giovedì 30 settembre 2010

Sfogliatine capresi


E' ufficiale, esiste ed e' pericolosissima, forse letale.
Non e' contagiosa, ma puo' avere comunque effetti devastanti.
Colpisce solo esseri umani di sesso maschile: e' la man flu.
Mio marito entra in casa, ha quella faccia che amorevolmente e con il suo consenso e' chiamata da pecora morta.
Sospira, dice di sentirsi caldo, addirittura si soffia il naso: preoccupante.
Si accascia sul divano e annuncia di essere, senza ombra di dubbio, malato.
Un batterio misterioso? Un virus mortale? L'Ebola? Senza dubbio, dall'espressione vacua, non c'e' antidoto e la morte e' imminente.
Ok, misuriamo la temperatura: e' piu' vicino all'ipotermia che alla febbre. Sintomi conclamati: naso che cola.
Ah no, scusate, un paio di volte ha dato un colpo di tosse secca. Uhm.
Amore, credo che tu abbia un semplice raffreddore.
Mannaggia, e' la frase che non dovevo dire, gli ho dato il la.
Come ho un semplice raffreddore? Lo sai che come viene a me non viene a nessuno...
Verissimo. Come si tappa il naso a lui, a nessuno. Come cola a lui, a nessuno.
Gli ricordo che oltre ad essere un ragazzone grande e grosso, e' un supertitolato istruttore di apnea: cosa sara' mai per lui stare un pochino senza respirare?
Purtroppo la malattia ha gia' colpito i centri nervosi, e la mia facile ironia non lo fa ridere per nulla.
Mi guarda con l'occhio vitreo, senza espressione, che gia' veda la luce in fondo al tunnel? L'angelo del Signore che lo porta in Paradiso?
Si alza dal divano, immagino con fatica disumana, e si piazza davanti al frigo, lo apre e rimane incantato a guardare dentro: non c'e' nulla di appetitoso per un malato all'ultimo stadio.
Mi guarda, e lo sa che non potro' resistere alla pecora morta...
La man flu , il tipico malessere maschile, e' subdola, e soprattutto puo' rispondere positivamente agli stimoli piu' diversi. Al contrario di gran parte delle malattie, questa provoca un aumento esponenziale della gia' robusta fame del soggetto, quindi ho capito, va, mi metto all'opera e vediamo se resuscita.
Non tutti i cibi sono indicati, su precisa richiesta del malato dev'essere un qualcosa di salato, e su precisa richiesta mia deve essere un qualcosa non ancora presente sul blog :-)
E' qui che entra in scena Luca Montersino ed uno dei suoi ultimi libri acquistati, Croissant e Biscotti: al contrario di quanto il titolo possa far supporre ha una discreta lista di sfizi salati, e ce n'e' uno che mi attira da un po' per il particolare ripieno, pardon, per gli effetti sicuramente benefici in malattie altrimenti incurabili.
Magia, o medicina alternativa? Nessuno mai lo sapra', ma il rimedio funziona, e la pecora morta sembra riaversi, eccome: anche per stavolta forse sopravvivera' :-)

Non avete certo bisogno che arrivi io  dal mezzo del deserto a dirvi come si fa una sfogliatina con pomodoro e mozzarella, pero' vi assicuro che le proporzioni del ripieno di Luca Montersino non solo sono perfette, ma strabilianti. E la presenza dell'ingrediente segreto, l'amido di mais, conferisce una morbidezza unica, senza farlo colare dappertutto ed impregnare la sfoglia.
Quindi vi prego, provate, non ci vuole nulla, e mi saprete dire...

SFOGLIATINE CAPRESI ( per una quindicina di pezzi )

pasta sfoglia ( o finta sfoglia )
600 g di pomodorini ciliegia, di Pachino possibilmente
10 g di sale
75 g di olio extravergine
40 g di amido di mais ( maizena)
12 g di basilico
mozzarella

Tagliare i pomodorini in 4 e condirli con il sale, il basilico spezzettato, l'olio e l'amido di mais. Se non trovate pomodorini ciliegia usate pure dei pomodori normali, ma spellateli e tagliateli a cubetti prima di utilizzarli.
Foderare con la pasta sfoglia stesa a circa 2 mm di spessore degli stampini, ho usato quelli da muffins, bucherellare la base e versare in ciascuno un po' di ripieno. Cuocere subito in forno preriscaldato a 170-180 gradi per circa 18 minuti (regolatevi, io li ho lasciati qualcosa in piu'). Tirateli fuori velocemente, condire con qualche dadino di mozzarella e rimettere in forno per qualche minuto.
Servire tiepidi o freddi, decorati con del basilico.

NOTE:

- a differenza di altri sfizi di sfoglia questi hanno il pregio di non "inzupparsi" di ripieno, quindi possono essere preparati con qualche ora di anticipo rispetto a quando verranno serviti.

lunedì 27 settembre 2010

Spighe di grissini


Lo so che state per dire che non sono mai contenta.
Ma e' possibile trovare una via di mezzo tra ospiti improvvisi, ospiti in ritardo cronico, ospiti che alla fine nemmeno si presentano?
Purtroppo le categorie in questione non sono assolutamente in via d'estinzione, confermando cio' che sostengo sul progressivo imbarbarimento della razza umana.
Il barbecue e' pronto, talmente pronto che passandoci davanti  ci si abbronza. Il tavolo con gli sfizi che accompagneranno il pesce alla griglia, anche.
E non e' un pesce qualunque, e' una favolosa cernia procurataci dal fucile subacqueo di mio marito: quando si dice pesce fresco...
I gamberi sono gia' avvolti da una delicata marinata al limone, ed il cheesecake, espressamente richiesto da uno degli ospiti, riposa in frigo insieme al suo coulis di lamponi.
Che serata, eh? Il tempo e' addirittura clemente, che per qui vuol dire risparmiarci un po' delle costanti folate di vento che contraddistinguono il luogo.
Vuol dire che in giardino ho potuto accendere le candele, e che non voleremo via insieme a piatti e tovaglie.
La mia amica e suo marito sono gia' qui, e siamo tutti in attesa della terza coppia della serata, inglesi da poco conosciuti.
Ecco, sono le 8.
Mio marito sta sacrificando la sua preda sulla pira, ops, sul barbecue, e si gongola un po', raccontandoci per l'ennesima volta della lotta per tirarla su. E' morto per noi, dice ridendo, intendendo che quindi non dovra' avanzarne nemmeno un pezzetto.
Eh si, mio marito ha una sua personale etica nella pesca sub: si pesca solo quello che si puo' consumare, cosi' da evitare inutili sprechi. Ecco perche' siamo 6 adulti e 2 bambini stasera, per tacer del gatto, che infatti gironzola con fare fintamente indifferente vicino al vassoio con i gamberi.
Alle 8.20 la coppia che aspettiamo ancora non si e' presentata. Ok, un po' di ritardo e' ammesso e calcolato, infatti il pesce non e' pronto, ed i gamberi si cuoceranno in due minuti con gli ospiti presenti.
8.40, e non si vede nessuno. Comincio a telefonare, a casa e cellulari, e non risponde nessuno.
Ci preoccupiamo, che sia successo qualcosa? Un incidente? Un malore?
Eppure un sospetto serpeggia, perche' la natura umana sotto sotto e' barbara.
Mio marito e' livido. La cernia che e' morta per noi, pure. I gamberi, che hanno di sicuro adocchiato il gatto, meditano di immolarsi sulla griglia con le loro sole forze.
Soprattutto stiamo morendo di fame, ed il tavolo degli sfizi comincia a subire attacchi indiscriminati. Meno male che quando so che ho gente tendo a preparare in estrema abbondanza...
Alle 9 dico basta, e' casa mia, e mi sono stufata di essere beneducata: mangiamo noi, ed i ritardatari, se mai si decidessero a presentarsi, dovranno litigarsi gli avanzi col gatto.
Inutile dire, vero, che il pesce e' freddo ed i gamberi in composto rigor mortis?
Alle 9.40, dopo solo un'ora e quaranta vedo un'ombra spuntare dal giardino. Ah, sono 4 ombre, due grandi e due piccole.
Il gatto, bestia di intelligenza indubbiamente superiore, scappa a nascondersi.
Scusate, i bimbi alle 7 avevano fame ed allora abbiamo fatto un salto da McDonalds...ed alla fine abbiamo mangiato anche noi.
La scusa e' talmente assurda che, contro ogni pronostico, riesce a farmi venire da ridere. Una risata in faccia e' il massimo che meritino, ma la evito, cosi' come evito la battuta che cerca di saltarmi fuori dalla bocca sugli inglesi e le loro presunte buone maniere.
Dopo meno di dieci minuti ci lasciano con la scusa che i bimbi hanno sonno. Si, ci lasciano, e per "ci" intendo tutti noi ed una montagna di avanzi. Rimaniamo allibiti.
Il pesce che e' morto per noi e' stato riciclato per due giorni, finche' marito e gatto, entrambi in ginocchio, hanno detto che stavano per morire loro, a forza di rivederselo davanti.
Ed i grissini? Quel bel vassoio profumato e fragrante? Li ho guardati sconsolata, e li ho schiaffati in freezer.
E qui si vede che il detto non tutti i mali vengono per nuocere e' vero.
Altrimenti non avrei mai scoperto che questi grissini reggono benissimo il congelamento, e basta scongelarli a temperatura ambiente e passarli un minutino in forno caldo per farli tornare come nuovi.
E gli ospiti inglesi? Mai piu' rivisti ;-)

La ricetta va alla raccolta di Sarachan, Buffet...senza tempo!

GRISSINI (dose per 16-17 grissini cicciottelli)

500 g di farina
100 g di strutto
un cucchiaino e mezzo di sale
200-240 ml di acqua tiepida
20 g di lievito di birra fresco, o 7 di quello secco
sesamo, semini, erbette per decorare
poco olio d'oliva, per spennellare

Fare una fontana con la farina e mettere al centro lo strutto ed il lievito fresco (se usate quello secco invece fatelo attivare per qualche minuto in qualche cucchiaio di acqua tiepida, ed unitelo al resto).
Cominciare ad impastare unendo l'acqua a poco a poco, e quando si e' a meta' lavorazione, il sale.
L'impasto dovra' essere morbido ma non troppo molle, quindi regolatevi sulla dose d'acqua.
Mettere l'impasto in una ciotola, coprirla con la pellicola e far lievitare fino al raddoppio.
Riprendere quindi l'impasto e fomare tanti salsicciotti della dimensione desiderata.
Potete lasciarli cosi', ma se volete formare le spighe (da idea di Tatiana) praticate dei tagli obliqui con le forbici.



 

Spostate quindi le punte ottenute a destra e sinistra, spennellate con poco olio e cospargete con i semi scelti, o anche del semplice fior di sale.



Cuocere in forno preriscaldato a 210 gradi per circa 15-20 minuti, o comunque finche' saranno coloriti.
Far raffreddare prima di servire.

NOTE:

- per congelarli, fateli prima raffreddare completamente. Quando volete gustarli, scongelateli a temperarura ambiente e passateli un minuto o due in forno molto caldo, recupereranno tutta la fragranza.

- se preferite non congelarli, conservateli in una scatola di latta ben chiusa, al riparo dall'umidita'. In questo modo durano benissimo un paio di giorni.

giovedì 23 settembre 2010

Caramello che resta morbido

Propongo una petizione internazionale: la malefica categoria degli ospiti dell'ultimo minuto, quelli a sorpresa, e mettiamoci pure quelli che si autoinvitano, deve sparire dalla faccia della Terra.
Avete presente una sera di quelle in cui il frigo e' mezzo vuoto? 
Decido che mio marito sara' felicissimo con una mega pizza preparata con quel po' di impasto surgelato ed io mi godro' una delle mie amate cremine, quelle che lui guarda con sospetto e bolla come cibo da ospedale, quelle che lo fanno preoccupare quando le vede girare in cucina perche' teme sempre che gli siano propinate.
Quella in questione era mele verdi, carote, succo d'arancia e feta sbriciolata: secondo me e' buonissima...
Serafica, dal fondo del divano dove sono sprofondata dopo una giornata infernale, medito che la pizza non si inforna da sola, quando ecco proprio a quella temutissima ora, il temutissimo suono: il campanello.
La temutissima ora e' quella che ti coglie quando c'e' gia' la tovaglia sulla tavola: non hai scampo.
Il simpatico ma inopportuno ragazzo belga che ogni tanto viene a trovarci ha sviluppato tecniche raffinatissime ormai, conosce orari ed abitudini, e soprattutto fa sempre la fatidica domanda, di cui conosce gia' la risposta: state gia' mangiando?
No, non stiamo mai mangiando quando arrivi, e lo sai benissimo.
Sono gia' disperata: la pasta della pizza non basta per farne tre, e la zuppetta idem.
Peccato, magari se per una volta gli propinassi una cosa del genere lo vedremmo sparire per un po'...
Lui si accomoda, e mio marito che ha gli occhi fuori dalle orbite dalla fame mi guarda come per dire qual e' il piano?
Hadelin, rimani con noi? E figurati se dice di no.
Guardo il frigo sconsolata: non c'e' nulla che possa essere preparato in fretta. Spaghetti, ma con cosa? C'e' un fondo di pesto, che basterebbe per sfamare al massimo un Puffo. Il risotto? Troppo lungo, devo pure scongelare il brodo. Petti di pollo? Ecco, questi si che li posso schiaffare nel micro e farli scongelare.
E meno male che siamo a casa di una foodblogger...
Colpo di genio: la pasta della pizza diventera' degli elegantissimi mini calzoni. Eh si, che le porzioni troppo grandi non sono chic, vero? ;-)
Soddisfattissima comincio a stenderli, e preparo al volo pomodori e mozzarella per il ripieno.
Sono salva, dopo i calzoni avremo dei favolosi petti di pollo e la cremina di mele e carote sta per diventare un raffinatissimo antipasto, dato che la versero' in bicchierini piccini piccini piccio'.
Questa e' la situazione in cui mi viene sempre in mente la moltiplicazione del pane e dei pesci, ma mi sa che funzionava solo con quelli, e mi metto l'anima in pace.
Ok, e' andata. Anche stasera faccio una decentissima figura, per una cena improvvisata in un quarto d'ora.
E sono talmente soddisfatta che decido di apportare una piccola miglioria ai calzoni, aggiungendo un'acciuga al ripieno, d'altronde ne ho una scatola che giace da tempo immemorabile in dispensa, e chissa', essendo un pesce magari si moltiplica e mi da' una mano?
Lo diceva mia mamma, scherza con i fanti ma lascia stare i santi.
Le acciughe mi hanno letto nel pensiero, e si vede che l'idea di moltiplicarsi non e' piaciuta.
Apro la scatoletta, per fortuna sul lavandino, ed uno schizzo d'olio a spruzzo lo inonda. Poco male, e' il lavandino.
Peccato che il resto mi finisca meta' in faccia, meta' sui capelli.
Cerco di pulirmi, ma e' olio, ed ormai ho l'invitantissimo profumo di una bestia in decomposizione.
Eppure non mi sembrava di aver fatto un pensiero tanto blasfemo, si vede che le acciughe sono pesci suscettibili.
Quindi ricapitolando cena rattoppata, padrona di casa puzzolente: che bella serata.
Ma ho l'asso nella manica.
La foodblogger puo' avere il frigo vuoto, ma una golosa avra' sempre un dolce dentro casa.
Per cui l'infimo gelato alla vaniglia del supermarket si trasforma in una coppa gourmet, dopo averlo ricoperto di riso soffiato, un cioccolatino tagliato a mini scaglie ma soprattutto una colata generosa di caramello morbido. E' qui che mi salvo la faccia, e recupero la reputazione.
Perche' il caramello morbido crea dipendenza, ed e' l'unico dettaglio della serata che verra' ricordato.
A parte forse che non uso piu' lo stesso profumo di Marilyn Monroe, ma poco male ;-)

Farlo e' una sciocchezza, a patto di seguire poche, semplici regole.
Quando lo postai su un noto forum nel lontano 2006 molti mi scrissero che non riuscivano: esaminando i problemi, al 90% era colpa del pentolino sbagliato, troppo alto o con il fondo troppo sottile.
Anche il fuoco ha la sua importanza, se troppo alto il caramello si brucia senza rimedio.
Ci vuole solo un po' di attenzione, ma per avere sempre a disposizione un caramello che non diventi pietra ne vale la pena.


CARAMELLO CHE RESTA MORBIDO

200g di zucchero semolato
3 cucchiai di acqua
altra acqua per la fase successiva, circa 10/12 cucchiai


Mettere in un pentolino a fondo spesso e base abbastanza larga lo zucchero ed i 3 cucchiai d'acqua. Accendere il fuoco non troppo alto ed aspettare pazientemente che si sciolga, senza mai toccarlo.




Dopo un po' lo zucchero comincia a sciogliersi, e fara' tante bolle.


Dopo la fase bolle, lo zucchero sembra solidificarsi in una massa compatta: non disperate.


La massa compatta piano piano si sciogliera', lasciando il posto ad un caramello perfetto.
Importante: se vedete il caramello sciogliersi solo sotto la lastra, e non anche sopra, datele un colpetto con la punta di un coltello per romperla ed evitare cosi' che il caramello "intrappolato" sotto bruci prima che lo zucchero in superficie si fonda.


Appena il caramello e' pronto ed uniformemente sciolto, spegnete il fuoco. Intanto vi sarete preparati dell'altra acqua rigorosamente bollente.
A fuoco spento e con estrema attenzione agli schizzi, aggiungete subito i primi 4 cucchiai di acqua bollente al caramello appena fatto.


Mescolando di tanto in tanto, far raffreddare il caramello, ed ogni 5 minuti circa aggiungere un altro cucchiaio di acqua, sempre bollente.
All'inizio il composto e' liquidissimo, raffreddandosi prende consistenza, e quella finale la vedrete solo da freddo.
La dose di acqua indicata e' sufficiente per un caramello dalla consistenza cremosa, se lo volete piu' liquido aggiungetene dell'altra, ma sempre poca alla volta, e sempre bollente.
Mescolate benissimo dopo ogni aggiunta, o l'acqua rimarra' in superficie senza amalgamarsi al resto.

NOTE:
- non usate fuoco troppo alto: se il caramello brucia, diventa amaro.
- conservatelo in un barattolo a temperatura ambiente. Lo zucchero e' un conservante naturale, non va certo a male.
- usatelo a profusione su gelati, panna cotta, budini e tutto quello che desiderate. Anche a gocce su un tomino, se avete i mei stessi gusti...

lunedì 20 settembre 2010

Tarte di cioccolato e lamponi


Vi ricordate i sibillini 25 g di glucosio che menzionavo in questo vecchio post?
La disperazione che scaturi' dal non poter completare il dolce che vedete oggi fece materializzare dal nulla, o dal poco ad essere buoni, una bilancia animata che da un paio di settimane e' diventata compagna fedele in attesa di essere sostituita da una piu' fascinosa pella pilancia tetesca.
Perche' non c'e' niente da fare, la pasticceria e' una scienza esatta.
Saro' anche esagerata, ma dubito che Michel Roux pesi tutto ad occhio quando c'e' da impastare una brisee, o una sucree, rischierebbe di contendere la fama a quella vicina che avevo quando vivevo ancora con i miei e si ostinava imperterrita a farci partecipi delle sue sessioni culinarie.
Peccato non avere foto, ma ci fu una serata memorabile in cui mia sorella mostro' a noi altri seduti a tavola che la torta che la signora ci aveva appena regalato aveva bisogno del martello per essere tagliata in tranci.
La disdegno' anche il cane, e da uno che si mangiava contento pantofole, tappeti e, scusate la poesia, andava matto per la  cacca del gatto non e' un messaggio da sottovalutare...
Piu' di recente, durante la recente vacanza italiana, non mi sono potuta sottrarre ad un invito che sapevo sarebbe stato una calamita'. La conoscente in questione ritiene di essere degna di un numero sconfinato di stelle Michelin, e se lo dice da sola ad ogni boccone delle sue terrificanti preparazioni.
Ok, non facciamola tanto lunga, in Italia e' difficile mangiare proprio male. O meglio, si rimane insoddisfatti, scontenti, magari anche arrabbiati a seconda delle situazioni, ma avvelenati per fortuna succede di rado.
E poi, che sara' mai, sara' solo il caso di prendere poco di tutto, e piluccare con educazione il resto.
Sembra facile, eh?
Sta per servire il primo piatto, ed un odore nauseabondo arriva in sala da pranzo. Veniamo informati, io ed altri cinque ospiti, che il formaggio per la pasta e' scaduto ma da poco ed anzi se lo sentiamo un po' forte e' perche' ha acquistato carattere...
Avete presente il classico GULP dei cartoni animati? Me lo potevate leggere sulla testa a mo' di fumetto!
Sguardi imbarazzati, ognuno cerca la migliore strategia di salvezza.
Stringo  leggermente gli occhi come ogni volta che mi sento perfida: non solo so benissimo cosa fare, ma lo faro' in modo tanto perfetto che la mia beneducatissima mamma, se potesse vedermi, non potrebbe che approvare.
Scusa sai, questo ( e cito la poltiglia scaduta)  e' proprio l'unico formaggio che non mangio, mi da' sempre problemi, vado direttamente al secondo...appunto, detto da una che, in un'altra vita, oltre che scimmia dispettosa deve essere stata un topo e' grossa, ma in amore e guerra non si dice che tutto e' permesso?
Sono salva. Non ci credo. Sguardi di invidia, ed io ancora con l'occhio perfido. Ma non sapevo.
Non sapevo che al proprio destino non ci si puo' sottrarre. Non sapevo che la signora aveva pronto il piano B,  e stava per servirmelo.
Non c'e' problema, Stefania, ti lavo gli spaghetti e li mangi in bianco.
No. Ditemi che ho cominciato a sviluppare gravi problemi di udito, ed anche di vista, e non sono i miei quegli spaghetti che vengono sciacquati sotto l'acqua corrente.
L'occhio perfido e' sparito, ed ha fatto spazio ad un'espressione tra l'atterrito e l'omicida.
Li assaggio, due fili. Non ce la faccio. Bandiera bianca.
Penso alla mia beneducatissima mamma: lei li avrebbe mangiati con regale indifferenza.
A me, evidentemente, di regale ha passato ben poco :-)

Il dolce di oggi e' una perfezione, e non certo perche' l'ho fatto io, ma perche' viene da Frolla & Sfoglia di Michel Roux, un libro magico che ad ogni pagina riserva una piacevolissima sorpresa.
Pochi ingredienti, semplici, ma che danno vita ad un mix irresistibile.
E non azzardatevi a farla ad occhio :-)
La ricetta partecipa al solito appuntamento con il calendario di Ammodomio.

TARTE AL CIOCCOLATO E LAMPONI

per la pasta sucree

250 g di farina
100 g di burro a pezzetti
100 g di zucchero a velo
un pizzico di sale
2 uova a temperatura ambiente

per il ripieno

250 ml di panna liquida da montare
200 g di cioccolato fondente di ottima qualita'
25 g di glucosio
50 g di burro
250 g di lamponi
20 g di foglie di menta

Preparare la sucree (anche in anticipo): versare la farina a fontana in una ciotola e mettere al centro il burro a pezzetti, lo zucchero a velo setacciato ed il sale. Mescolare usando la punta delle dita, strofinandole tra loro.
Quando l'impasto ha una consistenza grumosa, unire le uova leggermente battute in precedenza. Amalgamare prima con una forchetta, e poi a mano finche' il tutto sta insieme.
La pasta e' morbida, si lavora benissimo, e sconsiglio di usare il mixer proprio per questa sua caratteristica.
Avvolgere nella pellicola e mettere in frigo per un paio d'ore.
Con questa dose viene circa mezzo kg di sucree. Usatene meta' per il dolce e surgelate il resto.
Stenderla in una teglia da 20 cm di diametro, bucherellare il fondo e mettere la teglia in frigo per 20 minuti.
Coprire con carta forno e fagioli secchi, quindi cuocere in forno preriscaldato a 190 gradi per 20 minuti. Togliere quindi la carta ed i fagioli, abbassare il forno a 180 e continuare a cuocere altri 5-8 minuti, finhe' sara' dorata.
Far raffreddare completamente prima di farcire.

Preparare il ripieno: mettere la panna in un pentolino sul fuoco. appena raggiunge il bollore spegnere ed aggiungere il cioccolato a pezzetti ed il glucosio, mescolando con una frusta a mano finche' si ottiene una crema liscissima.
Sempre mescolando unire il burro, un pezzetto alla volta, e far riposare a temperatura ambiente una mezz'ora.
Intanto mettere qualche lampone da parte per la decorazione, tagliare gli altri a meta' e mescolarli alla menta tritata fine. Farli riposare mezz'ora.

Comporre il dolce, versando nel guscio ormai freddo i lamponi con la menta. Coprire con la ganache al cioccolato e mettere almeno 4 ore in frigo prima di servire, accompagnata dai lamponi interi.

NOTE:

-Michel Roux suggerisce di usare un coltello bagnato in acqua bollente ed asciugato per tagliare la torta. Ho disubbidito riguardo all'acqua, ma ho pulito il coltello prima di tagliare ogni fetta.

- questa pasta sucree e' assolutamente divina. Credevo di averla stesa troppo sottile, ma ha retto perfettamente il peso del ripieno senza rompersi.
Puo' stare un paio di giorni in frigo, oppure essere comodamente surgelata.



giovedì 16 settembre 2010

Polpettone di tonno

Chissa' se un'intera giornata possa essere influenzata dal lucidalabbra che si decide di indossare la mattina.
La volta che scelsi Velvet Passion non fui poi molto fortunata, pensavo l'altra mattina mentre mi preparavo per andare a scuola e meditavo che tutti i miei lucidalabbra si assomigliano come colore e soprattutto non ne leggo quasi mai il nome.
D'ora in poi lo faccio, giuro.
Arrivo al lavoro, e sorpresa: la prima ora, che avevo libera perche' i miei alunni erano in sala computer, non e' piu' libera. Un collega ha una commissione urgente da fare, e mi chiede di guardargli la classe fino al suo ritorno.
Ok, non cambia nulla. Loro staranno buoni a ripassare mentre io con un occhio li supervisiono e con l'altro leggo serafica i blog che mi interessano. Forse. O forse no.
Perche' se la classe in questione e' famosa in tutta la scuola come the Monsters, probabilmente avro' il mio da fare.
Entro con aria risoluta, e mi do un'occhiata in giro: ok, non sono poi cosi' monsters. Sono solo  ragazzini di 16 anni che mi guardano in assoluto silenzio.
Accidenti, che fama devo avere per terrorizzarli in questo modo!
Con questo bel turbo alla mia autostima appoggio soddisfatta la borsa sulla cattedra, comincio a distribuire i fogli su cui dovranno lavorare, e torno per sedermi placidamente in poltrona.
Cioe', volevo sedermi placidamente in poltrona, ma non posso farlo perche' sono paralizzata, una statua di sale.
Un insetto orripilante mai visto prima, lungo come il mio pollice, cammina sulla mia borsa. E' un incrocio tra un ragno ed uno scarafaggio, con caratteristiche di entrambi: peloso, zampe lunghe, antenne tozze, corpo schiacciato.
Ecco perche' the monsters stanno in silenzio: vogliono che il mio urlo si senta benissimo.
Non so perche' non ho urlato, o almeno sobbalzato, credo che la voglia di non darla vinta alle pesti sia stata piu' forte. Mi giro di tre quarti, con un occhio guardo la classe, con l'altro la bestia sia mai decidesse di coinvolgermi in un corpo a corpo, e faccio la domanda di rito : chi e' stato? Lo so, e' una domanda idiota, ed infatti non prevede risposta.
Fisso quindi quel ragazzino che tiene alta la nomea della classe con le sue bravate, e con volce calma e un sorrisone gli ricordo che se mai dovessi trovare un segno o il minimo danno sulla borsa mi trovero' costretta a chiamare suo padre, che non credo sara' felice di sapere quanto costerebbe ricomprarmela nuova...
Il nominare il padre fa piu' effetto di Dio in persona, e il delinquente in erba si affretta ad ubbidire cosicche' possiamo andare tutti in cortile a salutare  la bestiaccia che si arrampica su un cespuglio verso meno movimentati scenari.
Al cambio dell'ora, il delinquente e' venuto riluttante alla cattedra, e prima che andassi via ha sussurrato Miss, ma davvero non ha avuto paura? Ed io, con un'espressione che anche Rambo si sarebbe seriamente preoccupato:  Finche' non porti una bestia piu' grande di me, sara' difficile...
L'ho lasciato incredulo, e sono scappata a gambe levate. Ora si che ho una certa fama...
Ma se invece di Forever Sweet sulle labbra avessi avuto Vendetta, secondo voi sarebbe andata diversamente? :-)

La ricetta di oggi e' cio' che avevo con me per pranzo in quella movimentata mattinata.
E' un piatto molto semplice, leggero, e dai molteplici pregi : si mangia freddo, si puo' preparare in  anticipo ed addirittura congelare.
E' buonissimo con un velo di maionese, ma attenti: il tag di piatto light e' inversamente proporzionale alla quantita' che deciderete di usarne.
L'ho servito con soddisfazione anche nei buffet, servendo ogni fettina in una piccola foglia di lattuga.
E se per caso siete in crisi ipoglicemica dovuta alla ricetta salata e pure light, fate un giro da Imma per rifarvi gli occhi. E gia' che siete da quelle parti, c'e' un Blog Candy assolutamente imperdibile! ;-)

POLPETTONE DI TONNO

300 g di tonno sott'olio
un albume
3 cucchiai colmi di parmigiano
4 cucchiai colmi di pangrattato
buccia di limone a piacere
prezzemolo
poco sale

Scolare il tonno dall'olio, e metterlo nel frullatore con tutti gli ingredienti, tranne il sale. Frullate finche' il composto non diventa liscio e sta insieme, ci vogliono circa tre/quattro minuti.
Ora assaggiate e valutate se serve aggiungere un po' di sale.
Versare la densa crema ottenuta su un foglio di pellicola trasparente, ed aiutandosi con la stessa date la forma di un grosso salsicciotto. Avvolgetelo in due fogli di pellicola, ed in altrettanti di carta alluminio.
Mettere una pentola capiente piena d'acqua sul fuoco, ed appena bolle immergere il rotolo tutto avvolto.
Calcolare 45 minuti dalla ripresa del bollore e scolarlo.
Aspettare che si freddi a temperatura ambiente e poi in frigo. Solo ora togliere la pellicola e l'alluminio, e servirlo affettato con dell'insalata e poca maionese.

NOTE:

- potete congelarlo da cotto,  meglio se non gia' affettato. Farlo scongelare in frigo e sara' come nuovo.


lunedì 13 settembre 2010

Tartellette di ricotta, fichi e pistacchi al miele



Ho gia' accennato in qualche post passato che per un periodo della mia vita ho vissuto con mio marito in Libia, in un paesino dimenticato da Dio ma certamente anche da Allah.
Al contrario, molto presenti nelle nostre vite erano i vicini, una colorita e colorata famiglia locale: nonni, genitori, nutrito numero di figli e sterminato di nipoti.
Il capofamiglia aveva l'abitudine di portare a tracolla un fucile allo stesso vezzoso modo con cui io porterei una borsa di Gucci, e questo faceva si che lo contraddicessimo il meno possibile anche la volta che propose che sarei potuta andare con lui e sua moglie a raccogliere fichi in una campagna poco lontano.
Non volevo andare, ve lo giuro. Il mio cellulare italiano li' era un pezzo di plastica senza vita, il caldo allucinante, la compagnia dei vicini non poi cosi' allettante.
Ma voi, sinceramente, avreste osato farlo arrabbiare? Io no, mio marito meno di me.
Per cui mi sono tenuta le paure di ogni genere e quella mattina di buon'ora ho infilato jeans, scarpe da ginnastica ed una camicia del marito, che le mie erano tutte troppo occidentali, un velo di lucidalabbra e mi sono consegnata al mio destino.
Il lucidalabbra in questione lo ricordo non solo per il nome idiota di Velvet Passion, ma soprattutto per la pubblicita' che ne vidi su una rivista. Il naturale complemento della donna moderna, lo definivano.
Se lo avessi letto prima di comprarlo, l'avrei lasciato dov'era...
Partiamo quindi la sottoscritta, il vicino con il fucile e la moglie claudicante. Non so se sembra piu' un film del neorealismo o molto piu' banalmente un episodio di Fantozzi, ma arriviamo dopo dieci minuti di macchina in campagna.
Ok, forse non finisco nella tratta delle bianche e c'e' davvero da raccogliere fichi. Ma gli alberi dove sono?
Ah, prima sopresa: gli alberi di fichi in Libia sono bassissimi, con i rami tutti ripiegati verso terra, come fossero salici piangenti, a formare un groviglio intorno al tronco. Seconda sorpresa: bisogna infilare il braccio nel suddetto groviglio per arrivare ai frutti.
Ora, secondo voi, una con un lucidalabbra Velvet Passion non ha almeno un po' paura di tutti gli insetti del creato? Oh yeah, e quindi ho deciso di prendere solo i pochissimi fichi a vista, mentre la signora claudicante praticamente era stata risucchiata dall'albero a fianco ed il tizio con il fucile...si riposava all'ombra.
Ebbene si, si e' seduto e ci ha guardato lavorare.
La cosa e' andata avanti per ore, perche' portare fichi ad una famiglia di almeno 25 membri comporta coglierne diverse casse. Quando pensavo gia' di avere le allucinazioni, vedo una bestia bruttissima a cinque cm dal mio profilo destro. Siccome intravedo anche il tizio col fucile, capisco che quella che credo un'allucinazione e' la dura realta', che con tanta simpatia ha acchiappato un camaleonte gigante e probabilmente vuole vedere...l'effetto che fa.
No, mai e poi mai gli avrei dato soddisfazione, per cui ricaccio in gola l'urlo e soprattutto scarto il pensiero di scappare Dio solo sa dove. Lo guardo con indifferenza e blatero qualcosa del tipo Ah, si? A Roma siamo pieni... che fu la mia salvezza dato che immediatamente il poveretto venne rimesso in liberta'.
Finita la benedetta raccolta, quella vera della signora e la mia un po' meno, lei aveva riempito una decina di cassette ed io il fondo di una busta di plastica. Il tizio col fucile, che non aveva alzato un dito tutto il tempo, ci offre da bere dalla stessa bottiglia che aveva usato per fare i gargarismi, lavarsi le mani, ed anche per pettinarsi usando l'acqua come gel. Gliel'avrei spaccata in testa, ma il poco sale in zucca rimasto mi fa semplicemente rifiutare come segno di rispetto verso la signora tanto piu' anziana di me, che infatti ci si attacca...beh, il marito era il suo!
Finalmente si rientra, ma ecco l'ultima sorpresa. Le casse di fichi vanno scaricate, ed il simpatico tizio e' troppo stanco per farlo, si vede che acchiappare camaleonti e' un'attivita' estenuante.
La povera signora claudicante comincia ad incollarsele, ma mi sembra un'eresia, e scarico la rabbia che vorrei usare per insultare suo marito per darle una mano, anzi due.
Alla faccia del naturale  complemento della donna moderna...

Spero che i fichi per realizzare questa ricetta potrete procurarveli in modo piu' semplice. Ma anche nel caso dovesse essere una sofferenza come fu per me all'epoca, sappiate che per queste tartellette ne vale assolutamente la pena.
La ricetta e' semplicissima, oso dire quasi banale e viene pari pari da Frolla e Sfoglia di Michel Roux. 
Ma se la assaggiate, sara' difficile smettere.
Qui vedete delle tartellette, ma potete fare una torta intera.




TARTELLETTE DI RICOTTA, FICHI  E PISTACCHI AL MIELE (per una torta da 20 cm o 6 tartellette)

per il guscio:

250 g di farina
150 g di burro freddo a pezzettini
un cucchiaino di sale
un pizzico di zucchero
un uovo
un cucchiaio di latte freddo

per il ripieno

300 g di ricotta
75 g di pistacchi tritati
100 g di miele
un limone
pepe bianco
fichi, a piacere

Preparare la brisee mescolando la farina con il sale e lo zucchero in un robot con le lame. Unire il burro e dare pochi colpi finche' il tutto sara' un composto di briciole. Unire infine il latte e l'uovo, dando dei colpi brevi di mixer giusto finche' il tutto sta insieme.
Avvolgere in pellicola e far riposare in frigo.
Con questa dose vengono circa 450 g di brisee, usatene 260 g per la torta e surgelate il resto.
Dopo il riposo, stendere la pasta ad uno spessore di 3mm circa, bucherellare con una forchetta e foderare con carta forno, riempire di fagioli secchi e cuocere in forno preriscaldato a 190 gradi per 20 minuti in caso di torta unica, e 10 minuti in caso di stampini come i miei.
Eliminare pesi e carta e proseguire la cottura per altri 15 minuti in caso di torta unica, e 6-7 per gli stampini.
Far raffreddare completamente prima di togliere dagli stampi.
Preparare il ripieno, mescolando la ricotta con il pepe. Versare meta' del miele sul fondo degli stampi e poi spalmarvi sopra delicatamente la ricotta.Distribuire i pistacchi in superficie ed il resto del miele.
Servire accompagnando da fichi maturi e qualche goccia di succo di limone a complemento.

NOTE:

- la brisee dei gusci si puo' congelare da cruda.
- gli stampini cotti si possono congelare, avendo cura di farli raffreddare completamente e di avvolgerli nella pellicola.





giovedì 9 settembre 2010

Muffins...alla Van Gogh


L'arte e' universale, il suo messaggio arriva in qualunque lingua?
Forse, o meglio cosi' credevo prima di conoscere la straricca signora araba che mi invito', assieme ad una mia amica, a prendere un te' a casa sua.
Beh, non era casa sua, era piu' che altro una delle mille dependance sparse per il mondo per accoglierla nei suoi continui viaggi.
Ora non so se riusciro' mai a descrivere un soggiorno di almeno 300 metri quadrati, con piscina nel mezzo.
E nemmeno una sala da pranzo che era un giardino d'inverno e nella quale, potere della fantasia e del denaro, scorreva un vero torrente. Il soffitto poteva aprirsi, in modo che il sole arrivasse alle piante, e concedere a noi comuni mortali una vista spettacolare sui giardini.
E proprio perche' comune mortale, o forse perche' in una vita precedente devo essere stata una curiosissima e dispettosissima scimmia, che chiesi di andare in bagno, volevo vedere se c'erano davvero i rubinetti d'oro!
Confermo, c'erano. Magari solo placcati, ma che orrore :-)
Era il water, ed abbiate pazienza per la poca poesia dell'argomento, ad essere una meraviglia. Tavoletta che si riscaldava a comando, un pannello di tasti e bottoni da far invidia ad un Boeing.
Musica celestiale (ebbene si) nel momento stesso in cui si tirava lo sciacquone.
Ma nulla in confronto al bidet: un intrico di tubi, tubicini, spruzzini, vapori e profumi da far pensare che, a chiederglielo con genntilezza (si, perche' secondo me era vivo) avrebbe regalato ben altri servizi che quelli a cui era preposto...

La padrona di casa, architetto con gusti discutibili, comincio' a parlare del suo recente viaggio in Italia.
Ora, incontro moltissimi stranieri che vengono a visitare il nostro Paese, e le avventure e disavventure sono all'ordine del giorno, come lo e' per chiunque viaggi, ed i giudizi variano. Ma mai poi e poi mai mi e' capitato di sentire una corbelleria simile a quella della straricca signora:
" Il Colosseo? E' vecchio e sporco. Roma e' tutta vecchia e sporca, perche' non buttate giu' un po' di roba e costruite dei bei grattacieli nuovi come a Jeddah?"
Cosa avreste risposto?
La scimmia che e' in me voleva risponderle che oltre che vecchio e sporco, il Colosseo e' anche...bucato, ma ho rinunciato. Non avete a volte la sensazione che qualunque cosa possiate dire sia inutile davanti al baratro di ignoranza che vi si para di fronte?
Mi sono limitata quindi a consigliare che si, era meglio per lei rimanere a Jeddah, che giustamente il monumento al pozzo di petrolio e quello ai tubi (non scherzo, eh, ci sono davvero) erano molto, molto piu' adatti a lei.
Chissa' se ha capito il messaggio subliminale che le ho spedito, mentre pensavo a mamma che diceva sempre di quanto le sarebbe piaciuto, a lei che Roma la conosceva sin da bambina, di poter ammirare la citta' con gli occhi di un turista che la vede per la prima volta, ed essere sopraffatta dalla meraviglia!

Avrete inteso che con i muffins di oggi vorrei partecipare al contest di Sorelle in pentola, l'Arte in cucina.
Non essendo stata molto ispirata dal monumento al pozzo di petrolio, mi sono lanciata su una delle mie opere preferite in assoluto, Quattro girasoli recisi di Vincent Van Gogh.
I girasoli dei miei muffins sono fette di ananas essiccate: speriamo che il sommo pittore non si stia rivoltando nella tomba...
A parte Van Gogh, sono deliziosi. L'interno rimane umido grazie all'ananas ed alla frutta secca, mentre l'arancia da' un tocco di personalita', e da quel gran goloso di cioccolato che ho in casa sono stati votati come i migliori mai fatti :-)



MUFFINS ALL'ANANAS, ARANCIA  E NOCI ( per 13 muffins)

50 g di gherigli di noci
240 g di farina
un pizzico di sale
un cucchiaino raso di bicarbonato
la punta di un cucchiaino di lievito per dolci
un uovo intero
100 ml di olio di semi
50g di zucchero semolato
40 g di zucchero di canna
3 cucchiai di panna acida, o yogurt greco
200 g di ananas a pezzetti (fresco o sciroppato)
100 ml di succo d'arancia
la buccia grattugiata di mezza arancia

per la glassa

175 g di zucchero a velo
un albume
un cucchiaino di succo di limone

per le fette di ananas essiccate

un ananas non troppo maturo

Cominciare essiccando le fette di ananas. Ci vuole parecchio, ma potete farlo con diversi giorni d'anticipo, e conservarle in una scatola di latta.
Sbucciare l'ananas e tagliarlo a fette piuttosto sottili. Metterle su una teglia coperta con carta forno ed infornarle a 90 gradi per un'ora. Trascorso il tempo, girarle e farle asciugare anche dall'altro lato per un'altra ora. A questo punto controllare lo stato di essiccazione e prolungare la cottura a seconda del proprio forno.
Nel mio ci sono volute circa 3 ore e mezzo complessive.
Una volta pronte farle raffreddare una notte all'aria e quindi tenerle in una scatola di latta fino all'uso.

Per i muffins, mescolare farina, zucchero di canna, zucchero semolato, sale, lievito, bicarbonato, l'ananas fresco o sciroppato a pezzetti, le noci tritate grossolanamente e la buccia d'arancia.
A parte sbattere con una frusta a mano l'uovo con lo yogurt (o la panna acida, l'olio ed il succo d'arancia.
Mescolare velocemente i due composti senza girare troppo, e versare negli stampini da muffins riempiendoli quasi del tutto.
Cuocere in forno preriscaldato a 170 gradi per circa 20 minuti.
Far raffreddare e preparare la glassa, mettendo in una ciotola lo zucchero a velo con l'albume e sbattendo con le fruste elettriche per esattamente 5 minuti, non un secondo di meno :-)
Alla fine unire il succo di limone ed usare subito per glassare i muffins.
Adagiare una fetta di ananas sui muffins finche' la glassa e' morbida, e far riposare un paio d'ore a temperatura ambiente prima di servire in modo che si secchi.

NOTE:

- la glassa usata qui si secca all'aria, diventando una piacevola crosticina croccante. Il suo scopo e' anche quello di mantenere i muffins umidi, che infatti si conservano perfettamente anche 4 giorni a temperatura ambiente, chiusi in una scatola di latta.

- i muffins cotti ma non glassati si possono surgelare. Fate scongelare a temperatura ambiente e procedete alla glassatura.

lunedì 6 settembre 2010

Gelato millerighe


Esistono dolci "da donna" ed altri da macho?
Mi è stato detto che queste coppe sono molto girlish, da donna appunto, visti i colori. 
Devo ritenere quindi lo yogurt alla ciliegia allo stesso modo, dato che è lui a dare il rosa tenue agli strati? Ho alzato le spalle, e mi sono fatta una gran risata.
Roma, metà Luglio, interno giorno.
Alla sede dell'INPS in Piazza Augusto Imperatore, dove sono accasciata da un paio d'ore con mio marito cercando di recuperare in un paio di settimane tutto ciò che lasciamo in sospeso nei mesi in cui non ci siamo, ci sono all'incirca 40 gradi.
A nulla possono i ventilatori sul soffitto, il primo perchè è spento, il secondo perchè va pianissimo, e decido che è una fortuna, dato che ondeggia pericolosamente: calcolando la traettoria che potrebbe prendere se cadesse a forte velocità, la gentile signora anziana seduta non lontano da me ne verrebbe probabilmente decapitata.
Nel delirio dovuto al caldo, mio marito osserva che almeno sarebbe una persona in meno in fila...
La monotonia dell'attesa viene finalmente spezzata dall'ingresso di un gruppo di operai: sono giovani, tutti con la stessa tuta da lavoro strategicamente aperta su ciondoli di varie fogge, misure,  fedi calcistiche, tatuaggi e peluria da zoo.
All'evidenza che l'attesa è lunga, parte una serie di parolacce, che si trasformano serenamente in bestemmie quando la gentile signora che temevo sarebbe stata decapitata dalle pale del ventilatore ci frega tutti e salta la fila dicendo di aver perso il biglietto con il numero d'ordine.
I ragazzi con la divisa da operai, che dalla rabbia non riescono più nemmeno a stare seduti, continuano a parlare a voce alta insultando le file, le signore anziane,  l'INPS, il caldo, e già che ci siamo anche i tifosi di squadre avversarie. 
Si nun era na vecchia già l'avevo corcata de botte, ed è probabilmente l'unica frase che posso trascrivere.
Improvvisamente, una musica indistinta. Prima piano, poi sempre più forte. Mi guardo attorno, non è possibile. Ora la sento benissimo. Ditemi che non è vero. Che non è quella allucinante suoneria per telefonino che mi irrita dalla tv, facendomi chiedere chi, superati i cinque anni, potrebbe decidere di utilizzarla.
Mi viene tremendamente da ridere, e cerco di non guardare mio marito, lo so che viene da ridere anche a lui, vuoi vedere che ora corcano di botte pure noi?
" Mi chiamo Virgola, sono un gattino, sono la steeeeella del teeeeelefonino...." e l'operario risponde:  "Ahò?"

Come vedete, quindi, il gelatino bianco e rosa, nato in realtà per una dimostrazione di cucina che non comprendesse uso di fuoco per i miei alunni a scuola, diventa adatto a tutti. Macho compresi, o presunti tali :-)
E' buonissimo, ed oso dire anche abbastanza sano. Con questa scusa ne ho fatti fuori un paio io sola...

GELATO MILLERIGHE ( per 4 bicchieri)

250 ml di panna fresca da montare
150 g di yogurt alla frutta, ho usato ciliegie 
150 g di yogurt bianco naturale
2 cucchiai di zucchero a velo

Montare la panna, e quando è ben ferma unire delicamente lo zucchero a velo usando una spatola o un cucchiaio. Dividerla quindi in due ciotole, alla prima unire lo yogurt bianco, alla seconda lo yogurt alla ciliegia.
Mescolare delicatamente, per evitare di smontare la panna, sempre dal basso verso l'alto.
Versare ora i composti nei bicchieri o nelle coppe, preferibilmente trasparenti, alternando gli strati come preferite.
Alla fine inserire in ogni bicchiere uno stecco da gelato o un cucchiaino di plastica.
Tenere in freezer tre ore prima di servirli, e se volete sformarli basta tenerli qualche minuto tra le mani: il calore li farà staccare perfettamente.




giovedì 2 settembre 2010

Finger food di melone e tzatziki


Non disperate, il caldo torna.
E non perchè ve lo mando io che ne ho in abbondanza, ma perchè Settembre è sempre bellissimo in Italia, l'ultimo scampolo d'estate senza gli eccessi agostani ed i timidi approcci di Giugno.
Proprio quello che fa rimpiangere di dover tornare a scuola, ma d'altronde se si dovesse aspettare il fresco per riaprirle probabilmente alle mie latitudini si rimarrebbe ignoranti :-)
E proprio per il caldo che tornerà, vi propongo una ricetta che ricetta non è, ma solo un abbinamento molto ben riuscito.
E' nato per caso, seduta ad una tavolata allegra di un terrazzo in Toscana una sera di Luglio, davanti ad un piatto di prosciutto e melone, ed una ciotola di tzatziki.
La food blogger non è mai off duty :-) per cui la prova è stata d'obbligo: coro di disapprovazione,  inevitabile.
Ma sono stata sempre quella a cui piace mischiare sapori e colori, da quando a cinque anni mamma mi trovò che intingevo il parmigiano nel succo di frutta all'albicocca, prima di mangiarlo.
A saperlo, che ero precursore di tutte le mode dei formaggi con le composte.
Per non parlare dei mix terribili preparati con mia sorella quando per cucinare davvero eravamo troppo piccole, pozioni allucinanti che prevedevano in ordine sparso Nesquik, acqua, latte, marmellata, zucchero, Nutella se ce n'era, magari un uovo e chissà perchè, sempre il sale. Risultava una specie di palla molliccia che avevamo anche il coraggio di assaggiare...
Tornando al coro di disapprovazione davanti al mio melone con lo tzatziki, sappiate che è durato proprio poco: prima uno, poi tutti hanno provato, e trovato sorprendentemente buono, tanto che il prosciutto è rimasto dov'era.
E con queste premesse, chissà se convinco quel certo qualcuno ad assaggiare il certo mix che ho in mente per il panettone a Natale...;-)


FINGER FOOD DI MELONE E TZATZIKI

250g di yogurt greco
un cetriolo
uno spicchio d'aglio bello grosso
4 cucchiai di aceto, circa
olio extravergine d'oliva
sale
aneto fresco
un melone maturo

Preparare lo tzaziki: sbucciare il cetriolo e grattugiarlo. Mettere la polpa in un paio di fogli di carta da cucina, e strizzare bene per far uscire l'acqua. Tritare finissimamente l'aglio.
Mescolare l'aglio e la polpa di cetriolo strizzata allo yogurt, unendo anche il sale, l'aceto e circa 3 cucchiai di olio.
Assaggiare e regolare a proprio gusto, terminare con dell'aneto fresco tritato e mettere in frigo un paio d'ore, come minimo.
Al momento di servire tagliare il melone a cubetti ed adagiare su ciascuno un po' di tzaziki, completando con uno stecchino.

NOTE:

- lo tzaziki è molto più buono se preparato con un giorno di anticipo.

- le quantità di aceto ed aglio sono puramente indicative. Specialmente con quest'ultimo, esagerate pure se vi piace ;-)



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