lunedì 3 dicembre 2018
Praline al cioccolato millegusti (gluten free e senza cottura)
Avete presente gli inviti pre-Natalizi della comunità expat di cui ho parlato nel post precedente?
Ebbene, in quelli veramente cool c'è un numero di persone spropositato.
Che sia chiaro, manco la padrona di casa le conosce tutte per davvero: porta la tua amica, la tua vicina, qualcuno che faccia numero ed occupi un posto sul divano.
E che possa parlare dopo dell'evento magnifico a cui si è trovata...
Pare che più siano affollati, più vengano cosiderati chic.
Ebbene, ma perchè la chiccheria sia completa, deve avvenire lo scambio regali.
Con perfette sconosciute?
E diciamo che di quelle che conosci te ne piacciono, ehm, due al massimo e alle altre augureresti volentieri una dissenteria il giorno della Vigilia?
Ma così va, e ci adeguiamo.
Regole ferree: ognuna porta un regalo incartato in modo che non se ne possa scorgere il contenuto.
Valore di ciascun pensiero attorno al'equivalente di quindici/venti euro.
Tutti i pacchetti, anonimi, vengono messi su un tavolo.
Ciascuna di noi ne pescherà uno a caso, che verrà scartato davanti a tutti, ma il mittente resterà sempre segreto.
E qui, ve lo dico, c'è da prendere il popcorn, ed un posto sul divano.
Perchè ho assistito a scene che avrebbero fatto impallidire tutti, da Billy Wilder a Woody Allen.
La signora expat media, infatti, gradisce spendere tremila euro in una borsa per sè stessa, ma certo non quindici per una perfetta sconosciuta.
E non obiettate che basterebbe non partecipare all'evento: non esiste.
Quindi nell'ordine ho visto scartare un pacco di Digestive.
Giuro, e nemmeno della McVities, ma di una orrida marca locale.
Una candela profumata per ambienti, che non sarebbe stata affatto male se non che era già stata accesa in precedenza e quindi un palese, triste riciclo.
Una specie di portapenne orridamente ricamato, evidentemente a mano, che sarebbe lezioso anche a casa di Hello Kitty.
Ma il bello è che nessuno ha fatto una piega, con punte di savoir faire da far impallidire i reali di mezzo mondo.
Fino a lei.
Che scarta avida il suo pacchetto e non crede ai suoi occhi.
Beh, non ci creno nemmeno io: una penna.
Prima che vi facciate strane idee: non una Montblanc. Una biro. Rossa.
E qui l'aplomb della signora è andato a farsi benedire, e ci è toccato sorbirci una predica sul fatto che insomma, se non si vuole partecipare amen, ma se si accettano le regole bisogna seguirle, avere buon senso e bla bla bla.
Non che avesse torto, sia chiaro.
Ma il divertimento che ne ho ricavato io, quello si non ha prezzo ;)
Sempre e comunque no comment :) ed invece è la ricetta che dovete fare s.u.b.i.t.o!!!!
Non si cuoce nulla, si sporca una sola ciotola e con l'impasto base si possono realizzare tanti gusti diversi.
Divertentissime da fare anche con i bambini, che aspettate???
CHOCOLATE AND OAT BALLS
per 30-40 pezzi
da Scandikitchen Christmas di Brontë Aurell
250 g di burro ammorbidito
400 g di fiocchi di avena
150 g di zucchero a velo
3-4 cucchiai colmi di cacao amaro
4 cucchiai di caffè, a temperatura ambiente
un cucchiaino di zucchero vanigliato
Mettere tutti gli ingredienti in una ciotola capiente e mescolare fino ad ottenere un composto omogeneo.
Per praticità si può fare tutto nella ciotola dell'impastatrice utilizzando il gancio a K.
Formare delle palline e rotolarle a scelta nello zucchero a velo, nel cocco, negli zuccherini colorati, nelle nocciole....
OPPURE:
Dividere il composto in 4 parti da 200 grammi l'una, lasciare una al naturale ed aromatizzare le altre in modo diverso:
- Al lampone: unire a 200g del mix un cucchiaio di confettura di lamponi, mescolare bene, quindi formare le palline e rotolarle in lamponi essiccati ridotti in polvere o zuccherini rosa.
- All'arancia, solo per adulti: aggiungere a 200g del mix 2 cucchiai di Cointreau e la punta di un cucchiaino di buccia d'arancia grattugiata. Rotolare quindi le palline in zuccherini al cioccolato.
- Alla mandorla, solo per adulti: aggiungere a 200g del mix 2 cucchiai di liquore all'Amaretto quindi rotolare le palline in mandorle tostate e tritate.
NOTE
- le praline possono essere conservate anche due settimane in frigo o surgelate per tre mesi. Offritele però a temperatura ambiente.
- se la preparazione è diretta ad un celiaco assicurarsi che l'avena sia certificata gluten free (l'avena lo è naturalmente ma spesso trattata in stabilimenti insieme ad altri cereali e quindi contaminata).
giovedì 29 novembre 2018
Salsa Butterscotch al burro salato
Periodo di incontri pre-auguri natalizi, nelle comunità delle signore expat di mezzo mondo.
Tutto avviene in anticipo perchè poi la maggior parte partirà per le vacanze o per il consueto rientro in terra d'origine.
Da me, ad esempio, ci sono state cene di Thanksgiving e Natale insieme, giuro, per ottimizzare i tempi.
Che poi in realtà molte delle suddette signore non festeggino nemmeno il Natale è un dettaglio: la Holiday Season, così come i generici Holiday Greetings, non si negano a nessuno...
E soprattutto non si nega, alla signora expat, la possibilità di organizzare un coffee morning a tema.
Qui casca l'asino :)
Verrai giudicata per come ti vestirai.
Per cosa presenterai a tavola.
Perchè ricordiamo che la signora expat media vuole mangiare.
Per poi lamentarsi che ingrassa.
Ma se offri carote e salsa allo yogurt stai certa che non si presenterà nessuno.
Anzi, non è inusuale che venga richiesto cosa verrà servito.
Credevo fosse per eventuali allergie/intolleranze/retrizioni alimentari.
Invece pare sia per sapere se si deve far colazione prima o meglio presentarsi digiune, per star certe che non si lascerà nulla di intentato.
Pare, ed è vita vissuta, che a quello organizzato da me serpeggiasse la paura.
E' magra, servirà solo sedano e mele?
Ovviamente no, che sono magra ma sempre italiana, e la cosa più leggera che c'era erano macarons farciti con crema tiramisù ;)
Variegato quello si vede frequentando altre case, ma non voglio annoiarvi con il pollo a colazione, normalissimo tra le orientali, o il quasi nulla trovato a casa della signora australiana tipo un litro di succo di arancia in sette, ed è pure avanzato perchè nessuno ha avuto coraggio di prenderne.
No, piuttosto vi racconto di un buffet ricco e vario.
Tutto da un noto catering della città dove vivo, che cucinare è un'altra cosa che va poco di moda.
Ripetuto all'infinito dalla padrona di casa.
Per poi vederlo, all'uscita.
Una ciotola graziosa.
La signora ha chiesto a tutte un contributo in denaro.
Con un sorriso, e la più grande faccia tosta che abbia mai visto.
Offerta libera per il buffet.
A cui ci ha invitato lei.
Sono morta.
Anche perchè so che lavoro fa suo marito e quanto guadagni.
Diceva bene mia mamma, che è questo il modo in cui si diventa ricchi :D
No comment :) e piuttosto vi invito a preparare questa salsa meravigliosa quanto prima: non è semplice caramello, che è fatto con normale zucchero semolato, ma Butterscotch ovvero realizzata con brown sugar: è Natale, cercatelo, ne vale la pena fosse solo per metterlo qui.
Fatene barattolini da regalare, o servitela sulla tavola delle Feste: sono certa che non vi mancheranno idee per utilizzarla!
BUTTERSCOTCH SAUCE
da Ready for Dessert di David Lebovitz
55 g di burro salato
180 g brown sugar
150 ml di panna, o doppia panna se la trovate
mezzo cucchiaino di estratto di vaniglia
In un pentolino a base larga mettere burro, brown sugar e 90 ml di panna (presi dal totale della ricetta) su fuoco medio, mescolando sempre, finchè il burro si scioglie ed il tutto diventa omogeneo.
A questo punto alzare un po' il fuoco e senza mescolare lasciar bollire vigorosamente il composto per 3 minuti. Conteggiate da quando il bollore è veramente partito, non prima.
Togliere quindi dal fuoco ed unire subito la panna rimasta.
Appena intiepidisce unire la vaniglia.
NOTE
- la salsa dura in un barattolo pulito in frigo anche oltre due settimane. Ma è più buona servita tiepida, quindi scaldate piano quella che vi serve prima di servirla.
- il brown sugar, come già detto molte volte, non è zucchero di canna ma zucchero addizionato di melassa. Trovate online ricette per prepararlo da voi ma ormai si trova con discreta facilità sia nei negozi che online.
- se non avete il burro salato, usate quello comune addizionato almeno di due generosi pizzichi di sale. Credetemi però che è una ricetta per cui vale l'investimento in quello salato.
- servitela sui gelati, le torte, il Pandoro...o confezionate dei barattolini da regalare.
lunedì 19 novembre 2018
Anatra arrosto (a bassa temperatura) con prugne secche, mele ed arancia
Non so quale maledizione sia, ma è già successo il mese scorso.
Vengo attirata da ricette potenzialmente buonissime che mai e poi mai sarò in grado di fotografare decentemente.
E se prima è stato un pollo, bello sulle pagine del libro e terribilmente sgraziato dopo il mio tocco, oggi è la volta dell'anatra.
La coscia fotografata sul volume riesce ad essere artistica, la mia pare di più un moncone ma me ne faccio una ragione.
Scelta perchè in casa arabafelice piace moltissimo ma non viene cucinata spesso dato che non si trova facilmente.
Quindi non mi sono fatta sfuggire l'occasione del reparto surgelati (fresca non se ne parla, sempre nel deserto siamo...)
Mi incuriosivano il ripieno di frutta e la cottura lenta a bassa temperatura.
Allo stesso tempo mi impensieriva che non ci fossero spezie o salse particolari e che il condimento si riducesse in pratica a sale e pepe.
Com'e finita?
Che è finita l'anatra.
Osannata come una delle migliori mai fatte.
Morbida, succosa.
E la frutta del ripieno diventa, a parte l'arancia ovviamente, un complemento al piatto di tutto rispetto ed anche di una certa figura.
Ammetto che è stata un po' una sorpresa.
Assicurarsi che l'anatra sia ben pulita sia dentro che fuori. Mettere da parte le rigaglie e tagliare la punta delle ali (non contengono carne, ma tenerle in caso si voglia preparare il gravy, la salsa di accompagnamento).
Asciugare bene l'anatra con carta da cucina.
Sbucciare le mele e tagliarle a pezzetti, quindi usarle per riempirne la cavità insieme alla mezza arancia ed alle prugne secche. L'arancia e e le mele non rilasceranno aromi alla carne ma contribuiranno ad una carne più morbida e non stopposa. Chiudere quindi la cavità con del filo da macellaio o con un grosso ago da selvaggina.
Massaggiare quindi tutti i lati molto generosamente con sale e pepe, avendo cura di mescolarli prima di usarli.
Preriscaldare il forno a 130 gradi.
Versare 500 ml di acqua in una teglia da forno e appoggiarvi sopra una gratella sulla quale andrà l'anatra, con il petto in giù.
Cuocere per un'ora quindi girarla e continuare la cottura per altre tre.
Irrorare la carne con i sughi di cottura che si raccolgono sotto la gratella e non preoccuparsi se la pelle a questo punto non è particolarmente croccante, dato che la parte finale della cottura avviene poi a calore più elevato.
L'anatra è cotta quando la temperatura interna raggiunge 72-75 gradi, quindi il tempo di cottura dipende dalla dimensione dell'animale: generalmente un'ora e mezzo per ogni chilo di peso quando si cuoce a bassa temperatura.
Tagliando un pezzo di carne i succhi devono essere trasparenti, non rosati.
Far riposare l'anatra per 30 minuti, quindi dividere le cosce dal petto e ricavare due/tre pezzi da ogni parte. Non rimuovere la pelle.
Per scaldarla prima di servire, scaldare il forno a 120 gradi ed infornare i pezzi finchè la pelle sarà croccante. Può essere utile una botta di grill in caso.
NOTE
- questa è veramente l'anatra for beginners. Non richiede operazioni particolarmente complicate ed il condimento è realizzato con ingredienti di uso comune. L'autrice suggerisce di acquistarne una bella polposa per evitare che la carne si secchi ma soprattutto di cuocerla a bassa temperatura.
La mia anatra pesava leggermente meno di quanto indicato in ricetta, e quindi ho ridotto di poco i tempi di cottura.
- la comodità ulteriore sta nel fatto che il piatto si può preparare addirittura con un giorno di anticipo e scaldare quando deve essere servita. Leggermente confusa l'indicazione che per avere una pelle più croccante la carne andrà scaldata a temperatura più alta rispetto a quella di cottura: in realtà la carne va cotta a 130 gradi e scaldata a 120! Immagino che ci si riferisca alla nota successiva che suggerisce l'uso del grill in caso di necessità (e come tale, quindi, completamente facoltativo: a me non è servito, per esempio)
- l'autrice suggerisce l'uso di un gravy, una salsa di accompagnamento classica fatta usando le rigaglie dell'anatra. Ma è già buonissima così, irrorata con i succhi di cottura che si raccolgono nella teglia posta sotto la grata.
- ho servito le mele e prugne secche insieme alla carne: ci stavano benissimo! Quindi se cercate un secondo d'effetto per la Vigilia o il giorno di Natale, fateci un pensierino.
Vengo attirata da ricette potenzialmente buonissime che mai e poi mai sarò in grado di fotografare decentemente.
E se prima è stato un pollo, bello sulle pagine del libro e terribilmente sgraziato dopo il mio tocco, oggi è la volta dell'anatra.
La coscia fotografata sul volume riesce ad essere artistica, la mia pare di più un moncone ma me ne faccio una ragione.
Scelta perchè in casa arabafelice piace moltissimo ma non viene cucinata spesso dato che non si trova facilmente.
Quindi non mi sono fatta sfuggire l'occasione del reparto surgelati (fresca non se ne parla, sempre nel deserto siamo...)
Mi incuriosivano il ripieno di frutta e la cottura lenta a bassa temperatura.
Allo stesso tempo mi impensieriva che non ci fossero spezie o salse particolari e che il condimento si riducesse in pratica a sale e pepe.
Com'e finita?
Che è finita l'anatra.
Osannata come una delle migliori mai fatte.
Morbida, succosa.
E la frutta del ripieno diventa, a parte l'arancia ovviamente, un complemento al piatto di tutto rispetto ed anche di una certa figura.
Ammetto che è stata un po' una sorpresa.
DANISH CHRISTMAS ROAST DUCK
per 4 persone
un'anatra da circa 3 kg
3 mele, meglio se unpo' aspre come le Granny Smith
due manciate di prugne secche snocciolate, circa 200g
mezza arancia
sale e pepe macinato al momento
Assicurarsi che l'anatra sia ben pulita sia dentro che fuori. Mettere da parte le rigaglie e tagliare la punta delle ali (non contengono carne, ma tenerle in caso si voglia preparare il gravy, la salsa di accompagnamento).
Asciugare bene l'anatra con carta da cucina.
Sbucciare le mele e tagliarle a pezzetti, quindi usarle per riempirne la cavità insieme alla mezza arancia ed alle prugne secche. L'arancia e e le mele non rilasceranno aromi alla carne ma contribuiranno ad una carne più morbida e non stopposa. Chiudere quindi la cavità con del filo da macellaio o con un grosso ago da selvaggina.
Massaggiare quindi tutti i lati molto generosamente con sale e pepe, avendo cura di mescolarli prima di usarli.
Preriscaldare il forno a 130 gradi.
Versare 500 ml di acqua in una teglia da forno e appoggiarvi sopra una gratella sulla quale andrà l'anatra, con il petto in giù.
Cuocere per un'ora quindi girarla e continuare la cottura per altre tre.
Irrorare la carne con i sughi di cottura che si raccolgono sotto la gratella e non preoccuparsi se la pelle a questo punto non è particolarmente croccante, dato che la parte finale della cottura avviene poi a calore più elevato.
L'anatra è cotta quando la temperatura interna raggiunge 72-75 gradi, quindi il tempo di cottura dipende dalla dimensione dell'animale: generalmente un'ora e mezzo per ogni chilo di peso quando si cuoce a bassa temperatura.
Tagliando un pezzo di carne i succhi devono essere trasparenti, non rosati.
Far riposare l'anatra per 30 minuti, quindi dividere le cosce dal petto e ricavare due/tre pezzi da ogni parte. Non rimuovere la pelle.
Per scaldarla prima di servire, scaldare il forno a 120 gradi ed infornare i pezzi finchè la pelle sarà croccante. Può essere utile una botta di grill in caso.
NOTE
- questa è veramente l'anatra for beginners. Non richiede operazioni particolarmente complicate ed il condimento è realizzato con ingredienti di uso comune. L'autrice suggerisce di acquistarne una bella polposa per evitare che la carne si secchi ma soprattutto di cuocerla a bassa temperatura.
La mia anatra pesava leggermente meno di quanto indicato in ricetta, e quindi ho ridotto di poco i tempi di cottura.
- la comodità ulteriore sta nel fatto che il piatto si può preparare addirittura con un giorno di anticipo e scaldare quando deve essere servita. Leggermente confusa l'indicazione che per avere una pelle più croccante la carne andrà scaldata a temperatura più alta rispetto a quella di cottura: in realtà la carne va cotta a 130 gradi e scaldata a 120! Immagino che ci si riferisca alla nota successiva che suggerisce l'uso del grill in caso di necessità (e come tale, quindi, completamente facoltativo: a me non è servito, per esempio)
- l'autrice suggerisce l'uso di un gravy, una salsa di accompagnamento classica fatta usando le rigaglie dell'anatra. Ma è già buonissima così, irrorata con i succhi di cottura che si raccolgono nella teglia posta sotto la grata.
- ho servito le mele e prugne secche insieme alla carne: ci stavano benissimo! Quindi se cercate un secondo d'effetto per la Vigilia o il giorno di Natale, fateci un pensierino.
mercoledì 14 novembre 2018
Bon-bon alle mandorle, cocco e cioccolato bianco (senza glutine e senza cottura)
Se ieri avete visto una preparazione sontuosa, ricca, e come dicono gli inglesi a bit time consuming.
Oggi dimenticate tutto.
Poteva l'elemento più cialtrone della banda Starbooks non essere attirata dalla ricetta ovvio, che fosse golosissima.
Ma, altrettanto ovvio, che fosse velocissima.
Che sporcasse poco.
Che si presentasse in modo adeguato a a far fare la porca figura di vanpeltiana memoria.
Ebbene, la risposta l'avete già indovinata.
Ieri siete stati in cucina una giornata, oggi vi ci tengo al massimo in due blocchi da dieci minuti.
Poco sforzo, massimo risultato: fanno un figurone nelle scatole dei pensierini natalizi, sui vassoi a complemento di un caffè.
E nessuno, dico nessuno, è riuscito a mangiarne uno solo...
Tranquilli, non vi faccio una testa così raccontandovi per filo e per segno delle origini arabe del marzapane.
Però sono gli arabi ad aver importato dolci di mandorla lavorata con sciroppo di zucchero in Sicilia, dove poi con le dovute elaborazioni sono diventati patrimonio preziosissimo della cultura gastronomica locale.
Addirittura il nome "marzapane" è diretto discendente di una parola araba che in realtà non indicava i dolci in sè ma un contenitore che li conteneva....
Insomma, pare che abbia tutte le scuse per non farmela sfuggire ;)
SNOWBALLS
da Scandikitchen Christmas di Bronte Aurell
per 20 pezzi
200g di marzapane (una percentuale di mandorle del 63% sarebbe ottimale, accettabile almeno del 50%)
120g di cioccolato bianco di buona qualità
100g di cocco rapè
colorante alimentare spray glitter argento, facoltativo
un po' di buccia d'arancia grattugiata oppure 2 cucchiai di liquore all'Amaretto, facoltativi
Dividere il marzapane in 20 pezzi, lavorare ogni pezzo ad ottenere una pallina quindi metterle tutte in frigo in modo che siano ben fredde quando verranno ricoperte con il cioccolato.
Temperare il cioccolato bianco (che può essere insidioso, ma la via più semplice è sciogliere metà del cioccolato a bagnomaria, quindi togliere dal fuoco, unire l'altra metà e mescolare in modo che il tutto si raffreddi velocemente)
Infilzare quindi una pallina di marzapane con uno stecchino ed immergerla nel cioccolato fuso in modo che sia uniformemente ricoperta. Passarla quindi nel cocco rapè e lasciar asciugare su una teglia coperta con carta forno. Procedere fino ad esaurimento delle palline.
A questo punto decorare con lo spray, se lo si desidera.
NOTE
- non sono buoni, sono divini. Il marzapane che ho usato io è il Niederegger, probabilmente uno dei migliori in circolazione, che conservavo e veneravo da alcuni mesi al pari di una reliquia.
Come accennato, usare quegli agglomerati di zucchero dei supermercati non vi farà ottenere lo stesso risultato. Se voleste farlo in casa, trovate una ricetta della stessa autrice qui .
- essenziale aromatizzare l'impasto per creare un piacevole contrasto tra il dolce dell'interno e della copertura: la buccia d'arancia ci sta magnificamente e conferisce quel profumo "natalizio" che i dolcetti altrimenti non avrebbero senza.
- il cocco è il tocco da maestro, e soprattutto aiuta a creare dei dolcetti belli da vedere.
Palle di neve, sia chiamano, per un motivo...piuttosto trovo un po' ridondante la richiesta di temperare il cioccolato bianco, notoriamente difficile da maneggiare, visto che poi tanto questo viene ricoperto dal cocco. Ma al solito, è la cialtrona che parla :) e comunque il metodo indicato nel post è il più semplice in assoluto.
Sapete già tutti che un cioccolato bianco di scarsa qualità non si scioglie bene e diventa un agglomerato di grumi inutilizzabile, quindi investite in uno degno del suo nome.
lunedì 29 ottobre 2018
Uova...da paura!
Ve l'ho raccontato tante volte, e lo ripeto per l'ennesima.
Celebrare Halloween, come tutte le feste che non abbiano radice e tradizione dell'Islam, sarebbe vietato in Arabia Saudita.
Ed in effetti così è stato sempre nel piccolo villaggio dove ho vissuto per tanti anni.
Dove si faceva una specie di trick or treat nascosti tra le altissime e presidiate mura del nostro compound.
E le caramelle, in quei giorni, non si sa bene per quale motivo triplicavano di prezzo nel piccolo super a nostra disposizione.
Ma ora sono nella grande città, con i supermarket delle meraviglie.
Sempre Arabia, sia chiaro.
Ma una città e non un paesino.
Con i grattacieli, oltre ai supermarket di cui sopra, tanta gente da ogni parte del mondo ed un'aria scanzonata.
Magari perchè a pochi km in linea d'aria abbiamo a disposizione lo stato del Bahrein a confronto?
Insomma, giovedì lo shock: decorazioni di Halloween nei negozi, ed io che me le facevo di nascosto con le colleghe a scuola.
Zucche ovunque.
Ed udite, udite: intagliate.
Decorate.
Con tanto di candela dentro (vabbè, era spenta, sempre lo scaffale di un supermercato è)
Costumi, maschere, torte a tema.
Wow, penso.
Ormai le donne guidano.
Ci sono i camerini di prova nei negozi.
Aprono i cinema.
Le abaye d'ordinanza non sono più solo nere.
Lo so che non mi capirete mai.
Ma un po' mi dispiace, che non sia più la mia cara, vecchia Arabia delle mie avventure di una volta :)
La non-ricetta di oggi viene da un vecchissimo numero di Everyday Kids recuperato nella favolosa biblioteca della mia precedente scuola, quella sperduta nel nulla. E' stata riproposta da poco sul sito di Martha Stewart ma l'originale è questa, ed avrà almeno 20 anni.
Niente di complicato ma una decorazione carina, ops, paurosa, per il buffet di una festa di Halloween.
E se volete qualche altra idea, c'è la sezione dedicata!
SCARY EGGS
da Everyday Kids, di Martha Stewart
6 uova a temperatura ambiente
350g mirtilli surgelati (o colorante nero)
acqua, circa un litro
Mettere le uova in un pentolino in cui possano stare in un solo strato.
Versare acqua fredda che le sovrasti di circa 5 cm ed i mirtilli, quindi accendere il fuoco ed aspettare il bollore.
Appena l'acqua prende il bollore spegnere il fuoco, coprire con un coperchio ed aspettare 10 minuti.
Quindi tirare fuori un uovo alla volta e martellarlo leggermente con un mestolo per formare delle crepe nel guscio.
Metterle quindi in una ciotola media e versarsi l'acqua di cottura (senza i mirtilli) facendo attenzione che siano completamente coperte. Lasciar raffreddare a temperatura ambiente e poi in frigo.
Pelare le uova per metà e servire.
NOTE
- se le uova servono solo per decorare potete prepararle diversi giorni prima e tenere in frigo. Sono comunque perfettamente commestibili!
- il colore della foto è stato ottenuto con i mirtilli surgelati.
- non mettete troppa acqua: volete concentrare il potere colorante dei mirtilli, non diluirlo.
martedì 23 ottobre 2018
Polpette con glassa all'arancia ed aceto di mele
Prima che saltiate sulla sedia.
Prima che chiudiate questa pagina.
Prima di ogni espressione di disgusto.
Della mia precedente ricetta provata per il libro del mese avevo detto che stava tutto nel titolo.
Qui, al contrario, è proprio il titolo che dovete superare.
Perchè se dico solo "polpette con la marmellata di arancia" probabilmente evoco in qualunque lettore quella serie di luoghi comuni poco edificanti sulla cucina americana, spesso vista come accozzaglia di sapori ben lontani da ciò a cui siamo abituati.
Un'americanata non è un considerata un complimento.
Ma la cucina americana, come tutte lasciatemelo dire, molto dipende da chi la prepara.
E soprattutto c'è una cucina americana autentica, vera, che va conosciuta ed apprezzata al di là dei luoghi comuni di cui sopra e che non è quella dei fast food a buon mercato dove si precipitano la maggior parte dei turisti improvvisati che poi vengono a riferire oddio ma non sai che ci mettono sulla pizza e banalità del genere.
Mi sono strozzata roba immangiabile, nel mio Paese d'origine, preparata da miei connazionali.
E non siamo convinti di essere il Paese in cui si mangia meglio al mondo?
Insomma, non fermatevi alla marmellata.
Che è un'idea, un profumo, un'astuzia.
Mescolata all'aceto di mele ed alla salsa di soia diventa una glassa delicata, dalla quale le polpette sono velate e non sopraffatte, esaltate e non coperte.
Assolutamente indispensabile non saltare alcun ingrediente, all spice compreso, perchè non si otterebbe la stessa complessità di aromi.
L'autrice dice che queste polpette non sono solo semplicissime da preparare, ma universalmente acclamate nel momento in cui le servite: da adulti, bambini e ...foodie, raffinati esperti di cibo o sedicenti tali, e con il potere di riportarvi indietro nel tempo a certi buffet degli anni '50.
Provare per credere, come diceva una pubblicità.
E lasciate perdere che vi venga detto da chi ha mangiato patate dolci gratinate col marshmallow per ogni Thanksgiving, negli ultimi anni ;)
MARMALADE MEATBALLS WITH CIDER VINEGAR GLAZE
da Dinner:Changing the Game di Melissa Clark
per 3/4 porzioni
circa mezzo kg di manzo macinato, non troppo magro
25 g di panko
4 filetti di acciuga sott'olio, tritati
2 cipollotti, sia la parte verde che la bianca, tritati
un uovo, leggermente battuto
un cucchiaino di sale
uno spicchio d'aglio, grattugiato su una grattugia Microplane o tritato
un cucchiaino di zenzero fresco tritato
la punta di un cucchiaino di pepe nero macinato al momento
un pizzico di all spice (pimento, pepe garofanato)
110 g di marmellata d'arancia (se ha pezzi molto grossi meglio tritarli),
un cucchiaio di aceto di mele
un cucchiaio di salsa di soia
1/4 di cucchiaino di peperoncino secco
erba cipollina, per guarnire (facoltativa)
-Sistemare una delle grate del forno almeno almeno dieci centimetri dalla fonte di calore ed accendere il grill.
- In una ciotola capiente mescolare la carne, il panko, le acciughe, i cipollotti, l'uovo, il sale, l'aglio, lo zenzero, il pepe e l'all spice amalgamando bene.
- Formare con il composto delle polpette da circa tre centimetri l'una. A questo punto possono essere messe in frigo, coperte, anche per una notte, invece che essere subito cotte.
- Sistemare le polpette su una teglia a circa almeno due centimetri l'una dall'altra e cuocere sotto il grill finchè saranno dorate e cotte anche all'interno, 5 o 7 minuti.
- Nel frattempo mettere in un pentolino la marmellata, la salsa di soia, l'aceto, il peperoncino e portare il tutto a leggera ebollizione.
- Appena le polpette saranno cotte spennellarle con la glassa preparate e rimetterle sotto il grill finchè la glassa farà le bolle sembrando quasi caramellata, ci vorranno due minuti al massimo.
Servire subito, volendo spolverizzandole con erba cipollina.
NOTE
- premettendo che di solito trovo le polpette classiche una preparazione molto banale (mi perdoneranno i tanti estimatori), queste non lo sono di certo: tra la glassa ma soprattutto gli aromi aggiunti alla carne diventa un piatto da poter tranquillamente offrire.
Impagabile l'aggiunta delle acciuge, che non vi venga in mente di ometterle anche se non vi piacciono: non si sentono e regalano una sapidità particolare.
- la carne: in questo gli americani ci capiscono parecchio più di noi. Quindi non comprate il macinato super magro, ma fidatevi di Melissa Clark che suggerisce una ratio di 80/20 come percentuale di grasso. Ne guadagnerà il sapore.
- la cottura: mai cotto polpette al forno, prima, ma così ho fatto. Sono venute benissimo e trovo sia comunque la cottura indispensabile vista la presenza della glassa.
- da quando ho tirato fuori la ciotola per prepararle al momento in cui sono entrate in forno sono passati si e no 10 minuti. Possono anche essere preparate in anticipo, cotte e lasciate senza glassa per poi procedere all'ultima operazione quando dovrete servirle.
-di che sanno? non certo di polpette con la marmellata :) carne saporita e una glassa agrodolce delicata anche perchè ne va un velo. Raffinate.
- l'augusto consorte, del quale terribilmente temevo il giudizio stavolta, ne ha mangiate due. Poi altre tre. Poi un'ultima perchè non capiva di che sapessero. Per poi ammettere, vinto, che fossero buonissime nonostante non fossero le classiche, al sugo, da lui tanto amate ;)
giovedì 18 ottobre 2018
Pollo con l'uva ed aceto di sherry
In un mondo che è tutto immagine, quella qui sopra è di certo un epic fail.
Volevo emulare la bella foto del libro e ahimè, il risultato è la bestia sgraziata che vedete.
Però non ci vuole un volo pindarico per immaginare cosa possa essere questo pollo, con pochi passaggi che ne decretano in modo inderogabile il passaggio da "cena di casa quando non si sa che mangiare" a piatto che non sfigura davanti agli ospiti.
Di pollo in casa mia se ne mangia, e tanto.
Stragi, ne abbiamo fatto.
E pollo se ne mangia parecchio in generale.
Più difficile invece creare un piatto che con il pollo non avessi già realizzato, e qui arriva Melissa Clark.
Nell'introduzione del libro afferma come ogni ricetta presente sia, si, qualcosa di se vogliamo basico, conosciuto.
Ma con il twist, il tocco, l'accorgimento, che trasforma (ed infatti il sottotitolo è non a caso "changing the game") ciascuna in una cena non solo semplice, ma di gusto e soddisfazione.
L'abbinamento frutta/carne non è una novità, ma personalmente non l'ho mai usato con il pollo.
L'autrice dice che il trucchetto di arrostire l'uva e l'aggiunta dell'aceto di sherry è ciò che usa quando vuole apparire elegante senza troppo sforzo.
Abbinata al pollo, lo fa diventare un piatto da re.
Anche bello, giuro.
Se guardate la foto del libro :D
CHICKEN AND GRAPES WITH SHERRY VINEGAR
da Dinner:Changing the Game di Melissa Clark
per 4-6 persone
un cucchiaio di sale, e altro al bisogno
un cucchiaino e mezzo di semi di finocchio, leggermente pestati in un mortaio
un cucchiaino di pepe nero macinato al momento, più altro al bisogno
buccia grattugiata di un limone
un cucchiaio più due cucchiaini di olio extravergine d'oliva
un pollo aperto a farfalla tamponato con carta da cucina (tra i due kg e i due kg e 300)
340 g circa di uva rossa senza semi, divisa in piccoli grappoli
un cucchiaino di zucchero
un cucchiaino e mezzo di aceto di sherry, o più a gusto
un cucchiaino e mezzo di burro non salato
In una ciotolina mischiare cucchiaio di sale, i semi di finocchio, un cucchiaino di pepe, la buccia di limone ed un cucchiaio di olio.
Strofinare il tutto generosamente sul pollo, metterlo in una teglia da forno e quindi lasciarlo riposare col lato della pelle verso l'alto per almeno un'ora.
Circa quindici minuti prima di cuocere il pollo scaldare il forno a a 250 gradi, quindi trasferirci il pollo e cuocerlo per 20 minuti.
In una ciotola mescolare luva con l'olio rimasto, lo zucchero ed altri sale e pepe a piacere. Sistemare l'uva attorno al pollo e rimettere in forno finchè questo sarà ben cotto e l'uva leggermente caramellata, ci vorranno 20-25 minuti.
Trasferire il pollo su un tagliere e farlo riposare, e mettere da parte l'uva in una ciotola.
Mettere la teglia di cottura su due fornelli accesi, versarci l'aceto e e grattare le parti bruciacchiate dal fondo della stessa.
Versare tutto ciò che si riesce a ricavare in un pentolino e scaldarlo su fuoco medio, quindi unirvi il burro.
Tagliare il pollo e servirlo cosparso con l'uva e la salsa preparata.
NOTE
- il pollo qui è aperto a farfalla. Da me li vendono già aperti, ma in effetti non è difficile da fare in casa se non avete come me la sindrome dell'autopsia quando tagliuzzate qualunque cosa che fosse viva in precedenza. Comunque sia questo aiuta moltissimo la cottura, rendendola uniforme e sicuramente più veloce.
- la ricetta è di una facilità disarmante. In pratica si michia tutto e si cuoce in forno. Stop. Unico passaggio extra la salsa, che comunque sia è facoltativa. E' buonissima, ma confermo che il pollo viene morbido e saporitissimo già di suo.
- di solito cuocio il pollo a temperatura leggermente più bassa. Ma devo dire che invece ha funzionato benissimo ed i tempi si sono rivelati veritieri. C'è pochissimo olio e quelli che vedete in teglia sono i succhi di cottura.
- in realtà il tocco magico oltre all'uva lo danno i semi di finocchio. Viene fuori un aroma che oso definire molto...toscano, se mi si permette il termine.
- per farla breve, è buonissimo. Sorprendentemente gradito anche dal mio toscano augusto consorte che in genere è più robusto nelle preferenze. A questo proposito, secondo Melissa Clark il pollo basta per 4/6 persone. In effetti è così, a meno che non siate come mio marito che ne considera uno come monoporzione. Fate voi ;)
mercoledì 10 ottobre 2018
Guacamole...con l'ingrediente segreto!
Sta tutto nel titolo.
Eh si, perchè questo non è un guacamole classico secondo i sacri testi.
E' una variazione sul tema.
Nemmeno tanto stramba o coraggiosa, onestamente.
Eppure, dice l'autrice che a sua volta ha preso la ricetta da Ian Coogan, chef di un noto ristorante di New York, quando la pubblicò per la prima volta sul New York Times si scatenò un putiferio.
Tutti i puristi del guacamole, che evidentemente sono tanti, le si rivoltarono contro.
Il mondo di Twitter fu invaso da migliaia di tweet di condanna, e ben pochi di approvazione.
Sia chiaro, non che lo avessero assaggiato: ma era l'idea dei piselli aggiunti all'avocado che evidentemente ha scioccato il sentire comune sull'argomento.
E se ci aggiungiamo che persino l'allora presidente Obama ed il suo avversario politico Jeb Bush (Melissa Clark, una signora, non lo dice, ma ve lo dico io: Jeb Bush ai tempi raccoglieva fondi per la sua campagna elettorale e prese la palla al balzo, dopo il famoso tweet, per vendere guacamole, a suo dire fatto con la ricetta perfetta, sul suo sito...), per una volta d'accordo su un argomento, ci misero del loro si capisce quale sia stata la portata della cosa.
Sono nati, udite udite, gruppi di assaggio.
Chi promuove, chi boccia.
Che poi volendo essere puntigliosi, l'hummus, per fare un esempio, nasce come fatto con i ceci.
Perchè hummus, in arabo, vuol dire proprio cece.
Poi ovunque è un fiorire di creme simili a base della qualunque, e non ho visto alzarsi stendardi e spade in difesa dell'originale.
Insomma, sono del parere che nel mondo ci sia posto per più di un guacamole.
O no? ;)
THE CONTROVERSIAL PEA GUACAMOLE
da Dinner:Changing the Game di Melissa Clark
per circa due tazze abbondanti
100g circa di piselli sgusciati, freschi o surgelati
2 peperoncini tipo Jalapeno, piccoli
2 cucchiai di coriandolo fresco tritato
3/4 di cucchiaino di sale kosher ( o più)
3 piccoli avocado maturi, sbucciati, privati del nocciolo e schiacciati
2 cipollotti, solo la parte bianca, affettatti più sottile possibile
buccia grattugiata e succo di un lime (o più, se serve)
un cucchiaio di semi di girasole non salati, tostati
sale in fiocchi per servire
spicchi di lime, per servire
- Se si usano piselli freschi, riempire una ciotola con acqua e ghiaccio. In una casseruola portare a bollore dell'acqua salata quindi appena bolle immergervi i piselli per un minuto per mantenerli "al dente". Scolarli e trasferirli immediatamente nella ciotola di acqua ghiacciata.
Se si usano piselli surgelati saltare questo passaggio.
- Accendere il grill del forno alla massima potenza. Mettere uno dei peperonicini in una piccola teglia adatta alla cottura col grill ed arrostirlo, girandolo ogni tanto, finchè sarà bene abbrustolito, circa 2 o 3 minuti. Trasferirlo in una ciotola, coprirla con della pellicola trasparente da cucina e lasciar riposare un quarto d'ora.
Quando sarà possibile maneggiarlo rimuovere la pelle bruciacchiata usando uno strofinaccio, quindi tagliarlo a metà, eliminare i semi e le membrane interne.
Tagliare a metà e rimuovere i semi e le membrane anche all'altro peperoncino, quindi tritarlo.
- Mettere i piselli nel robot da cucina, tenendone da parte due cucchiaiate per la guarnizione finale, ed aggiungere il peperoncino crudo, quello arrostito, il coriandolo e un quarto di cucchiaino di sale.
Frullare finchè il tutto sarà amalgamato ma con ancora qualche pezzetto visibile.
- In una ciotola media amalgamare la polpa di avocado schiacchiata, i cipollotti tritati, il succo e la buccia di lime, mezzo cucchiaino di sale e il mix di piselli.
Assaggiare ed aggiungere più sale e succo di lime, se serve.
Guarnire il guacamole con i piselli lasciati da parte, i semi di girasole tostati, del sale in fiocchi e qualche spicchio di lime.
NOTE
- ricetta semplice e rapida, non presenta alcuna difficoltà pratica. La presenza dei piselli addolcisce il tutto ed a gusto personale, come indicato, ho aggiunto più sale e succo di lime di quanto scritto.
Il coriandolo in casa mia è entrato una sola volta, e volato fuori alla velocità della luce. Da allora viene sempre ed immancabilmente sostituito con il prezzemolo, e qui non si è fatta eccezione.
- l'aggiunta dei piselli fa si anche che la preparazione rimanga di un verde brillante ben più a lungo che con l'avocado e basta.
- se sia buono o meno? E' buonissimo, tenendo a mente che non è il guacamole classico: il mio augusto consorte ha detto che è cento volte meglio, altri dissentivano, altri ancora erano d'accordo.
La controversia è arrivata anche in Medio Oriente, ma devo dire che la maggior parte di chi l'ha assaggiato l'ha trovata una gradevolissima variante dell'originale.
lunedì 1 ottobre 2018
Confettura agrodolce di peperoni
Avete presente un invito dell'ultimo minuto.
Declino, anzi no, magari passo un attimo a salutare.
Che ormai visto il tempo che ho finirà che non andrò più da nessuna parte.
Ah si, tocca portare qualcosa.
Apro il frigo: non è che in casa mia manchino mai gli ingredienti per tirar fuori un piatto.
E' il tempo piuttosto a farsi desiderare.
Una torta ce ne vuole troppo, i biscotti idem.
Forse una di quelle cialtronate senza cottura che ho qui su queste pagine.
Potrei in effetti comprare qualcosa, il meraviglioso super sotto casa ha una sezione pasticceria e sfizi salati niente male.
Ma mi capite, lo so, se dico che è contro la mia religione :)
Quindi ok, mi sa che me la cavo facendo pure finta di aver fatto una roba alla moda.
Che qui i "cheese and fruit platters" vanno alla grande sui buffet chic.
Tanto chic alla fine non sarà, pazienza.
Un po' di formaggi, dell'uva, delle albicocche secche.
Le noci pecan che piacciono a tutti.
I mitici Triscuit, i crackers olio e rosmarino della stessa azienda che produce gli Oreo, e quindi buonissimi.
Ed in mezzo il mio asso nella manica, o nel barattolo.
La confettura di peperoni preparata pochi giorni prima.
Complici i peperoni stessi in super offerta speciale per poi scoprire, ovviamente, che tanto freschi non erano e l'offerta era in realtà una mezza "sòla", come si direbbe a Roma.
Quindi per la regola che nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma i peperoni diventano confettura.
Un po' agrodolce, appena appena di piccante.
Sono stata quindici minuti, all'evento dove l'ho portata.
Sono bastati per un numero infinito di richiesta della ricetta.
Ma la migliore, la padrona di casa.
Che assaggiandola, mi fa.
Ora sai che regalarmi per Natale ;)
Divina a dir poco, fatta sempre e mi chiedo perchè mai postata prima. Ottima con i formaggi, con gli antipasti, per gli aperitivi. Ottima da regalare e con il pregio di essere gluten free e vegan.
Fatene scorta, e buon uso ;)
CONFETTURA AGRODOLCE DI PEPERONI
un kg di peperoni rossi
400 g di zucchero
200 ml di aceto bianco
2 cucchiaini di sale, o comunque a gusto personale
peperoncino secco, facoltativo
Lavare i peperoni quindi liberarli dal picciolo, aprirli in due ed eliminare tutti i semi ed i filamenti bianchi. Tagliarli quindi a strisce e quindi a dadini.
Metterli in una ciotola capiente con metà dello zucchero, mescolare, coprire con della pellicola e lasciare una notte in frigo.
Il giorno dopo versare nella pentola di cottura i peperoni e tutto il liquido che si sarà formato, aggiungere il resto dello zucchero, l'aceto ed il sale.
Far sobollire piano un'ora circa ed a questo punto dare una frullata con un frullatore ad immersione: il tutto non dovrà ridursi a crema ma solo amalgamarsi un po'.
Rimettere sul fuoco per un'altra mezz'ora ed a questo punto cominciare a controllare la consistenza con la prova piattino: versare un po' del composto in un piattino e mettere in frigo, quindi controllare dopo che si sarà raffreddato.
Continuare la cottura fino a raggiungimento della consistenza desiderata quindi aggiungere un poì dipeperoncino secco, se piace, nella quantità preferita.
Invasare la marmellata calda in barattoli sterilizzati, chiuderli e capovolgerli a formare il sottovuoto.
Lasciarli capovolti fino a completo raffreddamento.
NOTE
- anche il sale può essere un po' aumentato: assaggiate e verificate ma a fine cottura, non aggiungetene troppo all'inizio.
- si conserva per mesi nei barattoli sterilizzati e col sottovuoto. Fate attenzione che i tappi siano a prova di aceto (ormai tutti i tappi lo sono in realtà)
- per sterilizzare i barattoli vuoti : metterli in lavastoviglie con un lavaggio ad almeno 60 gradi e farli asciugare all'interno.
In alternativa passarli in forno a 100 gradi per una decina di minuti, spegnerlo e farli raffreddare completamente all'interno.
lunedì 24 settembre 2018
Crema pasticcera di Iginio Massari
Una vita, c'è voluta.
Non che mi lamenti, sia chiaro: che provare decine e decine di ricette di crema pasticcera è in effetti abbastanza piacevole.
La primissima fu tratta dalle ricette che trovavo su Topolino e collezionavo.
Forse quel giorno Nonna Papera, che figurava come autrice, non era in vena, o la sottoscritta poco attenta: uscì un mattone che nessuno volle mangiare.
Poi sono arrivate quelle dalle riviste, poi dai libri, poi da internet.
Tutte buone, ma niente che mi abbia mai fatto gridare al miracolo.
E quando dico che la crema qui si fa spesso, intendo quasi ogni settimana.
Che l'augusto consorte non importa se per la colazione del weekend abbia un croissant fatto in casa o un donut di quella famosa catena USA che ci sta a fianco: una ciotolina di crema sta bene con tutto, dice.
Poi sono arrivate le crema con solo amido, i metodi alla Montersino.
Scusatemi, non sarò purista o il mio palato sarà poco educato.
Ma non mi è mai piaciuta.
Siamo tornati alle creme con la farina.
E ci siamo accontentati.
Poi vedo la replica di un programma tv.
Il maestro Massari, con quella voce che mi fa sempre dubitare che sia umano, illustrava la sua crema.
Uff, ancora amido.
Uff, un sacco di tuorli.
Però tentar non nuoce.
Mica avrà fondato l'Accademia dei Maestri Pasticceri italiani a caso.
Proviamo.
Allora: non avremo altra crema all'infuori di questa.
Non potete capire la consistenza, vellutata, setosa.
Tiene la forma ma va benissimo anche per le farciture.
Col cucchiano in mano, ed il contenuto in bocca l'augusto consorte la definisce un capolavoro.
Lo è.
Non è tutti i giorni, ma vi prego fatevi un regalo.
Assaggiatela.
E mi saprete dire ;)
CREMA PASTICCERA DI IGINIO MASSARI
(dalla trasmissione tv del maestro Massari su RealTime)
75 g di zucchero semolato
100 g di tuorli
25 g di amido di mais
250 ml di latte fresco intero
buccia grattugiata di mezzo limone
una bacca di vaniglia
Per prima cosa mettere in freezer un contenitore dove andrà la crema cotta.
Mettere il latte in un pentolino con i semini della vaniglia e la bacca stessa e portare a bollore.
Intanto mettere in una ciotola i tuorli, lo zucchero, l'amido e la buccia grattugiata quindi mescolare il tutto fino ad avere un composto liscio.
Appena il latte bolle versarlo in due volte sul composto di uova sempre mescolando, quindi rimettere tutto su fuoco allegro e mescolare fino a raggiungimento della giusta consistenza.
Non cuocerla troppo o Massari dice che la crema saprà troppo di uovo!
Versare immediatamente la crema nel contenitore preso dal freezer e mescolare per farla raffreddare (deve arrivare sotto i 50 gradi)
Cospargere quindi la superficie con zucchero semolato (attira l'acqua in superficie ed evita che la crema faccia la crosta)
Mettere poi in frigo ma mescolarla bene prima di utilizzarla.
NOTE
- non diminuite o aumentate a caso le dosi di questa crema: se togliete dei tuorli vanno dosati nuovamente zucchero e amido, come indica il maestro qui.
- attenzione alla temperatura di cottura e non saltate il passaggio del raffreddamento veloce mescolando dopo la cottura: fa differenza nel risultato finale ;)
lunedì 17 settembre 2018
Gelato al caffè turco
Un dessert a chiudere il menù e di nuovo Diana Henry sorprende.
Invece di proporre uno dei tanti, tantissimi ed elaborati, spesso, dolci turchi torna di nuovo al concetto dell'idea, più che della mera riproduzione.
E quindi è il caffè, bevanda tipica di cui non potete non sentire il profumo camminando per Istanbul, simbolo della grande tradizione di ospitalità del Paese, a farsi dessert per completare il pasto.
TURKISH COFFEE ICE CREAM
per circa mezzo litro di gelato
2 cucchiai di caffè espresso solubile
semi pestati o macinati provenienti da 10 bacche di cardamomo
300 ml di doppia panna da montare
175 di latte condensato zuccherato
Mescolare il caffè con due cucchiai di acqua bollente ed i semi macinati di cardamomo. Lasciare raffreddare.
A parte montare la panna ed il latte condensato insieme, finchè si otterrà un composto piuttosto sodo, quindi unire il caffè aromatizzato.
Versare il tutto in un contenitore, chiudere con un coperchio o con della pellicola e mettere in freezer.
Non c'è bisogno di sbatterlo ogni tot numero di ore.
Unica accortezza, diventando molto duro congelando necessita di essere tirato fuori circa 20 minuti prima di quando si intende servirlo.
NOTE
- niente di nuovo sotto il sole, con un esempio di un buon no-churn ice cream come quelli che spopolano da anni (Martha Stewart e Nigella Lawson, solo per citare chi li ha utilizzati più addietro).
Ma è il cardamomo a fare la differenza: se avete mai avuto modo di assaggiare il caffè in Medio Oriente il suo profumo non può non esservi familiare.
Ne vengono messe un paio di bacche nella tazza, il caffè bollente sopra e poi quel sorbirlo lento, tanto diverso dalla visione europea dell'espresso ingurgitato in piedi al volo, che fa sì che si arrivi a percepirne l'aroma in tutta la sua pienezza.
giovedì 13 settembre 2018
Melanzane arrosto con caprino
Riportatemi ad Istanbul, dice il titolo di questo menù.
Città che Diana Henry ama moltissimo, ha visitato molte volte ed ogni volta nella stessa stagione: l'estate.
Ed all'estate sono legati i ricordi che di questo luogo porta con sè: il blu, intensissimo, del cielo che poi si rivede nei soffitti, nelle decorazioni, nello scialle che ha acquistato come souvenir.
Il verde ed il viola, invece, per quello che riguarda il cibo.
Crocevia della cultura non solo gastronomica del Medio Oriente, dei Balcani, del Caucaso e di alcune zone del Nord Africa, appare ovvio come questa grande ricchezza non possa che tradursi in piatti epocali, solo all'apparenza semplici, conditi con spezie ed ingredienti spesso introvabili altrove che ne fanno quindi sapori da poter essere assaggiati solo in loco.
Sicuramente verde e viola in questo menù, che vedrete da oggi illustrato da me e da Mapi, e una solo apparente semplicità dove è il sapore quello autentico a trionfare a dispetto di tanti, a volte inutili, orpelli ed artifici.
I piatti sono pensati per essere serviti tutti insieme, a completarsi l'uno con l'altro.
Questa che apre il menù (che continua poi con Grilled Squid with Chilli, Dill and Tahini Dressing, Lamb Kofta, Sweet Pickled Cherries e Turkish Coffee Ice Cream) è a detta della stessa autrice forse la ricetta più semplice di tutto il libro.
ROAST SPLIT AUBERGINES WITH GOAT'S CHEESE
per 6 persone
6 melanzane medie
sale e pepe macinato al momento
olio extravergine d'oliva
300 g di caprino delicato o ricotta di capra
un po' di sumac
Preriscaldare il forno a 190 gradi e mettervi una teglia a scaldare. Adagiarvi le melanzane intere dopo averle lavate e cuocerle per 45 minuti/un'ora.
Dovranno essere completamente morbide.
Dividere le melanzane a metà per il lungo, condirle con poco olio, sale e pepe quindi versarvi un po' del caprino o della ricotta di capra.
Fare un ulteriore giro d'olio, spolverizzare con un po' di sumac e servire subito.
NOTE
- la ricetta non è buona: è sublime. Di una semplicità disarmante, ma l'abbinamento del caprino con la polpa dolce, morbida e succosa della melanzana, il sumac con il suo tocco agrumato ed il tocco dell'olio rendono la combinazione irresistibile. L'olio deve essere buono, buonissimo ed intenso, raccomanda l'autrice.
Se non lo si accompagna al resto del menù è in effetti un ottimo piatto unico.
- molto viola, in questo piatto. Scegliete melanzane lunghe e soprattutto un sumac degno del suo nome: la strana polvere viola che non sa di nulla che vedo spesso in Italia mi inquieta perchè non so assolutamente cosa sia. Quello vero dove vivo io non si fa fatica a trovarlo e credetemi, fa molta differenza.
- questo, così come i prossimi piatti di questo menù, non sono forzatamente turchi, se mi permettete il modo di dire, o meglio non cercano di ricreare sapori e ricette perfette come da originali.
Diana Henry ne riprende lo spirito, l'ispirazione, l'idea, creandone una versione che non è vera al cento per cento senza per questo diventare una bugia.
Per fare un esempio, il caprino usato non è certo tipico di Istanbul ma ispirato al Tulum, formaggio turco di latte di capra, molto morbido, che viene servito quasi sbriciolato e dal sapore pungente. Buonissimo, ma probabilmente quasi introvabile nella forma autentica al di fuori dai confini della nazione.
lunedì 3 settembre 2018
Cheesecake gelato, nel biscotto!
Tempo di prime volte, nel Paese che mi ospita.
Si vedono, udite udite, i camerini nei negozi di abbigliamento femminile.
Che prima, lo sapete, si comprava a fortuna.
O si faceva la fila nei bagni degli shopping mall.
E per fila intendo fila, visto che meglio ottimizzare ed ogni donna prima di me aveva minimo cinque abiti, quattro paia di pantaloni, due/tre maglie e un nugolo di figli e amiche a fare corolla a tutto quanto.
Le donne arabe possono finalmente viaggiare all'interno del Paese senza dover richiedere il permesso al loro tutore legale.
Che qui è per legge il primo uomo in linea di parentela.
Quindi mettiamo, se vostro padre ahimè è morto, non avete fratelli e siete vedove potrebbe voler dire che lo è vostro figlio.
E non importa se ha, che so, otto anni.
Ma la conquista più grande degli ultimi tempi è, come ho già raccontato, il diritto di guida.
Ancora non ho visto nessuna alla guida ma conosco tante donne, arabe e non, con la patente.
Sono poche sulla strada, ma è solo questione di tempo.
Una conquista tira l'altra, oso dire.
Ed infatti un'altra prima volta ha fatto il suo debutto nel Regno.
Il primo furto d'auto commesso da una donna!
Li sentiremo, ora, tutti coloro che remavano contro la concessione della patente.
Che sarebbe stata pericolosa.
Avrebbe portato guai.
Una non meglio precisata perdizione.
Ed invece è una benedizione, dico io.
Pensateci bene.
Rubare un'auto e guidare per portarla via.
Prima sarebbero stati due reati.
Ora, uno solo.
Quindi, non sono migliorate le cose? :D
Leggo che il tempo in Italia non è dei migliori ma l'estate non è finita e non bisogna arrendersi finchè non lo è definitivamente :) quindi posto ancora una merenda, dopopasto...quello che volete, ma bello freddo!
Se vi piacciono i cheesecake quanto alla sottoscritta questa versione gelato è assolutamente da impazzire. L'ho adorata in versione sandwich ma fa la sua bella figura anche servita in coppette e con i biscotti sbriciolati sopra.
A voi la scelta!
CHEESECAKE ICE CREAM
da Summer di Nigella Lawson
per 6-8 persone
175 ml di latte intero
200 g di zucchero semolato
125 g di formaggio tipo Philadelphia
mezzo cucchiaino di estratto di vaniglia
un uovo grande
il succo di mezzo limone ( per me intero!)
350 ml di doppia panna, o normale panna da montare
biscotti tipo Digestive (anche in versione gluten free, se serve) facoltativi
Metter il latte a scaldare in un pentolino e intanto con le fruste elettriche o una a mano sbattere insieme l'uovo, lo zucchero, la vaniglia ed il Philadelphia.
Sempre mescolando versare il latte ben caldo sul composto di uovo e porre il tutto su fuoco medio/basso e cuocere (meglio mescolare, Nigella dice che non serve, ma preferibile tenere il tutto sotto controllo!) finchè il tutto prenderà una consistenza vellutata.
Non serve molto, circa 10 minuti, ma non far bollire.
Appena quindi il composto è addensato togliere immediatamente dal fuoco e trasferire in un recipiente a far raffreddare.
Appena freddo aggiungere il succo di limone e la panna leggermente montata.
Se si possiede una gelatiera usarla, altrimenti come me mettere il composto in un contenitore coperto e quindi in freezer, sbattendo vigorosamente ogni 3 ore.
Al momento di servire due opzioni: o si mescola ad ogni porzione qualche biscotto digestive sbriciolato oppure, per veri golosi....con gli stessi biscotti ci si fa un bel panino :D
NOTE
- se il composto in cottura dovesse impazzire Nigella consiglia di immergere il pentolino in una ciotola con acqua freddissima e sbattere il tutto vigorosamente. Ma se si tiene il fuoco basso e si mescola non dovrebbe succedere!
- i biscotti Digestive esistono anche in versione gluten free. Non cambiate tipo di biscotto se volete rispettare i veri sapori di un cheesecake.
- il succo di limone ci sta benissimo e ne ho messo il doppio di quanto indicato. Voi assaggiate prima.
- buonissimo anche con una salsa fatta frullando dei frutti di bosco con poco limone e zucchero a velo a piacere.
mercoledì 29 agosto 2018
Biscotti al limone e mandorle (gluten free e senza lattosio)
Chi frequenta questo blog da almeno un po' lo sa.
Limone, limone, limone.
Decisamente questa la direzione dove va, ogni volta, il gusto della sottoscritta.
Al limone il gelato, le creme, le torte.
Non c'è cioccolato che tenga.
Ecco, forse se la gioca in parità con quello bianco.
Dove affondi questa passione va ricercato...nella notte dei tempi :)
A tempi in cui una bambina molto schizzinosa guardava con sufficienza merendine e biscotti confezionati.
In realtà, guardava con sufficienza il cibo in generale: tranquilli, si è rifatta in seguito :)
I dolci fatti in casa già godevano di status privilegiato: ma mamma non ne faceva tanti.
Alla ricerca del rimedio per uno sweeth tooth sul nascere, quindi.
Alla portata di chi, all'epoca, non solo non sapeva cucinare ma non ne aveva il permesso.
Un bicchiere.
Alla base: uno strato di zucchero.
E per strato intendo almeno tre centimetri.
Un mezzo limone in mano.
Con attenzione, a centellinare gocce sullo zucchero.
Che attenzione, non doveva galleggiarci.
Ma doveva esserne impregnato il giusto.
Diventare una specie di gigantesca caramella fondente che poi ciucciavo in bocca, a pezzi.
E prima che tacciate mia madre di sconsideratezza, tutto veniva fatto quando riposava o era assente.
Ah, e siccome sono generosa ne preparavo uno anche per mia sorella, che però non gradiva quanto me.
Sul fatto che lo zucchero sia veleno oggigiorno si dibatte animosamente.
Ma assicuro che noi non siamo morte e non abbiamo riportato danni permanenti :)
Ovvio che quindi qualsiasi variante di biscotti al limone sia una delle mie grandi passioni, ora che ho età e capacità di farmi un dolce che non sia solo un bicchiere di zucchero!
Di solito in caso di voglie improvvise mi faccio questi ma qui invece mi sono piaciuti subito solo leggendo gli ingredienti: semplicissimi ed adatti anche a chi per scelta o intolleranze non possa assumere glutine o lattosio.
Se poi aggiungiamo che l'impasto è pronto con meno di dieci minuti di lavoro, che sono un ottimo riciclo per albumi avanzati e che con altri quindici scarsi sono pronti...beh, provateli!
Immaginate una crosticina croccante ed un ripieno morbido, quasi a ricordare un amaretto.
Con la differenza che qui è il limone a far da padrone!
LEMON CRACKLE COOKIES
di Donna Hay
per 16 pezzi
240 g di farina di mandorle
200 g di zucchero semolato fine tipo Zefiro
la punta di un cucchiaino di bicarbonato
un cucchiaio di succo di limone
un cucchiaino colmo di buccia di limone finemente grattugiata
2 albumi
zucchero a velo per la copertura
In una ciotola mescolare farina di mandorle, zucchero, bicarbonato, buccia di limone ed il succo.
A parte montare gli albumi a neve quindi amalgamarli al composto di polveri finchè il tutto sarà ben omogeneo.
Dividere l'impasto, che sarà lavorabilissimo, in sedici pezzi che andranno rotolati tra le mani a formare delle palline. Passare ogni pallina nello zucchero a velo in modo che ne sia abbondantemente ricoperta.
Adagiare le palline ben distanziate (circa quattro centimetri l'uno dall'altro) su una teglia antiaderente o coperta con carta forno e cuocere in forno preriscaldato a 160 gradi per un tempo variabile dai 10 ai 15 minuti: i biscotti devono colorire appena, diventare croccanti fuori ma rimanere morbidi dentro.
Far raffreddare completamente su una gratella prima di servire.
NOTE
- potete usare buccia e succo di arancia, se preferite, o qualunque altro agrume vi piaccia.
- i biscotti crudi vanno distanziati in teglia perchè si allargano durante la cottura prendendo il classico aspetto "con le crepe".
-volendo, potete farli leggermente più piccoli ma in questo caso va adattato il tempo di cottura che sarà leggermente inferiore.
- non stracuoceteli! O si seccheranno. Appena sono leggermente coloriti vanno tirati fuori dal forno.
- i biscotti cotti e completamente raffreddati si conservano anche due settimane in una scatola di latta. Sono quindi perfetti anche per essere regalati.
lunedì 13 agosto 2018
Coppe magiche cocco-banana, senza cottura!
Non si prevedeva pubblicazione oggi.
Non c'è tempo, nemmeno tanti lettori visto il periodo.
Ma questo dolce è TROPPO per non mostrarvelo subito.
Troppo facile.
Troppo veloce.
Troppo buono.
Troppo magico!
Si, perchè il topping che vedete in foto non l'ho mica fatto io.
Si fa da solo.
Ringraziamo quindi quella santa di Nigella Lawson, e vi prego provatelo subito: secondo me fa la sua bella figura a fine cena o pranzo di Ferragosto!
CARIBBEAN CREAMS
da Nigella Express
per 4 porzioni
175 g di yogurt gusto cocco (ho usato il Fruyo)
175 ml di doppia panna da montare, o normale panna da montare
un cucchiaio di rum al cocco tipo Malibu (facoltativo)
una banana matura
due cucchiai di dark brown sugar (zucchero melassato, leggere la nota)
Mescolare lo yogurt, la panna e il rum (se si decide di usarlo) e montare con le fruste finchè il composto risulterà denso.
Tagliare la banana a fette sottili e suddividerla tra 4 coppette da 125 ml di capacità, formando uno strato omogeneo alla base di ciascuna.
Dividere quindi la crema preparata tra le coppette quindi spolverizzare ognuna con circa un cucchiaino e mezzo di brown sugar.
Coprire con pellicola e mettere in frigo per qualche ora (ma meglio una notte)
NOTE
- è ESSENZIALE che venga realizzato con molte ore di anticipo rispetto a quando deve essere consumato, o il brown sugar non avrà tempo di sciogliersi e creare il topping magico.
- il rum è facoltativo, ma ve lo dice un'astemia: mettetelo!
- il dark brown sugar è zucchero addizionato di melassa, non il normale zucchero di canna. In Italia è spesso venduto come zucchero melassato, cercatelo perchè ormai si trova abbastanza facilmente ed è tutta un'altra cosa.
- non siete fan delle banane? Sostituitele con ananas in pezzi, ci sta benissimo.
- il dolce è naturalmente gluten free: a proposito, nella sezione apposita trovate quasi 250 ricette nella stessa categoria ;)
giovedì 9 agosto 2018
Insalata di spinaci, avocado e semi di zucca
L'ho detto milioni di volte, e lo ripeto oggi.
Parlare una lingua straniera non è un miracolo.
Una fortuna, come qualcuno mi ha detto.
Un dono (di non ho capito chi).
Si studia, si fa pratica.
Poi si studia ancora.
Parlo ovviamente di chi all'estero ci vive, e la lingua straniera è requisito necessario ed imprescindibile per una normale vita sociale, o ancora più per un lavoro.
Sarò noiosa, lo so, ma le improvvisazioni mi lasciano sempre a bocca aperta.
La sicurezza di certi soggetti, ahimè molti miei connazionali, che si autoproclamano esperti della materia su non si sa bene che basi.
Li invidio, mica per altro.
Quella sicurezza e tranquillità totale che io al contrario non avrò mai.
Che troppi dubbi e domande mi faccio sempre.
Una conversazione come un'altra.
Quando si dice del più e del meno.
Magari più del meno che del più, ma questa è un'altra storia.
La giovane signora italiana parla come può.
Anzi, ogni tanto mi chiede aiuto per qualche parola che non le viene in inglese.
E avendo davanti due australiane la lingua quella è.
Si fa bella nel raccontare quanto non le piaccia vivere dove siamo.
Che fa caldo.
C'è la sabbia dappertutto.
Non ci sono tante cose che ha in Italia, invece.
Non specifica, nessuna di noi chiede.
Forse anche le altre, come me, sperano solo che questo incontro un po' forzato finisca in fretta.
E poi succede.
L'highlight.
Il momento che vale tutto il tempo perso.
Col cavolo, esclama guardandomi, che rimango a vivere qui per più di un anno.
With the cauliflower!
Non credo alle mie orecchie.
Le signore australiane la guardano interrogative.
Poi guardano me.
Lascio perdere.
Che ognuno capisca quello che vuole.
E soprattutto si esprima come meglio creda ;)
No comment, come sempre :) e passo alla non-ricetta: incredibile, eh, che anche Nigella Lawson ogni tanto prepari qualcosa di salutare!
Un'insalata meno banale del solito, e se non volete accompagnarla con nulla è anche un buonissimo piatto unico adatta a giorni torridi.
Provate, è molto più buona di quel che sembri!
SPINACH, AVOCADO AND PUMPKIN SEED SALAD
da Feast di Nigella Lawson
per 6 persone
500 g di spinaci baby
75 g di semi di zucca
2 avocado maturi
un cucchiaino di olio di semi di zucca
2 cucchiai di olio di arachidi
mezzo cucchiaino di sale
succo e buccia grattugiata di un lime
Mischiare insieme delicatamente gli spinaci, la polpa degli avocado tagliata a pezzi, i semi di zucca.
Mescolare il resto degli ingredienti e versarli sull'insalata.
NOTE
- l'autrice dice che si possono sostituire gli olii che utilizza con normale extravergine. Io ho fatto metà olio di semi di zucca e metà extravergine.
- servite l'insalata con del salmone affumicato, o magari del gravalax fatto da voi. Renderà comunque nobilissimo anche del tonno in scatola :)
lunedì 23 luglio 2018
Affogato con salsa al cioccolato e burro di arachidi
L'ho già scritto e mi ripeto, ma qui non siamo più nella vecchia, cara Arabia di una volta.
Improvvisamente, da un giorno all'altro, tutto è cominciato a cambiare.
Le donne guidano, anche se ancora non ne ho vista nessuna farlo, ma ho visto con i miei occhi le patenti rilasciate.
L'abaya, la lunga veste nera che copre e nasconde il corpo non è nemmeno più nera: marrone, blu, con strisce colorate.
Le più audaci anche bianca, il mio sogno, ma non ho il coraggio.
Si, perchè muttawa, ovvero poliziotti religiosi, nella nuova città non ne ho incontrato nemmeno uno.
Ma vuoi vedere che se mi metto un'abaya bianca escono tutti fuori?
A proposito di abiti, ad Aprile qui c'è stata la prima settimana della moda.
Vabbè, era due giorni e non una settimana.
E' stata rimandata in continuazione.
La sera stessa delle sfilate più importanti stava volando via la tenda che ospitava la passerella.
E soprattutto fatta da donne, con donne e per sole donne.
Donne rigorosamente i membri dello staff dei vari stilisti, i compratori, il pubblico.
Per dire, sfilava anche Roberto Cavalli ma a lui ingresso vietato.
Foto ne girano pochine, perchè era vietato farne.
Ma non si dice che sia segno di intelligenza proprio trovare il modo di aggirare gli ostacoli?
Ebbene, nuova sfilata.
La vogliamo far vedere ad un pubblico più vasto.
Anche agli uomini, scandalo.
Come si farà a far sfilare modelle senza abaya davanti a loro?
Semplice.
Giuro, fa un po' impressione: solo a me sembrano fantasmi?
Sicuramente per una volta nessuno si sarà lamentato di eccessive magrezze.
Di eccessivi compensi.
Di eccessive nudità.
Di modelle che fanno i capricci.
Sperando, ovvio, che tutti i droni si siano comportati bene :D
Dunque, se non esistesse Nigella Lawson le nostre tavole sarebbero molto, molto più tristi.
La ricetta di oggi ce l'ho in testa da anni, da quando la vidi realizzata nella serie tv di Nigella Express.
La ricetta di oggi ce l'ho in testa da anni, da quando la vidi realizzata nella serie tv di Nigella Express.
Ebbene, nel libro relativo la stessa è riportata diversamente per quello che riguarda gli ingrediendi usati: quella che vedete qui è la versione della serie tv, mentre quella del libro la riporto nelle note.
Manco a dire che ho provato entrambi ;) e secondo me questa non ha paragoni.
Preparatevi agli ospiti che gemono ad ogni assaggio e, come dice Nigella, lanciano petali di rosa al vostro passaggio :D
THE ULTIMATE CHOCOLATE PEANUT BUTTER FUDGE SUNDAE
da Nigella Express di Nigella Lawson
per 4/6 abbondanti porzioni
per 4/6 abbondanti porzioni
200 ml di latte condensato zuccherato
100 g di gocce di cioccolato o cioccolato fondente a pezzi
100 g di burro di arachidi (meglio quello senza pezzi di arachidi)
3 o 4 cucchiai di acqua calda
arachidi salate
gelato preferito (qui vaniglia, caffè, cookies&cream )
Mettere il latte condensato, il cioccolato ed il burro di arachidi in un pentolino su fuoco basso.
Far sciogliere il tutto mescolando, ci vorranno solo pochi minuti. Non far bollire!
Togliere dal fuoco ed unire l'acqua calda che renderà la salsa più fluida.
Mettere il gelato nelle coppe quindi versarvi sopra la salsa calda e decorare con delle arachidi salate a pezzetti.
NOTE
- la salsa può essere preparata in anticipo e conservata in frigo dove comunque diventa piuttosto solida. Scaldare su fuoco basso al momento di servire.
- come dicevo questa è la versione della ricetta riportata nella serie televisiva.
Nel libro ne viene proposta una diversa che prevede 175 ml di doppia panna, 100 g di cioccolato al latte, 100 g di burro di arachidi, 3 cucchiai di golden syrup. Il procedimento è lo stesso, fate scaldare tutto insieme su fuoco basso mescolando di tanto in tanto finchè il cioccolato si scioglie. Et voilà, pronta.
lunedì 9 luglio 2018
Mousse al cioccolato bianco, frutto della passione e lamponi
Grandi cambiamenti, dall'ultima volta che mi avete letto su queste pagine.
Non mi riferisco alla riapertura dei cinema in Arabia Saudita, dopo quasi quarant'anni in cui sono rimasti severamente vietati.
Nemmeno al tanto atteso permesso ad artisti e band locali di tenere dei concerti anche se sul biglietto era espressamente scritto che lo spettacolo andava guardato da seduti ed era proibito alzarsi in piedi e ballare.
E neanche al primo incontro di wrestling tra atleti arrivati dal Nord America a cui gli arabi sauditi hanno finalmente potuto assistere dal vivo.
Dal 24 giugno scorso è caduto il divieto per le donne di guidare le automobili.
Una rivoluzione, penserete.
Ma non immaginatevi cortei di ragazze che strombazzano per le strade per festeggiare.
Anzi, non ne ho vista per ora nemmeno una.
E si che vivo in una grande città.
Pare piuttosto, e lo vedo da me, che sia molto, molto complicato convertire patenti pre-esistenti e conseguite in altri Paesi in quella saudita.
Costo dell'operazione: dovrei dire non pervenuto o vario ed eventuale?
Taccio, è meglio.
Più chiarezza invece sui costi per chi la patente deve prenderla per la prima volta: un salasso.
Un numero di guide obbligatorie che costano letteralmente come un ottimo stipendio.
E che tra l'altro avvengono in aree recintate per cui senza traffico: a questo punto meglio andare sull'autoscontro al luna park che almeno ci si diverte di più.
Ah no, mi sa che quelle ancora non sono permesse alle donne.
Un passaggio dimenticato :)
Poi il corso di teoria, altro costo assurdo.
E l'esame, bisogna pagare pure per quello.
Che poi pare scarseggino istruttori di guida donne, non volete mica che le ragazze vadano a guidare nel recinto con un uomo?
Intanto però è caduto il divieto di andare in bicicletta, che aveva ispirato il primo film di produzione saudita canditato all'Oscar : che dite, comincio con quella? :D
Nigella sa.
Sa come tentarmi mettendo in una ricetta sola i due frutti che amo di più al mondo, e l'unico cioccolato per cui sono capace di follie.
Mangiatevelo freddissimo. E l'estate diventa un paradiso ;)
WHITE CHOCOLATE AND PASSION FRUIT MOUSSE
da Nigella Summer di Nigella Lawson
per circa 10 porzioni (ma vedere la nota)
300 g di cioccolato bianco
6 uova grandi
10 frutti della passione
lamponi, circa 300 g
Sciogliere in un pentolino a bagnomaria il cioccolato bianco, oppure a intervalli di pochi secondi nel microonde. Attenzione che se impazzisce non lo recuperate!
Farlo intiepidire un poco, quindi separare i tuorli dagli albumi.
Montare gli albumi a neve.
Unire quindi i tuorli nel cioccolato ancora tiepido, girando bene. Quindi dividere i frutti della passione in due e versare semi, polpa e succo nel composto di cioccolato e uova.
Unire da ultimi gli albumi a neve, incorporando delicatamente.
Mettere sul fondo dei bicchierini scelti uno strato di lamponi quindi riempirli con la mousse.
Mettere quindi almeno 4 ore in frigo, ma meglio una notte.
NOTE
- il cioccolato bianco va comprato buono, pena un disastro invece che un dolce divino. Attenzione a farlo sciogliere, appena perde la forma è pronto.
- tuorli ed albumi da me li vendono separati e già pastorizzati.Personalmente ho usato uova normali.
- sulle dosi dipende molto dalle dimensioni dei vostri bicchieri, a me con metà di tutto ne sono venute 12 ma evidentemente sono più piccoli di quelli di Nigella, che dà comunque la possibilità di fare un dolce unico che sconsiglio per il gran macello che si farebbe nel servire porzioni che rimangano presentabili.
giovedì 28 giugno 2018
Mini torte salate al formaggio e composta di fichi, in tre ingredienti!
Esiste niente di più versatile delle torte salate?
Diciamocelo che hanno una marea di virtù!
Non solo si possono realizzare in anticipo, ma sono così versatili che le possibili combinazioni tra guscio e ripieno risultano quasi infinite rendendole uno dei piatti in cui più di tutti è possibile scatenare fantasia e creatività.
Diciamocelo che hanno una marea di virtù!
Non solo si possono realizzare in anticipo, ma sono così versatili che le possibili combinazioni tra guscio e ripieno risultano quasi infinite rendendole uno dei piatti in cui più di tutti è possibile scatenare fantasia e creatività.
Senza contare che la comodità di trovare ormai in ogni supermercato le basi di sfoglia o brisèe pronte le rende accessibili anche alla cuoca meno esperta.
Specie nella bella stagione poi le tantissime varianti di torte salate risultano un piatto comodissimo anche da trasportare in spiaggia o per una scampagnata facendo spesso da piatto unico che piace a tutti.
Specie nella bella stagione poi le tantissime varianti di torte salate risultano un piatto comodissimo anche da trasportare in spiaggia o per una scampagnata facendo spesso da piatto unico che piace a tutti.
Diffusissime nella cucina di tutto lo stivale, da Nord a Sud, possiamo definirle veramente una ricetta da...unità d'Italia :) e antichissima, se si pensa che le prime versioni fecero la loro apparizione addirittura nel tredicesimo secolo anche se in origine si trattava solo di pane farcito con svariati ingredienti.
Il grande cuoco del Rinascimento Bartolomeo Scappi ne ha lasciato nel suo ricettario un lungo elenco che divide tra quattro modelli: quello milanese, il genovese, il bolognese ed il napoletano.
Tutte simili come struttura ma ovviamente differenti per gli ingredienti e ripieni utilizzati.
Una curiosità: inizialmente la crosta, dura, non veniva mangiata e veniva consumato solo il ripieno! Solo col passare del tempo la si rese più appetibile, diciamo, e nacquero le varianti con frolla, sfoglia e brisèe.Il grande cuoco del Rinascimento Bartolomeo Scappi ne ha lasciato nel suo ricettario un lungo elenco che divide tra quattro modelli: quello milanese, il genovese, il bolognese ed il napoletano.
Tutte simili come struttura ma ovviamente differenti per gli ingredienti e ripieni utilizzati.
E non solo la fanno da padrone nella cucina italiana: sono molto diffuse anche in quelle di altri Paesi, basti pensare alle tante varianti presenti nella cucina dell'est-europeo (mi viene in mente la Gibanitsa serba e la Spanakopita greca) ed a quelle che si trovano anche qui in Medio Oriente, dove la pasta phillo viene riempita di verdura, carne od entrambi gli ingredienti e poi arricchita con spezie, uvetta e frutta secca.
Così versatili, dicevo, che con pochissimo sforzo e tre ingredienti se ne può realizzare una versione monoporzione che non sfigurerà tra gli sfizi per l'aperitivo, come antipasto per una cena tra amici o quando ci si vuole regalare un sapore meno comune.
E fattore da non sottovalutare: il tutto arriva in tavola in mezz'ora scarsa!
E fattore da non sottovalutare: il tutto arriva in tavola in mezz'ora scarsa!
MINI TORTE SALATE AL FORMAGGIO E COMPOSTA DI FICHI
pasta sfoglia
formaggio a scelta, io ho usato del Brie
composta di fichi
formaggio a scelta, io ho usato del Brie
composta di fichi
Preriscaldare il forno a 200 gradi
Foderare degli stampini da mini-muffin con della pasta sfoglia, avendo cura di ungerli leggermente, lasciandola debordare un pochino.
Adagiare in ogni guscio un pezzetto di formaggio delle dimensioni di un cubetto non troppo piccolo e mettere il tutto in forno fino a doratura, ci vorranno circa 20 minuti.
Tirare fuori dal forno, lasciar intiepidire qualche minuto e guarnirle con un cucchiaino di composta di fichi.
Servire tiepide o a temperatura ambiente.
NOTE
- se la pasta sfoglia non vi piace andranno benissimo anche una brisèe, una pasta phillo o una pasta matta fatta in casa.
- anche il formaggio è ampiamente adattabile ai propri gusti: provate anche con il camembert, o del pecorino stagionato leggermente piccante!
- se non avete la composta di fichi e non la trovate andrà benissimo anche del miele leggero o una composta di pere.
- volendo crearne una versione adatta ai bimbi che magari non amano i sapori robusti di alcuni formaggi basterà sostituirli con una ciliegina di mozzarella ed omettere la composta da sostituire con un pomodoro Pachino.
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