La forma, signori, la forma.
Ahimè
ho cercato un cocco alla disperazione per, come sottolinea l'autore,
riuscire ad ottenere l'effetto che avrebbe fatto strabuzzare gli occhi,
girare le teste, cadere mascelle.
E non ultimo la mia reputazione,
parole testuali, non avrebbe potuto che crescere a dismisura una volta
che gli ospiti ne avessero narrato la meraviglia.
Sia chiaro, non per la bontà del piatto: ma proprio per la presentazione.
Ora,
sono stata invitata a pranzi penosi ma dei quali mi è stato fatto
notare che però la padrona di casa aveva preparato "tanto una bella
tavola".
Soprassediamo sul fatto che le portate fossero insapori,
presentate in ordine sparso senza alcun senso apparente per cui il mio
augusto consorte si servì con molta moderazione pensando che fossero
antipasti per finire a farsi un panino una volta a casa, dato che i
parchi antipasti si rivelarono una sorta di piatti unici serviti tutti
insieme (e furono parchi anche nelle quantità).
Eppure, appunto,
un'altra ospite fu incantata dall'apparecchiatura, dalla tovaglia
oggettivamente bellissima, dal centrotavola di design.
Mi torna in
mente mentre scrivo un altro invito questa volta ricevuto da mia madre
che, a pranzo sul bellissimo yacht di un notaio, a metà di una epocale
mangiata di aragoste, vide arrivare in tavola rotoli di carta igienica.
Avete letto bene, carta igienica.
Pare che fossero finiti i tovaglioli, e non si trovò altra soluzione che quella.
Quindi
ahimè nonostante il cibo eccezionale, l'unica cosa che venne menzionata
per i trent'anni a seguire da quel pranzo luculliano e molto ben
preparato fu l'orrida visione di quei rotoli che va bene tutto, ma a
tavola no.
Insomma, ci sarà una via di mezzo?
Sicuramente ai tempi
di Bridgerton le famiglie facoltose affermavano il loro status sociale
non solo con pietanza esotiche, come può essere questa, ma anche con
tavole strepitose di argenti e porcellane.
Non so in quanti abbiano realmente servito la zuppa in questione nel mezzo cocco ma sarà sembrata una vera stravaganza!
Oggi
magari fa un po' anni '80, poi ovviamente vedete voi, a seconda dello
stato della vostra reputazione nei circoli della gente che conta :D
HEAD- TURNING COCONUT SHRIMP SOUP
da The Unofficial Bridgerton Cookbook
per 4 porzioni
una piccola patata a pasta gialla (Yukon Gold)
6 cucchiai di olio di semi
un grosso porro, affettato sottilmente
10 spicchi d'aglio di medie dimensioni, sbucciati e tritati
circa 700 g di gamberi puliti dal carapace e dal filo nero
un cucchiaino e mezzo di sale
un cucchiaino di pepe nero macinato
3 cups di latte di cocco non zuccherato (700ml circa)
6 cucchiai di curry rosso in pasta
un cucchiaio di zenzero fresco grattugiato
un mazzetto di coriandolo fresco, pulito e privato dei gambi
un grosso mango maturo, sbucciato e tagliato a cubetti
Mettere
la patata in un pentolino insieme a dell'acqua e portare a bollore su
fuoco alto. Abbassare il fuoco e far cuocere finchè risulterà tenera se
infilzata con una forchetta, circa 20-30 minuti.
Toglierla dal fuoco e farla raffreddare 10 minuti.
In
una casseruola non troppo grande posta su fuoco medio mettere 3
cucchiai di olio (presi dal totale della ricetta), il porro e 6 spicchi
d'aglio. Cuocere per 10 minuti finchè il porro sarà ammorbidito ed il
tutto comincerà a sprigionare il profumo.
Togliere dal fuoco e lasciar raffreddare 5 minuti.
In
una casseruola più grande aggiungere l'olio rimasto, i gamberi e il
resto degli spicchi d'aglio condendo con sale e pepe. Cuocere per circa 5
minuti finchè i gamberi diventano rosa (o comunque raggiungono una
temperatura interna di 74 gradi).
Versare in un frullatore il latte
di cocco, il porro e la patata. Frullare quindi versare il passato in
una pentola insieme al curry in pasta e lo zenzero.
Scaldare per due minuti quindi versare in ciotole individuali o gusci di cocco, se si hanno.
Tagliare i gamberi in dadini della dimensione desiderata e distribuirli nelle ciotole.
Guarnire con il mango e il coriandolo e servire.
NOTE
- dunque, manca nella ricetta l'indicazione di quale latte di cocco usare. Se forse in alcune culture è più diffuso l'uso di cucine che lo prevedano tra gli ingredienti sarebbe comunque utile sottolineare che quello per cucinare non è quello sbiadito ed annacquato venduto nelle bottiglie/cartoni con cui fate i frullati ma quello serio, in barattolo. Denso e cremoso.
- l'aglio è tanto. Va bene che, giuro e so che i miei colleghi Starbooker sparsi per altri continenti lo confermeranno, l'aglio fuori dall'Italia è molto meno pungente ma qui rischia di diventare l'aroma più prepotente. Sappiatevi regolare :)
- il
procedimento mi lascia un tantino perplessa, tutto è cotto separatamente
e poi frullato alla fine con il latte di cocco ed il mix viene
semplicemente scaldato insieme. Il risultato è gradevole ma non
particolarmente "complesso" come sapori. Molto basic, aiutato comunque
dalla presenza di curry in pasta (che procura anche il bellissimo
colore) e dello zenzero.
- in casa arabafelice il coriandolo fresco non entrerà di nuovo: o lui, o noi :) Quindi è stato sostituito con del prezzemolo.
-
il risultato finale non è sgradevole ma meglio servirne piccole dosi
perchè il latte di cocco da solo con il resto risulta un po'
predominante. Di solito nelle ricette di questo tipo di zuppa è diluito
ed insaporito con del brodo, ed anche qui avrebbe aiutato.
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