lunedì 31 ottobre 2011

Ragno...o biscotto?

Non è perchè non mi piacciono i film horror.
Li guardo, eccome.
Con la testa girata da un'altra parte, e gli occhi chiusi.
Che poi capita sempre che chiedo posso aprirli? e immancabilmente mi viene risposto di si anche se siamo nella scena più terrificante del film.
Non è nemmeno perchè mi spavento ad ogni bu! che mi viene fatto da dietro le spalle.
Ora, non è che voglia fare la coraggiosa che non sono.
Ma tutto va messo nella giusta prospettiva.
Se sono passata da un attentato terroristico con un certo autocontrollo e altrettanto ne ho avuto nel confronto col tizio che mi ha puntato una pistola in faccia, e credetemi non era uno scherzo per Halloween, allora ho tutto il diritto di spaventarmi per scemenze per il resto della vita.
Quindi è con un certo, insano piacere che ieri mattina ho fatto involontariamente venire un quasi-infarto al vicepreside che ha avuto la malaugurata idea di sbucare senza avvisare dalla portafinestra della mia aula.
Portafinestra a cui do le spalle, ovviamente.
Ma ho visto l'ombra, prima di vedere lui.
E credetemi, dato che peserà tenendomi bassa duecento chili, ombra ne faceva parecchia.
Quindi non so bene se mi sono spaventata più per l'inaspettata eclissi o per il rumore di passi dietro di me, nell'aula vuota.
Ho sussultato e mi è uscito un urlo.
Niente a che vedere con ciò che posso fare, ma definiamolo discreto.
A lui invece è scappata una parolaccia, dal colpo che si è preso.
E spero che lo abbia ulteriormente convinto, visti i precedenti, che è meglio lasciarmi perdere :-)
Tutto questo per dire ancora una volta che Halloween non mi è simpatico per niente.
Ma se si lavora in una scuola americana ci si deve adeguare, e fare buon viso a cattivo gioco.
Quindi via ai pipistrelli di cartoncino che pendono dal soffitto, ed alla zucca gigantesca in cortile decorata dal preside in persona.
Il mio contributo?
Non vi stupirete, vero, a scoprirne la natura mangereccia.
Il ragno in foto, insieme a molti altri, è stato creato insieme ad un gruppo di alunni delle classi superiori per far divertire gli studenti più piccoli.
Devo dire che siamo riusciti nell'intento piuttosto bene, ed anche la strega che è in me si ritiene soddisfatta.
E per una volta, perfettamente in tema ;-)

Ricetta? Ma no, e' solo un'idea. Facile che più facile non si può, e grandi e piccini potranno divertircisi insieme. Non si cuoce nulla, non si taglia nulla a parte la liquirizia, quindi davvero a prova di bambino, ed adatta anche ad un festeggiamento dell'ultimo minuto. Da abbinare magari ad un sorriso mostruoso  ;-)
Ovviamente la panna usata come colla, usata da me per praticità, può essere sostituita con qualunque altra crema.



OREO SPIDER

un biscotto tipo Oreo oppure Ringo
panna montata
mini M&M
liquirizia in stringhe

Aprire delicatamente il biscotto e usando la panna come colla posizionare le zampe di liquirizia, tre o quattro per lato ( io non avevo abbastanza liquirizia ;-)
Chiudere premendo bene e usare due ciuffetti di panna per gli occhi, con M&M come pupille.
Tenere in frigo se non si consumano subito.

giovedì 27 ottobre 2011

Salmone con panna acida e zucchine, tutto in uno

Alla faccia dei luoghi comuni.
Agli uomini non piace andare a fare shopping.
Provate a dire a mio marito che c'è da fare un salto veloce al super solo per prendere il latte, e vi guarderà sconsolato rispondendo ma come, non ci facciamo tutti i corridoi?
E va bene.
Alle donne non piace il calcio.
Allora non avete mai visto me davanti ad una partita della Nazionale, che per carità non arrivo a scene fantozziane con frittata e birra, che non bevo, ma un tifo esagerato lo faccio eccome, con tanto di momentanea amnesia di tutte quelle buone maniere che so benissimo quando mi convenga dimenticare.
Gli uomini entrano in cucina solo per mangiare.
Se anche Gordon Ramsey in un'intervista ha detto che a casa sua cucina la moglie, che lui non ne ha il tempo, su questo allora tutti gli uomini del mondo sono scusati.
Il mio in particolar modo: e precisamente da quando guardando una vetrina ha esclamato credo che quell'alzatina potrebbe piacerti.
Stecchita, io.
E non per il gentile pensiero, o per l'aver azzeccato così bene gusti e preferenze della sottoscritta.
Tutt'altro.
E' l'aver sentito uscirgli dalla bocca la parola alzatina, quando non pensavo nemmeno facesse parte del suo vocabolario.
Come se Rambo vi si mettesse a parlare di ricami a chiacchierino, per capirci.
Ma non cominciate a gioire per me.
Tutto si paga, nella vita.
Le donne ci mettono un'eternità a prepararsi.
Davvero?
E allora com'è possibile che la scena sia sempre la stessa, ad ogni rientro dalla palestra, verso le 20.30.
Sudati entrambi, entrambi stravolti.
Della classe di step aerobics in questione sono anche istruttore, quindi non vorrei sottolineare che durante la suddetta non mi sono solo dimenata come tutti gli altri, ma ho anche parlato tutto il tempo per urlare le istruzioni e i conteggi per facilitare i movimenti.
Vorrei dire che mi manca il respiro, ma facciamo finta che abbia taciuto.
Tre bagni, non uno, quindi la scusa non può essere quella della fila.
Ditemelo voi com'è possibile che nel tempo in cui, in contemporanea, mi faccio la doccia, lavo i capelli, non li asciugo perchè altrimenti davvero mangiamo domani, apparecchio, finisco di assemblare la cena già avviata e preparo pure il pranzo per lui per l'indomani l'amato bene stia  beatamente chiuso in una delle stanze in questione?
E sia chiaro, non si trucca, non usa il phon, non si passa creme e nemmeno mette maschere in posa.
Quelle sono cose che nel frattempo ho fatto io ;-)
Sento l'acqua che scroscia, e mi aspetto prima o poi di vedere la schiuma spuntare da sotto la porta.
Cosa faccia, rimane un mistero.
Ed a pensarci bene, forse è meglio rimanere nel dubbio.


Piatto perfetto da dopo palestra, o dopo lavoro,  e velocissimo da preparare specialmente se si ha avuta l'accortezza di assemblare il cartoccio in anticipo.
Il salmone rimane morbidissimo, le zucchine cuociono a puntino e lo scalogno dà il tocco di classe.
Se nello stesso tempo lessate del riso avete un pasto completo, di primo, secondo e contorno pure leggero, in meno di mezz'ora.
E pochissime pentole da lavare ;-)



SALMONE PANNA ACIDA E ZUCCHINE
da Living di Martha Stewart
(per una porzione)

un trancio di salmone
un pezzetto di scalogno
due zucchine
prezzemolo
sale
olio extravergine d'oliva
prezzemolo
panna acida, oppure yogurt greco circa un cucchiaio

In un ampio foglio di carta forno mettere le zucchine affettate, condite con sale, pochissimo olio, il prezzemolo tritato e lo scalogno tritato finissimo.
Adagiarvi sopra il salmone condito anch'esso con poco sale e finire con una cucchiaiata di panna acida o yogurt greco.



Chiudere perfettamente il cartoccio e cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per una ventina di minuti.

NOTE: 

- il cartoccio può essere preparato con diverse ore di anticipo e lasciato in frigo fino al momento di cuocerlo.

- erbe ed aromi da usare possono essere personalizzati a vostro gusto: provate con la menta, sta benissimo con il salmone!

lunedì 24 ottobre 2011

The Coca-Cola Cake




L'avete sentita nominare diverse volte, su questo blog.
Zia Angela era in casa mia una sorta di istituzione, e non certo solo perchè mi ha insegnato il pan di Spagna più buono del mondo o i biscotti che tanto mi piacciono.
Una di quelle persone che ci sono da quando nasci, e per conseguenza ti sembrano eterne.
Sempre uguale, con i suoi capelli ricci ricci che con il tempo sono diventati solo un po' più bianchi, quella voce inconfondibile e il suo parlare a macchinetta per cui l'avresti riconosciuta in mezzo ad una  folla.
I nipoti non sono certo la migliore categoria del mondo, e chiedo venia se ogni tanto ci ha fatto fare qualche inconsapevole risata.
Un po' sorda, era facile cadere in qualche divertente equivoco perchè non ci aveva sentito bene, con lei che si crucciava e noi scellerati a cui veniva da ridere...
Adorava me e mia sorella come se fossimo figlie sue, e solo il Cielo sa le tonnellate di farina che nel tempo si sono trasformate in dolciumi per noi.
Non solo, abilissima con l'uncinetto tanto quanto in cucina sfornava anche centrini e ricami da regalarci, e parecchie delle sue realizzazioni sono riuscite ad arrivare persino in Arabia Saudita...
Con la stessa velocità con cui parlava è andata via, improvvisamente.
Mi chiedo spesso come sia possibile che nel corso dell'evoluzione l'essere umano si sia adeguato a tutto, tranne che al pensiero della morte, che pur lo accompagna sin dall'inizio.
Rifiutiamo, e non sappiamo, e dimentichiamo.
O facciamo finta, ma finta proprio bene.
Ed ogni volta è una sorpresa, di quelle brutte, di quelle che non ti aspetti anche se tua zia ha oltre ottant'anni e cento malanni con cui combattere.
Ma sembra invicibile, e se lo sembra lo sarà...
Con lei se ne va un mondo, e non solo quello di quel croccante favoloso che preparava solo lei, o il segreto di quei pasticcini morbidi alla mandorla in cui nessuno la eguagliava.
Un mondo che è un pezzo del mio mondo, come se un maligno effetto ottico  pian piano cancellasse le persone a cui voglio bene dalla foto della mia esistenza.
Lo so, che rimangono i ricordi.
Ma solo a me sembra che i ricordi delle persone che non ci sono più facciano stare male, per il rimpianto di non poterli rivivere?
Accidenti che brutto scherzo ci hanno fatto, il giorno che ci hanno regalato i sentimenti.


Mia zia mai nella vita avrebbe fatto una torta alla Coca Cola, poco ma sicuro. Ma entusiasta com'era e curiosa di ogni novità non avrebbe esitato ad assaggiarla, se fossi stata io a portargliela.
E non ci avrebbe trovato nulla di strano, perchè sa... di torta al cioccolato!
Ma e' di un morbido, di un umido, di una consistenza che la rendono particolarissima, con una glassa da perdercisi dentro che diventerà la mia arma segreta per molti altri dolci, poco ma sicuro.
Siate coraggiosi, e provatela: scommettiamo che la rifate ? ;-)
La ricetta viene da un opuscolo di ricette con la Coca Cola di proprietà della biblioteca della mia scuola.


TORTA AL CIOCCOLATO E COCA COLA
( per una teglia da 20-22 cm)

240g di farina
250 g di zucchero
250 ml di Coca Cola
125 ml di latticello, oppure yogurt bianco
mezzo cucchiaino scarso  di sale
un cucchiaino scarso di lievito
mezzo cucchiaino di bicarbonato
200 g di burro
30 g di cacao amaro
2 uova intere

per la glassa al cacao e Coca Cola ( gluten free)

100 g di burro
40 ml di Coca Cola
3 cucchiai di cacao amaro
la punta di un cucchiaino di sale
200 g di zucchero a velo

Mischiare in una terrina la farina, il sale, lo zucchero, il lievito ed il bicarbonato.
In un pentolino mettere il burro, la Coca Cola, il cacao e lo yogurt ( o il latticello, se lo trovate).
Portare il composto a bollore sempre girando in modo che non si formino grumi, quindi togliere dal fuoco e versare lentamente, a filo, sul composto di farina girando vigorosamente.



Appena il composto è omogeneo unire le due uova intere.
Versare nello stampo imburrato o coperto con carta forno e cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 35-40 minuti.
Non stracuocetela, deve rimanere morbida e quasi cremosa all'interno.
Quando manca poco a fine cottura preparare la glassa: mettere in un pentolino su fuoco basso burro e Coca Cola, aspettare il bollore e versarvi dentro il cacao ed il sale. Togliere dal fuoco e girare bene, cominciando ad unire lo zucchero a velo.
Lavorare con una spatola o un cucchiaio finchè sarà liscia e setosa.
Versare la glassa tiepida  sulla torta appena esce dal forno.
Far raffreddare e servire.

NOTE:

- la glassa si rapprende completamente formando una crosticina dal sapore indicibile. Quello che vedete in foto è solo il momento in cui la verso.

- i 40 minuti di cottura indicati si riferiscono al mio forno che cuoce piuttosto velocemente. Regolatevi con il vostro, potrebbero volerci 5 o anche 10 minuti in piu'.

- la torta si mantiene straordinariamente anche per tre o quattro giorni, coperta con l'alluminio.

- se il giorno dopo volete scaldare una fetta al microonde sentitevi liberi di farlo, e di rifarlo, e rifarlo ancora...;-)

- si presta anche ad essere cotta in stampi rettangolari e servita a quadrotti.

- non omettete la glassa per alcun motivo, e soprattutto non dimenticate il sale. Fidatevi ;-)

- la torta non sa di Coca Cola. Sa solo di cioccolato! Puo' essere realizzata con Coca normale, Light, Zero e perche' no, anche la Pepsi.

- il tag gluten free si riferisce alla sola glassa.


giovedì 20 ottobre 2011

Profiteroles in coppa

Me l'aspettavo, da lei.
Un dolce la mia omonima doveva proporlo di sicuro, per l'MT Challenge di Ottobre.
E gongolavo, come gongolavo, sapendo di non stupire ormai nessuno con la ehm, malcelata predilezione per questo genere di pietanze.
Ma tutto quello che sembra troppo bello in effetti non lo è.
Ho avuto la mia punizione.
I profiteroles, vi prego, no!
Non so cosa di essi mi abbia sempre inquietato, e mi sembra fuori luogo scomodare uno psichiatra per indagare.
E senza seduta di ipnosi regressiva provo a visualizzare quelli del passato: montagne di bignè unti e mollicci, ripieni di creme insapori e dai colori inquietanti.
Ma peggio ancora coperti da una colata incomprensibile e dalla consistenza rivoltante, non si sa bene se per coprire le magagne sotto o provare ad confondere le idee annegando tutto con il cioccolato che piace sempre a tutti.
Anche a me, ma dev'essere buono.
Devo capire cosa ho nel piatto, a prima vista, senza effettuare imbarazzanti autopsie con la forchetta per individuare se ciò che sta per entrarmi in bocca sia commestibile.
E quindi mai, e poi mai, lo ordinerei al ristorante.
E mai e poi mai l'avrei preparato.
Ma se l'MT Challenge chiama, tocca rispondere.
E la sfida per me non sarà rivoltare tutto come un calzino e metterci i sapori di mio gradimento.
No, voglio provare a far pace con l'originale.
Con santa rassegnazione ho cotto i bignè, e devo dire che la ricetta di Montersino, seppur diversa da quella che uso di solito, non ha deluso.
Il ripieno...uhm, la crema proposta da Stefania la conosco bene, va per la maggiore anche in casa arabafelice.
Ma ci voglio un tocco di velluto sulla lingua, questa volta, sotto il croccantino del bignè: e via allora alla pasticcera con il burro, ricetta datami anni fa da una signora francese.
E sopra?
La colata lavica è esclusa a priori, ma la ganache di Stefania si presta benissimo anche al tocco appena percettibile che voglio io.
Ultima ma non meno importante, la dimensione: i bignè sono volutamente più piccoli, e stanno comodamente in una coppa monoporzione.
Asssaggio.
Uhm.
Lo ammetto, mi piace, e parecchio.
Al marito non ne parliamo, e si lamenta pure mentre cerca di rubare un bignè dalla mia porzione: è troppo piccolo!
Credetemi, meglio così, che se l'avessi fatto grande questa era la volta che perdevo la reputazione ;-)



 PROFITEROLES
( da Stefania, di Profumi & Sapori )

per i bignè
( 12 -15, a seconda della dimensione)

37 ml di acqua
5 ml di latte
33 g di burro
35 g di farina
un uovo intero
un pizzico di sale

per la crema pasticcera al burro ( gluten free )

250 ml di latte
250 ml di panna liquida fresca
un pizzico di sale
4 tuorli
90 g di zucchero
45 g di maizena
45 g di burro
estratto di vaniglia

per la copertura

80 g di cioccolato fondente
70 g di panna liquida fresca


Per i bignè: Mettere l'acqua, il latte, il sale ed il burro in pentolino su fuoco basso. Portare tutto a bollore molto lentamente, per evitare come dice Stefania che l'acqua, evaporando troppo in fretta alteri l'equilibrio della ricetta.
Appena il tutto bolle aggiungere la farina in un colpo solo e girare con un mestolo, sempre sul fuoco, finchè il composto risulterà asciugato e si staccherà facilmente dalle pareti e dalla base del pentolino.
Trasferire il composto in una ciotola ( io quella della planetaria) e girare per far raffreddare un po' ( ho usato il gancio a K ma puo' essere utilizzato un normale frullino ).
Aggiungere quindi l'uovo e girare finchè il tutto sarà ben amalgamato.
Formare quindi i bignè su una teglia ben imburrata usando la sac a poche oppure con due cucchiaini, badando a schiacciarne la punta con un dito bagnato d'acqua.
La cottura ho dovuto adattarla al mio forno che fa invidia ad una centrale termonucleare :-) quindi li ho infornati a 220 per i primi 5 minuti, dopodiche' ho abbassato a 200 per altri 20 minuti, e 5 a 190.
Mentre raffreddano preparare la crema: versare latte e panna in un pentolino con un pizzico di sale e portare a bollore. In un altro pentolino sbattere i tuorli con lo zucchero per qualche minuto, quindi aggiungere la maizena e girare con un mestolo.
Versare quindi il composto ancora caldo di latte e panna sui tuorli, a filo e con lentezza, mescolando vigorosamente.
Rimettere il tutto sul fuoco e portare a bollore su fuoco medio/basso, sempre mescolando.
Prolungare la cottura di un minuto al raggiungimento del bollore, quindi togliere dal fuoco ed aggiungere il burro.
Mescolare bene per incorporarlo e lasciare raffreddare la crema a temperatura ambiente senza toccarla, mettendo solo della pellicola sopra per evitare che si formi la pellicina.
Riempire i bignè usando l'apposito attrezzo, oppure tagliarli in due e farcirli con un cucchiaino.




Preparare la copertura facendo scaldare su fuoco basso la panna, portandola quasi a bollore. Spegnere il fuoco e unirvi il cioccolato a pezzi.
Girare per farlo sciogliere e far raffreddare la crema a temperatura ambiente.
A questo punto sbatterla per pochi secondi con una frusta a mano per farle prendere consistenza e usarla per glassare i bignè: io li ho presi in mano ed intinti uno ad uno.
Sistemarli nelle coppe scelte e mettere in frigo.

NOTE:

- la copertura avanzata può essere colata sulle coppe prima di servirle.

- la crema del ripieno ha una consistenza particolare, ed una texture che la fa sembrare velluto. Per questo ho evitato di unire dell'ulteriore panna montata, una volta fredda.

- a me piace freddo di frigo, con la copertura ben rassodata. Se vi piace più morbida tirate il tutto fuori dal frigo un quarto d'ora prima di servirli.

- i bignè cotti, perfettamente raffreddati e non farciti si possono surgelare dentro un sacchetto di plastica per alimenti.

- il tag gluten free si riferisce alla sola crema del ripieno.

lunedì 17 ottobre 2011

Mile-High Meringue Lemon Pie

L'ho capito subito.
E' bastato quel primo sguardo, e la verità mi è stata chiara.
La mia vita non sarebbe stata più la stessa.
Mia sorella urlava come una matta, appena nata, nel lettino dell'ospedale.
Tanto per far capire subito con chi si aveva a che fare aveva anche pensato bene di graffiarsi la faccia con le unghie, ed a me che avevo quasi cinque anni sembrò uscita da un film horror.
Avrai una sorellina con cui giocare!
Così, me l'avevano messa.
Che poi in realtà giocassi benissimo da sola  doveva essere un dettaglio che evidentemente avevo notato solo io, come pure che il mio passatempo preferito fosse già la lettura, avendomi la mia mamma insegnato piuttosto precocemente a farlo da me.
La sorellina con cui giocare si rivelò un terremoto, più che una compagna di biblioteca, e l'esatto contrario della me di allora.
Rapò a zero un paio di mie Barbie, gettandomi nella disperazione, e passi.
Combinò un po' di marachelle che furono fatte scontare a me, perchè sei la più grande, così dicevano.
E tanto giusto non mi sembrò...
Diciamolo, che ce le siamo date di santa ragione ed abbiamo litigato come ossesse.
Niente da fare.
Ma se hai quindici anni  tua sorella di dieci non è quanto di più molesto tu possa avere intorno?
Lo è.
E lo è stata a lungo.
Poi, nemmeno io so dire quando, e come, tutto è cambiato.
Se non ci parlo un giorno mi sento male.
Se non ricevo almeno un suo sms la giornata mi sembra vuota.
E solo di recente mio marito si è rassegnato al fatto che dopo un'ora con lei su Skype debba subito scriverle una mail chilometrica, perchè ho dimenticato giusto un paio di cosette...
E' diventata la mia complice d'eccellenza di buone azioni e qualche follia, e continuo a sostenere che se il delitto perfetto esiste, può essere organizzato solo da noi due insieme.
Per carità, che uguali poi non siamo: caratteri ed attitudini diversissimi ci rendono esattamente complementari, anche nel senso del mio mettere a posto ciò che lei ha immancabilmente lasciato in un disordine da manuale :-)
Lo siamo molto fisicamente, invece, e c'è sempre qualcuno che ci prende per gemelle...e rischiamo di sembrarlo davvero, se non ci mettiamo d'accordo prima di ogni uscita insieme: compriamo inevitabilmente gli stessi abiti e le stesse scarpe!
Oggi è il suo compleanno, e come da qualche anno a questa parte siamo lontane: ma questa torta, che in realtà nasce per festeggiarne un altro, le piacerebbe moltissimo.
Già, ci piacciono pure gli stessi dolci.
Ma a pensarci bene, Gio, ogni volta che ci prendono per gemelle sei tu che sembri cinque anni più vecchia o io cinque più giovane? ;-)

Dolce paradisiaco, inutile che ve lo dica. Una base friabile e burrosa riempita di una crema favolosa, che dovete assolutamente provare: sa di limone senza che questo sia troppo aggressivo, vellutata come una pasticcera e semplice e veloce da realizzare. Da utilizzare anche per farcire tartellette e biscottini, o per comporre bicchierini golosi.
La meringa a dare il tocco finale, perchè in paradiso non ci sono forse le nuvole? ;-)

E se delle mie parole ancora non ne avete ancora abbastanza, andate a leggerne altre nell'intervista che mi ha fatto Donne sul web per la nuova rubrica La foodblogger del mese!


MILE-HIGH MERINGUE LEMON PIE
da Pies and Tarts di Martha Stewart
( per una teglia quadrata da 23cm oppure una tonda da 22 cm)

per la pasta brisèe

315 g di farina
un cucchiaino di sale
un cucchiaino di zucchero
226 g di burro freddo di frigo
alcuni cucchiai di acqua freddissima

per la crema al limone ( gluten free )

35 g di amido di mais
180 g di zucchero
un cucchiaino e mezzo di buccia di limone grattugiata
125 g di succo di limone appena spremuto
un pizzico di sale
500 g di acqua
4 tuorli
70 g di burro

per la meringa

8 albumi freschissimi
un pizzico di cremortartaro oppure 10 gocce di succo di limone
240 g di zucchero
poco estratto di vaniglia, facoltativo

Preparare la brisèe: nell'impastatrice con gancio a K mettere farina, zucchero e sale. Aggiungere il burro freddissimo a pezzetti e far andare finchè il tutto apparirà come un composto sbricioloso, comunque per breve tempo.
A questo punto aggiungere un cucchiaio di acqua freddissima, uno alla volta, e fermarsi non appena il tutto sta insieme.
Meglio un cucchiaio in meno che uno in più!
A mano, stesso tipo di lavorazione: intridere il burro con la farina mescolata a sale e zucchero, fino ad ottenere tante briciole. Aggiungere l'acqua, un cucchiaio alla volta, fermandosi non appena il tutto sta insieme.
Non impastare!!!
Avvolgere il tutto in pellicola e far riposare in frigo minimo 3 ore, meglio una notte.
Preparare la crema al limone: in un pentolino mischiare l'amido di mais, lo zucchero, il sale e la buccia di limone. Aggiungere l'acqua a temperatura ambiente e mescolare fino a far sciogliere il tutto.
Mettere quindi su fuoco medio, sempre mescolando, e far raggiungere il bollore. Appena raggiunto, cuocere ancora circa 3 o 4 minuti.
In un altro pentolino mettere i 4 tuorli e fuori dal fuoco versarvi sopra il composto di acqua e amido piano piano, sempre mescolando vigorosamente con una frusta a mano.
Mi raccomando, poco alla volta. Quando il tutto e' amalgamato rimettere il pentolino sul fuoco, far riprendere il bollore sempre mescolando e cuocere altri 3 minuti.
Togliere dal fuoco, aggiungere subito il succo di limone e mescolare. Aggiungere quindi il burro, un pezzo alla volta, e mescolare vigorosamente finchè sarà amalgamato.
Lasciar intiepidire.
Cuocere la base: stendere la pasta e ricoprire la teglia scelta, ben imburrata, e far aderire la pasta anche ai bordi. Fare qualche buco in i rebbi di una forchetta e mettere la teglia in freezer 10 minuti.
Coprirla quindi con carta forno, riempirla di fagioli secchi e cuocerla in forno preriscaldato a 190 gradi per circa 17 minuti. Togliere la carta ed i fagioli e cuocere più o meno altri 15 minuti, finchè sarà dorata.
Far raffreddare completamente.
Assemblare la torta: versare la crema nella base ormai fredda e mettere in frigo una notte, coprendo la torta con pellicola a contatto.


Il giorno dopo preparare la meringa: montare gli albumi con il cremortartaro o il limone. Quando cominciano a gonfiare aggiungere lo zucchero poco alla volta e l'estratto, se usato. Montare fino ad avere una meringa solida e lucida.
Versarla sulla torta aiutandosi con una spatola o un cucchiaio.


Fiammeggiare la meringa con l'apposito cannello da pasticceria. In mancanza, metterla sotto il grill del forno per qualche minuto, controllandola a vista.

NOTE:

- è fondamentale che la crema al limone arrivi ad un pieno bollore. Questo attiva le proprietà addensanti dell'amido di mais, che altrimenti non avrebbe modo di funzionare. Addensa ulteriormente raffreddandosi.

- mischiate prima a freddo l'amido con l'acqua e lo zucchero: se mettete acqua calda sarete invasi da grumi invincibili.

- è consigliabile posizionare la base cotta già sul piatto di servizio per evitare di muovere troppo il dolce quando sarà già riempito di crema, e finire di assemblarlo lì.

- la torta già completata con la meringa va conservata in frigo se non è possibile servirla subito.

- per gustarla al meglio sarebbe meglio mangiarla entro due ore dall'assemblaggio finale.

- la ricetta sembra indaginosa, ma la pasta brisèe puo' essere preparata in anticipo e conservata cruda in frigo per 4 giorni, oppure surgelata per 3 mesi. La base farcita con la crema deve riposare una notte in frigo, e il giorno del servizio va solo completata con la meringa.

- la meringa di questo dolce non è cotta. Se preferite, potete pastorizzare gli albumi, ma se siete certe della provenienza delle uova non ce ne sarà bisogno.

giovedì 13 ottobre 2011

Tartufini furbi bicolore, con gli Oreo



Lungi da me volervi traviare.
E nemmeno portare sulla cattiva strada.
Quindi lo sottolineo e ribadisco, il vecchio caro concetto con cui sono cresciuta: non si bara.
Non si fanno furbate, e non si cercano scorciatoie.
Non si studia sui Bignami, perchè tanto la verità su ciò che effettivamente si sa verrà a galla.
Non si bara quando si gioca a carte, perchè la verita' potrebbe anche non venire a galla ma che soddisfazione c'è?
Non si cerca di tagliare il percorso durante le gare di corsa.
Anche perchè primo, è facilissimo che qualcuno se ne accorga.
Secondo, se poi succede che io ti batto lo stesso che doppia figuraccia ci fai? ;-)
Insomma, le cose vanno fatte con tutti i crismi o meglio non si facciano per nulla.
Giusto?
Certo che è giusto.
Però mi comincia a salire piano il sospetto che se c'è un campo in cui un pochino si possa barare questo è la cucina.
Un pochino, ho detto, e soprattutto consci di quello che si fa, senza troppe pretese.
E, sia chiaro, non che lo sottolinei perchè di cosiddette furbate questo blog è pieno, dai croissants che sfogliano senza pieghe, al te che non bolle, al gelato senza freezer, al salmone affumicato senza fumo....
Tutta colpa di Jen.
Ormai ci ho fatto il callo e non mi scandalizzo più.
Assaggia, dai.
Il diavolo tentatore che è in lei ha la meglio su tutti i miei buoni propositi.
Poi uno solo, piccino piccino, che male potrà farmi?
Nessuno, se mi fermassi al primo.
Santo cielo, c'è la droga in questi dolcetti.
Giuro: un sapore, una cremosità, una consistenza da far capitolare anche un santo che si fosse votato al digiuno.
E quel croccantino dell'esterno, con la sorpresa morbida dentro: indescrivibile.
Voglio questa ricetta a costo di legare Jen al tapis roulant e chiedere poi il riscatto al marito.
Lei ride, e ride ancora.
Non ci crederai mai.
E infatti dato che non ci credo compro i pochi ingredienti che servono e provo.
Da oggi questi sono i miei tartufini preferiti.
Forse.
Che non mi senta Pierre Hermè, però ;-)

Se è un miracolo o una furbata lo deciderete voi. Sappiate solo che non sanno di Oreo! Piuttosto di una cremina cioccolatosa, voluttuosa e vellutata, che arriva sul palato solo dopo quel tocco di cioccolato bianco.
Non ho parole, io che ne ho sempre anche troppe.
Fateli, e le parole verrano a voi ;-)



TARTUFINI BICOLORE CON GLI OREO
( per circa 30 pezzi piccoli )

200 g di biscotti Oreo ( oppure tipo Ringo )
100 g di Philadelphia
un pizzico di sale
cioccolato bianco  per la copertura

Mettere i biscotti nel frullatore e far andare le lame fino ad ottenere una polvere.



Versare la polvere ottenuta in una ciotola, unire il sale ed il Philadelphia freddo di frigo e girare con un cucchiaio finchè il composto non si amalgama.



Mettere per 10 minuti in frigo, quindi procedere rotolando piccole quantità di composto tra le mani a formare delle palline.
Metterle in freezer per 10 minuti, intanto far sciogliere il cioccolato a bagnomaria.
Intingere le palline freddissime nel cioccolato fuso e farle rassodare su una gratella.

NOTE:

- congelare le palline prima di intingerle nel cioccolato fa si che questo si attacchi perfettamente.

- durano tranquillamente diversi giorni, a voi la scelta se conservarle in frigo in caso di ambiente molto caldo o in una scatola di latta a temperatura ambiente.

- vanno fatti o con gli Oreo o con i Ringo, dato che la cremina del ripieno contribuisce al sapore finale. Con normali biscotti al cioccolato semplici non vengono altrettanto buoni.

- se gli Oreo vi piacciono tanto come a me, allora ci sono anche delle deliziose mini-cheesecakes...;-)

lunedì 10 ottobre 2011

Gamberi in pastella di sesamo con salsa di soya e arancia


Fino a dieci, una passeggiata.
Ma si, facciamo fino a quindici, che sarà al massimo una passeggiata con un po' di affanno.
A venti invitati comincia una leggera preoccupazione, trenta mi impongono di prendere un bel respiro e una certa organizzazione diluita in almeno, e dico almeno, una settimana.
Perchè il problema, ho scoperto, non è che non abbia tempo.
Come mi hanno fatto recentemente notare ce l'ho, solo che è tutto spezzettato.
Dieci minuti oggi, mezz'ora domani pomeriggio, un'ora dopodomani.
E poi chissà, magari sette o otto minuti consecutivi sparsi qui e lì dei quali ancora non mi sono accorta.
Ed allora?
Niente, si spezzettano le ricette che si vogliono cucinare esattamente come il tempo a disposizione.
Ovviamente, vanno con una certa oculatezza scelte solo quelle che si fanno spezzettare di buon grado.
Oppure si chiede una mano.
Ebbene, non ci riesco.
Se una cena la organizzo io sono io che cucino, e che sia un successo o una debacle solo io potrò esserne imputata.
Che poi diciamolo, con certi personaggi che mi girano attorno anche chiedere, che so, una semplice macedonia potrebbe riservare effetti collaterali devastanti...
Oppure potrebbe darsi che qualcuno offra, non richiesto, la sua collaborazione.
Dai, davvero, dimmi in cosa posso aiutarti.
Frase più che legittima dato che viene da colui in onore del quale la cena è organizzata.
Benissimo.
Ma come la mettiamo con il fatto che nulla è piu' lontano da mio marito quanto le più semplici basi delle tecniche di cucina?
Amore, non lo so, cosa vorresti fare?
Non credo si offrirà volontario per dare i giri ai croissants salati, nè per preparare la mousse di salmone.
Impastare la brisèe per la torta, anzi le torte ?
Per carità.
Ecco forse, dico forse, avrei potuto fargli tagliare e condire le pizzette, ora che ci penso: peccato che nell'ora in cui ne ho impastato qualche chilo lui non fosse in casa, e sia tornato appena in tempo per aggredire la teglia fumante.
La bechamelle per le lasagne richiederebbe l'assistenza di un tutor, e niente da fare, il tempo di assumerlo non c'è.
Dai, magari...ti sbuccio qualcosa?
Qualcosa c'era, alla fin fine.
Accidenti a me.
Perche' non ci ho pensato in quella mezz'ora sprecata a pelare montagne di patate per l'insalata russa???  ;-)

Perfetto esempio di ricetta...da spezzettare, questi gamberi non vi faranno impazzire. Potete friggerli con ore di anticipo, e poi terminarli con la salsa: credetemi, di una bontà unica, ed un gusto agrodolce che piace sempre a tutti.
Semplicissima da realizzare anche per chi è alle prime armi e vuole stupire con un piatto che esca dal solito, strizzando l'occhio anche alle non lontanissime feste di Natale ;-)




GAMBERI IN PASTELLA DI SESAMO CON SALSA DI SOYA E ARANCIA

600 g circa di gamberi non troppo piccoli
3 albumi
55 g di amido di mais
55 g di semi di sesamo
sale
olio di semi, per la frittura

per la salsa di accompagnamento

250 ml di succo d'arancia fresco
2 cucchiai di salsa di soya
un cucchiaio raso di zucchero semolato

In una ciotola mischiare gli albumi non montati, l'amido, il sesamo ed il sale (circa un cucchiaino) finchè la pastella risulterà liscia.
Buttare i gamberi nella pastella ( io ho tenuto le code perchè mi piacevano, ma possono essere tolte per praticità) e friggerli in olio non troppo profondo finchè appena dorati.
Fare attenzione che i gamberi siano asciutti prima di tuffarli nella pastella, o questa non si attaccherà.


Scolarli su carta assorbente e tenerli da parte.
Prendere la stessa padella dove si sono cotti i gamberi, togliere l'olio residuo con della carta da cucina e versarvi il succo d'arancia, la soya e lo zucchero. Portare a bollore e far cuocere qualche minuto, finchè comincerà ad addensare leggermente.
A questo punto versare i gamberi, pochi alla volta, nella salsa e girare perchè ne siano ben ricoperti.



Servire tiepidi o a temperatura ambiente, cospargendoli con ancora un po' di sesamo, e mangiare di gusto con le mani :-)




NOTE:

- i gamberi possono essere fritti anche con molte ore di anticipo. Un'oretta prima di servirli preparare la salsa e finire il piatto, che può poi essere scaldato leggermente in forno.

- vanno benissimo sia come antipasto che come secondo piatto, basta solo che abbondiate...

- dato che mi e' stato chiesto moltissime volte anche in privato rispondo qui: il risultato finale del piatto non e' croccante, dato che i gamberi vengono avvolti dalla salsa dopo essere stati fritti. Diciamo che viene un effetto tipo...ristorante cinese ;-)

giovedì 6 ottobre 2011

Tartufini al doppio cioccolato e caramello al burro salato

Ogni anno, la stessa scena.
Comincia qualche settimana prima del compleanno a rimuginare ed intristirsi.
Niente da fare, a mio marito contare proprio non piace, nonostante la cifra in questione non sia certo troppo alta.
Dovreste sentirlo, mentre scuotendo la testa dice che no, non è più lo stesso.
Scenari tragici da fine imminente appaiono all'orizzonte, con tanto di annuale discorso sulle volontà post mortem, comprensivi di esortazioni del tipo mi raccomando, risposati, eh, non stare a pensare a me.
Sarà che l'essere umano esorcizza come può quella che è la fine che, volenti o nolenti, ci accomuna tutti, ma non c'è volta che riesca ad ascoltarlo seria.
Mi vengono le peggiori battute e sghignazzo sotto i baffi ( quelli che non ho, ma che sarebbe bene mi facessi crescere ) con il poverino che mi guarda come probabilmente le sue vittime hanno guardato Lucrezia Borgia.
Con studiata insensibilità lo sento disquisire su dove essere tumulato, e già innervosirsi per sue personalissime, oscure previsioni su chi andrà a rendergli omaggio, e chi no.
Il ricordargli che no, proprio i cimiteri non mi piacciono e cerco di evitarli con tutte le mie forze lo getta inevitabilmente nel più profondo sconforto, così pure il fatto che mai come in questo caso il detto repetita iuvant non vale, che mi ricordo tutto dall'anno scorso...
Quindi fino alla sera prima, dramma.
Puntualissima, il giorno stesso, la metamorfosi.
Un essere allegro e saltellante che non vede l'ora di spegnere le candeline.
Sarà l'arrivo di tanti sms di auguri, le telefonate o il solo vedere il frigo strapieno perchè si, quelle trenta persone che abbiamo invitato per festeggiare andranno pur sfamate in qualche modo.
O forse il sapere che il dolce che ha scelto è stato amorevolmente realizzato ( va bene, lo so che volevi la cassata, ma non è colpa mia se hanno smesso di importare ricotta! ) e soprattutto potrà servirsene senza moderazione alcuna.
O per tutti i complimenti che riceve perchè, diciamolo, è un gran bel tipo, l'anima di ogni festa e l'ideatore di quasi ogni scherzo abbia avuto luogo dalle nostre parti, nonchè il primo a partire qualunque strampalata avventura ci sia venuta in mente ( o gli sia...)
Ok, forse sarò di parte.
O forse no.
Buon compleanno, amore.
Ma ricordati: se muoio prima io, tu non puoi  risposarti :-)

L'avete capito: è il compleanno di mio marito, e siamo in piena frenesia culinaria. Vi posto quindi uno dei dolcetti che preferisce: i tartufini più buoni del mondo!
Di una consistenza incredibile, ed una scioglievolezza senza pari, d'altronde Pierre Hermè è sempre Pierre Hermè.
Da fare tranquillamente con qualche giorno di anticipo, per non morire sotto un numero impreciso di pentole e tegamini...e il dolce "vero" con cui festeggeremo lo vedrete più in là.
D'altronde, non è il blog ad avere sempre la precedenza ;-)


TARTUFINI AL DOPPIO CIOCCOLATO E CARAMELLO AL BURRO SALATO
di Pierre Hermè
per circa una quarantina di tartufi

200 g di cioccolato fondente
150 g di cioccolato al latte
180 g di panna liquida fresca da montare
130 g di zucchero semolato
35 g di burro salato oppure burro normale e mezzo cucchiaino scarso di sale
cacao, per la finitura

Tirare il burro fuori dal frigo.
Mettere lo zucchero in un pentolino a fondo spesso su fuoco medio/basso in modo che possa sciogliere e caramellare.
Allo stesso tempo, portare la panna ad ebollizione.
Non appena lo zucchero eè sciolto e si presenta come un caramello chiaro togliere dal fuoco ed aggiungere subito la panna bollente. Se non sarà bollente il tutto farà i grumi!
Girare velocemente ed unire il burro salato ( oppure il burro normale ed il sale).


Se si dovessero formare dei grumi rimettere su fuoco sempre basso per un minutino, girando di continuo e facendo attenzione che non bruci.
Quando il tutto è ben amalgamato aggiungere i due cioccolati a pezzetti, girando finchè si otterrà una crema liscia.


Versare la crema ottenuta su una teglia coperta con carta forno, in uno strato alto circa 2 cm.


Mettere la teglia in frigo per almeno 3 ore ( o anche tutta la notte ).
Quindi tagliare la crema ormai solidificata con un coltello in cubetti che andranno rotolati tra i palmi per dare una forma rotonda. Per evitare che il cioccolato sciolga mentre lo si lavora cospargersi le mani con zucchero a velo, funziona ;-)
Mettere i tartufini in frigo per una mezz'ora e poi rotolarli nel cacao.
Servire freddi.

NOTE:

- i tartufini possono essere preparati anche con diversi giorni di anticipo rispetto a quando si devono servire, e conservati in frigo,coperti con della pellicola, ma non rotolateli nel cacao: fate questa operazione a circa 3 ore da quando verranno mangiati.

- personalmente li preferisco ben freddi, ma nulla vieta di provarli anche un po' ammorbiditi a temperatura ambiente.


lunedì 3 ottobre 2011

Boomerang brownies


Jen è stata la prima, la prima in assoluto.
E' lei che mi ha convinto che le ore che passo a sudare dimenandomi come una matta potevano essere utili anche a qualcun altro, visto che il centro residenziale dove viviamo è dotato di sfavillante palestra ma non dello straccio di un istruttore.
Io titubante, c'entrava anche questo nelle mie già pienissime giornate?
Ci è entrato, eccome se ci è entrato.
Ed ad oggi è sempre Jen che va ringraziata se ci sono tre lezioni di step aerobics settimanali, durante le quali, parafrasando una nota canzone, non racchiudo il cielo nella stanza, ma il mondo si: solo ieri sera mi sono divertita a contare otto nazionalità, equamente divise tra tutti i continenti.
Infinite, invece, le personalità, dall'americanone arrogante che mi guarda dall'alto dei suoi muscoli e della sua fascetta in testa alla Rocky Balboa e che è il primo a fermarsi senza fiato ( e ne godo, come ne godo: ma non l'ho scritto e voi non l'avete letto ) alla signora musulmana che passa il tempo a contare quante parolacce abbia detto Lady Gaga nelle canzoni che utilizzo.
Potrei continuare all'infinito, e temete pure, non è detto che prima o poi non lo faccia ;-)
Jen, nulla di tutto questo.
Quando mi chiese aiuto per perdere peso con una sessione intensiva tutta per lei non potevo certo aspettarmi quello che avrei visto.
Ogni singola volta, e non esagero, si è presentata in palestra con qualcosa da mangiare.
E non una mela, o una carota: parliamo piuttosto di tutto il menù di un tipico ristorante americano, tra cupcakes, brownies, fudge, cheesecakes...
Inutili le mie rimostranze, che la cosa mi sembrava partire col piede sbagliato.
Com'è finita?
Male o bene, decidetelo voi.
Jen non è dimagrita di un etto, dato che alla fine in palestra io facevo gli esercizi e lei mi guardava sospirando seduta sùlla panca, dicendo che il solo vedermi sudare la faceva stancare.
Questi brownies furono il primo dolce che portò, e probabilmente il più buono.
Jen, ma perchè si chiamano Boomerang Brownies?
Because once people taste them, they keep coming back for more!
Perchè se li assaggi non puoi fare a meno di tornare a prenderne un altro, un altro ed un altro ancora.
D'altronde, secondo Jen, anche andare avanti ed indietro da un buffet era esercizio fisico, e di gran lunga migliore di quello che proponevo io ;-)

Strabuoni: ecco il primo aggettivo che mi viene in mente ogni volta che ne assaggio uno. Morbidi, cioccolatosissimi, con quella tipica consistenza umida che rende questo genere di dolcetti irresistibile. Mi raccomando la cottura: se li seccate troppo non saranno buoni come dovrebbero.
In questo caso meglio un minuto in meno, che uno in più.
Offriteli per un te' pomeridiano, un dopocena, o una festa per bambini e avrete molti boomerangs anche voi ;-)




BOOMERANG BROWNIES
( per una teglia quadrata da 20 cm)

2 uova intere
175 g di zucchero
150 ml di olio di semi
30 g di cacao amaro
85 g di farina
mezzo cucchiaino di lievito per dolci
mezzo cucchiaino scarso di sale
mezzo cucchiaino di estratto di vaniglia
100 g di noci tritate grossolanamente
50 g di gocce di cioccolato, oppure cioccolato fondente a pezzetti


Battere con le fruste elettriche le uova con lo zucchero. Aggiungere quindi l'olio, il cacao e la vaniglia, girando bene.
A parte mischiare la farina con il sale ed  il lievito e aggiungere al composto precedente girando con un mestolo e non più con le fruste elettriche.
Unire le noci, le gocce di cioccolato e girare ancora.
Versare in una teglia quadrata da 20 cm coperta con carta forno imburrata ( non evitate questo passaggio, il calore si trasmette meglio ) e cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 22-25 minuti.
Far raffreddare prima di tagliare a quadrotti.

NOTE:

- buonissimo anche il giorno dopo, purchè mantenuto intero e non tagliato, avvolto nella pellicola.

- il segreto della loro consistenza sta nel tempo di cottura: devono rimanere morbidi ed umidi all'interno, quindi controllate.
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