CETRIOLI ALLA PANNA ACIDA (ispirata ad una ricetta presente nel libretto allegato ad Acticook) per due persone

400g di pomodori ramati ben maturi
mezza cipolla bianca
un grosso cetriolo
un cucchiaio d'olio extravergine d'oliva
250 ml di brodo vegetale o acqua
della panna acida da omettere per i vegani, anche fatta in casa 
paprika possibilmente affumicata, altrimenti quella dolce
sale
basilico per decorare

Sbucciare i pomodori, immergendoli per 90 secondi in acqua in ebollizione dopo aver praticato alla base un taglio a croce non troppo profondo. Scolarli, passarli sotto l'acqua corrente e tirare via la pelle.
Eliminare i semi e tagliarli a pezzi grossolani.
Procedimento con Acticook: scaldare l'olio nella pentola e rosolare la cipolla a fettine. Unire il cetriolo sbucciato e tagliato a rondelle e il brodo ( o l'acqua).
Chiudere il coperchio e far cuocere 10 minuti dal sibilo. Far sfiatare il vapore, aprire la pentola ed aggiungere i pomodori. Frullare la crema con il frullino ad immersione ed aggiustare di sale a proprio gusto.
Servire tiepida, con una cucchiata di panna acida e della paprika, dolce o affumicata,a completare, insieme a quache foglia di basilico che da' un bel tocco di colore!
Procedimento senza Acticook: molto simile ma i cetrioli vanno cotti per circa una ventina di minuti, e usando leggermente piu' liquido, verificando che non si asciughi troppo.










giovedì 24 febbraio 2011

Snack sfizioso di ceci alla paprika


Non so voi, ma io, detto sottovoce, li adoro.
Sono sempre in agguato, fanno bella mostra di se' ad ogni occasione.
Sono buoni? No, sono buonissimi. Tanto buoni da creare dipendenza, e da non darti pace se per caso hai osato non finire la confezione.
Cercano di propinarteli con ogni subdolo mezzo: in casa non si puo' stare senza, sono ottimi da offrire agli amici con un aperitivo, addirittura alcuni sono buoni solo se ti lecchi pure le dita, altri sarebbero un toccasana per la salute.
Di cosa parlo?
Ma di tutto quel reparto di patatine, chips, arachidi salate, popcorn, semini di ogni genere del super dove passo cercando di tapparmi occhi, e anche orecchie, perche', giuro, qui in Arabia...parlano.
Non vi sto prendendo in giro: una nota marca di patatine in tubo ha appena montato sul ripiano un display ad altezza uomo , ( o altezza donna alta, fate voi, ma ce l'avevo alle orecchie!) che mi ha fatto prendere un colpo l'ultima volta che ci sono passata davanti.
Dotata di tecnologicissimo sensore, ha rilevato che stavo passando, e magari pure che ero assorta nei miei pensieri come al solito. E con tempismo perfetto mi ha urlato un you must try it! con tanto di video promozionale  e di canzoncina che mi ha fatto saltare in aria, trasalire e fare uno dei miei tipici urli.
Per carita', nulla di grave se gia' vivi con me e lo sai: mi spavento e mi esce l'agghiacciante grido che se anche non c'e' nulla da aver paura, sappi che ti verra'.
Peggio invece se sei un perfetto estraneo, un pacifico signore arabo con tanto di bimbo per mano che sceglie le patatine preferite: il piccolo ammutolisce, lui mi guarda con occhi sbarrati.
Un po' confusa provo a dire che va tutto bene e non mi serve nulla, ma non si fida e lo vedo perche' il suo sguardo ormai terrorizzato si chiede cosa abbia visto io, che lui invece non scorge.
E si che non ho dato nemmeno il meglio di me, come puo' testimoniare mio marito la notte che ci siamo scontrati davanti al bagno o mia sorella, la volta che guardando un film terrificante ho urlato mentre il protagonista girava un angolo con sottofondo di musica da far drizzare i capelli in testa.
Peccato che poi dietro l'angolo non ci fosse nulla, e che io le avessi fatto prendere un colpo senza motivo...
E comunque, se invece dell'entusiastico  you must try it! ci fosse stato il canto delle Sirene, mai e poi mai avrei comprato.
E badate, non perche' sia virtuosa. E' che se ce le ho davanti non resisto, e la virtu' finisce con le briciole in fondo al tubo, quindi tagliamo la testa al toro, o il problema alla radice, come preferite.
Dobbiamo allora rassegnarci ad una vita triste con snack deliziosi che ci guardano e parlano dai ripiani del super e noi piu' strenui di Ulisse?
Ma no, basta farseli in casa. Provare per credere.
Questi ceci non solo sono buonissimi, ma oso dire anche sani: i legumi non fanno una marea di bene?
E fosse anche solo alla coscienza, gia' basterebbe ;-)

La ricetta e' di una semplicita' disarmante, quasi quasi si puo' fare anche quando gli ospiti improvvisi vi si sono gia' insinuati dentro casa: bastera' avere sempre due scatole di ceci in dispensa, e il piu' e' fatto.
Ne sarete sorpresi, e smetterete anche voi di comprare quelle confezioni pericolosissime per la linea...
Essendo leggera ma gustosa, e fatta con pochissimi ingredienti, la mando a Sonia per il suo contest perBene, a sostegno dell'associazione Illa for people e  A.P.E. Onlus, che cercano di creare consapevolezza su una malattia femminile molto diffusa ma della quale si parla poco: l'endometriosi.



SNACK SFIZIOSO DI CECI

400  g di ceci in barattolo (oppure lessati  da voi, peso da sgocciolati)
un cucchiaio ben colmo di farina
un cucchiaino circa di paprika dolce (o la vostra spezia preferita)
un cucchiaino di sale, circa
2 o 3 cucchiai di olio extravergine d'oliva

Preriscaldare il forno a 200 gradi.
Scolare i ceci dall'acqua di conservazione, sciacquarli sotto l'acqua corrente e asciugarli con della carta da cucina. Se invece sono lessati da voi, bastera' solo asciugarli.
Metterli in una ciotola e versare la farina, il sale e la spezia scelta. Ovviamente sale e spezia a vostro piacimento anche per la quantita', infatti nella foto vedete un po' piu' paprika di quella che ci andrebbe ;-)
Rigirare bene in modo che siano ben ricoperti e farina e spezie formino un film sottile attorno.


Versare i ceci in una teglia, non con carta forno o vengono meno croccanti, leggermente unta e versarvi sopra l'olio. Dare una girata in modo che siano uniformemente ricoperti e porre attenzione che siano su un solo strato e non uno sopra l'altro.


Cuocere in forno preriscaldato a 200 gradi per circa 30 minuti, girandoli ogni tanto, finche' l'esterno risultera' croccantino.
Servire appena tiepidi o meglio ancora a temperatura ambiente.

NOTE:
- fare attenzione al fatto che da freddi diventano leggermente piu' croccanti, quindi assaggiandoli da caldi si puo' avere un'impressione non corretta. Prolungare troppo la cottura li farebbe rinsecchire.
-  fatene tanti ;-)

lunedì 21 febbraio 2011

Frappe Ladurée

Avete presente una di quelle volte bellissime?
Siete quasi al termine della vostra giornata lavorativa. I vostri alunni hanno fatto, chi piu' chi meno, del loro meglio. Voi, anche.
Avete raccolto le ultime forze solo per ricordare che il telefono l'ha inventato Meucci, e non Bell come il nostro libro di testo vorrebbe inculcarci.
Ma miss, e' scritto sul libro!
E' ora di andare, rimando a domani la disquisizione sui libri, e sui depositari delle presunte verita'.
Penso solo al fatto che la vellutata e' pronta, e va solo scaldata. Idem per gli involtini che ho previdentemente surgelato per serate come queste. Tagliare l'insalata sara' l'unico sforzo che mi concedero', dopo la mia corsa quotidiana, of course.
Appunto e' tutto troppo bello per essere vero: squilla il telefono, dai facciamo qualcosa per Peter? E' il suo compleanno oggi.
Per carita', per Peter, il nostro simpaticissimo amico tedesco, farei pure qualcosa. Sono gli altri venti da sfamare insieme a lui che mi impensieriscono non poco.
Fai qualcosa di dolce, non una torta, qualcos'altro.
Ah, benissimo. Ed io cosa dovrei inventarmi adesso?
Orario della telefonata: 16.00
Orario della cena: 18.30
Meno di due ore per preparare qualcosa, e in quantita' industriale.
Non so come mi viene l'idea delle frappe, o forse si. E' un po' che sfoglio il libro "Ladurée-Dolce" e quella versione tanto diversa da quella che faccio sempre a colpo sicuro mi incuriosisce non poco.
Quindi che fare, andare sul sicuro con la cara, vecchia ricetta o buttarsi in sperimentazioni senza appello, perche' se non vengono bene non ci sara' mai tempo per preparare qualcos'altro?
Ma la seconda che ho detto, ovvio.
Bastera' raddopp...ehm, magari triplicare le dosi.
Ma perche' ci hanno creato con due mani sole? In compenso posso mettere tre pentole sul fuoco per friggerne di piu' tutte in una volta. Non e' una buona idea, credetemi, meglio limitarsi a due, sempre per l'annoso problema che mentre con la destra ne scolate una e con la sinistra cercate di acchiapparne un'altra, non avete il terzo arto per togliere al volo quella che tra un secondo sara' carbonizzata.
E nonostante tutto i vassoi sono pronti in tempo.
Appena Peter ne assaggia una, rimaniamo di sasso. Ma proprio nel vero senso della parola.
La mette in bocca, si gira a guardarmi ed esplode in uno Yabadabadoooooooo!!! alla Flinstones che immagino sentano fino in Europa. Sicuramente lo sentono tutti in giardino, e si fiondano sui vassoi che nemmeno le cavallette delle sette piaghe d'Egitto.
Compresa quella famosa signora che ancora chiede dubbiosa: le hai fatte tu?
E a mio marito, che vuole rispondere che si trovano al super, vicino alla carta igienica, arriva un calcio sotto il tavolo ;-)

Allora, inutile dirvi che queste frappe sono buonissime, vero? Hanno un gusto molto ricco, grazie alla presenza del burro nell'impasto, ed una lavorazione leggermente diversa dal solito.
 Se invece preferiste usare l'olio, c'e' sempre la vecchia, collaudatissima ricetta, ed anche con quelle chi le mangia fa Yabadabadoooooo....;-)
E il tutto va ad Ornella, per il consueto appuntamento con il calendario Ammodomio.

FRAPPE LADUREE  da "Ladurée-Dolce" ( per circa 25 frappe)

scorza di un limone bio
25 g di zucchero semolato
2 pizzichi di fior di sale
1 cucchiaio di acqua di fiori d'arancio
2 uova intere a temperatura ambiente
75 g di burro
250g di farina 00
zucchero a velo, per la finitura

Mescolare la scorza di limone con lo zucchero semolato e farlo riposare 5 minuti. Intanto a parte far sciogliere il fior di sale nell'acqua di fiori d'arancio.
Battere il burro morbido ma non fuso con le fruste per circa 5 minuti, quindi unire lo zucchero con la scorza di limone e continuare a battere fino a che il composto sara' chiaro, altri 5 minuti.
Ora unire le uova intere, una alla volta, e il fior d'arancio con il sale. Il composto ora non sara' bellissimo, non preoccupatevi, riprendera' consistenza con l'aggiunta della farina.
Aggiungete quindi la farina  e impastare il meno possibile, giusto il tempo che il tutto stia insieme.
Avvolgere la pasta in pellicola e farla riposare in frigo un'ora ( io mezz'ora).
Prelevare quindi pezzetti di impasto e stenderli con il mattarello ad uno spessore non inferiore a 1mm, altrimenti non faranno le tipiche bolle tagliando poi con una rotella le frappe della dimensione desiderata. Praticare al centro di ciascuna un taglietto.
Cuocerle quindi in olio ben caldo, per circa 2 minuti. Sgocciolarle su carta assorbente e cospargerle di zucchero a velo solo quando saranno raffreddate.




NOTE:

- ricordare di scolare le frappe dall'olio sempre in un'unico strato. Quando fredde potrete invece impilarle.
- se non avete l'acqua di fiori d'arancio usate un cucchiaio di succo di arancia o limone.

giovedì 17 febbraio 2011

Polpettine svedesi in crosta con pomodorini confit

No, vabbe', dal troppo al nulla.
Eh si, perche' leggo e rileggo la ricetta dell' MT Challenge in corso e piu' cerco, meno trovo.
Cosa? Ma ingredienti impensabili, magari vietati dalla legge islamica, o per i quali debba far scapicollare la famiglia alla ricerca manco fosse una caccia al tesoro.
La prima volta ho vagamente sfiorato una possibilita' di lapidazione. La seconda ci siamo sparati un simpatico 800 km tra andata e ritorno che manco se fossimo stati Batman e Catwoman avremmo potuto fare di meglio, e soprattutto piu' in fretta.
E la terza? Niente di niente.
E dal momento che la pazzia e' certamente contagiosa, pure mio marito rimane male a sapere che non faro' occhi dolci, non sbattero' le ciglia ma molto piu' semplicemente me ne andro'al supermercato.
Non c'e' uno, dicasi uno degli ingredienti messi in lista da Alessandro che io non reperisca con estrema facilita'.
Beh, aspettate.
Non ho messo in conto il mio fantastico macellaio. Il ragazzone saudita con il grembiule sempre sporco di sangue, per carita' cosa normalissima visto il lavoro che fa, ma in una maniera talmente impressionante che ogni volta che ci parlo devo sforzarmi per non fissare quelle macchie. Macchie, che ogni volta mi sembrano impronte! E tutte le volte penso che siano di qualche cliente sgarbata...
Lui, a splendido contrasto con il machete che ha sempre in mano, a prescindere se stia servendo al banco o preparandoti l'arrosto, e' in realta' gentilissimo e molto paziente.
Piu' di una volta si e' arreso alle domande di quella cliente straniera che si ostina a parlare in inglese, a portare in giro i colpi di sole, a cercare conigli dove non ci sono. Non ne siamo venuti a capo solo la volta che chiedevo un budello per potermi fare delle salsicce, e se l'inglese non mi ha aiutato mi sono ben guardata dal rivolgermi alla mimica...
Quindi cosa di piu' facile che chiedere del manzo e farmelo macinare, come gia' fatto tante volte prima di questa?
Niente appunto, se non che mi viene in mente di chiedere, visto il colore, se il pezzo di carne che sta prendendo sia vitello o manzo. Mannaggia a me.
Per cinque minuti buoni sembriamo Toto' e Peppino: lui insiste che vitello e manzo alla fin fine siano la stessa cosa, io controbatto che no, l'eta' li rende diversissimi alla resa finale in cucina.
Il tutto in un mix di lingue, gesti, e molti sguardi incuriositi, dato che un paio di altri clienti si mettono in mezzo dando ragione chi a me, chi a lui.
Ho paura di non uscirne piu', quando improvvisamente lui fa: you... very good!
Ah pero'! E perche' sarei tanto brava, mi chiedo. Perche' faccio perdere un sacco di tempo?
E nel momento stesso in cui decido di non chiederlo, ma di chiudere con un sorriso, lui mi guarda e aggiunge, sempre nel suo inglese stentato: now I know...you butcher e mi mostra tanto di pollice alzato.
Non ho parole: mi ha appena detto di aver capito che...sono macellaio????
A stento ribatto che no, non ho alcuna esperienza nel campo.
Ma credetemi, ora mi guarda con occhi diversi :-)

Come accennato, dato che ho trovato tutti gli ingredienti mi sono presa il lusso di non cambiare le polpettine. Ho messo loro pero' un vestitino di morbida pasta, e come accessori un pomodorino confit e una salsetta gustosa. D'altronde, chi si intende di accessori meglio di noi donne? (anche se macellaie) ;-)

POLPETTINE SVEDESI IN CROSTA CON POMODORINI CONFIT (per una ventina di polpette)

mezza cipolla bionda
2 cucchiai colmi di pangrattato
un uovo intero
50 cc di acqua
un cucchiaio di senape
400 g di macinato di manzo
sale e pepe

per la crosta

250 g di farina
mezzo cubetto di lievito di birra ( o 4 grammi di quello disidratato)
70 ml di latte (circa)
un uovo e un tuorlo
40 g di burro morbido
un cucchiaio di senape
sale

per i pomodorini confit

pomodorini ciliegia
sale
origano
olio extravergine d'oliva

per la salsa

3 cucchiai di panna acida (comprata o fatta da voi)
1 cucchiaio di maionese
1 cucchiaio di aceto bianco
mezzo cucchiaino di zucchero
sale

latte, per spennellare

Per i pomodorini confit: tagliare i pomodorini a meta', metterli in una teglia con carta forno e spolverizzarli con sale ed origano. Irrorarli con olio e cuocerli in forno preriscaldato a 120 gradi per circa un'ora e mezzo/due, finche' saranno appassiti. Far raffreddare.
Per la pasta: mettere nella ciotola dell'impastatrice la farina, il lievito sbriciolato, l'uovo intero ed il tuorlo, la senape e cominciare ad impastare aggiungendo il latte a poco a poco. Il quantitativo puo' variare, dovrete ottenere un impasto di media consistenza. Appena il tutto e' omogeneo cominciare ad aggiungere il burro, un pezzetto alla volta. Lavorare a lungo: l'impasto inizialmente e' brutto, morbido, ma lavorandolo prende consistenza e diventa liscio, sostenuto, bellissimo.
Mettere in ciotola coperta con pellicola e far lievitare un'oretta e mezzo.
Intanto preparare le polpette: mettere in una ciotola il pangrattato e l'acqua, lasciando riposare 10 minuti il composto. Unire quindi l'uovo, la cipolla tritata finissima e leggermente stufata, la carne, la senape , il sale e pepe. Lavorare con le mani finche' il tutto sara' omogeneo.
Formare le polpette della dimensione desiderata (qui sono molto piccole) e farle rosolare brevemente in poco olio. Non devono cuocere completamente, dato che andranno poi in forno.
Avvolgere ogni polpettina rosolata in un pezzetto di pasta lievitata.



Far riposare le polpette rivestite ancora una mezz'ora dopodiche' spennellarle con poco latte e cuocerle in forno preriscaldato a 180 gradi per una quindicina di minuti. Il tempo di cottura varia ovviamente a seconda delle dimensioni.
Sfornare, far intiepidire ed infilzare su spiedini alternando con i pomodorini.
Servire con la salsa, preparata semplicemente mescolando tutti gli ingredienti ed aggiustando di sale a proprio gusto.




NOTE:
- se fatte abbastanza piccole sono deliziose su un buffet, e buonissime anche fredde.

lunedì 14 febbraio 2011

Cuori...in tazza (e preparato per la cioccolata calda)

Lo ammetto, San Valentino non mi era cosi' simpatico.
Non per altro se non che le feste a comando mi irritano un poco, e la disubbidiente nascosta in me mal sopporta omologazioni di ogni genere.
Ma primo, ci si mette mio marito.
Se voi foste sposate con l'uomo piu' romantico del mondo un'eccezione non la fareste, almeno piccola piccola? Non fareste trapelare un che di etereo e sdolcinato sotto la scorza dura che di solito vi riveste (e che, ricordo, e' talmente dura da poter anche sapere di polvere di sparo) ?
Secondo, ci si mette l'Arabia Saudita.
Eh si, perche' qui la festa e' proibita per legge, e a pochi giorni dalla ricorrenza i solerti mutawa, ovvero i funzionari del Ministero della Prevenzione del Vizio e Promozione della Virtù, girano per i negozi di dolci, confiscando cioccolatini a forma di cuore, orsacchiotti, peluches e tutto cio' che abbia a che fare con il colore rosso.
E spaventano a morte i fiorai, vietando di vendere in questi giorni rose rosse e qualunque fiore dello stesso colore, come potete leggere sul piu' diffuso quotidiano in lingua inglese del Paese.
E' che qualunque festivita' non relativa all'Islam e' vietata, figuriamoci una che abbia a che fare con l'amore...
Che i mutawa non brillino per simpatia, e' dato di fatto.
Che mi sgridino ogni tanto perche' me ne vado in giro a capo scoperto, mostrando peccaminosissimi colpi di sole biondi a destra e a manca, anche.
Ed allora ecco che tutto un tratto il San Valentino illegale ha tutto un altro sapore.
Quasi quasi mi sento pervasa dalla festa come mai prima d'ora. E mi metto a fantasticare addirittura di pietanze a tema...peggioro a vista d'occhio, eh?
E, guarda caso, proprio mentre confezionavo questi cuori, mi e' capitato di leggere un messaggio di Caris.
Ci mette a parte di una situazione molto, molto delicata per la quale chissa' se una ricetta bastera' a risolvere il problema.
Eppure, voglio vedere se magari questa volta volta San Valentino non ci fa un miracolo.
E magari con le tante ricette arrivate a Caris, e con le moltissime che ancora sono certa le arriveranno, arrivera' anche un cargo di affetto e partecipazione sincera.
E non e' l'amore che smuove il mondo?
In barba ai mutawa ed alla burocrazia ottusa, di questo o di quel Paese ;-)

La ricetta di oggi...non è una ricetta ma solo un'idea per presentare i marshmallows in modo carino, indifferentemente per una colazione romantica o una merenda divertente.
La bevanda in cui farli sciogliere come dolcificante può essere quella che preferite, compreso il frettoloso caffè di mio marito stamattina :-)
Per me ho optato per una bella cioccolata, il cui preparato è tormentone su tantissimi blog, adattato ai miei gusti personali.

PREPARATO PER CIOCCOLATO CALDA ( per circa 6 tazze)

100g di cioccolato fondente, il vostro preferito
75 g di cacao amaro in polvere
20 g di zucchero di canna
65 g di zucchero semolato
80 g di fecola di patate
la punta di un cucchiaino di sale

per i cuori (idea presa da Martha Stewart)

marshmallows, comprati o fatti in casa

Per il preparato, cominciare mettendo la tavoletta di cioccolato in freezer per 10 minuti. In questo modo non si sciogliera' quando la frullerete.
Metterla quindi a pezzi grossolani nel mixer, ed frullando ad intermittenza ridurla in polvere, facendo attenzione che non si sciolga.
Versarla in una ciotola e mescolare bene con tutti gli altri ingredienti.
Conservare il preparato in un barattolo di vetro, io preferisco tenerlo in frigo.
Quando si vuole gustare la cioccolata, calcolare 3 cucchiai rasi di preparato per tazza e metterli in un pentolino a fondo spesso. Unire 170 ml di latte freddo ( per tazza, intendo) e girare per far sciogliere il preparato. Quando sara' ben sciolto metterlo su fuoco basso, mescolando sempre.
Portare dolcemente a bollore e quindi alla densita' desiderata, ricordando che raffreddandosi addensa ulteriormente.
aaa


Decorare con dei marshmallows tagliati prima a meta' e poi incisi con un piccolo stampino per ricavare del cuori.

NOTE:
 - il preparato da' una cioccolata non troppo dolce. A voi la libertà di aumentare, o diminuire, lo zucchero presente.

giovedì 10 febbraio 2011

Bomboloni alla crema



Non dico che ci voglia intelligenza.
Nemmeno l'aver fatto chissà quali studi, o frequentato chissà quali master.
E neanche l'aver letto chissà quali libri, o frequentato chissà quali persone.
E' che basterebbe il caro, vecchio, dimenticato buon senso, che pare caduto ultimamente parecchio in disuso.
E si, altrimenti non si spiega che la signora appena arrivata nel nostro centro residenziale per passare un paio di settimane con il marito che lavora qui mi abbia chiesto se ci sono saloni di bellezza con solarium.
Credetemi, chiedere di un solarium in Arabia è come chiedere dove si può comprare la macchina del ghiaccio in Finlandia.
Probabilmente le è sfuggito che le nostre case, la sua compresa, hanno una piscina con tanto di sdraio in giardino, e soprattutto sole a picco ed ora, nei terribili giorni della merla, un degnissimo 28 gradi segnato sul termometro.
Non si spiega nemmeno come abbia potuto vedere, a suo dire, una chiesa cattolica in pieno centro: peccato che qui il praticare una religione diversa dall'Islam sia considerato reato, ed addirittura il proselitismo punito con la pena di morte.  Per quanto le spieghi che, probabilmente, è stata tratta in inganno dalla cupola della moschea continua a guardarmi come una povera idiota.
Poi siamo arrivati alle lamentele perchè qui non c'è niente. Il "niente" in questione era il latte, che a suo dire non trovava al supermercato: al consiglio disinteressato ( o interessato, fate voi, è che mi ero stufata di fornirglielo io) di cercare quelle bottiglie bianche con la scritta milk ha chiesto con innocenza sincera perchè non fosse scritto in italiano.
Ammetto che qui mi sono cadute le braccia, ma mi ha fatto pure una certa tenerezza: d'altronde non dev'essere facile essere catapultati per il primo viaggio della vita, ad una certa età, in un posto un po' strano, del quale non solo non si parla la lingua ma non si conosce nulla di abitudini, regole, storia e tradizioni.
Ma poi, nel momento stesso in cui ho deciso di essere più indulgente, la mazzata.
Stefania, posso farti una domanda molto personale?
Mi sono sentita morire. Se vuoi farmi una domanda fammela, ma l'annuncio e l'attesa della stessa mi fanno precipitare in un tunnel di ansia senza uscita. 
E dico si.
Ma tu in bagno come fai?
Voglio sprofondare, ma soprattutto non ho alcuna intenzione di parlare con una perfetta sconosciuta dell'argomento, qualunque cosa intenda.
Rimango sul vago: a cosa ti riferisci? Ed ho veramente paura della risposta.
Ma si, per pulirsi...col fatto che qui la carta igienica non c'è.
Non conoscendomi, so che è difficile immaginarmi: ma provate a pensare ad una statua di sale.
Non so se devo ridere o mettermi le mani nei capelli, o meglio ancora correre al supermercato e mostrarle  il fornitissimo settore, dove ci si può sbizzarrire con i colori, la morbidezza, il super rotolone e pure quella profumata. Ah, c'è pure quella stampata con i loghi di Gucci, Louis Vuitton o Chanel, se interessa il genere.
La prossima volta andiamo insieme e te la mostro, ok?
Non riesco a dire altro. Anche perchè ho la mente ottenebrata da una domanda assassina: ma nella settimana già passata, come diavolo ha fatto? 
E non voglio sapere la risposta :-)

Cosa c'entra tutto questo con i bomboloni? E' che la signora non ha creduto assolutamente che li avessi fatti io, e continua a sospettare che ci sia una pasticceria, da qualche parte tra le dune, di cui custodisco gelosamente il segreto.
Quello che custodisco gelosamente, piuttosto, è il libro di Luca Montersino da cui sono tratti: sono i più buoni che abbia mai mangiato, dovete farli per forza. E smetterete di andare in pasticceria...

BOMBOLONI ALLA CREMA di Luca Montersino (per circa 10 pezzi)

300 g di farina
75 g di zucchero semolato
217 g di uova intere ( sono circa 4 o 5, peso senza guscio)
75 g di burro
10 g di lievito di birra fresco ( o 4 g di lievito di birra secco)
la punta di un cucchiaino di sale
olio essenziale di limone, o buccia grattugiata

per la crema pasticcera di Luca Montersino (gluten free)

200 g di latte intero fresco
50 g di panna liquida fresca
75 g di tuorli
75 g di zucchero semolato
10 g di amido di mais (maizena)
semi di vaniglia

Comincio col dire che l'impasto è molto morbido ed è preferibile usare un'impastatrice con gancio per realizzarlo.
Mettere nella ciotola la farina, lo zucchero, la buccia di limone, il lievito. Cominciare ad impastare aggiungendo poco alla volta le uova leggermente battute a parte. Non aggiungete troppo uovo tutto insieme, o l'impasto diventerà liquidissimo e sarà irrecuperabile.
Appena finito di unire le uova impastare per almeno 5 o 7 minuti. Solo a questo punto unire il burro morbido, un pezzetto alla volta, e per ultimo il sale.
L'impasto sarà molto morbido, anzi morbidissimo,non preoccupatevi. Versatelo sulla spianatoia bene infarinata e raccoglietelo a palla, copritelo con pellicola e mettetelo subito in frigo per un'ora.
Quindi riprendere l'impasto e stenderlo con il mattarello ad uno spessore di 2 o 3 cm, non più sottile.
Tagliare i cerchi della dimensione desiderata, reimpastando velocemente i ritagli.



Adagiare i bomboloni in teglia coperta con carta forno generosamente infarinata e farli lievitare per almeno 2 o 3 ore, coperti leggermente.



Mentre lievitano, preparare la crema: far bollire il latte con la panna e la vaniglia. A parte montare tuorli e zucchero fino a che saranno spumosi, ed incorporare l'amido (originariamente metà di mais e metà di riso, io solo amido di mais) sempre montando.
Versare il composto sul latte bollente, sul fuoco, ed aspettare che si formino dei piccoli "vulcani" dovuti al latte che sale. A questo punto girare tutto con una frusta e levare dal fuoco.


Friggere quindi i bomboloni  in olio ( io di semi, Montersino consiglia oliva o strutto) non troppo caldo: al massimo 160-165 gradi. Se troppo caldo brucerete i bomboloni fuori e rimarranno crudi dentro.
Passarli velocemente nello zucchero semolato ed infine farcirli con una tasca da pasticceria , incidendoli sul lato.
Servire appena tiepidi.



NOTE:

- ho provato a congelare i bomboloni crudi, non lievitati. Li ho poi lasciati a temperatura ambiente circa 4 ore, ed infine ho fritto: come appena fatti!

- sono buonissimi anche con marmellata, Nutella, e tutto quel che volete: ma anche niente ;-)


lunedì 7 febbraio 2011

Budino di cioccolato e amaretti, o bonet

Ogni volta che la signora Tina bussava alla nostra porta con il famoso piatto in mano, era una festa.
Quel suo budino favoloso era probabilmente il dolce piu' amato in famiglia, quello che metteva d'accordo tutti, quello del quale si litigava l'ultima fetta.
Quando la signora si trasferi', il budino scomparve con lei.
Avevo 8 anni, ma ne dovettero passare quasi altrettanti prima di chiedere a mamma, rimasta in contatto con la signora, di domandarle la ricetta al telefono.
La trascrissi con molta cura nel quaderno in cui incollavo le ricette che ritagliavo da Topolino, e la grande voglia di mettermi alla prova per riassaggiare quel dolce divino venne rapidamente messa a tacere dal permesso non ottenuto. E' difficile! sosteneva mamma, anche se non so bene su che basi.
Immagino che il solo pensiero di me che rendevo la cucina un campo di battaglia la tramortisse, lei che cucinare non lo amava per nulla!
Quindi di necessita', virtu'.
Cosa fanno le brave ragazzine? Obbediscono alla mamma, ma sono pronte a fare di testa loro non appena non e' a vista. E quindi alla prima assenza prolungata, ecco che di corsa acquistai gli ingredienti.
Con una certa apprensione seguii le istruzioni, che non mi parvero cosi' complicate.
Sciogli il cioccolato, che profumo. Ed eccolo in forno in quello stampo di alluminio comprato perche' mamma nutriva, nonostante cucinare non lo piacesse, uno sviscerato amore per tutto cio' che in teoria sarebbe prima o poi potuto servire a qualcosa.
E via in frigo, dopo il forno. Ma uscira' dallo stampo?
Con la classica fortuna del principiante, non solo il budino usci' senza sforzi dallo stampo capovolto con il cuore che batteva, ma venne bellissimo, liscio, senza una ruga.
Ma soprattutto fece esclamare a mamma un sorpreso " ma sei proprio brava!" che, credetemi, ho nelle orecchie da allora.
Avevo 15 anni, ed un cuore cosi' pieno di gioia che mi sembrava impossibile non scoppiasse.
Da allora, il budino divento' il dolce richiesto ad ogni compleanno dei miei genitori, di ogni Festa del Papa' o della Mamma, persino dell'anniversario di quando mio padre smise di fumare, ed ogni volta glielo presentavamo con una sigaretta al posto della candelina...
Poi il tempo passa e tante, troppe cose cambiano.
Il quaderno con le ricette di Topolino arriva in Arabia, e da poco anche quel famoso stampo con foro centrale si e' trasferito in Medio Oriente, dopo una trattativa amichevole con mia sorella, e clausole del tipo
" vedi di non perderlo o..."
Eh si, perche' il budino per noi e' tale solo con quella forma.
Forma di casa mia :-)

Da piu' recenti investigazioni con i figli della signora in questione e' risultato che la ricetta gliel'avesse a suo volta data una vicina piemontese. Mistero svelato, ecco perche' sembrava tanto un bonet!
So che ce ne sono tante versioni, ma buono come questo sinceramente mi e' capitato di rado.
Provatelo, e' semplicissimo e con l'impareggiabile pregio di doversi preparare in anticipo ;-)


BUDINO DI CIOCCOLATO E AMARETTI ( per uno stampo con foro centrale della capacita' di un litro)

un litro di latte intero
100g di cioccolato fondente
100g di zucchero semolato
100 g di amaretti secchi
un cucchiaio di whisky
6 uova intere
burro e zucchero per lo stampo

Mettere sul fuoco il latte, lo zucchero ed il cioccolato a pezzi, mescolando ogni tanto mentre quest'ultimo si scioglie. Appena il tutto arriva a bollore far attenzione che non esca dalla pentola, abbassare il fuoco in modo che il composto frema soltanto, e lasciarlo cuocere 40 minuti.
Spegnere e mettervi subito gli amaretti e il whisky. Lasciar intiepidire ed unire le 6 uova intere, leggermente sbattute a parte. Ora frullare il tutto con il frullino ad immersione, in modo da avere un composto perfettamente liscio.
Imburrare abbondantemente e cospargere di zucchero lo stampo, quindi versarvi il mix preparato e cuocerlo a bagnomaria in forno ( quindi mettere lo stampo in una teglia riempita d'acqua, in modo che vi sia immerso per due dita)  preriscaldato a 170-180 gradi.
Cuocere per circa un'ora, finche' sara' ben rappreso.
Sfornare e lasciare raffreddare a temperatura ambiente, dopodiche' metterlo in frigo con tutto lo stampo per una notte.
Con attenzione capovolgere lo stampo su un piatto da portata (meglio se prima lasciate il budino un quarto d'ora a temperatura ambiente, per facilitare il distacco) magari dopo aver passato una lama tra il dolce ed il bordo.
Servire freddo, con il caramello che si sara' formato in cottura.


NOTE:

- il dolce si conserva perfettamente diversi giorni in frigo.
- usate proprio il whisky, e non il rum: sarete sorprese dall'aroma, e se ve lo dice un'astemia...
-non omettete il liquore anche se il dolce e' destinato ai bambini: in cottura l'alcol evapora regalando solo il suo profumo.





giovedì 3 febbraio 2011

Le frittelle di Marietta

E' raro, rarissimo, talmente improbabile da risultare, secondo gli studi di statistica, quasi impossibile.
Quasi, appunto.
E quindi come per magia, o miracolo, ogni tanto, ma proprio tanto, improvvisamente accade.
Per una volta non son, o non sembro, in ritardo sulla vita.
Pila della roba da stirare: inesistente. Cena: avviata e quasi pronta. Cesto della roba sporca: se ne vede il fondo, ottimo segno. Lavastoviglie svuotata, lavandino vuoto, forno spento, fornelli puliti.
Telefono che non suona, tutte le email hanno avuto risposta, e so persino di cosa parlare domani in classe.
La registrazione di "Grey's Anatomy" l'ho vista, ed al libro del momento ho dato gia' una bella botta.
Per correre, anche oggi ho dato con una decina di km.
Incredibile ma vero, ho un paio d'ore tutte per me.
Ed allora me la godo, la doccia, per una volta senza insaponarmi con dieci mani come la dea Kali', e senza fare i salti mortali per non aver ancora capito che non posso, proprio non posso, lavarmi i capelli ed i piedi nello stesso momento, anche se lo vorrei tanto.
Aspetta, mi faccio pure lo scrub, che uno strato nuovo di pelle fa sempre comodo.
Mi asciugo all'aria, senza sfregarmi con le mille mani della dea di cui sopra. E mi passo la crema sulle gambe, ed una diversa sulle braccia. Intanto mi metto la maschera nutriente in testa, dopo la quale potro' usare la mia chioma come arma di distruzione di massa, secondo le indicazioni.
Beh, visto che ci siamo, non vuoi che mi faccia la pedicure? Ponderatissima la scelta dello smalto: Rouge Noir o Vendetta? Opto per quest'ultimo, che nella vita non sai mai quello che ti puo' capitare, ed e' meglio premunirsi...
E via di risciacquo maschera, prima di passare al phon. Se ci fossero le Olimpiadi dello stiro-capelli-a-tempo-di-record avrei ottime possibilita' di vittoria, o quantomeno di piazzamento tra i primi tre se dovesse partecipare anche mia sorella. Bene bene, trucco fatto, ultimo atto manicure. Una french decente, mi esce.
Quando si dice avere tempo...
Cielo, mio marito.
Eccolo di rientro, con quel suo solito sorriso.
Mi da un bacio, leggermente sul collo. D'altronde sono appena arrivata con la chioma-da-distruzione-di-massa, ricordate?
Mi guarda strano per un attimo. Intontito dal mio fascino?
Sai di polvere di sparo.
E il bello e' che non sta scherzando.
Si, di topo matto.
Sono basita, non so se di piu' per la polvere da sparo o per il mai sentito nominare prima "topo matto", che non e' un roditore fuori di se' ma pare sia, in quel di Livorno, una specie di petardo o miccetta da sparare a Capodanno.
Mi riannusa, e conferma.
Ora, non abbiamo capito ad oggi cosa gli abbia fatto l'effetto polvere da sparo. Io continuo a sostenere l'ipotesi di qualche odore arrivato da fuori, perche' non voglio pensare alla possibilita' della reazione chimica tra creme, maschere per capelli ed il profumo di Marilyn Monroe...
Chissa', che sia questo quello che si intende per bellezza esplosiva? :-)

Come si toglie l'odore di polvere da sparo? Ma con un bel fritto! A me friggere non dispiace, ma ho la fortuna di vivere in un clima che mi consente sempre di farlo con un certo numero di finestre aperte, cappa accesa e "air extractor" in funzione.
Eppure, credetemi, per queste frittelle accetterei di friggere dentro...un igloo! E se le farete, capirete il perche'... ;-)

FRITTELLE DI MARIETTA 
(per 20-25 frittelle, a seconda delle dimensioni)

500g di farina
2 cucchiai di olio extravergine d'oliva
un uovo intero
30 g di parmigiano
2 cucchiaini di sale
una bustina di lievito per torte salate "Pizzaiolo", o per chi non lo trova 15 grammi di lievito chimico
acqua q.b, circa 150-170 ml

Versare in una ciotola, o nell'impastatrice, tutti gli ingredienti tranne l'acqua. Cominciare ad impastare ed aggiungerla a poco a poco, regolandosi sulla quantita': bisognera' ottenere un impasto morbido, ma non appiccicoso, come una morbida pizza, per intenderci, quindi potrebbe servirvene di piu' o di meno a seconda della farina, del clima, dell'umidita'...
Impastare qualche minuto e fare riposare l'impasto una quarantina di minuti.
Dopodiche' prelevare delle palline di impasto della dimensione preferita, e schiacciarle bene sul piano di lavoro con il palmo della mano. Mi raccomando che siano abbastanza sottili, ma non trasparenti.
Tirare i bordi leggermente, come si fa con le pizze, per allargarle ulteriormente.



Quindi preparare una pentola con dell'olio abbondante e ben caldo. Se la temperatura non sara' giusta non si gonfieranno! Friggere poche frittelle alla volta, immergendole totalmente.
Vedrete che gonfiano e diventano bellissime. Farle colorire da entrambi i lati e scolarle su carta assorbente.
Servire ben calde con salumi e formaggi, eventualmente con una spolverata ulteriore di sale...e se avete strani gusti come me, non le disdegnerete nemmeno con la marmellata ;-)




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