venerdì 29 aprile 2011

Chocolate biscuit cake di Ale



La Carboneria: ci fa un baffo.
La Massoneria: roba da dilettanti.
Il Mossad: viene a prendere lezioni da noi.
La CIA: no, niente americanate, siamo inglesi...oggi.
E quindi grazie ad Alessandra che oggi magari il matrimonio del principe William lo guardiamo si in tv, e pure in ciabatte, ma non rimpiangeremo di non essere al ricevimento a Buckingham Palace.
Il dolce preferito del principe, infatti, fa bella mostra di sè nel mio frigo, e in quello di molte altre foodblogger, oggi.
Che versioni di questa torta è vero che ce ne sono tante, ma vogliamo mettere la gioia di provare quella di chi, si, ci è simpatico, ma ha pure origini inglesi?
Beh, ha pure un blog di tutto rispetto, se vogliamo dirla tutta. 
E scusate se è poco.
Con un'organizzazione degna della migliore tradizione di Sua Maestà, la vulcanica EliFla ci ha saputo coordinare ed organizzare nella segretissima operazione Chocofinger.
Poi, diciamolo, bisogna poi farsi pregare più di tanto per fare un dolce al cioccolato, un delirio dei sensi,  che manco va in forno e con un tempo di preparazione che si aggirerà sui dieci minuti al massimo?
E se tutto questo non bastasse a convincervi, aggiungo le parole di quel lupo mannaro con cui condivido la mia vita.
Cos'è?
Amore, è il Chocolate Biscuit Cake, il dolce che il principe William ha voluto fosse presente al suo matrimonio.
Silenzio.
D'altronde se ne hai infilato in bocca una fetta spaventosa non puoi contemporaneamente anche parlare.
Si gira, mi guarda, e annuisce.
E ancora assaporando l'ultima briciola che sentenzia.
William ha fatto bene.
E non fa anche tanto bene al cuore, ogni tanto, fare una sopresa a qualcuno che ci è caro?
E che nessuno provi a dire che Internet è un luogo fatto solo di schermi di computer ;-)


CHOCOLATE BISCUIT CAKE DI ALE (presa da Menuturistico)

200 g circa di biscotti Digestive
250 ml di panna fresca
250 g di cioccolato fondente
( zucchero, facoltativo, ma ho aggiunto 2 cucchiai)

Portare la panna a ebollizione. Appena raggiunta spegnere il fuoco e buttarci dentro il cioccolato spezzettato ( e per me lo zucchero, il mio cioccolato era piuttosto amaro) . Girare e far sciogliere.
Spezzettare intanto i biscotti in modo grossolano.
A questo punto si può versare nello stampo, che per me erano due piccoli anelli da pasticceria foderati con pellicola trasparente. 



Mettere in frigo per diverse ore, io una notte.
Ale suggerisce di mettere in freezer prima di tagliare, a me non è servito, il dolce era già perfetto così.



giovedì 28 aprile 2011

Omelette di soli albumi con caprino, pomodori e origano


Non so se devo rotolarmi in terra dal ridere, rimanere semplicemente a bocca aperta o piuttosto indignarmi.
Ma poi, con chi?
E' che ho appena visto una pubblicita' in televisione che davvero non saprei come commentare: dunque, ci sarebbe una crema in grado di far dimagrire mentre si dorme???
Se fosse vero, mi auguro che i suoi scopritori siano gia' candidati a tutti i Nobel possibili ed immaginabili e soprattutto che qualcuno lo faccia sapere alle famose ragazze libiche che cercavano a me, anni fa, un rimedio a qualche chilo di troppo che non fosse particolarmente pesante ma soprattutto rapido negli effetti.
Sara', ma la tragedia non e' la pubblicita' in se'.
Piuttosto che ci sia chi ci crede e fara' dimagrire il portafogli, quello si, acquistando il miracolo in questione.
Ma dato che non ci facciamo mancare nulla, specialmente in campo di scemenze, ecco che mi appare un curioso attrezzo che in, udite udite, ben tre minuti di utilizzo quotidiano promette non solo di appiattire la pancia, di far uscire quella che noi chiamiamo tartaruga e gli americani six pack, ma anche di far diventare chiunque sia piuttosto in carne un palestrato fotomodello.
E come dimenticare la crema contro la cellulite che funziona senza massaggio, e che mi fa fantasticare su quale percentuale di acqua di Lourdes contenga.
Quindi diciamolo che ho sbagliato tutto.
Sbaglio a correre ogni santo giorno km su km, consumando paia su paia di scarpe da ginnastica. Sbaglio a tenere tre lezioni settimanali di step, a farmi due sedute settimanali di pesi e un numero di addominali che raggiunge sempre le tre cifre.
Ed e' proprio a step che una nuova, rotondetta allieva alla sua prima lezione, sudata come probabilmente mai prima in vita sua e dopo avermi gentilmente ringraziato di averla quasi uccisa, mi chiede candidamente quante volte devo venire per perdere 20 kg?
Che non mi si dica che non ci ho provato, ad essere gentile.
Che si apprezzi lo sforzo di non aver dato subito una di quelle risposte che spesso, purtroppo o per fortuna, mi contraddistinguono.
E' anzi con un sorriso che le ho chiesto se nel frattempo stesse anche, diciamo cosi', ridimensionando le porzioni dei suoi piatti.
No, perche'? Questo non basta?
Allora me le tirate fuori dalla bocca contro la mia volonta'.
No, allora non basta nemmeno se ci vieni una vita.
E ci e' rimasta pure male.
Sara', ma intanto pensavo: se la chiamiamo tartaruga non sara' anche perche' viene fuori lentissimamente, nonostante ci si spacchi in due di palestra? ;-)

Si sara' capito dal preambolo che la ricetta di oggi e' leggera leggera? Ma e' anche gustosissima, tanto da essere piaciuta al voracissimo marito.
Il ripieno, ovviamente, e' ampiamente personalizzabile con quello che piu' vi piace, o che sia momentaneamente parcheggiato nel vostro frigo.


OMELETTE DI SOLI ALBUMI CON CAPRINO, POMODORI E ORIGANO
dalla rivista Living di Martha Stewart
(dosi per una omelette)

4 albumi
un cucchiaio d'acqua
sale
caprino morbido
pomodorini ciliegia o anche dei pelati
origano secco
poco olio per la padella

Battere leggermente con una frusta a mano gli albumi a cui avrete aggiunto il cucchiaio d'acqua e un po' di sale. Non montateli, devono diventare al massimo come in foto:



Versare quindi il composto in una padella antiaderente di circa 18 cm di diametro, leggermente unta d'olio e fatta scaldare sul fornello.
Cuocere come una normale omelette, bucherellando ogni tanto la parte gia' rappresa in modo che anche quella ancora non cotta possa farlo.
Quando sara' uniformemente cotta, sbriciolare sopra il caprino, mettervi i pomodori e una generosa spolverata di origano.



Tenere sul fuoco un altro minuto, quindi far scivolare delicatamente sul piatto da portata piegandola contemporaneamente in due. Spolverare con un altro po' di origano e servire calda.

martedì 26 aprile 2011

New York Cheesecake

Che cucinare mi piaccia non e' un segreto per nessuno.
Che adori i dolci piccoli e le monoporzioni, nemmeno.
D'altronde un motivo ci sara' se invece della solita, grande torta nuziale al mio matrimonio vennero servite piccole tortine da porzione, graziosi cubi bianchi coperti di fragole...
Pero' se c'e' da sfamare le trentasei persone che mi incombevano sulla testa, e soprattutto sui miei piatti, il giorno del mio compleanno un minimo di senso pratico va tirato fuori.
E magari anche un compromesso.
Si, perche' andava trovato un dolce che mi piacesse, d'altronde mica e' il mio compleanno tutti i giorni!
Uno che si potesse fare in anticipo, per evitare la morte della festeggiata immolata sul barbecue all'arrivo degli ospiti, sopraffatta dalle miriadi di portate da preparare.
Che fosse fresco, nel vero senso della parola, e un piacere da mangiare anche in giardino con oltre 30 gradi senza stramaledire la cuoca.
Che incontrasse un minimo i gusti di tutti: sara' pure stato il mio compleanno, ma insomma non per questo avrei servito quel dolce giapponese fatto con i fagioli azuki del quale, pare, sono tra i pochissimi estimatori.
Che piacesse anche ai bambini, e forse questo era il problema minore.
Che si potesse fare grande, parecchio grande, senza perdere troppo in grazia.
E' chiedere troppo?
No, perche' grazie al cielo esiste il cheesecake!
Buono da morire, da preparare obbligatoriamente in anticipo, e che piace sempre a tutti.
Si serve pure freddo di frigo, che volere di piu'.
Ah si, il frigo.
Gia' oberato, il povero elettrodomestico, dal resto delle pietanze per il buffet, si e' inizialmente rifiutato di lasciare libero un ripiano intero solo per il dolce rettangolare, immenso, che avevo preparato.
E credetemi e' stato con un lavoro certosino di incastri e impilamenti che alla fine ho vinto io, benedicendo il fatto che qui in Arabia vadano di moda quegli elettrodomestici americani enormi.
Ma fino all'ultimo, nonostante le dimensioni ragguardevoli, ho avuto il terrore che non bastasse.
Un terrore immotivato, dato che alla fine molti hanno fatto il bis e me ne e' comunque avanzato.
Un terrore tale pero' da farmi alzare la notte prima della festa per...farne un'altro, piu' piccolo, con i pochi ingredienti che mi erano rimasti.
E che ovviamente mi e' rimasto tutto, per la gioia di chi e' passato da casa mia il giorno dopo.
E la mia, dato che questo, almeno, l'ho potuto fotografare ;-)

Questo e' il cheesecake classico, che piu' classico non si puo', il mio preferito. Cotto in forno a temperatura non troppo elevata mantiene una cremosita' indescrivibile, con un gusto dolce e pungente al punto giusto.
Se pero' volete un'idea ancora piu' sprint, nonche' senza uova e senza uso del forno, date un'occhiata anche al cheesecake senza cottura., mentre i Mini Oreo Cheesecakes, rapidi e golosi, fanno un figurone sui buffet o per le feste dei bambini.



NEW YORK CHEESECAKE ( stampo da 22 cm)

per la base

130 g di biscotti tipo Digestive
65 g di burro

per il ripieno

750 g di formaggio tipo Philadelphia
4 uova intere
il succo di un limone
la buccia grattugiata di mezzo limone
180 g di zucchero
poco estratto di vaniglia

per la copertura

200 g di panna acida comprata o fatta in casa oppure yogurt bianco naturale
2 cucchiai di zucchero
poco estratto di vaniglia
frutta a piacere

per la salsa

fragole, oppure lamponi, anche surgelati
poco zucchero a velo
succo di limone


Cominciare imburrando leggermente una tortiera a cerniera ed incastrando della carta forno tra la base e i bordi.
Sbriciolare finemente i biscotti nel mixer e mescolarli al burro fuso. Quando il composto sembrera' sabbia bagnata versarlo nello stampo e livellarlo con il dorso di un cucchiaio o con le mani per ricavarne uno strato uniforme e compatto.
Mettere la teglia in frigo per mezz'ora.




Preparare il ripieno: versare in una ciotola il Philadelphia ammorbidito, le uova intere, lo zucchero, il succo e la buccia di limone e poco estratto di vaniglia. Frullare qualche minuto finche' liscio ed omogeneo. La stessa operazione puo' essere fatta nel mixer.
Versare sulla base preparata e battere leggermente sul piano di lavoro per eliminare eventuali bolle d'aria.
Mettere la teglia su un'altra ( non volete che il burro che potrebbe fuoriuscire dalla base vi sporchi tutto il forno, vero?) e cuocere in forno preriscaldato a 160 gradi per circa 40 minuti.
La cottura va controllata, nel senso che il dolce deve rapprendersi ma non seccarsi, mantenendo la caratteristica cremosita', e quindi adeguata al vostro forno.



Appena cotto tirare fuori il dolce dal forno ma non spegnerlo. Mescolare velocemente con un cucchiaio la panna acida ( o lo yogurt) con lo zucchero e la vaniglia e versare il tutto sul dolce, stando attenti a formare uno strato omogeneo.
Rimettere in forno per circa 15 minuti, finche' anche questo strato sara' rappreso.




Tirare il dolce definitivamente fuori dal forno e farlo raffreddare a temperatura ambiente senza toglierlo dalla teglia.
Metterlo quindi con tutta la teglia in frigo per almeno una notte.
Il giorno dopo staccare con delicatezza i bordi della teglia a cerniera e far scivolare il dolce sul piatto da portata.
Servire freddo di frigo con una salsa fatta semplicemente frullando la frutta scelta con zucchero a velo e limone, a proprio gusto, decorato con la frutta che preferite.

NOTE:

- il cheesecake e' buonissimo il giorno dopo, sublime dopo due.

- se i bordi del cheesecake dopo la cottura non fossero bianchi ma leggermente bruniti, niente paura: grattare via con delicatezza con la lama di un coltello lo strato piu' scuro.
Fidatevi, e' stato fatto anche al dolce della foto ;-)

- zucchero e succo di limone sono ampiamente personalizzabili nelle quantita', senza compromettere il risultato finale.

- ovviamente se non volete decorarlo va benissimo servito anche solo con la salsa di frutta, o una al cioccolato.


giovedì 21 aprile 2011

Zucchini bites


Liz e' una mia cara amica australiana, e questa e' la ricetta per cui l'ho perseguitata per mesi.
Facendo a ritmi indescrivibili avanti ed indietro tra l'Australia e l'Arabia e' un miracolo incontrarla, o riuscire ad invitarla a cena.
Ma se ci si riesce, e' una festa.
Liz ride sempre.
E non fraintendete, non siamo in uno di quei casi in cui risus abundat in ore stultorum.
Tutt'altro: e' che sa sempre prendere tutto con meravigliosa leggerezza, anche quelle cose che di leggero non hanno nulla, e piuttosto pesano sul cuore come macigni.
E se anche sul tuo, di cuore, c'e' qualcosa che pesa, Liz sa trovare una parola, o un pensiero che ti strappera' sempre un sorriso.
Il doppio dei miei anni ed un problema ad un ginocchio non l'hanno fermata dal partecipare ad una delle classi di step che tengo per hobby nel centro residenziale dove vivo.
Ed alle mie preoccupazioni, che non avrei mai voluto dover chiamare l'ambulanza per un suo salto troppo ardito, ha risposto spiazzandomi con quel solito sorriso ma dai, vengo per sentire un po' di musica, per stare con i giovani.
I suoi zucchini bites sono un must di ogni cena, brunch o party insieme. Sa quanto mi piacciano e arriva con quella sua andatura leggermente ciondolante facendomi l'occhiolino, mostrandomi la teglia da lontano.
E ogni singola volta si dimentica di portarmi la ricetta, e non che lo faccia apposta, dato che ultimamente si e' anche dimenticata di aver invitato una decina di persone a cena, e al nostro arrivo alla porta e' scoppiata a ridere dicendo di farci strada nel frigo, che avremmo mangiato sandwiches con quel che c'e'!
Io al posto suo mi sarei messa a piangere...
E' ripartita ora, e la rivedremo tra un paio di mesi.
Ma sorpresa, qualche settimana fa, di mattina molto presto, squilla il telefono.
Mi si ghiaccia il sangue nelle vene, che se vi chiamano a quell'ora non pensate anche voi ad una disgrazia?
Mi scapicollo al telefono e rispondo col fiatone, dall'ansia.
Una voce in lontananza. Non capisco subito, ma ecco la risata.
Non e' possibile, Liz mi sta chiamando dall'Australia per dirmi di...andare in giardino e aprire il coperchio del mio barbecue?
Ventiquattr'ore prima, a pochi istanti dalla partenza, e' venuta a bussarmi per la famosa ricetta. Non trovandomi, l'ha infilata li'.
Se l'avesse messa nella cassetta della posta non sarebbe la Liz che mi piace tanto :-)

E' quindi con gioia che mi sono subito cimentata nella preparazione di questi bites buonissimi, e che hanno fatto bella mostra di se' in quel famoso buffet recentemente preparato.
Si fanno in un attimo e sono ancora piu' buoni se preparati in anticipo.
Serve altro per convincervi ad infilarli nel cestino delle prossime scampagnate? ;-)
Se invece cercate un piatto pasquale da tavola apparecchiata, date un'occhiata ai ravioloni con il nido. Si fanno in un attimo, specie se comprate le sfoglie pronte al negozio della pasta fresca ( ma io non l'ho detto!), e lasciano tutti a bocca aperta.
E buona Pasqua a tutti!!!




ZUCCHINI BITES
( per una teglia rettangolare 25cm x 19cm)

5 uova intere
120 g di farina
110 g di olio di semi
un cucchiaino e mezzo di lievito per torte salate
120 g di formaggio grattugiato ( parmigiano, pecorino, cheddar...come volete)
mezza cipollina
3 grosse zucchine
una carota
sale, pepe

Mischiare in una ciotola le uova intere con l'olio, la farina e il lievito. Girare con una frusta a mano finche' il composto sara' perfettamente amalgamato.



Unire quindi le zucchine e la carota grattugiate, la cipollina tritatissima e il formaggio che avrete scelto. Girare bene e assaggiare per regolare eventualmente il sale.
Non unitene prima, a seconda del formaggio usato potrebbe non servirne.


Versare in una teglia coperta con carta forno e cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 40-45 minuti, finche' sara' solido e brunito sulla superficie.
Togliere la teglia dal forno e far raffreddare completamente prima di sformare.
Servire tagliato a quadrotti.

NOTE:
-secondo me, e chi l'ha assaggiato con me, e' ancora piu' buono il giorno dopo. In questo caso, appena raffreddato a temperatura ambiente conservatelo non tagliato ed avvolto nell'alluminio, in frigo.

- ottimo sia come antipasto che come accompagnamento, o come pranzo veloce al lavoro che non va nemmeno scaldato.

- aggiungo una nota, visto che molti mi hanno chiesto anche in privato del sapore: non ricorda assolutamente una frittata, ma piuttosto un cake morbidissimo.



lunedì 18 aprile 2011

Torta di mandorle senza farina

Inevitabile, è inevitabile.
Vivendo con un'altra persona se ne assorbono abitudini e qualche volta modi di dire, se ne condividono interessi anche se magari di nostro non ci fanno impazzire. 
Immagino sia il minimo che possa succedere, vivendo con un altro essere umano per il quale si abbia un debole ;-)
Il tutto, ovviamente, nel pieno rispetto delle proprie personalità.
Per questo non mi aspetto che mio marito, così entusiasta nel vedermi cucinare, torni a casa dal lavoro chiedendomi, che so, di insegnarli a fare la pizza. Che a stenderla già ha provato, e con risultati niente male.
Come dubito mi chiederà mai di aiutarlo a squamare e pulire le prede che tira su dal fondo del mare,  una delle quali ultimamente talmente grossa che, abbiate pazienza, il piano della cucina sembrava aver ospitato un'autopsia, le piastrelle pareva avessero assistito a uno sgozzamento, e il pavimento lo lascio immaginare a voi.
E non che sia problemi di dimensione, per quel che mi riguarda. Peggio.
Basti pensare che quando pulisco i gamberi con tanto di guantini di lattice, e che pure mi piacciono moltissimo, devo farmi forza per non pensare a quale altra rivoltante bestia somiglino un po' che tra l'altro fa loro buona compagnia nella grande famiglia animale degli artropodi...
Insomma, per amore un piccolo sacrificio si fa, e volentieri.
E quindi, per dirne una,  mi sorbisco interminabili puntate di Indagini ad alta quota, che magari mi annoiasse solo. Magari.
E' che proprio mi terrorizza.
Per una che ha una stramaledettissima paura di volare, capirete, è un dramma.
Anche perchè le immagini mi vengono immancabilmente in mente ogni volta che decollo, e la cosa succede piuttosto spesso!
Ma c'è un ma.
Che l'amore è evidentemente reciproco.
Pomeriggio di fine settimana, sonnacchioso e rilassato. Marito sul divano, a fare una delle sue sessioni di zapping a velocità della luce, io dietro un'asse da stiro che implora pietà e due chiacchiere da un lato all'altro del soggiorno.
Poi, si blocca. Silenzio. Si gira e mi guarda.
Ti lascio la tv su questo canale?
Alzo gli occhi dal ferro che perde acqua, e vedo Luca Montersino, il noto pasticcere, nell'ennesima replica di una puntata del suo programma.
No grazie, amore, è vecchia.
Ma come! E' Montersino!
Non credo alle mie orecchie. Sono basita.
Quindi fatemi capire: mio marito ha realmente guardato con me quello show che credevo lo avrebbe ucciso dalla noia come la palpebra calante faceva pensare, mentre il pasticcere in questione spiegava i segreti del glutine e degli albumi montati?
E soprattutto, se ne ricorda il nome?
I casi sono due: o Montersino ha doti che sfiorano il paranormale, nel qual caso cercheremo di farci passare anche i numeri al lotto, o i dolci che fa ed io replico sono proprio buoni.
Oppure è l'amore, che fa miracoli? :-)

Allora: questa non è una torta, è un sogno. 
Senza farina, senza burro, senza olio, senza tuorli: e quello che viene fuori è un dolce perfetto, morbido e delicato, dalla consistenza "tortosa" e non assolutamente "meringosa".
Insomma, una sorpresa. Provatela per la colazione, la merenda, o un bel pic-nic: ve ne innamorerete senza scampo.





TORTA DI MANDORLE SENZA FARINA di Luca Montersino ( stampo da 20-22cm)

180 g di albumi ( sono circa 6)
200 g di zucchero semolato
200 g di farina di mandorle
25 g di amido di riso o mais
un pizzico di sale
circa 100g di mandorle a fettine, per lo stampo
2 g di mandorle amare macinate, se le avete ( io le ho omesse)


Per prima cosa imburrare uno stampo e coprire il fondo con carta forno. Imburrare anch'essa e cospargerla con le mandorle a fettine.


Montare gli albumi con le fruste ed un pizzico di sale. Man mano che montano aggiungere poco alla volta lo zucchero semolato, sempre montando, fino ad ottenere una meringa sostenuta.
Mescolare la farina di mandorle con l'amido e versarle sulla meringa, girando delicatamente solo con una spatola e non piu' con le fruste


Ecco come dovra' presentarsi il composto: ben amalgamato ma non smontato.



Versare nello stampo preparato e cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 45 minuti. Nel mio forno ho cotto i primi 20 minuti a 180, poi ho abbassato a 170 il resto del tempo.
Far raffreddare la torta nel suo stampo, poi rovesciarla sul piatto da portata.
Servire a temperatura ambiente, e se proprio siete inguaribili golosi, con un filo di salsa al cioccolato.

NOTE:
- per questa ricetta sarebbe meglio acquistare della farina di mandorle gia' pronta, che ha grana piu' fine di quella che si ottiene in casa macinando le mandorle da noi.

- se comunque volete procedere alla macinazione casalinga, abbiate l'accortezza di mettere le mandorle in freezer mezz'ora prima di passarle, insieme alle lame del mixer. Quando le passerete unite dell'amido di mais ( prelevato dalla quantita' che serve nella ricetta) che aiutera' ad assorbire l'olio che quasi inevitabilmente rilasceranno.
E da ultimo, usate la funzione pulse, o comunque non fate girare le lame per troppo tempo tutto in una volta, proprio per evitare il riscaldamento delle mandorle.

giovedì 14 aprile 2011

Vellutata di asparagi, mela verde e mandorle


Per quanto questo blog possa far pensare diversamente, qui non si mangiano dolci tutti i giorni.
E nemmeno un giorno si ed uno no, a dir la verita'.
E' che la voglia di continuare ad entrare nella stessa taglia di jeans e' ancora preponderante, sia per la parte maschile che quella femminile della famiglia, quindi di solito mangiamo piuttosto sano, oltre a fare molto, anzi moltissimo sport.
D'altronde non e' fantascienza, assolutamente, ne' sull'argomento ci sono segreti non svelati o custoditi meglio di quelli di Fatima.
E' un'equazione semplice, ma spesso dimenticata: non ingurgitare piu' di quello che consumi, e non ingrasserai.
Ho cercato di spiegarlo, con vani risultati, quel certo pomeriggio di quando mi trovavo in uno sperduto paesino della Libia, alle due sorridenti ragazze piuttosto in carne, figlie dei vicini di cui ho gia' parlato, che mi si presentarono a casa armate di un piglio che mi stupi'.
Dunque, erano circa le tre del pomeriggio.
Alle nove della stessa sera avrebbero avuto una festa di matrimonio.
Per capire tutto questo ci ho messo una vita, che il mio arabo classico le faceva ridere ed io non capivo il loro dialetto, ma tant'e'.
Ma e' quel che venne dopo che pensai, davvero, di non aver compreso: possibile che mi stessero chiedendo un qualcosa per diventare magre come te  nel giro di poche ore?
Invece tutto e' possibile, a questo mondo.
Anche che una giovane ragazza sia convinta che voi in Europa avete  le pillole, che per carita' le avremo pure ma e' come tempi, che non ci stavamo...
Nacque una conversazione, se si puo' chiamarla tale, esilarante.
Avete presente Toto' e Peppino con il vigile a Milano, nella scena del famoso film? Ecco, una cosa del genere. E come nel film, non porto' ad alcun risultato, anche perche' diciamolo, io metabolismo in arabo non sapevo come si dicesse ( ed ora che ci penso non lo so tutt'ora).
Sfinita io, di malumore loro: chissa' perche' non volevo aiutarle!
Poi mi e' venuto in mente lui, loro padre.
Anzi mi e' venuto in mente il fucile che portava vezzosamente a tracolla anche durante i pasti.
Mai avrei voluto che tornassero a casa e si lamentassero della mia poca disponibilità...
Si, sono un coniglio. O un pollo, come dicono gli americani: ho avuto quello che definirei con un eufemismo un certo timore.
Ed ecco che il cervello mi comincia a funzionare e rovescio davanti alle due ragazze in estasi tutto il mio beauty-case: un bel make-up non fara' dimagrire, ma qualche piccolo miracolo si.
Loro se ne vanno tutte contente, io tiro un sospiro di sollievo.
E ringrazio l'istinto di sopravvivenza :-)

Piatto leggerissimo ma non per questo noioso, questa vellutata ha riscosso un successo insperato. Le mandorle ci stanno di un bene indescrivibile, quindi non fatela senza.
E la dedico alla deliziosa amica di penna a cui questo genere di preparazione piace tanto ;-)



VELLUTATA DI ASPARAGI, MELA VERDE E MANDORLE

un mazzo di asparagi, circa mezzo kg
mezzo porro
una mela verde Granny Smith
brodo vegetale, o acqua
sale
qualche cucchiaio di ricotta fresca
un cucchiaio di olio extravergine di oliva
mandorle non tostate, grossolanamente tritate


Scottare una decina di minuti gli asparagi in acqua bollente, dopo aver eliminato la parte piu' dura del gambo. Se invece avete la pentola a pressione potete cuocerli al vapore per 5 minuti come ho fatto io con la mia Acticook Lagostina.
Scolarli   e tagliarli a pezzi, tenendo da parte qualche punta per la decorazione finale.
In una casseruola stufare il porro finemente tritato con il cucchiaio d'olio e due di acqua. Unire gli asparagi e la mela sbucciata a pezzetti, girare un minutino sul fuoco ed aggiungere il brodo o l'acqua a filo.
Far bollire un quarto d'ora circa, o comunque finche' il porro e la mela saranno morbidi, oppure passare altri 5 minuti in pentola a pressione.
Frullare al minipimer, eventualmente facendo restringere sul fuoco se troppo liquida o aggiungendo un po' di brodo in caso contrario.
Fuori dal fuoco amalgamare la ricotta fresca ed aggiustare di sale a piacere.
Servire con una spolverata di mandorle tritate e decorando con le punte tenute da parte.

lunedì 11 aprile 2011

Mini Oreo Cheesecakes

Trentasei persone in giardino per una festa di compleanno.
Tanti piatti diversi, ed una settimana di cucinamenti matti e disperatissimi, con il freezer a cui e' crollato un ripiano per il carico inaudito.
Un marito delizioso, che fa il barbecue con il sorriso anche con 40 gradi all'ombra.
Ed una marea di perle, sentite prima, durante e dopo:

Vuoi una mano?
Detto dal primo ospite di sesso femminile arrivato ma dileguatosi ancora prima di sentire la risposta. Tanto avrei detto no, ed evidentemente mi legge nel pensiero.

Posso portare qualcosa?
No, grazie. Alle mie cene se non diversamente specificato preferisco cucinare da me, e far godere agli ospiti la serata. Ma se proprio vuoi, non riciclarmi quell'avanzo di fagioli in umido del quale evidentemente non sapevi come liberarti, e che sara' bastato al massimo per tre.

Ma non devi calcolarne uno a testa, ne bastano meno!
Detto dalla famosa signora, le cui gesta imperversano su questo blog, parlando degli spiedini che stavo preparando. E se anche fosse vero, come decido a chi toccano ed a chi no, con un'estrazione cena-durante?

Vado a prendermi l'acqua a casa mia, seguo una dieta povera di sodio.
Per carita', la prima maniaca del fitness sono io. Ma c'e' un limite, specie se l'acqua in questione ha solo un microgrammo di sodio in meno di quella che ti sto offrendo.

Mio marito non viene, non si sente bene.
Di qualunque morbo soffra, non gli ha intaccato l'appetito, visto il piatto strabordante che la moglie premurosa si affretta ad incartare ed a fargli arrivare in casa.

Non tirare fuori i piatti in una volta, o ti mangiano tutto!
Detto sempre da lei, e considerata probabilmente la perla della serata. Ed allora per quale insano motivo avrei cucinato una settimana, per avvantaggiarmi sulle cene casalighe dei prossimi sei mesi???
Credetemi, il mio unico sogno era veder sparire tutto, e nel minor tempo possibile.
Ora pero' mi chiedo cosa ci tocchera', il giorno che ci invitera' lei.

Ms. Stefania, I'm ready for the cake.
Ovvero: Ms Stefania, sono pronto per la torta. Dettomi con faccia serissima e voce compita da un nanerottolo di tre anni, a pochi minuti dall'arrivo con i suoi genitori.
Mi ha fatto morire dal ridere, perche' in realta' anche io lo ero, eccome ;-)

Queste tortine facevano parte del buffet dolce, pensate per i bimbi presenti che le avrebbero potute mangiare con le mani senza l'aiuto dei genitori e senza bisogno di tagliare le fette.
Inutile dire che gli adulti sono stati felicissimi di contribuire alla loro pronta sparizione.
Velocissime da preparare dato che la base e' formata da un biscotto intero, e con il gusto che ricorda quello di un gelato piuttosto noto negli USA, il Cookies-and-Cream per il quale ammetto una certa malcelata debolezza.
Provatele, e le rifarete ;-)




MINI OREO CHEESECAKES di Martha Stewart ( per circa 7 tortine)

7 biscotti tipo Oreo o Ringo, lasciati interi
3 biscotti dello stesso tipo, spezzettati grossolanamente
250 g di Philadelphia
un uovo intero
50 g di zucchero semolato
poco estratto di vaniglia
un pizzico di sale
60 g di panna acida, comprata o fatta in casa

Foderare degli stampini da muffins con dei pirottini. Sono assolutamente indispensabili per sformare i dolcetti.
Mettere un biscotto intero dentro ogni pirottino.
Con le fruste elettriche battere il Philadelphia con lo zucchero, la vaniglia ed il pizzico di sale.
Aggiungere l'uovo intero e battere ancora, ed unire infine la panna acida.
Aggiungere quindi i biscotti spezzettati, mescolando con un cucchiaio.



Dividere quindi l'impasto negli stampini preparati usando un cucchiaino,  riempiendoli bene.



Cuocere quindi in forno preriscaldato a 150 gradi per circa 20-25 minuti, finche' il ripieno risultera' sodo.
Far raffreddare a temperatura ambiente prima di rimuovere i pirottini dallo stampo e passare in frigo per minimo 4 ore, meglio tutta una notte.
Servire freddi.



NOTE:

- i dolcetti possono essere preparati anche con due giorni di anticipo, e tenuti in frigo
- sono ugualmente buoni sia con i biscotti Oreo che con i Ringo, quindi a voi la scelta.

giovedì 7 aprile 2011

Torta allo yogurt di mamma


Oggi è il mio compleanno.
Ma non starò a farvi vedere il cheesecake che è in frigo pronto per stasera, con dimensioni da fare invidia ad una piattaforma petrolifera, quando trenta persone mi si riverseranno in giardino.
E non starò a tediarvi, almeno per ora, con le rogne e le fantozziane difficoltà dell'organizzazione del buffet in questione.
No, perchè oggi mi sono voluta fare un regalo, solo per me.
Un sapore che è un ricordo, anzi tanti tutti insieme: la torta che mia mamma ha fatto per tutta la vita, per festeggiare le ricorrenze di casa.
Ho accennato qualche volta al fatto che non amasse cucinare, ma mia sorella mi ha rimproverato, perchè le cose non stavano proprio così: non le piaceva fare esperimenti, o perderci ore e ore, questo si.
Ma aveva il senso della tavola, dello stare insieme davanti a tanti piatti golosi, e non importa se fossero acquistati o fatti in casa.
Come la volta che da ragazzina scoprì che mi piaceva moltissimo il vitello tonnato: credo mamma sia diventata azionista del macellaio che lo preparava tanto buono, a forza di comprarne!
Golosa quanto me e mia sorella, si è sempre molto divertita davanti alle nostre velleità culinarie, assaggiando tutto con entusiasmo e lodando la buona volontà.
Questa torta me la fa venire in mente con il mestolo di legno in mano, davanti a quella ciotola verde. Mia sorella ed io a farle corolla, come diceva lei, in realtà ciascuna bramosa di arrivarci per prima per leccare gli avanzi di impasti con le dita.
Che buono come questo, un impasto crudo, l'ho assaggiato di rado, e credo basti a  giustificare la volta che il dolce in questione lo volle fare mia sorella, ed a forza di assaggi ne rimase talmente poco che uscì fuori una piadina, più che una torta...
La ricetta originale, quella nell'agenda gialla e marrone di cui ho già parlato, non aveva lo zucchero in superficie.
Fu una trovata di mamma, e felice è dire poco: la crosticina che si formava era la prima a finire, con tante manine furtive che la staccavano a pezzettini lasciando la torta leggermente...depilata :-)
Festeggiare il compleanno mi è sempre piaciuto, come mi è sempre piaciuto poterlo fare in Aprile, un mese allegro e frizzantino, pieno di fiori bellissimi, un mese che manda l'inverno a dormire per un po', finalmente...
Ma da quando mamma non c'è più e nulla è più lo stesso, anche il suo significato cambia, ed i sentimenti ad esso legati. Non posso più fare con lei lo sciocco gioco del conto alla rovescia che facevo a partire da Febbraio, nè sarà più la prima, come è sempre stata a farmi gli auguri mille volte prima, durante e dopo.
Quindi consentitemelo e perdonatemelo, questo festeggiamento dolceamaro.
Con una fetta di un dolce essenziale e senza troppi fronzoli: certe cose, come certe persone, non ne hanno alcun bisogno per essere perfette.

La ricetta va ad Ornella per il suo Calendario Ammodomio :-)



TORTA ALLO YOGURT ( per una teglia da 24 cm)


un barattolino di yogurt bianco naturale
un barattolino e mezzo di zucchero
3 barattolini di farina
un barattolino d'olio di semi
3 uova intere
una bustina di lievito
zucchero vanigliato, o estratto di vaniglia
due dita di latte

zucchero semolato extra, per la copertura

Mettere lo yogurt in una ciotola e tenere il barattolino vuoto come misurino. Aggiungere allo yogurt tutti gli altri ingredienti tranne il latte e il lievito, mescolando con un cucchiaio di legno, oppure con delle fruste.
Mettere il latte in un bicchiere e sciogliervi la bustina di lievito girando continuamente con un cucchiaino, appena diventa spumoso e tende a crescere versarlo nell'impasto e girare molto bene con un mestolo.
Versare il composto in una teglia imburrata e infarinata ( o coperta con carta forno) e spolverizzarlo con abbondante zucchero semolato, che in cottura si alzera' leggermente formando una crosticina buonissima.
Cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 45 minuti.

NOTE:


- questo dolce ottimo per la colazione si conserva benissimo per diversi giorni, rimanendo sempre umido e morbido.

martedì 5 aprile 2011

Gnocchi di semolino per l'MT Challenge di Aprile




Ditelo, che per un attimo avete temuto.
Temuto che il leggendario piatto saudita di cui ho sempre sentito parlare ma mai visto, il cammello ripieno di agnelli interi ( non sto scherzando) facesse finalmente un'apparizione in grande stile su questo blog.
O che pretendessi da voi quello che piace tanto a mio marito, la pecora cotta intera infilzata su una specie di spiedo e il cui grasso colante va a intridere il riso messo sotto a insaporirsi.
Oppure che proponessi quel dolce tanto buono fatto facendo bollire non so nemmeno io quante spezie diverse, di alcune delle quali so solo il nome arabo.
O quell'altro annegato in tanto di quello sciroppo di zucchero e miele da far venire il diabete anche a distanza. Ah, e cotto pure per un certo numero di ore per tre giorni consecutivi!
No, non ho preso la rivincita proponendo un piatto realizzabile solo in Medio Oriente o al massimo in Asia: ma ho scelto dei semplici, casalinghi, banalissimi gnocchi di semolino.
Che diciamolo, fanno sempre tutti contenti, e non c'e' bambino che non li mangi.
E sono personalizzabili all'infinito, dato che pur sempre di un MT Challenge si tratta, e gia' mentre scrivo mi sto gustando mentalmente tutto quello che vedro' provenire dai vostri blog nei giorni a venire.
Ma soprattutto gli ingredienti sono talmente basic da rendere questo piatto realizzabile a tutte le latitudini, non sia mai che questo mese volesse partecipare pure quello sparuto lettore che ho dalla Nigeria, o chissa', colui o colei mi legge dall'Iraq.
Consentitemi un'ultima nota: la ricetta viene dall'agenda di mia madre, quella con la copertina gialla e marrone che risale all'anno in cui si sposo' con papa' ed in cui per tutta la vita ha trascritto o conservato le ricette che le interessavano, e che si apre da sola alla pagina di quella torta che faceva spesso.
E gli gnocchi in questione saranno legati per sempre al ricordo di quella visita dei nonni, in occasione della quale mamma li preparo' per la prima volta. Ero piccolissima, ma mamma fu tanto contenta di vedere che li mangiai, io che all'epoca davanti al cibo facevo tante storie...
Ma ora, bando alle ciance e tutti ai fornelli.
Come al solito, regole e ingredienti obbligatori dalle fantastiche ragazze dell'MT Challenge.
Quanto a me, dopo un doveroso ringraziamento a Tery per avermi passato la patata bollente :-) speriamo di essere all'altezza e di non finire ingloriosamente sotterrata da strati di semolino, bechamelle e solo il Cielo sa che altro.
Che poi a ripensarci, magari, fa pure meglio alla pelle dello maschera allo strutto ;-)


GNOCCHI DI SEMOLINO ( per 6 porzioni circa)

un litro di latte
250 g di semolino
2 tuorli
20 g di burro
sale, noce moscata
100 g di parmigiano grattugiato

per la bechamelle

mezzo litro di latte
45 g di burro
45 g di farina
sale, noce moscata
ulteriore parmigiano per gratinare

Mettere in una pentola capiente il latte, il sale e una grattata di noce moscata. Portare ad ebollizione e versarvi quindi il semolino a pioggia mescolando in continuazione. Abbassare un po' il fuoco, e mescolare con forza finche' si otterra' un composto solido e compatto, che si stacchi dalla pentola.
Spegnere il fuoco e far intiepidire, quindi aggiungere i 2 tuorli, il parmigiano ed il burro. Aggiustare eventualmente di sale.
Mescolare con forza e versare il composto in una teglia coperta con carta forno bagnata e strizzata. Livellare con le mani bagnate fino ad appiattirlo ad uno spessore di un cm.
Tagliare quindi con uno stampino o un bicchiere gli gnocchi della dimensione preferita, ed adagiarli in una teglia imburrata, leggermente sovrapposti.
A parte preparare la bechamelle: fondere il burro, ed appena sciolto versarvi la farina. Girare con un mestolo in modo da farla tostare leggermente quindi aggiungere a poco a poco il latte scaldato a parte. Portare alla densita' desiderata sempre mescolando, quindi aggiustare di sale e aggiungere la noce moscata.
Velare gli gnocchi con la salsa, cospargere con altro parmigiano e mettere in forno a 200 gradi per 10 minuti, finendo con una botta di grill per colorire la crosticina.
Servire caldi.

NOTE:

- gli gnocchi di semolino possono essere preparati anche due giorni in anticipo e lasciati in frigo, senza salsa, coperti con pellicola a contatto. Il giorno in cui si vuole servirli bastera' napparli con la salsa e gratinarli.

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