lunedì 30 novembre 2020

Tartufini facilissimi alle barrette Daim

 

Potrei raccontarvi della simpatica conoscente inglese che del Coronavirus ha sempre riso.
Ha riso di me la prima volta che mi ha visto con la mascherina, quando ancora nemmeno era obbligatoria.
Ha riso delle misure "esagerate" ed ha illustrato, non richiesta, la sua teoria in merito.
Una specie di calderone di poteri oscuri, piani diabolici, controllo delle menti e forse altro, ma il mio cervello si è rifiutato di registrare.
Ha riso dei morti, si, perchè sarebbero morti comunque (parole sue).
Something behind, diceva.
Cioè c'è qualcosa dietro.
Sono passati mesi.
Lei è tornata in Inghilterra.
E solo da poco ha scritto per dire che si, il virus lo aveva preso anche lei negli ultimi tempi in cui era ancora in Arabia.
Quegli ultimi tempi in cui lo sapeva e non ha informato nessuno delle persone che ha incontrato.
La sottoscritta compresa.
Ha chiesto scusa, dicendo che è stata tanto male.
E forse non era un'influenza come pensava.
Che la notte non respirava e pensava di morire.
Le è andata bene, anche se ora a distanza di mesi sta perdendo moltissimi capelli.
Un effetto collaterale passeggero, pare.
Niente, non ve  lo racconto perchè non provo particolare pena.
Ed ho bisogno di tempo per valutare quanto di un delitto perfetto riesco ad organizzare.

Nel frattempo, godetevi questi! :)





EASY DAIM TRUFFLES
da Scandikitchen Christmas di Bronte Aurell
per 30 pezzi

 

200 ml di panna fresca
180 g di cioccolato fondente  spezzettato (o al latte, se si preferiscono più dolci)
50 g di burro
un paio di cucchiai di cognac, oppure caffè
2 barrette Daim (da 28 grammi ciascuna) spezzettate finemente
cacao in polvere per la copertura


Scaldare la panna fino a farle raggiungere il bollore quindi spegnere immediatamente il fuoco e aggiungere il cioccolato fondente.
Una volta che si sarà fuso aggiungere anche il burro ed il cognac, se si usa, oppure il caffè.
Mescolare bene e far raffreddare completamente a temperatura ambiente.
Aggiungere quindi i Daim spezzettati e mettere il tutto in frigo per almeno una mezz'ora prima di formare i tartufini.
Nell'operazione, dice l'autrice, si fa parecchio caos perchè il composto è morbido, infatti alcuni preferiscono usare uno scavino per melone. Con le mani vengono benissimo comunque, basta dividere il composto in 30 pezzi ed arrotolarli a formare delle palline.
Farle freddare in frigo prima di passarle poi nel cacao.
Tenere in frigo ma servire dopo averle tenute a temperatura ambiente per 15 minuti.

NOTE

- non sono particolarmente dolci, quindi valutate se volete aggiungere un pochino d zucchero a velo nell'impasto o farli direttamente con un cioccolato non troppo amaro. Qui sono stati graditi come li vedete ;)

- le barrette Daim in Italia credo le venda l’Ikea...da me si trovano nei supermercati.

lunedì 16 novembre 2020

Dip di barbabietola e laban alla feta e pistacchi

 

Piatto comunissimo nella cucina dei Paesi che vanno dall'Egitto, al Libano ed a tutti quelli del Golfo Persico questa crema che nelle versioni classiche prevede solo barbabietola e labna non è uno di quelli che l'autore del libro ricorda dall'infanzia.
Piuttosto ha voluto caratterizzare un piatto tipico e molto diffuso aggiungendo profumi ed aromi, quelli si, per lui estremamente familiari: le spezie, specialmente l'all spice, l'aggiunta inconsueta dalla patata dolce e del composto di burgul.
Devo dire che ho provato questo piatto con interesse perchè l'originale non mi fa impazzire, buono ma a volte un tantino scialbo rispetto ai saporitissimi hummus o muhammara, ormai piuttosto noti anche a latitudini nostrane.
E' stata una vera sorpresa, e ve la racconto nelle note :)




BEETROOT AND SWEET POTATO DIP WITH PISTACHIO BULGUR SALSA
da Falastin di Sami Tamimi
per 4 persone

 

500 g di barbabietole con la buccia
240 g di patata dolce
70 g di bulgur
75 g di pistacchi leggermente tostati e finemente tritati
15 g di prezzemolo tritato
15 g di menta tritata grossolanamente più dell'altra per decorare
un cucchiaio e mezzo di succo di limone
105 ml di olio d'oliva
4 spicchi di aglio tritati
mezzo cucchiaino di cannella
un quarto di cucchiaino di pimento (all spice)
un dattero Mejdool da 20 g ammorbidito in 50 ml acqua bollente per 20 minuti
2 cucchiai di aceto di mele
100 g di labna o yogurt greco molto denso
35 g di feta sbriciolata
sale

 

Preriscaldare il forno a 220 gradi.
Avvolgere ogni barbabietola e la patata dolce singolarmente in alluminio quindi infornare il tutto per circa un'ora o comunque finchè la lama di un coltello entrerà facilmente nella verdura.
Togliere dal forno e lasciare da parte finchè saranno tiepide abbastanza da poterle maneggiare, quindi pelare le barbabietole e la patata.
Si dovrebbero ottenere circa 180-200 g di polpa di patata e circa 400g  di barbabietola.
Affettare la barbabietola mentre la patata può rimanere intere. Tenere da parte separatamente.

Mettere il bulgur in un pentolino con 75 ml di acqua e 1/8 di cucchiaino di sale. Portare a bollore quindi togliere immediatamente dal fuoco, mettere il coperchio e far riposare 20 minuti.
Mescolare quindi con una forchetta per separare i grani e versarlo in una ciotola lasciandolo da parte per 20 minuti per farlo raffreddare. Unire quindi il prezzemolo, i pistacchi, la menta, il succo di limone, 3 cucchiai di olio d'oliva e un po' di pepe nero. Lasciare da parte.

Mettere 3 cucchiai di olio d'oliva in una padella e mettere su fuoco medio. Una volta caldo aggiungere l'aglio e cuocere per circa 2 minuti finchè sarà leggermente colorito.Aggiungere le spezie, cuocere per qualche secondo mescolando sempre e togliere dal fuoco.
Lasciarlo raffreddare quindi versarlo nella ciotola del robot da cucina insieme alla barbabietola, un cucchiaino di sale ed una macinata di pepe. Aggiungere anche il dattero scolato dall'acqua e frullare per un minuto o finchè liscio. Aggiungere la patata dolce e frullare ancora per una ventina di secondi a scatti.

Trasferire il composto in una ciotola ed aggiungere l'aceto di mele e 50 g di labna. Non mescolare troppo, si vuole ottenere un effetto un po' variegato, quindi versare in una ciotola livellando con il dorso di un cucchiaio. Scavare il centro ad ottenere un incavo in cui mettere il restante labna senza mescolare troppo, quindi il composto di bulgur, la feta e delle foglie di menta.
Condire con l'ultimo cucchiaio di olio e servire.



NOTE

- comincio con il commento più inutile e vacuo: il piatto è bellissimo! Il colore è incantevole  ed il contrasto visivo con il topping ne fa subito quello di cui tutti vengono a chiedere cosa sia.

- lode a Sami Tamimi per aver reso questo dip veramente interessante. Altro che scialbo, il piatto è profumatissimo e perfettamente bilanciato. C'è il dolce, le spezie, il salato, la punta quasi nascosta dell'aceto di mele, il sapido della feta. Tocco da maestro il composto di bulgur e pistacchi che insieme alla menta aggiunge ulteriore freschezza al tutto.

- il bulgur è grano essiccato. Si trova ormai facilmente anche in Italia (è ingrediente irrinunciabile nel taboule, l'insalata di prezzemolo e pomodori tipica di queste terre) e va necessariamente fatto gonfiare con un liquido prima di essere consumato. Se si desidera o si ha necessità di realizzare il piatto senza glutine l'autore suggerisce di usare della quinoa al suo posto, tenete però presente che quest'ultima ha un sapore particolare che nulla ha a che fare con il burgul.

- il laban, o labna è formaggio di yogurt. Si può realizzare anche in casa facendo scolare dello yogurt (magari mescolato a yogurt di capra) in un telo finchè la parte liquida sarà eliminata e rimarrà solo una crema molto densa. In alternativa si può usare yogurt greco, io ovviamente qui in Arabia non ho problemi di reperibilità.

- la ricetta sembra lunga ma è veramente basica nelle lavorazioni. I passaggi sono tutti semplici, non si cuoce quasi nulla, e tutto può essere preparato con anticipo. Meglio però servirla a temperatura ambiente.

- come si mangia? Così com'è :) con del pane arabo, fa parte del classico tavolo di antipasti locali. Oppure può essere servito come contorno a pesci grassi come il salmone.

venerdì 13 novembre 2020

Triangoli di pasta phillo al formaggio e pistacchi

 


 Della pasticceria mediorientale si dice di tutto ma soprattutto che sia troppo zuccherina e spesso stucchevole.
La tradizione di innaffiarla spesso con sciroppo di zucchero (che, ricordiamo, oltre a contribuire al sapore funge da conservante naturale nella tradizione di un luogo dal clima impietoso e dove i frigoriferi sono arrivati in epoca realtivamente recente) non incontra sempre il gusto occidentale.
Beh, ha sempre incontrato il mio, ma non faccio testo :)
Qui invece sfatiamo il mito: il dolce qui sopra....non lo è assolutamente!
O meglio la pasta phillo è neutra, il ripieno presenta pochissimo zucchero, di sciroppo c'è solo la giusta quantità e serve a dare quel tocco caratteristico che altrimenti mancherebbe.
Il ripieno è buonissimo, d'altronde non dobbiamo andare lontano in Italia per incontrare anche alle nostre latitudini dolci che prevedano il formaggio.
E se riuscite a trovare il mastice di Chio , beh, l'esperienza sarà assicurata su tutti i livelli.
Sono dolci che si mangiano soprattutto nel mese di Ramadan ma ormai si trovano ogni periodo dell'anno.
Le bancarelle che l'autore ricorda dalla sua infanzia ora sono state sostituite da bellissime pasticcerie quasi ovunque, e sostituita anche l'usanza di friggerli invece che cuocerli al forno.
Ma sono buonissimi lo stesso, fidatevi ;)

 

 

 FILO TRIANGLES WITH CREAM CHEESE, PISTACHIO AND ROSE
per 12 pezzi
da Falastin di Sami Tamimi

10 fogli di pasta phillo di ottima qualità (ognuno 31 x 38cm)
120 g di burro fuso

per lo sciroppo

100g di zucchero semolato
un cucchiaino e mezzo di succo di limone
tre quarti di cucchiaino di acqua di rose

per il ripieno

450g di formaggio cremoso
2 cucchiaini di amido di mais
55 g di zucchero semolato
mezzo cucchiaino di sale
un quarto di cucchiaino di mastice di Chio (o gomma Yemenita) oppure pasta di vaniglia

per la guarnizione

20g di pistacchi sgusciati, tritati quanto più finemente possibile
un cucchiaio e mezzo di petali di rosa essiccati (facoltativi)

 

Per prima cosa preparare lo sciroppo: mettere 55ml di acqua e i 100 g di zucchero in un pentolino su fuoco medio/alto. Portare a bollore girando con un cucchiaio di legno ed a questo punto unire il succo di limone. Far sobolllire piano per 2 minuti quindi unire l'acqua di rose e togliere subito dal fuoco.
Lasciare da parte.

Preriscaldare il forno a 180 gradi.

Preparare il ripieno semplicemente mescolando gli ingredienti molto bene, finchè il tutto sarà amalgamato. Lasciare da parte.

A questo punto stendere un foglio di pasta fillo sul piano di lavoro e spennellare con il burro fuso. Sovrapporre un altro foglio, imburrare e procedere in questo modo finchè si avranno 5 strati di fillo. Imburrare anche l'ultimo.
Meglio lavorare con una certa lena perchè la pasta fillo secca velocemente se lasciata all'aria.
Ora usando delle forbici affilate tagliare la pasta in 6 quadrati da 12cm di lato (bisognerà regolare i bordi per ottenere la dimensione desiderata).
Versare circa 35g di ripieno al centro del primo quadrato, lasciando un paio di centimetri sui bordi. Piegare a metà a formare un triangolo pressando bene i bordi senza schiacciare il ripieno, quindi imburrare anche all'esterno.
Appena i 6 triangoli sono nella teglia continuare ripetere il processo con il resto della pasta fillo e del ripieno.
Una volta che i 12 triangoli sono pronti ed imburrati cuocerli per circa 22 minuti o comunque finchè ben dorati e croccanti.
Togliere dal forno, far riposare 10 minuti quindi irrorarli con lo sciroppo, con i pistacchi tritati ed i petali di rosa, se si usano, e servirli.


NOTE

- il dolce non presenta alcuna difficoltà: la pasta phillo non va piegata in modi complicati, il ripieno si prepara semplicemente mescolando gli ingredienti e il forno lavora da solo. Unica attenzione va messa alla velocità di lavorazione della pasta phillo che come sapete secca alla velocità della luce se lasciata all'aria per troppo tempo.

- qui da me si trovano due tipo di pasta phillo, una sottilissima per i dolci, appunto, ed una leggermente più spessa per i piatti salati. Se da voi ci sono entrambe usate la prima, il guscio croccante sarà quasi impalpabile e i dolci ancora più buoni.

- il mastice di Chio (o gomma Yemenita) non è quello che si compra dal ferramenta :) ma una resina locale che ha un sapore molto pungente appena si mette in bocca ma pian piano rilascia aromi di agrumi via via che si scioglie. E' molto particolare e in caso non la troviate l'autore suggerisce la vaniglia al suo posto, non perchè assomigli ma perchè non c'è nulla che ci si possa avvicinare come sapore, nè come sensazione.

- l'acqua di rose è minima, si sente appena come è giusto che sia. La distanza tra un dolce ed una saponetta è sempre minima, quando si usa questo ingrediente: compratelo di ottima qualità.

- sono divini! Nemmeno complicati, saranno buonissimi con il tè del pomeriggio ma anche per accompagnare il caffè del dopopranzo. In questo caso forse li realizzerei ancora più piccoli.

martedì 10 novembre 2020

Panini di formaggio e za'atar

 


l pane allo za'atar è probabilmente uno dei primi cibi a cui un expat in libera uscita in Medio Oriente si avvicina.
Sarà  che di solito ha la forma di una rassicurante pizzetta, verdissima, con la quale sei ben felice di bruciarti il palato se la compri appena fatta.
E' di solito mangiato a colazione, per questo si trova pronto presto in un Paese dai ritmi decisamente più lenti.
Compagno di gite al mare, quel mar Rosso bellissimo dal lato saudita, comprato da rivenditori per la strada, strada lunga e dritta in mezzo alla sabbia dove magicamente ogni tanto si palesa un distributore di benzina e l'immancabile baracchino dei pani appena fatti: e mai arrivato a destinazione perchè ad un pezzetto alla volta è sempre finito in macchina ancor prima di raffreddarsi.
Questa è una versione un po' più sofisticata, in cui la solita forma schiacciata è sostituita da  quella di un panino ripieno.
Prima di scatenare guerre sante, lo za'atar bread lo trovate in ogni Paese del Medio Oriente, ed ognuno ne reclamerà la paternità.
O quantomeno il primato di farlo meglio degli altri vicini :)
Voi fidatevi, e provatelo: è un'ottimo modo per avvicinare ad una cucina diversa anche i più scettici, visto il profumo molto mediterraneo e familiare dello za'atar, che in gran parte è realizzato con timo ed origano,


ZA'ATAR BREAD
da Falastin di Sami Tamimi
per 12 pezzi


un cucchiaino e mezzo di levito di birra disidratato
un cucchiano di zucchero semolato
170ml di acqua tiepida
320 g di farina, più dell'altra per spolverizzare
un cucchiaio di latte in polvere
un cucchiaino e una punta di curcuma in polvere
un cucchiaino e 1/4 di sale
3 cucchiai di olio di semi di girasole
3 cucchiai di olio d'oliva, più un altro per ungere
2 cucchiai di semi di sesamo più un cucchiaino e mezzo per la superficie
un cucchiaio di semi di nigella, più mezzo cucchiaino per la superficie
15 g di foglie di origano
120 g di feta sbriciolata
2 cucchiai di yogurt greco
un cucchiaio di za'atar

 

Mettere lievito, zucchero e acqua in una ciotola e mescolare brevemente. Lasciare da parte per 5 minuti finchè la superficie si coprirà di bolle.
Versare la farina, il latte in polvere, la curcuma ed il sale nella ciotola della planetaria a cui sarà stato montato il gancio da impasti e fare girare un poco solo per amalgamare.
Aggiungere quindi il composto di lievito, l'olio di semi di girasole e quello di oliva.
Lavorare per circa due minuti a bassa velocità quindi appena il tutto sta insieme aumentarla un po' e lavorare per altri 3 minuti.
Unire i semi di sesamo, quelli di nigella e l'origano e far andare la macchina per altri 4 minuti.
L'impasto dovra risultare molto morbido.
Rovesciare l'impasto sul piano di lavoro e formare una palla, quindi ungere la ciotola della planetaria con l'ulteriore cucchiaio di olio, ungere anche la tutto l'impasto e mettervelo a riposare, coperto con un telo, per circa un'ora in luogo tiepido (o comunque fino al raddoppio).
Riprendere l'impasto, lavorarlo dandogli la forma di un salsicciotto lungo 30 cm e tagliarlo in 12 pezzi uguali da circa 50 g ciascuno.
Lavorare ogni pezzo in modo da formare delle palline quindi metterle su un piatto, coprirle con un telo pulito e lasciarle riposare per 20 minuti.
Preriscaldare il forno a 200 gradi.
Ora schiacciare ogni pallina sul piano di lavoro fino a formare un disco da circa 10 cm di diametro e 2-3 mm di spessore. Mettere al centro circa 10g di feta sbriciolata e piegare i lati verso l'interno in modo da richiudere il ripieno e formare una pallina.
Mettere i panini sulla teglia con il lato della chiusura rivolto verso il basso e distanziandoli bene.
Spennellarli con lo yogurt, spolverizzarli con za'atar, semi di sesamo e semi di nigella.
Far riposare 5 minuti e cuocere per circa 20, finchè saranno coloriti e la base dorata.
Servirli subito oppure a temperatura ambiente.

 

NOTE

- preparazione molto semplice, non richiede particolari tecniche di lavorazione. L'autore dice che l'impasto lievitato può essere conservato in frigo in contenitore ermetico fino a due giorni e che i panini pronti possono essere surgelati. In questo caso meglio poi tagliarli in due e tostarli prima di consumarli.

- lo za'atar è un mix di spezie ed erbe (timo, maggiorana, origano, sesamo, sale...) che cambiano leggermente nelle proporzioni a seconda della zona del Medio Oriente in cui viene preparato. Quello palestinese è a base più "verde" diciamo, rispetto alle versioni libanese ed arabo che non disdegnano l'aggiunta del sumac, del cumino o dei semi di finocchio. Davvero qui ogni famiglia, ed ogni rivenditore, ha la sua ricetta.

- il latte in polvere, mi raccomando, non è quello per bambini! E' normale latte disidratato, ingrediente comunissimo in queste terre perchè molto più facilmente conservabile di quello fresco o pastorizzato. Ci sono ancora zone dove il frigorifero non è così diffuso, e dove anche se lo avete potreste non avere la corrente elettrica per farlo funzionare ;)

- la ricetta è precisa al grammo! Ho molto apprezzato che ci fosse addirittura il peso dei panini e quello della quantità di formaggio da mettere in ciascuno.

- nel mio forno si sono cotti qualche minuto in meno di quanto indicato: devono risultare coloriti e croccantini fuori ma molto morbidi, quasi fondenti all'interno.

- sono buonissimi! Aggiungeteli al cestino dei pani fatti in casa a tavola e non ne avanzerà uno.

lunedì 2 novembre 2020

Fudge facilissimi agli Oreo

 

 

Voi in quasi-lockdown, noi no: qui in Arabia il coronavirus non ha ancora deciso di colpire con la seconda ondata o forse funzionano bene quelle pene severe per chi non rispetti le effettivamente poche regole che ci consentono di portare avanti una vita normale.
Il "nuovo" normale, si intende, quello in cui siamo sempre mascherati, testati, distanziati, disinfettati, vaccinati.
Ma insomma, si può fare ;)
Cosa non si può fare è pensare a cuor leggero ad un rientro in Italia almeno per Natale: sarà il nostro Paese di nuovo in liste nere o nerissime? Sarà chi ci passa di nuovo bandito dall'Arabia Saudita come all'inizio della pandemia?
E chi lo sa.
Quindi vi prego: rispettate le regole perchè dopo praticamente un anno che non possiamo rientrare il pensiero di non poterlo ancora fare è veramente devastante.
In mio soccorso arriva una lettrice e collega di blog, Deb.
Mi scrive che ha letto una ricetta che contiene in un colpo solo tutti gli ingredienti che mi piacciono.
Accidenti, se ha ragione.
E accidenti, che brutta fama mi sono fatta.
Insomma, Deb ci ha azzeccato e non la ringrazierò mai abbastanza.
Fatela anche voi, e la ringrazierete a profusione pure voi ;)



OREO FUDGE
da Suburbansimplicity.com
per una teglia quadratada 20 cm di lato

una lattina di latte condensato da 397 g
24 biscotti Oreo
340 g di cioccolato bianco di buona qualità

 

Mettere 20 Oreo (lasciarne 4 da parte) in un sacchetto e con l'aiuto di un mattarello o di un bicchiere romperli in pezzi non troppo fini.
In un pentolino scaldare latte condensato e cioccolato bianco su fuoco molto basso, mescolando continuamente finchè il cioccolato sarà fuso e ben amalgamato.
Versare immediatamente le briciole di biscotti, mescolare e versare il tutto nella teglia foderata con carta forno.
Ora spezzettare grossolanamente i 4 Oreo lasciati da parte e spolverizzarli sulla superficie, pressandoli un poco.
Mettere in frigo qualche ora ed infine tagliare a cubetti con un coltello a cui avrete scaldato leggermente la lama.

NOTE

- non so se in Italia si trovino le barrette della Hershey al cioccolato bianco gusto "cookies&cream": bene, queste sono la quasi-perfetta imitazione. Se vi piacciono quelle, adorerete questi fudge.

- si mantengono benissimo in frigo e potete anche surgelarli. Anche a temperatura ambiente, se non fa troppo caldo, vanno benissimo e possono essere confezionati per la scatole di Natale (no, non mi ricordate il Natale, va...)

- per quanto la ricetta sia una vera e propria cialtronata non fate l'errore di usare un cioccolato bianco di bassa qualità: si scioglie male e rischiate di ritrovarvi una marea di grumi nel latte condensato. A quel punto è irrecuperabile!


martedì 20 ottobre 2020

Crema cotta di yogurt e latte condensato (senza uova e gluten free)

 


Una vera sorpresa, dice l'autore, questo dessert che fu servito alla persona che mangiava insieme a  lui in un ristorante del Somerset.
Il pranzo era stato veramente deludente per cui esitava ad ordinare il dolce, mentre il suo amico si fece tentare: e fece bene perchè dopo l'assaggio ne furono entrambi conquistati.
In realtà questo è un famosissimo e comunissimo dessert indiano: il Bhapa Doi, fatto appunto di yogurt e latte condensato mescolati insieme e cotti al forno.
Ma glielo diciamo sottovoce...
Potevo dunque nella fattispecie non farmi attirare da questa ricetta non solo perchè la conosco bene e so quanto sia buona, ma soprattutto per dare un senso alle lattine di latte condensato che ormai, giuro, in casa mia ci entrano da sole :D

 

 BAKED VANILLA YOGURT WITH ROASTED PLUMS
da One Tin Bakes di Edd Kimber
per 6/8 porzioni
per una teglia 23x33cm

per la frutta
600g di prugne tagliate a metà e private del nocciolo (qualunque qualità va bene)
3 cucchiai di light brown sugar
30g di burro a cubetti
3 anici stellati
i semi di 3 baccelli di cardamomo
una stecca di cannella tagliata a metà
il succo di mezzo limone

per il composto di yogurt
480ml di yogurt bianco naturale non zuccherato
una lattina di latte condensato da 397g
240 ml di doppia panna da montare
i semi di una bacca di vaniglia o 2 cucchiaini di pasta di vaniglia

 

Preriscaldare il forno a 200 gradi.

Mettere le prugne, con il lato tagliato verso l'alto nella teglia e spolverizzarle con lo zucchero. Spargere il burro nella teglia insieme alle spezie ed infine versare il succo di limone.
Cuocere per 15-20 minuti o comunque finchè la frutta sarà ammorbidita e la buccia comincia a raggrinzirsi. Trasferire frutta e tutto il succo che si sarà formato in una ciotola resistente al calore e lasciare da parte.

Lavare ed asciugare la teglia e ridurre la temperatura del forno a 120 gradi.
Mischiare lo yogurt, la panna, il latte condensato ed i semi di vaniglia (o la pasta di vaniglia) quindi versare il tutto nella teglia.
Cuocere per 25-30 minuti o comunque finchè il tutto sarà rappreso sui lati ma ancora tremolante al centro.
Potrebbe sembrare troppo liquido ma non dovrà rapprendersi completamente come un cheesecake.
Lasciar raffreddare a temperatura ambiente per 30 minuti quindi mettere in frigo per almeno 4 ore.

Una volta che il dolce sarà ben freddo servirlo a cucchiaiate insieme alla frutta ed i suoi succhi.

NOTE

- il dolce è ottimo! La crema rimane vellutata, e ben fredda dà il meglio di sè. L'autore dice che il giorno dopo sia meno buona ma mi sento assolutamente di dissentire. Si fa in poco tempo e bisogna solo stare attenti alla cottura, che non sia troppo prolungata. Può essere usata in realtà qualunque frutta in abbinamento ma la nota acidula ci sta benissimo.

- ho seguito come sempre le istruzioni alla lettera ma nel mio forno a 120 gradi la crema è rimasta liquida per tutto il tempo indicato. A 140 abbiamo iniziato a ragionare.

- l'unica nota che mi sento di fare è sull'uso dell'unica teglia per cuocere la frutta e poi la crema. Capisco che il libro nasca su questa scommessa ma persino l'autore nelle note dice che se ne possediamo due possiamo usarle. Grazie :) Inoltre per quanto il dolce venga benissimo sarebbe comunque più indicato per delle monoporzioni: servirlo a cucchiate dalla teglia grande fa si che le porzioni risultino un po' "disordinate" all'aspetto. Per carità, il dolce rimane buonissimo lo stesso ma l'occhio vuole la sua parte. Almeno il mio. 



venerdì 16 ottobre 2020

Blondies alle nocciole e cioccolato

 

 

 Racconta l'autore del libro da cui questa ricetta è tratta che si, l'Italia ha donato al mondo un numero infinito di bontà in ambito culinario ma dovendone nominare una allora questa è sicuramente la gianduja: la meravigliosa pasta di cacao e nocciole nata per far fronte alla cronica mancanza di cacao diventato costosissimo durante il blocco economico voluto da Napoleone e che i pasticceri torinesi decisero di sostituire in parte con le nocciole del Piemonte, decisamente meno care e soprattutto più facilmente reperibili.
Il resto è storia, e sono certa la conosciate tutti.
La ricetta è stata modificata e perfezionata nel tempo fino ad arrivare alle versioni che possiamo gustare oggigiorno. Potrei citarne molte, di marchi famosi, eleganti e raffinati...ma il mio pensiero ed il mio cuore vanno, rapiti, ad una delle figlie più maltrattate: la Nutella :D
Questi blondies in realtà non contengono Nutella nè creme simili.
Della gianduja qui c'è l'idea di base ovvero l'abbinamento delle nocciole con del cioccolato al latte.
E devo dire che l'esperimento ha funzionato benissimo!

 

GIANDUJA BLONDIES
da One Tin Bakes di Edd Kimber
per una teglia 23 x 33 cm

200 g di burro
365 g di light brown sugar
2 uova grandi e 4 tuorli
65 g di burro di nocciole
un cucchiaio di estratto di vaniglia
200g di farina
un cucchiaino di lievito per dolci
mezzo cucchiaino di sale
200 g di cioccolato al latte, tritato grossolanamente
200 g di nocciole, tritate grossolanamente

 

Preriscaldare il forno a 190 gradi. Ungere la teglia e foderarla con carta forno in modo che sporga dai lati lunghi.
Iniziare preparando il brown butter o burro noisette: mettere il burro in un pentolino e farlo fondere a fuoco medio finchè  assumerà un bel colore nocciola, mescolando continuamente. In pratica il burro fonderà, sfrigolerà ed inizierà a formarsi una schiuma sulla superficie. Quando si forma la schiuma  cominceranno ad apparire tante piccole macchie più scure, prima che brucino togliere tutto dal fuoco e versare in un altro contenitore a raffreddare per cinque minuti.

Passati i cinque minuti aggiungere al burro lo zucchero, le uova, i tuorli, il burro di nocciole e la vaniglia sbattendo con le fruste per circa 3 minuti finchè ben amalgamato.

Aggiungere quindi la farina, le nocciole e il cioccolato mescolando con delicatezza. Tenere da parte qualche pezzetto di cioccolato e nocciole da spargere sulla superficie prima della cottura.
Versare il tutto nella teglia preparata livellando bene e spargere il cioccolato e le nocciole messe da parte.
Cuocere per circa 30 minuti o comunque finchè uno spiedino inserito al centro del dolce viene fuori con solo qualche mollica attaccata.

Lasciar raffreddare completamente nella teglia prima di rimuovere il dolce e tagliarlo a pezzi.
Si conserva per 3-4 giorni in un contenitore ermetico.

 

NOTE

- tutto molto semplice a parte la realizzazione del burro noisette che va controllato a vista perchè da color nocciola a carbonizzato è questione di secondi. Però regala un'aroma molto intenso, autunnale, al dolce che è un peccato non perderci quel poco tempo che serve a realizzarlo.

- come ho accennato nell'introduzione non c'è pasta gianduja qui, ma solo i suoi ingredienti principali: cioccolato e nocciole. In questo gioca un ruolo fondamentale il burro di nocciole utilizzato che regala ulteriore complessità al gusto finale. Non facilissimo da reperire nei supermercati ma credo che in Italia nei negozi tipo Naturasì si possa trovare facilmente, così come online. Ovviamente va preso il burro di nocciole puro, senza zucchero aggiunto. In caso disperato si può usare il burro di mandorle, dice l'autore, o burro normale: ma il risultato non sarà lo stesso.

- il light brown sugar  è cosa nota: zucchero melassato che ormai si trova in molti supermercati. Può essere in alternativa fatto in casa unendo zucchero semolato e melassa in proporzioni che trovate facilmente online. La dicitura "light" o "dark" si riferisce alla percentuale di melassa presente: più ce n'è, più scuro risulterò lo zucchero.

- prima di farvi spaventare dalla quantità di zucchero e degli altri ingredienti ricordate che le dosi sono per una teglia enorme! Ve ne vengono anche 20 pezzi...

- attenzione alla cottura: come i cugini più scuri, ovvero i brownies, devono rimanere leggermente umidi all'interno. Non seccateli.

- che dire, se non che sono stati divorati? E regalati ovviamente, che qui come da voi feste e cene non se ne fanno: e chi li ha ricevuti mi ha detto quanto fossero buoni per tre giorni di fila, incontrandomi!

venerdì 25 settembre 2020

Fagottini velocissimi al formaggio

 

Avete presente quelle ricette che solo a leggere gli ingredienti sapete che piaceranno a tutti.
Quelle ricette che non nascono per arrivare a tavola ed essere mangiate educatamente con le posate ma vanno consumate lì per lì accanto ai fornelli.
Quelle ricette che sono goduria pura, e fa parte della goduria anche l'inevitabile ed immancabile ustione del palato: ne vale tutta la pena.
Come vale tutta la pena di doverle friggere, a maggior ragione se l'impasto si fa in un attimo, nessuna attesa nè lievitazione, il ripieno in un lampo e la cottura anch'essa prende non più di tre minuti!
Di una facilità disarmante ma di una soddisfazione senza pari.
E pazienza se vi ho già svelato come va a finire ;)





FRIED FLATBREADS WITH CHEESE
da Summer Kitchens di Olia Hercules
per 8 persone

150 ml di kefir, o buttermilk 
220 g di farina
100 g di halloumi grattugiato grossolanamente
150 g di feta sbriciolata
un cucchiaio di aneto tritato, facoltativo
strutto per friggere o olio di semi di girasole per la frittura
 

Versare il kefir in una ciotola e aggiungere a poco a poco la farina, mescolando fino ad ottenere un composto sodo che va poi impastato finchè risulterà liscio ed omogeneo.
Far riposare l'impasto almeno un quarto d'ora.
Nel frattempo preparare il ripieno mescolando la feta sbriciolata con l'halloumi e l'aneto se lo si usa.
Ora usando il mattarello stendere l'impasto più fine possibile.
Coprirne metà con il ripieno preparato e chiudere coprendo con la metà di impasto ancora libero, lasciando un bordo di circa 2cm ad ogni lato pressandoli bene per chiudere.
Tagliare dei rettangoli con un coltello affilato o una rotella da pasticceria di circa 10x15 cm, assicurandosi che i bordi siano ben chiusi e che non ci sia aria all'interno.
Scaldare un cm di strutto o olio in una padella su fuoco medio/basso. Cuocere i rettangoli pochi alla volta due minuti da un lato ed un minuto dall'altro o comunque finchè dorati e croccanti.
Scolarli su carta di cucina e servirli caldi.

NOTE

- come accennato nell'introduzione l'impasto si fa veramente in un attimo. Kefir o buttermilk (latticello) ormai si trovano con una certa facilità in molti supermercati e proprio in casi estremi potete usare al suo posto metà lattè, metà yogurt lasciati riposare un'oretta fuori dal frigo. Questo tipo di pasta si trova in diverse ricette turche, e qualcuna araba. Se ne ricavano involtini che vengono cotti su griglie roventi dopo essere stati unti di burro o ghee. In alternativa, dice l'autrice, possono essere cotti in forno a 180 gradi per circa 15 minuti e spennellati di burro fuso appena fuori dal forno. Ma credetemi, non c'è paragone.
Strutto per friggere non ne trovo alle mie latitudini, e le scorte sono state prosciugate dal lockdown. L'olio di semi fa benissimo il suo lavoro ;)

- il ripieno è delizioso, ma cercate di comprare halloumi di qualità e non quei blocchi di sale che si trovano al super. Detto questo, non omettete l'aneto per nessun motivo! Persino il mio augusto consorte ne ha notato la presenza, ed è tutto dire, magnificandone l'abbinamento con i formaggi.

- seguendo la ricetta alla lettera vengono dei saccottini piuttosto grandi, che l'autrice del libro indica come perfetti per un pranzo serviti con un'insalata. Mi riprometto di prepararli di nuovo ma più piccoli in modo da poterli servire con gli aperitivi.

- la pasta frigge in un attimo, ma va stesa molto sottile. Gonfia in cottura e rimane croccante per qualche ora. Dopodichè diventa inevitabilmente più morbida, ma comunque buonissima.

 

venerdì 18 settembre 2020

Cetrioli in barattolo

Avete presente quando vi si apre un mondo e vedete la luce.
La rivelazione: chi se l'immaginava che realizzare degli stupendi cetrioli marinati fosse così semplice!
E ve lo dice una che nel barattolo dei cetriolini, quelli comprati, una forchetta ogni tanto la infila tanto per.
Per quella botta di aspro che arriva dritta dritta in testa e mi fa l'effetto del caffè, io che caffè non ne bevo?
Non saprei, so di sicuro che mi piacciono moltissimo.
La realizzazione prende solo qualche giorno di tempo in cui tutto ciò che si deve fare è aspettare.
Sarebbe stata una perfetta ricetta da lockdown, se solo l'avessi scoperta in tempo...:)





QUICK-FERMENTED CUCUMBERS
per un barattolo da circa 3 litri di capacità 
da Summer Kitchens di Olia Hercules

20g di sale marino
10 grani di pepe nero o rosa
5 bacche di pimento
una manciata di foglie di rafano o ribes nero, oppure un pizzico di foglie di tè nero
un chilo di cetrioli piccoli (se grandi, tagliarli in quattro)
un peperoncino rosso affettato sottilmente
10 spicchi di aglio affettatti molto sottili
2 gambi di sedano, uno affettato e l'altro lasciato intero
fiori di aneto o una manciata di gambi e foglie


Mettere a bollire un litro di acqua insieme al sale, mescolando bene per farlo sciogliere.
Portare a bollore quindi aggiungere il pimento e il pepe e spegnere il fuoco facendo raffreddare il tutto a temperatura ambiente.
In un barattolo da circa 3 litri di capacità mettere le foglie, se si usano, quindi inserire i cetrioli, il peperoncino, l'aglio, il sedano affettato e l'aneto.
Versarvi sopra il liquido preparato facendo attenzione che il tutto risulti ben coperto: se i cetrioli tendessero a galleggiare usare il gambo di sedano lasciato intero messo di traverso sulla superficie per tenerli giù.
Chiudere con il tappo sterilizzato e tenere a temperatura ambiente per almeno 24 ore: in clima caldo/tiepido i cetrioli inizieranno a fermentare entra questo tempo ma se fa fresco possono volerci anche due giorni.
Saranno pronti quando la superficie del barattolo risulterà schiumosa, a questo punto si può tirar fuori con una forchetta un cetriolo ed assaggiarlo.
Dovrà risultare piacevolmente aspro, se invece il sapore non si discosta molto da un normale cetriolo prolungare la fermentazione di un giorno ulteriore.
Quando si è soddisfatti del risultato e non si vuole che i cetrioli diventino troppo forti di sapore passare il barattolo in frigo in modo che la fermentazione venga rallentata.
Se invece piacciono più forti si possono lasciare a temperatura ambiente per un altro paio di giorni.


NOTE

- come già detto nell'introduzione è una ricetta semplice, di pura attesa in pratica. Ovvio che più sarà vario il contenuto di aromi nel barattolo più il sapore finale ne guadagnerà. Non avendo foglie di rafano o ribes ho optato per il tè nero ma sono gli unici ingredienti meno comuni, il resto si trova facilmente ad ogni latitudine.

- il risultato finale è direttamente influenzato dalla temperatura esterna. Da me, aria condizionata a parte, fa comunque caldo ed in questo periodo caldissimo per cui il barattolo è stato messo in frigo in due giorni scarsi. Voi assaggiate e valutate a seconda di quanto vi piacciano forti.

- gli usi di un cetriolo marinato non devo certo spiegarvelo io :) ma sono favolosi anche solo come aggiunta ad un'insalata mentre l'autrice rammenta, facendomi sentire meno in colpa, che vada benissimo anche mangiarseli così, in piedi davanti al frigo.

- cetrioli baby da queste parti non si vedono da prima del lockdown quindi ho semplicemente preso i più  piccoli che ho trovato e tagliato in quattro i più grossi. Risultato egregio che non mi ha fatto rimpiangere l'originale.

- se vi siete stufati di conserve e marmellate questa può essere una bella idea per i regali di Natale. Perchè lo sapete si, che arriverà pure in questo pazzo 2020....

lunedì 22 giugno 2020

Sorbetto istantaneo alla ciliegia



Tutta colpa del virus.
Altrimenti non si spiega.
Non sarà la prima volta che su queste pagine leggete di dibattiti accesi sull'italiano parlato dalla sottoscritta e quello invece di cui si fregia come illuminato portatore sano il mio augusto consorte.
In Toscana parliamo il VERO italiano è refrain che ho sentito spesso al dubbio su qualche parola usata dall'uno e non dall'altra.
Partono in genere controlli incrociati che sono finiti pure in messaggi agli esperti dell'Accademia della Crusca, per cui in genere viene fuori che poi le suddette parole esistono, anche se sembrano astruse, per dirla gentilmente, anche se nessuno le usa più da minimo il 1200.
La cannella, in particolare, ancora un trauma.
E non solo per la prima volta che ho capito che poteva anche non essere una spezia, come ho già raccontato.
E nemmeno per la seconda, quando ancora vivevamo in una casa a due piani e ho azzardato di aprirne il barattolo, pur sapendo che per il consorte il profumo è quasi come la kriptonite per Superman.
Mentre lui era al piano di sopra.
Chiuso nella doccia.
Con l'acqua aperta.
Non se ne accorgerà mai, ho pensato, se ne metto un pizzico nella torta.
Improvvisa, dalle scale, una voce un po' urtata.
Ma hai aperto la cannella???
Santo cielo, come ha fatto a sentirne il profumo da così lontano.
Ma poi subito: perchè non arriva più acqua calda in doccia!
Ecco, era quell'ALTRA cannella di cui parlava.
Sospiro di sollievo, e quella nella torta poi c'è l'ho messa eccome.
Ma la vendetta arriva sempre.
O il karma.
Piena pandemia, lockdown totale.
Mia sorella e la sua famiglia lo passano in Toscana.
Il mio nipotino treenne quindi passa molto tempo nella terra del suo papà, babbo pardon, full immersion non indifferente rispetto alla sua vita quotidiana che  si svolgeva a Roma.
Succede d'improvviso.
Senza avvisaglie.
Mamma, questo è sporco, lo laviamo sotto la cannella?
Un colpo è preso a lei, mia sorella, ed a me appena me l'ha raccontato.
Speriamo che il rientro a Roma porti giudizio.
Ed un repentino cambio di lingua parlata :D


Questo sorbetto DOVETE farlo subito: cercate le ciliegie surgelate perchè sono proprio quelle che servono per la ricetta, spero più economiche di quelle fresche di cui leggo prezzi tali da poter essere battute da Sotheby's.
Unica condizione di avere un robot da cucina, poi non si cuoce niente, non si mescola, non si fatica.
E nemmeno c'è da aspettare troppo per mangiarlo ;)






QUICK CHERRY SORBET
di Irina Georgescu

500g di ciliegie surgelate (non fatele scongelare)
50-100 g di zucchero o miele (a seconda di quanto lo si voglia dolce)
poca buccia di limone grattugiata
un tappo di liquore alla ciliegia (o succo di limone)
un albume (circa 40grammi se come me usati quelli pastorizzati in brik)


Nel robot versare tutti gli ingredienti TRANNE l'albume. Frullare finchè il tutto è amalgamato ma non sciolto, raschiate in caso le pareti del frullatore se parte del composto rimane attaccato.
Appena omogeneo versare l'albume e frullare ancora ad alta velocità per qualche secondo, finchè sarà liscio e omogeneo.
Tenere in freezer per 30 minuti e servire decorato con poca scorza di limone.


NOTE

- la ricetta funziona in realtà con qualunque tipo di frutta ma NON OMETTETE L'ALBUME. Anche se l'autrice dice che è facoltativo in realtà contribuisce in modo essenziale alla divina consistenza finale.

- non indurisce troppo in freezer ed è più buono se lo servite morbido come indicato.

lunedì 8 giugno 2020

Donut in due ingredienti e due minuti!



Una settimana da sballo.
Almeno nella testa, ma questo già basta.
Ebbene si, da una settimana ci avevano allentato le restrizioni ed il coprifuoco comincia alle 8 di sera invece che alle 3 del pomeriggio.
Ma soprattutto, udite udite, bar e ristoranti aperti per mangiarci, moschee di nuovo ad accogliere i fedeli, negozi riaperti.
Tre mesi che non usciamo.
Secondo il mio augusto consorte vanno calcolati tipo anni dei cani, per cui sembra che non si esca da minimo il triplo del tempo.
Sempre che non si contino i miei viaggi settimanali al supermercato, ormai diventati slalom ridicoli per evitare l'incontro ravvicinato con qualsiasi altro essere umano e benefica pratica dell'apnea sotto mascherina ogni qual volta qualcuno mi sembri a meno di due metri.
Non usciamo il primo giorno, aspettiamo il weekend.
Mi dimentico nell'ordine le chiavi di casa.
Gli occhiali da sole.
Il consorte gli occhiali da vista.
Due deficienti.
Il centro commerciale a cui puntiamo per una commissione di cui necessitiamo da tempo ovviamente presenta barriera all'ingresso per misurazione temperatura.
Per motivi che mi sfuggono viene presa sulla mano e sulla fronte: immagino sia per fare media dato che alla prima ho 42 e alla seconda 34.
No comment.
Ci viene rimisurata con le stesse modalità nell'ordine poi per ingresso al supermercato, ingresso in negozio ed ingresso al ristorante che essendo pomeriggio è vuoto per cui decidiamo di inaugurare la stagione con una roba tra merenda ed aperitivo che ci farà da cena.
E non importa che ognuno di questi esercizi sia all'interno del centro commerciale che ci ha già autorizzato all'ingresso.
Via di corsa, che anche se il coprifuoco lo abbiamo alle 20 alle 19 il centro commerciale chiude ed il ristorante alle 18:30.
E commentiamo che si, dai, è un traffico ma ci voleva, ed abbiamo visto che la vita sulla Terra è ancora presente e poi aver trovato dopo mesi le fette biscottate non ha prezzo.
Mattino successivo: battiamo ogni record.
Dopo ben una settimana di allentamento delle restrizioni, ci richiudono per picco nel numero di contagi!
Per ora solo la città di Jeddah, ma aspetto con fiducia che estendano la cosa anche ad altre, la mia compresa.
Come si dice, è stato bello finchè è durato.
E si che uscire con guanti e mascherina con 50 gradi all'ombra mi è sembrato stupendo :D


Esperimenti da lockdown ben riusciti: questi mini donuts battono tutti i record! Velocissimi (avete mai visto una ricetta di fritto che cominci dal mettere l'olio a scaldare? Io no!) ma soprattutto di un buono inaspettato.
Fate lo sforzo e glassateli, che così diventano proprio come i donuts americani.
E semplicissimo anche adattarli alla versione vegan.
Due ingredienti, due minuti: ci vuole più a dirlo che a farli ;)






2 INGREDIENT DONUTS
per circa 40 pezzi piccoli

140 g di farina autolievitante (vedere le note per eventuale sostituzione)
200 g di yogurt bianco naturale (anche di soia)
abbondante olio vegetale per friggere

per la glassa:

75 g di burro (anche vegetale)
230 g di zucchero a velo
poco latte (anche vegetale)
cacao amaro in polvere a piacere (circa un cucchiaio)


Preparare una padella a bordi alti con almeno due dita di olio e metterla su fuoco medio.
Mescolare in una ciotola farina e yogurt. Si otterrà una pasta della consistenza quasi di quella per bignè.
Mettere la pasta in una tasca da pasticceria senza bocchetta e tagliare in modo da ottenere delle palline di due centimetri di diametro che vanno tagliate con le forbici direttamente sul fuoco e fatte cadere delicatamente.
Potete in alternativa usare un sacchetto per alimenti tagliandone il bordo o in caso estremo due cucchiaini ma in questo caso i mini donuts avranno una forma meno regolare (ma saranno comunque buonissimi!)
Friggerli a fuoco medio finchè saranno ben dorati, quindi scolarli su carta da cucina e farli raffreddare.
Preparare la glassa: mescolare il burro fuso con lo zucchero a velo ed unire qualche cucchiaio di latte fino ad ottenere una pastella semiliquida. La densità della glassa dipende da voi: più o meno liquida, più o meno densa a seconda di quanta ne vogliate sui donut.
Versare metà dei donut nella glassa, farli ricoprire per bene e scolarli su una gratella con un mestolo forato.
Aggiungere del cacao in polvere alla glassa rimasta e ricoprire i donut rimasti.
Attendere che la glassa si rapprenda prima di servirli.

NOTE 

- se non avete la farina autolievitante usate 140g di farina comune addizionata di un cucchiaino e mezzo di lievito per dolci.


- se non volete glassarli sono buonissimi anche solo rotolati nello zucchero semolato. Ma consiglio caldamente il passaggio extra della glassa: per amanti ed intenditori è uguale a quella sui donut americani! Potete farla più o meno densa a seconda di come vi piaccia...a me bella spessa, è  la parte migliore ;)

- se avete la pazienza dei santi, quella che non ho io e si vede dalla foto, la glassa rapprende ed asciuga perfettamente lasciando i mini donut all'aria per un'oretta circa. Io li ho toccati prima perchè mi ero stancata di aspettare :)



venerdì 22 maggio 2020

Maionese di...polpo!


Voi riaprite, noi chiudiamo.
Guardo con un mix di invidia ed apprensione l'Italia che pian piano torna ad una specie, o sottospecie, di normalità, e mi preparo.
Al secondo, ebbene si, lockdown totale che ci tocca da domani.
Dopo averci aperto, sempre relativamente, le gabbie per un paio di settimane ci richiudono del tutto in concomitanza con l'inizio delle feste di fine Ramadan.
E' un periodo di cene e cenoni in famiglia, e se considerate che si possono avere quattro mogli e ciascuna di solito fa a gara con le altre per avere più figli ,la famiglia in questione può arrivare a numeri da rave party solo con i congiunti più stretti.
Quindi si taglia la testa al toro, non si può uscire, nè uscire per nessun motivo che non sia un'emergenza comprovata.
E quindi ieri mi è toccato.
Me l'aspettavo, ma non così.
La fila a quel certo super che da domani mi sarà proibito raggiungere perchè appena fuori dal mio quartiere è lunga quanto l'isolato.
Temperatura all'ombra: 42 gradi.
Al sole, dove per metà del tempo sono dovuta sostare pazientemente, non saprei.
Con l'abaya nera e la mascherina fpp2 schiacciata in faccia mi sosteneva solo il pensiero che sarebbe stata l'ultima possibilità, e sentirmi male non un grosso affare.
E finalmente arrivo a lei.
La cabina di self-sanitizing.
Avete letto bene: all'ingresso del super c'è una specie di cabina in cui si entra uno alla volta.
Viene misurata automaticamente la temperatura (rincuoro tutti quelli che "al mare la temperatura non si può prendere che fa caldo e viene falsata": anche stando in piedi un'ora a duemila gradi poi il termometro ha segnato i miei soliti 35 ) ma soprattutto si viene investiti da una nuvola di chissà cosa, sicuro almeno non è l'insetticida del tassista di cui vi ho raccontato, che dovrebbe disinfettarci abiti, capelli, mani.
E soprattutto è freschissimo!
Entro ma ormai scoraggiata.
Tutti di nuovo si accaparrano l'impossibile, non troverò nulla.
E poi, un miraggio.
Il commesso del banco delle delicatessen e specialità alimentari che ben mi conosce me la alza tipo coppa dei campioni.
Non ci credo.
La bresaola della Valtellina.
Una burrata pugliese.
Pure il gorgonzola dalla provincia di Brescia.
I prodotti del mio Paese che non avevo più visto sono tornati.
Sono stupida, e quasi mi commuovo.
Piangerei pure mentre guardo lo scontrino, ma pazienza.
Esco tronfia manco portassi nel carrello i gioielli della corona.
Il tassista, sempre lui, nemmeno si lamenta più che nonostante la temperatura esterna e l'aria condizionata accesa io tenga il finestrino dell'auto un po' aperto.
Ventilation, madame?
Si, arieggiamo che non si sa mai.
Sistemo tutto in frigo e aspetto la sera.
Che il mio augusto consorte è curioso di vedere se dopo il trattamento sono anche diventata fluorescente :D


Dunque, questa ricetta è stata amore a prima vista dopo averla ammirata da lei ed impellente necessità di provarla quanto prima.
Complice una botta di fortuna indicibile che mi ha consentito di trovare un polpo fresco dopo mesi, eccola realizzata: fatela di corsa, avete trovato la salsa milleusi di questa estate.
Senza uova, si fa solo con l'acqua di cottura del polpo che viene fatta restringere ed olio: provate e fatemi sapere!




MAIONESE DI POLPO
di Antonino Cannavacciuolo
(ma presa da Il fior di cappero

500 ml di acqua di cottura del polpo
300 ml di olio di semi di girasole
succo di limone, facoltativo


Innanzitutto dovete lessare un polpo :) in abbondante acqua bollente con sedano, carota, scalogno o cipolla, mezzo limone, mezzo bicchiere di vino, qualche grano di pepe per circa 45 minuti.
Fatelo raffreddare nella sua acqua, poi filtrarla e misurarne 500 ml che andranno messi in un pentolino e fatti ridurre a fuoco medio fino ad averne circa 100 ml.
Far raffreddare completamente.
Quando ben freddo metterla in un contenitore stretto ed alto ed azionare il frullatore ad immersione.
Unire l'olio a filo continuando a montare fino ad ottenere una crema della consistenza di una maionese.
Assaggiate e se volete aggiungete a piacere poco succo di limone o del tabasco.


NOTE

- mi raccomando NON SALATE l'acqua del polpo! Va lessato solo con gli ingredienti indicati.

- è ottima su tartine, crostini e divina per accompagnare dei gamberi grigliati. E poi è di un colore, un lilla splendido!





giovedì 14 maggio 2020

Torta cocco e cioccolato, senza farina nè lievito



Non sono sparita, e non sono morta.
Anzi grazie per le tante email che mi avete mandato chiedendomi che fine avessi fatto!
Devo annoiarvi con storie che avete non solo già sentito ma, peggio, già vissuto?
A scanso di equivoci, il coronavirus è arrivato ben presto anche in Medio Oriente.
Non è il caldo ad averlo tenuto lontano nè ad averlo rallentato.
Quindi stessa trafila che avete passato voi in Italia: misure restrittive sugli spostamenti, lavoro da casa, scuole e negozi chiusi, permesso di uscire solo per cibo o medicine.
Ci aggiungiamo il coprifuoco 24h su 24 per un mese e, a differenza vostra, multe salatissime per chi non rispetta le regole: da ingenti somme di denaro all'arresto per anni, fate voi se poi non le abbiamo seguite.
Anche troppo, a volte: il tassista di fiducia che mi ha accolto in macchina spruzzando quello che mi ha detto essere un disinfettante spray è stato preciso, solerte ed attento.
Peccato che la puzza fosse insopportabile, la tosse che me ne è derivata assurda, la lacrimazione immediata.
Alla mia richiesta di farmi vedere il flacone la sorpresa: è un insetticida.
Il poveretto non leggendo l'inglese non ha capito.
Insomma non mi ha ucciso il virus ma ci hanno provato in altri modi :)
Provarci è la parola giusta per un nuovo trend che vedo ultimamente: il rimorchio al tempo delle mascherine.
I complimenti per gli occhi si sprecano, e le richieste di sollevarla per vedere il resto del visto.
Che ci avessero azzeccato tutte le arabe che mi hanno sempre detto di coprirsi per stuzzicare la curiosità?
Anche un numero di telefono ci ho visto scritto sopra, da parte di un ragazzotto che faceva lo spiritoso nella corsia dei cereali per colazione.
Perchè con centri commerciali, ristoranti e bar chiusi i locali della movida e degli incontri sono diventati i supermarket.
Ci hanno da qualche giorno alleggerito le misure restrittive, non c'è più coprifuoco 24h su 24 ma ci hanno già detto che ci richiudono tutto in corrispondenza dei giorni della Eid, la festa che sancirà la fine del corrente mese di Ramadan.
Continuiamo a prendere il sole in giardino e mi alleno ogni mattina nel mio soggiorno attrezzato a palestra.
Ma tutto questo sarebbe nulla se avessi certezza del momento in cui potrò tornare in Italia e rivedere i miei cari: come saprete i voli internazionali sono bloccati, e se anche si sbloccassero non vorrebbe dire che potremmo viaggiare subito.
Quindi facciamo tutti i bravi, dai, che vivere all'estero è bello ed affascinante.
Ma il mio sogno è rivedere Roma ed il suo casino.
E poter ricominciare a lamentarmene :)


Non faccio parte della categoria di chi in isolamento ha cucinato come una pazza: mi sono applicata solo alla pizza che finalmente viene veramente bene.
Ed a qualche nuovo dolce. Questo in particolare mi è stato ingiunto di rifarlo subito, con la scusa che non è giusto che per amore di provare sempre piatti nuovi quelli vecchi non si rifacciano mai.
Et voilà, signori, questo DOVETE provarlo.
Se dovesse servire è casualmente senza glutine, ma non per questo assaggiandolo, dice Ottolonghi, avrete l'impressione che gli manchi qualcosa.
Anzi ;)



BELINDA'A FLOURLESS COCONUT AND CHOCOLATE CAKE
da Sweet di Yotam Ottolenghi ed Helen Goh
per uno stampo da plumcake 11cm x 22cm o una teglia tonda da 23 cm


200 g di burro a temperatura ambiente (più dell'altro per ungere)
250g di zucchero semolato
60 g di cocco rapè
semi di una bacca di vaniglia
una punta di cucchiaino di sale
4 uova grandi
180g di farina di mandorle

per la ganache al cioccolato

55 g di cioccolato fondente al 70%
2 cucchiai di zucchero semolato
un cucchiaio di glucosio liquido
3 cucchiai di acqua
alcuni semi di vaniglia
30 g di burro a cubetti


Preriscaldare il forno a 180 gradi.
Ungere lo stampo con un po' di burro e foderarlo con carta forno.
Sbattere con le fruste elettriche o nell'impastatrice con gancio a foglia il burro, lo zucchero, il cocco, la vaniglia ed il sale per almeno tre minuti, finchè il tutto sarà chiaro e montato.
Aggiungere quindi le uova, una alla volta, sbattendo ad ogni aggiunta.
Unire quindi la farina di mandorle, con la velocità delle fruste al minimo, girando solo finchè sarà amalgamato.
Versare nella teglia preparata e cuocere per circa 40 minuti se si usa lo stampo da plumcake, 50 se si utilizza le teglia tonda. Controllare comunque inserendo uno spiedino al centro che dovrà uscire pulito., è un dolce denso che necessita del suo tempo.
Coprire con alluminio se si colora troppo.
Togliere quindi dal forno e far raffreddare completamente nello stampo prima di capovolgere il dolce su una gratella da pasticceria.
Per la ganache: mettere il cioccolato spezzettato in una ciotola e lasciare da parte.
Mettere zucchero e glucosio in un pentolino su fuoco medio/basso. Mescolare per amalgamare e quando lo zucchero si scioglie alzare un po' il fuoco e far bollire, girando ogni tanto.
Far bollire per circa 7 minuti, finchè il composto avrè preso un colore ambrato.
Togliere dal fuoco e con attenzione aggiungere l'acqua: non preoccuparsi se il composto sembra separarsi e raggrumarsi, rimetterlo sul fuoco, aggiungere la vaniglia e far bollire di nuovo in modo che lo zucchero si sciolga nuovamente.
Togliere quindi dal fuoco e lasciar riposare un minuto prima di versare tutto sul cioccolato.
Aspettare un paio di minuti quindi mescolare bene. Aggiungere un pezzetto di burro alla volta, girando bene ad ogni aggiunta, finchè tutto il burro sarà stato aggiunto e la ganache avrà la consistenza di uno sciroppo denso.
Versarla sul dolce in modo che ricada al lati e servire.


NOTE

- il dolce è molto, molto più buono il giorno dopo per cui abbiate pazienza e fatelo riposare una notte senza glassarlo. Glassatelo il giorno in cui lo servite ma fate rapprendere un poco la ganache che prende la consistenza, ebbene si, della Nutella.

- è morbido ma si taglia benissimo. Immaginate un po' una barretta di Bounty gigante...ma meglio :)




venerdì 27 marzo 2020

Lamponi in barattolo alla vaniglia e limone





Non sarà mica una ricetta!
Piuttosto un modo comodo, veloce e semplice per conservare i frutti di bosco.
Non serve nemmeno che siano freschi, visto che si può fare in mancanza di meglio con quelli surgelati.
Anche una bella idea da regalare (perchè verrà quel tempo, verrà ;)



BOTTLED RASPBERRIES WITH VANILLA AND LEMON
da Strudel, Noodles and Dumplings di Anjia Dunk
per 3 barattoli da mezzo litro di capacità ciascuno

1 kg di lamponi (anche surgelati ma vanno scongelati prima dell'uso=
150 g di zucchero di canna fine
metà bacca di vaniglia tagliata per il lungo in 3
6 strisce di buccia di limone (o lime) non trattato

Mettere i lamponi in un colino e lavarli delicatamente sotto l'acqua fredda (ovviamente con lamponi surgelati saltare questo passaggio), quindi scolarli dall'acqua in eccesso e versarli in una ciotola coprendoli man mano con lo zucchero.
Mescolare con molta delicatezza in modo che tutta la frutta sia ricoperta dallo zucchero, ma facendo attenzione a non romperla.
Coprire la ciotola con un panno pulito e lasciar riposare a temperatura ambiente una notte.
Al mattino la frutta galleggerà nello sciroppo che si sarà naturalmente formato.
Dividere la frutta ed il suo succo tra i 3 barattoli sterilizzati (devono essere ancora tiepidi, o si romperanno una volta immersi nell'acqua).
Non preoccuparsi se il succo non copre completamente la frutta, perchè altro ne verrà rilasciato durante il riposo.
Infilare un pezzo di bacca di vaniglia in ogni barattolo e anche due strisce di buccia di limone in ciascuno.
Chiudere i barattoli e preparare una pentola capiente a bordi alti con abbondante acqua.
Appena bolle infilare un panno sul fondo (aiutandosi con un mestolo spingerlo giù, senza panno i barattoli si romperebbero)
Appoggiare i barattoli nella pentola, chiudere la pentola col coperchio e lasciar sobollire per 30 minuti.
Trasferirli quindi su un piano da lavoro coperto con dei panni da cucina o giornali e far riposare 24 ore. Controllare a questo punto che si sia formato il sottovuoto: se è così i barattoli possono essere conservati anche un anno in una dispensa fresca e buia.
In caso contrario tenerli in frigo  e usare entro 5 giorni.



NOTE

- più semplice di così non si può! Nessuna cottura a parte la procedura per creare il sottovuoto alla fine: ma se non avete intenzione di conservare i barattoli a lungo potete saltarla.

- niente lamponi? La ricetta viene benissimo anche con fragole, mirtilli, more...

- una volta pronta la frutta può essere usata per aromatizzare quello che si vuole: dai dolci allo yogurt per la colazione, fino ai formaggi.

- ricetta ideale anche da realizzare con i bambini, vista la quasi-magia dello sciroppo che si forma da solo.

mercoledì 25 marzo 2020

Schnitzel al latticello con panatura di mandorle e avena



Un altro caposaldo della cucina tedesca: gli schnitzel.
Il petto di pollo diventa buonissimo cotto così, e non dite perchè fritta è buona qualunque cosa...
Ingredienti semplicissimi ed un risultato spettacolare in termini di gusto: abbiate solo l'accortezza di marinare il pollo per più delle due ore indicate, meglio se una notte.
Diventa tenerissimo ;)


BUTTERMILK AND OAT CHICKEN SCHNITZEL
per 4 persone
4 petti di pollo senza pelle e senza osso (peso totale circa 450g)
2 spicchi di aglio schiacciati
2 cucchiaini di paprika dolce
2 cucchiaini di maggiorana secca
200 ml di latticello (buttermilk)
3 cucchiai di senape dolce
50g di fiocchi d'avena
50g di mandorle tritate finemente
la punta di un cucchiaino di lievito per torte salate
50g di farina
un cucchiaino di sale
olio di semi di girasole per friggere


 Appoggiare i petti di pollo su un tagliere e batterli con un batticarne o un mattarello finchè saranno circa mezzo cm di spessore e metterlo in un piatto poco profondo.
Mescolare l'aglio, la paprika, la maggiorana, il latticello e la senape in una caraffa e versare il tutto sul pollo, girandolo con una forchetta in modo che sia ben ricoperto.
Coprire con pellicola e far riposare in frigo per minimo un paio d'ore (o fino a 24)
Tirare il pollo fuori dal frigo mezz'ora prima di quando lo si vuole cucinare.
Mescolare avena, farina, lievito e sale e versarli in un piatto.
Scaldare sul fuoco una padella con circa un centimetro di olio, sembra tanto ma gli schnitzel vanno cotti in abbondante olio.
Scolare il pollo dalla marinata ed impanarlo nel mix preparato assicurandosi che sia ben ricoperto.
Una volta che l'olio è caldo friggere i pezzi per circa 3 minuti per lato finchè ben dorati.
Sempre comunque controllare che il pollo sia ben cotto anche all'interno.
Scolare su carta da cucina e servire dell'insalata verde.

NOTE

- come detto la ricetta è veramente semplice. Unico passaggio da non accellerare è la marinatura: più il pollo ci resta, meglio è.

- il pollo diventa tenerissimo, ok, ma ho provato la ricetta anche con cosce disossate e vi invito caldamente a fare lo stesso!

- il latticello o buttermilk ormai è reperibile ovunque. O dovrei dire lo era :) facilissimo farlo in casa in caso non fosse disponibile: metà latte e metà yogurt bianco, con un cucchiaino di succo di limone. Lasciate una mezz'ora a temperatura ambiete et voilà, è pronto.

- la panatura qui è il vero asso nella manica: il mix di avena, farina e mandorle con la punta di lievito creano una crosticina croccante veramente irresistibile.



lunedì 16 marzo 2020

Torta di mele velocissima





C'è una torta che ha seguito passo passo la mia infanzia ed adolescenza, ed è una torta allo yogurt che era un po' il cavallo di battaglia di mia madre.
Semplice, veloce, nessun procedimento complicato e veniva sempre bene.
Presente per innumerevoli colazioni e probabilmente un numero ancora maggiore di merende.
Per non parlare di compleanni o ricorrenze in cui se la batteva alla pari con il salame di cioccolato e spesso vinceva, dato che si prestava ad essere farcita e decorata.
Avrò sbuffato, a volte, a vederla nuovamente.
Sicuramente litigato con mia sorella per l'ultima goccia dell'impasto crudo che rimane uno dei migliori mai assaggiati.
Sta di fatto che oggi è sicuramente il piatto di mia madre che mi manca di più.
E si, la faccio.
Ma come veniva a lei non viene a me.
Quindi quando ho letto nell'introduzione a questa ricetta che ha accompagnato l'infanzia dell'autrice ho provato un moto di simpatia.
Empatia quando ha detto che per anni se l'è ritrovata nel cestino del pranzo di scuola quando invece avrebbe voluto una barretta al cioccolato come tutti i compagni, dato che essendo così semplice la mamma la preparava quasi tutti i giorni.
Ma mi sono sentita struggere quando ha descritto come le manchi, oggi, quel profumo e quel sapore.
 Perchè lo sappiamo: è il profumo del tempo che non c'è più :)


SPEEDY APPLE CAKE
da Strudel, Noodles and Dumplings di Anja Dunk
per 6 persone
per l'impasto
175g di burro ( e un altro po' per imburrare)
150 g di zucchero di canna chiaro, del tipo più fine
200 g di farina
un cucchiaino di lievito per dolci
3 uova leggermente battute
un pizzico di sale
per completare il dolce
6 piccole mele sbucciate, private del torsolo e tagliate a metà (Bramley, o qualunque varietà si preferisca)
50 g di uvetta
un cucchiaino di zucchero vanigliato
mezzo cucchiaino di cannella in polvere
un pochino di marzapane, facoltativo

Preriscaldare il forno a 180 gradi.
Imburrare una teglia da 23 cm con fondo amovibile o una tortiera che possa andare anche in tavola.
Fondere il burro in un pentolino quindi spegnere il fuoco ed aggiungere lo zucchero.
Battere per un minuto quindi aggiungere la farina, il lievito, le uova ed il sale. Mescolare tutto con un cucchiaio di legno finchè il tutto risulterà in un composto omogeneo.
Versare questo impasto nella teglia o tortiera preparata.
Mettere le mezze mele con la parte piatta verso il basso su un tagliere e tagliarle in fette da 3mm circa ma senza arrivare fino in fondo (dovranno rimanere tutte attacate alla base) quindi sistemarle sull'impasto. Spolverizzare con l'uvetta, lo zucchero vanigliato e la cannella quindi cuocere al centro del forno per circa 35-45 minuti, finchè sarà dorata e uno spiedino inserito al centro dell'impasto risulterà asciutto.
Far raffreddare il dolce nella teglia.


NOTE

- la torta non è buona: è buonissima. Le mele (per me le Granny Smith, le uniche che mi piacciano) vengono perfettamente cotte pur senza perdere la forma. E il trucco di tagliarle come descritto non solo alleggerisce il lavoro ma la rende anche molto bella da vedere. Nel mio forno ci sono voluti 40 minuti scarsi.
Ho usato una teglia che potesse andare in tavola ma devo dire che la torta si riesce a sformare benissimo se si usa una teglia con fondo amovibile e vengono fette perfette.

- tra impasto e mele ci avrò messo massimo quindici minuti. Inoltre qui non va montato il burro, non si devono sbattere le uova nè montare gli albumi, veramente basta un mestolo ed una ciotola sola.

-il marzapane, avendone in casa, l'ho aggiunto. Come l'autrice sottolinea è una gioia quando ne capita un pezzetto sotto di denti. Ma è assolutamente facoltativo.

- come in tutte le torte che prevedano questo passaggio, il fatto di spolverizzare con lo zucchero la superficie regala una crosticina da staccare furtivamente a pezzi ...come in quella famosa torta allo yogurt ;)

martedì 10 marzo 2020

Crauti



Può un libro sulla cucina tedesca non includere la ricetta dei crauti?
No, dice l'autrice, perchè è un piatto con cui ha un legame particolare come tanti altri suoi connazionali.
A me non piacevano finchè non ne assaggiai una volta di fatti in casa dalla mia amica russa: la sua cucina pareva un laboratorio dal numero di barattoli messi a fermentare.
Fermentava qualsiasi cosa le capitasse sotto mano, e anche se non sempre il profumo era invitante devo dire che lo era il risultato finale.
Tornando ai crauti, i suoi non avevano quel sapore forte e pungente dei barattoli del supermercato: delicati, buonissimi, profumati dalle spezie ed erbe.
Per non parlare del recente trend che vede nella fermentazione dei cibi un toccasana per problemi digestivi di ogni tipo, e sebbene non ci siano ancora studi che lo provino senza alcun dubbio è comunque un modo salutare per conservare i cibi.
Se fatto con le dovute accortezze, mi raccomando.
Barattoli sterilizzati, verdura pulita, ambiente areato dove fermentare.
Che oltre a quello che già c'è in giro manca solo questo ;)



SAUERKRAUT
un cavolo cappuccio oppure cavolo rosso da circa 1,2 kg
2.5, 3 cucchiaini di sale fino



Tagliare il cavolo a metà e quindi a striscioline da 2 mm.
Meglio fare questa operazione a mano piuttosto che in un robot dato che il sapore finale sarà migliore.
Mettere il cavolo in una ciotola di ceramica cospargendolo via via con il sale. Strofinarlo bene tra le dita quasi massaggiandolo, in modo che cominci a rilasciare del liquido.
All'inizio non sembra ma dopo circa 10 minuti si avrà abbastanza liquido per coprire il cavolo una volta messo in barattolo.
Mettere il cavolo in un barattolo di vetro sterilizzato da circa 1 litro di capacità, pressando bene con il manico di un mestolo via via che lo si aggiunge, assicurandosi sempre che il liquido arrivi fino in cima.
Continuare fino ad esaurimento del cavolo e versarvi anche l'eventuale liquido rimasto nella ciotola.
Riempire un barattolo più piccolo con dell'acqua e metterlo sul cavolo (all'interno del barattolo grande) in modo che lo tenga sommerso.
Coprire i barattoli con un panno da cucina pulito e lasciar fermentare in un luogo fresco ed aerato per un tempo variabile tra i 5 e 15 giorni.
Provare comunque i crauti già dopo 5 giorni, ma se si preferisce un sapore più deciso prolungare la fermentazione.
Una volta pronti togliere il barattolo che pressava il cavolo, chiudere ermeticamente quello che contiene i crauti, chiuderlo bene e conservarlo in frigo.
Il barattolo chiuso può durare anche un anno se tenuto in frigo o una cantina ben fredda.
Volendo possono essere aggiunti altri ingredienti per aromatizzare i crauti nel momento in cui si inzia il processo di sfregamento tra le mani: un cucchiaio di semi di cumino o due cucchiai di aneto fresco o un cucchiaino di semi di senape o di semi di sedano.
Se invece si vogliono aggiungere delle bacche di ginepro queste vanno messe direttamente nel barattolo.

NOTE

- la ricetta è di una facilità imbarazzante, l'unico sforzo è affettare il cavolo (non ho usato il robot, come indicato, ma non ho rinunciato alla mandolina) e massaggiarlo col sale. Il liquido in effetti comincia ad uscire subito ma bisogna avere un po' di pazienza per ottenerne a sufficienza per rimpire il barattolo.

- ho usato due barattoli piccoli come in foto invece di uno solo grande e ho aggiunto dei semi di cumino ad uno dei due. Ho assaggiato il primo dopo 5 giorni come indicato dall'autrice ed in effetti ho trovato un sapore gentile e delicato. Il secondo barattolo testato dopo 10 era già al limite del troppo forte per i gusti della sottoscritta ma comunque ancora molto buono.

-  per sterilizzare i barattoli l'autrice suggerisce due metodi: quello del lavaggio in lavastoviglie (coperchi compresi) a 60 gradi con asciugatura all'interno oppure il passaggio in forno a 140 gradi per 20 minuti. In questo secondo caso i coperchi possono essere invece fatti bollire per 10 minuti.

giovedì 5 marzo 2020

Pollo arrosto al limone di Marcella Hazan



Mettiamo un grattacielo, enorme, residenza privata di famiglie expat in una modernissima città della costa orientale dell'Arabia Saudita.
Mettiamo che la comunità abbia finora vissuto in santa pace, facendo delle diversità culturali un punto di incontro invece che di scontro, imparando tutti da ciascuno qualcosa di diverso in termini di usanze, abitudini, cibo.
Chi più, chi meno, ma nessuno è perfetto :)
Mettiamo che poi improvvisamente arrivi un virus di natura sconosciuta a far paura a tutti, indistintamente.
Attenzione, non ho detto che sia arrivato il virus: solo la paura di esso.
Mettiamo quindi che a quel ventiquattresimo piano, dove gli appartamenti guardano il mare, ci viva anche una famiglia cinese.
L'ironia, veramente fastidiosa,  si è sprecata.
Le domande anche, dato che la padrona di casa non parla una parola di inglese.
Però è sempre gentile, e se la incontri all'ascensore ti fa inchini e risatine provando a dire qualcosa di comprensibile che alla fine non le esce mai.
Santo cielo come fai con i vicini cinesi, mi sono sentita dire.
Hai sterilizzato i pulsanti degli ascensori?
Non prenderlo insieme a loro.
Non salutarla che poi ti risponde e contagia.
Inutile che sottolinei come la signora e tutta la sua famiglia stiano benissimo e non vadano in Cina da mesi.
Poi un giorno il mondo si capovolge.
Allo stesso piano della famiglia cinese ne vive una italiana.
La mia :)
Anche noi stiamo benissimo e non andiamo in Italia da mesi.
Però sono cominciati gli sguardi, le battute.
Il vicino messicano, con cui mai abbiamo scambiato non dico una parola ma nemmeno uno sguardo perchè di quella orrida specie che non risponde ai saluti, mi ha fermato all'ascensore.
Ah, Italian?
Un buongiorno non ci sarebbe stato male, ma già il fatto che abbia parlato possiamo annoverarlo tra uno dei miracoli del virus.
Problem, eh?
L'ascensore, il mio (ce ne sono cinque ad ogni piano) arriva prima che possa rispondere ma gli faccio un sorriso.
Salgo in taxi.
Il tassista di fiducia, che mi porta in giro da oltre due anni e sa benissimo che non sono stata recentemente in Italia dato che è lui che mi accompagna in aeroporto di solito.
Mi siedo e sento una specie di soffio.
Poi una nuvola.
Santo cielo, sta spruzzando l'abitacolo con qualcosa e intanto mi dice sorry, sorry.
Speriamo sia solo disinfettante e non che so, gas nervino per farmi fuori direttamente :)
Poi ieri sera bussano alla porta.
Le bimbe della signora cinese raccolgono fondi per una colletta di beneficienza organizzata dalla loro scuola.
Porgo un'offerta e spunta anche la mamma con un vassoio.
Le bimbe traducono: vuole ringraziarmi facendomi assaggiare dei dolcetti cinesi fatti da lei.
Li prendo con gioia.
E non ci sono topi nel ripieno, ma una buonissima crema di fagioli rossi.
Ha capito che mi sono piaciuti, ha detto che me li fa di nuovo.
Volete vedere che anche dal peggior dei mali alla fine esce fuori qualcosa di buono? ;)



No comment, e al momento siamo prigionieri qui perchè se lasciamo l'Arabia dobbiamo passare 14giorni in un Paese non considerato a rischio per poter rientrare. Peccato che la lista di quelli che ci accolgono a braccia aperte sia ogni giorno più corta :)
Piuttosto qui di corto c'è la lista degli ingredienti: leggete bene e seguite alla lettera, non avete idea di cosa venga fuori!
Scarpetta compresa.







MARCELLA HAZAN'S LEMON ROAST CHICKEN
da How to Eat a Peach di Diana Henry
per 6 persone

un pollo da circa 2kg, della migliore qualità possibile
sale e pepe
2 piccoli limoni bio

Rimuovere l'eccesso di grasso dall'esterno della cavità del pollo e condirlo bene con sale e pepe all'interno, quindi asciugarne la pelle molto bene con carta da cucina.
Rotolare i limoni sul piano di lavoro schiacciandoli un po' con il palmo delle mani (si possono anche battere leggermente con un mattarello ma senza romperli) quindi bucherellarli usando uno spiedino.
Inserirli quindi nella cavità del pollo e richiuderla usando degli stuzzicadenti.
Legare le zampe e condire molto bene con sale e pepe tutta la superficie.
Mettere quindi il pollo in una pirofila non troppo grande, che lo contenga quasi a misura (se troppo grande i liquidi che si formeranno evaporeranno in fretta ) con il petto rivolto verso il basso (al contrario, insomma) e cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per 30 minuti.
Quindi capovolgere il pollo, che ora sarà a petto in su, e cuocere altri 30 minuti.
Aumentare quindi la temperatura a 200 gradi e cuocere altri 15 minuti.
La pelle dovrà essere gonfia e dorata e si dovranno essere formati tutti i succhi di cottura sul fondo della teglia.
Cuocere qualche altro minuto se il pollo fosse ancora pallido.
Servirlo intero, porzionandolo direttamente a tavola ed irrorando ogni pezzo con i succhi di cottura.
Accompagnare a patate arrosto e dell'insalata, e non scordare il pane per la scarpetta :)

NOTE

- per regolarsi con la cottura Diana Henry dice di attenersi a quindici minuti per ogni 500g di pollo, più gli addizionali 15 minuti finali a temperatura più alta. Sempre meglio controllare comunque, che niente esiste di più orrido di un pollo crudo!


lunedì 24 febbraio 2020

Vellutata al pomodoro, aceto balsamico e ...ingrediente segreto (vegan e gluten free)



Non credo susciterà particolare scalpore vedere del cioccolato in una ricetta salata.
Nasce amaro, infatti, ed alle origini non era certo considerato un dolce ma consumato sotto forma di bevanda energizzante insieme a del peperoncino.
La successiva aggiunta dello zucchero ne ha decretato il successo planetario e non c'è da domandarsi il perchè :)
Anche nella nostra italica tradizione culinaria il cioccolato si trova in diverse ricette salate: come non ricordare le melanzane al cioccolato campane o il cinghiale alla dolceforte in Toscana.
O l'aggiunta molto comune di un pizzico di cacao al sugo dello spezzatino,
Ed è proprio questa ultima usanza, che ben conosco e metto in pratica, che mi ha fatto subito incuriosire riguardo la zuppa che vedete qui.
Cioccolato, pomodori, harissa, aceto balsamico.
Poteva uscirne un capolavoro o qualcosa di nemmeno lontanamente commestibile.
Come è finita?
Ebbene questa non è la cremina di verdure dell'ospedale, nè la zuppetta improvvisata"svuotafrigo", termine che odio perchè indica un'accozzaglia di avanzi che finiscono in pentola quando l'alternativa è la spazzatura.
Stupitevi e stupite i vostri ospiti: voi mi raccomando mantenete il segreto quando vi chiederanno che diavolo ci avete messo :)




RICH AND SPICY TOMATO SOUP
Da Cocoa di Sue Quinn
per 4 porzioni
un kg di pomodori maturi
3 cucchiai di olio d'oliva
1 cucchiaio di origano secco
1 cipolla rossa finemente tritata
1 carota media finemente tritata
1 costa di sedano finemente tritata
1 grosso spicchio d'aglio finemente tritato
2 cucchiai di harissa alla rosa in pasta
600 ml di brodo vegetale o di pollo
30 g di cioccolato fondente al 70%, a pezzetti
un cucchiaino di aceto balsamico
sale e pepe macinato al momento


Preriscaldare il forno a 190 gradi.
Tagliare i pomodori a metà orizzontalmente e metterli in una teglia da forno con la parte tagliata rivolta verso l'alto. Condirli con un cucchiaio di olio, l'origano, mezzo cucchiaino di sale e del pepe.
Arrostire per un'ora, un'ora un quarto o comunque finchè saranno morbidi e abbrustoliti sui bordi.
Nel frattempo scaldare l'olio rimasto in una pentola su fuoco medio/basso, aggiungere il trito di sedano, carota e cipolla insieme a un po' di sale e cuocere molto lentamente finchè il tutto sarà morbido ed appassito, circa 15 minuti.
Aggiungere quindi l'aglio e l'harissa e cuocere per altri due minuti, quindi togliere dal fuoco finchè i pomodori saranno pronti.
Trasferire quindi pomodori e liquidi di cottura nella pentola con il trito.
Deglassare il fondo della teglia dei pomodori mettendola sul fornello con metà del brodo, grattando il fondo in modo che tutti i pezzetti di pomodoro caramellato si stacchino.
Versare quindi il tutto, insieme al resto del brodo, nella pentola con i pomodori e far sobollire piano per circa 25 minuti in modo che il liquido si riduca un po'ed i pomodori risultino completamente sfatti.
Frullare con un frullatore ad immersione (o usare un frullatore) quindi rimettere il tutto sul fuoco. Se la crema fosse troppo densa aggiungere poca acqua.
Unire quindi il cioccolato mescolando per farlo sciogliere ed infine l'aceto balsamico.
A questo punto assaggiare e regolare a proprio gusto: la crema deve conservare una componente acida, una dolce ed una leggermente amara.
Servire calda.

NOTE

- ho seguito la ricetta alla lettera e si è rivelata perfetta anche nel dosaggio dei liquidi, cosa che non è scontata in un piatto in cui la consistenza è tutto. Solo i tempi di cottura dei pomodori nel mio forno sono risultati inferiori: dopo 50 minuti erano già ben caramellati ed abbrustoliti.

- nessuna difficoltà di realizzazione, è comunque una ricetta semplice nonostante preveda diversi passaggi. Ho arrostito i pomodori il giorno prima rispetto a quando ho poi realizzato la zuppa, mentre il brodo (ho usato quello vegetale) ce l'ho sempre pronto e surgelato in piccole porzioni. Anche deglassare la teglia richiede veramente pochi minuti. Con questi accorgimenti poi non c'è voluto molto ad ottenere il piatto finito.

- tutti gli ingredienti usati sono di comune reperibilità, ormai anche la pasta di harissa si trova facilmente. Fate attenzione che ne viene richiesto il tipo alla rosa, che è un po' più delicato di quella classica perchè prevede tra gli ingredienti appunto dei petali di rosa che ne smorzano un po' il sapore.

- il gusto finale, che dire, è una vera sorpresa perchè si arricchisce grazie al cioccolato di una complessità mai assaggiata prima in una crema di pomodoro. Diventa tutto molto, molto più interessante e sfido chiunque che non lo sappia ad indovinarne la presenza.Va assolutamente gustata calda, fredda secondo me perde un pochino.
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