lunedì 27 dicembre 2010

Sfogliatine alle olive

Anche quest'anno siamo sopravvissuti.
Al Natale clandestino e lavorativo, e nonostante questo festeggiato con spavalderia.
Alle tante portate da preparare, e per cosi' tanti commensali: nonostante la divisione di compiti, il carico non era da poco.
Alle diverse nazionalita', ciascuna con gusti diversi e diverse tradizioni, da mettere d'accordo.
Eh si, perche' gli americani cenano alle 6 del pomeriggio, gli inglesi alle 5, i neozelandesi copiano gli inglesi nonostante ne parlino sempre male, a noi italiani piacerebbero le 8, i francesi pur di non essere d'accordo con nessuno propongono le 7, i polacchi si astengono, l'unico belga non si esprime ma gli basterebbe mangiare ad un orario che non sia quello dei francesi.
Risultato di aperitivo alle 5 e cena alle 6.45: nemmeno Salomone avrebbe potuto fare di meglio.
Fa caldo, e fa strano vedere l'albero di Natale fuorilegge che agita delicatamente qualche ramo per colpa dell'aria condizionata: vuole dire che siamo tutti in maniche corte, gli americani ed i neozelandesi pure scalzi perche' pare che altrimenti non sia festa, e vanno avanti e indietro dal giardino a prendere da bere che immagino alla fine o avro' il sentiero segnato o loro i talloni consumati.
Qualche bimbo piange, ma il pensiero che babbo Natale o Santa Claus che dir si voglia sfidera' la terribile dogana saudita e si fara' un baffo del visto necessario per entrare nel Paese per portare loro i doni e' deterrente a capricci incontenibili. Piuttosto, genera domande del tipo ma come fa ad entrare se a tutte le finestre abbiamo le zanzariere? che mettono tutti a dura prova.
Per fortuna hanno un'eta' in cui la risposta it's just magic! viene considerata piu' che soddisfacente.
La sfilza dei piatti sul buffet sembra la sagra dell'internazionalita', piu' che il Natale a cui noi italiani siamo abituati, e forse per questo mi sembra ancora piu' bello.
Certo, la zuppa polacca con il cavolo ed i fagioli neri andrebbe servita probabilmente a 20 gradi sottozero, mentre la pavlova con le fragole, ora in stagione in Nuova Zelanda, almeno si adatta al nostro clima.
Americani uguale tacchino, per cui uno gigantesco fa bella mostra di se' a fianco al pasticcio di carne del belga, farcito con tutto e forse di piu': giurerei di averci visto dentro anche un paio di datteri.
E' un continuo di telefoni che suonano, e per una volta la cosa non mi fa sbuffare e nemmeno mi sembra cosi' maleducata: mi fa tenerezza che tante famiglie, la mia compresa, chiamino contemporaneamente da mezzo mondo, dalla notte o dal giorno pieno a seconda del fuso orario, solo perche' da noi tra le dune Natale e' proprio in quel momento...
E dato che stare in santa pace non fa parte della natura umana, i polacchi hanno da ridire sul dolce russo che ho preparato: ragioni storiche impedirebbero loro di apprezzarlo.
D'altronde anche a me ogni partita di calcio tra Italia e Germania non ricorda inevitabilmente trascorsi della Seconda Guerra Mondiale?
Lascio perdere, e sorrido: alla terza fetta di Napoleone, secondo me i polacchi sono pronti a firmare l'armistizio.
Che sia anche questa la magia del Natale? ;-)

Ecco un'altra ricetta sprint, dopo quella delle treccine, ma allo stesso tempo molto, molto graziosa a vedersi, oltre che buonissima. Ve la lascio per il buffet di Capodanno, insieme all'idea dello scorso anno delle caramelle di polenta con formaggio e noci, ed ai miei auguri per un 2011 che porti a ciascuno di voi cio' che desidera.
Ci rivediamo con l'anno nuovo, quindi, e con qualche idea da mettere nella calza della Befana oltre al carbone dolce ;-)
Auguri a tutti!!!


SFOGLIATINE ALLE OLIVE di Michel Roux

pasta sfoglia, o finta sfoglia
olive farcite grandi
un tuorlo battuto con un cucchiaio di latte

Stendere la sfoglia in un rettangolo e formare delle file regolari con le olive, lasciando tra una fila e l'altra circa 2 cm. Spennellare lo spazio tra le olive con il tuorlo allungato.




Coprire quindi con un altro strato di sfoglia, premendo bene con le dita in modo da far aderire la pasta tra le olive. Questa operazione e' importante se non volete che le sfogliatine si aprano miseramente in cottura.



Michel Roux dice a questo punto di mettere la sfoglia con le olive in frigo 20 minuti prima di tagliare le fettine.
Personalmente trovo che sia molto piu' semplice se invece mettete il tutto in freezer per lo stesso tempo: si tagliera' sicuramente meglio, e le olive non salteranno fuori dappertutto.
Unica accortezza: usare un coltello veramente affilato, e tagliare le sfogliatine ad uno spessore non inferiore a 6 mm.
Tagliatele gia' su carta forno, cosi' non dovrete spostarle per poi cuocerle.




Adagiare le sfogliatine su un lato, e cuocerle in forno preriscaldato a 200 gradi finche' saranno colorite.
Michel Roux dice 6 minuti, a me e' servito il doppio del tempo.
Farle raffreddare leggermente prima di spostarle dalla teglia, e servirle tiepide.

giovedì 23 dicembre 2010

Treccine di sfoglia al formaggio speziato

Mica dappertutto e' Natale.
E se e' per questo, non e' nemmeno dappertutto il 2010, Dicembre e men che meno il 23 : se vivete dalle mie parti, siamo nel 1432, diciassettesimo giorno del mese di Muharram.
Di ferie e vacanze, nemmeno l'ombra, dato che le festivita' altrui non sono solo simpaticamente ignorate, ma proibite del tutto.
E' vietato, e per legge punito, vendere alberi di Natale e le relative decorazioni. Si (mal) sopportano ogni tanto Pandori e Panettoni, che fanno una fuggevole, brevissima apparizione nei supermercati a Novembre per massimo un paio di giorni, sia mai in Dicembre fossero troppo espliciti :-)
Fino ad un paio di anni fa nessuno ti faceva gli auguri, nemmeno per sbaglio, sino al momento in cui un famoso imam decreto' su un giornale che si, in fondo gli auguri di buon Natale ai fratelli cristiani si potevano pure fare, purche' fosse dato per assodato che non se ne condivideva il significato profondo.
Insomma, un buon Natale che abbia la stessa valenza di un ciao?
Tant'e', e dato che regna anche una gran confusione, mi sono appena sentita augurare un completissimo Merry Christmas, Happy New year and Happy Easter, dove la Pasqua deve essere stata aggiunta per abbondare, come direbbe Toto'.
Che si fa, allora?
Beh, si puo' sempre comprare l'albero al mercato nero, dove due rami di plastica scalcinati vengono fatti pagare come un prezioso bonsai. Oppure, come nel nostro caso, si puo' avere un amico spavaldo e generoso che vivendo nel vicino stato del Bahrein, dove tutto o quasi invece e' permesso, ne abbia importato uno tutto per noi, con tanto di fili argentati, lucine, e palle colorate.
Si da' il caso che poi il nostro amico sia stato sommerso dalle richieste, alle quali, da novello e moderno babbo Natale, non si e' sottratto fino al momento in cui e' incappato nei controlli a caso della dogana saudita e gli alberi sono stati confiscati, e lui trattenuto diverse ore alla centrale di polizia: sembra un po' un film di Frank Capra, vero?
Ed il resto?
Si infila a Roma in valigia prima di ripartire per l'Arabia, rivolgendo preghiere a tutti i santi del mondo, sperando che l'addetto alla dogana sia distratto, mentre passo.
Oppure si fa in casa, armandosi di santa pazienza, cercando di organizzare qualcosa che sembri una cena natalizia anche in un giorno in cui tutti, cuoca compresa, hanno lavorato ;-)

Quindi via di ricette semplici, e che non mi debbano tenere ai fornelli una giornata, dato che una giornata intera non ce l'ho.
Ve ne lascio una che nelle prove ha preso il massimo dei voti, coniugando velocita' di esecuzione e cottura con un gusto delizioso, oltre ad un look accattivante.
Fara' sicuramente parte degli antipastini della Vigilia, e forse e' ancora in tempo per apparire anche sulle vostre, di tavole.
Ed a  voi che passate, per caso o per voglia, un mondo di auguri. Sinceri ;-)



TRECCINE AL FORMAGGIO SPEZIATO di Michel Roux

pasta sfoglia , o finta sfoglia
formaggio grattugiato a piacere (parmigiano, pecorino, Emmental, ricotta salata...)
spezie o erbe preferite (origano, timo, zathar, sumak, pepe, paprika, curcuma...)
un tuorlo battuto con un cucchiaio di latte

Stendere la pasta sfoglia ad circa 2/3 mm di spessore, fino ad ottenere un quadrato, o un rettangolo.
Metterlo in frigo un quarto d'ora, dopodiche' spennellarlo con il tuorlo allungato, cospargerla con il formaggio grattugiato e la spezia scelta. Qui vedete parmigiano e sumak.


Mettere 5 minuti in freezer, dopodiche' procedere al taglio delle strisce larghe un cm, con un coltello affilato.


Le strisce andranno poi tagliate alla lunghezza desiderata, 12 cm sono quelle in foto.
Prendete le estremita' della striscia contemporaneamente e torcetele piu' possibile, circa 5 volte, per ottenere una spirale.


Mettete le treccine in freezer 5 minuti, dopodiche' cuocerle in forno preriscaldato a 190 gradi fino a che saranno ben dorate: Michel Roux dice 5 o 6 minuti, ma nel mio forno c'e' voluto circa il doppio del tempo.
Servire tiepide.

NOTE:

- gli abbinamenti sono infiniti, qui ho usato parmigiano e sumak, ma e' altrettanto buono:
pecorino e zathar
pecorino e origano
ricotta salata e pepe nero
Emmental e paprika


lunedì 20 dicembre 2010

Torrone


Sapevo che sarei stata punita.
Ho inveito contro la presunta inefficienza di alcuni impiegati sauditi, e tutto mi e’ tornato indietro con gli interessi.
Roma, Poste Centrali.
Il salone e' immenso e strapieno di gente. La macchinetta che distribuisce i numeri d'ordine e' presa d'assalto ma la guardo con sufficienza: per spedire i pacchi non serve prenderlo.
Con il senno del poi mi viene da pensare che si voglia risparmiare agli utenti almeno quella, di sofferenza, visto cosa li aspetta una volta allo sportello.
Lo sportello spedizioni e' semivuoto, accidenti che fortuna! Solo una persona prima di me, che a quanto pare sta terminando di pagare. E' un po' alterata, ma succede.
Si gira per andarsene, mi vede. Si avvicina con aria rassegnata e mi apostrofa con auguri. Ma non per Natale che mi lascia perplessa.
Mi accoglie un'anziana signora dall'aria simpatica, con degli occhiali molto spessi. Mi ricorda un po' un Mr. Magoo in gonnella, e mi ritengo fortunata: sempre meglio della signorina preposta alle raccomandate, che le spedisce mentre parla al telefono con tono disumano, illuminando l'interlocutore e tutti noi presenti con la notizia che aho', me s'e' ciancicata a pashmina da duscento euro.
Informo che il primo pacco va in Grecia, e mi da' un modulo con tanto di dichiarazione doganale da compilare. Mai visto prima, e non e' quello che uso di solito. La signora Magoo perde parte dell'iniziale simpatia invitandomi a non fare domande su cose che non so.
Insisto. Mi ha dato un modulo per spedizione extra-europea! Alla domanda ah, la Grecia e' entrata in Europa? capisco che l'augurio della persona prima di me serve tutto, e potrebbe non bastare.
Secondo pacco, va ad Iglesias.
Questa volta mi viene dato il moduto per spedizione internazionale che andava bene per il pacco per la Grecia. Faccio notare che Iglesias e' in Sardegna e non, che so, in Spagna e mi viene risposto e che ne so, c'ha un nome strano.
Stefania, mantieni la calma. Respiro, e terzo pacco.
Va a Trani, sembrano non esserci problemi, senonche' la signora mi apostrofa con un ha sbagliato il CAP! E poi ve lamentate che nun arrivano! a voce talmente alta da far girare mezzo ufficio postale, ed a me le scatole, e non solo quelle che sto spedendo.
Peccato che il mio CAP fosse giusto, e lei non sapesse che e' cambiato.
Al quarto pacco comincio a guardarmi intorno alla ricerca delle telecamere nascoste: sono quasi certa che stiano girando una candid camera.
Va in Via degli Statuti Marittimi, e vedo che Mrs Magoo armeggia con penna e borbottii sul mio modulo. Posso chiederle cosa sta scrivendo? domando sperando di sembrare calma. Niente, cambio la via che la sua e' sbagliata.
Vi sembra normale che dato che la signora al computer non la trovava abbia deciso che forse intendevo via dello Statuto? Meno male me ne accorgo, e mi assalgono pensieri che sara' meglio non scrivere qui.
Medito che il vetro antiproiettile non e' stato messo per le rapine, ma per contenere l'ira degli utenti.
Quindi, a tutti voi che almeno un pacco in questo periodo dovete spedirlo, auguri.
Ma non di Natale ;-)

Che poi molti di questi pacchi siano gia' arrivati a destinazione, nonostante le Poste, ha del miracoloso.
E quasi del miracoloso ha per me farmi il torrone in casa. Ne ho un paio portati dall'Italia, ma volete mettere la soddisfazione? Non e' complicato, ci vuole solo un po' di tempo: e non crederete ai vostri occhi, viene di una consistenza divina, ne' troppo duro ne' troppo morbido...perfetto.
La ricetta e' di Cinzia di Mix and Taste.

TORRONE ( per 4 piccoli torroni rettangolari come in foto)

150 g di miele chiaro
300 g di mandorle
100 g di zucchero semolato
un albume
buccia di limone, o arancia, grattugiata
 fogli d'ostia, o cioccolato (per la copertura)

Mettere il miele in un recipiente a bagnomaria e dimenticarlo per minimo un'ora e mezzo ( ma a me ne sono servite oltre due)



Dovrete arrivare allo stadio in cui il miele si sara' un po' rappreso, e versandone una goccia su un piattino bagnato con poche gocce d'acqua questo formi una pallina che non scorra, anche inclinandola.
                                     
                                                                                     




Raggiunto questo punto ( a me sono servite oltre due ore, voi valutate ma mai meno di un'ora e mezzo) montare l'albume a neve ferma ed incorporarlo al miele, mescolando sempre. Non smettete di mescolare mentre lo incorporate, e' importantissimo!


Intanto mettere lo zucchero in un pentolino su fuoco basso e farlo caramellare. Appena pronto aggiungerlo al composto di miele ed albumi, sempre a bagnomaria, e girare molto bene e velocemente.





Continuare a cuocere il composto a bagnomaria finche' sara' denso e cremoso, piu' o meno come in foto. Potrebbe volerci un'altra mezz'ora, ma dipende dal vostro fuoco:


Intanto tostare le mandorle in forno, a 160 gradi per circa 10-15 minuti. Unirle quindi al composto mescolando bene, insieme alla buccia dell'agrume scelto.


Continuare a cuocere finche' il composto sara' ben denso. L'ho lasciato un'ulteriore mezz'ora, ma se e' troppo liquido prolungate i tempi. Girate di tanto in tanto.
A cottura ultimata, versare il composto sul foglio d'ostia (in mancanza usare carta forno) e modellare lo spessore e la forma desiderati.


Ricoprire con alta ostia, e far raffreddare. Una volta ben sodo procedere a tagliare i torroni nella forma desiderata.
Se non si ha l'ostia, una volta rassodati tagliare i pezzi di torrone e ricoprirli con cioccolato fuso.

NOTE:

- se non si usa l'ostia, la preparazione diventa gluten free.
- si conserva per moltissimo tempo, e non necessita del frigo.




giovedì 16 dicembre 2010

Blinis al salmone e panna acida

Si fa presto a dire finger food.
Lo so che basta nominare le due magiche paroline in inglese che ecco sdilinquirci tutti immaginando bicchierini, bocconcini, cucchiaini, perle, cubetti, triangolini e chi più ne ha più ne metta.
Troppo facile: per tornare con i piedi per terra, traducetele in italiano.
E soprattutto ricordate che qualcuno può averne un concetto di gran lunga diverso dal vostro.
Libia, qualche anno fa.
I presentissimi vicini, libici che più libici non si poteva, ci invitano a cena con tutti gli onori.
Confesso che abbiamo rifiutato per mesi, adducendo scuse con la descrizione delle quali, probabilmente, potrei riempire un altro blog. Ma insomma alla fine, che sarà mai? Converseremo, più o meno, in altre lingue, mangeremo cibo diverso: ok, sarà interessantissimo.
Perdo una vita solo a scegliere cosa indossare, e non perchè l'occasione sia ammantata di una qualche formalità, ma semplicemente ho abiti tutti un po' troppo occidentali per una casa dove le signore indossano sempre il velo in testa...insomma, ci combiniamo alla meno peggio e via.
Entriamo, ci fanno togliere le scarpe. Giusto, segno di grande civiltà e pulizia. In effetti camminare in casa con le stesse scarpe che si usano per la strada non è altamente anti-igienico? Credetemi, tutte queste elucubrazioni mi venivano in mente mentre mi sfilavo i sandali.
Insieme alla più prosaica speranza di ritrovarli, visto che andavano lasciati fuori dalla porta...
Ingresso in sala da pranzo, e la vista mi fa prendere un colpo. Non per me, ce la posso fare.
Ma mio marito no. Mio marito che da bambino mangiava le banane con coltello e forchetta. Mio marito che non lecca le ciotole a ditate come me, ma prende educatamente un cucchiaino. Mio marito che non addenta i panini come un lupo mannaro (leggi: come me) ma ne spezza prima un piccolo boccone.
Tavolo: non c'è tavolo. Sedie: non ci sono sedie. Posate: non presenti, o quantomeno sfuggono alla vista, all'occhiata di insieme. Tovaglioli: non previsti.
Siamo seduti sui tappeti, a gambe incrociate, davanti ad un calderone di cous cous. Saremo una trentina, dato che il grande evento  di avere degli occidentali a cena ha fatto si che si invitasse mezzo parentado, e tutti hanno fame: tranne noi.
Avete presente l'imbarazzo di certe persone davanti alle mille posate delle mise en place in grande stile? Ecco, credetemi, si prova lo stesso quando posata non ce n'è nemmeno una. Come diavolo mangiamo?
E tutti ci guardano, siamo gli ospiti d'onore, dobbiamo iniziare noi. Sarà un vantaggio, penso, arrivarci prima del bimbetto che tiene in mano una gallina, viva, dell'anziano nonno abile sputacchiatore, e della giovane mamma che sta cambiando il pannolino al neonato. Tutto contemporaneamente, tutto davanti a noi.
Sarà la velocità a salvarci. Coraggio.
Scatto fulmineo, ne prendiamo un pizzico con la punta delle dita. Tutti ridono, e si riversano prendendone a pugni interi. Non vi dico la scena dopo dieci minuti, cous cous ovunque, ne mangia anche la gallina.
Noi nulla, ci guardano con stupore che ci si sia saziati con quel primo, minuscolo assaggio.
Spiego che in Occidente mangiamo poco, e mi guardano pensierosi, dicendo che si, siamo magri, tutto torna.
Ma è l'offerta dell'acqua che quasi ci frega.
Un bicchiere da passarsi in trenta: non ce la possiamo fare, e onestamente nemmeno voglio.
Serissima, comunico che in Italia non usiamo bere durante la cena. Mio marito tra poco sviene, non so se si contorce per non ridere, per non piangere o perchè in preda alla fiamme del piccantissimo cous cous.
Un po' di sospetto secondo me serpeggia. Temo siano assidui telespettatori di qualche soap opera in cui si sia visto che sto mentendo. Pazienza.
Torniamo a casa, e c'è una fantozziana gara di corsa al primo che arriva alla bottiglia d'acqua.
Sono sconvolta: mio marito ci si attacca, mai visto fare prima.
Amore! Bevi dalla bottiglia? lo apostrofo ironica.
Si. Mi adeguo al tono della serata. Vado di finger drink.

Se dopo questo disgustoso resoconto non avete cambiato idea sugli stuzzichini finger food, eccone uno ad hoc per le prossime feste, bellissimo sulla tavola della Vigilia, o su un buffet a Capodanno.
Potete usare del salmone affumicato, o anche crudo tagliato sottilissimo, se vi piace.
E per favore, se andate in vacanza in Libia, reggetemi il gioco con la storia dell'acqua...;-)
La ricetta va al contest di /Alessandro, Controcorrente!



BLINIS AL SALMONE E PANNA ACIDA ( per più o meno 25 blinis da circa 6cm di diametro)

150 g di farina
un tuorlo
3 albumi
mezza bustina di lievito per torte salate
la punta di un cucchiaino di zucchero
150 ml di latte
100 ml di yogurt bianco non zuccherato
sale
burro per la padella

salmone (fresco o affumicato)
panna acida (comprata o fatta da voi)
erba cipollina e pepe rosa, per decorare

Scaldare leggermente il latte, unirvi lo yogurt, la farina, il lievito, il tuorlo il sale e lo zucchero. Mescolare bene, dopodiche' unire i 3 albumi precendentemente montati a neve ferma. Unirli al composto mescolando con delicatezza, poi mettere in frigo e far riposare 30 minuti.
Scaldare una padellina antiaderente velandola appena con del burro. Cuocere i blinis uno o due alla volta, usando per ciascuno un paio di cucchiai di impasto. Appena cotti da un lato, voltarli e colorirli anche dall'altra parte. Impilarli man mano che sono cotti.
Appena si saranno raffreddati, guarnirli con della panna acida a piacere ed il salmone.
Decorare con pepe rosa ed erba cipollina.

NOTE:
- i blinis possono essere cotti il giorno prima di quello in cui andranno consumati. Teneteli impilati, e coperti con della pellicola.
- possono essere guarniti anche con diverse ore di anticipo, ma non serviteli troppo freddi di frigo.

lunedì 13 dicembre 2010

Ravioli di zucca e panettone

Sto per cacciarmi in un mare di guai. Sta per scoprirlo. Mio marito leggerà questo post e saprà.
Saprà finalmente il motivo della sconsiderata gioia quando un panettone Loison è riuscito ad arrivare fino in casa nostra, tra una duna e l'altra. Credetemi, non che si trovi con facilità, in un Paese dove festeggiare il Natale è in teoria severamente vietato, e questo poverino è giunto con mezzi di fortuna, ma sano e salvo. Alla vista, ho saltellato indegnamente.
Saprà il perchè è stato minacciato di indicibili torture se avesse osato aprirlo senza di me. E dei due, quello che ne va matto è lui...
Saprà anche perchè, per sicurezza, il panettone in questione è stato nascosto alla vista per qualche giorno. Occhio non vede, cuore non duole, pancia non mormora, no?
Saprà anche il perchè ogni volta che ha chiesto di iniziarlo, gli è stato risposto misteriosamente no, aspetta, mi serve.
Effettivamente non mi serviva tutto, ma in questi casi meglio non correre rischi: ogni esperimento ha un minimo margine di errore, e se avessi fallito dove lo recuperavo un altro panettone per tentare nuovamente???
Saprà anche perchè poi, di punto in bianco, senza preavviso, il benedetto panettone non solo era iniziato, ma ne mancava una fetta niente male.
Ah, lo hai finalmente usato. Che ci hai fatto?
Uhm...niente.
Saprà che questa era una (piccola?) bugia.
Saprà che i ravioli che ha visto apparire poi in cucina un fine settimana non erano ripieni di ciò che lui pensava.
Saprà perchè ho tanto insistito che li assaggiasse, nonostante avesse visto la zucca di cui non va matto, blandendolo con la frase dai, non ci ho messo gli amaretti questa volta.
Saprà che aveva tutte le ragioni per guardarmi con estremo sospetto, nonostante ostentassi la massima nonchalanche.
Saprà che nessuno degli ingredienti che gli sono venuti in mente era presente, tranne la zucca ed il parmigiano. Quello segreto, è rimasto tale.
Saprà che il suo consiglio di aggiungere un po' più formaggio e pepe è stato seguito, nonostante mi faccia sempre una certa fatica ammettere che, per una volta, una sola eh!, aveva ragione lui.
Saprà il perchè del sorrisetto satanico quando me ne ha chiesto giusto altri due, si fanno proprio mangiare...
Ebbene si, ho messo il panettone nei ravioli.
Amore, non svenire, ma non potevo dirtelo, o non li avresti mai assaggiati : prometto però di non usarlo più per strani esperimenti, e quelli che ti porto ora appena torno in Arabia finiranno nella tua pancia così come sono, nature.
Voi però non ditegli che ho le dita incrociate...;-)

Lo so che siete scettici, come probabilmente vi sarà già capitato con altre ricette di questo blog :-)
Ma i ravioli di zucca hanno un che di dolciastro che si sposa perfettamente con il panettone, che ci entra a grandi passi al posto dei soliti amaretti.
Provate, provate! Un insolito modo di servire il panettone, come tanti altri che potete trovare qui.

RAVIOLI DI ZUCCA E PANETTONE (per circa 4 porzioni)

per la sfoglia

350 g di farina
50g di semola rimacinata
4 uova
un cucchiaino di olio extravergine
un pizzico di sale

per il ripieno

circa 50g di panettone classico
circa 80g di polpa di zucca cotta
un tuorlo di uovo piccolo
pangrattato
parmigiano grattugiato
sale, pepe

per servire

burro fuso, parmigiano, pepe

Preparare la sfoglia nel modo classico impastando gli ingredienti tutti insieme. Una volta ottenuto un impasto liscio avvolgerlo nella pellicola e farlo riposare per circa una mezz'ora.
Per il ripieno, far asciugare la polpa di zucca sul fuoco senza nulla, giusto per togliere un po' di umidità. A parte sminuzzare il panettone con un coltello in briciole finissime. Non frullatelo, non vogliamo una pappa compatta ma rispettare il panettone con tutti i suoi canditi, le uvette...;-)
In una ciotola raccogliere la polpa di zucca, fatta intiepidire, metà dell'uovo battuto leggermente con una forchetta, il panettone, sale, pepe e parmigiano a piacere. Unire tanto pangrattato quanto servirà ad avere un composto non troppo morbido, non troppo sodo, regolatevi con la consistenza.
Assaggiate e regolate la sapidità.
Stendere la sfoglia con l'Imperia ( uso l'ultima tacca) e formare i ravioli farcendoli con il composto preparato. Ho voluto usare uno stampino a stella, ma saranno perfetti con qualunque forma.
Chiuderli molto bene, e lessarli in acqua bollente salata.
Servire caldissimi con del burro fuso, del parmigiano e una generosa spolverata di pepe.

NOTE:
- la dose di panettone nel ripieno è modificabile a seconda dei gusti. Vedete voi se cambiare la proporzione con la zucca, a seconda del sapore che volete dominante.




giovedì 9 dicembre 2010

Inventa...Mela : i vincitori!

Ce l'abbiamo fatta, ed io non so da che parte cominciare a dire grazie.
Grazie a voi, che mi avete regalato una scorta probabilmente eterna di ricette da provare, una più attraente dell'altra, con un calore che mi ha stupito.
Grazie ai giudici, attenti e partecipi come non si immagina per qualcosa che alla fine è solo un gioco.
Grazie anche a chi ha portato il pepe a mitigare questa mia aria zuccherosa, con un minimo di sempre gradite polemiche: se fosse andata altrimenti, ci saremmo annoiati :-)
Non la tiro alle lunghe, ed eccovi i vincitori. Rullo di tamburi e...



  • Antipasti e sfizi salati:   Mousse di San Daniele e patate in sfoglia di mele, di Peperoni e patate. Lory, la nostra giudice, dice :"mi è piaciuta la sua originalità,la presenza del vino nella salsa da la giusta pulizia al palato,la "croccantezza" esterna del tortino ben si sposa con l'interno morbido e umido,un insieme dolce e aspro allo stesso tempo ,bella la "pulizia" nella presentazione del piatto!"
  • Lievitati dolci e salati:  Panini alla mela con semi di finocchietto e mele, di Il pomodoRosso.    Marble dice " premiata per l'originalità della preparazione, l'abbinamento degli ingredienti che crea indubbiamente un profumo ed un sapore molto piacevoli che può farlo accompagnare a dolci o salati. Veramente una base ottima, anche per ulteriori variazioni".
  • Primi piatti:  Jiaozi, di Il gaio mondo di Gaia.                                                                            Genny dice che "sono un piatto classico della cucina cinese, ma che qui di cinese mantiene solo la forma. Particolari nel ripieno, ben speziato e con l'acidulo della Granny Smith a fondersi perfettamente con gli altri sapori. Originali, appetitosi, e ben presentati! "
  • Secondi piatti: Pollo alle mele al rosmarino, di Gialla tra i fornelli.                                                  Giada, che ha messo all'opera, o meglio all'assaggio,tutta la famiglia, fidanzato compresto, dice " questo pollo ha ricevuto la standing ovation.Semplicemente divino, con i sapori ben bilanciati. La mela era perfetta e la salsina che si è formata indispensabile. Il pollo abbinato a mele, rosmarino, aglio e pepe rinasce!" E se volete leggere proprio dalle sue parole come è arrivata alla scelta, vi consiglio di andare direttamente sul suo blog ;-)
  • Dolci: Millefoglie al cioccolato con mele e crema al caramello salato, di Food Couture.            Cristina dice " dolce ben strutturato e giocato sulle differenze consistenze. La sfogliatura della pasta, la morbidezza delle mele, il croccante del cioccolato e il caramello salato che aggiunge una nota sfiziosa e particolare al gusto d'insieme. Ottima la costruzione del dolce e la presentazione del piatto che lo rendono elegante e dal colpo d'occhio accattivante".
  • Migliore fotografia: Polpettine speziate al curry con mela croccante, di Profumi & Sapori.  Ziopiero, che come ricorderete ha già espresso i suoi giudizi sulle dodici migliori foto, e poi le quattro finaliste, decreta:                                                                                                                          Composizione: veramente bella ed equilibrata. Segue bene la regola dei terzi. Gli oggetti sono messi nei punti principali, facendo occupare nel punto in basso a destra il soggetto principale e nell'altro punto in alto a sinistra l'oggetto secondario, sfocandolo (giustamente) e seguendo poi il percorso della linea del piatto. L'occhio percorre la foto. Si vede che è una foto molto pensata.                        Tecnica: la polpettina principale è leggermente sfocata, sarebbe stato perfetto se il fuoco fosse stato preso lì e non sulla polpettina immediatamente dietro, ma sappiamo che non è facile. Coraggiosa la scelta del fondo nero, ma a mio avviso anche giusta! Buone le luci, anche se il bianco è leggermente "bucato".                                                                                                                              Emozione: mi ha emozionato la cura la cura adoperata per scattare la foto, vorrei però aggiungere un'ulteriore motivazione, visto che finora non ho potuto scriverla per non dare indizi. Oltre a quanto già scritto per tecnica e composizione, questa foto ha vinto perchè ho percepito dietro l'immagine un amore per il cibo, la fotografia, l'armonia, l'essenza, la ricercatezza...e tutto questo mi ha emozionato davvero. Probabilmente ci sono altre foto che hanno suscitato in voi emozioni forti m il giudice, ahivoi, ero io...Complimenti, Profumi & Sapori!
  • Il caso infine premia il blog Le leccornie di Danita. Nella fattispecie ho preparato dei bigliettini con scritto su ciascuno il nome di ogni singolo blog partecipante, e la mano santa di mia sorella ha poi estratto.
E questo è quanto, ora prego i vincitori di mandarmi nel più breve tempo possibile una mail con nome e indirizzo per poter spedire il premio. Non sto molto in Italia, e vorrei fare in tempo a mandare tutti i pacchi. Spero che le piccole sorprese che ho scelto per voi vi facciano piacere.
Ancora grazie, ed a tutti indistintamente un abbraccio lungo 3500 Km
 :-)

lunedì 6 dicembre 2010

Cupcakes di meringa con panna e composta di lamponi

Chiedete, chiedete a mio marito se gli piacciono i dolci.
Vi guarderà con espressione vaga, cominciando a filosofeggiare sul fatto che si, li mangia, ma non ne va matto. Meglio un piatto di, che so, tagliatelle al ragù di cinghiale, o una bella gricia, a cui la moglie romana lo ha recentemente iniziato :-)
Sarà.
Allora, dico io, spiegatemi con chi è in casa che mi litigo il fondo del barattolo della Nutella, affinando tecniche sempre più sottili per trovargli nascondigli adeguati.
Stessa sorte per quello del peanut butter, che, mi fa osservare con sollecitudine, pare essere pure senza colesterolo: l'etichetta, credetemi, deve essere decisamente ingannevole.
Chi è poi che dà fondo alla marmellata d'arancia a cucchiaiate, e si aggira come un falco mentre cucino chiedendo di ripulire ciotole da impasti, pentolini da cioccolato fuso, e spatole da meringa cruda con un'insistenza che lascia basiti.
Non menziono tutto il cioccolato che si fa fuori prima di andare in palestra. Per carità, questi sono zuccheri semplici, energia a pronto rilascio, mi serve per dare il meglio. Certo, ma anche una meno poetica banana sarebbe adatta allo stesso scopo.
Il panettone, se aperto, finisce in massimo due giorni perchè poi diventa secco, peccato. Chiaro, vuole solo evitare che vada sprecato.
Ancora non mi spiego, piuttosto, l'origine di certe domande, le sere in cui abbiamo ospiti a cena, e sempre in discreto numero. Mentre mi barcameno tra minimo quattro pentole sul fuoco, e minimo due teglie in forno, con un numero indecifrato di mestoli e spatole tra le mani che manco la dea Kalì, e mentre penso invidiosa a Michelangelo che dipingeva la cappella Sistina tenendo il pennello con la bocca, mentre io la polenta nello stesso modo non posso girarla, sento lontano l'eco di quella voce che ben conosco cominciare a chiedere che dici, assaggio un pezzetto di torta per vedere com'è venuta? Ed io poi cosa offro, dolci semi-mangiucchiati??? 
 Mi interrogo su un paio di lattine di latte condensato sparite misteriosamente dalla credenza. Un vago sospetto mi frena dal chiamare il team del Discovery Channel ad indagare su quello che potrebbe essere il primo caso di furto alieno.
Ma il massimo del minimo lo raggiungiamo con il gelato.
Gelato, lo dice la parola stessa e mi pare un'ovvietà, si mangia ben freddo, no? No.
Non qui, non nel deserto, non dove servirebbe proprio a rinfrescare.
C'è qualcuno che lo prende dal freezer e lo mette nel microonde.
Lo rende un liquido sinistro, con pepite ghiacciate galleggianti, e se lo mangia (o beve?) sul divano. No comment.
Ma preferisce i primi....
Ed allora, direte voi? Vendetta, tremenda vendetta.
Cuocio questi cupcakes di meringa, e ne offro uno dopo cena alla mia cavia preferita.
Espressione estasiata, come immaginavo.
Amore, ti piace?
E' buonissimo! Uno dei tuoi dolci migliori!
Amore, allora ti piacciono i dolci?
Ride. E ha un pezzetto di meringa pannosa sul labbro. Rido più di lui.
Si. Ma solo quelli che fai tu.
Che dite, la accettiamo come risposta? :-)

Questo dolce paradisiaco, dall'alchimia sorprendente di sapori, nonchè rigorosamente gluten free, va al contest di Glu.fri,  facendolo precedere da delle perle di pera al formaggio e miele, ed una bella kofta (senza piadina, of course!)

Ed ora, una nota personale. Ieri si è concluso Inventa...Mela, con tante ricette arrivate quante non ne avrei nemmeno sognate, una carica umana dietro ciascuna che mi ha sorpreso ed un affetto, reciproco, che mi ha commosso.
Con i giudici stiamo lavorando ( anzi loro lavorano, io un po'meno!) e prestissimo avrete vincitori, premi, motivazioni e quant'altro.
Ma...la ricordate, vero, la categoria Foto? A cui partecipate tutti indistintamente?
Perchè solo con la categoria  Foto e non anche con le ricette? Perchè una foto è emozione, oltre che tecnica. Una foto è diversa per chiunque la guardi, ed a seconda dello spirito con cui viene guardata, è un attimo fissato per sempre.
E per dimostrarvi che ciascuna, nessuna esclusa, è stata osservata non solo con attenzione, ma con cura ed amore. Grazie, Piè ;-)



CUPCAKES  DI MERINGA di Martha Stewart ( per 6 dolcetti in stampi da muffins)

3 albumi a temperatura ambiente
un pizzico di sale
un cucchiaino scarso di aceto bianco
190 g di zucchero semolato
pochissimo olio di semi per i pirottini

per la composta (sostituibile con marmellata)
200 g di lamponi
50 g di zucchero
un cucchiaio di succo di limone

panna montata non zuccherata e panna acida, per servire

Mettere in una ciotola gli albumi, il sale e l'aceto bianco e cominciare a montare con le fruste elettriche (ho usato il Kenwood). Appena il composto comincia ad essere bianco e spumoso aggiungere lo zucchero, poco per volta, sempre continuando a montare. Si dovrà ottenere una meringa lucida e ben soda.
Mettere i pirottini di carta da muffins negli stampi, alternandoli in modo da permettere una cottura più omogenea, e con l'aiuto di un pennellino velarli appena con olio di semi.
Questo farà si che la meringa si stacchi perfettamente dopo cotta.
Quindi trasferire il composto in una tasca da pasticceria con la bocchetta che preferite ( ma non troppo piccola) e rimpire i pirottini in modo che il composto esca in altezza di almeno 5 cm. Fate attenzione che il composto non tocchi i bordi, o saranno dolori quando vorrete sformare i dolcetti.



Cuocere, o meglio far asciugare le meringhe in forno preriscaldato a 90 gradi per 3 o 4 ore.
Dopodichè tirarle fuori dal forno e far raffreddare completamente.
Intanto, preparare la composta semplicemente cuocendo per pochi minuti a fuoco medio i lamponi con lo zucchero ed il succo di limone. In  alternativa, usare al suo posto una buona marmellata.
Preparare anche della panna montata, non zuccherata, e mescolarla a piacere con un paio di cucchiai di panna acida. Se non volete usarla, sarà ottimo anche con la sola panna montata, ma credetemi, è un tocco sopraffino...
I dolci vanno farciti al momento di servirli, non prima, o la meringa tenderà ad ammorbidirsi.
Tagliare quindi la calotta alla meringa, senza preoccuparsi se sbriciolerà. Farcire con la panna e poi la composta, o la marmellata. Rimettere la calotta al suo posto e servire.
Scegliete voi se rimuovere il pirottino prima di servirli, o portarli in tavola ancora nel contenitore di carta.
In ogni caso, come potete vedere dalla foto, si stacca perfettamente.

NOTE:

- i cupcakes di meringa possono essere preparati con diversi giorni di anticipo e tenuti all'aria. Questi in foto sono stati preparati un venerdì, e farciti e serviti la domenica.
- con le decorazioni adatte, e soprattutto se usate una bocchetta liscia, possono sembrare anche alberelli da bianco Natale...
- quanto siano buoni, non ci sono parole per descriverlo. Ad oggi, forse uno dei dolci più graditi ai miei ospiti!


giovedì 2 dicembre 2010

Honeycomb

Sto per perdere la (poca) dignità rimasta.
Ebbene si, visualizzatemi  nelle vostre menti in ginocchio, ed implorante. Magari pure a mani giunte, fossi più convincente.
Eh si, perchè dovete correre in cucina a provare questo intruglio degno della fattucchiera Amelia, ed al quale non davo due lire di credito. Una ricetta inglese, che sembra un esperimento da tentare in laboratorio di Chimica, e prendendo pure un paio di precauzioni, sia mai saltasse in aria pure il soffitto...
Non voglio impietosirvi con il resoconto di come l'ho rimediata, dato che la versione trovata in rete sembrava come resa finale un detersivo per lavastoviglie o, in alternativa più clemente, un antiacido per golosi.
Ma questa volta dovete ringraziare lui, l'uomo coraggioso sopravvissuto ad oggi sorprendetemente bene alla mia compagnia.
Dubai, un paio di mesi fa.
Dove si va a mangiare? Non so voi, ma all'estero non mangio mai in ristoranti italiani. Per principio, per non litigare con lo chef, per non arrabbiarmi...ma questo ve lo racconto un'altra volta. Benissimo, si va a provare il ristorante di Gordon Ramsay. Mio marito non si è scomposto, d'altronde controbatto ad interminabili e terrificanti puntate di Indagini ad Alta Quota con altre altrettanto terrificanti di Hell's Kitchen e The F Word. Immagino fosse spiritualmente preparato. Quasi a tutto.
Entriamo nella sala con luci soffuse e temperatura gelida, e ringrazio il cielo di aver scelto un vestito con le maniche lunghe. Il maitre ci accoglie sorridente. Ma sorride più a mio marito che a me.
Ok, la tattica per la serata non cambia: cambia solo l'attore principale. Cosa ci vorrà mai a convincere mio marito nell'ordine a : fare finta di ricambiare gli occhi dolci del maitre. Comunicargli che vogliamo conoscere lo chef. Comunicare allo chef che deve darmi la ricetta dell'honeycomb così come viene fatta al ristorante. Convincere lo chef a svelarmi quello che io sento lui mi abbia celato, dopo aver elencato gli ingredienti.
Un gioco da ragazzi, eh?
Cominciamo benissimo alla scelta del vino: tanto sono astemia, e ha da vedersela solo con lui. Si trovano celestialmente d'accordo su un noto vino italiano, così come sulla cottura del beef Wellington a seguire.
Discorrono della bellezza della campagna inglese, e del fascino di quella toscana, che il maitre ha visitato più volte durante i corsi da sommelier. Ma non arriviamo al dunque, ed io fremo.
No, Stefy, dai...come faccio???
Ma su, amore, basta dirgli che vuoi fare i complimenti allo chef.
Diglielo tu, no?
A suo rischio e pericolo. Non sa cosa sto per dire.
Ancora oggi mi chiede come mi sia venuto in mente di dire al maitre che mio marito desiderava tanto visitare la cucina. Figurati, ce lo porterebbe a braccetto se potesse.
Mi fulmina, ma lo so che gli viene da ridere. Il maitre sorride, a lui of course, che si è capito che non sono il suo genere, no?. E mentre ci infiliamo a grandi passi nelle cucine e mio marito intrattiene il maitre che ormai fatica a nascondere la gioia, io agguanto lo chef, che preoccupato guarda la pazza sorridente che dopo un saluto di rito passa subito al sodo. Mi servirebbe la dose del bicarbonato dell'honeycomb, quello che ci avete servito stasera.
Ora io non lo so se sia stato per liberarsi in fretta di me, perchè eravamo vicini all'orario di chiusura o per dare tempo al povero maitre di scambiare altre due parole con quello che, evidentemente, era l'uomo dei suoi sogni, oltre che dei miei. Sta di fatto che non solo me l'ha detto, ma mi ha dato pure una veloce dimostrazione pratica, e questo vi dimostra che l'honeycomb si fa in pochissimi minuti...
Ok, perfetto. Guardo l'uomo dei miei sogni, e capisce che ho tutto quello che mi serve.
Possiamo scappare, con falcate decise degne di Bonny & Clyde.
E possibilmente non rimetterci piede per i prossimi, che so, quindici anni ? :-)

Questa delizia si fa in un attimo, dà un'immensa soddisfazione e non fa saltare in aria proprio nulla.
La versione al naturale, in scaglie delle dimensioni che preferite (anche semi polverizzato), arricchirà o decorerà gelati, semifreddi, budini, bicchierini, creme...ha un bellissimo color oro che molto si intona con le feste a venire.
Ma se veramente volete far felice qualcuno, tagliatelo a pezzetti non troppo piccoli, e tuffate ciascuno nel cioccolato fondente prima di regalarglieli in un sacchettino.
Prende, credetemi, tutto un altro sapore, sembra di quei torroncini ricoperti di cioccolato a cui non si riesce mai a resistere...



HONEYCOMB

100 g di miele chiaro
125 g di glucosio liquido
250 g di zucchero semolato, meglio se tipo Zefiro
5 cucchiai di acqua
un cucchiaino colmo di bicarbonato
cioccolato, per la copertura

Mettere in un pentolino lo zucchero, il miele, il glucosio e l'acqua. Porre tutto su fuoco medio e far sciogliere lo zucchero. Appena farà le bolle, come da foto, abbassate un po' il fuoco, ma non troppo, e cominciate a testare la temperatura con il termometro da pasticceria.



Dovete raggiungere i 150 gradi Se non vengono raggiunti, l'honeycomb non solidificherà ma rimarrà molliccio ed appiccicoso.


Ora viene il bello: raggiunta la temperatura, aggiungere il bicarbonato e girare con un mestolo. Togliere subito dal fuoco ed il composto gonfierà come per magia! versarlo subito su una teglia coperta con carta forno.
Non livellarlo! Anzi toccatelo il meno possibile, o romperete le bolle d'aria all'interno.



Lasciatelo indurire prima a temperatura ambiente, anche fuori dalla finestra se siete in Italia ( ma a riparo dall'umidità!) poi in frigo.
Appena ben duro, diciamo un paio d'ore, potete romperlo nelle dimensioni preferite usando un mattarello.



Ecco la sezione: viene fuori un croccantino delizioso!!! A questo punto potete ricoprire i pezzetti con il cioccolato fuso, e metterli nei sacchetti per regalarli.


CONSERVAZIONE:

- i pezzetti al cioccolato si conservano a tempo indeterminato in frigo o freezer. Non diventano mai durissimi, e rimangono buoni molto a lungo.
- l'honeycomb semplice si conserva in scatole di latta ma al riparo dall'umidità, o tenderà a diventare appiccicoso dopo qualche giorno.

lunedì 29 novembre 2010

Omelette alla mela verde










Vivere nel deserto ha il suo indubbio fascino.
Ho tramonti sul mare rossi come pochi, e dietro le dune da cui guardarlo.
Il vento caldo che mi accarezza i capelli e la faccia, facendomi sorridere al pensiero che non sara' mai inverno.
Qualche ormai  raro beduino che porta i cammelli al pascolo e che intravedo dallo scuolabus mentre percorro una modernissima strada ad indefinito numero di corsie, e con tanto di semaforo dotato di display che mostra quanti secondi manchino allo scattare del verde.
I profumi delle spezie e delle donne, entrambi forti, decisi ed appassionati, da farti girare per capirne la provenienza.
Il panettiere che ogni volta mi fa un sorriso e mi regala un pezzo in piu' di quel pane dolce appena sfornato che mi piace tanto.
La luna tanto grande da sembrare un melone, che ti inonda di luce e ti costringe a fissarla.
Potrei andare avanti per parecchio. Ma c'e' una cosa che puo' farmi perdere tutto d'un tratto la poesia e l'ispirazione: il collegamento internet che non funziona.
Ogni tanto succede, e per me e' una tragedia: non posso piu' chiacchierare con mia sorella, scrivere e leggere email, prenotarmi i biglietti aerei o controllare che lo stipendio sia arrivato, e nemmeno scoprire quali nuove ricette non possa proprio evitare di preparare al piu' presto.
Che sara' mai, si chiama il tecnico e si fa aggiustare. Una parola.
Il tecnico sta a 400 km di distanza. Certo, ha un numero verde per le emergenze. Ci provo.
Primo tentativo: chiamo, e la solerte voce registrata mi chiede se voglio parlare con un operatore in arabo o in inglese. Pigio il numero due: inglese. La voce che mi risponde in arabo si spertica in uno dei complicati saluti che questa bellissima lingua annovera, che comprende l'augurio che la mia giornata sia ricca e che Allah sia al mio fianco. Non sa quanto mi serva.
Provo a salutarlo in inglese, ed avverto il panico attraverso la cornetta. Ci provo, ed a dire il vero anche lui.
Ma niente, non ci si capisce e chiudo sconsolata.
Richiamo. Pigio sempre il due, e mi risponde un tizio sempre in arabo. Questa volta facciamo prima: appena sente la mia voce, riaggancia. Benissimo. Mi sto arrabbiando e comincio a meditare che dal giorno dopo sopprimo tutte le lezioni di storia e letteratura ed a scuola faremo sempre e solo lingua inglese, per l'eternita'!
Non c'e' due senza tre, e riprovo. Questa volta il giovanotto dall'altra parte capisce abbastanza da potermi comunicare che non sa niente del problema che gli sottopongo, non sa perche' non mi posso connettere ad internet ma soprattutto non ha alcuna voglia di indagare. Risponde che inshallah la mia connessione tornera' a funzionare.
Fatemi capire: devo chiedere una grazia a Dio? Dubito che il Signore vada di casa in casa travestito da tecnico dei computer, mio marito ride ma e' piu' sconsolato di me e preme perche' si vada a tavola, sono quasi le dieci ormai...
Aspetta, provo di nuovo, ultima volta. In una vita precedente devo essere stata un cocciutissimo mulo.
Ed ecco che per farmi rimangiare tutto quello che ho appena pensato, mi risponde un ragazzo, che dalla voce sembra un ragazzino. Parla inglese, lo capisce e soprattutto sa cosa devo fare per far tornare la mia connessione a nuova vita. Si premura anche che sappia dove mettere le mani tra le impostazioni del computer, e si sincera che dopo i cambiamenti apportati tutto funzioni, in diretta live.
Mio marito non crede ai suoi occhi, e smette di colpo di inveire sull'inefficienza dei sauditi.
Ormai ci credo, e non c'e' modo di farmi cambiare idea: Dio fa anche il tecnico dei computer, se serve :-)

Cosa mangiare per premiarmi dopo questa faticata durata un pomeriggio che mi ha lasciato piu' esausta di quando corro 15 Km? Ma uno dei miei piatti preferiti, l'omelette con le mele!
Non storcete il naso, e' buonissima. Si fa in un attimo e tutta la voglia di dolce viene premiata dalle fettine di mela semicaramellate nel cremoso abbraccio delle uova, e dal profumo dello zucchero a velo e della cannella.
Essendo cotta completamente senza grassi, mando questa ricetta ad Elga per il Contest Lagostina :-)



OMELETTE ALLA MELA VERDE ( per una omelette)

due uova intere
mezza mela Granny Smith
un cucchiaio e mezzo di zucchero semolato
poco zucchero a velo
due pizzichi di cannella
un pizzico di sale

Sbucciare la mezza mela e tagliarla a fettine sottili con una mandolina.
Mettere su fuoco medio una padellina di ghisa antiaderente, e versarci lo zucchero semolato e le fettine di mela. Cuocere lentamente per pochi minuti, finche' lo zucchero sara' sciolto e le fettine ben avvolte dallo sciroppo ed ammorbidite.
Battere ora con una forchetta le due uova con il pizzico di sale, e versarle nella stessa padella, sopra le mele.
Far rapprendere la frittatina, dopodiche' metterla sul piatto da portata piegandola a portafoglio.
Spoverizzare con zucchero a velo e cannella, a piacere.
Servire tiepida.

giovedì 25 novembre 2010

Alberello di cioccolato

No, non sto per dirvi cosa vi serve per realizzare questo alberello di cioccolato.
Piuttosto, sto per dirvi cosa non vi serve.
Innanzitutto, procurate di non trovarvi in un luogo dove la temperatura media di questo periodo si aggiri sui 35 gradi: anche se accendete il condizionatore, il cioccolato per qualche misterioso motivo sa che fuori c'e' caldo.
Secondo, ditemi che non state cuocendo delle meringhe nello stesso momento in cui decidete di assemblarlo, e soprattutto che non scegliete il piano di lavoro piu' vicino al forno. Un attimo di disattenzione, o per dirla tutta una telefonata, e l'abete e' diventato un salice piangente. Suggestivo lo stesso, eh, ma magari non per Natale.
Procurate poi che il gatto non si aggiri come suo solito dove state voi, o sara' matematico che il bel pelo arancione presenti verso fine giornata qualche schizzo cioccolatoso. Niente di che, ma acchiapparlo per pulirlo prima che saltasse sul divano ha richiesto un discreto impegno, dato che la lungimirante bestia condivide con la padrona una certa simpatia per piccoli, amorevoli dispetti.
Fate si anche che l'apparecchio telefonico che sta in cucina non sia bianco: rispondere al telefono nel mezzo del lavoro potrebbe renderlo di uno zebrato molto fashion. Finche' vostro marito sbadatamente non risponde e gli rimane il cioccolato in faccia. Non sara' tanto fashion quanto lo era il telefono...
Vostro marito, inoltre, non dovra' aggirarsi nei dintorni, cercando di infilare le dita nel cioccolato che state facendo sciogliere dolcemente, ne' possibilmente mangiare quello rimasto intero per essere sciolto successivamente e temperato.
E non chiedetegli nemmeno di costruirvi al volo un conetto di carta forno, perderebbe un sacco di tempo a chiedervi a cosa serva.
Per carita', non aprite la porta a nessuno.
Chi entra e vi dice continua pure, non preoccuparti! innanzitutto fa innalzare  la temperatura della stanza, dove ormai con due condizionatori accesi io mi sono dovuta infilare tre felpe e mi cola pure il naso, secondo comincera' a fare osservazioni inutili del tipo ma sei sicura che alla fine stia in piedi?
Ovvio che non lo siate, ma vi prego, mentite nel modo piu' spavaldo che potete.
E quando alla fine ce l'avrete fatta, l'ultimo ramo sara' attaccato e metterete in frigo la vostra creatura a farla solidificare per benino, non rispondete a vostro marito che vi chiede astrusita' tipo ma hai calcolato il peso che grava sui rami inferiori? Li hai fatti quindi piu' grossi?
Assolutamente no, e nemmeno mi e' venuto in mente. D'altronde ci sara' un motivo se le mie lezioni sono piene di bellissimi, poetici concetti astratti e non calcoli matematici.
Ed ogni volta che guardate nel frigo, per sincerarvi che l'albero esista ancora, non sbattete troppo forte la porta nel richiuderla, non volete che cada rovinosamente dal ripiano, vero?
Tenendo a bada queste piccole avversita', l'albero in se' sara' alla fine un gioco da ragazzi.
E sara' valsa tutta la pena della mezza polmonite che mi sono presa :-)
L'alberello va all'ultimo appuntamento con il Calendario di Ammodomio.




ALBERELLO DI CIOCCOLATO

cioccolato fondente di buona qualita'
zucchero a velo, per la decorazione

Cominciare temperando il cioccolato, per cui vi rimando al completissimo post del mago del settore, Nanni.
Ammetto che ormai, avendolo fatto molte volte, non uso piu' nemmeno il termometro.
Con il temperaggio il cioccolato manterra' meglio la forma, sara' piu' stabile una volta solidificato di nuovo ed i rami si staccheranno perfettamente dalla carta forno ;-)
Allora, cominciare preparando un piccolo conetto di carta forno e servirsene per creare tante croci di dimensioni diverse, le piu' grandi saranno la base dell'albero, e via andando con dimensioni decrescenti.
Consiglio di fare due/tre croci per ogni dimensione. Le mie croci piu' grandi misurano 12 cm, quelle piccole della cima circa 2cm, poi da 10, da 8, da 6 e cosi' via, ma a voi scegliere le dimensioni che preferite.
Non e' richiesta una particolare precisione, l'abero montato sara' bello lo stesso anche con qualche ramo storto...



Lasciar rapprendere il cioccolato, magari passandolo in frigo se da voi fa caldo come da me.
Quando saranno solidificate, cominciare a montare l'alberello con le prime croci grandi, che vanno sovrapposte una sull'altra in maniera sfalsata usando come colla del cioccolato fuso.
La foto lo spiega meglio di come possa farlo io :-)



Ecco un altro piano incollato:





E come si presenta dopo qualche altro ramo:



A questo punto fermatevi, e mettete l'alberello a solidificare. Anzi se preferite fermatevi ancora prima, sara' piu' semplice poi montare i rami superiori.
Non cercate di assemblarlo tutto in una volta!
Completate con gli ultimi rami e rimettete in frigo.
Prima di utilizzarlo, spolveratelo con poco zucchero a velo per simulare una nevicata.

NOTE:
- messo in una scatola trasparente, e' un delizioso pensierino natalizio.
- e' bellissimo per arricchire un centrotavola, o un tavolo dei dolci.
- personalmente, a Natale li faro' minuscoli, e li usero' come segnaposto.
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